9 dicembre forconi: Una lezione sull’inflazione dall’antica Roma

lunedì 23 luglio 2018

Una lezione sull’inflazione dall’antica Roma

“È dovere del cittadino sostenere lo Stato, non è compito dello Stato sostenere il cittadino” – Presidente Grover Cleveland
Il punto del presidente Cleveland nel 1880 era che le persone e gli interessi costituiti non dovevano godere di trattamenti preferenziali da parte di un governo eletto per rappresentare tutti. Poiché se si concede tale preferenza, sarà sempre a spese degli altri.
Quei giorni sono lontani, e l’ultimo presidente a prendere questa posizione fu Calvin Coolidge negli anni ’20. Fu seguito da Herbert Hoover, il quale fu molto interventista. Come disse Coolidge nei confronti del suo vicepresidente: “Quell’uomo non mi ha dato altro che consigli e tutti sbagliati”. Hoover fu criticato da Franklin Roosevelt per le sue disastrose politiche d’intervento, il quale riuscì a spodestarlo nelle elezioni del 1932, per poi superarlo con interventi più invadenti. I deflussi di oro generati dall’accelerazione della spesa pubblica e dalle politiche monetarie della FED, portarono nel 1933 alla sospensione della convertibilità in oro per i cittadini americani e nel 1934 alla svalutazione del dollaro da $20.67 a $35 l’oncia.
L’interventismo è aumentato sin da allora, non solo in America ma in tutte le altre nazioni avanzate. Oggi l’attività economica è dominata dalla socializzazione dei profitti e dalla regolamentazione del nostro comportamento da parte degli stati. Nonostante gli avvertimenti dei teorici del sound money, un processo iniziato quasi un secolo fa non ha ancora portato al collasso economico, sebbene i pericoli delle crescenti passività dello stato siano una minaccia concreta alla stabilità economica.[1]
Un punto che viene ignorato da quasi tutti è che la spesa pubblica è un lusso costoso per qualsiasi economia, allocando le risorse di capitale nel modo più inefficiente possibile. Inoltre gli stati, attraverso le tasse e la deviazione dei risparmi mediante l’inflazione monetaria, distruggono la ricchezza personale. Tuttavia è chiaro, sia attraverso l’osservazione che la logica economica, che un’economia di successo è quella in cui la prosperità personale viene massimizzata.
Questo è chiaramente illustrato osservando la differenza tra Venezuela e l’America. Il Venezuela ha apertamente trasferito quasi tutta la ricchezza individuale al suo governo socialista in nome dell’uguaglianza di tutti. I costi del governo sono aumentati esponenzialmente rispetto alle sue fonti di finanziamento disponibili, accelerando il giorno in cui l’ordine economico e civile cesseranno di esistere del tutto. L’America, nonostante decenni di crescita della spesa pubblica, non ha ancora sequestrato la maggior parte della ricchezza dei suoi cittadini, anche se il processo ha accelerato negli ultimi anni.
Tuttavia nei prossimi mesi il problema diventerà più un problema pubblico, innescato forse da un aumento delle emissioni di titoli di stato USA in un momento di rallentamento ciclico della domanda di obbligazioni. Questo rallentamento è alimentato dal miglioramento delle prospettive economiche globali, il che significa che le banche aumenteranno i prestiti alle imprese non finanziarie a scapito delle attività puramente finanziarie.
Nello stesso momento in cui l’amministrazione del presidente Trump sta aumentando il suo deficit di bilancio, la FED sta cercando di normalizzare il proprio bilancio diminuendo la sua esposizione alle obbligazioni sovrane. Aggiungete al mix le riduzioni dell’esposizione ai dollari nei portafogli di proprietà straniera (per un valore stimato di $17,000 miliardi), e abbiamo il potenziale per una tempesta perfetta nel mercato obbligazionario della valuta di riserva mondiale.[2]
Abbiamo già assistito ad un forte aumento dei rendimenti obbligazionari negli ultimi sei mesi, con il rendimento del titolo del Tesoro USA a 10 anni in aumento dal 2.06% al 2.94%. Su base storica, e dato l’obiettivo d’inflazione della FED al 2%, il valore temporale di questi bond è ancora basso, nonostante l’aumento dei rendimenti fino ad ora e presupponendo sempre che la FED limiti l’inflazione al 2%.
I lettori dovrebbero dare più credito a ShadowStats.com e all’indice di Chapwood, in quanto misure migliori dell’inflazione dei prezzi. Esse registrano attualmente un’inflazione tra il 6-10% rispetto alle stime del governo chiaramente distorte.
Non dovremmo sorprenderci se queste dinamiche si tradurranno presto in un ridimensionamento dei titoli di stato statunitensi e delle finanze del governo degli Stati Uniti. Con la fine dell’aiuto monetario della FED, ci si può aspettare che valutazioni corrette del rischio delle obbligazioni USA possano tornare a dominare le scene economiche. Supponendo che la FED continui a frenare i tassi d’interesse, le curve dei rendimenti si accentueranno e il costo degli interessi del Tesoro USA aumenterà per tutto il suo nuovo debito, tranne che per i prestiti a brevissimo termine. Dopo aver attraversato il periodo dei tassi d’interesse a zero, siamo destinati a risvegliarci con una certa repentinità nei confronti di quei rischi che abbiamo ignorato per troppo tempo.
Pertanto quando si pensa al rischio, è probabile che l’inflazione diventi centrale nei nostri pensieri. E poiché i rendimenti delle obbligazioni stanno aumentando, saremo sempre più consapevoli della trappola del debito in cui è stato catturato il governo degli Stati Uniti. Un aumento dell’1% degli interessi costa un extra di $216 miliardi. Il presidente Trump lo pagherà tagliando il bilancio generale? Improbabile. E quando iniziamo a pensare in termini di valore temporale del debito del governo degli Stati Uniti, forse del due per cento al di sopra di un IPC in aumento, come influirà sui conti del governo un costo dei finanziamenti di circa il tre o quattro per cento superiore?
La pressione per aumentare il tasso di trasferimento della ricchezza dal settore privato (produttivo) aumenterà con l’aumentare dei rendimenti obbligazionari. E più ricchezza verrà trasferita, meno ce ne sarà da trasferire. Questa era la realtà nell’Impero Romano, quando lo spendaccione Nerone ridusse il contenuto d’argento del denario per pagare i suoi soldati, avendo l’Impero finito i soldi. Tra gli altri atti costosi, diede fuoco a gran parte di Roma per ricostruirla. Questa era forse una metafora, perché secondo Svetonio, Nerone si dedicava alle arti, al sesso e alla dissolutezza, ed era ovviamente un principiante come piromane. Se Nerone ha trafficato con qualcosa, era la valuta. Gli imperatori successivi a Nerone continuarono il processo di svalutazione fino alla definitiva distruzione monetaria sotto Diocleziano, avvenuta due secoli dopo.
L’attuale svalutazione monetaria include l’onere aggiuntivo (che si aggiunge alla dissolutezza romana) delle promesse fatte al grande pubblico, a dispetto della massima del presidente Cleveland. A seconda del tasso al quale queste passività finanziarie future sono scontate, stiamo parlando all’incirca di una percentuale compresa tra cinque e dieci volte il PIL attuale per l’America e probabilmente molto più per il Giappone e molti stati membri dell’UE. Nemmeno cifre dell’inflazione dei prezzi pesantemente manipolate possono sopprimere la trappola del debito in cui sono finiti gli stati mondiali, il che ci dice che la svalutazione monetaria accelererà.
Dalla presidenza di Herbert Hoover, il governo degli Stati Uniti ha inconsciamente legato l’economia americana a quella dell’antica Roma. Proprio come gli imperatori di Roma svalutarono le monete per pagare la loro dissolutezza ed i loro eserciti, così l’America ed i suoi alleati occidentali hanno svalutato le loro valute per pagare il welfare e le spese militari.
L’eccessiva spesa militare era un tema prettamente legato all’antica Roma: pagare i soldati o l’imperatore sarebbe morto. Diocleziano, 225 anni dopo Nerone, andò oltre ed approvò un editto che vietava ai commercianti di aumentare i prezzi. Il commercio cessò, e Roma e altre città si svuotarono per mancanza di cibo.
Donald Trump ed i suoi predecessori hanno supervisionato metodi più sofisticati per ottenere lo stesso risultato. Negli ultimi quarant’anni, i prezzi di beni e servizi sono stati ufficialmente controllati analizzando i dati sull’inflazione, anche se la realtà è che i prezzi hanno continuato a salire. La spesa degli stati è stata sfrenata, ma non può andare avanti per sempre.
Gli aumenti salariali, che normalmente stanno al passo con l’aumento dei prezzi, sono stati sostituiti da un incoraggiamento ad espandere il credito bancario per finanziare il consumo personale, insieme allo scoraggiamento del risparmio. Di conseguenza il debito delle famiglie americane ammonta ora a $13,150 miliardi per finanziare le spese per consumi personali a $13,717 miliardi. Ciò però distoglie l’attenzione dal problema di fondo.
Il confronto con l’antica Roma ha un’ulteriore e preoccupante somiglianza. 
L’argento romano e le monete d’oro erano la valuta principale per il mondo conosciuto. Il dollaro americano è la valuta di riserva mondiale oggi, e quasi tutte le altre 170 valute sono allineate o fanno riferimento ad essa. 
Un crollo accelerato del dollaro abbatterà la maggior parte di esse, proprio come la svalutazione monetaria romana spinse il mondo verso il Medioevo.
Finora in questo articolo abbiamo visto che l’economia americana ci ha fornito un esempio di una trappola moderna del debito, che se non viene affrontata porterà inevitabilmente ad un’accelerazione dell’inflazione monetaria e, in definitiva, al crollo del potere d’acquisto del dollaro. La maggior parte delle altre nazioni si trova nella stessa posizione, sebbene gli alti livelli di prestiti personali siano più endemici in America e nel Regno Unito che altrove. Di conseguenza quando si verificherà il collasso finale, gli anglo-sassoni dissoluti subiranno un destino leggermente diverso dai cittadini delle nazioni che abitualmente risparmiano.
La prossima fase della svalutazione monetaria di oggi
La prossima grande spesa che gli stati e le loro banche centrali devono affrontare è una crisi futura del credito, che potrebbe far accelerare l’inflazione. Una crisi del credito è sempre il culmine di un ciclo del credito, endemico per le economie destabilizzate dalle banche centrali che cercano di stimolare il consumo attraverso l’inganno monetario.
Il tempo per la prossima crisi del credito si avvicina rapidamente, come spiegato nel mio recente articolo, “Quando si verificherà la prossima crisi del credito?“. Dovremmo essere pronti entro la fine dell’anno. Fondamentalmente le prospettive dell’inflazione per l’anno prossimo o due saranno stabilite dalla risposta delle banche centrali. 
Se non mettono in salvo le banche commerciali con l’inflazione monetaria, il sistema bancario globale quasi certamente collasserà. Supponendo che questo disastro voglia essere impedito, sarà richiesta l’iniezione di enormi quantità di denaro extra, potenzialmente molto più grandi di quanto necessario per salvare il sistema bancario globale nel 2008/09.
Allora quelle misure erano di per sé di proporzioni storiche. Ma c’è il rischio che non succederà la prossima volta, perché dall’ultima crisi del credito tutte le nazioni del G20 hanno accettato di introdurre procedure di bail-in per sostituire i bail-out. Il ragionamento è che gli stati si sono sobbarcati il costo della crisi della Lehman, quando invece avrebbero dovuto farlo gli obbligazionisti e i grandi depositanti. Questo è un ragionamento logico per il salvataggio di singole banche o del sistema bancario di un piccolo Paese, ma è probabile che causi difficoltà sostanziali in una crisi sistemica più ampia, perché gli obbligazionisti cercheranno scappatoie per proteggersi.
I grandi depositanti hanno solo due fughe, e l’alternativa di ritirare le banconote è preclusa: possono acquistare beni fisici, a qualsiasi prezzo, per sbarazzarsi dei saldi bancari o, in alternativa, acquistare commodity. E in cima alla lista ci deve essere l’oro, seguito dall’argento, perché sono ampiamente accettati come mezzo di scambio ovunque. A queste alternative possiamo ora aggiungere le criptovalute, la loro proprietà è peer-to-peer, il che equivale ad un deposito di valore alternativo.
Ma quando si vende una valuta per acquistare un bene, si passa semplicemente la valuta ad un acquirente disposto ad accettarla in cambio. Il lettore attento rileverà che, con tutta probabilità, non ci sarà alcuna offerta per le valute più rischiose, e probabilmente nessuna offerta per il dollaro stesso. In altre parole, quella che in passato è stata una crisi sistemica per il sistema bancario globale potrebbe rapidamente diventare una crisi sistemica per le valute stesse.
Un crash della valuta è un rischio crescente
Il futuro è per definizione sconosciuto e possiamo solo ipotizzare come si evolveranno le cose. Tuttavia, a differenza dell’esperienza romana, che impiegò 225 anni per distruggere completamente il denario, i suoi successori e l’Impero stesso, l’ondata attuale di distruzione monetaria sembra avere i giorni contati, dopo solo un secolo circa.
Le banche centrali sono state consapevoli di alcuni pericoli sistemici, motivo per cui sono desiderose di farci finire in una società senza contante. Senza contanti, non può esserci una corsa agli sportelli vecchio stile. La loro risposta ad ogni crisi creditizia successiva è stata quella di limitare il modo in cui le imprese e le persone possono proteggersi in caso di un collasso sistemico.
Ma ora, molto tempo dopo che il presidente Cleveland disse quanto citato all’inizio di questo articolo, i tentativi dei suoi successori di accampare il favore elettorale hanno portato ad un’escalation di costi ormai fuori controllo. La combinazione di una trappola del debito per gli stati e l’insostenibilità del debito del settore privato, minacciano una crisi finanziaria e monetaria a livello mondiale, da cui qualsiasi salvataggio attraverso la stampa di denaro rischia di essere di breve durata.
La velocità con cui l’inflazione e la distruzione delle valute cartacee accelererà, sarà determinata da quanto rapidamente la popolazione capirà la vera portata della frode monetaria che gli stati hanno perpetrato finora. L’espansione della base monetaria e del credito bancario non si è riflessa nelle statistiche ufficiali dei prezzi, che sono state manipolate in modo edonistico per nascondere le prove. Una comprensione della realtà, ovvero che le valute fiat sono state abusate da tutti gli stati, ci si può aspettare che scateni un fuggi-fuggi generale tra la gente comune.
I prezzi devono aggiustarsi. Se gli effetti dell’inflazione romana su più di due secoli sono progrediti con la velocità di un carro trainato da buoi, quella odierna potrebbe accelerare come una Ferrari.
[*] traduzione di Francesco Simoncellihttps://francescosimoncelli.blogspot.it/
Note
[1] Siamo qui per discutere dell’intervento politico, che probabilmente iniziò con la prima guerra mondiale. L’intervento monetario è iniziato prima, con la nascita delle banche centrali.
[2] La sovraponderazione del dollaro nei portafogli esteri è il naturale risultato della precedente forza del dollaro, che non è più il caso. A giugno 2016, questi ammontavano ad un record di $17.390 miliardi.

Nessun commento:

Posta un commento