GIANROBERTO CASALEGGIO HA MESSO INSIEME UN AVVOCATO, UNO IMPEGNATO, UN FESSACCHIOTTO E CI HA COSTRUITO UN PARTITO. TUTTO IN UN LIBRO DI JACOPO JACOBONI
LA NORMALIZZAZIONE DI DI MAIO ED IL RUOLO DI GRILLO (SEMPRE PIU’ DEFILATO: COME PREVISTO DAL COPIONE)
Susanna Turco per “l’Espresso”
Il Movimento cinque stelle e un Esperimento. O almeno nasce cosi. Un Esperimento di ingegneria sociale che ha inizio molti anni prima di diventare una realta, pubblica, votabile, addirittura in lizza per il governo del Paese. Un Esperimento che alla fine proprio mentre il suo inventore si ammala e muore riesce nel capolavoro di addensare la frustrazione e la rabbia del popolo con gli interessi (non sempre limpidi) di alcuni gruppi di potere, diventando la principale rivoluzione politica di questi anni.
Un esperimento che forse e sfuggito di mano (lo scopriremo presto) a chi ne ha preso le redini, ma nel quale di partenza e per principio tutto e fungibile, tutto può essere sostituito, brillare per un minuto come il centro del mondo ed essere estromesso un minuto dopo, senza sosta e senza una vera costruzione. «Al minimo dubbio, nessun dubbio», era uno dei motti col quale Casaleggio senior ha sempre fatto fuori chi non lo convinceva piu. Perche nel Movimento e la forma e non il contenuto ad essere la sostanza. Non importa davvero il “chi parla”, non importa davvero il “che cosa si sostiene”. E il “come”, la formula vincente, la rivoluzione.
Adesso che i Cinque stelle dell’era Luigi Di Maio cambiano regole, statuto, codice etico e si preparano alla corsa verso le elezioni con strumenti da partito classico (c’e persino il tesoriere, si tradisce infine la famosa formula «non e un partito politico ne si intende che lo diventi in futuro») e norme che consentono di riaprire alla famosa società civile, il libro “L’Esperimento. Inchiesta sul Movimento 5 stelle”, scritto da Jacopo Iacoboni, giornalista de la Stampa tra i primi a raccontare in maniera via via più critica il mondo del Vaffa e le sue evoluzioni, soccorre in libreria (esce il prossimo 11 gennaio per Laterza) con questa interpretazione a mostrare in controluce su quali architravi si regga e grazie a quali meccanismi funzioni l’edificio grillino, che molto e minuziosamente viene descritto, da giornali e tv, ma spesso piu frainteso che compreso.
L’Esperimento smonta in radice l’idea che il M5S sia un partito. Non e un partito, almeno in origine, ma uno strumento: mima il partito, i suoi meccanismi, le sue figure. Basti pensare un momento ai suoi personaggi piu noti: non solo Luigi di Maio, ma anche Alessandro Di Battista, Paola Taverna, Barbara Lezzi, Roberta Lombardi, e via declinando l’avvocato, l’impegnato, il fessacchiotto, ciascuno precisamente aderente a un canone , ciascuno somigliante a qualcuno che già esiste, come in una commedia dell’arte; c’e persino giusto per fare un esempio la figura del perfetto antagonista, Roberto Fico, che si presta a solleticare le simpatie di una certa sinistra senza tuttavia fare mai la mossa decisiva.
Oppure si puo ragionare su quante volte abbia cambiato posizione, M5S, dall’atteggiamento verso la Russia a quello nei confronti delle unioni civili. Come un liquido che prenda la forma del contenitore in cui sta, M5S e uno strumento che puo essere governato verso qualsiasi scopo e direzione: che adesso sia quella di Luigi Di Maio da Pomigliano D’Arco e un puro accidente (o forse la scalata che ne precede la fine?).
Per arrivare a raccontare tutto questo, l’Esperimento ricostruisce il suo vero inizio. Quando Gianroberto Casaleggio era un giovane manager alla guida della WebEgg, una piccola azienda di sviluppo tecnologico e consulenza informatica, e tra i settecento impiegati mise su un team ristretto di lavoro per sperimentare tecniche di formazione e distribuzione del consenso. Siamo nel 1997-1998, il Paleolitico per quel che riguarda lo sviluppo delle reti.
In Webegg il team di lavoro ristretto sul forum del network interno e costituito solo da cinque persone. Iacoboni ne rintraccia uno, Carlo Bafe, e si fa raccontare come funzionava. «Ci vedevamo in una riunione ristretta per decidere “cosa lanciare sulla Intranet”, per usare un’espressione di Roberto», racconta Bafé, allora giovanissimo ingegnere. Un banale forum aziendale, all’inizio, per discutere apertamente di qualsiasi argomento.
A un certo punto «si iniziò a usare il forum per far passare certe posizioni di Roberto come se fossero frutto di una discussione democratica. Il metodo, organizzato in queste riunioni, era il seguente: un membro del gruppo funzionale Intranet lancia la discussione su un tema, un altro membro risponde con una posizione contrastante, poi altri due membri prendono le parti del primo. Un po’ alla volta i normali dipendenti prendevano le parti del primo, e si creava quella che Roberto chiamava la “valanga del consenso”».
Ogni tanto venivano inseriti nel forum rotture, o rumori di fondo, o distorsioni pilotate dell’opinione – testate sia sui punti di vista sostenuti dall’iniziatore della discussione, sia su quelli che lo avversavano in maniera piu critica. «Il giochino era molto divertente all’inizio – puo immaginarsi per un under trenta ritrovarsi a pianificare azioni di questo tipo e vedere che funzionano», racconta ancora Bafe: «Ma poi mi resi conto che non era altro che un esperimento di ingegneria sociale per capire quali fossero i metodi piu efficaci per manipolare le opinioni e creare il consenso. Con una discussione apparentemente democratica». Ma i cui confini sono stabiliti dall’alto, a priori, invisibili.
Siamo anni luce prima del blog, del Vaffa day, della Casaleggio Associati. Eppure i meccanismi ci sono, c’e gia quasi tutto. Persino gia aissi i comandamenti casaleggiani. «Assenza di competitivita interna», dove pare di sentir risuonare l’ambivalente «l’uno vale uno» del Movimento. «Teamwork», cioe il dettato a lavorare per temi e piccole cellule: l’idea stessa dei futuri meetup Cinque stelle. Oppure «il divertimento come forza creativa», autentico motto precursore dell’incontro tra Casaleggio e «il suo influencer numero uno», vale a dire Beppe Grillo.
E in effetti l’ingresso in scena del comico genovese, a meta anni Duemila, ad accendere la miccia necessaria a far si che dalla Casaleggio Associati, che ha ereditato tutti i saperi della WebEgg, nascano il blog, i meet up, insomma il Movimento. Non e pero un caso che nel libro venga chiamato il «paziente zero dei Cinque stelle», il primo sul quale l’Esperimento funziona.
E adesso che tornano a rincorrersi voci su un prossimo addio del frontman, e particolarmente interessante l’interpretazione proposta: Grillo come «asset del blog», elemento interno all’amalgama, piu Pinocchio che Mangiafuoco, di certo spesso non autore materiale dei post che compaiono sul blog che pure porta il suo nome. «Grillo incredibilmente lascia fare anche quando poco o nulla sa di cio che viene scritto», racconta Iacoboni.
Come quella volta dei vergognosi attacchi sessisti alla presidente della Camera Laura Boldrini. All’epoca Gianroberto Casaleggio parlando coi suoi collaboratori ammise l’errore: «Oggi abbiamo sbagliato ma il risultato che ne e venuto fuori ci dice che la rete e dalla nostra parte. E la rete che decide la reputazione delle persone. Per il futuro dobbiamo essere in grado di canalizzare questo sentimento senza apparire direttamente, governandolo». A leggerlo con il segno del poi, una specie di manifesto.
Fonte: qui