9 dicembre forconi: 02/20/18

martedì 20 febbraio 2018

LA SCELTA DELLO SPAGNOLO LUIS DE GUINDOS, CONSIDERATO IL “CAMERIERE DI BERLINO”, COME VICEPRESIDENTE DELLA BCE AVVICINA IL “FALCO” TEDESCO JENS WEIDMANN ALLA POLTRONA DI MARIO DRAGHI A FINE 2019


Marco Bresolin per “la Stampa”

luis de guindos e yanis varoufakisLUIS DE GUINDOS E YANIS VAROUFAKIS
Per l' Italia non è la migliore delle soluzioni possibili, anzi. Perché da ieri Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, ha fatto un ulteriore passo in direzione del suo obiettivo: prendere il posto di Mario Draghi. Pier Carlo Padoan non ha potuto far altro che ingoiare il rospo e dare il suo via libera - come tutti gli altri 18 ministri dell' Eurogruppo - a Luis De Guindos.

Dal 1° giugno l'attuale ministro dell' Economia spagnolo prenderà il posto del portoghese Vitor Costancio alla vicepresidenza della Bce. De Guindos lascerà il governo di Madrid «nei prossimi giorni» e assicura che difenderà «l'indipendenza della Banca centrale europea». Principio che già fa discutere: la seconda poltrona più importante dell'Eurotower non era mai andata a un ministro in carica.
LUIS DE GUINDOSLUIS DE GUINDOS

Fino all' ultimo minuto la nomina di De Guindos era rimasta in bilico per via della concorrenza di Philip Lane, che nei giorni scorsi aveva ricevuto l'apprezzamento della commissione Affari Economici del Parlamento Ue. A detta degli eurodeputati, Lane se l'era cavata meglio dello spagnolo durante l'audizione. Ma ieri pomeriggio l'Irlanda ha fatto un passo indietro, ritirando il suo candidato.

weidmann schaeubleWEIDMANN SCHAEUBLE


Circolano voci di un patto siglato già in autunno. All'epoca De Guindos veniva da tutti indicato come uno dei papabili per prendere il posto di Jeroen Dijsselbloem al vertice dell'Eurogruppo (presidenza poi conquistata dal socialista portoghese Mario Centeno).

Ma sarebbe stato l'ennesimo popolare in una posizione di vertice, per questo i socialisti si erano opposti, offrendo però la seconda poltrona della Bce alla Spagna, che da tempo lamentava una scarsa rappresentanza a livello Ue. Alla Spagna, ma non direttamente a De Guindos (e infatti ieri gli eurodeputati socialisti hanno reagito maluccio, dicendo che quella del ministro «non è la miglior scelta»).
MARIO DRAGHIMARIO DRAGHI

L'esponente popolare, però, da dicembre ha iniziato a lavorare alla sua auto-candidatura.
E ha potuto contare sul sostegno del governo tedesco, con cui ha sempre avuto ottime relazioni. Poi è arrivato l'appoggio francese («L' uomo giusto al posto giusto» ha detto ieri il ministro Bruno Le Maire), mentre l'Italia è rimasta in disparte fino all' ultimo.

Persino ieri mattina, al suo arrivo a Bruxelles, Padoan si era mostrato molto tiepido («Stiamo ancora facendo le ultime valutazioni»): i rapporti con De Guindos, considerato "il cameriere di Berlino", non sono eccellenti. Ma per non ritrovarsi isolata in una battaglia già persa, senza solidi alleati, l'Italia ha evitato di alzare le barricate.
macron davosMACRON DAVOS

Ora però si aprono i giochi per la successione di Draghi, il cui mandato scade a fine 2019.
Una partita che si intreccia anche alle prossime elezioni europee e nella quale Weidmann sembra il gran favorito. Anche se Emmanuel Macron potrebbe giocare la carta François Villeroy de Gallhau, governatore della Banca di Francia. Per ottenere la presidenza Bce o almeno per incassare qualche credito nel risiko europeo.

Fonte: qui

SIRIA - ERDOGAN E ASSAD SULL'ORLO DELLA GUERRA

IL GOVERNO DI DAMASCO (CON L'AIUTO DELL’IRAN) MANDA LE TRUPPE AD AFRIN, ROCCAFORTE CURDA, ASSEDIATA DALLE BOMBE TURCHE 

LA MOSSA IMBARAZZA PUTIN CHE ORA SI RITROVA IN MEZZO A UNA FAIDA TRA DUE ALLEATI 

ISRAELE APPROFITTA DEL CAOS E FINANZIA I RIBELLI ANTI-ASSAD NEL GOLAN

Gio.Sta. per “la Stampa”
PUTIN ERDOGAN SAN PIETROBURGOPUTIN ERDOGAN SAN PIETROBURGO

Gli sviluppi ad Afrin complicano ancora una volta i piani di Putin in Siria ed Israele è pronta ad approfittarne per mettere in difficoltà Damasco. Ieri un convoglio di milizie alleate del governo di Bashar al-Assad è arrivato nel capoluogo del cantone curdo, assediato da tre lati dall' esercito turco e dai ribelli arabi schierati con Ankara. La situazione per i guerriglieri dello Ypg sta diventando insostenibile.

Afrin è isolata dal resto dei territori curdi e può essere rifornita solo attraverso le zone sotto controllo governativo. I curdi hanno perso mille uomini e hanno chiesto aiuto ai governativi, che pure sono loro avversari in altre zone. Ma nell' area vicina ad Aleppo è diverso.
putin assadPUTIN ASSAD

Gli appelli dei curdi sono stati raccolti da milizie sciite locali, come quelle di Nabal e Zahraa, che hanno combattuto accanto allo Ypg contro i ribelli islamisti appoggiati dalla Turchia durante la battaglia di Aleppo. Teheran, su loro richiesta, ha fatto pressione su Damasco. Assad ha risposto che preferiva far intervenire l'esercito regolare, a patto che i combattenti dello Ypg deponessero le armi. Ma poi ha ceduto e ha lasciato affluire le milizie sciite. Quest'ultimo sviluppo ha mandato su tutte le furie la Turchia.
netanyahuNETANYAHU

Erdogan ha discusso con Putin e ha ribadito che l'esercito turco «continuerà la sua avanzata verso Afrin». Se i miliziani filo-Assad sosterranno i guerriglieri curdi dell' Ypg, ha minacciato, «ci saranno conseguenze». Cioè il rischio di uno scontro diretto fra forze turche e governative, come mai è successo in sette anni di guerra.

Putin è così costretto a scegliere fra Turchia e Iran. Può ostacolare l' offensiva turca se nega l' accesso allo spazio aereo siriano all' aviazione di Ankara. Ma rischia di spingere Erdogan a ricucire l' alleanza con gli Stati Uniti, incrinata proprio dall' appoggio a curdi da parte di Washington. Del passo falso approfitta Israele. Dal 2013, quando è cominciato l'intervento di Hezbollah e dei Pasdaran, ha compiuto un centinaio di raid contro depositi e convogli di armi iraniane.
curdi a RaqqaCURDI A RAQQA

Ma ora il suo intervento è più diretto: nell'area del Golan, è emerso, appoggia con armi e finanziamenti sette gruppi ribelli anti-Assad. Netanyahu aveva chiesto ai russi una zona "senza iraniani" profonda 60 km. Ne ha ottenuta una di soli 5 km. E ora passa alle contromisure.

Fonte: qui


Siria, Mosca riconosce l'uccisione di cinque russi nel raid Usa

Si moltiplicano le testimonianze. Reuters: "200 tra uccisi e feriti". Le vittime facevano parte di Wagner, una compagnia privata militare vietata dalla legge

L’AVVOCATO INGLESE MILLS PATTEGGIA CON LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E VERSA UNA CIFRA (IGNOTA): DOVEVA 250MILA EURO ALLO STATO ITALIANO

IN PRIMO GRADO E IN APPELLO ERA STATO CONDANNATO CON L’ACCUSA DI AVER INCASSATO “ALMENO 600 MILA DOLLARI” DA BERLUSCONI PER TESTIMONIARE IL FALSO. LA CASSAZIONE MODIFICò LA DATA DELLA CONSUMAZIONE DEL REATO E FECE SCATTARE LA PRESCRIZIONE. CONFERMANDO PERÒ IL RISARCIMENTO

Frank Cimini per www.giustiziami.it

L’avvocato inglese David Mills ha raggiunto a Londra un accordo con la presidenza del consiglio dei ministri sul risarcimento fissato in 250 mila euro dalla Cassazione quando aveva dichiarato la prescrizione del reato di corruzione in atti giudiziari in concorso con Silvio Berlusconi. Mills in un primo momento aveva detto di non riconoscere le statuizioni civili. La causa per il riconoscimento della validità della sentenza italiana a Londra era andata avanti per anni. Alla fine l’accordo, una sorta di patteggiamento sulla somma da versare a Palazzo Chigi.
David MillsDAVID MILLS

Mills in primo grado e in appello era stato condannato a 4 anni e sei mesi di reclusione con l’accusa di aver incassato “almeno 600 mila dollari” da Silvio Berlusconi testimoniando il falso nei processi a carico del fondatore di Fininvest. La Cassazione modificando la data della consumazione del reato dal febbraio del 2000 al novembre del 1999 faceva scattare la prescrizione, confermando però il risarcimento sul quale iniziava un lunghissimo contenzioso finito circa un anno fa ma del quale si è saputo solo adesso. Si ignora comunque la somma esatta su cui Mills ha trovato l’accordo con i legali inglesi nominati da palazzo Chigi

Fonte: qui

Axios: "La valigetta nucleare di Trump al centro di una rissa in Cina"

Il capo dello staff della Casa Bianca John Kelly e un agente del Secret service si sarebbero azzuffati con funzionari della sicurezza cinese sulla valigetta nucleare di Donald Trump durante il suo tour asiatico lo scorso novembre. Secondo cinque fonti citate da Axios, l'episodio si sarebbe svolto nella Grande sala del Popolo a Pechino, dove sarebbe stato sbarrato l'ingresso all'ufficiale incaricato di seguire sempre il presidente Usa con la Football, come è soprannominata la valigetta con i codici per lanciare un attacco atomico.
Un altro ufficiale sarebbe corso da Kelly e quest'ultimo sarebbe intervenuto ordinando che la valigetta rimanesse vicino al tycoon. A questo punto un ufficiale della sicurezza cinese avrebbe afferrato il chief of staff, che però lo avrebbe spinto per allontanarlo, ottenendo rinforzi da un agente del Secret service. In ogni caso la valigetta non sarebbe mai caduta in mano cinese e uno dei massimi dirigenti della sicurezza cinese avrebbe poi chiesto scusa al team del presidente Usa.
Fonte: qui