9 dicembre forconi: febbraio 2017

domenica 19 febbraio 2017

CACCIATO - L’EX CONSIGLIERE PER LA SICUREZZA, MICHAEL FLYNN, PRESE I SOLDI PER UN’INTERVISTA DEL 2015 DA UN’EMITTENTE RUSSA. E NON POTEVA FARLO

SILURATO

IL SOSTITUTO HARWARD, EX NAVY SEALS, INDIVIDUATO DA TRUMP HA RINUNCIATO, PERCHE' VOLEVA PORTARE IL SUO STAFF 

ARRIVA UN NUOVO DIRETTORE COMUNICAZIONE ALLA CASA BIANCA

Da Ansa

FLYNNFLYNN
Si complica la posizione Michael Flynn: il Pentagono non ha trovato alcun documento indicante che l'ex consigliere per la sicurezza nazionale avesse ricevuto un'autorizzazione per accettare soldi da un governo straniero prima del viaggio a Mosca a fine 2015 per una intervista retribuita in occasione del gala per i 10 anni della tv filo Cremlino Russia Today, dove sedette vicino a Putin.

Lo scrive il Wsj citando una lettera del segretario facente funzioni dell'esercito Robert Speer inviata a Elijah Cummings, deputato dem della commissione controllo. Era stato lo stesso Flynn a riferire di essere stato pagato, e bene, per quell'intervista ed ora Cummings vuole sapere quanto: per questo ha chiesto i dati al suo agente. ''Stiamo tentando di accertare l'ammontare percepito dal gen. Flynn per la sua apparizione, la fonte del finanziamento e se possa aver ricevuto altri pagamenti da altre fonti straniere per ulteriori impegni'', ha spiegato. La Costituzione vieta ai militari in pensione di ricevere soldi da governi stranieri senza l'autorizzazione del Congresso.

HARWARDHARWARD
Il viceammiraglio Robert Harward, scelto dal presidente americano Donald Trump come consigliere per la Sicurezza nazionale al posto del dimissionato Michael Flynn, avrebbe declinato l'offerta.

Un possibile motivo sarebbe legato al fatto che Harward aveva posto come condizione quella di portarsi il suo team. Se la notizia data da alcuni media Usa fosse confermata, si tratterebbe dell'ennesima tegola per l'amministrazione Trump. In particolare Harward si sarebbe rifiutato di tenere il vice di Flynn, K.T.McFarland, cui Trump aveva promesso di conservare il posto, e dopo un giorno di braccio di ferro avrebbe preferito rinunciare.

NAVY SEALNAVY SEAL
Ex Navy Seal, Harward, 60 anni, ha servito come vice del commando centrale Usa sotto l'attuale capo del Pentagono, James Mattis, di cui era considerato un amico e alleato. In precedenza era stato vice comandante generale del comando per le operazioni speciali congiunte a Fort Bragg, in North Carolina. Harward aveva guidato truppe sia in Iraq che in Afghanistan per sei anni dopo l'11 settembre. Sotto George W. Bush, aveva fatto parte del National Security Council come direttore strategico e delle politiche anti terrorismo.
james mattisJAMES MATTIS

Dopo il forfait del vice ammiraglio Robert Harward per sostituire il 'dimissionato' Michael Flynn, travolto dal Russiagate, Donald Trump ha fatto sapere via twitter di avere in lista il gen. Keit Kellogg, che temporaneamente ricopre già la carica di consigliere per la sicurezza nazionale ed è "molto in gioco", ed altri tre candidati, che non ha menzionato. Kellogg è stato anche consigliere di politica estera per Trump durante la campagna elettorale. Il tycoon non ha precisato quando intende procedere alla nomine ma si presume presto, per colmare un vuoto in una posizione chiave.

Mike DubkeMIKE DUBKE
Mike Dubke, è stato poi scelto come nuovo Direttore della comunicazione della Casa Bianca, secondo quanto riferisce la Cnn online citando in forma anonima due funzionari dell'amministrazione e affermando che la nomina dovrebbe essere ufficializzata oggi. La notizia è riportata anche da Fox News, secondo cui Dubke - che dovrebbe prendere il posto di Jason Miller, che fece un passo indietro poco dopo esser stato scelto lo scorso dicembre - era già ieri alla Casa Bianca.

La nomina di Dubke, nota la Cnn, dovrebbe alleggerire la pressione sul portavoce Sean Spicer, che finora oltre a svolgere il suo lavoro ha anche dovuto fare le funzioni di Direttore della comunicazione, due incarichi che normalmente sono separati. Dubke è stato coinvolto nella politica locale, statale e federale sin dal 1988, secondo quanto si legge nella sua bibliografia pubblicata nel sito web della Crossroads Media.

Fonte: qui

Unicredit e lo Stadio Roma, grattacieli e 700 milioni di debiti: la saga dei Parnasi

Il fondatore Sandro era comunista, come i Marchini. Il figlio Luca: macché palazzinari, sviluppiamo progetti.

Ma gran parte dei beni del gruppo sono ormai in mano a Unicredit 
Il padre era il grande vecchio Sandro, ex stagnaro e comunista, che si era fatto le ossa nel dopoguerra costruendo palazzine nel mare sterminato della periferia. Il figlio è il pargolo d'oro, Luca, cresciuto a pane e mattone, ad dell'impero di famiglia. E ora sono un po' come i Marchini, i nuovi “calce e martello”. Simpatie “rosse” e grandi affari nello scenario della Roma del primo e del secondo millennio. Il loro nome - Parnasi - sale sul proscenio dell'affaire nuovo stadio della Roma. Con un'altra storia che intreccia affari e politica.

Sandro, nel mondo dei re del mattone all'ombra del Cupolone, lo ricordano tutti. E' scomparso lo scorso anno, lasciando vuota dopo una vita la sua stanza nel quartier generale di Parsitalia di via Tevere. Bassino, capelli candidi, voce roca, un rullo compressore. Che, prima da solo e poi con Luca alla sua destra, ha conquistato mezza Roma. A suon di mattoni, s'intende. Per dirne qualcuna, chi non vede correndo sulla Colombo verso il mare il colosso di Euroma 2, il mega centro commerciale, e poi accanto le due mastodontiche torri dell’Eur, i “grattacieli” disegnati dal mago architetto Purini? Certo, perché una delle armi affilate dei Parnasi, father and son, è stata proprio quella delle grandi firme. A cominciare dall'Eur per finire alle Torri del nuovo stadio, opera della matita dell'archistar Libeskind e adesso al centro dell'ok korral con il coriaceo urbanista anti-cemento Berdini.

Ma torniamo all'impero. Le case a Marino, l'altro centro commerciale di Pescaccio, gli appartamenti nell'ex rimessa Atac a Tiburtina, con Bnl-Paribas. Poi Serpentara, Torrino, Tor Vergata, Porta di Roma. E pensare che papà Sandro i due colpi li aveva fatti comprando all'asta pezzi da novanta, come  Sogene e Generali immobiliare che erano state di Michele Sindona, e, dal fallimento del catanese Graci, proprio i terreni delle attuali torri dell'Eur.

E adesso? Luca, quarant'anni, sportivo,  maniaco dell'understatement, sposato con la bellissima Christiane Filangieri, attrice di fiction, lui che se pronunci la parola “palazzinaro” diventa una belva, si ritrova, con il suo Colosseo giallorosso, al centro della bagarre e sotto i riflettori. “Sono uno sviluppatore” dice spesso. Di progetti, s'intende. E di alleanze strategiche. Non erano presenti con papà Sandro alle iniziative elettorali del sindaco Marino? E non hanno partecipato negli anni scorsi al tentativo di rinascita dello storico “Paese Sera”?

Anche perché il rivale di sempre, l'imperatore dei re del mattone Francesco Gaetano Caltagirone, che lo vede come il fumo negli occhi, dalle pagine dei suoi giornali attacca ad alzo zero. Luca vende alla fine del 2012 per 263 milioni uno dei suoi grattacieli dell'Eur per farlo diventare la nuova sede della Provincia?  Le polemiche infiammano per mesi le giornate romane. Per non parlare dell'avventura dello stadio della Roma. Romanista? Lo è da sempre, da quando abitava al Fleming vicino a casa di Roberto Pruzzo, dai giorni in cui l'amico pescatore di Fiumicino Teseo gli parlava della “magica”, anche se, racconta “i miei zii sono tutti laziali”.

Ma negli ultimi tempi, oltre alla scommessa che traballa sullo stadio, oltre che all'inchiesta giudiziaria aperta sull'acquisto dei terreni di Tor Di Valle da da una società poi fallita, ha dovuto pensare soprattutto ai debiti. Consegnando alla fine gran parte dei suoi beni al primo creditore: Unicredit, cedendo a Capital Dev (di cui Unicredit detiene la totalità delle azioni) le sue partecipazioni immobiliari, dalla Parsec alla Samar, proprietaria di terreni al Fleming a Cave Nuove, titolare di un progetto di sviluppo del Pescaccio che può raggiungere i 245mila metri quadrati. Tutti diritti edificatori che saranno messi in 
vendita da Unicredit per rientrare della spaventosa esposizione del gruppo Parnasi: 700 milioni di euro.

Per questo il pargolo d'oro cresciuto nei cantieri non molla. L'affare stadio, per il quale si è alleato anche con il colosso Pizzarotti, non lo può perdere.

Fonte: qui

#SALUTAMESTOSTADIO! DOPO LA RIVOLTA DELLA BASE E DEL GRUPPO M5S IN COMUNE LA RAGGI SI PREPARA AD AZZERARE IL PROGETTO DELLO STADIO DELLA ROMA: “TUTTO DA RIFARE” 

L’OBIETTIVO È UN DOCUMENTO PER CHIEDERE A PALLOTTA E SOCI UN NUOVO PIANO CHE PREVEDA UN TAGLIO NETTO DI CUBATURE

Simone Canettieri Mauro Evangelisti per il Messaggero

virginia raggi james pallottaVIRGINIA RAGGI JAMES PALLOTTA
L' operazione azzeramento prende forma: in Comune è sempre più forte l' idea di ritirare la delibera sulla pubblica utilità dello stadio di Tor di Valle. A quel punto il progetto e l' iter amministrativo sarebbero tutto da rifare. «Lunedì - spiegano fonti parlamentari del M5S - potrebbe esserci il colpo di scena: il ritiro dell' atto».

L' indiscrezione non è confermata dal Comune, ma sono in corso virate a U. Se martedì la sindaca Raggi sembrava vicino all' intesa con i proponenti del maxi intervento dello stadio di Tor di Valle, ora il vento è cambiato. E in Campidoglio, di fronte alla rivolta non solo della base e dei consiglieri regionali pentastellati, ma anche del gruppo M5S in Comune, si prepara il colpo di scena.

A suon di pareri legali. L' obiettivo: annullare la delibera 132, varata dell' amministrazione Marino a dicembre del 2014, ed esigere dai proponenti la presentazione di un nuovo progetto, che tagli drasticamente le cubature (ora 1 milione di metri) per ricondurle dentro al Piano regolatore.
STADIO ROMA TOR DI VALLESTADIO ROMA TOR DI VALLE

Per questo negli ultimi mesi si sono susseguite tre differenti richieste all' Avvocatura del Comune per capire se in caso di annullamento della delibera davvero i consiglieri comunali rischierebbero di dovere pagare il danno economico a Eurnova e Parsitalia, le società che si occupano del maxi progetto edilizio. Bene, proprio in queste ore è stato completato il terzo parere, che rassicurerebbe la maggioranza M5S. Dunque, l' exit strategy è pronta: annullamento della delibera, ai proponenti si chiederà di presentare un nuovo progetto che riveda drasticamente al ribasso le cubature senza variante al Piano regolatore.

IL TWEET DI VIRGINIA RAGGI SULLO STADIO DEL 2014IL TWEET DI VIRGINIA RAGGI SULLO STADIO DEL 2014
Ben oltre quel taglio di circa il 20 per cento che era stato ipotizzato martedì quello che aveva causato la reazione stizzita di Paolo Berdini, che aveva formalizzato le dimissioni. Perché sono tre i pareri? C' era già stato una richiesta, nelle settimane scorse, che comunque metteva in guardia di fronte al possibile risarcimento del danno per le spese di progettazione ai privati.

STADIO ROMASTADIO ROMA
Non solo: il 13 febbraio, proprio la sera prima delle dimissioni, a sorpresa Berdini aveva inviato una seconda richiesta all' Avvocatura del Comune in cui puntava il dito sul fatto che la legge sugli stadi richiede che sia formalizzato il fatto che l' impianto è destinato a una società sportiva e questo elemento, secondo l' ex assessore, andava chiarito. A questa richiesta però l' Avvocatura non ha dato risposta poiché poi il giorno successivo Berdini ha annunciato le dimissioni. Arriviamo così all' ultima puntata: Virginia Raggi capisce che su questo tema rischia di perdere la fiducia della sua maggioranza.

luca parnasi e baldissoni in campidoglio incontrano la raggiLUCA PARNASI E BALDISSONI IN CAMPIDOGLIO INCONTRANO LA RAGGI
Chiede quindi all' Avvocatura di capire quali siano le possibili conseguenze in caso di annullamento della delibera su Tor di Valle, quella che oggi è oggetto delle valutazioni della conferenza dei servizi in Regione e che dovrà chiudersi entro il 3 marzo. In conferenza dei Servizi è depositato un parere negativo di Roma Capitale sul progetto per lunedì è attesa la revoca della delibera.

La Raggi, assediata dalla base e da gran parte dei consiglieri comunali, lavora per il ritiro. Tenendo aperto anche un canale con la Roma e i costruttori per arrivare a una intesa in un nuovo progetto, che rivede anche le opere pubbliche, e si torna in consiglio comunale a votare la pubblica utilità. Ovviamente, i tempi si allungano. Finora sono già passati più di due anni.

STADIO ROMA FOTOMONTAGGISTADIO ROMA FOTOMONTAGGI
Ma a spingere sul ritiro della delibera c' è anche il parere consegnato l' altro giorno dal gruppo consiliare regionale del Movimento 5 Stelle, frutto non solo dei legali pentastellati, ma anche della consulenza di Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Corte di Cassazione, uno di quelli che compare nel pantheon di M5S, tanto che fu anche proposto come candidato a presidente della Repubblica.
virginia raggi james pallottaVIRGINIA RAGGI JAMES PALLOTTA

Questo parere è perentorio: non si può variare la classificazione dell' area da r4 a r3 (quella sul rischio idrogeologico) fino a quando non saranno state realizzate le opere di messa in sicurezza; la modifica del progetto, vale a dire il taglio delle cubature del 30 per cento ipotizzato nell' incontro con i proponenti della settimana scorsa, non può essere fatta all' interno dello stesso progetto e della stessa conferenza dei servizi; le opere concesse ai privati per garantire l' equilibrio-economico finanziario, secondo i legali del Movimento 5 Stelle della Regione, devono essere funzionali alla fruibilità degli impianti. 

Ragionamenti che stanno spingendo il Campidoglio ad accarezzare il tasto «reset».

Fonte: qui

UNA FOTO SHOCKING MOSTRA IL FRATELLASTRO DI KIM JONG-UN SPROFONDATO IN UNA SEDIA ALL'AEROPORTO A POCHI MINUTI DALLA MORTE

LE DUE RAGAZZE-KILLER CREDEVANO DI FARE LE COMPARSE PER UNO «SCHERZI A PARTE» DELLA TV MALESE. 

O ALMENO È QUESTO CHE HANNO DETTO ALLA POLIZIA PER GIUSTIFICARSI

Guido Santevecchi per il Corriere della Sera
la killer di kim jong namLA KILLER DI KIM JONG NAM

Credevano di fare le comparse per uno «Scherzi a parte» della tv malese. O almeno è questo che le due giovani donne arrestate per l'assassinio a Kuala Lumpur di Kim Jong-nam, il fratellastro del capo del regime nordcoreano Kim Jong-un, hanno detto alla polizia per giustificarsi.

kim jong il e kim jong namKIM JONG IL E KIM JONG NAM
Tutti i sospetti (o quasi) sono sui servizi segreti della Corea del Nord, mentre almeno altri quattro uomini coinvolti nell' azione compiuta lunedì 13 febbraio all' aeroporto della capitale della Malaysia sono ricercati. I quattro si sarebbero finti produttori del reality tv per agganciare le due ragazze e spingerle a compiere inconsapevolmente il delitto.

Ecco la ricostruzione: lunedì mattina alle 8.20 Kim Jong-nam, 45 anni, da 15 esule e critico del regime nordcoreano, aspetta di salire a bordo di un aereo per Macao, dove risiede sotto la protezione dei servizi segreti cinesi. Gli si presenta davanti una ragazza che attira la sua attenzione: è Siti Aishah, 25 anni, indonesiana, hostess in un nightclub di Kuala Lumpur. Da dietro Doan Thi Wong, 28 anni, documenti vietnamiti, gli mette sulla faccia uno straccio: 10, 15 secondi al massimo.
la killer di kim jong namLA KILLER DI KIM JONG NAM

C' è qualcosa che non va, veleno nello straccio, spray o una puntura letale: Kim si sente mancare e chiede aiuto, poi sviene.
Morirà pochi minuti dopo su un' ambulanza. Nel frattempo le due donne escono e separatamente vanno ad aspettare un taxi. Secondo le immagini delle telecamere di sorveglianza perdono tempo, non sembra che avessero preparato una via di fuga.

kim jong namKIM JONG NAM
Due giorni dopo, la vietnamita Doan viene arrestata: era nuovamente all' aeroporto. Era quella che il giorno del delitto indossava una maglietta vistosa con una grande scritta LOL, che significa nel linguaggio giovanile «Laughing out loud», un sacco di risate, e potrebbe essere una trovata da «Scherzi a parte». Racconta la sua versione secondo la quale era stata ingaggiata da una troupe tv per un gioco innocuo.

La polizia rintraccia i suoi movimenti. Sabato 11 aveva preso una stanza in un hotel a due stelle vicino all' aeroporto, chiedendo la meno costosa, senza finestre, pagando in contanti. Il 12, giorno prima del delitto, cambia albergo e la notano perché oltre a una valigia ha un grosso orsacchiotto di peluche. Paga sempre in contanti, da un grosso rotolo di banconote.

la killer di kim jong namLA KILLER DI KIM JONG NAM
Chiede alla reception un paio di forbici e la mattina dopo la donna delle pulizie troverà molte ciocche di capelli per terra. Doan si è cambiata il look: perché? Lascia l' hotel alla mattina presto e la ricordano per quella maglietta con la scritta LOL, ma sembrava tranquillissima. La notte dopo la morte di Kim l' ha passata in un altro alberghetto, poi il 15 l' hanno bloccata, di nuovo all' aeroporto.

Siti Aishah, indonesiana, quella che lavorava in un nightclub di Kuala Lumpur e avrebbe distratto Kim, arrestata il 16, ha detto di essere stata avvicinata da un uomo che le aveva dato 100 dollari per partecipare al gioco televisivo. La ragazza sostiene di non avere avuto idea che la vittima dello scherzo fosse Kim Jong-nam.
kim jong nam.KIM JONG NAM.

Un matrimonio fallito, un figlio a carico, un lavoro da domestica prima di tentare la fortuna a Kuala Lumpur, dove aveva trovato un nuovo fidanzato malese. Non sembrerebbe proprio una spia nordcoreana.

Si può credere a questa storia dello scherzo inconsapevole? «Il comportamento di Doan è tipico di una agente operativa, questo è il modo in cui operano, spostandosi sempre, pagando in contanti e cambiando aspetto», dice una fonte investigativa. E i quattro ancora in fuga erano agenti nordcoreani?

kim jong nam.KIM JONG NAM.
Secondo l' intelligence di Seul, Kim Jong-un aveva ordinato l' eliminazione del fratellastro da tempo: temeva che i cinesi potessero usarlo per un cambio al vertice di un regime divenuto incontrollabile.

Fonte: qui
kim jong nam.KIM JONG NAM.

sabato 18 febbraio 2017

Toshiba: il fantasma del crack finanziario aleggia sull’azienda


Toshiba: il fantasma del crack finanziario aleggia sull'azienda

Toshiba naviga in acque molto oscure e il crack finanziario sembra essere dietro l’angolo. La situazione finanziaria precipita e i dati sono allarmanti.

Toshiba si trova in una situazione a dir poco spinosa e l’azienda sembra essere sull’orlo di un crack finanziario. Il gruppo giapponese ha infatti dichiarato di attendersi perdite per l’ammontare di 3,2 miliardi di euro, che per svalutazione arriveranno a oltre 5 miliardi di euro, dopo essere riuscita ad ottenere una proroga sulla pubblicazione del bilancio.
Il bilancio, pubblicato nella giornata di ieri e poi ritirato, mostrava una situazione sull’orlo del fallimento. A nulla sono servite le dichiarazioni del gruppo nipponico che ha affermato di aver ritirato il bilancio per non aver concluso le procedure di revisione e di audit.
Nel frattempo Presidente del gruppo lascia la sua posizione, ma fa sapere che rimarrà nell’azienda.
Il mercato giapponese ha risentito in chiusura delle perdite annunciate dall’azienda e ha così chiuso con un ribasso dell’1,33% a quota 9.238,98 punti.
Vediamo cosa sta succedendo e quali sono i problemi per Toshiba, che al momento la potrebbero portare al fallimento.

Toshiba sull’orlo del crack: perdite per oltre 5 miliardi di euro

Questa mattina Toshiba è riuscita a rimandare la pubblicazione del bilancio, ottenendo una proroga di un mese. 
La decisione è stata spiegata con le seguenti parole:“Non abbiamo completato le procedure di revisione e di audit con i commissari indipendenti”.
Non convince però la spiegazione che è stata avanzata dal gruppo nipponico e a spaventare sono le perdite che la società si attende, che ammontano a 390 miliardi di yen.
Il titolo Toshiba ha così perso l’8% in Borsa, mentre anche l’indice Nikkei perdeva terreno e chiudeva in negativo.
Dopo la decisione di Toshiba che ha deciso di limitare i rischi di attività nucleari all’esterno non comprando più progetti di costruzione il titolo ha cominciato a performare male. L’attenzione sarà invece spostata sulle attrezzature e l’ingegneria.
L’annuncio, arrivato nei mesi precedenti, aveva fatto crollare il titolo in Borsa e aveva portato all’abbassamento del rating da parte di Moody’s e Standard & Poor’s.
Non è questo l’unico annuncio della società giapponese, dal momento che sembra in procinto di vendere il settore informatico che produce le memorie flash e di cederne ben l’80%.
Il dispositivo in questione è una delle tecnologie più evolute e redditizie della multinazionale, che tenta il tutto per tutto.
La sezione informatica che produce le memorie è quella più proficua del gruppo, al contrario invece del settore nucleare, in perdita ormai dal 2013.

Fonte: qui


Taxi: "Traditi dalla politica", terzo giorno di stop a Roma

Ansa - Le proteste dei tassisti non si placano dopo la votazione dell'emendamento contenuto nel Milleproroghe che "deregolamenta il settore"

Per il terzo giorno consecutivo il servizio taxi è fermo a Roma. Le proteste dei tassisti non si placano dopo la votazione dell'emendamento contenuto nel Milleproroghe che "deregolamenta il settore".
Vengono garantiti i servizi per gli utenti disabili e da e per gli ospedali.

Notevoli i disagi per i cittadini e i turisti. "D'altra parte la provocazione da parte del Senato è stata grave - spiega Riccardo Cacchione, Usb Taxi - il Ministero dei Trasporti non sembra nemmeno interessato a risolvere la questione visto che ci ha dato un appuntamento solo per martedì e non subito come avevamo richiesto. Noi comunque non accettiamo soluzioni con la 'pistola sul tavolo', nel senso che prima di ogni premessa ci vuole un dietrofront delle istituzioni. 
Anche se comprendiamo le ragioni del disagio non ci sentiamo garantiti. La rabbia dei tassisti nonostante gli appelli a riprendere a lavorare è difficilmente controllabile. Ormai la politica è legata a interessi che non sono quelli dei lavoratori e della società. 
Chiedere unicamente ai tassisti di rispettare regole che non li hanno mai tutelati, basta vedere quanto lavorano gli abusivi da sempre, è estremamente difficile. La sfiducia e la rabbia non trovano risposte da parte delle istituzioni".
NOI, TRADITI DALLA POLITICA

La seconda giornata di protesta è passata, tra assemblee e riunioni spontanee dei tassisti romani, anche loro sul piede di guerra dopo l'approvazione in Senato del maxiemendamento al Milleproroghe che - a loro dire - favorirebbe Uber, la multinazionale di noleggio privato. "Siamo amareggiati, arrabbiati, demoralizzati - racconta Carlo Di Alessandro -. Quando alcuni senatori italiani, d'accordo con il governo, tradiscono gli accordi e le parole di un ministro per favorire una multinazionale straniera, questo dà molta amarezza". Ormai da quasi venticinque anni alla guida del suo taxi, Di Alessandro mostra documenti e faldoni delle tante cause intentate contro Uber, mentre il sole fa capolino dietro all' Altare della Patria, con il posteggio taxi più vuoto che mai. "Siamo vittime di un vile attacco da parte di alcuni senatori - spiega - che hanno voluto tradire alcuni accordi espressi nel marzo scorso per agevolare Uber". L'ala dura della protesta romana punta il dito contro la senatrice Pd Linda Lanzillotta, prima firmataria del contestatissimo emendamento al Milleproroghe che "sostanzialmente - spiega Di Alessandro - finirebbe per sospendere ogni norma in una sorta di sanatoria per furbi, abusivi e criminali. Questa è una situazione insostenibile".
"Siamo tutti padri di famiglia - ribadisce più volte Di Alessandro -. Oggi sto rivivendo quello che mi è capitato quando avevo un negozio di alimentari prima di fare il tassista. Sono stato soppiantato dai grandi distributori, esattamente quello che potrebbe capitare ancora una volta oggi nel settore taxi". Quella di Di Alessandro è una delle tante storie della piazza delusa, di quella piazza che promette una lunga battaglia almeno fino a martedì, quando il Milleproroghe approderà alla Camera dei Deputati. Nel frattempo turisti e romani cercano di dribblare i disagi, ma qualcuno - al secondo giorno senza auto bianche in città - comincia a perdere la pazienza. "Andiamo via prima - dice un signore di Padova passando per il posteggio vuoto di piazza Venezia -. La lasciamo sta città e non gli diamo più una lira".
Domenico Palesse

Ecco il crollo degli investimenti del Sud Europa

LA PATTUGLIA DEI QUATTRO STATI (PIÙ IRLANDA) MOSTRANO UN CROLLO DAL 2008. NEL RESTO DELLA UE SONO STABILI

Un grafico che dice tutto: riguarda il livello degli investimenti in alcuni selezionati Paesi europei.

GLI INVESTIMENTI ITALIANI LANGUONO

Usando i dati della Bce e suddividendo gli Stati dell’Unione europea tra quelli del Sud Europa (con l’eccezione dell’Irlanda) e tutto il resto dell’Europa di vede chiaramente che la pattuglia dei primi Paesi ha diminuito in modo sostanziale la quantità degli investimenti a differenza di tutti gli altri che, invece, li hanno mantenuti sostanzialmente stabili.
Nella prima pattuglia di Paesi, identificati dalla linea blu, ci sono il Portogallo, l’Irlanda, Grecia, Spagna e anche l’Italia. Quattro di questi Paesi hanno anche subìto la cura della Troika negli anni scorsi. Si tratta di Portogallo, Grecia, Spagna e Irlanda. In Portogallo, addirittura, la commissione composta da Commissione Europea, Fmi e Bce, ha dovuto intervenire due volte per cercare di riottenere i 78 miliardi che il Paese aveva preso in prestito nel 2011 per uscire dalla crisi.
In Spagna le banche sono quelle che hanno trascinato verso il basso il benessere del Paese al punto che per risollevarle è stato necessario il salvataggio statale (bail-out) e la creazione di una bad bank nella quale concentrare i crediti inesigibili. L’Irlanda è quella che dalla “cura Troika”(GLI USURAI!!!è uscita meglio al punto da far registrare crescite del Pil anche del 10% annuo. Anche se questa crescita è dovuta principalmente alla concentrazione nel Paese delle proprietà intellettuali di grandi multinazionali della Internet economy che proprio a Dublino hanno deciso di accasarsi per approfittare della bassa pressione fiscale.

IL CASO DELLA GRECIA

La Grecia è un caso a sè: qui la cura della Troika non ha portato benefici in termini di crescita del Pil ed è forse, insieme all’Italia, l’unico Paese della pattuglia dei “cattivi” che non ha visto arrivare la Troika(GLI USURAI!!!), quello che più trascina verso il basso il dato sugli investimenti statali complessivi.
I dati si riferiscono al: 2000-2016
Fonte: Bce
Fonte: qui

Mosca risponde alla Casa Bianca sulla Crimea: “non restituiamo i nostri territori”

La rappresentante ufficiale del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, commentando le dichiarazioni della Casa Bianca sulla Crimea, ha dichiarato che Mosca "non restituisce i suoi territori".

"Non cederemo i nostri territori. La Crimea è un territorio della Federazione Russa", — ha detto.
In precedenza il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer aveva detto che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si aspetta che la Russia si impegni alla de-escalation del conflitto in Ucraina e alla "restituzione della Crimea". Spicer ha inoltre detto che la politica di Washington sulle sanzioni contro Mosca rimarrebbe invariata.
La Crimea è tornata ed essere un territorio russo dopo il colpo di stato in Ucraina nel 2014. Secondo i risultati del referendum, il 96,77% degli abitanti della Repubblica di Crimea e il 95,6% di Sebastopoli hanno votato a favore della riunificazione con la Russia.
Durante la campagna elettorale il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva detto che dopo l'elezione sarebbe stato disposto a valutare il riconoscimento della Crimea russa, così come la cancellazione delle sanzioni antirusse.

Fonte: qui

Trump Declares CNN, NYT, CBS, ABC And NBC Are "The Enemy of The American People"


If you thought yesterday's press conference was "ranting and raving", it appears President Trump just turned the anti-'Fake news'-media amplifier up to '11', declaring  CNN, NBC, ABC, CBS , The New York Times (yet not The Washington Post) as "enemies of the American people".

The FAKE NEWS media (failing @nytimes@NBCNews@ABC@CBS@CNN) is not my enemy, it is the enemy of the American People!

Incidentally, this was the second tweet, after Trump removed the first version one, which some thought was deleted as it was just a little too "aggressive" but as it turned out, simply ommitted ABC and CBS.
As a reminder, Trump and chief White House strategist Steve Bannon have both referred to the media as the "opposition party."
"The mainstream media has not fired or terminated anyone associated with following our campaign," Mr. Bannon said. "Look at the Twitter feeds of those people: they were outright activists of the Clinton campaign." (He did not name specific reporters or editors.) "That's why you have no power," Mr. Bannon added. "You were humiliated."

"You're the opposition party," Mr. Bannon said. "Not the Democratic Party. You're the opposition party. The media's the opposition party."
And here was Trump yesterday.




Trump: I'm changing CNN from "fake news" to "very fake news."

The media - which according to the president is now America's enemy - had reactions, ranging from the shocked, to the defensive, to the conciliatory, to the bemused.



Which begs the question, if the "media" is the enemy, what does that make its corporate owners?

P.S.: potete usare la funzione TRANSLATE di Google(sulla colonna di destra), selezionando prima un qualsiasi linguaggio e poi successivamente, l'italiano, per avere la traduzione automatica.

Fonte: qui