9 dicembre forconi: 04/24/18

martedì 24 aprile 2018

TURISTI DELLO SPAZIO CERCASI – NEL 2022 APRE IL PRIMO HOTEL ORBITANTE A 320 CHILOMETRI DALLA TERRA

UN’ESPERIENZA UNICA, DAL COSTO ESAGERATO: PER PRENOTARE CI VOGLIONO 9,5 MILIONI DI DOLLARI E UN ALLENAMENTO DI TRE MESI 

L’AURORA STATION OSPITERÀ 6 PERSONE ALLA VOLTA, TRA CUI ASTRONAUTI PROFESSIONISTI

Noemi Penna per la Stampa

aurora stationAURORA STATION
Avete impegni per il 2022? Fra quattro anni aprirà il primo hotel spaziale e le prenotazioni sono già aperte. A rendere possibile il pernottamento spaziale sarà l’Aurora Station di Orion Span: una suite di lusso che offrirà agli ospiti una autentica esperienza di astronauta. 

Per essere spediti in vacanza nello spazio non servono particolari competenze, se non quella di aver messo da parte 9,5 milioni di dollari. È questa la cifra stratosferica richiesta per dodici giorni sulla stazione spaziale, ma ne bastano 80 mila per confermare la propria prenotazione, rimborsabile al cento per cento se la missione dovesse fallire prima del tempo. 

aurora station 2AURORA STATION 2
L’hotel orbiterà attorno a 320 chilometri dalla Terra, il che significa che dalle finestre della propria suite si potranno vedere in media 16 albe e tramonti ogni 24 ore, con un giro completo del globo ogni 90 minuti. Una esperienza straordinaria, a cui si aggiunge la possibilità di sperimentare la gravità zero oltre a dare un contributo in esperimenti di ricerca, come la crescita di piante in orbita. 

L’Aurora Station è stata progettata per ospitare sino a 6 persone alla volta, ma «uno o più di questi ospiti saranno degli astronauti professionisti delle agenzie spaziali di tutto il mondo», assicurano.  

aurora station 1AURORA STATION 1
«Abbiamo sviluppato Aurora Station per fornire una destinazione chiavi in mano nello spazio. Al momento del lancio, Aurora Station entrerà immediatamente in servizio, portando i viaggiatori nello spazio più rapidamente e ad un prezzo inferiore rispetto a quello di sempre, pur offrendo un’esperienza indimenticabile», ha dichiarato Frank Bunger, fondatore di Orion Span, che ha anche messo a punto un regime di allenamento di tre mesi, al posto dei 24 che normalmente servono per preparare un astronauta». 

Un allenamento che si seguirà direttamente a Houston, in Texas, da cui poi partiranno le capsule spaziali turistiche.  

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MENTRE È IN CORSO L’ASSEMBLEA TIM, BOLLORÉ IN STATO DI FERMO A NANTERRE, ALLE PORTE DI PARIGI

IL CAPO DI VIVENDI È SOTTO INTERROGATORIO CON L’ACCUSA DI AVER USATO HAVAS, IL COLOSSO DEI MEDIA DI CUI È IL PRINCIPALE AZIONISTA, PER CORROMPERE FUNZIONARI PUBBLICI IN TOGO E GUINEA - IL GOVERNO MACRON HA PRESO DI PUNTA L’EX MIGLIORE AMICO DI SARKOZY…

(ANSA) - Il finanziere francese Vincent Bollorè è in stato di fermo per la corruzione di funzionari pubblici stranieri in una vicenda legata a concessioni portuali in Togo e Guinea. Lo riporta 'Le Monde' nella sua versione online.

Bolloré è attualmente interrogato negli uffici della polizia giudiziaria a Nanterre, nel dipartimento degli Hauts-de-Seine, alle porte di Parigi. La vicenda riguarda le concessioni di ottenimento della gestione dei terminal di navi container. I giudici si chiedono se il gruppo Bolloré non abbia usato Havas, la sua filiale pubblicitaria, per ottenere nel 2010 la gestione dei porti di Conakry, in Guinea e Lomé, in Togo.

BOLLORE HAVASBOLLORE HAVAS
L'ipotesi è che Havas abbia fornito consulenze e consigli per sostenere l'arrivo al potere di alcuni dirigenti africani in cambio delle concessioni sui porti. Già nel 2016, la sede del gruppo Bolloré Africa Logistics era stata oggetto di una perquisizione nell'ambito dell'inchiesta aperta nel luglio 2012.

Fonte: qui

PER LA PRIMA VOLTA AL MONDO È STATO TRAPIANTATO UN PENE CON TANTO DI SCROTO


VIDEO - IL PRIMO TRAPIANTO DI PENE E SCROTO AL MONDO



DAGONEWS


il primo trapianto di peneIL PRIMO TRAPIANTO DI PENE
È la prima volta al mondo. I medici della John Hopkins University del Maryland, negli Stati Uniti, hanno realizzato il primo trapianto di pene e scroto al mondo. Il paziente è un veterano dell’esercito, un reduce dell’Afghanistan, dove aveva perso le gambe e i genitali a causa di un’esplosione. L’intervento è durato 14 ore ed è stato effettuato il 26 marzo.

I medici hanno trapiantato un pene intero, lo scroto senza i testicoli e una parte della parete addominale. Tutto arrivava dal corpo di un unico donatore. I medici hanno invece ritenuto eticamente giusto rimuovere i testicoli. 

il primo trapianto di pene 2IL PRIMO TRAPIANTO DI PENE 
L’uomo adesso riguadagnerà le funzioni urinarie e sessuali nel giro di un anno. I chirurghi avrebbero potuto impiantare una protesi prostatica, ma c’era il rischio di infezioni, pertanto hanno deciso di tentare là dove nessuno aveva mai osato prima.

“Quando mi sono svegliato, mi sono sentito finalmente normale, con un livello di fiducia e sicurezza che non provavo da tempo. Era una ferita incredibilmente dura da accettare” ha detto il paziente, il cui nome non è stato reso pubblico. Per lo staff della John Hopkins si tratta del primo di un programma di 60 interventi del genere, tutti su soldati che hanno subito ferite di guerra. Si stima che ci siano più di mille reduci che hanno subito ferite ai genitali tra il 2001 e il 2013.
il primo trapianto di pene 3IL PRIMO TRAPIANTO DI PENE 

Finora c’erano stati due trapianti di pene. Il primo in Cina, nel 2006, che non era riuscito, il secondo in Sudafrica, dall’esito positivo, tanto che il paziente è diventato persino padre. Il trapianto del Maryland però è il primo in cui viene trapiantato un pene intero insieme allo scroto.

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SEIMILA ITALIANI HANNO L’AIDS E NON LO SANNO

L’ALLARME DELL’ISTITUTO SUPERIORE DELLA SANITÀ: QUASI TUTTI HANNO CONTRATTO IL VIRUS PER VIA SESSUALE 

PIÙ COLPITI I MASCHI, MA LA DIAGNOSI TARDIVA POTREBBE NON ESSERE SUFFICIENTE 

ECCO COME SAPERE SE SI HA L’HIV…

Stefania Del Principe per www.diariodelweb.it

AIDSAIDS
L’HIV continua a mietere vittime. Se fino a mezzo secolo fa le campagne contro questo temibile virus erano all’ordine del giorno, oggi se ne sente parlare decisamente meno. E, probabilmente anche a causa di ciò, il patogeno continua ad agire indisturbato. Ma ciò che più stupisce e spaventa è che secondo recentissime stime ci sono almeno seimila pazienti affetti da HIV in stadio avanzato ma non sanno neppure di averlo. Ecco gli sconcertanti dati emersi dall’Istituto Superiore della Sanità.

Seimila persona affette da virus

AIDSAIDS
I dati parlano chiaro e lanciano un ulteriore allarme per quanto riguarda uno dei più temibili virus della storia: più di seimila persone in Italia hanno contratto l’HIV da anni ma non sanno neppure di averlo. I risultati sono stati ottenuti da uno studio coordinato da Vincenza Regine dell’Istituto Superiore della Sanità e pubblicati su Eurosurveillance. «Si tratta di uno studio che ha messo in luce le caratteristiche e il numero di queste persone. E' importante, perché si quantifica il dato dei pazienti che sono andati avanti a lungo senza una diagnosi», ha dichiarato ad Adnkronos Ganni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità.
virus hivVIRUS HIV

Più maschi che femmine

Durante lo studio è anche emerso che i maschi sono stati gli individui più colpiti e rappresentano ben l’82,8% dei casi. Quasi tutti sembrano aver contratto il virus per via sessuale, di cui il 33,4% con rapporti eterosessuali e il 35% con persone appartenenti allo stesso sesso. Mentre la regione con il maggior numero di soggetti infetti sembra essere la Liguria. Le persone non ancora diagnosticate con un HIV in fase avanzata presentano un numero di linfociti CD4 inferiore e 350 cell/μL.

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Le conseguenze di una diagnosi tardiva

«La diagnosi tardiva dell'infezione ha conseguenze negative sia per il singolo che a livello di popolazione. I pazienti rispondono in modo insufficiente alla terapia antiretrovirale, e il loro trattamento è spesso complesso e costoso». Senza considerare che i pazienti affetti da HIV hanno anche un elevato rischio di incappare in eventi clinici negativi e morte. «Il tempo medio tra l'infezione da HIV e la diagnosi, pur migliorando, è ancora quasi quattro anni – spiegano gli esperti di Eurosurveillance  - Poiché l'inizio del trattamento antiretrovirale precoce riduce la morbilità e la mortalità tra gli individui HIV-positivi e riduce la trasmissione dell'HIV ai partner HIV-negativi, è essenziale che le persone vengano diagnosticate precocemente.

virus hivVIRUS HIV
Al fine di ridurre ulteriormente il tempo dall'infezione da HIV alla diagnosi, i paesi dovrebbero prendere in considerazione l'implementazione e il potenziamento degli approcci innovativi per promuovere un maggiore accesso e l'accettazione dei test dell'HIV da parte dei più a rischio, inclusi test basati sulla comunità, test autodiagnostici e campionamento domestico, così come test guidati dalle condizioni dell'indicatore».

Cos’è l’HIV e come si trasmette

hiv virusHIV VIRUS
L’HIV è un retrovirus che può provocare infezioni croniche che non rispondono positivamente ai meccanismi di difesa innescati dal sistema immunitario. Si può essere infettati dal virus per via sessuale (sperma o liquido vaginale), con una trasfusione di sangue, durante la gravidanza o attraverso il latte materno. Una volta che la persona è stata infettata, le cellule interessate possono attivare immediatamente la replicazione virale oppure possono rimanere inattive per mesi o addirittura anni senza che il soggetto sviluppi sintomi. In questo caso le cellule vengono definite latentemente infette, ma possono comunque trasmettere il virus ad altri individui.

Come agisce l’HIV 

aids hivAIDS HIV
L'HIV attacca il sistema immunitario del corpo, in particolare le cellule CD4 ( cellule T ) – si legge sul sito del Center of Disease Control and Prevention - che aiutano il sistema immunitario a combattere le infezioni. Se non trattato, l'HIV riduce il numero di cellule CD4 (cellule T) nel corpo, rendendo la persona più soggetta a sviluppare infezioni o tumori correlati all'infezione. Nel corso del tempo, l'HIV può distruggere così tante di queste cellule che il corpo non è più in grado di combattere le infezioni e le malattie. È una malattia che necessita di cure continue perché senza terapia il tempo stimato per la sopravvivenza ha una media di dieci anni.
spot tedesco anti aidsSPOT TEDESCO ANTI AIDS

Come si fa a sapere se si ha l’HIV?

Non esiste nessun altro metodo se non quello di seguire un apposito esame del sangue. Sul sito del CDC si legge che «Alcune persone possono sperimentare una malattia simile all'influenza entro 2 o 4 settimane dall’infezione (infezione da stadio 1 HIV). Ma alcune persone potrebbero non sentirsi male durante questa fase. I sintomi simil-influenzali comprendono febbre, brividi, rash, sudorazione notturna, dolori muscolari, mal di gola, affaticamento, linfonodi ingrossati o ulcere della bocca. Questi sintomi possono durare da pochi giorni a diverse settimane. Durante questo periodo, l'infezione da HIV potrebbe non apparire su un test HIV, ma le persone che lo hanno sono altamente infettivi e possono diffondere l'infezione ad altri. Se hai questi sintomi, questo non significa che hai l'HIV. Ognuno di questi sintomi può essere causato da altre malattie. Ma se hai questi sintomi dopo una potenziale esposizione all'HIV, consulta un medico e informalo del tuo rischio», concludono gli esperti.

Fonte. qui

GLI ANZIANI SONO SEMPRE PIÙ SOLI – SI VIVE PIÙ A LUNGO MA SI VIVE PEGGIO: LA TRISTE REALTÀ DEGLI OVER 65 CHE NON SONO AUTONOMI E HANNO DIFFICOLTÀ NEI GESTI QUOTIDIANI

IL 30 PER CENTO DI LORO NON RIESCE A MANGIARE DA SOLO O ALZARSI E NEL SUD ITALIA VA ANCORA PEGGIO: A NAPOLI SI VIVE SEI ANNI DI MENO CHE A STOCCOLMA…

Flavia Amabile per “la Stampa

Si invecchia di più ma si invecchia peggio.
In questa Italia dove la vita dei giovani è tutta in salita, anche quella degli anziani non è affatto semplice. Vivono in uno dei Paesi più longevi al mondo, dove l'aspettativa di vita è di nuovo in aumento dopo il calo di due anni fa ma sono in crescita anche i problemi e le difficoltà di chi ha più di 65 anni, in particolare di chi abita al Sud.

La vita nel Meridione è un'emergenza continua, A Napoli si vive sei anni in meno che a Stoccolma e, se è vero che oggi in Italia si muore meno per tumori e malattie croniche, è anche vero che questo vale solo per le regioni dove la prevenzione funziona, principalmente al Nord. Nel Mezzogiorno, invece, il tasso di mortalità per queste malattie è maggiore di una percentuale che va dal 5 al 28 per cento e la Campania è la regione con i dati peggiori.

ANZIANO IN MACCHINAANZIANO IN MACCHINA
I problemi sono numerosi non solo per chi soffre di patologie gravi. Il 30,3 per cento degli ultrasessantacinquenni non è in grado di vivere da solo. Si tratta di persone che hanno molta difficoltà a usare il telefono, oppure non sono proprio in grado di farlo. Non riescono a prendere le medicine e gestire le risorse economiche, preparare i pasti, fare la spesa, svolgere attività domestiche leggere e, occasionalmente, attività domestiche pesanti.

È un quadro triste quello che viene delineato nel rapporto Osservasalute 2017, presentato a Roma al Policlinico universitario Agostino Gemelli. Le difficoltà sono meno presenti fino ai 74 anni (13%), aumentano al 38% negli anziani tra i 75-84 anni e al 69,8% tra gli ultra ottantacinquenni.

anziano badanteANZIANO BADANTE
La situazione si complica se si scende nel dettaglio dei gesti da compiere. Un ultrasessantacinquenne su 10 ha molta difficoltà o non è in grado di svolgere le attività quotidiane di cura della persona senza un aiuto. Vuol dire non riuscire a mangiare da soli e tagliarsi il cibo, sdraiarsi e alzarsi dal letto o sedersi e alzarsi da una sedia.

Si dirà che è l'età ma c'è chi invecchia meglio degli italiani: in Danimarca a non riuscire a compiere questi gesti sono il 3,1% degli ultrasessantacinquenni - valore più basso in Europa - in Svezia il 4,1%. Gli anziani italiani hanno più problemi di quanti non ce ne siano in media in Europa, dove la percentuale è dell'8,8%. «Da ciò si evince una richiesta di aiuto e una difficoltà di gestione della quotidianità», sottolinea il rapporto.

La richiesta sarà sempre maggiore in futuro e nulla lascia pensare che vi sarà un miglioramento dell'assistenza agli anziani. Il rapporto segnala le previsioni fra dieci anni, sottolineando che per il 2028 «tra gli ultrasessantacinquenni le persone non in grado di svolgere le attività quotidiane per la cura di se stessi (dal lavarsi al mangiare) saranno circa 1,6 milioni (100 mila in più rispetto a oggi), mentre quelle con problemi di autonomia (preparare i pasti, gestire le medicine e le attività domestiche, ecc.) arriveranno a 4,7 milioni (700 mila in più), solo considerando il trend demografico di invecchiamento e gli attuali tassi di disabilità. ma i dati potrebbero rappresentare una sottostima del problema».

Insomma, «Ci troveremo di fronte a seri problemi per garantire un'adeguata assistenza agli anziani, in particolare quelli con limitazioni funzionali (che non sono autonomi), perché la rete degli aiuti familiari si va assottigliando a causa della bassissima natalità che affligge il nostro Paese da anni e della precarietà dell'attuale mondo del lavoro che non offre tutele ai familiari caregiver», avverte il direttore scientifico dell'Osservatorio, Alessandro Solipaca.

Ancora più difficile la situazione di chi è anziano e vive nel Meridione. Il divario della sanità tra nord e Sud è «divenuto ormai insopportabile e contrario alla nostra stessa Costituzione, a tutela della salute di tutti i cittadini», ha affermato il direttore dell'Osservatorio e presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Walter Ricciardi che ha deciso di lanciare un appello al futuro governo perché si pensi ad «una sorta di Piano Marshall per il Sud», una serie di interventi che riducano le differenze.

L' aspettativa di vita nel Paese, ha sottolineato Ricciardi, «è diseguale e nel Mezzogiorno si vive in media fino a 4 anni in meno». Ma non solo: in Campania si registra un +28% di mortalità per tumori e malattie croniche rispetto alla media nazionale del 2,3%, in Sicilia la mortalità è del +10%, in Sardegna è del +7% ed in Calabria è del +4,7%.

Fonte: qui