Marco Bresolin per “la Stampa”
Per l' Italia non è la migliore delle soluzioni possibili, anzi. Perché da ieri Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, ha fatto un ulteriore passo in direzione del suo obiettivo: prendere il posto di Mario Draghi. Pier Carlo Padoan non ha potuto far altro che ingoiare il rospo e dare il suo via libera - come tutti gli altri 18 ministri dell' Eurogruppo - a Luis De Guindos.
Dal 1° giugno l'attuale ministro dell' Economia spagnolo prenderà il posto del portoghese Vitor Costancio alla vicepresidenza della Bce. De Guindos lascerà il governo di Madrid «nei prossimi giorni» e assicura che difenderà «l'indipendenza della Banca centrale europea». Principio che già fa discutere: la seconda poltrona più importante dell'Eurotower non era mai andata a un ministro in carica.
Fino all' ultimo minuto la nomina di De Guindos era rimasta in bilico per via della concorrenza di Philip Lane, che nei giorni scorsi aveva ricevuto l'apprezzamento della commissione Affari Economici del Parlamento Ue. A detta degli eurodeputati, Lane se l'era cavata meglio dello spagnolo durante l'audizione. Ma ieri pomeriggio l'Irlanda ha fatto un passo indietro, ritirando il suo candidato.
Circolano voci di un patto siglato già in autunno. All'epoca De Guindos veniva da tutti indicato come uno dei papabili per prendere il posto di Jeroen Dijsselbloem al vertice dell'Eurogruppo (presidenza poi conquistata dal socialista portoghese Mario Centeno).
Ma sarebbe stato l'ennesimo popolare in una posizione di vertice, per questo i socialisti si erano opposti, offrendo però la seconda poltrona della Bce alla Spagna, che da tempo lamentava una scarsa rappresentanza a livello Ue. Alla Spagna, ma non direttamente a De Guindos (e infatti ieri gli eurodeputati socialisti hanno reagito maluccio, dicendo che quella del ministro «non è la miglior scelta»).
L'esponente popolare, però, da dicembre ha iniziato a lavorare alla sua auto-candidatura.
E ha potuto contare sul sostegno del governo tedesco, con cui ha sempre avuto ottime relazioni. Poi è arrivato l'appoggio francese («L' uomo giusto al posto giusto» ha detto ieri il ministro Bruno Le Maire), mentre l'Italia è rimasta in disparte fino all' ultimo.
Persino ieri mattina, al suo arrivo a Bruxelles, Padoan si era mostrato molto tiepido («Stiamo ancora facendo le ultime valutazioni»): i rapporti con De Guindos, considerato "il cameriere di Berlino", non sono eccellenti. Ma per non ritrovarsi isolata in una battaglia già persa, senza solidi alleati, l'Italia ha evitato di alzare le barricate.
Ora però si aprono i giochi per la successione di Draghi, il cui mandato scade a fine 2019.
Una partita che si intreccia anche alle prossime elezioni europee e nella quale Weidmann sembra il gran favorito. Anche se Emmanuel Macron potrebbe giocare la carta François Villeroy de Gallhau, governatore della Banca di Francia. Per ottenere la presidenza Bce o almeno per incassare qualche credito nel risiko europeo.
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