9 dicembre forconi: Paolo Savona riapre il fronte europeo: Ue consenta di investire di più o l'Italia non rispetterà le stime di crescita

sabato 22 dicembre 2018

Paolo Savona riapre il fronte europeo: Ue consenta di investire di più o l'Italia non rispetterà le stime di crescita

Il ministro su MF. Nella trattativa con Bruxelles "nulla di più si poteva ottenere", ma ora è necessario che "escluda investimenti pubblici dai parametri fiscali"



"La politica si nutre di realismo e l'accordo raggiunto con la Commissione europea porta chiara questa impronta". Paolo Savona commenta così il compromesso raggiunto con Bruxelles sulla legge di bilancio, aggiungendo però che "una politica che non sia ispirata da una politeia, una forma condivisa di organizzazione del bene comune, non ha lunga vita".
Il ministro delle Politiche Comunitarie scrive un editoriale su MilanoFinanza sottolineando che "dati i vincoli, con la trattativa nulla di più si poteva ottenere", ma ora il Governo deve ripartire dagli investimenti. "L'azione di Governo deve concentrarsi sul duplice obiettivo di riavviare gli investimenti, che restano lo strumento indispensabile per ostacolare la congiuntura negativa e non aggravare i ritardi di crescita accumulati, e di definire una politeia che restituisca prospettive di crescita all'Italia e di stabilità all'Unione Europea".
Secondo Savona "gli investimenti aggiuntivi non possono non essere privati", ma è necessario "raggiungere uno specifico accordo europeo che escluda quelli pubblici dai parametri fiscali o rilanci la domanda aggregata a livello comunitario, mobilitando gli ingenti surplus di bilancia estera esistenti". Una posizione già più volte espressa dal ministro, che di fatto aprirebbe però un nuovo fronte con l'Europa in materia di flessibilità. "Una valutazione cautelativa suggerisce che nel corso del 2019 gli investimenti in Italia non possono essere inferiori all'1% del Pil, se si vuole raggiungere la crescita reale prevista; meglio se si raggiunge il 2% se si vuole mettere il Paese in sicurezza dagli attacchi speculativi. Infatti, la crescita del primo semestre sarà prossima allo zero e gli effetti provenienti dai maggiori investimenti potrebbero ragionevolmente esplicarsi solo nel secondo semestre. Così facendo, il rapporto debito/Pil, quello che maggiormente preoccupa i mercati e la stessa Commissione Ue, riuscirebbe a mantenersi, sia pure lievemente, su una linea discendente nella prima ipotesi e ridursi ancor più nella seconda; se non accadesse, il quadro di riferimento della politica economica del Governo cambierebbe, per giunta in un contesto europeo di difficoltà decisionali".
Secondo Savona, anche alla luce dei confronti con le principali aziende partecipate dello Stato, è possibile raggiungere i 200 miliardi di investimenti in tre anni. "La cintura di sicurezza che l'Italia sarà in condizione di attuare con le sue forze - scrive il ministro - non basterà per portare il Paese fuori dalla crisi iniziata nel 2008. L'Ue deve sbloccare i vincoli che pone all'uso degli strumenti di politica economica ampliando i contenuti della sua funzione di utilità basata sulla stabilità, assegnando un peso anche alla crescita, dotandola di strumenti adeguati".
Savona ha rivolto più volte all'Europa un appello a discutere di investimenti in un gruppo ad alto livello. Appello caduto nel vuoto. "Salvo eccezioni si è fatto finta di non capire che l'invito rivolto era quello di interrompere la stretta relazione, indegna della convivenza democratica, tra la componente speculativa del mercato finanziario e le politiche scelte dai governi e dai parlamenti. L'Unione utilizza questa relazione - conclude Savona - per costringere i Paese membri a seguire riforme che considera risolutive delle divergenze, che la realtà ancor prima della logica economica non ha asseverato".
Fonte: qui

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