9 dicembre forconi: 11/05/18

lunedì 5 novembre 2018

Martin Armstrong Warns Politicians Are Creating The Worst Economic Crash In History

Politicians have totally and completely misunderstood the trends within the global economy and as a result, they are actually creating one of the worst economic debacles in history.
I have explained several times that the bulk of investment capital is tied up in two primary sectors – (1) government bonds and (2) real estate. Because of income taxes, real estate has offered a way to make money in capital gains without having to pay income taxes.
Money has looked to park in real estate around the world for many various different reasons as in Italy it was the escape from inheritance taxes as well as banks or in Vancouver to gain a foothold for residency fleeing Hong Kong. In Australia, there was the Super Annuation Fund which allowed people to use retirement funds for real estate.
People spend more when they believe that they have big profits in their home.
The recession of 2007-2010 was so bad, recording the worst of all declines since the Great Depression, all BECAUSE it undermined the real estate values. People then spent less because they viewed their home declined in value.
As taxes have been rising and the average home value collapsed, the velocity of money kept declining. Especially as real estate values declined and interest on savings accounts vanished hurting the elderly who saved money for retirement and discovered their savings were producing less income, the velocity of money just plummeted.
The velocity of money began to turn up finally in the USA ONLY when interest rates began to rise. The retired could suddenly begin to make something on the savings for once in a very long time. This is something the ECB still has not figured out in Europe as it has wiped out both the elderly savings along with pension funds.
Nonetheless, politicians have gone nuts imposing all sorts of regulations to outright making it a criminal act for a foreigner to buy property.
In New Zealand, the new government wanted to declare foreign investment just illegal and in Australia, they made it a criminal act for a foreigner to own property and not inform the government they were foreigners. Over in London, they imposed taxes on property which created a crash.
But, the USA targeted only New York and Miami requiring that title companies pierce corporate veils to discover who was really behind what.
They did not impose taxes only on foreigners nor did they outlaw foreign ownership of property. This is also why the high-end market recovered, just not the average home on the street.
What they are clueless about is this attack on the real estate market viewing foreign buyers as evil, is undermining real estate as a whole and that is what creates the worst economic decline in history.
This undermines the banking system that has used real estate as collateral for mortgages and it undermines consumer spending because people save more when their property declines.
The politicians are actually creating the worst possible scenario for the economy going forward.
Welcome to the new face of stupidity. They are so out there that it is like they are sitting on a branch of a tree and cutting the branch expecting the tree to fall. This is what they have done to real estate which makes even what Goldman Sachs did in 2007 child’s play.
Now add government borrowing which competes against the private sector and it only gets even more stupid.  Then we have brain-dead investors who actually think government debt is “quality” issued by idiots who have ZERO intentions of ever paying off their debt at any point in the future. Governments borrow year after year with no understanding what they are doing to the entire economy and how they are causing unemployment to rise with ever more taxes and more borrowing completing with the private sector on every level.
Then society elects people with absolutely ZERO business experience who in turn appoint academics who have wonderful theories that have never proven to have worked even once! And people wonder why I say they will never listen to prevent a crisis so we have no choice but wait for the Crash & Burn.

Peggio di un deficit costoso, c’è solo un deficit inutile

Pochi dubiteranno del costo salato che l’Italia ha affrontato, e soprattutto dovrà affrontare in futuro, per portare avanti la sua politica di deficit pubblico, ampliando persino i livelli rispetto a quanto concordato con i partner europei nei mesi scorsi. Senza bisogno di ricordare cose già note, basta sottolineare l’aumento dello spread, che ha eroso significativamente il valore dei nostri titoli di stato, e  la capitalizzazione di borsa perduta soprattutto dal sistema bancario, che rischia di finire sotto stress. Infine, i tassi pagati alle aste sono aumentati parecchio, e quindi anche la nostra spesa per interessi è destinata a crescere. Tutto ciò a fronte di una aumentata tensione politica sia all’interno che all’esterno.
Del tutto ragionevole perciò porsi la domanda: il gioco valeva la candela? Rispondere senza venir iscritti d’ufficio a una qualunque delle fazioni che alimentano il nostro dibattito pubblico è molto difficile. Il deficit in sé è un non è né buono né cattivo se non si colloca in uno spazio e tempo precisi, e non si guarda alle condizioni dell’economia che lo fa. E soprattutto non si analizza per cosa vengono spesi i soldi. Per provare a rispondere può essere interessante leggere un intervento pubblicato da Olivier Blanchard e Jeorim Zettelmeyer che ha il pregio di mettere in evidenza il vero problema di fronte al quale l’Italia dovrà far fronte, pure al netto delle varie fibrillazioni che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Ossia il rischio che tutta questa fatica sia inutile. Se lo scopo del governo è dare soldi a chi ne ha bisogno – e poi si vedrà come accadrà – e pure sorvolando sull’idea di un governo elemosiniere, una manovra economica si può dire efficiente se consente di aumentare la crescita complessiva. Fare deficit per dare i soldi ai bisognosi e poi affossare l’economia non è certo un buon affare. Tantomeno per i bisognosi.
I due autori hanno svolto alcuni calcoli partendo dall’ipotesi, coerente con l’impostazione del governo, che “le espansioni fiscali generalmente espandono la produzione e le contrazioni la contraggono, anche nei paesi ad alto debito”. Questo in teoria. Perché in pratica “ci possono essere delle eccezioni e quello che sta succedendo in Italia potrebbe essere una di quelle”. Il motivo è presto detto: “L’aumento dei tassi di interesse sui debiti del governo è stato rilevante e la questione è se l’effetto diretto dell’espansione fiscale possa annullare o superare l’effetto dell’aumento dei tassi di interesse”. Il senso è chiaro: se spendo per interessi più di quello che guadagno in prodotto il deficit non solo è stato inutile, ma persino dannoso.
Le stime fatte sono molto semplici. A fronte di un deficit aggiustato per il ciclo in aumento dello 0,8% del pil si stima che lo 0,1% corrisponda a maggiore spesa per interessi. Poiché in Italia molto del debito pubblico è detenuto internamente, possiamo pure ipotizzare che la misura del deficit corrisponda a quella dell’espansione fiscale. A questo punto bisogna stimare i moltiplicatori, il bianconiglio di qualunque espansione fiscale fin dai tempi di Keynes, ossia il numero moltiplicato il quale un euro di espansione fiscale diventa prodotto. Gli autori ipotizzano un moltiplicatore intorno a uno “o anche più elevato”. “Per dare al governo il beneficio del dubbio, mettiamo che sia 1,5. Quindi 0,8 di espansione fiscale moltiplicato 1,5 darebbe un aumento del prodotto di 1,2 punti di pil.
D’altro canto però, avendo fatto espansione in deficit, devo anche tener conto dell’aumento dei costi del mio debito. Specie considerando che da aprile i rendimenti sui titoli italiani sono aumentati di 160 punti base. Il famoso spread. Quanto pesi sul prodotto un aumento dei tassi di interesse è tema alquanto dibattuto, quindi assolutamente incerto. Ma alcune stima ipotizzano che un aumento di 100 punti base sui tassi a lungo termine conducano a un calo dell’1% della domanda e del prodotto. Per l’Italia questa stima viene aggiustata allo 0,8% di prodotto in meno ogni 160 punti di aumento dei tassi. Anche il costo del denaro ha il suo moltiplicatore, che però sottrae prodotto al computo. Mettendo insieme i due dati, la crescita del prodotto provocata dall’espansione fiscale e la perdita del prodotto provocata dall’aumento dei tassi, e con la premessa che il primo è stato stimato molto generosamente e il secondo molto prudentemente, viene fuori che l’effetto globale sul pil italiano potrebbe persino essere negativo per uno 0,1%. Diciamo che se va bene è zero. Tanta fatica per nulla, insomma. E pure a caro prezzo. “Ciò significa – commentano gli autori – che l’espansione fiscale programmata probabilmente non aumenterà la crescita e potrebbe addirittura ridurla. Il deficit arriverà in misura maggiore del previsto. I sostenitori del governo saranno delusi. Il governo potrebbe raddoppiare e gli investitori potrebbero fuggire, portando a una grave crisi”.
Le conclusioni dei due autori sui rischi connessi all’espansione fiscale in presenza di debito elevato ricordano un paper pubblicato dalla Bis nel 2011, che arriva alla conclusione che “a livelli moderati il debito migliora il welfare e la crescita. Ma ad alti livelli può essere invece molto dannoso”. Capire quale sia il livello soglia è stato proprio il punto sul quale lo studio ha dedicato la sua attenzione. E per farlo ha analizzato i dati di 18 economie dell’Ocse fra il 1980 e il 2010. Il risultato non è molto incoraggiante per noi. La soglia individuata, sopra la quale il debito è un fardello, è quella dell’85% del pil, per il debito del governo. Ma il ragionamento vale anche per il debito delle imprese, per le quali la soglia è leggermente superiore, al 90%, e anche per le famiglie, per le quali rimane intorno all’85%. Tornando ai governi, quelli che stanno sopra dovrebbero sistemare la loro posizione fiscale, suggeriscono gli autori, anche perché è meglio avere spazio fiscale per sopportare eventuali shock futuri. E questo è un altro elemento di rischio anche per il nostro paese. Se dovesse arrivare una crisi, saremmo in grado di gestirla avendo sulle spalle un bilancio fiscale già sotto stress? Speriamo di non doverlo scoprire mai.
Fonte: qui

LANZALONE - NUOVO FILONE D'INCHIESTA SULL'EX “MR WOLF” DI VIRGINIA RAGGI



OLTRE ALLE CONSULENZE DI PARNASI, SPUNTANO QUELLE OTTENUTE DAL UN SUO SODALE, FABIO SERINI, CHE PROPRIO LA SINDACA HA PROMOSSO (DOPO LA RACCOMANDAZIONE DI LANZALONE) A COMMISSARIO DELL’ISTITUTO DI PREVIDENZA DEI DIPENDENTI COMUNALI 

L'AVVOCATO INTERCETTATO: “A LUIGI E ALFONSO IO SALVO IL C.. LO QUOTIDIANAMENTE, MA NON MI DIFENDONO”

Emiliano Fittipaldi per http://espresso.repubblica.it

LANZALONE E VIRGINIA RAGGILANZALONE E VIRGINIA RAGGI
Luca Lanzalone, il Mr Wolf vicinissimo ad Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro che Virginia Raggi aveva voluto come consulente per il nuovo stadio della Roma, aveva un modus operandi tutto suo. La tecnica era sempre la stessa: sostenere di lavorare gratis o quasi per l'amministrazione capitolina, ottenere consulenze da privati, e/o piazzare uomini fidati nell'istituzione che gli affidassero, una volta nominati, incarichi legali retribuiti.

È noto che Lanzalone, voluto dalla Raggi anche come presidente di Acea, sia stato arrestato (è ancora ai domiciliari) qualche mese fa insieme al costruttore Luca Parnasi con l'accusa di corruzione, per aver ottenuto dall'imprenditore alcune consulenze che mascherano – secondo i pm - tangenti.

VIRGINIA RAGGI FABIO SERINIVIRGINIA RAGGI FABIO SERINI



Ma l'ultima informativa del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Roma, guidato dal comandante Lorenzo D'Aloia, evidenzia che l'ex Mr Wolf della Raggi è indagato per concorso in traffico di influenze illecite e corruzione anche in merito a un altro filone d'indagine. Che potrebbe creare più di un problema politico alla sindaca di Roma.

Lanzalone, infatti, ha convinto la Raggi ad assumere come commissario straordinario dell'Istituto di previdenza dei dipendenti comunali (Ipa) il livornese Fabio Serini, con un contratto a oltre 115 mila euro l'anno.

Peccato che Serini (anche lui indagato per i medesimi reati) non fosse un commercialista qualunque, ma un uomo che Lanzalone conosceva assai bene: quando Serini era commissario giudiziale dell'azienda dei rifiuti di Livorno (Ammps), Lanzalone e il suo socio Luciano Costantini ne erano infatti i consulenti legali, incaricati alla difesa dell'azienda.

LANZALONE E VIRGINIA RAGGILANZALONE E VIRGINIA RAGGI
Ora la procura di Roma e i carabinieri hanno scoperto, grazie ai messaggi Whatsapp e alla documentazione email sequestrate agli indagati, «che non solo Luca Lanzalone ha aiutato Serini (in pieno conflitto di interessi, ndr) ad ottenere dal sindaco Raggi la nomina a commissario dell'Ipa» ma che lo stesso Serini, una volta nominato dalla grillina, ha poi affidato allo studio di Lanzalone «incarichi remunerati». Se Parnasi dava o prometteva a Lanzalone consulenze pagate con denaro privato, in pratica, stavolta si tratta di soldi pubblici dei contribuenti.

Un do ut des che vede la sindaca nel ruolo di vittima, o – come ci dicono gli inquirenti - di "trafficata". Possibile che la Raggi si sia fatta raggirare ancora una volta da soggetti a cui aveva dato totale fiducia? Leggendo e analizzando le carte, sembra proprio di sì.

FABIO SERINIFABIO SERINI
Lanzalone, per spingere la nomina di Serini, manda un messaggio a Virginia il 17 maggio del 2017, spiegando di avere conosciuto il livornese come commissario giudiziale di Ammps. «È stato davvero bravo, e soprattutto assolutamente impervio agli assalti sia dei dirigenti comunali che degli esponenti del Pd, che sono stati violentissimi anche nei suoi confronti», la ingolosisce Lanzalone.

Serini al tempo rivestiva ancora la funzione di commissario giudiziale dell'ente livornese (tanto da essere considerato dai pm come pubblico ufficiale), mentre Lanzalone era di fatto il suo legale. La vicenda Aamps era da tempo su tutti i giornali, a causa di un'inchiesta della procura di Livorno. Possibile che la Raggi non avesse contezza dei rischi di una nomina di Serini?

DI MAIO BONAFEDEDI MAIO BONAFEDE
Probabilmente no: dopo tre giorni dalla “mediazione” di Lanzalone, la sindaca con chiamata diretta promuove Serini commissario dell'Ipa. Passa poco più di un mese, e il commercialista gira il primo incarico alla Lanzalone & Partners. Il cui corrispettivo, dicono i militari che indagano, sarebbe stato «pattuito direttamente» tra Serini e Mr Wolf.

I soldi, però non sono stati bonificati allo studio dell'avvocato poi arrestato, ma a un altro studio legale, che ha poi eseguito una compensazione. «Essendo in essere tra i due studi» si legge nell'informativa «diversi rapporti lavorativi».

Un secondo incarico viene affidato qualche mese dopo, a aprile del 2018. Stavolta la parcella è nota: poco meno di 10 mila euro, fatturate direttamente dallo studio Lanzalone.

LUIGI DI MAIO ALFONSO BONAFEDELUIGI DI MAIO ALFONSO BONAFEDE
Dalle conversazioni tra Luca e il suo socio Costantini (pure lui indagato per corruzione e traffico di influenze), persino Costantini aveva timore che Lanzalone potesse davvero brigare per dare incarichi “romani” all'amico Serini.

Il giorno prima di raccomandare il manager alla sindaca per l'Istituto di previdenza, in effetti, Lanzalone – già diventato presidente di Acea - chiede al suo socio di studio se è una buona mossa «mettere Serini come sindaco di una controllata» del gruppo elettrico del Comune di Roma. Costantini risponde con un secco no: «Non mi piace molto. Fare due più due è un attimo. Sembra una ricompensa. La procura (di Livorno, ndr) non ha ancora archiviato nulla. Fino a che c'è l'inchiesta penale...».

LANZALONELANZALONE
Costantini, chiosano i carabinieri, cerca dunque di spiegare a Lanzalone che una nomina fatta direttamente da Lanzalone a favore di Serini «verrà inevitabilmente collegata al lavoro svolto da Serini nell'ambito del concordato” dell'ente livornese. «Una ricompensa», appunto.

Lanzalone forse si convince, ma non demorde: e così, invece di assumere direttamente il suo sodale, lo fa nominare dalla Raggi. Che, ha differenza di quanto temuto da Costantini («Fare due più due è un attimo...è una cosa che chiunque può verificare») alla proposta del suo fedelissimo non fa una piega.

Ma la presunta “cricca” guidata da Lanzalone non si ferma a Roma. Prova a mettere le mani anche sulle nomine del governo gialloverde che si sta formando. Il 31 maggio 2018 l'avvocato scrive a Costantini che lui, si legge nell'informativa, «sulle nomine non può fare granché, i nostri amici (i Cinque stelle, ndr) al riguardo sono totalmente inetti e non vogliono farsi consigliare», ma aggiunge pure che, se avesse voce in capitolo, «penserebbe prima a Costantini, poi agli altri dello studio Lanzalone & Partners e, “se avanza a chi offre di più”». Il modus operandi, dunque, è quello di un mercimonio degli incarichi.

LANZALONE E LUIGI DI MAIOLANZALONE E LUIGI DI MAIO
La stessa conversazione prosegue, e ha un interesse perché disegna possibili rapporti stretti tra l'avvocato e alcuni big dei Cinque Stelle: Lanzalone scrive infatti di Laura Castelli, attuale sottosegretario all'Economia («con lei avevamo iniziato a fare un bel lavoro, analitico, anche con alcuni funzionari del Mef che gli avevo presentato, preposti alle istruttorie sulle nomine»); di «Alfonso, Luigi e compagnia», amici che però non lo difenderebbero dai «nemici interni» nonostante lui «gli salvi il culo pressoché quotidianamente»; di strategie a medio termine («a me avevano messo sulla partita delle nomine, poi hanno deciso di sospendere tutto per concentrarsi solo sul governo...io ho piazzato un sindaco in Leonardo»); di ambizioni e politica nazionale.
LUCA LANZALONELUCA LANZALONE

La sensazione è che Lanzalone, come prima ancora di lui l'altro Rasputin di Virginia Raffaele Marra, grazie alle sue capacità e ai suoi rapporti sarebbe riuscito a fare ancora molta strada. In Campidoglio e nei palazzi del nuovo potere. Solo l'intervento dei magistrati romani ha bloccato la sua marcia.

Fonte: qui

L'attacco di Ennio Doris: "Ecco cosa vuole farci la Germania"

Il presidente di Banca Mediolanum vuole tranquillizzare i risparmiatori italiani. 

La tempesta sui mercati è simile a quella del 2011, quando cadde il governo di Silvio Berlusconi

Il presidente di Banca Mediolanum, Ennio Doris, ripete quanto detto nei giorni della tempesta sui mercati che colpì il governo Berlusconi: mantenere i nervi saldi ed evitare il panico.
Intervistato da La Verità, Doris ha ribadito che l'Italia è un Paese sicuro e che il sistema non è in pericolo come descritto da molti. "Guardi, l' altro giorno al bar mi ha fermato un signore, peraltro favorevole a questo governo - spiega il presidente di Mediolanum -: aveva timore di acquistare i titoli di Stato italiani. Naturalmente gli ho detto: 'Vai tranquillo'. Anche la mia banca sta continuando a comprare titoli di Stato, che restano prodotti sicuri. È significativo che un elettore di questa maggioranza abbia già perso fiducia".
Sul tema spread, Doris ci va cauto. Ha timore, come lo ha Ignazio Visco, il presidente di Banca d'Italia. Ma cerca di fare da pompiere: "Per carità, lo spread ha effetti nefasti: le banche vedono il patrimonio erodersi e non sono più in grado di fare credito. Ma spesso gli economisti si concentrano solo sui numeri. A me interessano i sentimenti dei risparmiatori, che generano effetti molto più immediati della salita dello spread. Chi ha paura di solito stacca il cervello: taglia subito i consumi e gli investimenti".
L'obiettivo di Ennio Doris è quello di diffondere tranquillità: l'Italia è sotto attacco, ma il sistema è solido. E i risparmiatori non devono avere la percezione del contrario, perché è dalla loro paura che si crea il pericolo per il Paese. E, come ha spiegato il presidente di Mediolanum, è il pensiero anche di Silvio Berlusconi, che ha incontrato di recente.
Doris critica anche la manovra: "Se spendi 10 miliardi per il reddito di cittadinanza vuoi sicuramente stimolare i consumi. Ma io penso anche a quelli che un lavoro ce l'hanno già, la grande massa fortunatamente. Questi mettono da parte qualcosa, intimoriti dal futuro, contraggono i propri consumi, ed essendo molti di più vanno di fatto a più che neutralizzare lo stimolo dei consumi voluto proprio dal reddito di cittadinanza".
Ma questo non significa che Doris sia perfettamente in linea con i dettami dell'Unione europea. "Io ho vissuto la tragedia della guerra, e quindi mi batterò sempre perché vi sia amicizia e collaborazione tra i popoli europei. Certo, l' Italia era il Paese più europeista in assoluto e ora non lo è più. Forse qualche colpa a Bruxelles ce l' hanno", spiega il banchiere. "A volte sembrano davvero semplici burocrati, senza legittimazione elettorale, con una concezione dell' economia di stampo socialista. L' Unione deve rispettare le tradizioni e la diversità delle nazioni: deve guidare ma non imporre. Ricordo che negli anni Settanta Margaret Thatcher attaccava sempre l' Europa e questo mi infastidiva. Poi la vidi a Milano, la sentii parlare contro questa élite e aprii gli occhi, me ne innamorai".
E sulla caduta del governo nel 2011, il giudizio del presidente di Banca Mediolanum è chiaro: "I guai iniziarono nell'aprile di quell'anno, quando le banche tedesche cominciarono a liberarsi dei titoli di debito italiani. Quando la svendita uscì alla luce del sole, lo spread decollò". Poi arrivò Mario Monti(con le sue patrimoniali!). E la storia la conosciamo tutti. Mentre la Germania continua a pensare a noi come "colonia", teorizzando anche una patrimoniale.
Fonte: qui

Perché Russia, Turchia e Cina comprano oro a ritmo record

Le banche centrali di tutto il mondo stanno aumentando le loro riserve auree ad un ritmo incredibile. Solo negli ultimi tre mesi hanno acquistato oro per un valore di 5,82 miliardi di dollari, ovvero circa un quarto in più rispetto all'anno precedente. La Banca di Russia e la Banca centrale turca hanno infranto vari record in questi termini.
La corsa all'oro
Secondo i dati forniti dal World Gold Council, le banche centrali hanno acquistato fino a 148 tonnellate di oro, il 22% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. La Banca di Russia è leader negli acquisti, che ammontano a 92 tonnellate. La Russia in precedenza aveva acquistato una quantità comparabile del metallo prezioso solo al culmine delle riforme del mercato del 1993.
Tenendo conto delle 106 tonnellate acquistate dal paese nel primo semestre, la riserva aurifera russa ha ora superato le 2.036 tonnellate, per un valore di circa 78 miliardi di dollari. La Russia è quindi entrata nelle prime cinque nazioni che detengono più oro, superata solo dagli Stati Uniti, la cui riserva ammonta a 8.133,5 tonnellate, dalla Germania con le sue 3369,7 tonnellate, dall'Italia (2,451,8 tonnellate) e dalla Francia (2.436 tonnellate).
Se la Russia continua i suoi acquisti allo stesso ritmo, supererà la Francia entro il 2020, mentre la Banca centrale sembra determinata a voler aumentare la sua riserva d'oro alla luce dello slogan del primo vice capo della Banca centrale Dmitry Tulin "una garanzia del 100 per cento contro rischi legali e politici".
Nel frattempo, lo status di alcuni dei più attivi compratori di oro è stato recentemente rivendicato da Turchia e Cina, entrambi paesi che hanno avuto recentemente un rapporto teso con gli Stati Uniti. Sono anche diventati importanti venditori di titoli del Tesoro USA nel corso dell'anno, con la Russia che ha tagliato i suoi investimenti nel debito nazionale USA a 1/8 di quello che era in precedenza.
Margine di sicurezza
Il mondo si approccia a una nuova era di instabilità, con la prospettiva di una crisi globale che sembra sempre più tangibile, e molti esprimono la certezza che l'imminente sconvolgimento inciderà principalmente sull'economia americana e sul dollaro. A metà ottobre, Ulf Lindahl, a capo della società AG Bisset Associates, specializzata in mercati valutari, ha dichiarato che il valore del dollaro potrebbe diminuire del 40% rispetto all'euro nei prossimi cinque anni.
Le aspettative negative degli investitori si riflettono anche in un recente sondaggio condotto da 174 gestori di fondi di investimento, le cui attività totali ammontano a 518 miliardi di dollari. Il sondaggio è stato condotto dalla Bank of America (BofA). Gli intervistati hanno affermato che negli ultimi due mesi hanno ridotto la quantità di titoli statunitensi del 17% in media, a causa della maggiore volatilità dei mercati del paese.
Le tariffe in alluminio e acciaio, così come i limiti delle importazioni cinesi introdotte da Donald Trump all'inizio di quest'anno, hanno già avuto un effetto negativo sui bilanci trimestrali delle principali società americane, 3M e Caterpillar in particolare. Separatamente, la guerra commerciale con la Cina ha portato a uno sconvolgimento per gli agricoltori statunitensi, dopo che Pechino ha frenato gli acquisti di prodotti agricoli statunitensi in risposta alle tariffe. I prezzi per i semi di soia sono diminuiti del 18%, il mais è venduto al 12% in meno e il maiale è sceso del 29%.
La Federal Reserve è pericolosa?
Il 31% dei gestori di fondi di investimento considera le politiche della Federal Reserve come il secondo più grande rischio. "Aumentando i tassi di interesse per i prestiti in dollari, la Federal Reserve incrementa simultaneamente il ritmo del recupero di 3,5 trilioni di dollari, riversato nei mercati internazionali dopo la crisi del 2008", ha sottolineato il chief economist di ING Bank James Knightley. "Da ottobre, il volume delle operazioni volte a ridurre il saldo è cresciuto fino a 50 miliardi di dollari al mese: la Federal Reserve pondererà buoni del Tesoro del valore di 30 miliardi di dollari e mutui del valore di 20 miliardi".
A partire dalla fine di luglio, la Cina possiede un debito pubblico di 1,2 trilioni di dollari in titoli di debito nazionali statunitensi. Liberandosi dei titoli nel mercato, si ritiene che Pechino condanni l'economia americana ad una nuova crisi finanziaria, con il dollaro che dovrebbe perdere di valore. Pertanto, sulla soglia dei nuovi sconvolgimenti economici, sia gli investitori che le banche centrali continuano a fare affidamento sul buon vecchio oro.
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Centro-destra, game over

Il centro-destra come lo abbiamo conosciuto non esiste più. Lo ha detto l’altro giorno Giorgetti, il numero due della Lega parlando a una platea di destra. Ha detto semplicemente la verità, ai limiti dell’ovvietà. Ma ha suscitato scandalo e indignazione tra i fondamentalisti del berlusconismo, come se avesse rotto un patto di sangue nel centro-destra e si fosse ammutinato al Legittimo Sovrano nel nome del sovranismo. In realtà il paesaggio è radicalmente mutato, i rapporti di forza all’interno del fu-centrodestra si sono capovolti, e ci troviamo a vivere in una stagione italiana e internazionale completamente mutata.

Senza considerare che se il re del centro-destra, Silvio primo (e ultimo), si allea alla sinistra smette di rappresentare il suo mondo e rappresenta solo sé stesso, i suoi familiari e poco altro. Il problema è chiaro. C’è chi è ancora aggrappato alla storia precedente, è andato al potere, con quella formula. E davanti al declino vistoso e irreversibile di Berlusconi pensa e soprattutto spera che il berlusconismo sopravviverà al suo Artefice. 

E invece i partiti personali, le monarchie senza eredi, finiscono col Re. Dopo il capo resta la coda. In modo irreversibile. Dovrà sorgere qualcosa, qualcuno in grado di ereditare i residui di quel regno ma con una prospettiva, un disegno, e leader credibili e non semplicemente luogotenenti, cortigiani e maggiordomi del Capo. 

Chi si sforza di tradurre quell’area in termini di idee, chiama quell’area liberale e moderata. Ma quella formula, in realtà, era stata solo un collo di pelliccia con cui adornare la monarchia populista di Berlusconi, il cui centrismo in realtà era un ego-centrismo. Ma per lunghi anni quel leader ha funzionato, almeno nelle battaglie elettorali, soprattutto come antagonista della sinistra e come alleato di forze non moderate né liberali come la destra nazionale e la Lega. Per carità, una forza liberale di centro, aperta al Pd renziano, ha diritto di esistere e magari pure senso, anche se rappresenta una piccola minoranza elettorale; ma non può accampare alcun diritto e alcuna egemonia rispetto alle forze che oggi si definiscono sovraniste. Può perfino prefigurare qualche alleanza con loro, come quelle locali che perdurano, ma non può pensare di mantenere intatta la formula del passato e il dosaggio, gli ingredienti e i leader del passato. Berlusconi probabilmente è passato alla storia, e non solo alla storia del gossip e della cronaca giudiziaria; ma è ormai passato in politica, passato remoto. E la constatazione va fatta senza amore e senza odio, come un dato di fatto. Berlusconi è finito lungo questi sette anni che ci dividono dal suo ultimo governo che un mezzo golpe bianco, italo-europeo spodestò. Qualunque cosa nascerà col tempo non sarà più una nuova monarchia berlusconiana con alleati a strascico.

L’incognita vera e drammatica che incombe sul nostro presente-futuro è invece legata a ciò che sostituirà quella leaderhip e quella formula politica. Finché parliamo di Salvini come leader e della Lega come forza principale, ci limitiamo solo a una realistica considerazione di fatto. È oggi in testa ai sondaggi, supera il trenta per cento, e pur considerando quanto aleatorio e psicolabile sia il consenso elettorale, il fatto è incontestabile. Ma quella forza “sovranista”, oltre l’alleato minore – la Meloni – e qualche frammento di Forza Italia, tipo Toti, dovrà considerare strutturale, permanente, l’alleanza coi grillini nel nome del populismo anti-establishment? Qui nascono le preoccupazioni per un alleato così diverso, così inadeguato, così inaffidabile. 

Abbiamo già detto che il grillismo è lo stadio infantile del populismo, poi c’è il sovranismo della Lega che è la sua versione media; manca un livello più adulto, una visione matura, in grado di governare, cambiare le cose nel nome di un disegno politico, culturale e ideale

E non si può pensare che questo terzo livello possa essere un liberalismo residuo o redivivo, d’estrazione berlusconiana. La partita che si gioca in Italia, in Europa e nel Mondo è un’altra, le alternative in campo sono diverse, le domande e le risposte appartengono a un’altra epoca.
La sinistra, come la destra, sono categorie vecchie ormai inservibili ma hanno una loro storia, una loro cultura politica e lasciano al presente alcune eredità. Il centrodestra, invece, fu solo una formula di governo, un cartello elettorale, una coalizione intorno a un capo. Storie finite, si va a capo.
Berlusconi ha ragione quando attacca la follia delle leggi grilline ma ha torto quando pretende di dettar legge ai vecchi alleati sovranisti. Non si accorge che anche in politica è passato dal Milan al Monza…

Marcello Veneziani

Fonte: qui

LA MORTE VIAGGIA IN AUTOBUS – VIOLENTA RISSA SU UN BUS CINESE TRA L’AUTISTA E UNA PASSEGGERA

L’UOMO AL VOLANTE, TROPPO IMPEGNATO A SCAZZOTTARE, PERDE IL CONTROLLO DEL MEZZO CHE SFONDA IL GUARDRAIL SU UN PONTE E FINISCE PER PRECIPITARE IN UN FIUME: IL BILANCIO DELL’INCIDENTE È DI 13 MORTI E DUE DISPERSI 

LITE SU UN AUTOBUS



lite su autobus 3LITE SU AUTOBUS 
Un violento alterco tra autista e passeggera è alla base dell'incidente stradale che domenica ha visto un autobus scontrarsi con un'auto, rompere il guardrail e precipitare da un ponte nel fiume Yangtze, a Chongqing, causando un bilancio di 13 morti e due dispersi.

La polizia locale, ha riferito l'agenzia Nuova Cina, ha postato oggi sugli account di social media gli 8 secondi drammatici di video. Alla base della lite, il mancato stop dell'autista alla fermata della donna. 
lite su autobus 4LITE SU AUTOBUS 

Il video girato dalle telecamere di sorveglianza mostra prima lo scontro fisico tra l'autista e la donn; poi, il cambio di corsia dell'autobus e lo scontro frontale con un'auto; infine, lo sfondamento del guardrail e la caduta mortale nel fiume.

Le ricerche hanno permesso di ritrovare 13 corpi, mentre altri due sarebbero dispersi. La polizia è certa che non ci siano superstiti. Le attività di soccorso hanno permesso di recuperare il relitto dell'autobus nella notte di mercoledì.

Fonte: qui
lite su autobus 1LITE SU AUTOBUS lite su autobus 2LITE SU AUTOBUS 

FILIPPO ROMA DE LE ''IENE'' INCHIODA LUIGINO SUL CONDONO DI ISCHIA: DOPO AVER SPERGIURATO CHE NON AVREBBE MAI FIRMATO UN ATTO DEL GENERE, HA FATTO ESATTAMENTE IL CONTRARIO


''MA QUELLI SONO TERREMOTATI, CI HAI MAI PARLATO?''. 

MA IL SISMA NON C'ENTRA: CHIUNQUE HA UNA CASA ABUSIVA POTRà SANARLA COL DECRETO FIRMATO DAL MINISTRO. E ANCHE LE MODIFICHE ALLA CAMERA NON HANNO TOCCATO QUESTO PUNTO



Il servizio di Filippo Roma e Marco Occhipinti che è andato in onda ieri sera su "Le Iene"

Buonasera Ministro
Come stai?

Tutto bene. Siamo qui per darle una mano a mantenere una sua promessa
No io di tessere non ne voglio

Guardi un po’ che le ho portato? Guardi che sorpresa...una bella tessera del Pd a nome Luigi Di Maio
Ho le mani impegnate
DI MAIO CONTRO IL CONDONO A ISCHIA NEL 2017DI MAIO CONTRO IL CONDONO A ISCHIA NEL 2017

La prenda, l’ha detto
No, non la prendo questa, non la prenderò mai

Ma in quel famoso comizio disse “se trovate una proposta di legge sul condono edilizio a ischia a nome mio, mi iscrivo al Pd!” lei è andato anche oltre, ha firmato un decreto che regolamenta il condono edilizio a ischia
Ma non lo regolamenta! Stiamo cerc… noi stiamo parlando di persone terremotate che devono ricostruire la propria casa e basta!

Ma lei lo sa che grazie al suo decreto, sarà possibile sanare case che per legge non sarebbero state condonabili.
E’ previsto come criterio di riferimento addirittura il condono fatto da craxi, cioè il condono più permissivo della storia della repubblica italiana
La norma che uscirà dal parlamento nei prossimi giorni, che è stata modificata rispetto a questa qua, dice anche che previa autorizzazione della soprintendenza e previa autorizzazione delle autorità competenti

Però lei ha firmato questa


luigi di maio filippo romaLUIGI DI MAIO FILIPPO ROMA
(Qui Di Maio la butta un po’ in caciara! Perché è vero: in questi giorni gli onorevoli e i senatori stanno discutendo e cambiando il testo del decreto in Parlamento per trasformarlo in legge entro 60 giorni.
Ma noi gli abbiamo portato la tessera del Pd non per la futura legge, che ancora non è stata approvata in parlamento e di cui oggi non si può conoscere il testo definitivo ma per il testo del decreto voluto dal Governo e che Di Maio ha firmato in prima persona...


Ma certo che ho firmato questo, ma ci metto la firma perchè stiamo parlando di case di terremotati crollate

Cioè lei ci mette la firma a fare un condono, io che ho costruito a Ischia una casa abusiva nel 2002, che per legge non potrei sanare invece grazie al vostro decreto la posso sanare!
Ma non è vero, perchè non stai parlando delle case in piedi, stai parlando delle case dei terremotati!

Ma so’ case abusive
ischia 2010 guerriglia per fermare le demolizioni di case abusiveISCHIA 2010 GUERRIGLIA PER FERMARE LE DEMOLIZIONI DI CASE ABUSIVE
Ho capito ma stai leggendo una norma che non è finita.

Ma meno male che c’è il parlamento
Ma non meno male

Perché invece voi avete firmato un decreto che prevedeva la condonabilità di tutte le case abusive

Non è vero

Costruite anche nelle zone a rischio
Stai parlando dei cittadini terremotati, ci sei andato a parlare con ‘sta gente

Qui parliamo di Ischia
Ci sei andato a Ischia a parlare con ‘sta gente?
ischia 2010 guerriglia per fermare le demolizioni di case abusiveISCHIA 2010 GUERRIGLIA PER FERMARE LE DEMOLIZIONI DI CASE ABUSIVE


Filippo Roma poi parla con Legambiente Parlamento:

Di maio c’ha detto chiaro e tondo il testo del decreto è stato modificato dalla Camera per cui a Ischia ricostruiremo le case solo con le norme antisismiche e non in zone a rischio idrogeologico, quindi problema risolto?
Neanche per sogno perché nel testo approvato dalla Camera il riferimento al condono Craxi che è quello più permissivo c’è ancora quindi il problema c’è speriamo lo risolva adesso il senato

Sì è così, purtroppo, e ti dico di più essendo l’isola di Ischia praticamente tutta a rischio sismico e idrogeologico senza il riferimento al condono Craxi la ricostruzione sarebbe impossibile

Insomma Di Maio non solo prima ha firmato il condono ma poi secondo Legambiente c’ha detto pure una balla e la tessera del PD se la merita proprio tutta!


(il resto stasera su Italia1...)

Fonte: qui