9 dicembre forconi: 12/22/18

sabato 22 dicembre 2018

SEQUESTRATE 11 TONNELLATE DI SPIGOLE, ORATE, COZZE E VONGOLE PER I CENONI DI NATALE: PARTITE SCADUTE NEL 2011



LO SCONCERTANTE SEQUESTRO È AVVENUTO A BARI

pesce avariatoPESCE AVARIATO

Maxi sequestro della Guardia Costiera, che ha requisito 11 tonnellate di pesce destinate a cenoni e pranzi di Natale. Un sequestro sconcertante: alcune partite erano scadute addirittura nel 2011, più di sette anni fa. Tra il pesce sequestrato, cozze, vongole, noci, mussoli, ostriche e fasolari rinvenute su un tir bulgaro e spigole e orate appena arrivate in porto su un traghetto proveniente dalla Grecia. I controlli rientrano nell'operazione "Confine illegale" condotta al fine di bloccare i traffici illeciti, sempre più consistenti con l'avvicinarsi delle festività.
 
Il sequestro è avvenuto a Bari, dove il cenone fa schizzare le richieste in pescherie e ristoranti. Il camion aveva a bordo tre tonnellate di spigole e orate divise in 480 casse, in pessimo stato di conservazione e che potevamo mettere a rischio la salute. Tra Trani e Barletta, è stato controllato un tir che trasportava mitili (4.800 kg di cozze nere, 600 di noci, 800 di mussoli, 1.000 di ostriche, 300 di fasolari, 800 di cozze pelose) proveniente dalla Bulgaria. A bordo sono state trovate otto tonnellate di vongole e cozze prive della tracciabilità potenzialmente pericolose, a causa delle insufficienti informazioni su tempi e modalità della depurazione. Infine, un terzo camion proveniente da Taranto è stato fermato giovedì, sempre a Bari: all'interno 30 esemplari di pesce spada di taglia inferiore a quella prevista per la commercializzazione lecita.

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SALLUSTI RIPRENDE SALVINI: "AVANTI COSÌ MOLTI DEI SUOI ELETTORI LO ASPETTERANNO SOTTO CASA CON IL FORCONE."


"I FATTI STANNO DIMOSTRANDO CHE IL LEADER DELLA LEGA SI È FATTO ABBINDOLARE A SUO TEMPO DA DI MAIO CREANDO 'DANNO AD ALTRI', CIOÈ NOI. IL CONTRATTO TRA CARROCCIO E M5S È NULLO E VA STRACCIATO, ALTRIMENTI COMINCIAMO A SOSPETTARE CHE SI SIA TRATTATO, DA PARTE DI DI MAIO, DI UN CASO DI CIRCONVENZIONE DI INCAPACE"

Alessandro Sallusti per il Giornale

SALVINI BACIOSALVINI BACIO
Sono dei dilettanti, sia pure con stipendi da professionisti che ovviamente si guardano bene dal tagliare. Il governo Conte era quello che doveva scontentare l' Europa e accontentare gli italiani, ma per stupidità e incapacità ha ottenuto l' effetto esattamente opposto, trascinando anche la Lega nel ridicolo. Medici, pensionati, costruttori, imprenditori e statali. Tutti, ma proprio tutti, sono sul piede di guerra contro misure che rimandano indietro l' Italia di decenni e svuotano le tasche ai cittadini.

SALLUSTISALLUSTI
Il testo definitivo alla «manovra del popolo» ancora vaga tra un ufficio e l' altro dei ministeri e delle segreterie politiche alla disperata ricerca di una quadra che non si trova, svuotando così il Parlamento del suo ruolo costituzionale come mai era successo prima d' ora.

Tutto nasce dal fatto che i grillini hanno scambiato l' ambizione di riformare il Paese con la capacità di farlo, illusi che bastasse fare breccia a colpi di slogan nella credulità umana per governare una nazione complicata come la nostra. Io non so se ha ragione Berlusconi quando sostiene che l' esecutivo ha i giorni contati, ma sono sempre più dell' idea che questi prima vanno a casa e meglio è per tutti.

Anche per Salvini, che non può pensare di stare a lungo sull' onda solo a colpi di selfie e post su Facebook.
matteo salvini luigi di maioMATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO

Avanti così molti dei suoi elettori lo aspetteranno sotto casa con il forcone, perché un conto è mediare con i Cinquestelle, altro è calare le braghe a giorni alterni.
In tanti anni non si era mai visto un leghista mettere le mani nelle tasche degli italiani, pensionati e imprenditori innanzi tutto, come sta per fare oggi Salvini. E non può essere una attenuante il fatto che ciò «è scritto nel contratto» su dettatura di Di Maio. L' articolo 643 del codice penale recita che un contratto va considerato nullo se qualcuno «per procurare a sé un profitto, abusando dei bisogni, delle passioni o dell' inesperienza di una persona, la induce a compiere un atto per lei o per altri dannoso».

I fatti stanno dimostrando che il leader della Lega si è fatto abbindolare a suo tempo da Di Maio creando «danno ad altri», cioè noi. Quel contratto è quindi nullo e va stracciato, altrimenti cominciamo a sospettare che si sia trattato, da parte di Di Maio, di un caso di circonvenzione di incapace.

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SONDAGGI ELETTORALI, ALLARME PER LA LEGA. PERSI OTTO PUNTI NEL NORD EST 

LA BASE NEL SETTENTRIONE CHIEDE RISULTATI SULL’ECONOMIA 

NON E’ UN CASO CHE I DUE GOVERNATORI FONTANA E ZAIA ABBIANO INIZIATO A PRESSARE PER AVERE L’AUTONOMIA

Francesco Verderami per il Corriere della Sera

In alcune aree d' Italia ha percentuali che ricordano la Dc degli anni Sessanta, i sondaggi la accreditano stabilmente sopra il 30%, ma mentre nel Centro e al Sud sale vertiginosamente nei consensi, al Nord la Lega inizia a perderne.

La flessione nel Settentrione è evidente, in alcuni casi marcata, ma sta dentro una progressione che non ha eguali, se è vero che - numeri alla mano - sopra la «linea gotica» il Carroccio fluttua tra il 30 e il 40% nelle intenzioni di voto. Non c' è dubbio che gli avversari di Salvini vorrebbero avere i suoi problemi, però il dato emerso da un sondaggio riservato non è passato inosservato ai governatori leghisti, preoccupati all' idea che non sia un assestamento ma possa preludere a un' inversione di tendenza.

MATTEO SALVINI SELFIEMATTEO SALVINI SELFIE
Lo studio, che da giorni passa di mano in mano anche tra gli «alleati» di centrodestra, suddivide il territorio nazionale nelle circoscrizioni con cui si andrà alle urne in maggio per l' Europarlamento. Al fixing odierno, lo scenario prefigura per il titolare dell' Interno un' avanzata travolgente: nelle regioni del Centro - che comprendono il Lazio e la Toscana dove il trend è in forte ascesa - il dato delle Politiche (15,7%) verrebbe raddoppiato (29%); nel Mezzogiorno addirittura triplicato (dal 6,2 al 18%); e così di fatto nelle Isole (dal 6,6 al 16%).

Tolta la vecchia definizione che l' ha contraddistinta, la Lega diverrebbe davvero una forza a dimensione nazionale, se non fosse che proprio al Nord si registra un arretramento. Sia chiaro, restano percentuali plebiscitarie, superiori al 40%, ma c' è un motivo se i presidenti delle regioni guidate dal Carroccio non intendono sottovalutare quel segno «meno». Nella circoscrizione Lombardia-Piemonte-Liguria il loro partito ottenne alle Politiche il 25,7%, mentre oggi è valutato al 42%.
MATTEO SALVINI SUSHIMATTEO SALVINI SUSHI

Nell' area Veneto-Trentino Alto Adige-Friuli Venezia Giulia-Emilia Romagna, si passerebbe dal 25,5% del 4 marzo al 40,1%. Manco in Bulgaria.
Il problema è che tra il rilevamento di settembre e quello di dicembre la Lega nel Nord-Ovest ha perso 3 punti e nel Nord-Est 8 punti e mezzo.

Settembre è il mese in cui è iniziato l' iter della manovra, il mese delle feste sul balcone di Palazzo Chigi, il mese dei «numerini» e della sfida all' euroburocrazia. Da allora - secondo il sondaggio - il 3% degli elettori già orientati a sostenere il Carroccio ha deciso che non lo voterà più. Sarà pur vero che (quasi) tutti questi consensi potenziali finiscono per assenza di alternativa nell' astensionismo, oggi accreditato del 35%.

salviniSALVINI
Nel report però c' è un dato che vale come un «alert»: il 49% di quanti sono pronti a votare per Salvini attendono di verificare se il governo passerà «dalle parole ai fatti», prima di appoggiarlo. È il magma sotto la crosta del consenso leghista che attraversa per intero lo Stivale, e che fa di queste percentuali un blocco non consolidato. È il timore che si avverte tra i dirigenti del Nord, impegnati a gestire il malcontento della base verso i grillini. È il «partito del Pil», descritto da Dario Di Vico sul Corriere . È (anche) a loro che Giorgetti ha parlato quando ha criticato il reddito di cittadinanza, un tema su cui Salvini aveva imposto la sordina a Fontana e Zaia, dopo i loro ripetuti attacchi.
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTEMATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE




Per aggirare il veto, i due governatori hanno preso a battere il tasto dell' autonomia regionale, che da mesi il ministro Stefani portava avanti a fatica per via del «boicottaggio» di alcuni suoi colleghi grillini. Ieri la riforma è stata incardinata dal governo, ma è evidente come restino delle difficoltà se Conte ha promesso di incontrare i presidenti delle regioni «verso il 15 febbraio», una frase simile a quella con cui al Senato ha cercato di camuffare la resa alla Commissione europea sulla manovra, dicendo che il rapporto deficit-Pil sarebbe stato «circa del 2,04%».

Finora Salvini ha saputo destreggiarsi nelle relazioni di governo con Di Maio e nella gestione delle due «Leghe»: quella vecchia (stretta alle realtà imprenditoriali del Nord), e quella nuova (imperniata sul sovranismo e sulle emergenze sociali). Così il suo partito sta assorbendo il centrodestra e conquistando pezzi di grillismo. Così sta diventando un' idrovora di consensi potenziali. Che sono cambiali da portare ancora all' incasso.

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Paolo Savona riapre il fronte europeo: Ue consenta di investire di più o l'Italia non rispetterà le stime di crescita

Il ministro su MF. Nella trattativa con Bruxelles "nulla di più si poteva ottenere", ma ora è necessario che "escluda investimenti pubblici dai parametri fiscali"



"La politica si nutre di realismo e l'accordo raggiunto con la Commissione europea porta chiara questa impronta". Paolo Savona commenta così il compromesso raggiunto con Bruxelles sulla legge di bilancio, aggiungendo però che "una politica che non sia ispirata da una politeia, una forma condivisa di organizzazione del bene comune, non ha lunga vita".
Il ministro delle Politiche Comunitarie scrive un editoriale su MilanoFinanza sottolineando che "dati i vincoli, con la trattativa nulla di più si poteva ottenere", ma ora il Governo deve ripartire dagli investimenti. "L'azione di Governo deve concentrarsi sul duplice obiettivo di riavviare gli investimenti, che restano lo strumento indispensabile per ostacolare la congiuntura negativa e non aggravare i ritardi di crescita accumulati, e di definire una politeia che restituisca prospettive di crescita all'Italia e di stabilità all'Unione Europea".
Secondo Savona "gli investimenti aggiuntivi non possono non essere privati", ma è necessario "raggiungere uno specifico accordo europeo che escluda quelli pubblici dai parametri fiscali o rilanci la domanda aggregata a livello comunitario, mobilitando gli ingenti surplus di bilancia estera esistenti". Una posizione già più volte espressa dal ministro, che di fatto aprirebbe però un nuovo fronte con l'Europa in materia di flessibilità. "Una valutazione cautelativa suggerisce che nel corso del 2019 gli investimenti in Italia non possono essere inferiori all'1% del Pil, se si vuole raggiungere la crescita reale prevista; meglio se si raggiunge il 2% se si vuole mettere il Paese in sicurezza dagli attacchi speculativi. Infatti, la crescita del primo semestre sarà prossima allo zero e gli effetti provenienti dai maggiori investimenti potrebbero ragionevolmente esplicarsi solo nel secondo semestre. Così facendo, il rapporto debito/Pil, quello che maggiormente preoccupa i mercati e la stessa Commissione Ue, riuscirebbe a mantenersi, sia pure lievemente, su una linea discendente nella prima ipotesi e ridursi ancor più nella seconda; se non accadesse, il quadro di riferimento della politica economica del Governo cambierebbe, per giunta in un contesto europeo di difficoltà decisionali".
Secondo Savona, anche alla luce dei confronti con le principali aziende partecipate dello Stato, è possibile raggiungere i 200 miliardi di investimenti in tre anni. "La cintura di sicurezza che l'Italia sarà in condizione di attuare con le sue forze - scrive il ministro - non basterà per portare il Paese fuori dalla crisi iniziata nel 2008. L'Ue deve sbloccare i vincoli che pone all'uso degli strumenti di politica economica ampliando i contenuti della sua funzione di utilità basata sulla stabilità, assegnando un peso anche alla crescita, dotandola di strumenti adeguati".
Savona ha rivolto più volte all'Europa un appello a discutere di investimenti in un gruppo ad alto livello. Appello caduto nel vuoto. "Salvo eccezioni si è fatto finta di non capire che l'invito rivolto era quello di interrompere la stretta relazione, indegna della convivenza democratica, tra la componente speculativa del mercato finanziario e le politiche scelte dai governi e dai parlamenti. L'Unione utilizza questa relazione - conclude Savona - per costringere i Paese membri a seguire riforme che considera risolutive delle divergenze, che la realtà ancor prima della logica economica non ha asseverato".
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DIETRO L’ENNESIMO SLITTAMENTO DELLA MANOVRA DUBBI SULLE COPERTURE E LE TENSIONI TRA IL PREMIER E TRIA



IL PIANO DI EMERGENZA PER EVITARE L’ESERCIZIO PROVVISORIO

Lorenzo Salvia per il Corriere della Sera

conte tria moavero 1CONTE TRIA MOAVERO 
Tutto rinviato. Doveva arrivare nella notte il via libera del Senato al disegno di legge di Bilancio, la vecchia Finanziaria. E invece ieri pomeriggio è andato in scena l' ennesimo slittamento. Il maxiemendamento del governo, di fatto una manovra bis che riscrive il testo recependo i punti dell' accordo tra il governo italiano e Bruxelles, dovrebbe essere depositato in Aula soltanto oggi.

L' indicazione è per le 14 ma, visto come sono andate le cose negli ultimi giorni, non è possibile escludere altri rinvii. Anche perché ci sono ancora dubbi sulle coperture. Circolano voci di uno stop della Ragioneria generale dello Stato su «Quota 100», l' intervento sulle pensioni. Il governo smentisce, sostenendo che si tratta solo di limare alcuni dettagli su altre misure, di minore importanza. I problemi sulle risorse però restano e sono il motivo per il quale il governo ha fatto slittare la presentazione del maxiemendamento. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro dice che «è stato necessario più tempo» perché la manovra «l' ha scritta Roma e non Bruxelles».

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni triaLUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI GIOVANNI TRIA
E il responsabile dell' Economia Giovanni Tria definisce «scontato il sì del Parlamento», ma tra lui e Palazzo Chigi ci sono nuove tensioni. L' accusa è che sia stato proprio Tria a ritardare la presentazione del maxi emendamento come «ritorsione» per l' addio del suo capo di gabinetto Roberto Garofoli. Ci sarebbe anche la tentazione di sostituirlo, non adesso ma dopo il voto delle Europee di maggio.

Il voto finale di oggi dovrebbe essere chiuso per le dieci e mezza di sera. Non sarà l' ultimo atto per questa tormentata manovra. Si dovrà tornare alla Camera, che dovrà dare il suo ok alle ultime modifiche. Altrimenti scatterebbe l' esercizio provvisorio, cioè il congelamento di tutte le voci di spesa sullo stesso livello dell' anno precedente. Non si dovrebbe arrivare a tanto. Ma in ogni caso è pronto un piano d' emergenza: tenere aperta la seduta della Camera fino all' approvazione finale.
di maio conte salvini tria 1DI MAIO CONTE SALVINI TRIA

A fare fede sarebbe la data di inizio della seduta, ad esempio il 31 dicembre, anche se si dovesse sforare di un paio di giorni. Il rinvio di ieri, l' ennesimo, ha incendiato il dibattito. Anche la presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, ha fatto sentire la sua voce: «Pur comprendendo le difficoltà, mi corre l' obbligo di invitare la maggioranza e il governo ad avere un percorso legislativo più regolare, non con questa tempistica a singhiozzo, e rispettoso dell' Assemblea del Senato». Il vicepremier Matteo Salvini prova a vedere il bicchiere mezzo pieno: «Il fatto che il maxiemendamento debba ancora arrivare vuol dire che, dopo anni di mutismo e rassegnazione, c' è stata una trattativa seria».
conte e triaCONTE E TRIA

In effetti nelle ultime tre settimane Palazzo Madama ha girato a vuoto. L' esame in commissione Bilancio, che di solito prepara la strada al dibattito dell' Aula, è stato di fatto annullato proprio perché tutto dipendeva dall' esito del negoziato con Bruxelles. Un confronto che c' è sempre stato anche negli anni passati ma non era mai andato così per le lunghe. Dall' opposizione protesta Forza Italia: «Prendere in giro il Parlamento per venti giorni - dice la capogruppo Anna Maria Bernini - è uno sfregio agli elettori».
Mentre Andrea Marcucci, capogruppo del Pd, annuncia che il suo partito occuperà l' Aula per protesta parlando di «comportamento scandaloso».

tria conte di maio salvini 1TRIA CONTE DI MAIO SALVINI
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte, costretto a rinviare anche la conferenza stampa di fine anno, non nasconde un certo disagio: «Mi sarebbe piaciuto lasciare al Parlamento un più ampio margine di discussione. Ma imbarazzo per qualche colpa no». Lui stesso riconosce che «siamo in zona Cesarini» ma si difende affermando che «il presidente del Consiglio non controlla il Parlamento.

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MANOVRA NEL CAOS: IL TESTO ALLA CAMERA ARRIVERA' CON LO ZAMPONE E LE LENTICCHIE POCHE ORE PRIMA DEL CAPODANNO 
IL BRACCIO DI FERRO M5S-LEGA NON SI CHIUDE. L’ESAME DELLA LEGGE DI BILANCIO A MONTECITORIO SLITTA AL 28-29 DICEMBRE..

Franco Grilli per il Giornale

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTEMATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE
Il braccio di ferro sulla manovra non si chiude. È ancora corsa contro il tempo.

L'esame alla Camera è slittato al 28 29 dicembre. Come riferiscono fonti di Montecitorio, l'esame della Legge di Bilancio si allunga ancora nei tempi ed è stato "trasferito" a giovedì e venerdì della settimana dopo il Natale. Il 27 dicembre invece sarà a lavoro la Commissione. Un altro stop dunque che di fatto fa salire la tensione dopo i ritardi per il passaggio in Senato. Il maxiemendamento sarà presentato oggi alle 14:00 al Senato. Poi via alle dichiarazioni di voto per le 20:00. Ma per l'approvazione finale bisognerà attendere il passaggio alla Camera che a questo punto sarà proprio alle porte del Capodanno.

conte salvini di maioCONTE SALVINI DI MAIO
Le opposizioni insorgono e il capogruppo Pd, Marcucci afferma: "Siamo all'epilogo, hanno coraggio da vendere. Il premier Giuseppe Conte dice che confida che la manovra sia approvata, ma ancora oggi governo e maggioranza non hanno presentato al Senato l'emendamento che cambierà la manovra. Pensano che il Senato sia lo zerbino del governo. Hanno abbattuto la democrazia parlamentare. Vergogna: sono contro la Costituzione". Insomma il braccio di ferro in Parlamento non si chiude. Solo ieri era arrivato l'affondo della Bonino e oggi quello di Napolitano che accusano il governo di "umiliare la democrazia". Sarà ancora una volta manovra in zona Cesarini e non sono esclusi (nuovi) colpi di scena.

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