9 dicembre forconi: 09/22/18

sabato 22 settembre 2018

Iran: attacco a parata militare, bilancio sale a 29 morti. Isis e un gruppo arabo separatista rivendicano

Ansa - Ad Ahvaz, nel sudovest, al confine con l'Iraq. Quattro terroristi hanno aperto il fuoco, due sono stati uccisi e due catturati



E' salito ad almeno 29 morti il bilancio dell'attacco alla parata militare, rivendicato dall'Isis, a Ahvaz nella provincia del Khuzestan iraniano. Lo riporta la Farsnews. L'Isis rivendica l'attacco, riferisce il Site. AQnche un gruppo arabo separatista si è attribuito l'attentato.
Tra le vittime anche un giornalista. Il gruppo di fuoco era composto da quattro elementi, che indossavano le divise dei Pasdaran: "Due sono stati uccisi altri due catturati", ha aggiunto. Secondo la Fars, tuttavia, almeno due terroristi sono riusciti a fuggire a bordo di una moto.


La parata si celebrava in occasione dell'anniversario dell'invasione dell'Iran ordinata da Saddam Hussein.

Zarif, terroristi pagati da regime straniero - "I terroristi reclutati, addestrati, armati e pagati da un regime straniero hanno attaccato Ahvaz. Bambini e giornalisti tra le vittime. L'Iran ritiene responsabili di tali attacchi gli sponsor regionali del terrore e i loro padroni statunitensi. L'Iran risponderà rapidamente e con decisione in difesa delle vite iraniane". Così il ministro degli Esteri iraniano, Java Zarif, via Twitter. Secondo i Pasdaran, gli uomini armati che hanno sparato su una parata "sono del gruppo al-Ahvaziya finanziato dall'Arabia Saudita e dalla Gran Bretagna".

PECHINO HA PRESO IL CONTROLLO DEL MAR CINESE MERIDIONALE



SE SI ESCLUDE L'IPOTESI DI UNA GUERRA DIRETTA CONTRO GLI USA, IN TUTTI GLI ALTRI SCENARI I SUOI SOLDATI AVREBBERO LA MEGLIO 

HA COMPLETATO LA MILITARIZZAZIONE DI SETTE ISOLE NELL' ARCIPELAGO DELLE SPRATLY, CREANDO ATOLLI DAL NULLA PER TRASFORMARLI IN BASI. 

COSÌ SI È MESSA IN CONDIZIONE DI MINACCIARE DIRETTAMENTE LE FILIPPINE, VIETNAM, TAIWAN, MALAYSIA E BRUNEI

Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

Pechino ha ormai preso il controllo del Mar Cinese Meridionale. Se si esclude l' ipotesi di una guerra diretta contro gli Usa, in tutti gli altri scenari i suoi militari avrebbero la meglio. Questo avvertimento lo aveva lanciato nel maggio scorso l' ammiraglio americano Philip Davidson, durante le audizioni tenute al Congresso prima di assumere la guida dell' Indo-Pacific Command, e forse spiega meglio di ogni altra analisi la gravità della sfida in corso in quella regione, e nel mondo. Un domino che vede la Cina minacciare la supremazia costruita dagli Usa dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l' aiuto della Russia.

Il presidente Trump finora ha concentrato l'attenzione sui rapporti commerciali con Pechino, un po' perché sono oggettivamente sbilanciati, un po' perché l' aggressività economica della Repubblica popolare è strategica, un po' perché i deficit commerciali sono la sua ossessione, e un po' perché ciò lo aiuta a conquistare voti tra i colletti blu degli stati americani più penalizzati dalla globalizzazione.
isole spratly armateISOLE SPRATLY ARMATE

In questo contesto ha abbandonato il trattato commerciale TPP, che forse sarà stata una buona notizia per la sua base, ma ha indebolito la percezione degli Usa fra i tradizionali alleati del Pacifico e ha aperto spazi proprio per il rivale Xi. La sfida però è assai più ampia di così, come dimostrano le franche parole di Davidson.

Il «New York Times» nei giorni scorsi ha volato su un Poseidon che pattuglia il Mar Cinese Meridionale, e ha sperimentato l' aggressività di Pechino. Appena l' aereo si è avvicinato al Mischief Reef, un piccolo atollo, dalla radio è arrivato l' avvertimento dei militari della Repubblica popolare: «Avete violato la sovranità cinese, la nostra sicurezza e i nostri diritti. Dovete andare via immediatamente e restare lontani». Il Poseidon ha proseguito la sua missione, perché in realtà si trovava nello spazio aereo internazionale, e il Michief Reef è più vicino alle Filippine che al territorio di Pechino. Questo episodio però dimostra la pericolosità della sfida.
isole spratly armateISOLE SPRATLY ARMATE

La Cina ha completato la militarizzazione di sette isole nell' arcipelago delle Spratly, creando atolli dal nulla per trasformarli in basi. Così si è messa in condizione di minacciare direttamente Manila. Gli altri paesi che hanno pretese territoriali nella regione, cioè Filippine, Vietnam, Taiwan, Malaysia e Brunei, non sono abbastanza forti per resistere, e quindi gli americani continuano le missioni aeree e navali per mostrare la loro presenza e affermare il principio della libertà di navigazione. L' ammiraglio Davidson però ha ammesso che gli Usa potrebbero sconfiggere la Repubblica popolare se nel Mar Cinese Meridionale scoppiasse una guerra, ma in tutti gli altri scenari Pechino ha ormai il controllo. Se aggredisse i vicini ci sarebbe poco da fare, a meno di scatenare un confitto diretto.

La sfida però è globale.
Washington ha appena imposto sanzioni ai militari della Repubblica popolare, perché hanno acquistato 10 caccia russi Sukhoi Su-35 e diversi missili S-400, violando le misure adottate contro Mosca dopo l' invasione della Crimea. Xi però è schierato con Putin su questo punto, per evitare ingerenze nei propri confini, e quindi sfida Trump perché gli servono le armi, e perché vuole contestare l' ordine internazionale promosso dagli Usa.
isole spratly nanshaISOLE SPRATLY NANSHA

Queste divergenze hanno dimensioni politiche e pratiche, come dimostra il fatto che i militari cinesi hanno partecipato con i colleghi russi alle grandi manovre Vostok appena condotte in Siberia, mentre gli americani li hanno "disinvitati" dalla loro esercitazione "Rim of the Pacific". Un quadro in cui i inserisce anche la questione nordcoreana, dove Trump spera di ottenere un successo che allontani Pyongyang da Pechino, mentre Xi potrebbe avere interesse a deragliare il dialogo, se andasse contro le sue ambizioni geopolitiche.
La sfida cinese dunque si gioca su almeno tre fronti.
isole spratly prima e dopoISOLE SPRATLY PRIMA E DOPO

Quello politico, che passa anche per l' intesa con la Russia; quello economico, che punta ad imporre la sua supremazia in Asia, ma pure ad espandersi in Africa e verso l' Europa, attraverso il piano Belt and Road; e quello strategico, mostrando i muscoli soprattutto nell' area del Pacifico. La risposta dovrebbe venire da Usa, Giappone e alleati occidentali, se saranno capaci di elaborare una strategia comune.

Fonte: qui

LA RAGGI ASPETTA IL 10 NOVEMBRE QUANDO ARRIVERA’ LA SENTENZA SUL CASO MARRA


SE FOSSE CONDANNATA, PUR NON SCATTANDO LA LEGGE SEVERINO, DOVREBBE INTERVENIRE IL CODICE ETICO DI M5S, QUELLO CHE RAGGI HA SEMPRE DETTO DI “VOLER RISPETTARE” E CHE PREVEDE LE DIMISSIONI 

MA I LEGALI DEL M5S HANNO TROVATO UN’ALTRA STRADA…

Ernesto Menicucci per “il Messaggero”
VIRGINIA RAGGI E RAFFAELE MARRAVIRGINIA RAGGI E RAFFAELE MARRA

«Che succede in Campidoglio? Aspettiamo il 10 novembre...». Alla domanda, in questi giorni, sempre la stessa risposta. Una data scolpita, che sembra lontanissima e che poi calendario alla mano non lo è neppure così tanto. È il giorno della sentenza Raggi sul caso-Marra, quello da cui dipende il futuro della giunta grillina. E, dal rientro delle vacanze, le grandi manovre all' interno dei partiti sono già cominciate. Primo fra tutti, naturalmente, Cinque Stelle dove un pool di avvocati/consulenti politici sta studiando il da farsi. Gli scenari sono due, uno chiarissimo, l' altro tutto da vedere.

LE IPOTESI Opzione uno, che Raggi venga assolta per il presunto falso ideologico sulla promozione di Renato Marra, fratello di Raffaele, a capo del Dipartimento turismo: la sindaca dichiarò all' Anticorruzione capitolina che fece tutto da sola, ma dalle chat interne (agli atti) emerge invece il ruolo di Raffaele, in quei primi mesi di Campidoglio vero Rasputin della giunta pentastellata. Ovviamente, in caso di assoluzione, tutto resta com' è.
Scenario due, quello più complicato, è se Raggi venisse condannata.

RAGGI MARRARAGGI MARRA
Perché qui, pur non scattando la legge Severino, dovrebbe intervenire il codice etico di M5S, quello che Raggi ha sempre detto di «voler rispettare» e che prevede (prevederebbe?) le dimissioni. E qui scatta lo studio fatto dai legali. Dentro a M5S, infatti, stanno pensando a un piano B per non perdere Roma: far autosospendere la sindaca come, in altri contesti e vicende, fecero ad esempio Piero Marrazzo alla Regione Lazio e Giuseppe Sala a Milano per aspettare magari la sentenza di secondo grado, o soltanto di capire il da farsi.

Un escamotage, più politico che amministrativo. Raggi rimarrebbe sindaca, ma sospesa. E il vice-sindaco sarebbe una sorta di reggente. Già, ma chi? E anche su questo anche se nessuno è disposto a dichiararlo in chiaro è partito il toto-nomi. Vice-sindaco è Luca Bergamo, che però viene dal centrosinistra ed è prestato ai Cinque Stelle. Uomo che, di sicuro, è poco in linea tanto per dirne una con il governo giallo-verde e con gli alleati leghisti.
raggi marra frongia romeoRAGGI MARRA FRONGIA ROMEO

GRILLINO DOC Il reggente di Roma, non potrebbe che essere un grillino doc, magari della prima ora, ma comunque vicino a Raggi. Identikit che più che a Marcello De Vito, presidente dell' Assemblea Capitolina, si avvicina a Daniele Frongia, lo stratega, giocatore di scacchi, che in fondo vice-sindaco lo è anche già stato. Problema: Frongia era uno dei quattro amici al bar, la chat proprio del caso-Marra.
C' è poi l' ipotesi dimissioni-Raggi, che aprirebbero di fatto la campagna elettorale su Roma.

RENATO MARRA E RAGGI mpa.itRENATO MARRA E RAGGI MPA.IT






I Cinque Stelle dovrebbero trovare un candidato, ma anche gli altri partiti a quel punto dovrebbero muoversi. E, al momento, pare che non ci sia da nessuna parte la fila a candidarsi. Nel centrodestra, la Lega rivendicherebbe l' aspirante sindaco, da cercare però più nella società civile che tra i quadri di partito, ma dovrebbe vincere la resistenza di Fratelli d' Italia, compagine molto caratterizzata su Roma, che però ha come candidato di punta Giorgia Meloni, la leader che già corse nel 2016 sfiorando il ballottaggio.

VIRGINIA RAGGI DANIELE FRONGIA RAFFAELE MARRAVIRGINIA RAGGI DANIELE FRONGIA RAFFAELE MARRA
Infine il centrosinistra, dove in teoria nessuno vuole farsi avanti, ma più di un esponente subisce qualche forma di pressing. Qui la lista è lunga: da David Sassoli all' ex premier Paolo Gentiloni, da Carlo Calenda a Marianna Madia. Fantapolitica? Da qui al 10 novembre, la strada è lunga.

Fonte: qui

PARNASI - DOPO BONIFAZI, INDAGATO ANCHE IL TESORIERE DELLA LEGA, GIULIO CENTEMERO


AL CENTRO DEGLI ACCERTAMENTI I 250 MILA EURO RICEVUTI ALLA VIGILIA DELLE ULTIME ELEZIONI POLITICHE DALLA ONLUS “PIÙ VOCI” LEGATA AL CARROCCIO 

LE VERIFICHE DEI CARABINIERI SONO CONCENTRATE SULLE MODALITÀ DI ISCRIZIONE NEI BILANCI DELLE SOCIETÀ DI PARNASI DELLE USCITE A FAVORE DEI PARTITI

Valentina Errante per “il Messaggero”

GIULIO CENTEMEROGIULIO CENTEMERO
Finanziamento illecito dei partiti. Insieme al tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, per i 150 mila euro versati dall' imprenditore Luca Parnasi alla Fondazione Eyu, anche il nome di Giulio Centemero, tesoriere della Lega, finisce sul registro degli indagati della procura di Roma. Al centro degli accertamenti il denaro ricevuto, 250 mila euro, alla vigilia delle ultime politiche dalla onlus Più voci.

bonifaziBONIFAZI
Agli atti le intercettazioni dell' imprenditore, arrestato lo scorso giugno per associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze e alla corruzione nell' inchiesta sullo stadio di Tor di Valle, e le ultime dichiarazioni, rese dallo stesso Parnasi davanti alla pm Barbara Zuin. Nel corso dell' interrogatorio il costruttore ha ammesso di avere trattato direttamente con Centemero sulle cifre e di avere poi delegato la questione ai suoi collaboratori.

IL SOSPETTO
Le verifiche dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma si sono concentrate sulle modalità di iscrizione nei bilanci delle società di Parnasi delle uscite a favore dei partiti, non registrate come finanziamenti. Il 14 febbraio scorso, a meno di un mese dalle elezioni, i militari avevano intercettato un dialogo tra Parnasi e il suo collaboratore Luca Talone.
luca parnasiLUCA PARNASI

Riassumono in un' informativa: «Parnasi incarica Talone di eseguire delle operazioni sui conti societari citando alcuni partiti politici quali destinatari di tali movimenti bancari». Il riferimento è a 100 mila euro, «dicendo che sono emesse da Immobiliare Pentepigna srl», società del suo gruppo.

Parnasi dice al collaboratore: «Lega c'abbiamo cento e cento». Ed è un suo fedelissimo, intercettato, che si impegna a parlare direttamente con il commercialista della Lega, Andrea Manzoni: «Possiamo fare una cosa retroattiva, dire che abbiamo fatto dei passaggi sulla radio. Andrea vedilo anche oggi, non prendere tempo, portati i pezzi di carta vecchi».
matteo renzi francesco bonifaziMATTEO RENZI FRANCESCO BONIFAZI

Parnasi propone la giustificazione contabile: «Dapprima si chiede se sia il caso di chiamare Centemero», annotano i militati, «poi suggerisce di parlare con Manzoni dal telefono fisso». È invece il commercialista della Lega a chiedere chiarimenti: «Ma sul discorso di prima, voi avete messo i riferimenti sul bilancio?».

IL SISTEMA
L'accelerazione nell' attività istruttoria è arrivata dopo la decisione dei pm di non procedere con la richiesta di giudizio immediato per approfondire quello che è stato ribattezzato come il sistema Parnasi, cioè i soldi destinati a politici e strutture vicine ai partiti. Per l'associazione «Più Voci» l' imprenditore nel 2015 ha garantito un finanziamento di 100 mila euro, ai quali se ne sono aggiunti altri 150 mila alla vigilia delle ultime politiche.

giulio centemeroGIULIO CENTEMERO
Alcuni atti di questo filone sono stati inviati dai pm di Piazzale Clodio ai colleghi della Procura di Genova che indagano sui fondi della Lega. Un' iniziativa che però non ha «svuotato» l' attività di indagine dei pm romani che sono andati avanti.
Adesso l' inchiesta dovrebbe essere chiusa in tempi brevi con le nuove contestazioni.

Fonte: qui

NON RIUSCITE A PASSARE L’ESAME DA AVVOCATO? BASTA ANDARE IN SPAGNA


LA PROCURA DI MADRID INDAGA SUI MASTER CON CUI CENTINAIA DI PERSONE DIVENTANO AVVOCATI PAGANDO E SENZA DOVER SOSTENERE LA PROVA IN ITALIA 

LE NOSTRE UNIVERSITÀ STANNO DIVENTANDO TROPPO DIFFICILI O SONO LE MATRICOLE A ESSERE MENO PREPARATE? 

SEMPRE PIÙ BOCCIATI AI TEST DI AMMISSIONE ALLE FACOLTÀ A NUMERO CHIUSO

SCANDALO A MADRID "MASTER TRUCCATI PER AVVOCATI ITALIANI"
Francesco Olivo per “la Stampa”

universidad rey juan carlos 1UNIVERSIDAD REY JUAN CARLOS 
Sabato 28 maggio 2016: appuntamento alla stazione centrale di Madrid, Atocha. Almeno otto pullman aspettano la comitiva di italiani. Alcuni preferiscono proseguire con mezzi propri. Sembrano turisti, ma la meta non è il Prado.

La comitiva si dirige all' Università Rey Juan Carlos. Dopo poche ore si può tornare indietro con il risultato ottenuto: i 500 sono diventati avvocati, anzi «abogados», perché per essere riconosciuti ufficialmente in Italia serviranno tre anni. Costo stimato dell' operazione: 11 mila euro. Caro per una gita, molto meno se nel pacchetto è compreso saltare l'esame di Stato in Italia, dove allo scritto passa, in media, solo il 30 per cento degli iscritti.

esame avvocato napoliESAME AVVOCATO NAPOLI
La pratica è sempre più diffusa ed è legale, ma la procura di Madrid sta indagando sui rapporti tra le agenzie che gestiscono questi migranti del diritto e le università spagnole che assegnano i titoli. Il caso dei 500 italiani è stato aperto dopo la denuncia raccolta dell' Osservatorio spagnolo contro la corruzione.

Il fenomeno ovviamente non si limita a quel sabato di primavera di due anni fa, ma va esteso e di molto, visto che sono migliaia ogni anno i connazionali che per evitare l' esame di Stato accedono alla professione andando in Spagna, a volte solo virtualmente.
universidad rey juan carlos 5UNIVERSIDAD REY JUAN CARLOS 

Le cifre non sono ufficiali, ma una consigliera dell' Ordine di Roma, l' avvocato Livia Rossi, ogni volta in cui assiste al giuramento dei nuovi fa una sua statistica «giovedì scorso su 29 persone, 19 erano passati per la Spagna». Piccoli dati, ma molto significativi, «gli "abogados" aumentano sempre di più», dice Rossi, nonostante che dal 2011 sia stato messo qualche paletto al turismo dei titoli. Prima della riforma spagnola, infatti, occorreva praticamente soltanto una laurea in Giurisprudenza per diventare «abogado».

Legami sospetti
AVVOCATIAVVOCATI
Oggi invece il percorso iberico prevede un master da frequentare e una prova finale. Ed è qui che, secondo l' Osservatorio contro la corruzione, nascono i dubbi: ci sono agenzie e studi di avvocati, spesso italiani, che organizzano queste gite, garantendo il disbrigo delle pratiche con successo finale assicurato0% di bocciati», scrive uno dei portali più seguiti).

«C' è chi guadagna molto e chi ottiene troppo senza sforzi» dice al telefono il coordinatore dell' Osservatorio Miguel Lorente. Alcune di queste agenzie arrivano al punto di promettere, che per diventare avvocato in Spagna non c' è nemmeno bisogno di uscire di casa, se non per la prova finale, «molto più semplice della nostra», ricorda l' avvocato Rossi che sottolinea il fatto che «questa pratica ha come conseguenza l' aumento complessivo degli iscritti, che sono già oltre 25 mila soltanto a Roma».
esame avvocato napoliESAME AVVOCATO NAPOLI

Gli ordini professionali italiani hanno provato a fermare questa pratica, impedendo talvolta le iscrizioni all' albo degli «abogados», ma la Corte europea di giustizia e poi il garante della concorrenza hanno costretto a rettificare: chi è avvocato in una nazione dell' Ue deve essere riconosciuto nelle altre.

In ogni caso gli ordini sono certi da anni che ci sia qualcosa che non va: «Nel 2010 provammo a fare una verifica, risultò che molte di queste persone non sapevano neppure dire "ciao" in spagnolo, eppure la lingua sarebbe uno dei requisiti», conclude Rossi.

AVVOCATI IN CRISIAVVOCATI IN CRISI
La denuncia dell' Osservatorio contro la corruzione era stata archiviata due anni fa, ma un giudice ha aperto il caso. Negli ultimi mesi l' Università Rey Juan Carlos I di Madrid è stata al centro dello scandalo dei master agevolati (quando non regalati) ai politici spagnoli che ha portato alle dimissioni della presidente della Regione di Madrid, Cristina Cifuentes e alla ministra della Sanità, Carmen Montón e potrebbe travolgere presto anche il leader del Partito popolare, Pablo Casado.

«Sono storie che danneggiano enormemente il mondo universitario - accusa Lorente - speriamo che questa indagine faccia chiarezza, la cultura dello sforzo deve tornare di moda».

LA STRETTA DEGLI ATENEI: PIÙ BOCCIATI AI TEST COSÌ GRADUATORIE SNELLE E POSTI ASSICURATI
Lorena Loiacono per “il Messaggero”

universidad rey juan carlos 4UNIVERSIDAD REY JUAN CARLOS 
Quest' anno per le aspiranti matricole il gioco si fa duro. I test di ingresso stanno infatti bocciando, uno ad uno, migliaia di candidati che hanno provato ad entrare nelle facoltà a numero programmato. Prima la durissima selezione emersa tra gli aspiranti medici, dei quali è risultato idoneo al test solo il 67% del totale rispetto all' 87% registrato nel 2017, poi sono arrivati i risultati del test per Veterinaria e ieri quelli di Architettura.

I NUMERI
Il risultato è sempre lo stesso: un picco di bocciati senza precedenti. E allora comincia l' esodo: un fiume di studenti si prepara ad iscriversi in altre facoltà, in cui fare esami utili poi per chiedere il trasferimento tra un anno.

esame avvocato bariESAME AVVOCATO BARI
Il ministero dell' istruzione sta infatti pubblicando gli esiti dei test in forma anonima e lo scenario è ancora più pesante di quello delineato per medicina: una riduzione di aspiranti veterinari mai vista prima, per cui gli idonei sono scesi dall' 83,58% del 2017 al 61,77%.

Ieri ad Architettura i candidati che hanno sostenuto la prova sono stati infatti 6.779, rispetto alle 7.986 domande pervenute, e solo 5.720 sono risultati idonei. Vale a dire l' 84,38% del totale. Nel 2017 invece passarono la prova, inserendosi così in graduatoria, 7.704 candidati: il 97,95%.

universidad rey juan carlos 3UNIVERSIDAD REY JUAN CARLOS
E ci si chiede perché quest' anno la selezione per gli idonei, quelli cioè che hanno totalizzato i 20 punti minimi necessari per concorrere alla graduatoria nazionale e alla distribuzione dei posti disponibili, sia stata così dura rispetto al passato.

La prima grande débâcle ha interessato Medicina dove dal 2016 ad oggi la percentuale di promossi al test è scesa dal 93,7% al 67%. E dire che due anni fa c' erano 9 idonei su 10. A cambiare, da quest' anno, è stata anche la quota dei posti messi a bando: medicina ha avuto 9779 posti rispetto ai 9100 dello scorso anno, veterinaria 759 posti contro i 655 del 2017 e architettura 7.211 contro i 6.873.
MARCO BUSSETTIMARCO BUSSETTI

LE SPECIALIZZAZIONI
Del resto il ministero della salute ha bisogno di camici bianchi e sta mettendo in piedi un piano ad hoc con i sindacati sia per l' aumento di professionisti nelle corsie, così come negli ambulatori, sia per incrementare i posti nelle specializzazioni mediche dove, di fatto, si crea ogni anno un imbuto formativo che lascia fuori migliaia di aspiranti specializzandi, tutti già laureati in medicina.

Anche il ministro Bussetti ha già annunciato di voler mettere mano al numero programmato: «Lavoreremo sui meccanismi che regolano l' accesso al mondo universitario. Dobbiamo puntare ad adottare un modello che assicuri procedure idonee a orientare gli studenti in base alle loro attitudini».
universidad rey juan carlos 6UNIVERSIDAD REY JUAN CARLOS

IL FINE
Intanto si sta alzando l' asticella dei bravi, con il risultato di evitare l' affollamento delle graduatorie. Il punteggio medio nazionale registrato fra coloro che sono risultati idonei per entrare ad architettura è stato infatti di 34,45, ben al di sotto del punteggio medio dei candidati che hanno svolto il test nel 2017, che raggiunsero 45,75. Si abbassano anche i voti, quindi.

bussettiBUSSETTI



Per quanto riguarda il numero programmato di Architettura, l' ateneo che si è contraddistinto più di tutti a livello nazionale è stata l' Università degli studi della Basilicata che ha collezionato sia il punteggio medio più alto a livello di ateneo, pari a 42,47, sia la percentuale di idonei più alta pari al 100%, raggiunta anche dall' Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.

LA SELEZIONE
POLITECNICO DI MILANOPOLITECNICO DI MILANO
E allora, a fronte di una selezione tanto rigida, dove sono i migliori aspiranti architetti italiani? Il punteggio più alto è stato conseguito da un candidato al Politecnico di Milano ottenendo 84,3. Inoltre i primi 100 classificati sono concentrati in 23 Atenei diversi. La maggior concentrazione di bravi, classificati nei primi 100, è stata al Politecnico di Milano che ne ha avuti 48, a Ferrara, a Padova e all' Università Iuav di Venezia che ne hanno avuti 6 ciascuno.

E i bocciati che faranno? Si rivolgono altrove, provando a sostenere esami utili per poi ritentare il test il prossimo anno. Ad esempio Biologia permette di fare esami che poi verrebbero convalidati a Medicina, per veterinaria vale lo stesso discorso con Scienze zootecniche, per Architettura ci si rivolge invece ad ingegneria.

Fonte: qui

IL “NEW YORK TIMES”: “L’ITALIA SFRUTTA LA SITUAZIONE ECONOMICA IN PUGLIA PER PAGARE LE SARTE TRA I 5 E I 7 EURO L’ORA. CONDIZIONI CHE RICORDANO IL BANGLADESH”


IL LUSSO ITALIANO DALLA FASHION WEEK DI MILANO SI DIFENDE: “DIAMO FASTIDIO PERCHÉ SIAMO BRAVI. SE HANNO TROVATO UN REATO, PERCHÉ NON HANNO FATTO UNA DENUNCIA?”

"L' ITALIA DELLA MODA COME IL BANGLADESH" IL NEW YORK TIMES ATTACCA I BIG DEL LUSSO
Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

gli arnesi del mestiere di una lavoratrice domestica in puglia per le case di lussoGLI ARNESI DEL MESTIERE DI UNA LAVORATRICE DOMESTICA IN PUGLIA PER LE CASE DI LUSSO
In Italia esistono condizioni di lavoro nero che ricordano quelle di Bangladesh, India, Vietnam o Cina. La pesante denuncia è contenuta nell' inchiesta pubblicata ieri dal «New York Times», secondo cui, in particolare, l' industria del lusso si approfitta della difficile situazione economica in Puglia per sottopagare le sarte, che confezionano da casa i suoi capi più pregiati.

Stesso discorso per le scarpe o altri prodotti di alta gamma, che all' estero costituiscono l' orgoglio del Made in Italy, ma in patria nascondono la vergogna dello sfruttamento.

un dettaglio della devotion bag, iconica borsa di dolce e gabbanaUN DETTAGLIO DELLA DEVOTION BAG, ICONICA BORSA DI DOLCE E GABBANA
Il racconto comincia da Santeramo in Colle, nella provincia di Bari, dove una donna anonima rivela di cucire vestiti per MaxMara che costano tra 800 e 2 mila euro, prendendo un euro a metro quadrato di stoffa: «Per completare un metro mi serve un' ora di lavoro e, quindi, tra quattro e cinque per finire un cappotto. Cerco di farne due al giorno».

Tirate le somme, significa al massimo 10 euro al giorno. Il guadagno più alto nella sua vita sono stati 24 euro, per confezionare un cappotto. Il tutto naturalmente in nero e, quindi, senza assicurazione sanitaria o contribuiti di qualunque genere.
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In Italia non c' è una paga minima stabilita per legge, ma il «Times» calcola che la media appropriata, secondo i sindacati del settore, sarebbe tra cinque e sette euro. Quindi siamo abbondantemente sotto i livelli accettati nei Paesi industrializzati e pericolosamente vicini a quelli delle regioni in via di sviluppo.

Maria Colamita, un donna cinquantatreenne di Ginosa, ha raccontato che un decennio fa prendeva tra 1,5 e 2 euro all' ora, per decorare i vestiti con perle e paillettes: «Avevo due figli, per me era essenziale poter lavorare da casa e accudirli».
i fili usati da una lavoratrice domestica in puglia per le case di lussoI FILI USATI DA UNA LAVORATRICE DOMESTICA IN PUGLIA PER LE CASE DI LUSSO

Il «Times» scrive di aver raccolto le prove su circa 60 donne sfruttate così in Puglia, ma scrive che attualmente ci sono tra 2 mila e 4 mila lavoratori irregolari impiegati da casa.

Questo per servire l' industria del lusso, che, secondo i dati dell' Università Bocconi e Altagamma, rappresenta il 5% del pil nazionale e occupa direttamente o indirettamente mezzo milione di persone. Quindi il giornale cita dati dell' Istat, secondo cui in Italia nel 2015 c' erano 3,7 milioni di lavoratori senza contratto in vari settori.
i capi philosophy che saranno in vendita al pop up di tea roseI CAPI PHILOSOPHY CHE SARANNO IN VENDITA AL POP UP DI TEA ROSE

Le ragioni di questo fenomeno sono chiare. La pressione della manodopera a basso costo in Asia ed Europa orientale costringe a ridurre le spese. Le grandi case di moda appaltano le commesse a fornitori esterni, che in genere hanno dipendenti regolarizzati, ma poi a loro volta girano il lavoro a chi li aiuta da casa in condizioni da fame.

Queste persone non hanno alternative, a fronte di una disoccupazione ufficiale che in Puglia sfiora il 20%, e quindi accettano qualunque trattamento in nero.

Quando il problema viene denunciato alle grandi case del lusso, la risposta è che non si sentono responsabili, perché hanno appaltato le commesse e pagato regolarmente i fornitori esterni.

eugenio romano l'avvocato che ha fatto causa a keopeEUGENIO ROMANO L'AVVOCATO CHE HA FATTO CAUSA A KEOPE
Quello che poi hanno fatto i fornitori bisogna chiederlo a loro. Il «Times», ad esempio, racconta la vicenda di Carla Ventura, proprietaria della compagnia Keope, che faceva scarpe per conto di Euroshoes, che a sua volta riforniva la Tod' s.

eva herzigova les copainsEVA HERZIGOVA LES COPAINS








Keope è fallita perché Euroshoes non la pagava in maniera puntuale e aveva abbassato i prezzi. Ventura aveva fatto causa e l' aveva vinta, ricevendo gli arretrati, ma da allora in poi le ordinazioni si erano prosciugate. Tod' s ha risposto che pagava sempre in tempo Euroshoes, e quindi non ha colpe.

Come accade spesso in Italia, ora sospetteremo un complotto ordito dal «New York Times» per danneggiarci. La reazione giusta invece sarebbe domandarci perché avviene questo fenomeno, come mai non ce ne siamo accorti prima da noi, e cosa dobbiamo fare per sanarlo.

LA RABBIA DELLE SFILATE DI MILANO: DIAMO FASTIDIO PERCHÉ SIAMO BRAVI
Francesco Rigatelli per “la Stampa”

una lavoratrice domestica in puglia per le case di lussoUNA LAVORATRICE DOMESTICA IN PUGLIA PER LE CASE DI LUSSO
Una sequela di smentite e di «no comment». Ecco le risposte del mondo della moda milanese, italiano e non solo, perché l' inchiesta del New York Times sfiora anche il colosso francese Lvmh, che in Italia controlla Fendi, oltre che Bulgari e Loro Piana.

Ieri sera alla festa di Emporio Armani, nell' hangar di Linate, modelle e «influencer» non si sono certo fermati a parlare dell' eventuale lavoro sottocosto dei subappaltatori. E la polemica viene trattata alla stregua di un attacco strumentale, quasi come un tentativo di guastare la festa della moda.

«Perché non fanno un' inchiesta su Donald Trump, che ancora dobbiamo capire di che pasta sia fatto?», scherza Santo Versace. «Nessuno è sano, ma ognuno fa del suo meglio, accanirsi solo con la moda è sbagliato», risponde Miuccia Prada alla sua sfilata, che aggiunge: «Tutte le aziende hanno codici e ispettori, ma il mondo reale è più complicato, c' è sempre qualcuno che si fa corrompere. La moda è comunque impegnata in un processo graduale di cambiamento» .
milano fashion week 5MILANO FASHION WEEK

«Nessuna vera indagine» Da Lvmh, sfiorata per Fendi, fanno sapere che non si sentono contestati direttamente, mentre Max Mara, storico marchio di Reggio Emilia controllato dalla famiglia Maramotti, e altra azienda nominata dal New York Times , appoggia la posizione del presidente della Camera della moda, Carlo Capasa: «Hanno attaccato questi marchi in maniera indegna, prepareremo una nota congiunta insieme con gli avvocati.

Se hanno trovato un reato, c' è obbligo di denuncia, perché non l' hanno fatta?
I nostri contratti sono tutti a tutela dei lavoratori. Quello del New York Times è un attacco strumentale che nasce senza aver fatto una vera indagine».

milano fashion week 4MILANO FASHION WEEK
Capasa, originario di Otranto e sposato con l' attrice torinese Stefania Rocca, si sente toccato anche per l' accusa alla Puglia di essere come il Bangladesh: «Citano fonti sconosciute e dicono anche che in Italia non abbiamo una legge sul salario minimo e questo è grave: le nostre sono aziende serie e, se i subcontrattisti hanno fatto delle stupidaggini, vanno perseguito, ma condividiamo tutti la stessa normativa per la tutela dei lavoratori. Se poi volevano demonizzare il lavoro domestico trovo che sia sbagliato: ha un senso purché sia ben pagato».

livia giuggioli e coin firth 5LIVIA GIUGGIOLI E COIN FIRTH


La posizione della Camera della moda, insomma, è che il made in Italy non avrebbe bisogno di sfruttare nessuno, semplicemente perché funziona: «Siamo bravi - conclude Capasa - e questo dà fastidio».

E per incentivare l' etica del settore c' è chi come Livia Giuggioli, moglie dell' attore Colin Firth, ha organizzato domenica alla Scala una serata, perché la moda non sia solo usa e getta, ma sostenibile e riciclabile. A calcare il suo Green carpet ci saranno tra gli altri Cate Blanchett, Cindy Crawford e Julianne Moore.

Diversi dal low cost
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Ha lavorato tutte le ultime notti Luisa Beccaria, che ha sfilato ieri: «Sto smontando tutto», scherza, e poi rivela: «Il problema di contenere i costi esiste, il mercato impone fasce di prezzo che non si possono sforare. Una mano sulla coscienza se la dovrebbe mettere anche il consumatore finale.

Una volta il mass market era abbinato a un gusto pessimo e chi doveva vestirsi in un certo modo spendeva di più. Ora anche i marchi bassi ti fanno vivere un' esperienza, usano i grandi fotografi e hanno bei negozi. Il mercato ti esclude se non lavori in un certo modo. Molti sono andati in Bulgaria o in Cina».
luisa beccariaLUISA BECCARIA

E aggiunge: «Già il fatto che si usino dei lavoratori nel Sud Italia mi pare una buona notizia. Noi produciamo con diversi fabbricanti, dalla Lombardia al Veneto e alla Toscana e qualche ricamo in India.

Ci specializziamo nel trattamento della materia prima per distinguerci dai colossi low cost o dai gruppi del lusso, che costano tanto più per le campagne pubblicitarie e per gli affitti dei negozi in tutto il mondo che per la qualità.
Per fortuna i clienti stanno diventando sempre più attenti al sodo».

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