9 dicembre forconi: agosto 2018

venerdì 31 agosto 2018

PETER GOMEZ: “PENSARE CHE CON LE RIFORME TUTTO FILERÀ LISCIO È DA DEMENTI O DA BUGIARDI. CIASCUNO DI NOI SA CHE ACCANTO AI CITTADINI CHE PERCEPIRANNO IL REDDITO DI CITTADINANZA PERCHÉ IN CERCA DI UN IMPIEGO VE NE SARANNO DECINE DI MIGLIAIA CHE UN LAVORO LO HANNO GIÀ. LO STESSO PER LE TASSE”



Estratto dell’articolo di Peter Gomez per “il Fatto quotidiano”

marco travaglio peter gomezMARCO TRAVAGLIO PETER GOMEZ
(…) Ecco cosa dovrebbe fare il governo prima di varare le riforme che, secondo le promesse, ci porteranno al reddito di cittadinanza e alla flat tax: guardare il video, ormai virale in Rete, che ritrae cinquanta passeggeri della metropolitana di Napoli intenti a superare i tornelli d' ingresso dopo aver acquistato un solo biglietto.

Il filmato è istruttivo. Insegna come, in assenza di senso civico, per far pagare a tutti i trasporti pubblici siano necessari controllori agguerriti e tornelli tecnologicamente migliori, in grado di non essere bloccati dalla folla.

Dopo la visione, il premier e suoi ministri avranno certamente chiaro che prima di varare ogni taglio di tasse o sussidio è necessario stabilire come prevenire, reprimere e punire truffe e abusi.

(…) Pensare che quando e se le riforme entreranno in vigore tutto filerà liscio è da dementi o da bugiardi. Ciascuno di noi sa che accanto a milioni di cittadini che percepiranno il reddito perché effettivamente in cerca di un impiego, ve ne saranno decine di migliaia che un lavoro - loro malgrado in nero - lo hanno già.
cumana 5CUMANA

Ma nonostante questo, o proprio per questo, tenteranno di intascare il denaro ugualmente. Mentre ve ne saranno altri disposti a farsi licenziare (per poi lavorare senza contratto) pur di incamerare una sorta di doppio stipendio. Certo si tratterà di una minoranza. Ma sarà assai numerosa.

Una previsione analoga la si può fare sulle tasse.

(…) Se la situazione è questa e per decenni, anche a causa di una pressione fiscale troppo elevata, milioni di persone si sono abituate a lavorare in tutto o in parte in nero, davvero crediamo che per farle pagare basti portare il prelievo al 15 o 20 per cento?

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINIGIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI




Ecco allora perché l' esempio della metropolitana di Napoli deve restare impresso nelle menti dei governanti. Le riforme, per essere economicamente sostenibili, devono essere precedute dalla creazione di un sistema di verifica efficace. Non servono solo nuovi controllori (come ad esempio migliaia di ispettori del lavoro), serve soprattutto una svolta tecnologica. Servono i famosi tornelli migliori.

(…) Fonte: qui

PETER GOMEZPETER GOMEZ

PUSHER GAMBIANO SCARCERATO PERCHÉ “VENDERE DROGA È LA SUA SOLA FONTE DI SOSTENTAMENTO”!!!

LA DECISIONE DEI GIUDICI DEL TRIBUNALE DEL RIESAME DI MILANO. 

L’UOMO, UN 31ENNE, ERA STATO ARRESTATO PERCHÉ BECCATO PER LA SECONDA VOLTA IN QUATTRO GIORNI A VENDERE ECSTASY, MA ORA…

Paola Fucilieri per www.ilgiornale.it

I giudici del Tribunale del riesame di Milano, concordando con l'avvocato difensore, il 18 luglio hanno fatto cadere le accuse a suo carico sentenziandone la scarcerazione per «assenza di gravi indizi».

Gli stessi indizi che, invece, il 27 giugno, dopo il giudizio per direttissima, avevano portato il gambiano 31enne Buba C. in cella a San Vittore, bollandolo come pusher recidivo e particolarmente operoso di una delle zone al momento più calde dello spaccio milanese quando, per la seconda volta in quattro giorni (la prima era stata il 23 giugno, ndr) era stato sorpreso a vendere ecstasy in via dei Transiti, periferia nord della città, dalla squadra investigava dei commissariati di polizia di «Greco Turro» e «Villa San Giovanni».
ECSTASYECSTASY

Anzi, seppur assai discutibili, nelle motivazioni al rilascio il Riesame ha voluto trovare anche alcuni «alibi» alla condizione di fuorilegge del gambiano che, già in precedenza, gli era costata, sempre a Milano, due denunce per il medesimo reato (prima di quella del 23 giugno, infatti, ce n'era stata un'altra esattamente cinque mesi prima, il 23 gennaio) e un analogo arresto datato 19 novembre 2016.

È così che l'africano - respinto dalla Svizzera come clandestino e fotosegnalato per la prima volta in Italia due anni fa a Como, con precedenti penali per spaccio, altre due denunce tra quest'anno e il 2017 rispettivamente per falsa attestazione sull'identità personale e per ricettazione - secondo i giudici milanesi che decidono per il rilascio dei detenuti, farebbe lo spacciatore perché, scrivono, non avendo «(...) alcun provento derivante da attività lavorativa, lo spaccio appare l'unico modo per mantenersi».
SPACCIOSPACCIO

E non è tutto. I giudici del Tribunale del riesame ammettono che ci sia «un concreto e attuale pericolo di reiterazione di analoghi reati, tenuto conto dei precedenti specifici, l'ultimo dei quali risale a pochi giorni prima dell'arresto» (e qui elencano anche le denunce che avevano già colpito Buba C.).

Così concludono: «Posto che il reato è stato commesso a Milano» e che le impronte sono tutte relative «a fatti commessi in questa città, va applicato il divieto di dimora nei territori del Comune di Milano, onde ad allontanare il ricorrente dal contesto territoriale in cui ha operato». 

Come se davvero fossero così ingenui da poter anche lontanamente sperare che un tipo del genere si possa fare degli scrupoli a tornare in un luogo che gli è stato precluso.
SPACCIO 1SPACCIO 

La parte più grave però è sicuramente la seguente. I giudici del Riesame accolgono il ricorso perché, anche se in direttissima si è deciso che Buba C. doveva andare in carcere, il tribunale ordinario a loro parere avrebbe ragionato in maniera errata.

«Il dato ponderale» (cioè le 5 pastiglie di ecstasy, ndr) - infatti per questi magistrati - è molto contenuto». Scordando come anche una sola pastiglia di questa sostanza psicoattiva possa significare morte sicura.

Infine concludono le loro motivazioni al rilascio del gambiano cantandosela e suonandosela. «I limiti di pena previsti dall'articolo 73, comma 5 della legge 309 del 1990 (che parla proprio di reati di lieve entità, ndr) non consentono la custodia cautelare in carcere» scrivono i giudici.

Che tradotto significa: «poiché per noi del Riesame si tratta proprio di un reato da nulla, il gambiano, come dice la legge a proposto dei crimini irrilevanti, in carcere non ci può stare». Ora un dato: solo le squadre investigative dei commissariati «Greco Turro» e «Villa San Giovanni» e nel solo nel mese di giugno in via dei Transiti hanno arrestato un gruppo di 10 gambiani, un sudanese e un giovane del Mali. Tutti pusher tra i 20 e i 25 anni. E, guarda un po', tutti richiedenti asilo.

Fonte: qui

IN COREA È STATA AMPUTATA LA MANO AD UN UOMO CHE AVEVA MANGIATO PESCE CRUDO AL RISTORANTE


I MEDICI HANNO TENTATO DI DRENARE LE VESCICHE, GRANDI COME UNA PALLINA DA GOLF, CHE SI ERANO FORMATE DOPO L’INFEZIONE 

DOPO 25 GIORNI DI SOFFERENZE HANNO DECISO DI…

Cristina Marrone per www.corriere.it

VIBRIOSIVIBRIOSI
Un uomo sudcoreano di 71 anni ha contratto una grave infezione batterica dopo aver mangiato sushi al ristorante. Dodici ore dopo la cena la sua mano sinistra si è gonfiata e sono comparse vesciche e lividi: le sue condizioni si sono aggravate a tal punto che i medici hanno dovuto amputargli la mano per salvargli la vita.

L’infezione
La storia è riportata sul New England Journal Medicine. I medici hanno prima tentato di drenare le vesciche e hanno rimosso il tessuto infetto e l’uomo è stato sottoposto a terapia antibiotica ma le ulcere molto dolorose si sono ulteriormente estese arrivando a misurare quanto una pallina da golf.

sushiSUSHI
I medici dell’ospedale di Jeonju, a circa 190 chilometri a sud di Seoul, hanno diagnosticato un’infezione chiamata vibriosi, causata dal batterio Vibrio vulnificus, che si contrae proprio mangiando pesce crudo non controllato.

Le condizioni dell’uomo, con febbre molto alta, si sono aggravate molto rapidamente perché era affetto da diabete, ipertensione e gravi problemi renali, tanto che era in dialisi.

L’aggravamento
VIBRIOSI 1VIBRIOSI




Nonostante gli sforzi, 25 giorni dopo il pasto incriminato, i medici hanno dovuto amputare l’avambraccio allo sfortunato paziente per fermare la decomposizione dei tessuti. Le condizioni dell’uomo si sono aggravate rapidamente perché affetto da diabete, patologia che fa aumentare il rischio di complicazioni da ulcere della pelle.

La maggior parte delle persone che contrae infezioni batteriche mangiando pesce crudo contaminato (sushi, ostriche, crostacei) si riprende con una terapia antibiotica in qualche giorno, senza ulteriori complicazioni.

Ma l’uomo sudcoreano aveva già un sistema immunitario compromesso per le sue patologie ed è questo il motivo per cui ha sviluppato una complicazione così seria.
MANGIA SEMPRE SUSHI E SI RITROVA UN VERME DI DUE METRI NELL INTESTINOMANGIA SEMPRE SUSHI E SI RITROVA UN VERME DI DUE METRI NELL'INTESTINO

La procedura di abbattimento del sushi
C’è anche da sottolineare che per quanto riguarda il sushi in Italia, così come in Europa, è obbligatorio il processo di abbattimento: il pesce viene congelato a temperatura di almeno -20° per un tempo non inferiore a 24 ore.

sushiSUSHI








L’abbattitore professionale deve essere presente in tutti i ristoranti che servono pesce crudo: la procedura uccide i parassiti e blocca la proliferazione dei batteri (un solo batterio non è in genere dannoso per la salute, quel che fa male è la carica batterica).
IL SUSHI RIPRENDE VITAIL SUSHI RIPRENDE VITA

Nella catena del freddo il pesce dovrebbe essere sempre abbattuto da fresco per evitare la presenza di batteri. Ad ogni modo i batteriologi sono sempre stati chiari: «Per essere sicuri al 100% pesce e carne non dovrebbero essere consumati crudi».

Fonte: qui

SMARTPHONE: ECCO QUELLI CHE EMETTONO LE ONDE ELETTROMAGNETICHE PIÙ FORTI

L'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ HA INSERITO LE RADIAZIONI DEI CELLULARI TRA I POSSIBILI EFFETTI “CANCEROGENI”
Paolo Travisi per il Messaggero
smartphoneSMARTPHONE
La comunità scientifica internazionale è divisa sui possibili effetti cancerogeni dei telefoni cellulari. Alcuni ricercatori sostengono che l'esposizione prolungata alle onde elettromagnetiche emesse dagli smartphone, potrebbe causare il cancro al cervello o al nervo acustico dell'orecchio. Ma nonostante la pubblicazione di studi realizzati sui topi, una vera evidenza scientifica sugli effetti cancerogeni nocivi nei confronti degli esseri umani ancora non esiste.

Eppure l'Organizzazione mondiale della Sanità ha inserito le radiazioni dei cellulari, tra i “cancerogeni possibili”. Un punto su cui tutti sono concordi è limitarne l'utilizzo a contatto diretto con l'orecchio, usando il più possibile l'auricolare. A tal proposito esiste un'unità di misura, il Sar, che serve a misurare la quantità di radofrequenze assorbite dal corpo umano, quando si usa un cellulare, ma anche quando lo teniamo in tasca o nelle vicinanze (per esempio di notte sul comodino).

smartphoneSMARTPHONE
Quantità per cui l'UE ha stabilito un limite massimo per ogni device, pari a 2 watt per kg, limitando dunque un possibile (ed ancora sconosciuto) effetto nocivo sulla nostra salute. A tal riguardo il portale tedesco Statista ha pubblicato la classifica degli smartphone attualmente in commercio, con i relativi valori Sar, che potremmo chiamare tasso di assorbimento specifico. Questi dati, in realtà, devono essere chiaramente evidenziati dalle case produttrici, esposti sulle confezioni dei loro device e sui siti ufficiali. Ai primi posti svettano gli smartphone interamente prodotti in Cina.

Xiaomi Mi A1
OnePlus 5T
smartphoneSMARTPHONE
Huawei Mate 9
Huawei P9 Plus
Huawei GX8
Huawei P9
Huawei Nova Plus
OnePus 5
Huawei P9 Lite
iPhone 7
Sony Xperia XZ1 Compact
OnePlus 6
iPhone 8
Xiaomi Redmi Note 5
ZTE Axon 7 Mini

Ma come si può vedere nella lista dei valori Sar più alti ci sono anche due iPhone di ultima generazione. Statista pubblica inoltre anche una seconda lista, dove invece sono evidenziati i modelli con un tasso di assorbimento specifico più basso. E tra questi ci sono molti prodotti di casa Samsung, qualche ZTE e Motorola, ma nessuno smartphone di casa Apple.

Fonte: qui

giovedì 30 agosto 2018

ROMA, CROLLA IL TETTO DELLA CHIESA DI SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI ALLE SPALLE DEL CAMPIDOGLIO

NESSUN FERITO 
LA CHIESA ERA, AL MOMENTO, CHIUSA AL PUBBLICO 
SONO ORA IN CORSO ACCERTAMENTI PER VERIFICARE LE CAUSE DEL CEDIMENTO…

Rinaldo Frignani per www.corriere.it

Attimi di terrore nel primo pomeriggio di giovedì nel centro di Roma. La volta della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami in clivo Argentario, alle spalle del Campidoglio, è improvvisamente crollata.

Il racconto del parroco
In quel momento, come ha raccontato il parroco ai carabinieri, per fortuna la chiesa era chiusa al pubblico e non ci sono stati feriti anche se per alcuni minuti i vigili del fuoco hanno controllato che sotto le macerie non fosse rimasto qualcuno. Sono in corso accertamenti per verificare le cause del cedimento di una delle più suggestive chiese del centro di Roma. Fonte: qui
san giuseppe dei falegnamiSAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI
CROLLA IL TETTO DELLA CHIESA DI SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI A ROMA. MA CHI DOVEVA VIGILARE? “IL VICARIATO”, FANNO SAPERE DAL MINISTERO DEI BENI CULTURALI 

IL GIALLO DEL RESTAURO DEL 2014, UNA DELLE DITTE CHE AVEVA ESEGUITO I LAVORI: “LA MANUTENZIONE PER EVITARE INFILTRAZIONI” 

IL SOVRINTENDENTE PROSPERETTI EVOCA IL CROLLO DEL PONTE DI GENOVA: "ANCHE QUI POTREBBE AVER CEDUTO UN TIRANTE"


Laura Larcan per il Messaggero
SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMISAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI
Il prezioso tetto collassato della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami era stato restaurato nel 2014. Quattro anni fa la copertura di tegole e il soffitto ligneo dorato a cassettoni del Seicento erano già finiti sotto la lente d' ingrandimento dei restauratori. I lavori durarono una lunga estate calda e rientrarono all' interno di un progetto di restauro monumentale della chiesa, con un passaggio di consegne tra due imprese, la Gherardi che aveva avviato i lavori tra aprile e maggio, e la Aspera subentrata il 5 luglio del 2014:

«Noi siamo subentrati alla ditta che era già intervenuta sul rifacimento della copertura del tetto», ricorda Alex Amirfeiz, iraniano ma italiano d' adozione, alla guida della società Aspera di Genova (noto a Roma per aver guidato il restauro delle facciate del Colosseo). «Ricordo che l' intervento complessivo del progetto riguardava lo smantellamento delle vecchie tegole, il recupero del tetto, probabilmente anche un alleggerimento della struttura, ma soprattutto la manutenzione straordinaria affinché non si verificassero infiltrazioni d' acqua col rischio di ammalorare i legni».
SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMISAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI

«Noi - continua Amirfeiz - abbiamo completato l' intervento di rifacimento di una piccola porzione del tetto e ci siamo occupati soprattutto del recupero delle facciate ammalorate, del restauro del cassettone ligneo, della pavimentazione e dell' illuminazione», racconta l' architetto. Complessivamente nel 2014 fu un cantiere di otto mesi circa (di cui circa due mesi solo sul tetto), finanziato per 534mila euro dal Vicariato che è il diretto proprietario della chiesa. Nonostante il restauro, dopo quattro anni il crollo devastante. E la conta dei danni è pesante. «Poteva essere una tragedia - si sfoga il prefetto per l' unità di crisi del Mibac Fabio Carapezza Guttuso - Due i posti cruciali: nella chiesa dove è crollato il tetto, e nella sottostante cappella del Crocifisso, dove s' è staccato un pezzo dalla volta. Poteva succedere come a Firenze a Santa Croce. Anche la Cappella, infatti, come la chiesa resta inagibile - precisa il prefetto - mentre il Carcere Mamertino, per fortuna, non ha registrato danni».
SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMISAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI

Ma di chi è la responsabilità?
«San Giuseppe dei Falegnami è una chiesa del Vicariato - spiega Carapezza Guttuso - è chiaro che la responsabilità e la vigilanza restano nelle mani del proprietario. Ma è prematura imputare colpevoli, anche perché non è il mio ruolo. Le cause che hanno provocato il collasso delle travi vanno appurate. Non è semplice in questo momento, ci sono tante ipotesi, quello che è sicuro è che i sottotetti hanno sempre bisogno di una manutenzione attenta nel tempo».

L' allarme ha mobilitato i vertici del Mibac al fianco dei tecnici del Vicariato. Superando l' iniziale gap di responsabilità emergenziali tra Soprintendenza di Roma e Parco del Colosseo (visto che la chiesa è sul confine tra i due enti). Il problema delle competenze è stato risolto spacchettando il monumento: la tutela della chiesa resta nelle mani del soprintendente Francesco Prosperetti e il Carcere Mamertino in quelle di Alfonsina Russo alla guida del parco del Colosseo. Di nuovo la piaga della manutenzione mancata?

san giuseppe dei falegnamiSAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI
«Dopo l' esperienza del terremoto del 2016 - continua il prefetto - abbiamo appurato che le chiese, spesso per mancanza di sacrestani, non fanno più manutenzione, anche la più semplice, tra tegole e travi. Proprio la mancanza di manutenzione spicciola diventa un rischio».
Ma il soprintendente speciale di Roma, Francesco Prosperetti, parla di danni per un milione: «C' è una tragica somiglianza con Genova, un tirante che ha ceduto, è l' unica ipotesi possibile, perché la portanza della capriata è affidata ad una catena».

Fonte: qui

PAURA AL FORO ROMANO: SI STACCA UN PEZZO DI PARETE DELLE MURA DAVANTI AGLI OCCHI SBIGOTTITI DEI TURISTI 

AL MOMENTO NON SI REGISTRANO FERITI 

LA ZONA E’ STATA TRANSENNATA

IERI(30 AGOSTO 2018) IL CROLLO DEL TETTO DELLA CHIESA DI SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI


E' crollato davanti agli occhi sbigottiti dei turisti che stavano andando a visitare il Foto Romano. E' successo alle 13:58, nella parte di parete adiacente il Foro altezza del gabbiotto di via Monte Tarpeo. Al momento non si registrano feriti. La zona è stata subito transennata dalla polizia municipale e ora si attende l'intervento dei vigili del fuoco per la messa in sicurezza dell'area. Sul posto sono presenti anche i carabinieri della stazione di piazza Venezia. Fonte: qui

ECCO QUANTO GUADAGNANO ALLE NOSTRE SPALLE I PADRONI DELLE AUTOSTRADE

È UN GIOCO DA RAGAZZI: NESSUNA CONCORRENZA E AUMENTI TARIFFARI GARANTITI. 
IL MARGINE INDUSTRIALE SUPERA IL 60% PER TUTTI (GAVIO AL 64) MA GLI INVESTIMENTI LATITANO 
TOTO CON LE SOLE A24 E A25 SI BECCA 114 MILIONI DI MARGINE SU 165 DI RICAVI, I BENETTON NEL 2017 HANNO SPESO PER LA RETE SOLO 550 MILIONI, MENTRE GLI AZIONISTI (IN PRIMIS LA FAMIGLIA DI MAGLIARI VENETI) SI SONO INTASCATI 4,4 MILIARDI DI UTILI
Estratto dell’articolo di Fabio Pavesi per “il Fatto Quotidiano”

AUTOSTRADEAUTOSTRADE
Un gioco da ragazzi. Un business che viaggia con il pilota automatico. Nessuna concorrenza con i ricavi che continueranno anno su anno a crescere, grazie agli incrementi tariffari che superano costantemente l' inflazione. Basta controllare i costi e investire il meno possibile e voilà ecco che la redditività mostruosa e crescente è assicurata. Per i gestori autostradali, dai Benetton ai Gavio, ai Toto, quel business è una miniera d' oro.

(...)
beniamino gavioBENIAMINO GAVIO

Tutti, dai Benetton ai Gavio, a Toto, i tre grandi protagonisti del settore hanno le stesse dinamiche.

Una marginalità industriale che supera ampiamente il 60%. Per Autostrade per l' Italia dei Benetton siamo al 62%. Per la Sias del gruppo Gavio che gestisce 1.200 chilometri di rete soprattutto nel Nord-Ovest del Paese il margine industriale è al 64%.

campagna pubblicitaria autostrade per l italiaCAMPAGNA PUBBLICITARIA AUTOSTRADE PER L ITALIA
E la gestione autostradale della A24 e A25 nel centro Italia frutta alla Toto Holding profittabilità industriale che sfiora il 60%.

Tutti i costi, compresi investimenti e manutenzione, valgono quindi tra i poco più di 30, massimo 40 euro, ogni 100 euro incassati dai pedaggi. Il resto è grasso che cola nelle mani dei padroni delle autostrade che li usano essenzialmente per fare due o tre cose che con la gestione e la sicurezza della rete d' asfalto c' entrano ben poco.

Darsi lauti dividendi, pagare gli elevati interessi sul debito e magari come hanno fatto i Benetton lanciarsi in grandi shopping oltrefrontiera come l' acquisto dell' aeroporto di Nizza o una quota dell' Eurotunnel o l' assalto alla spagnola Abertis.

(...)

CARLO TOTOCARLO TOTO

I Benetton con la loro Autostrade hanno spesato investimenti nel 2017 per la rete per soli 550 milioni su 3,5 miliardi di ricavi da pedaggio. Hanno pagato oneri di concessione per 465 milioni e remunerato i dipendenti per altri 500 milioni.

Hanno speso quasi di più per pagare gli interessi sul debito monstre che hanno scaricato sulle spalle della società dopo l' operazione a leva con cui hanno conquistato il possesso di Autostrade. In oneri finanziari la società ha speso, nel solo 2017, 465 milioni.

(...)

i meme sui benetton e il crollo del ponte di genovaI MEME SUI BENETTON E IL CROLLO DEL PONTE DI GENOVA



Stesso copione per la Sias della famiglia Gavio. Anche qui tutti i costi operativi valgono solo 430 milioni su 1,1 miliardi di ricavi autostradali. Ogni anno oltre 100 milioni finiscono per pagare i soli interessi sul debito finanziario netto che è a livello consolidato pari a 1,3 miliardi dopo che nel 2016 era arrivato a toccare 1,6 miliardi. E che dire della famiglia Toto che dopo l' avventura non esaltante con Airone, finita tra le braccia di Alitalia, si è messo a fare il gestore di autostrade?

La sua Strada dei Parchi, che gestisce la A24 e la A25 , aveva nel 2016, come spiega la Relazione sull' attività di Vigilanza delle autostrade del ministero dei Trasporti, un margine industriale di ben 114 milioni su 165 milioni di ricavi da pedaggio.
AUTOSTRADE GRUPPO SIAS GAVIOAUTOSTRADE GRUPPO SIAS GAVIO

Ma era oberato di debiti finanziari netti per la bellezza di oltre un miliardo su un capitale di soli 52 milioni. Un debito colossale tanto da spendere oltre 50 milioni l' anno solo in interessi. Di fatto, oltre un terzo dei ricavi finiscono più per pagare i debiti che per far funzionare la sua autostrada. Gli investimenti complessivi sono stati di soli 17 milioni nel 2016 e di 36 milioni nel 2015. Poca roba, molto meno degli oneri sul debito.
gian maria gros pietro beniamino gavioGIAN MARIA GROS PIETRO BENIAMINO GAVIO

Ma ristorare legittimamente i creditori non è l' unico pensiero in cima ai signori delle Autostrade. Ci sono i ricchissimi utili da distribuire. La sola Atlantia, la holding che possiede Autostrade e che opera anche nel settore aeroportuale con Adr, ha sfornato tra il 2013 e il 2017 la bellezza di 4,4 miliardi di utili, distribuendo ai soci, in primis la famiglia Benetton, tra acconti e saldi la bellezza di 3,7 miliardi.

AUTOSTRADA DEI PARCHIAUTOSTRADA DEI PARCHI
Oltre l' 80% dei profitti è finito nelle tasche degli azionisti. Mentre la Sias dei Gavio ha distribuito il 34% dei 238,3 milioni di utili, ossia 80 milioni. Un po' meno degli anni passati, quando la cifra era circa la metà degli utili.

Toto, invece, ha chiuso l' ultimo bilancio disponibile (2016) in perdita. (...)

Fonte: qui

SAPETE COSA INSEGNERÀ ROBERTO NAPOLETANO ALLA LUISS?

“LE GRANDI CRISI DELL’ECONOMIA CONTEMPORANEA” E “GIORNALISMO POLITICO ECONOMICO” 

È UN ESPERTO, VISTO CHE È ACCUSATO DI AVER GONFIATO I DATI DI VENDITA DELLE COPIE DEL “SOLE 24 ORE”, CHE CON LUI HA PERSO 250 MILIONI DI EURO IN 6 ANNI

Gianluca Baldini per “la Verità”

roberto napoletanoROBERTO NAPOLETANO
Fa piacere sapere che, in un momento in cui in Italia ci sia così poco lavoro, Confindustria si dimostra sempre un ottimo centro per l' impiego. Da quest' anno, infatti, gli studenti dell' università Luiss Guido Carli, per chi non lo sapesse promossa proprio Confederazione generale dell' industria italiana, possono vantare una personalità di spicco in più all' interno del corpo docenti.
paola severino roberto napoletano con la mogliePAOLA SEVERINO ROBERTO NAPOLETANO CON LA MOGLIE 
Si tratta di Roberto Napoletano, ex direttore del Sole 24 Ore, il quotidiano che fa capo proprio all' istituto oggi guidato da Vincenzo Boccia. Per trovare il nome dell' uomo che è passato dalla redazione alle cattedre di Confindustria, basta andare alla lettera «n» della lista docenti e ricercatori dell' ateneo romano.
luiss villa blancLUISS VILLA BLANC
Napoletano avrà un impegno tutt' altro che secondario. Insegnerà infatti in ben quattro facoltà della Libera università internazionale degli studi sociali: impresa e management, economia e finanza, giurisprudenza e scienze politiche.
In tutte queste facoltà terrà un corso dal titolo «Le grandi crisi dell' economia contemporanea». Solo agli studenti di scienze politiche, invece, insegnerà un corso di «giornalismo politico-economico».
Chi vorrà seguire il corso sulle grandi crisi economiche del nostro tempo tenuto da Napoletano dovrà comunque sudare non poco. Nella descrizione online del corso si dice che le ore di didattica frontale sono ben 32, a fronte di un carico di lavoro complessivo per gli studenti di circa 100 ore.
IL CIGNO NERO E IL CAVALIERE BIANCOIL CIGNO NERO E IL CAVALIERE BIANCO
Giornate di studio lunghe e faticose (riservate solo agli studenti del terzo anno) in cui i volenterosi dovranno conoscere a menadito un testo in particolare: Il Cigno nero e il Cavaliere bianco, diario italiano della grande crisi, edito dalla Nave di Teseo e scritto proprio da Roberto Napoletano.
Tra gli obiettivi del corso, si legge, si vuole «contribuire a costruire la consapevolezza dei fatti economici contemporanei indispensabili per chi ambisce a essere classe dirigente del futuro». Ancora, «questo corso si propone di consegnare agli studenti le chiavi di questo mondo nuovo attraverso un racconto inedito dei fatti della grande crisi attraverso le testimonianze ai massimi livelli istituzionali italiani ed esteri».
Non male per un uomo indagato dalla Procura di Milano per false comunicazioni sociali (assieme agli ex vertici dell' azienda Donatella Treu e Benito Benedini) e accusato di aver gonfiato i dati di vendita delle copie digitali (così come una parte significativa di quelle cartacee) del Sole 24 Ore.
Dettagli non certo trascurabili che hanno contribuito a nascondere la crisi finanziaria (perdita per 92 milioni nel 2016) in cui versava il quotidiano di Confindustria. Ancora più impegnativo il corso di giornalismo politico economico che l' ex numero uno del quotidiano Sole 24 Ore dovrà tenere con il professor Fabio Carducci Artenisio.
In questo caso le ore di didattica frontale sono 48 per un carico di lavoro globale di circa 150 ore. «Il corso illustrerà l' evoluzione del giornalismo politico ed economico nel corso degli anni recenti», si può leggere nella scheda online che descrive le ore di lezione, «ma soprattutto insegnerà le basi dei generi giornalistici, dalla news analysis al reportage, attraverso laboratori, testimonianze dei protagonisti del mondo dei media, visite sui luoghi dove si fa informazione».
luiss viale polaLUISS VIALE POLA
Certo, forse qualcuno degli studenti che ha speso fino a 11.300 euro l' anno potrebbe obiettare che non sia il massimo farsi insegnare giornalismo da un direttore che il 5 ottobre 2016 è stato sfiduciato dal 74,4% della redazione (hanno votato in 201 su un totale di 225) di viale Monterosa (battendo anche il 70% ottenuto dal predecessore Gianni Riotta) e che nei sei esercizi (2012-2017) seguiti alla sua nomina (fine 2011) ha contribuito a far totalizzare al gruppo Sole 24 Ore oltre 250 milioni di perdite.

roberto napoletano pier carlo padoanROBERTO NAPOLETANO PIER CARLO PADOAN
Di certo lo stipendio che Napoletano prenderà dalla Luiss non avrà nulla a che vedere con quello di direttore del quotidiano di viale Monterosa. A marzo 2017, quando il suo rapporto con il gruppo editoriale si risolse «consensualmente» dopo sei mesi di aspettativa non retribuita e forti polemiche legate anche a note spese salatissime, Il Sole 24 Ore rese noto che avrebbe versato al giornalista circa 700.000 euro, pari a otto mensilità da direttore: pallottoliere alla mano, circa 87.500 euro al mese.
luiss viale romaniaLUISS VIALE ROMANIA
In un mese da direttore, dunque, Napoletano prendeva di più di quanto presumibilmente percepirà come docente in un anno. Facendo una stima, l' ex direttore dovrebbe percepire una cifra trai i 40 e i 50.000 euro l' anno per trasmettere il sapere ai suoi studenti. Forse meno: dipende dal contratto in essere con l' università.
Quello che è certo è che Confindustria da un lato ha lasciato andare l' ex direttore del Sole tra mille polemiche e poi gli ha offerto un lavoro all' interno della propria università per insegnare agli studenti giornalismo e le più grandi crisi finanziarie dei nostri tempi. In entrambi i casi Napoletano potrebbe avere un ruolo da protagonista. Fonte: qui
giovanni lo storto dg luissGIOVANNI LO STORTO DG LUISS
relazione sindaci su note spese roberto napoletanoRELAZIONE SINDACI SU NOTE SPESE ROBERTO NAPOLETANO