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IL DISCORSO COMPLETO
Comunicazioni
del Presidente del Consiglio dei Ministri
Senato
della Repubblica, 5 giugno 2018
Signora
Presidente, Onorevoli Senatrici e Onorevoli Senatori,
desidero
innanzi tutto rivolgere un saluto al Presidente della Repubblica, che
rappresenta l’unità nazionale e che ha accompagnato le prime - non
facili - fasi di formazione di questo Governo.
Entrando
per la prima volta in quest’aula e nel parlarVi oggi, avverto
pesante la responsabilità per ciò che questo luogo rappresenta.
Esso conserva la memoria di molti e significativi passaggi della
nostra istituzionale.
Ma la
maniera migliore che abbiamo, oggi, di onorare questa nobile
tradizione è offrire risposte concrete ai bisogni dei cittadini. La
crescente disaffezione verso le istituzioni, la progressiva perdita
di prestigio di chi ha l’onore di ricoprire cariche al loro interno
devono spingere tutti noi ad un supplemento di responsabilità che
passa necessariamente attraverso una maggiore apertura nei confronti
delle istanze reali che vengono da chi vive fuori da questi palazzi.
Il
ruolo e l’autorevolezza di Governo e Parlamento non possono basarsi
esclusivamente sugli altissimi compiti che ad essi assegna la nostra
Carta fondamentale, ma vanno conquistati giorno dopo giorno, operando
con “disciplina e onore”, mettendo da parte le convenienze
personali e dimostrando di meritare tali gravose responsabilità.
Il contratto.
Con questo spirito e questa
consapevolezza, oggi ci presentiamo a Voi per chiedere la fiducia a
favore non solo di una squadra di governo, ma anche di un progetto
per il cambiamento dell’Italia. Un progetto che è stato
formalizzato sotto forma di contratto
dalle due forze politiche che formano la maggioranza parlamentare,
composto a partire dai programmi elettorali presentati alle elezioni
e votati dalla maggioranza degli italiani, nonché ulteriormente
legittimato dalle votazioni a cui le due forze politiche hanno
chiamato i rispettivi iscritti e sostenitori.
Il programma di governo, i
cui contenuti anche chi Vi parla ha condiviso – pur in via discreta
– sin dalla fase della sua elaborazione, è quindi forte di una
duplice legittimazione, formale e sostanziale.
Gli
obiettivi che la nostra squadra di governo si ripromette di
raggiungere sono affidati alla pagina scritta, perché le forze
politiche che compongono la maggioranza li hanno dichiarati in modo
trasparente, vincolandosi ad adottare tutte le iniziative e le misure
necessarie a perseguirli. Solo una volta messi a punto i contenuti
del contratto, entrambe le forze politiche, in seguito alle
vicissitudini che ben conosciamo, hanno deciso, di comune accordo, di
proporre al capo dello Stato il mio nome per assumere la guida del
Governo.
Sono
grato a chi, rinunciando a legittime ambizioni personali, ha saputo
porre davanti a tutto l’interesse generale, per un progetto che
supera le persone chiamate a portarlo avanti, e che mi fa avvertire,
ancora più intensamente, la responsabilità che mi sono assunto, ben
consapevole delle prerogative che l’art. 95 della Costituzione
assegna al Presidente del Consiglio dei Ministri.
Come
è noto, non ho pregresse esperienze politiche. Sono un cittadino
che, in virtù dell’esperienza di studio e professionale maturata,
si è dichiarato disponibile, nel corso della campagna elettorale, ad
assumere eventuali responsabilità di governo con una delle due forze
politiche e, successivamente, ad accettare l’incarico di formare e
dirigere il Governo, rendendosi anche garante dell’attuazione del
“Contratto per il Governo del cambiamento”.
Assumo
questo compito con umiltà, ma anche con determinazione; con la
consapevolezza dei miei limiti, ma anche con la passione e con
l’abnegazione di chi comprende il peso delle altissime
responsabilità che gli sono affidate. Non sono mosso da null’altro
che da spirito di servizio. Sono profondamente onorato di poter
offrire il mio impegno e le mie competenze per difendere gli
interessi dei cittadini di questo meraviglioso Paese. Come già ho
avuto modo di anticipare, mi propongo a Voi e - attraverso Voi - ai
cittadini, come l’avvocato che tutelerà gli interessi del popolo
italiano.
Il cambiamento.
Qualcuno
ha considerato queste novità in termini di netta cesura con le
prassi istituzionali che sin qui hanno accompagnato la storia
repubblicana, quasi un attentato alle convenzioni non scritte che
hanno caratterizzato l’ordinario percorso
istituzionale
del nostro Paese.
Tutto
vero. Dirò di più. Non credo si tratti di una semplice novità. La
verità è che abbiamo apportato un cambiamento radicale del quale
siamo orgogliosi: rispetto a prassi che
prevedevano valutazioni scambiate nel chiuso di conciliaboli tra
leader politici, perlopiù incentrate sulla ripartizione di ruoli
personali e ben poco sui contenuti del programma, noi
inauguriamo una stagione nuova, non nascondendo le difficoltà e le
rinunce reciproche, nel segno della trasparenza e della chiarezza nei
confronti degli elettori.
Presentarsi oggi nel segno
del cambiamento
non è, quindi, un’espressione retorica o propagandistica, ma una
scelta fondata sulla necessità di aprirsi al vento nuovo che soffia
da tempo nel Paese e che ha prodotto, all’esito delle elezioni
politiche dello scorso 4 marzo, una geografia del consenso politico
completamente inedita.
Vecchie e nuove
categorie politiche.
Non esistono più forze
politiche che esprimono, come un tempo, complessive visioni del
mondo, che ispirano la loro azione - vale a dire - in base a sistemi
ideologici perfettamente identificabili.
Il tramonto delle ideologie
forti risale a decenni or sono ed è dimostrato dal fatto che gli
ultimi governi hanno promosso iniziative politiche di difficile
collocazione secondo le categorie politiche più tradizionali.
Il contratto posto a
fondamento del nostro governo è stato giudicato, a seconda dei punti
di vista, di destra o di sinistra.
Rispettiamo chi ha voluto
svolgere tali analisi, ma non possiamo che segnalarne
l’insufficienza, l’incapacità di comprendere i bisogni profondi
che vengono dal Paese. Personalmente ritengo più proficuo
distinguere gli orientamenti politici in base all’intensità del
riconoscimento dei diritti e delle libertà fondamentali della
persona.
Vero è che noi vogliamo
rivendicare, per l’azione di governo, nuovi criteri di valutazione:
pragmaticamente ci assumiamo la responsabilità di affermare che, qui
e oggi, ci sono politiche vantaggiose o svantaggiose per i cittadini
e per il nostro Paese, politiche che riescono ad assicurare il
benessere e una migliore qualità di vita dei cittadini e politiche
che invece compromettono questi obiettivi.
Le forze politiche che
integrano la maggioranza di governo sono state accusate di essere
“populiste” e “anti-sistema”. Sono formule linguistiche che
ciascuno può declinare liberamente.
Se “populismo” è
l’attitudine della classe dirigente ad ascoltare i bisogni della
gente – prendo spunto da riflessioni di Dostoevskij tratte dalle
pagine di Puskin –, se “anti-sistema” significa mirare a
introdurre un nuovo sistema, che rimuova vecchi privilegi e
incrostazioni di potere, ebbene queste forze politiche meritano
entrambe queste qualificazioni.
Ma a voler leggere con
attenzione il contratto
di governo,
emerge come questa attenzione ai bisogni dei cittadini sia condotta
nel segno alto della Politica, con la - P – maiuscola, con
l’obiettivo di dare concreta attuazione ai valori fondanti della
nostra Costituzione.
Nel contratto, accanto a
misure più immediate, sono presenti anche più profonde riforme di
carattere strutturale.
Se vogliamo restituire
all’azione di governo un più ampio orizzonte di senso, dobbiamo
mostrarci capaci di alzare lo sguardo, sforzandoci di perseguire i
bisogni reali dei cittadini in una prospettiva di medio-lungo
periodo. Diversamente la politica perde di vista il
“principio-responsabilità”, che impone di agire - come il
filosofo Jonas invitava a considerare - non solo guardando al bisogno
immediato, che rischia di tramutarsi in mero tornaconto, ma
progettando anche la società che vogliamo lasciare ai nostri figli e
ai nostri nipoti.
Cambiamento nel metodo.
Il
cambiamento non sarà solo nelle parole e nello stile, ma soprattutto
nel metodo e nei contenuti.
Dal
punto di vista metodologico, la nostra iniziativa si articolerà su
tre fronti.
L’ascolto.
Perché prima di tutto vengono i bisogni dei cittadini. In questo,
ovviamente ci aiuteranno anche il Parlamento e i nuovi strumenti di
democrazia diretta che il contratto si propone di introdurre.
L’esecuzione.
Vogliamo essere pragmatici. Se una norma, un ente o un istituto non
funziona è giusto abolirlo, se funziona è giusto potenziarlo, se
manca è giusto crearlo.
Il
controllo.
I provvedimenti che adotteremo hanno degli obiettivi che devono
essere raggiunti: saremo i primi a monitorare con severità e rigore
la loro efficacia, intervenendo immediatamente con le necessarie
correzioni.
Ascolto,
esecuzione, controllo. Saranno questi i tre pilastri dell’azione di
governo, nel segno della piena trasparenza.
Cambiamento
nei contenuti.
Il
cambiamento, come appena anticipato, sarà anche nei contenuti.
Cambia ad esempio il fatto che la prima preoccupazione del Governo
saranno i diritti sociali, che nel corso degli ultimi anni sono stati
progressivamente smantellati con i risultati che conosciamo: milioni
di poveri, milioni di disoccupati, milioni di sofferenti. E’ ora di
dire che i cittadini italiani hanno diritto a un salario minimo
orario, affinché nessuno venga più sfruttato, che hanno diritto a
un reddito di cittadinanza e a un reinserimento al lavoro qualora si
ritrovino disoccupati, che hanno diritto a una pensione dignitosa,
che hanno diritto a pagare in maniera semplice tasse eque. C’è di
nuovo che il debito pubblico lo vogliamo ridurre, ma vogliamo farlo
con la crescita della nostra ricchezza, non con le misure di
austerità che, negli ultimi anni, hanno contribuito a farlo
lievitare.
Il
cambiamento è in una giustizia rapida ed efficiente e dalla parte
dei cittadini, con nuovi strumenti come la class
action,
l’equo indennizzo per le vittime di reati violenti, il
potenziamento della legittima difesa. Cambia che metteremo fine al
business
dell’immigrazione, cresciuto a dismisura sotto il mantello di una
finta solidarietà. Cambia che combatteremo la corruzione con metodi
innovativi come il “daspo” ai corrotti e con l’introduzione
dell’agente sotto copertura. Cambia che vogliamo un Paese a misura
dei cittadini diversamente abili - e sono alcuni milioni - che troppo
spesso si ritrovano abbandonati a se stessi e alle loro famiglie.
Cambia che vogliamo rescindere il legame tra politica e sanità, per
rendere quest’ultima finalmente efficiente su tutto il territorio
nazionale. Cambia che aumenteremo fondi, mezzi e dotazioni per
garantire la sicurezza in ogni città. Cambia che presteremo adeguata
attenzione alle famiglie, specialmente quelle in difficoltà. Ho
richiamato solo alcune parti del contratto, ma se anche realizzassimo
solo le innovazioni che ho appena enunciato, i cittadini
percepirebbero immediatamente che il vento nuovo non ha soffiato
invano.
Percepirebbero
che il vento del cambiamento sta soffiando dappertutto: nelle grandi
città e nei piccoli comuni. Percepirebbero che la loro qualità
della vita è migliorata e si sentirebbero anche più uniti e
orgogliosi di vivere in questo nostro bellissimo Paese. Questo è in
definitiva il nostro obiettivo.
* *
*
Su
alcuni specifici temi.
Non
mi soffermerò in dettaglio a illustrare tutti i singoli obiettivi
che abbiamo posto a fondamento di quest’azione di governo e che
sono indicati nel contratto.
Di
seguito, tuttavia, riassumerò alcune indicazioni su alcuni temi più
rilevanti e anticiperò anche in quale direzione si esplicherà il
mio personale e più specifico contributo.
Lavoro.
In
questo tempo di crisi e difficoltà ci impegniamo a dare sostanza
alla previsione contenuta nel primo articolo della nostra
Costituzione, che fonda la Repubblica sul lavoro. Vogliamo costruire
un nuovo patto sociale trasparente ed equo, fondato sulla solidarietà
ma anche sull’impegno, consapevoli che solo con la partecipazione
di tutti allo sviluppo del Paese potremo garantire un futuro di
prosperità anche ai nostri figli.
Vogliamo
dare voce ai tanti giovani che non trovano lavoro: a quelli che sono
costretti a trasferirsi all’estero e a quelli che rimangono qui
inattivi, che si rinchiudono in se stessi e si avviliscono.
In un
caso come nell’altro finiamo per dissipare preziose risorse del
nostro Paese.
Vogliamo
dare voce alle tante donne, spesso più istruite e tenaci degli
uomini, e che sul posto di lavoro sono ancora inaccettabilmente
discriminate e meno pagate, e che si sentono sole quando decidono di
mettere al mondo un bambino.
La
diffusione di nuove tecnologie e dell’economia della condivisione
crea nuove opportunità imprenditoriali e rende disponibili servizi
innovativi per i cittadini, ma apre anche a rischi di
marginalizzazione e a nuove forme di sfruttamento: dobbiamo farci
carico di tali trasformazioni, non per combattere uno sviluppo per
molti versi irreversibile, ma per assicurare in ogni caso il rispetto
dei diritti essenziali dei lavoratori e per garantire che il lavoro
sia sempre strumento di realizzazione personale e umana.
Ambiente.
L’azione di governo sarà
costantemente incentrata sulla tutela dell’ambiente, sulla
sicurezza idro-geologica del nostro territorio, sullo sviluppo
dell’economia circolare.
Con le nostre scelte
politiche ci adopereremo per anticipare i processi, peraltro già in
atto, di “decarbonizzazione” del nostro sistema produttivo.
Non vogliamo assistere
passivamente all’evolversi della realtà che ci circonda, magari
assecondando gli interessi particolari di singoli attori economici,
ma ci impegniamo a governare questi processi aperti all’innovazione
tecnologica, nel segno dello sviluppo al servizio dell’uomo.
Vogliamo rivendicare, anche in questo campo, il ruolo “alto”
della politica, che sia capace di orientare e governare i cambiamenti
della realtà sociale, economica e culturale.
Non siamo disponibili a
sacrificare l’ambiente e il progetto di una blue
economy
per altri scopi. Dobbiamo misurarci da subito con i dilemmi della
intelligenza artificiale e utilizzare i big
data per
cogliere tutte le possibilità della sharing
economy.
Scenari internazionali,
mercati e sicurezza
Intendiamo preliminarmente
ribadire la convinta appartenenza del nostro Paese all’Alleanza
atlantica, con gli Stati Uniti d’America quale alleato
privilegiato.
Saremo fautori di una
apertura alla Russia, che ha consolidato negli ultimi anni il suo
ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche. Ci faremo promotori
di una revisione del sistema delle sanzioni, a partire da quelle che
rischiano di mortificare la società civile russa.
Come è noto, i processi di
integrazione dei mercati che si sono realizzati negli ultimi anni
hanno operato una completa ridefinizione dei rapporti tra politica,
diritto, economia.
Nel nuovo spazio globale,
l’economia o, meglio ancora, la finanza ha conquistato una
posizione di preminenza: è divenuta, come ha osservato Hillman, la
vera religione universale del nostro tempo.
La politica, ma anche il
diritto, hanno perso terreno. Abbiamo difficoltà a perseguire forti
e coerenti azioni politiche, come pure a realizzare efficaci e
armoniose discipline giuridiche.
La politica, in
particolare, stenta a governare processi sociali ed economici così
complessi e integrati.
Ma la risposta non è
negare le difficoltà. Dobbiamo trovare il modo di rafforzare,
all’interno delle strutture sovranazionali, i processi di
legittimazione democratica, potenziando le istituzioni
rappresentative della volontà dei popoli.
L’Europa.
L’eliminazione del
divario di crescita tra l’Italia e l’Unione Europea è un nostro
obiettivo, che dovrà essere perseguito in un quadro di stabilità
finanziaria e di fiducia dei mercati.
Il debito pubblico italiano
è oggi pienamente sostenibile; va comunque perseguita la sua
riduzione, ma in una prospettiva di crescita economica.
La politica fiscale e di
spesa pubblica dovrà essere orientata al perseguimento degli
obiettivi richiamati di crescita stabile e sostenibile.
In Europa verranno portati
con forza questi temi per un adeguamento della sua governance,
un adeguamento già al centro della riflessione e della discussione
di tutti i paesi membri dell’Unione. Siamo ottimisti sul risultato
di queste riflessioni e fiduciosi della nostra forza negoziale,
perché siamo di fronte a una situazione in cui gli interessi
dell’Italia, in questa fase della costruzione europea, coincidono
con gli interessi generali dell’Europa e con l’obiettivo di
prevenire un suo eventuale declino.
L’Europa è la nostra
casa. Quale Paese fondatore abbiamo il pieno titolo di rivendicare
un’Europa più forte e anche più equa, nella quale l’Unione
economica e monetaria sia orientata a tutelare i bisogni dei
cittadini, per bilanciare più efficacemente i princìpi di
responsabilità e di solidarietà.
Privilegi della
politica.
Negli anni a noi più
prossimi abbiamo visto ridurre gli investimenti pubblici e comprimere
i servizi fondamentali. Sono rimasti intatti, tuttavia, i privilegi
della politica e i suoi sprechi.
Questo Governo intende
agire con risolutezza. La lotta ai privilegi della politica e agli
sprechi non è una questione meramente simbolica. Se i comuni
cittadini affrontano quotidianamente mille difficoltà e umiliazioni
perché non hanno un lavoro, hanno una pensione al di sotto della
soglia della dignità, lavorano guadagnando un salario irrisorio, non
è tollerabile che la classe politica non ne tragga le dovute
conseguenze in ordine al proprio trattamento economico. Diversamente,
si rompe il patto di fiducia dei cittadini nei confronti delle
proprie istituzioni.
Occorre operare un taglio
alle pensioni e ai vitalizi dei parlamentari, dei consiglieri
regionali e dei dipendenti degli organi costituzionali, introducendo
anche per essi il sistema previdenziale dei normali pensionati. Le
cosiddette pensioni d’oro sono un altro esempio di ingiustificato
privilegio che va contrastato. Interverremo sugli assegni superiori
ai 5.000 euro netti mensili nella parte non coperta dai contributi
versati.
Opereremo risparmi in tutte
le sedi possibili e sono convinto che ci ritaglieremo ampi margini di
intervento e conseguiremo risultati significativi.
Giustizia.
In questa materia il nostro
obiettivo è ricostruire il rapporto di fiducia dei cittadini nei
confronti del “sistema giustizia”. Più di recente si è
registrato un declino delle iniziative di tutela giudiziaria. In
realtà, non è venuta meno la domanda di giustizia, ma piuttosto i
processi costano troppo e durano troppo a lungo. Questo vale per i
cittadini e per le imprese, con la conseguenza che la scarsa
efficienza del “servizio giustizia” si sta rivelando un limite
alla crescita economica e un deterrente nei confronti degli
investitori stranieri. Nell’economia contemporanea, come ricorda il
sociologo Ulrick Beck, il vero pericolo è la «minaccia di non
invasione da parte degli investitori, oppure la loro partenza».
Nel contratto di governo
sono indicati alcuni precisi obiettivi: la semplificazione e la
riduzione dei processi, l’abbassamento dei costi di accesso alla
giustizia, il rafforzamento delle garanzie di tutela dei diritti e
degli interessi dei cittadini.
Inaspriremo le pene per il
reato di violenza sessuale oltre all’equo indennizzo a favore delle
vittime. Assicureremo la “certezza della pena” onde evitare che i
cittadini onesti perdano fiducia nella giustizia.
Ove necessario, aumenteremo
il numero di istituti penitenziari anche al fine di assicurare
migliori condizioni alle persone detenute, ferma restando la funzione
riabilitativa costituzionalmente prevista per la pena, che impone di
individuare adeguati percorsi formativi e lavorativi.
Riformeremo anche la
prescrizione, che deve essere restituita alla sua funzione
originaria, non più ridotta a mero espediente per sottrarsi al
giusto processo.
Contrasto della
corruzione e dei poteri criminali.
Rafforzeremo le strategie
di contrasto della corruzione e dei poteri criminali.
Contrasteremo la corruzione
che si insinua in tutti gli interstizi delle attività pubbliche,
altera la parità di condizioni tra gli imprenditori, degrada il
prestigio delle funzioni pubbliche.
Aumenteremo le pene per i
reati contro la pubblica amministrazione, con introduzione del
“daspo” per corrotti e corruttori. Rafforzeremo l’azione degli
agenti sotto copertura, in linea con la convenzione di Merida.
Saranno maggiormente tutelati coloro che, dal proprio luogo di lavoro
– sia esso privato o pubblico –, denunceranno i comportamenti
criminosi compiuti all’interno dei propri uffici.
Contrasteremo con ogni
mezzo le mafie, aggredendo le loro finanze, le loro economie e
colpendo le reti di relazioni che consentono alle organizzazioni
criminali di rendersi pervasive nell’ambito del tessuto
socio-economico.
Conflitto di interessi
Il conflitto di interessi è
un tarlo che mina il nostro sistema economico-sociale fin nelle sue
radici, e impedisce che il suo sviluppo avvenga nel rispetto della
legalità e secondo le regole della libera competizione. Soggetti che
sono istituzionalmente investiti dell’obiettivo di perseguire
interessi collettivi, e che dovrebbero improntare le loro iniziative
a una logica imparziale, in realtà, vengono sovente sorpresi a
perseguire il proprio tornaconto personale.
Rafforzeremo la normativa
attuale in modo da estendere le ipotesi di conflitto fino a
ricomprendervi qualsiasi utilità, anche indiretta, che l’agente
possa ricavare dalla propria posizione o dalla propria iniziativa.
Occorre rafforzare, inoltre, le garanzie e i presidi utili a
prevenire l’insorgenza di potenziali conflitti di interesse.
Reddito e pensione di
cittadinanza.
Anche in Italia, come in
altri paesi, le diseguaglianze si sono aggravate e le povertà si
sono moltiplicate. A coloro che vivono condizioni di disagio
socio-economico è preclusa la possibilità di sviluppare appieno la
propria personalità e di partecipare in modo effettivo
all’organizzazione politica, economica e sociale del nostro Paese,
come previsto dal secondo comma dell’articolo 3 della nostra
Costituzione.
L’obiettivo del Governo è
assicurare un sostegno al reddito a favore delle famiglie più
colpite dal disagio socio-economico. Il beneficio verrà commisurato
alla composizione del nucleo famigliare e sarà condizionato alla
formazione professionale e al reinserimento lavorativo.
Ci proponiamo, in una prima
fase, di rafforzare i centri per l’impiego, in modo da sollecitare
l’incontro tra domanda e offerta di lavoro con la massima
efficienza e celerità possibili. Nella seconda fase, verrà erogato
il sostegno economico vero e proprio.
Ci premureremo di
intervenire anche a favore dei pensionati che non hanno un reddito
sufficiente per vivere in modo dignitoso, introducendo una pensione
di cittadinanza.
Immigrazione
Un primo banco di prova del
nuovo modo in cui vogliamo dialogare con i partner europei è
certamente la disciplina dell’immigrazione. È a tutti evidente
come la gestione dei flussi migratori finora attuata ha rappresentato
un fallimento: l’Europa ha consentito chiusure egoistiche di molti
stati membri che hanno finito per scaricare sugli stati frontalieri,
ed in primo luogo sul nostro Paese, gli oneri e le difficoltà che
invece avrebbero dovuto essere condivisi.
Per questo chiederemo con
forza il superamento del Regolamento di Dublino al fine di ottenere
l’effettivo rispetto del principio di equa ripartizione delle
responsabilità e realizzare sistemi automatici di ricollocamento
obbligatorio dei richiedenti asilo. Fin dal primo, positivo colloquio
che ho avuto con la cancelliera Angela Merkel ho rimarcato
l’importanza di questo tema e le successive dichiarazioni
rilasciate dalla medesima durante lo scorso fine settimana dimostrano
come si stia affermando la piena consapevolezza che l’Italia non
può essere lasciata sola di fronte a tali sfide.
Non siamo e non saremo mai
razzisti. Vogliamo che le procedure mirate all’accertamento dello
status di rifugiato siano certe e veloci, anche al fine di garantire
più efficacemente i loro diritti.
Difendiamo e difenderemo
gli immigrati che arrivano regolarmente sul nostro territorio,
lavorano e si inseriscono nelle nostre comunità rispettandone le
leggi e dando un contributo decisivo allo sviluppo. Ma per garantirne
l’indispensabile integrazione, dobbiamo non solo combattere con
severa determinazione le forme più odiose di sfruttamento legate al
traffico di esseri umani, perpetrate da scafisti privi di scrupoli,
ma anche riorganizzare e rendere efficiente il sistema
dell’accoglienza, assicurando trasparenza sull’utilizzo dei fondi
pubblici ed eliminando ogni forma di infiltrazione della criminalità
organizzata.
Ove non ricorrano i
presupposti di legge per la loro permanenza, ci adopereremo al fine
di rendere effettive le procedure di rimpatrio e ci adopereremo
affinché anche in sede europea tutti i Paesi terzi che vorranno
stringere accordi di cooperazione con un Paese membro dell’Unione
acceda alla sottoscrizione di accordi bilaterali di gestione dei
flussi migratori.
Una riflessione merita la
vicenda tragica e inquietante occorsa qualche giorno or sono. Sacko
Soumayla è stato ucciso con un colpo di fucile: era uno tra i mille
braccianti, con regolare permesso di soggiorno, che tutti i giorni in
questo paese si recano al lavoro in condizioni che si collocano al di
sotto della soglia della dignità. A lui e ai suoi familiari va il
nostro commosso pensiero. Ma questo non basta. La politica deve farsi
carico del dramma di queste persone e garantire percorsi di legalità,
che costituiscono la stella polare di questo programma di governo.
Riforma tributaria
Il nostro sistema
tributario è datato e non rispecchia più l’attuale realtà
socio-economica. Le grandi società, che operano nello spazio
transazionale, riescono a nascondere le loro ricchezze nei paradisi
artificiali, mentre le piccole aziende e i piccoli contribuenti
rimangono schiacciati da un’elevata pressione fiscale.
Ha ragione Kotler: occorre
ripensare
il capitalismo.
Nel frattempo, ci
ripromettiamo di introdurre misure rivoluzionarie che conducano a una
integrale revisione del sistema impositivo dei redditi delle persone
fisiche e delle imprese.
La nostra pressione
fiscale, unita a un eccesso di burocrazia, infatti, incidono
negativamente sulla qualità del rapporto tributario tra lo Stato e i
contribuenti, nonché sulla competitività del nostro Paese.
L’obiettivo è la “flat
tax”,
ovvero una riforma fiscale caratterizzata dall’introduzione di
aliquote fisse, con un sistema di deduzioni che possa garantire la
progressività dell’imposta, in piena armonia con i principi
costituzionali. Solo così sarà possibile pervenire a una drastica
riduzione dell’elusione e dell’evasione fiscale, con conseguenti
benefici in termini di maggiore risparmio di imposta, maggiore
propensione al consumo e agli investimenti, maggiore base imponibile.
È insomma necessario
rifondare il rapporto tra Stato e contribuenti, all’insegna della
buona fede e della reciproca collaborazione tra le parti.
Ma un concetto deve essere
qui ribadito con assoluta chiarezza: occorre inasprire l’esistente
quadro sanzionatorio amministrativo e penale, al fine di assicurare
il carcere vero per i grandi evasori.
Ricerca
scientifica
Siamo orgogliosi che
quest’anno ben undici fra giovani ricercatrici e ricercatori
italiani saranno insigniti nei prossimi giorni, alcuni per la seconda
volta, col prestigioso riconoscimento (Merit
Award 2018 della Conquer Cancer Foundation),
che li individua fra i migliori nel mondo per i loro lavori condotti
sul cancro. Spiace però constatare che molti di loro, al pari di
tanti colleghi che si fanno onore a livello globale nei diversi
settori della ricerca scientifica, siano stati costretti ad
abbandonare il nostro paese per operare in università e centri di
ricerca stranieri. Le nostre scuole e università sono in grado di
formare eccellenze assolute in tutti i settori, ma purtroppo non
siamo in grado di mantenerli nel nostro paese, con un deficit che è
insieme culturale ed economico.
Vogliamo invertire la
rotta, offrire ai migliori dei nostri ricercatori - come pure ai
ricercatori stranieri, nei confronti dei quali dobbiamo essere
attrattivi - concrete possibilità di proseguire le proprie attività
nel nostro Paese, così formando altri scienziati ed insieme
trasferendo il frutto dei loro lavoro nel nostro tessuto economico e
produttivo. Solo attraverso lo sviluppo delle attività più avanzate
e innovative potremo mantenere in Italia le filiere produttive che
oggi costituiscono l’ossatura su cui si fonda la nostra ricchezza,
regalando un futuro di sviluppo e crescita ai nostri figli e nipoti.
Sanità.
Il
documento di economia e finanza già deliberato prevede una
contrazione della spesa sanitaria. Sarà compito di questo Governo
invertire questa tendenza per garantire la necessaria equità
nell’accesso alle cure. Le differenze socioeconomiche non possono,
non devono risultare discriminanti ai fini della tutela della salute
per i cittadini del nostro Paese.
Perseguiremo
una maggiore efficienza nell’erogazione dei servizi, sia in ordine
ai volumi, alla qualità e agli esiti delle cure, sia in ordine alla
gestione dei conti.
Il
Governo lavorerà d’intesa con le regioni e le province autonome
per implementare modelli organizzativi più efficaci, in grado
di garantire una corretta presa in carico dei pazienti, favorendo la
promozione e la prevenzione della salute attraverso l’integrazione
dei servizi socio-sanitari oltre che il potenziamento della medicina
del territorio.
Vogliamo
ottenere la riduzione dei tempi delle liste d’attesa e vogliamo che
le nomine apicali delle strutture manageriali nel mondo della sanità
avvenga in base a criteri esclusivamente meritocratici, rigorosamente
al riparo da indebite influenze politiche.
Internet.
La società del domani sarà
sempre più caratterizzata da Internet:
uno spazio pubblico infinito, che facilita la produzione e l’accesso
alla conoscenza, crea opportunità di innovazione, riduce la distanza
tra i cittadini e i luoghi della democrazia e aumenta la trasparenza
dei processi decisionali.
Siamo però consapevoli che
la direzione verso cui questo progresso tecnologico si sviluppa non è
neutra.
Dobbiamo far si che questa direzione di sviluppo sia pienamente
compatibile con la tutela dei diritti fondamentali della persona e
con le esigenze della collettività.
Dobbiamo rafforzare alcune
garanzie, giuridiche e istituzionali, in modo da consentire la
definitiva affermazione della cittadinanza digitale.
L’accesso a Internet
va assicurato a tutti i cittadini in quanto diritto fondamentale e
precondizione dell’effettivo esercizio dei diritti democratici, ai
sensi del secondo comma dell’art. 3 Cost.
Occorre però assicurare un
elevato livello di protezione dei dati personali, in quanto sussiste
un circolo virtuoso tra tutela dei diritti, uso della rete,
inclusione sociale e crescita economica.
Sussidiarietà e terzo
settore.
L’azione di governo sarà
sensibile anche al principio di sussidiarietà, che impone di
limitare l’azione dei pubblici poteri quando l’iniziativa dei
privati, singoli oppure organizzati in strutture associative, possa
rivelarsi più efficiente.
Siamo consapevoli che il
terzo
settore e
tutti gli organismi che lo affollano (associazioni di volontariato,
di promozione sociale, di cooperazione sociale, che perseguono la
solidarietà sul piano internazionale) offrono modelli di sviluppo
sostenibile, che contribuiscono a realizzare un circuito di
solidarietà che favorisce le persone fragili e più bisognose.
Le iniziative non
profit sovente
si inseriscono negli spazi della nostra società dove più intensa si
avverte la sofferenza: contribuiscono a ridurre le diseguaglianze, a
rafforzare la coesione sociale, aiutano a disegnare un futuro
migliore.
Intendiamo porre in essere
tutti i provvedimenti, anche correttivi, che consentano la piena
realizzazione di una efficace riforma del terzo settore, che sia
effettiva anche sul piano delle ricadute fiscali.
Vorrei qui ricordare, in
particolare, il contributo al miglioramento della qualità della vita
offerto dalla pratica sportiva e assicurato dalle esperienze di
volontariato, attraverso migliaia di piccole associazioni sportive
dilettantistiche.
E’ questa una dimensione
del mondo dello sport che intendiamo tutelare e valorizzare.
Imprese e sviluppo.
Siamo consapevoli che il
rilancio della nostra economia passa attraverso lo spirito di
iniziativa e le qualità di tanti piccoli imprenditori,
professionisti, commercianti artigiani, i quali, attraverso mille
difficoltà, tengono alta la tradizione di impegno e laboriosità che
costituisce una delle caratteristiche più autentiche del nostro
tessuto produttivo, a tutti i livelli, in tutti i settori.
Ci proponiamo di creare per
loro un contesto favorevole, operando in modo che la pubblica
amministrazione non sia un avversario da cui difendersi, ma un
alleato con cui cooperare.
Agiremo in modo da favorire
le imprese che innovano, che assumono nuovo personale, che rispettano
le regole della libera competizione.
Intendiamo promuovere le
imprese che adottano prassi socialmente responsabili, che improntano
le loro iniziative economiche al principio di precauzione, in modo da
prevenire l’impatto negativo delle loro azioni sull’ambiente e da
assicurare un ambiente idoneo a tutelare i diritti dei lavoratori.
Promuoveremo una disciplina
che riveda integralmente la tradizionale legge fallimentare, nel
segno di un approccio ben più ampio, che abbandonando una logica
meramente sanzionatoria, valga a disciplinare e definire, in modo
organico, il fenomeno della cosiddetta “crisi di impresa”.
Dialogo con le parti
sociali.
Questo Governo si propone
di recuperare in forme nuove e più efficaci il dialogo sociale con
le varie associazioni rappresentative dei lavoratori e delle imprese.
Dovremmo ridefinire, sulla base dei criteri oggettivi, il principio
di rappresentatività, in piena trasparenza.
Per questa via otterremo
che tutti siano invitati, ciascuno in base alle proprie sensibilità
e competenze, a ridare un nuovo slancio alle proprie iniziative,
nella consapevolezza che il loro impegno e le loro proposte, se
ispirate all’interesse generale del Paese e delle varie comunità
anche locali, saranno apprezzate e tenute in considerazione.
Occorre rimettere in moto,
in maniera corale, tutte le molteplici energie positive del nostro
Paese. Restituire vitalità all’industria, specialmente
esportatrice, al tessuto delle innumerevoli piccole e medie imprese
nell’ambito del commercio, dei servizi e dell’artigianato,
alle cooperative autentiche, al mondo agricolo e alle sue filiere che
promuovono il made
in Italy nel
mondo, alle banche trasparenti e al servizio della economia reale.
Semplificazione,
deburocratizzazione, digitalizzazione.
Dobbiamo
ridare slancio agli appalti pubblici, che possono diventare una leva
fondamentale della politica economica del Paese, garantendo sviluppo
sostenibile e aumento dell’occupazione. Negli ultimi anni questo
settore sta attraversando una fase di arresto, determinata per buona
parte anche dalle incertezze interpretative e da talune rigidità
generate dal nuovo codice dei contratti pubblici.
Dobbiamo
superare il formalismo fine a se stesso che ancora domina largamente
la disciplina degli appalti, poiché la forma non può essere
scambiata per legalità: troppo spesso gare formalmente perfette
nascondono corruzione e non impediscono la cattiva esecuzione.
Dobbiamo
parametrare i vincoli, in sede di assegnazione delle gare, al valore
e alle caratteristiche delle commesse, in modo da assicurare la
semplificazione e la rapida conclusione degli appalti che non
presentano particolari complessità.
Dobbiamo
assicurare il rigoroso rispetto dei tempi di consegna delle opere ma
anche la qualità dei lavori e delle forniture e l’efficienza dei
servizi.
Al
fine di rassicurare gli amministratori pubblici potrebbe rivelarsi
utile operare un rafforzamento della funzione consultiva e anche
della funzione di vigilanza collaborativa esercitata dall’ANAC, con
il risultato di assicurare in via preventiva la legittimità delle
bozze degli atti di gara, assicurando la deflazione del contenzioso e
la speditezza dei procedimenti.
Appare
essenziale, inoltre, completare il processo di riduzione e di
qualificazione delle stazioni appaltanti - oggi sono decine di
migliaia, difficili da controllare e perfino da censire - e di
formazione e valorizzazione del personale deputato a questa complessa
attività.
Intendiamo, infine,
sollecitare l’ANAC a rendere finalmente operativa e ad arricchire
la Banca
dati nazionale dei contratti pubblici,
concentrando in un unico centro informativo le informazioni
essenziali su tutte le spese realizzate dalle pubbliche
amministrazioni, con indicatori utili a far emergere le anomalie di
spesa e ad attivare, per conseguenza, i controlli anticorruzione.
Occorre
realizzare il processo di digitalizzazione della pubblica
amministrazione, che deve tradursi nella completa semplificazione
delle procedure e degli oneri per i cittadini, per le imprese e per
gli stessi uffici pubblici.
Va
salvaguardato il principio di trasparenza assoluta della pubblica
amministrazione ma gli oneri di comunicazione e di pubblicazione
posti a carico di soggetti pubblici e privati vanno semplificati,
razionalizzati e unificati.
Dovremo
lavorare alla semplificazione della disciplina normativa.
L’ipertrofia normativa contribuisce all’incertezza giuridica, che
finisce per avvantaggiare i disonesti e a penalizzare i cittadini e
le imprese che operano nella legalità.
Faremo
in modo di operare un
riassetto di interi settori dell’ordinamento giuridico, abrogando
le leggi inutili, e favorendo il riordinamento della legislazione
vigente anche attraverso l’adozione di codici per settori di
attività.
Sul sistema di voto
all’estero e sulla salvaguardia delle Regioni ad autonomia
speciale.
Il
Governo presterà la dovuta attenzione anche alle legittime istanze
che verranno dai Parlamentari eletti all’estero. Abbiamo già
iniziato a meditare sulle criticità del sistema di voto all’estero
e sulla necessità di introdurre misure adeguate a prevenire il
rischio che alle votazioni si accompagnino brogli.
Ci
adopereremo per salvaguardare le Regioni ad autonomia speciale, del
Nord e del Sud del Paese, nella convinzione che la prossimità, la
sussidiarietà e la responsabilità, ove localmente concentrate,
possano contribuire a migliorare la qualità di vita dei nostri
cittadini.
Sulla centralità del
Parlamento e sui gruppi parlamentari di opposizione.
Una
specifica considerazione rivolgo ai gruppi parlamentari che si
collocheranno all’opposizione.
Questo
governo non è espressione del Vostro sentire, ma si apre anche alle
Vostre valutazioni. Nel rispetto dei ruoli, qualora confermerete di
non appoggiare questa iniziativa di governo, vi chiedo però di
esercitare le vostre prerogative di opposizione in modo costruttivo e
leale. Le istituzioni non sono il patrimonio di una sola forza
politica ma sono la casa di tutti gli italiani e segnano la qualità
del nostro ordinamento giuridico e del nostro vivere civile.
Una opposizione anche
ferma, ma leale e costruttiva è il sale della dialettica politica e
serve per il buon funzionamento dell’“istituzione
parlamentare”
e dell’intero sistema democratico.
Anche al fine di onorare la
centralità del Parlamento, Vi anticipo sin d’ora che è mia
intenzione applicare l’istituto delle interrogazioni a risposta
immediata, in accordo con le previsioni regolamentari di Camera e
Senato.
Per questa via, potremo
confrontarci costantemente e attraverso la vostra mediazione mi sarà
consentito di interloquire con i cittadini da Voi rappresentati.
La presenza del Governo
nelle Aule e nelle Commissioni Parlamentari sarà inoltre assicurata,
con forza, da tutti i Ministri, i quali, in base alle rispettive
competenze, risponderanno alle Vostre domande.
Personalmente, mi impegno a
rispettare le opinioni dissenzienti e le valutazioni contrarie che si
leveranno da questi scranni e a veicolare anche all’interno della
compagine di governo le posizioni che torneranno utili a offrire
maggiore solidità ed efficacia alle azioni del Governo.
Saremo
disponibili anche a valutare, in corso d’opera, l’apporto di
gruppi parlamentari che vorranno condividere il nostro cammino e, se
del caso, aderire successivamente al contratto di governo, offrendo
un apporto più stabile alla realizzazione del nostro programma.
* * *
Sono
giunto alla fine del mio discorso. Il popolo si è espresso e ha
chiesto il cambiamento. Adesso la parola sta a Voi. Il Vostro voto di
oggi sarà parte della storia del Paese. Grazie a tutti.