9 dicembre forconi: 07/23/18

lunedì 23 luglio 2018

Vaccini:"Come ho messo a tacere il mio medico"

Poiché abbiamo appena avuto il nostro terzo figlio, questa è l'occasione per me per spiegare perché non li abbiamo vaccinati, e anche perché sono in perfetta salute.
Vorrei anche menzionare le reazioni ostili e negative che abbiamo avuto quando abbiamo consultato i pediatri come risultato della nostra posizione sui vaccini.
Tuttavia, siamo riusciti a mettere in imbarazzo uno di loro e finalmente lo abbiamo messo al suo posto quando ha cercato di provocarci. 
Ho lavorato personalmente per 10 anni nell'industria farmaceutica come scienziato. Ho anche condotto ricerche approfondite sui vaccini e i loro vari componenti. Il pediatra che ci ha ricevuto non era a conoscenza di questi ultimi elementi.
Prima di citare tutte le mie obiezioni, questo pediatra mi ha attaccato verbalmente facendomi capire che stiamo uccidendo i nostri figli non vaccinandoli. Ha continuato a dirmi che il cosiddetto autismo indotto dal vaccino era una teoria totalmente smentita e demistificata, e che questa teoria si basava solo su studi fraudolenti. Mi ha detto queste cose quando non avevo nemmeno affrontato il tema dell'autismo. Molti pediatri accorrono a queste false conclusioni. Credono che l'autismo non sia causato dai vaccini perché è quello che dicono e ripetono i media mainstream.
Detto tra di noi, penso che ci sia una correlazione tra vaccini e autismo. 
Siccome ho subito capito che la discussione non avrebbe portato a nulla con questo pediatra, ho deciso di cambiare il focus della discussione. 
Come ho detto all'inizio, ho messo questo pediatra al suo posto quando finalmente ha confessato che non è entrato nel merito. Alla fine gli ho detto che le mie preoccupazioni non erano solo per l'autismo, ma per i disordini autoimmuni. 
In ogni vaccino ci sono adiuvanti. Questi elementi fanno parte dei vaccini per sovrastimolare il sistema immunitario. 
I vaccini che contengono solo l'antigene specifico per una particolare malattia, non possono generare una risposta immunitaria sufficiente a creare un numero sufficiente di anticorpi. I produttori di vaccini lo riconoscono, ed è per questo che aggiungono i coadiuvanti. 
Questi adiuvanti stimolano il sistema immunitario in modo cieco e non selettivo in modo che possa produrre una risposta sufficiente agli antigeni del vaccino e quindi creare protezione. 
La vera chiave di comprensione sta nel fatto che questi coadiuvanti sovrastimolano il sistema immunitario in maniera non selettiva. Ciò significa che quando questi adiuvanti vengono introdotti nel corpo, producono una risposta immunitaria SISTEMICA, vale a dire una risposta che colpisce l'intero corpo e durante la quale gli anticorpi potrebbero non rivolgersi esclusivamente contro l'antigene del vaccino, ma contro altri tipi di cellule del corpo. Sono state espresse preoccupazioni che gli adiuvanti possono suscitare risposte immunitarie dirette contro, per esempio, altre proteine ​​nel corpo, causando così l'autoimmunità. 
Come ho messo a tacere il mio medico sui vaccini
Se seguite le notizie, avrete appreso che le malattie autoimmuni sono in aumento. Gli Istituti Nazionali della salute negli Stati Uniti, stimano che 23 milioni di americani soffrano di malattie autoimmuni e che, ogni anno, il loro numero aumenta. 
Nel 1962, abbiamo potenziato il sistema immunitario con 5 dosi di vaccino. Oggi, nel 2017, il sistema immunitario viene stimolato 72 volte: dovremmo quindi essere sorpresi di avere così tanti disturbi autoimmuni quando il corpo attacca le sue stesse cellule? 
Uno studio ha esaminato il confronto tra bambini vaccinati e bambini non vaccinati. 
Come ho messo a tacere il mio medico sui vaccini
L'immagine mostra chiaramente quanto è probabile che le persone vaccinate siano suscettibili di sviluppare più malattie. 
Ad esempio, vediamo che nell'area delle allergie e in particolare nella rinite allergica, le persone vaccinate hanno 30,1 probabilità in più di avere una rinite allergica rispetto ai pazienti non vaccinati. 
Quando ho spiegato queste cose al pediatra, ha immediatamente smesso di avere un atteggiamento ostile e negativo. Si è immediatamente messo in "modalità difesa". Non ha osato attaccarmi dicendomi che stavo per uccidere i miei figli e così via. Non era affatto a suo agio! 
Dott. Bob Sears, MD, pediatra spiega: 
Potresti pensare che la FDA abbia studiato tutti questi ingredienti, così come la loro azione sui bambini per assicurarsi che ognuno di loro fosse al sicuro. Bene ... questo studio non è mai stato fatto! 




Fonte: qui

Una lezione sull’inflazione dall’antica Roma

“È dovere del cittadino sostenere lo Stato, non è compito dello Stato sostenere il cittadino” – Presidente Grover Cleveland
Il punto del presidente Cleveland nel 1880 era che le persone e gli interessi costituiti non dovevano godere di trattamenti preferenziali da parte di un governo eletto per rappresentare tutti. Poiché se si concede tale preferenza, sarà sempre a spese degli altri.
Quei giorni sono lontani, e l’ultimo presidente a prendere questa posizione fu Calvin Coolidge negli anni ’20. Fu seguito da Herbert Hoover, il quale fu molto interventista. Come disse Coolidge nei confronti del suo vicepresidente: “Quell’uomo non mi ha dato altro che consigli e tutti sbagliati”. Hoover fu criticato da Franklin Roosevelt per le sue disastrose politiche d’intervento, il quale riuscì a spodestarlo nelle elezioni del 1932, per poi superarlo con interventi più invadenti. I deflussi di oro generati dall’accelerazione della spesa pubblica e dalle politiche monetarie della FED, portarono nel 1933 alla sospensione della convertibilità in oro per i cittadini americani e nel 1934 alla svalutazione del dollaro da $20.67 a $35 l’oncia.
L’interventismo è aumentato sin da allora, non solo in America ma in tutte le altre nazioni avanzate. Oggi l’attività economica è dominata dalla socializzazione dei profitti e dalla regolamentazione del nostro comportamento da parte degli stati. Nonostante gli avvertimenti dei teorici del sound money, un processo iniziato quasi un secolo fa non ha ancora portato al collasso economico, sebbene i pericoli delle crescenti passività dello stato siano una minaccia concreta alla stabilità economica.[1]
Un punto che viene ignorato da quasi tutti è che la spesa pubblica è un lusso costoso per qualsiasi economia, allocando le risorse di capitale nel modo più inefficiente possibile. Inoltre gli stati, attraverso le tasse e la deviazione dei risparmi mediante l’inflazione monetaria, distruggono la ricchezza personale. Tuttavia è chiaro, sia attraverso l’osservazione che la logica economica, che un’economia di successo è quella in cui la prosperità personale viene massimizzata.
Questo è chiaramente illustrato osservando la differenza tra Venezuela e l’America. Il Venezuela ha apertamente trasferito quasi tutta la ricchezza individuale al suo governo socialista in nome dell’uguaglianza di tutti. I costi del governo sono aumentati esponenzialmente rispetto alle sue fonti di finanziamento disponibili, accelerando il giorno in cui l’ordine economico e civile cesseranno di esistere del tutto. L’America, nonostante decenni di crescita della spesa pubblica, non ha ancora sequestrato la maggior parte della ricchezza dei suoi cittadini, anche se il processo ha accelerato negli ultimi anni.
Tuttavia nei prossimi mesi il problema diventerà più un problema pubblico, innescato forse da un aumento delle emissioni di titoli di stato USA in un momento di rallentamento ciclico della domanda di obbligazioni. Questo rallentamento è alimentato dal miglioramento delle prospettive economiche globali, il che significa che le banche aumenteranno i prestiti alle imprese non finanziarie a scapito delle attività puramente finanziarie.
Nello stesso momento in cui l’amministrazione del presidente Trump sta aumentando il suo deficit di bilancio, la FED sta cercando di normalizzare il proprio bilancio diminuendo la sua esposizione alle obbligazioni sovrane. Aggiungete al mix le riduzioni dell’esposizione ai dollari nei portafogli di proprietà straniera (per un valore stimato di $17,000 miliardi), e abbiamo il potenziale per una tempesta perfetta nel mercato obbligazionario della valuta di riserva mondiale.[2]
Abbiamo già assistito ad un forte aumento dei rendimenti obbligazionari negli ultimi sei mesi, con il rendimento del titolo del Tesoro USA a 10 anni in aumento dal 2.06% al 2.94%. Su base storica, e dato l’obiettivo d’inflazione della FED al 2%, il valore temporale di questi bond è ancora basso, nonostante l’aumento dei rendimenti fino ad ora e presupponendo sempre che la FED limiti l’inflazione al 2%.
I lettori dovrebbero dare più credito a ShadowStats.com e all’indice di Chapwood, in quanto misure migliori dell’inflazione dei prezzi. Esse registrano attualmente un’inflazione tra il 6-10% rispetto alle stime del governo chiaramente distorte.
Non dovremmo sorprenderci se queste dinamiche si tradurranno presto in un ridimensionamento dei titoli di stato statunitensi e delle finanze del governo degli Stati Uniti. Con la fine dell’aiuto monetario della FED, ci si può aspettare che valutazioni corrette del rischio delle obbligazioni USA possano tornare a dominare le scene economiche. Supponendo che la FED continui a frenare i tassi d’interesse, le curve dei rendimenti si accentueranno e il costo degli interessi del Tesoro USA aumenterà per tutto il suo nuovo debito, tranne che per i prestiti a brevissimo termine. Dopo aver attraversato il periodo dei tassi d’interesse a zero, siamo destinati a risvegliarci con una certa repentinità nei confronti di quei rischi che abbiamo ignorato per troppo tempo.
Pertanto quando si pensa al rischio, è probabile che l’inflazione diventi centrale nei nostri pensieri. E poiché i rendimenti delle obbligazioni stanno aumentando, saremo sempre più consapevoli della trappola del debito in cui è stato catturato il governo degli Stati Uniti. Un aumento dell’1% degli interessi costa un extra di $216 miliardi. Il presidente Trump lo pagherà tagliando il bilancio generale? Improbabile. E quando iniziamo a pensare in termini di valore temporale del debito del governo degli Stati Uniti, forse del due per cento al di sopra di un IPC in aumento, come influirà sui conti del governo un costo dei finanziamenti di circa il tre o quattro per cento superiore?
La pressione per aumentare il tasso di trasferimento della ricchezza dal settore privato (produttivo) aumenterà con l’aumentare dei rendimenti obbligazionari. E più ricchezza verrà trasferita, meno ce ne sarà da trasferire. Questa era la realtà nell’Impero Romano, quando lo spendaccione Nerone ridusse il contenuto d’argento del denario per pagare i suoi soldati, avendo l’Impero finito i soldi. Tra gli altri atti costosi, diede fuoco a gran parte di Roma per ricostruirla. Questa era forse una metafora, perché secondo Svetonio, Nerone si dedicava alle arti, al sesso e alla dissolutezza, ed era ovviamente un principiante come piromane. Se Nerone ha trafficato con qualcosa, era la valuta. Gli imperatori successivi a Nerone continuarono il processo di svalutazione fino alla definitiva distruzione monetaria sotto Diocleziano, avvenuta due secoli dopo.
L’attuale svalutazione monetaria include l’onere aggiuntivo (che si aggiunge alla dissolutezza romana) delle promesse fatte al grande pubblico, a dispetto della massima del presidente Cleveland. A seconda del tasso al quale queste passività finanziarie future sono scontate, stiamo parlando all’incirca di una percentuale compresa tra cinque e dieci volte il PIL attuale per l’America e probabilmente molto più per il Giappone e molti stati membri dell’UE. Nemmeno cifre dell’inflazione dei prezzi pesantemente manipolate possono sopprimere la trappola del debito in cui sono finiti gli stati mondiali, il che ci dice che la svalutazione monetaria accelererà.
Dalla presidenza di Herbert Hoover, il governo degli Stati Uniti ha inconsciamente legato l’economia americana a quella dell’antica Roma. Proprio come gli imperatori di Roma svalutarono le monete per pagare la loro dissolutezza ed i loro eserciti, così l’America ed i suoi alleati occidentali hanno svalutato le loro valute per pagare il welfare e le spese militari.
L’eccessiva spesa militare era un tema prettamente legato all’antica Roma: pagare i soldati o l’imperatore sarebbe morto. Diocleziano, 225 anni dopo Nerone, andò oltre ed approvò un editto che vietava ai commercianti di aumentare i prezzi. Il commercio cessò, e Roma e altre città si svuotarono per mancanza di cibo.
Donald Trump ed i suoi predecessori hanno supervisionato metodi più sofisticati per ottenere lo stesso risultato. Negli ultimi quarant’anni, i prezzi di beni e servizi sono stati ufficialmente controllati analizzando i dati sull’inflazione, anche se la realtà è che i prezzi hanno continuato a salire. La spesa degli stati è stata sfrenata, ma non può andare avanti per sempre.
Gli aumenti salariali, che normalmente stanno al passo con l’aumento dei prezzi, sono stati sostituiti da un incoraggiamento ad espandere il credito bancario per finanziare il consumo personale, insieme allo scoraggiamento del risparmio. Di conseguenza il debito delle famiglie americane ammonta ora a $13,150 miliardi per finanziare le spese per consumi personali a $13,717 miliardi. Ciò però distoglie l’attenzione dal problema di fondo.
Il confronto con l’antica Roma ha un’ulteriore e preoccupante somiglianza. 
L’argento romano e le monete d’oro erano la valuta principale per il mondo conosciuto. Il dollaro americano è la valuta di riserva mondiale oggi, e quasi tutte le altre 170 valute sono allineate o fanno riferimento ad essa. 
Un crollo accelerato del dollaro abbatterà la maggior parte di esse, proprio come la svalutazione monetaria romana spinse il mondo verso il Medioevo.
Finora in questo articolo abbiamo visto che l’economia americana ci ha fornito un esempio di una trappola moderna del debito, che se non viene affrontata porterà inevitabilmente ad un’accelerazione dell’inflazione monetaria e, in definitiva, al crollo del potere d’acquisto del dollaro. La maggior parte delle altre nazioni si trova nella stessa posizione, sebbene gli alti livelli di prestiti personali siano più endemici in America e nel Regno Unito che altrove. Di conseguenza quando si verificherà il collasso finale, gli anglo-sassoni dissoluti subiranno un destino leggermente diverso dai cittadini delle nazioni che abitualmente risparmiano.
La prossima fase della svalutazione monetaria di oggi
La prossima grande spesa che gli stati e le loro banche centrali devono affrontare è una crisi futura del credito, che potrebbe far accelerare l’inflazione. Una crisi del credito è sempre il culmine di un ciclo del credito, endemico per le economie destabilizzate dalle banche centrali che cercano di stimolare il consumo attraverso l’inganno monetario.
Il tempo per la prossima crisi del credito si avvicina rapidamente, come spiegato nel mio recente articolo, “Quando si verificherà la prossima crisi del credito?“. Dovremmo essere pronti entro la fine dell’anno. Fondamentalmente le prospettive dell’inflazione per l’anno prossimo o due saranno stabilite dalla risposta delle banche centrali. 
Se non mettono in salvo le banche commerciali con l’inflazione monetaria, il sistema bancario globale quasi certamente collasserà. Supponendo che questo disastro voglia essere impedito, sarà richiesta l’iniezione di enormi quantità di denaro extra, potenzialmente molto più grandi di quanto necessario per salvare il sistema bancario globale nel 2008/09.
Allora quelle misure erano di per sé di proporzioni storiche. Ma c’è il rischio che non succederà la prossima volta, perché dall’ultima crisi del credito tutte le nazioni del G20 hanno accettato di introdurre procedure di bail-in per sostituire i bail-out. Il ragionamento è che gli stati si sono sobbarcati il costo della crisi della Lehman, quando invece avrebbero dovuto farlo gli obbligazionisti e i grandi depositanti. Questo è un ragionamento logico per il salvataggio di singole banche o del sistema bancario di un piccolo Paese, ma è probabile che causi difficoltà sostanziali in una crisi sistemica più ampia, perché gli obbligazionisti cercheranno scappatoie per proteggersi.
I grandi depositanti hanno solo due fughe, e l’alternativa di ritirare le banconote è preclusa: possono acquistare beni fisici, a qualsiasi prezzo, per sbarazzarsi dei saldi bancari o, in alternativa, acquistare commodity. E in cima alla lista ci deve essere l’oro, seguito dall’argento, perché sono ampiamente accettati come mezzo di scambio ovunque. A queste alternative possiamo ora aggiungere le criptovalute, la loro proprietà è peer-to-peer, il che equivale ad un deposito di valore alternativo.
Ma quando si vende una valuta per acquistare un bene, si passa semplicemente la valuta ad un acquirente disposto ad accettarla in cambio. Il lettore attento rileverà che, con tutta probabilità, non ci sarà alcuna offerta per le valute più rischiose, e probabilmente nessuna offerta per il dollaro stesso. In altre parole, quella che in passato è stata una crisi sistemica per il sistema bancario globale potrebbe rapidamente diventare una crisi sistemica per le valute stesse.
Un crash della valuta è un rischio crescente
Il futuro è per definizione sconosciuto e possiamo solo ipotizzare come si evolveranno le cose. Tuttavia, a differenza dell’esperienza romana, che impiegò 225 anni per distruggere completamente il denario, i suoi successori e l’Impero stesso, l’ondata attuale di distruzione monetaria sembra avere i giorni contati, dopo solo un secolo circa.
Le banche centrali sono state consapevoli di alcuni pericoli sistemici, motivo per cui sono desiderose di farci finire in una società senza contante. Senza contanti, non può esserci una corsa agli sportelli vecchio stile. La loro risposta ad ogni crisi creditizia successiva è stata quella di limitare il modo in cui le imprese e le persone possono proteggersi in caso di un collasso sistemico.
Ma ora, molto tempo dopo che il presidente Cleveland disse quanto citato all’inizio di questo articolo, i tentativi dei suoi successori di accampare il favore elettorale hanno portato ad un’escalation di costi ormai fuori controllo. La combinazione di una trappola del debito per gli stati e l’insostenibilità del debito del settore privato, minacciano una crisi finanziaria e monetaria a livello mondiale, da cui qualsiasi salvataggio attraverso la stampa di denaro rischia di essere di breve durata.
La velocità con cui l’inflazione e la distruzione delle valute cartacee accelererà, sarà determinata da quanto rapidamente la popolazione capirà la vera portata della frode monetaria che gli stati hanno perpetrato finora. L’espansione della base monetaria e del credito bancario non si è riflessa nelle statistiche ufficiali dei prezzi, che sono state manipolate in modo edonistico per nascondere le prove. Una comprensione della realtà, ovvero che le valute fiat sono state abusate da tutti gli stati, ci si può aspettare che scateni un fuggi-fuggi generale tra la gente comune.
I prezzi devono aggiustarsi. Se gli effetti dell’inflazione romana su più di due secoli sono progrediti con la velocità di un carro trainato da buoi, quella odierna potrebbe accelerare come una Ferrari.
[*] traduzione di Francesco Simoncellihttps://francescosimoncelli.blogspot.it/
Note
[1] Siamo qui per discutere dell’intervento politico, che probabilmente iniziò con la prima guerra mondiale. L’intervento monetario è iniziato prima, con la nascita delle banche centrali.
[2] La sovraponderazione del dollaro nei portafogli esteri è il naturale risultato della precedente forza del dollaro, che non è più il caso. A giugno 2016, questi ammontavano ad un record di $17.390 miliardi.

DI MAIO RADDOPPIA: DOPO ASSIA MONTANINO ASSUNTA AL MISE, UN ALTRO COMPAESANO DEL VICEPREMIER VELEGGIA VERSO L’INCARICO DI CAPO SEGRETERIA A PALAZZO CHIGI

DARIO DE FALCO È AMICO DI LUIGINO DAI TEMPI DEL LICEO, NELL’ULTIMA SITUAZIONE PATRIMONIALE DICHIARA ZERO REDDITI E ZERO PROPRIETÀ 

ORMAI  IL GOVERNO È DIVENTATO L’UFFICIO DI COLLOCAMENTO DI POMIGLIANO D'ARCO

Ludovica Bulian per “il Giornale”

luigi di maio dario de falco 1LUIGI DI MAIO DARIO DE FALCO 1
«Le questioni e i rapporti che riguardano il Movimento, l' attività di governo e le questioni parlamentari annesse, le seguirà per me il capo segreteria a Palazzo Chigi, Dario De Falco».

Recitava così un messaggio riservato, inviato tempo fa da Luigi Di Maio ad alcuni fedelissimi, che è stato intercettato e riportato dal Corriere lo scorso 30 giugno, in un retroscena che raccontava come il super ministro del Lavoro e del Mise, abbia delegato molto nella gestione interna del nutrito gruppo pentastellato al suo amico d' adolescenza. Un uomo di riferimento per gli affari interni del Movimento ma non solo.

Persona di tale fiducia per Di Maio che il suo arrivo a Palazzo Chigi viene dato per imminente: per lui, come rivela la Stampa, sarebbe pronto l' incarico di capo della segreteria.

Dopo Assia Montanino, segretaria al ministero del Lavoro e al Mise, un altro compaesano militante storico sbarca nei palazzi del potere conquistati dai grillini. E direttamente dai banchi del consiglio comunale di Di Pomigliano d' Arco, dove però non figura tra quelli del M5s, bensì del suo personale «Gruppo De Falco».

dario de falcoDARIO DE FALCO
Classe 1984, tre anni più vecchio di Luigi, di cui è amico sin dai tempi del liceo classico di entrambi, il Vittorio Imbriani, De Falco è un pasdaran dell' anticasta noto per qualche comparsata in tv come paladino della battaglia contro i vitalizi.

Il suo rispecchia il profilo del grillino delle origini, del cittadino che lotta contro i privilegi.
Nell' ultima situazione patrimoniale pubblicata sul sito del comune di Pomigliano dichiara zero redditi e zero proprietà.

Alle spalle della nuova carriera politica, nel curriculum, anche questo online sul sito comunale, dopo il diploma, c' è l' iscrizione a Giurisprudenza alla Federico II di Napoli, la stessa facoltà scelta e poi abbandonata da Di Maio.
di maioDI MAIO


Tra le esperienze professionali elencate, prima di dedicarsi «a curare blog e pagine social», c' è la parentesi fugace di un anno, tra il 2013 e il 2014 come titolare di «un' impresa individuale di somministrazione di alimenti e bevande» (classificazione usata per bar, caffetterie, pizzerie ecc.), aperta dopo aver ottenuto l' abilitazione in una scuola di formazione professionale in provincia di Napoli.

Prima, tra il 2008 il 2011 è stato «collaboratore presso studio del commercialista Pasquale De Falco», con sede a Pomigliano «presso il quale ho gestito la segreteria oltre che tutta la comunicazione e pubblicità delle attività dello studio».

dario de falco 3DARIO DE FALCO 3
Sono gli anni in cui nasce la passione per il M5s che nel 2010 porta i due compagni di scuola a candidarsi alle comunali, senza essere eletti (32 le preferenze per Dario, 86 per Luigi).

Per il più giovane Di Maio non era che il primo passo verso il successo che pochi anni dopo, nel 2015, lo ha fatto tornare a Pomigliano per incoronare l' amico di una vita a candidato sindaco: «Dario sarà il candidato del Movimento 5 stelle a Pomigliano, la mia città. Ci siamo conosciuti all' età di 15 anni. Se oggi sono in questo Movimento lo devo a lui che nel 2007 ebbe il coraggio di coinvolgermi nel primo V-Day».

dario de falco 2DARIO DE FALCO





La volata non ha funzionato, e De Falco si è fermato al 25%. Ma non la sua ascesa all' interno del Movimento: alle ultime Politiche ha fatto parte, insieme agli altri due uomini vicinissimi a Di Maio, Pietro Dettori e Vicenzo Spadafora, del comitato elettorale pentastellato.

Da tesoriere, aveva il compito di vigilare sulla macchina operativa e finanziaria della campagna di Luigi: «Io sono un attivista storico. Ho fondato il M5s Pomigliano assieme a Luigi e sono a disposizione del Movimento 5 Stelle.
dario de falco 1DARIO DE FALCO

Ho un rapporto stretto con Di Maio, questo è risaputo. Ma nel Movimento ci fidiamo l' uno dell' altro. La fiducia è alla base della nostra rete».

Fiducia. Che è anche uno dei criteri previsti dalla legge in base a cui i governanti di turno possono scegliere chi collocare negli uffici di loro diretta collaborazione.

Fonte: qui


DRAMMA incalcolabile. VENEZUELA, un paese alla fame totale


I giornali vivono di mode. Tendono a pubblicare e dare maggior visibilità alle notizie “che tirano” e spesso abbandonano certe analisi che meriterebbero la giusta attenzione.
Di questo argomento, in realtà, ci siamo già occupati in passato e sui TG le notizie sulla questione erano anche passate. Ma poi tutto è finito nel dimenticatoio, compici le beghe politiche italiane, le follie di Trump e l’arrivo di Cristiano Ronaldo.
E allora ci provo io a suscitare un po’ di interesse su un problema, credetemi, GRAVISSIMO.
E qui vi dimostrerò il perché.
Parliamo di Venezuela.
E partiamo da una slide banale ma efficace.
Già capire quali sono i dati realistici è dura, ma andiamo su quello che dovrebbe essere affidabile. Un’inflazione che è calcolata al 46300 %. Tanto per intenderci, un tozzo di pane subisce più che un raddoppio di prezzo giorno dopo giorno. Follia pura. E poco riesce a fare la banca centrale, ormai la situazione è fuori controllo.
E il bolivar ormai è peggio della carta igienica, visto che quest’ultima manca e almeno serve a qualcosa…
Il grafico qui sopra vi illustra il cross USDVEF ufficiale. Da inizio anno la svalutazione è pari al 33000%. Beh, che dire, nell’assurdo ci sta, visto che prima parlavamo di un’inflazione anche maggiore. Ma attenzione, questo è il cambio ufficiale. In realtà questo sotto illustrato è il cambio che conta tra la gente, quello del mercato nero. E vedrete che è nulla confronto a quanto visto prima…
Beh, non 120.000 Bolivar per un USD, ma ben…ehm…752.000 Bolivar per un USD. A inizio anno il cambio era pari a 10 Bolivar per USD.
Permettetemi, chissenefrega della borsa e delle obbligazioni. Qui stiamo parlando di gente che sta morendo di fame, di una catastrofe umanitaria che è imparagonabile con le note vicende migratorie italiche.
Per farvi capire cosa sta accadendo, leggete qualche appunto.
Il Comando operativo strategico delle forze armate venezuelane, Ceofanb, ha annunciato il 13 luglio l’arrivo di una delegazione della nave ospedale della Marina cinese con un comunicato che recitava: «Rafforziamo i legami attraverso alleanze strategiche di cooperazione militare, la Direzione per le operazioni congiunte del Ceofanb (Comando operativo strategico delle forze armate venezuelane) si riunisce con una commissione dalla nave ospedale della Repubblica Popolare Cinese, al fine di coordinare i dettagli dell’operazione combinata». (Source
Io fornisco mezzi sanitari in cambio di pozzi petroliferi, nulla ti regala niente, ma tutto questo è una manna dal cielo per la popolazione Venezuelana. Anche se è troppo, troppo poco.
(…)«La situazione in Venezuela è un disastro. Avere la più alta inflazione nel mondo, dopo quattro anni consecutivi, sta facendo sì che il salario minimo mensile dei venezuelani sia il più basso del mondo: meno di un dollaro al mese! Non c’è economia che sopravviva a questa situazione. C’è uno scoraggiamento diffuso nella società e c’è il desiderio di andare in altri Paesi». Padre Josè Manuel Cicuéndez, spagnolo, è arrivato in Venezuela nel 1999 quando saliva al potere Hugo Chavez. Ha vissuto, quindi, diverse stagioni, compresa l’ultima, quella più drammatica. «Il governo, sostenuto dai militari, ha il pieno controllo del potere nel paese: esecutivo, giudiziario e legislativo. Il presidente Maduro ha poteri assoluti e può dettare legge senza consultare l’assemblea legislativa. Dall’altra parte, l’opposizione è divisa e indebolita: molti dei suoi leader sono imprigionati. Non c’è un progetto alternativo. La cosa più dolorosa è che, nonostante tutto il potere, il governo non è in grado di trovare soluzioni ai problemi della nazione: inflazione alle stelle, mancanza di cibo e medicine, violenza e impunità, corruzione… La sua unica ossessione è rimanere al potere». (…) [Source
Queste sono pillole che cercano di farvi capire il dramma venezuelano. Un dramma vero che non vede soluzione se non con qualche mossa drastica. Però i media e l’interesse popolare ed economico è orientato altrove. Come sempre.
(…) Il Venezuela è vuoto. I suoi negozi sono privi di merci da vendere, le case non sono abitate, nei corridoi degli edifici scolastici non corrono bambini. Le strade, anche loro, sono desolate. Non è solo un’impressione quella che ha avuto la fotografa Mariana Vincenti(venezuelana e trasferita a New York), quando insieme alla giornalista Valeria Pedicini ha deciso di raccontare l’aspetto più silenzioso della migrazione di massa causata dal crollo economico del Venezuela. Si stima che siano oltre due milioni le persone che hanno lasciato il Paese negli ultimi due anni. Cinquecentomila nei primi sei mesi del 2018, un dato destinato a crescere. (…) [Source

Fonte: qui

CINISELLO - CADAVERE MURATO SOTTO AL PAVIMENTO: L’ASSASSINO CONFESSA SEI ANNI DOPO

SCOPERTO IL CORPO DEL COMASCO ANTONIO DEIANA, ANCHE IL FRATELLO ERA SPARITO E FU RITROVATO IN UN BOSCO UCCISO A COLTELLATE 

LA PISTA DELLA DROGA E L’OMBRA LUNGA DELLE ‘NDRINE

Cesare Giuzzi per corriere.it

delitto ciniselloDELITTO CINISELLO
È una storia «messicana». Due fratelli scomparsi e uccisi, tre casi di lupara bianca. Omicidi avvenuti tra Milano e il Comasco, in quella terra che negli ultimi decenni è diventata — nella quasi totale indifferenza — uno spicchio di Calabria. Quella feroce, quella della ’ndrangheta. Con le vittime uccise e sepolte, con i killer che dopo l’assassinio si trovano a tavola per la «mangiata» con le mani ancora sporche di sangue.

L’ultimo capitolo del film dell’orrore sembra uscito da una serie sui narcos. Antonio Deiana, scomparso da Villa Guardia (Como) nel luglio di sei anni fa, era il fratello di Salvatore, 39 anni, sparito tre anni prima, e il cui corpo venne trovato solo nel febbraio 2015 ad Oltrona San Mamete. Ucciso a coltellate da uomini legati alla ’ndrangheta e sepolto in un bosco. E killer delle cosche legati al boss Luciano Nocera erano anche gli assassini di Ernesto Albanese, freddato a Guanzate nel giugno 2014 e sepolto nel cortile di una villetta: poche ore dopo, in quello stesso punto, i killer festeggiarono con una grigliata.

A quest’appello di morte mancava però ancora il corpo di Antonio Deiana. La sua ultima traccia in vita risale al 20 luglio del 2012, quando uscì dalla sua casa di Villa Guardia in sella a una Kawasaki 750 targata DA24350. Gli appelli della sorella Antonella, fino ad ora, erano caduti nel vuoto. Ci aveva provato anche la trasmissione «Chi l’ha visto?», ma il 36enne (vecchi precedenti per droga) sembrava scomparso nel vuoto. Ora la svolta, che poi è forse il più spaventoso capitolo di questa storia infinita di sangue.

delitto cinisello 1DELITTO CINISELLO 1
Il cadavere è stato trovato l’altro ieri in uno scantinato di una palazzina di via Lanfranco della Pila, 12 a Cinisello, a 35 chilometri dal luogo della scomparsa. Il corpo era nascosto sotto al pavimento, coperto da una colata di cemento e lì è rimasto murato per sei anni. Senza che gli abitanti del palazzo sapessero nulla, senza che chi calpestava quel pavimento conoscesse il mistero. Tutti tranne uno.

Perché la polizia ha arrestato uno degli abitanti del palazzo, con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Ora è rinchiuso nel carcere di Monza. Si tratta del 37enne Luca Sanfilippo. L’uomo ha confessato e permesso agli inquirenti di trovare il cadavere. Il pool di anatomopatologi al servizio di Cristina Cattaneo sta ancora lavorando al complesso recupero dei resti. Si scava, lentamente, nel cemento per riportare alla luce le ossa bruciate dalla calce (manca solo la formalità del test del Dna). Originario, come la sua famiglia di Mazzarino in provincia di Caltanissetta, Sanfilippo è l’ultimo di quattro figli. Agli investigatori, al termine di un drammatico interrogatorio, ha ammesso di aver ucciso Deiana a coltellate. Sembra che il 36 enne — cosi ha detto il killer — avesse appuntamento nello scantinato con un’altra persona per comprare una partita di cocaina. Ma mentre aspettavano, tra lui e Sanfilippo (che lì vive all’ultimo piano insieme al fratello e alla madre) è nata una discussione culminata con il delitto. Poi la decisione di far sparire il cadavere sotto al cemento. Prima però il corpo è stato spogliato dei vestiti. Gli indumenti sarebbero stati affidati a un «balordo» per bruciarli altrove. Proprio questo elemento è stato, sei anni dopo, la chiave del giallo.
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Due mesi fa un altro balordo «di piccolo livello» ha confidato a un ispettore del commissariato Greco-Turro, guidato dal vice questore Angelo De Simone, di aver aiutato un uomo, anni prima, a bruciare i vestiti di una vittima di omicidio. L’indagine è arrivata poi agli investigatori della Omicidi della squadra Mobile, diretti da Lorenzo Bucossi, che hanno avviato le verifiche con i colleghi della Mobile di Como che dal 2012 non avevano mai smesso di indagare, coordinati dal procuratore Nicola Piacente. Le microspie in casa di Sanfilippo (una parte dello stabile era sotto sequestro per un fallimento) hanno svelato il resto. Giovedì la svolta con le perquisizioni ordinate dai pm di Monza e la confessione del killer.

Fonte: qui

A BENEVENTO UCCISO GIUSEPPE MATARAZZO, IL PASTORE CHE AVEVA VIOLENTATO LA 13ENNE MICHELA IORILLO: ERA STATO SCARCERATO 20 GIORNI FA

LEI SI ERA SUICIDATA NEL 2008, LASCIANDOGLI UNA LETTERA: “NON POTREMMO MAI STARE INSIEME” 

L'IPOTESI DELLA VENDETTA, IL PADRE DELLA RAGAZZA: "NON LO PERDONEREMO MAI, MA NON GLI ABBIAMO SPARATO NOI"

UCCISO IL PASTORE PEDOFILO SCARCERATO VENTI GIORNI FA «È STATA UNA VENDETTA» `
Gigi Di Fiore per “il Messaggero”

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Solo una cinquantina di metri separano le case rurali degli Iorillo e dei Matarazzo. Dieci anni di doppie tragedie hanno avuto per scenario via Bocca con i terreni di olivi che la circondano.

Solo da 19 giorni, Giuseppe Matarazzo, 45enne, era uscito dal carcere.
Aveva scontato la condanna per violenza carnale su Michela, la quindicenne che il sei gennaio di dieci anni fa, lasciando una lettera di spiegazioni a lui indirizzata, si era impiccata con una corda di nylon non lontano dalla casa di famiglia.
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Una storia drammatica, dai contorni torbidi e conseguenze psicologiche devastanti per tutti i protagonisti.

L' ESECUZIONE
Il condannato per violenza sessuale nei confronti di una ragazzina, allora non ancora quattordicenne, esce dal carcere. Torna a casa, a pochi metri dalla famiglia parte civile nel suo processo e, dopo pochi giorni, viene ucciso in circostanze da vera esecuzione, come hanno ricostruito i carabinieri del comando provinciale su delega della Procura di Benevento.
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La casa rurale dei Matarazzo ha un trattore fermo, uno scalone che dà al primo piano e scende verso un' ampia aia. L' altra sera, Giuseppe e la mamma Evelina erano proprio qui fuori.

Si è avvicinata una Bmw nera con due uomini. «Sapete indicarci la strada per Montesarchio? Ci siamo persi» dicono. Ricevono l' informazione, poi quando Giuseppe si gira per raggiungere la madre e salire in casa, sparano con una P38. Cinque colpi, due raggiungono il bersaglio.

L' auto parte di corsa, mentre da casa scende Pasquale il papà di Giuseppe e poi arriva anche Teresa, la sorella. Tentano di soccorrerlo, ma non c' è nulla da fare.

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L' INCHIESTA
«Non possiamo sapere chi è stato, ma secondo noi è una vendetta» dicono i Matarazzo al loro legale, l' avvocato Antonio Leone.

Dal processo, hanno sempre urlato l' innocenza di Giuseppe, anche dopo la condanna. Teresa voleva cercare una strada per chiedere la revisione e lo aveva ripetuto al difensore del dibattimento, l' avvocato Vittorio Fucci. Una convinzione, in contrasto con le ferite ancora aperte della famiglia Iorillo.

Da dieci anni, brucia il suicidio di Michela. Brucia anche quella lettera, indirizzata a Giuseppe, in cui cerca di spiegare quella che definisce «una pazzia».

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Scriveva Michela: «Hai ragione, io e tu non potremmo mai stare insieme, il solo pensiero che finirà mi fa impazzire, non riesco a pensare che quello che ho sempre desiderato, per colpa dei miei debba finire. Così ho deciso che la cosa migliore è farla finita».

L' annuncio di una morte, cercata appesa ad un albero a pochi metri da casa. Iorillo e Matarazzo, famiglie di pastori e agricoltori, famiglie semplici, con valori saldi e dalle poche parole.

In questi dieci anni, attraversati dal suicidio di Michela, l' arresto e il processo di Giuseppe, con la sua condanna e il carcere, le tensioni in via Bocca non si sono mai spente.

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Le due famiglie si sono ignorate, ricostruendosi ognuno una rete e una vita di nuovi affetti e speranze. Giuseppe aveva avuto una relazione con Cristina, la sorella maggiore di Michela.

E proprio Cristina, al processo, aveva dichiarato nell' udienza del 30 giugno 2010: «Chiesi a mia sorella, che me lo negò, se oltre all' amicizia con lui ci fosse dell' altro».

E ancora: «Mi escluse che ci fosse stato quello che immaginavo». Giuseppe ha sempre ripetuto che con Michela aveva avuto un «rapporto d' affetto platonico».

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IN CERCA DI RIABILITAZIONE
Aveva ricevuto la condanna, aggravata in appello e scontata in carcere a Napoli. Da quando era uscito a fine giugno, a qualcuno aveva confidato di volere una riabilitazione, di voler rimettere in discussione quella macchia infamante.

I carabinieri indagano e ipotizzano la pista di una vendetta legata al suicidio di Michela.
Ma non escludono altre ipotesi. Una è legata alle conoscenze e ai contatti che, in carcere, ha potuto intrecciare Giuseppe. E intanto, nella breve traiettoria delle case Iorillo e Matarazzo, il dolore sembra non avere mai fine.

PEDOFILO UCCISO, IPOTESI VENDETTA: «MAI IL PERDONO, MA NON GLI ABBIAMO SPARATO»
Fulvio Bufi per www.corriere.it

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Lucio Iorillo al suo avvocato lo ha detto subito: «È ovvio che adesso sospetteranno di noi, però non c’entriamo niente». Lui è riuscito pure a rimanere tranquillo quando, intorno a mezzanotte, si è visto i carabinieri davanti alla porta di casa che gli chiedevano di entrare a dare un’occhiata perché era appena stato ammazzato l’uomo che poco più di dieci anni fa abusò per un lungo periodo della figlia di Lucio, Michela, appena quattordicenne quando tutto iniziò.

Una storia tragica: Michela non raccontò nulla in casa, ma dopo un paio d’anni di quella vita si uccise, e solo allora venne fuori il suo incubo, si scoprì che quell’uomo molto più grande di lei, Giuseppe Matarazzo, un vicino di casa, l’aveva completamente soggiogata, e che in precedenza aveva abusato anche della sorella di Michela, Cristina.

Ora Matarazzo è stato ucciso, con cinque colpi di pistola, pochi giorni dopo essere uscito dal carcere dove aveva scontato una condanna a undici anni per quelle violenze. E Lucio Iorillo non muove un muscolo, quando glielo dicono.

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Piuttosto si preoccupa per sua moglie Maria Immacolata, che invece ha quasi un collasso, perché - spiegherà poi - a sentire quel nome le si è riaperta la ferita che si porta sul cuore dal giorno dell’Epifania del 2008, quando Michela si impiccò. E anche perché pure lei si rende conto che non si può non sospettare di loro.

Avevano un motivo fin troppo valido per odiare Matarazzo, e certe cose non passano con il tempo. Lo avevano pure detto al comandante della stazione dei carabinieri del paese, che qualche mese fa li aveva convocati per chiedere se volessero fare una dichiarazione di perdono in favore di Matarazzo.

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È una richiesta abituale che si fa alle parti civili quando un condannato ha maturato il diritto di accedere a permessi o a misure detentive attenuate, ma in questo caso era anche un po’ un tentativo di mediazione visto che ormai a breve Matarazzo comunque sarebbe tornato a casa, e quindi gli Iorillo lo avrebbero sicuramente incontrato.

Loro comunque dissero no, non avevano nessuna intenzione di perdonare quell’uomo che seppure per l’induzione al suicidio non era stato condannato, aveva comunque rovinato la vita di Michela e quella di tutta la famiglia.

Lucio è un pastore, come lo era anche Matarazzo, e dei pastori ha la naturale confidenza con la solitudine e il silenzio.

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Quella volta in caserma fu educato ma fermo, e liquidò la questione quasi a monosillabi. E in silenzio è rimasto pure quando gli è stata perquisita la casa, ha solo telefonato al legale che lo seguì durante il processo, l’avvocato Raimondo Salvione, chiedendogli di raggiungerlo.

Quando, però, è stato ascoltato in caserma durante le prime ore di indagini, non ha avuto bisogno di un difensore, perché non è indagato.

Gli hanno chiesto dove si trovasse l’altra sera all’ora dell’omicidio, e lui ha risposto che era a cena da parenti, ben lontano da contrada Selva, la zona di campagna dove, a pochi metri di distanza, abitano le famiglie Iorillo e Matarazzo.

E non è lontana nemmeno la casa di Rocco, l’unico figlio maschio di Lucio, che pure ha subito una perquisizione, giovedì notte. E se dall’abitazione del padre i carabinieri non hanno portato via niente, qui si sono fatti consegnare i due fucili da caccia che l’uomo possiede, con tutte le necessarie autorizzazioni.

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Anzi, è stato lui stesso ad andarli a prendere per darli ai militari. Del resto la sua passione per la caccia in paese è nota, ed è risaputo pure che avesse delle armi.

Ora i fucili saranno esaminati, ma non dovrebbero avere nulla a che fare con l’agguato, visto che Matarazzo è stato ucciso con una calibro 38. Pare che mentre stava entrando in casa qualcuno in auto gli abbia chiesto una indicazione, e quando lui si è avvicinato gli hanno sparato.
Se la ricostruzione è esatta, si dovrebbe trattare di persone a lui sconosciute, che ora i carabinieri - coordinati nell’inchiesta dal procuratore di Benevento Aldo Policastro e dall’aggiunto Giovanni Conzo - stanno cercando di individuare anche visionando le registrazioni delle telecamere che si trovano in zona.

Fonte: qui