9 dicembre forconi: 11/19/17

domenica 19 novembre 2017

L'HOTEL RIGOPIANO FA UN ALTRO MORTO: SI SUICIDA IL COMANDANTE DEI FORESTALI GUIDO CONTI. ''HO AUTORIZZATO LA COSTRUZIONE DELLA SPA DOVE SONO MORTE DELLE PERSONE. QUELLE VITTIME MI PESANO COME UN MACIGNO'

Valentina Baldisserri per www.corriere.it

Si è ucciso venerdì 17 novembre con un colpo alla tempia destra, esploso da una pistola calibro 9.
Lo hanno trovato nella sua auto parcheggiata alle pendici del monte Morrone. 
Il suicidio di Guido Conti, 58 anni di Sulmona, comandante provinciale del corpo forestale di Pescara, da ottobre in congedo dall’arma dei carabinieri, è il dramma di un uomo alle prese con mille tormenti professionali e umani. 
Due lettere trovate dopo la sua morte, una indirizzata all’ex premier Matteo Renzi in cui il generale difendeva il Corpo forestale contro l’accorpamento nell’Arma deciso dal Governo.
valanga al rigopianoVALANGA AL RIGOPIANO

L’altra, che conteneva ancor più i segni della sua cupa disperazione, indirizzata ai familiari (lascia moglie e due figlie) in cui il Generale dei carabinieri forestali cita la vicenda di Rigopiano che era fonte per lui di grande angoscia. Secondo quanto riporta l’agenzia AdnKronos , Conti scrive: «Da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti, ci sono anche prescrizioni a mia firma».

Conti entra poi nel merito, specificando: «Non per l’albergo, di cui non so nulla, ma per l’edificazione del centro benessere, dove solo poi appresi non esserci state vittime. Ma ciò non leniva il mio dolore. Pur sapendo e realizzando che il mio scritto era ininfluente ai fini della pratica autorizzativa mi sono sempre posto la domanda: Potevo fare di più?».

RIGOPIANO SOCCORSIRIGOPIANO SOCCORSI

Guido Conti era molto conosciuto a Sulmona e in Abruzzo per aver guidato l’inchiesta sulla mega discarica dei veleni di Bussi (Pescara) . Una carriera intensa e prestigiosa la sua con una serie di inchieste anche su traffici di rifiuti e sul terremoto in Abruzzo. Poi Conti era andato in pensione dal corpo forestale ed aveva assunto un importante incarico alla Total Erg, ma sembra che si fosse poi licenziato nei giorni scorsi.

HOTEL CROLLATO - RIGOPIANOHOTEL CROLLATO - RIGOPIANO
Secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti, il generale sarebbe uscito di casa a Sulmona venerdì mattina intorno alle 9 e con la sua Smart sarebbe prima andato in una cartoleria per acquistare tre fogli e tre buste , avrebbe quindi scritto le lettere e poi si sarebbe diretto vero un luogo che amava tanto, il monte Morrone per porre fine alla sua esistenza. Oltre alle due lettere già citate, ce ne sarebbe dunque una terza che non sarebbe stata lasciata in auto ma spedita, chi fosse il destinatario è ancora un mistero .

Inchiesta della magistratura
Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta. Il sostituto procuratore Aura Scarsella che coordina le indagini ha disposto il sequestro dell’autovettura personale e di quella aziendale, il telefonino che Conti ha lasciato a casa l’ipad, le sue agendine e le lettere ritrovate in auto.

hotel rigopiano 3HOTEL RIGOPIANO 
C’è una nota dei parlamentari delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato del MoVimento 5 Stelle che chiedono chiarezza: «Apprendiamo della morte dell’ex generale Conti, che abbiamo conosciuto nel passato per la sua lotta contro le ecomafie. Abbiamo seguito il suo cambio di ruolo alla Total, da meno di un mese, e adesso la notizia del suo presunto suicidio ci lascia basiti. Proprio ieri abbiamo ricevuto una risposta evasiva all’interpellanza presentata da Mirella Liuzzi su un altro caso di strano suicidio che riguarda sempre il petrolio lucano, quello dell’ingegnere Griffa. Circostanze tutte poco chiare. Chiediamo che sia fatta assoluta chiarezza. Alla famiglia va il nostro cordoglio e la nostra vicinanza».
Fonte: qui

Trump minaccia i palestinesi: “Avviate negoziati di pace con Gerusalemme o chiudiamo i vostri uffici”

L’amministrazione Trump ha avvisato i palestinesi che chiuderà il loro ufficio a Washington a meno che non avviino seri negoziati di pace con Israele. Lo riferisce l’Ap, citando dirigenti Usa. Il segretario di Stato Usa Rex Tillerson ha stabilito che i palestinesi hanno violato una oscura previsione di una legge Usa secondo cui la missione dell’Olp deve essere chiusa se i palestinesi tentano di appellarsi alla Corte penale internazionale per perseguire gli israeliani per crimini contro i palestinesi.
Un dirigente del Dipartimento di Stato ha riferito che in settembre il presidente palestinese Abu Mazen ha varcato questo limite. Ma la legge consente una via di uscita al presidente, quindi la dichiarazione di Tillerson non significa necessariamente che l’ufficio chiuderà. Ora Trump ha 90 giorni per valutare se i palestinesi sono «in negoziazioni dirette e significative con Israele». Una leva di pressione che potrebbe essere usata dal presidente Usa per riprendere il processo di pace ma che potrebbe anche irritare i palestinesi.

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RE SALMAN, SONO SEMPRE PIÙ INSISTENTI LE VOCI CHE VORREBBERO VICINO IL GIORNO DELL'ABDICAZIONE DELL'ANZIANO SOVRANO DELL’ARABIA IN FAVORE DEL FIGLIO MOHAMMED BIN SALMAN

C’E’ LUI DIETRO LA CAMPAGNA ANTICORRUZIONE CHE HA PORTATO ALL’ARRESTO DI DECINE DI PRINCIPI, FUNZIONARI E UOMINI D’AFFARI
Rolla Scolari per la Stampa
SALMANSALMAN

La libertà in cambio di molto denaro. È quello che si starebbe negoziando in queste ore in quella prigione dorata che è diventato il lussuoso hotel Ritz-Carlton di Riad. Le autorità dell' Arabia Saudita starebbero infatti scendendo a patti con le decine di principi, funzionari e soprattutto uomini d' affari accusati di corruzione e arrestati il 4 novembre in una inedita e vasta ondata di detenzioni, passata alla storia come la notte dei lunghi coltelli.

Secondo fonti del «Financial Times», i vertici sauditi starebbero «cercando accordi con tutti quelli del Ritz: tirate fuori i soldi e andrete a casa».

Tra i detenuti d' eccellenza, ci sono uomini d' affari dalle vastissime fortune, come il nipote di re Salman, il principe Alwaleed bin Talal, un sessantenne con una rete d' affari da circa 19 miliardi secondo il Bloomberg Billionaires Index; Bakr bin Laden, del Saudi Binladin Group, specializzato in costruzioni edili; il magnate Waleed al-Ibrahim a capo di Mbc, quel Middle East Broadcasting Center che possiede l' emittente satellitare al-Arabiya.

Alcuni tra i sospetti, scrive il «Financial Times», sarebbero disposti a trovare un accordo e in alcuni casi a cedere fino al 70 per cento dei loro beni e dei loro asset.
re salman e mohammed bin salmanRE SALMAN E MOHAMMED BIN SALMAN
Dietro alla campagna anti-corruzione c' è il giovane e ambizioso principe ereditario Mohammed bin Salman. Per molti, la sua nuova spinta legalista non è altro che un modo per consolidare il proprio potere a corte. Il principe è anche all' origine di quel piano Vision 2030 che vorrebbe smarcare l' Arabia Saudita dalla dipendenza del petrolio, con la creazione tra le altre cose di un gigantesco fondo di investimenti.

Per lui, queste nuove entrare rappresentano una garanzia per il futuro. Sono infatti sempre più insistenti le voci che vorrebbero estremamente vicino il giorno dell' abdicazione del padre, l' anziano sovrano Salman, in suo favore. In quel caso, il 32enne Mohammed bin Salman si troverebbe alla testa di un regno che, anche a causa del crollo dei prezzi del greggio su scala globale, ha raggiungo l' anno scorso un deficit di bilancio pari a 79 miliardi di dollari.

Negli ultimi anni, l' Arabia Saudita ha introdotto misure di austerità senza precedenti.
mohammed bin salmanMOHAMMED BIN SALMAN
Si tratta di una trasformazione epocale in un Paese che per decenni ha vissuto comodamente sulla rendita petrolifera: alcuni sussidi statali sono stati cancellati e le autorità valutano l' introduzione di tasse. Il procuratore generale saudita stima che il giro di corruzione degli arrestati sia costato allo Stato 100 miliardi di dollari: tale somma finirebbe nelle casse vuote dello Stato. 

I segnali che la campagna anti-corruzione avesse obiettivi di raccolta fondi sono arrivati subito dopo gli arresti, quando l' apposita Commissione ha fatto sapere di avere il potere, tramite decreto reale, di congelare asset e beni dei detenuti anche senza aspettare i risultati dell' inchiesta. La Banca centrale dei vicini e alleati Emirati Arabi, scrive Reuters, avrebbe già girato agli istituti di credito locali la richiesta di fornire informazioni su 19 conti di cittadini sauditi, e 1700 conti bancari nazionali in Arabia Saudita sarebbero stati già congelati.

Fonte: qui

ARABIA SAUDITA, LA LOTTA ALLA CORRUZIONE LANCIATA DALL’EREDE AL TRONO SAUDITA SPAVENTA GLI INVESTITORI STRANIERI 

DOPO L'ONDATA DI "ESPROPRI PRINCIPESCHI" A RISCHIO GLI AFFARI NEL GOLFO - UN IMPRENDITORE: "NON SAPPIAMO PIÙ CON CHI FARE BUSINESS"

Giordano Stabile per la Stampa

re salman e mohammed bin salmanRE SALMAN E MOHAMMED BIN SALMAN
Ora gli «espropri principeschi» spaventano il mondo degli affari e gli investitori in Arabia Saudita.

Anche se la lotta alla corruzione lanciata dall' erede al trono Mohammed bin Salman è vista come un cambiamento positivo, che sul lungo termine porterà a un' economia di mercato più efficiente, sul breve periodo la preoccupazione è che possa innescare una fuga di capitali e bloccare gli investimenti necessari alla realizzazione delle riforme.

L' obiettivo è giusto, i metodi lasciano perplessi. 

Soprattutto il blocco dei conti correnti dei sospettati, compresi alcuni fra i più importanti uomini d' affari sauditi, e il rilascio di alcuni in cambio del versamento nelle casse dello Stato di ingenti somme di denaro, come è emerso nei giorni scorsi. Principi e businessmen rinchiusi nel sontuoso Ritz Carlton sono un' immagine che piace alla popolazione, e portano consensi al futuro re e alla sua lotta contro le «élite corrotte».

Ma sono quelle stesse élite ad avere i più stretti rapporti con il mondo degli affari in Occidente e nella regione.

mohammed bin salmanMOHAMMED BIN SALMAN
Un importante investitore libanese, che preferisce rimanere anonimo, sintetizza così: «Hanno tutti paura di essere il prossimo». Il giro di vite non guarda in faccia nessuno, ha coinvolto l' uomo più ricco dell' Arabia Saudita, Alwaleed bin Talal, ma anche il potentissimo ex capo dei servizi Bandar bin Sultan al-Saud. E adesso nessuno si sente al sicuro. «Il programma di riforme Vision 2030 - continua il businessman libanese - necessita di centinaia di miliardi di investimenti: liberarsi della corruzione è la precondizione perché possa funzionare, ma con il blocco dei conti, l' esproprio di intere aziende, spaventa più che incentivare, chi si metterebbe in affari con qualcuno che può perdere tutto da un giorno all' altro?».

La Vision 2030 punta a diversificare l' economia e a ridurre la dipendenza dal settore petrolifero, che fornisce il 95 per cento degli introiti per lo Stato. Ma l' arresto di personaggi come Alwaleed bin Talal, ha sottolineato per esempio il Financial Times, «può affossare l' interesse degli investitori internazionali». Le autorità saudite hanno cercato di minimizzare.
SALMANSALMAN

La lotta alla corruzione, ha sottolineato il governatore della Saudi Arabian General Investment Authority, Ibrahim al-Omar, serve proprio a proteggere gli investitori «dalle pratiche contrarie alla legalità». Come i contratti vinti solo in base alle «buone connessioni» con gli ambienti politici, pratica diffusa nella regione. Ma la spiegazione non convince fino in fondo. Soprattutto se il crackdown viene abbinato al ritardo nella privatizzazione parziale, il 5%, della mega compagnia petrolifera di Stato, la Saudi Aramco.

Rumours sempre più insistenti legano gli «espropri principeschi», che potrebbero fruttare oltre 100 miliardi di dollari, alla mancata cessione di quote dell' azienda. Il 5 per cento dell' Aramco, secondo le stime più diffuse, equivale proprio a 100 miliardi di dollari. L' anno scorso il deficit pubblico ha toccato i 110 miliardi, pari a un astronomico 17 per cento del Pil. Mohammed bin Salam deve colmare il buco nei conti pubblici e trovare le risorse per le riforme. Dopo una dura austerity, con il taglio degli innumerevoli sussidi ai cittadini - per la casa, l' elettricità, la benzina - è tornato in parte sui suoi passi per non rischiare di perdere l' appoggio popolare. La lotta alle «élite corrotte» necessita anche di un pizzico di populismo. Ma spaventa gli investitori. La strada è davvero stretta per l' ambizioso principe ereditario.

Fonte: qui
Mohammed bin SalmanMOHAMMED BIN SALMAN

PARMA - DUE SCOSSE DI TERREMOTO: GENTE IN STRADA, MA NESSUN DANNO

IL SISMA DI MAGNITUDO 4.4 HA AVUTO CON EPICENTRO LA ZONA DI FORNOVO DI TARO, MA È STATA AVVERTITO FINO A GENOVA 

NELLA NOTTE UNA SCOSSA SUPERIORE AL 3 ERA STATA RILEVATA IN PROVINCIA DI BENEVENTO

parma terremotoPARMA TERREMOTO
Una scossa di magnitudo 4.4 è stata registrata alle 13.37 con epicentro nella zona  di Fornovo di Taro, in provincia di Parma. E' quanto si legge sul sito dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

Al momento non ci sono segnalazioni di danni. La scossa di terremoto con epicentro a Fornovo di Taro è stata avvertita nettamente in tutta la provincia di Parma, con molti cittadini che sono scesi in strada, ma al momento non ci sono segnalazioni di danni a persone e cose.

Molte le telefonate ricevute dai vigili del fuoco, ma non ci sono interventi in atto. Buona parte della popolazione ha avvertito anche una scossa precedente di magnitudo 3.3 delle 13.10 registrata con epicentro a Varano dè Melegari sempre nel Parmense. Su Parma "l'intensità" delle scosse è stata percepibile ma non di particolare rilievo al momento" ha scritto il sindaco Federico Pizzarotti sulla sua pagina Fb. "Siamo in contatto con il centro regionale di protezione civile per ulteriori aggiornamenti. La situazione è in corso di monitoraggio".
  
parma terremotoPARMA TERREMOTO
Il terremoto è stato avvertito fino alla Liguria e a Genova. Nella notte una scossa superiore al 3 era stata rilevata in provincia di Benevento. Il sisma è avvenuto all'1.45. Secondo quanto riportato dai sismografi dell'Ingv, l'epicentro è stato localizzato a Pago Veiano, in provincia di Benevento, a una profondità di 29 km. Non ci sono stati danni a cose e a persone, fatta eccezione per la caduta di qualche calcinaccio e tegola nel borgo antico del paese.

Fonte: qui

La sindaca di Fornovo: "Tanta paura, ma niente danni"

Il sindaco Pizzarotti "La scossa è stata sentita a Parma". Lucchi: "Abbiamo avuto paura". Anche la Protezione civile conferma: "Non ci sono segnalazioni di danni


In seguito alla scossa di terremoto di magnitudo 4.4 con epicentro a Fornovo di Taro, sull'Appennino parmense, «non ci sono state segnalazioni di danni agli edifici e alle persone. C'è stata grande paura che ha spinto le persone a telefonare a Vigili del Fuoco e Carabinieri visto che oggi il Municipio è chiuso ma segnalazioni di danni non ce ne sono state». Lo ha detto, raggiunta al telefono, la sindaca di Fornovo di Taro, Emanuela Grenti.  "Abbiamo attivato le verifiche sugli edifici pubblici, scolastici, sulla casa protetta, la palestra. Ad ogni modo - ha concluso - la scossa c'è stata da poco, nell’immediato, non si registrano danni, non si registra nulla di rilevante, di evidente".

Su Parma "l'intensità" delle scosse di terremoto di magnitudo 3.3 e 4.4 con epicentro "nell’Appennino intorno a Fornovo di Taro e Varano de' Melegari" "è stata percepibile ma non di particolare rilievo al momento. Siamo in contatto con il centro regionale di protezione civile per ulteriori aggiornamenti. La situazione è in corso di monitoraggio". E’ quanto scrive, sulla sua pagina Facebook, il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti.

Nessuna segnalazione di danni, al momento, a persone o cose è stata fatta in seguito alle due scosse di terremoto avvenute poco fa nel Parmense. Lo conferma il Dipartimento della protezione civile.  «A seguito degli eventi sismici registrati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in provincia di Parma, alle ore 13.10 e alle ore 13.37, rispettivamente con magnitudo 3.3 e 4.4, la Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile - si legge in una nota - si è messa in contatto con le strutture locali del Sistema nazionale di protezione civile. Dalle verifiche effettuate, gli eventi - con epicentro tra i comuni Fornovo di Taro, Varano de' Melegari e Terenzo - sono risultati avvertiti dalla popolazione, ma non sono stati segnalati al momento danni a persone o cose».

Anche Luigi Lucchi, sindaco di Berceto, ha rilasciato la seguente dichiarazione: "S'è percepito chiaramente il terremoto. Si sono susseguite 2 scosse e la seconda ha fatto paura. Alcune crisi "isteriche". Subissato di tel. il mio cellulare. Il maresciallo dei Carabinieri chiede verifica edificio Caserma in Piazza Salvo d'Acquisto. Domani l'ing. Fochi, per conto del Comune, svolgerà diversi sopralluoghi".

Anche il sindaco di Fidenza, Andrea Massari, sulla sua pagina Facebook fa il punto della situazione nel suo Comune: "Alle 13.10 circa e alle 13.40  - dice Massari -in tanti abbiamo avvertito due scosse leggere di terremoto. La prima molto leggera mentre la seconda è stata avvertita di più. Le forze dell'ordine e la Polizia Municipale eseguiranno verifiche sul territorio e degli edifici pubblici. Chi avesse subito o fosse a conoscenza di situazioni di pericolo contatti i numeri dell'emergenza".

SONO DELL'ISIS MA NON SI POSSONO ARRESTARE

IL TRIBUNALE DI TORINO HA ORDINATO MISURE CAUTELARI NEI CONFRONTI DI 5 TERRORISTI TUNISINI MA LA DECISIONE NON PUO’ ESSERE ESEGUITA PER QUESTIONI PROCEDURALI 

GLI INDAGATI POSSONO RICORRERE IN CASSAZIONE

Giuseppe Legato e Massimo Numa per “la Stampa”

CASSAZIONECASSAZIONE
Cinque tunisini dovrebbero essere arrestati per terrorismo internazionale per avere costituito un'efficiente cellula dell' Isis tra Torino e Pisa. Lo ha deciso il Tribunale della Libertà che ha accolto la richiesta delle misure restrittive avanzate dalla Procura di Torino (dopo il primo «no» di un gip) ma che, per ora, non possono essere eseguite. Nessun mistero, solo l'applicazione della legge.

propaganda isisPROPAGANDA ISIS
I cinque tunisini hanno infatti ancora tempo per presentare ricorso in Cassazione e solo la Suprema Corte potrà decidere il loro destino. L'indagine dei Ros, coordinati dal pm Andrea Padalino, era partita attraverso l' analisi del profilo Facebook di Bilel Chihaoui, 27 anni, residente a Torino ma arrestato in Toscana e infine espulso il 19 agosto 2016. Precedenti per droga, un' iscrizione fantasma all' Università e una vita disperata tra San Salvario e Rivalta, dove vivevano gli altri della cellula affiliata all' Isis.

miliziani IsisMILIZIANI ISIS
Due sono morti combattendo o sotto i bombardamenti alleati sul fronte siro-iracheno. Scomparsi tra il 2015 e il 2016, celebrati sui social come «martiri»: Wael Labidi e Khaled Zeddini. Dai palazzoni popolari di Rivalta, dove entrambi abitavano con altri ragazzi come loro, si erano arruolati nelle milizie dell' Isis. Anche loro universitari. Partiti entrambi il 21 febbraio 2015, avevano raggiunto in aereo la Turchia. Morirono entrambi nel volgere di pochi mesi.

L'ultimo fu Labidi. Si era iscritto a Palazzo Nuovo per avere la borsa di studio e il permesso di soggiorno. Mai visto, infatti, in un' aula per seguire le lezioni o sostenere esami. Idem Bilel. Si rammaricava - sempre su Facebook - di non avere seguito la loro sorte «gloriosa», entrambi erano infatti «leoni». Ma lui prometteva di fare un attentato suicida in Italia e lasciò Torino per la Toscana.

polizia carabinieriPOLIZIA CARABINIERI
I Ros del colonnello Michele Lorusso e del suo vice Massimo Corradetti, che ne seguivano le mosse lo raggiungono e lo arrestano per terrorismo. Pochi giorni dopo l' espulsione. I suoi complici Nafaa Afli, 26 anni, ora agli arresti domiciliari per droga a Cairate (Varese); Marwen Ben Saad, 34 anni, pure lui ai domiciliari ma a Pisa come Bilel Mejiri, 24 anni. Tutti accusati di spaccio di droga ma convinti sostenitori della jihad. Scenari tra i più pericolosi: fanno parte di Ansar al-Sharia, gruppo terrorista salafita che negli Anni 90 era sotto il controllo di Al Qaeda nel Maghreb, e infine transitati nelle milizie del Califfato.

Wael LabidiWAEL LABIDI
Solo Ben Saad aveva un passato terrorista ben definito: arrestato nel 2014 a Tunisi, grazie all' assistenza legale finanziata dai jihadisti in Italia, attraverso l' aiuto di un poliziotto tunisino, erano riusciti a farlo liberare e ad accoglierlo infine a Pisa. Dettagli rivelatori. Nella lista di imbarco del volo Turkish Airlines TK1874, partito da Malpensa per Istanbul, i due aspiranti foreign fighter avevano i soli biglietti di andata, acquistati in un' agenzia di viaggio di Pisa.

Nell' ottobre 2015 sul profilo Facebook Wael Labidi compariva in una foto già con mimetica e barba incolta, al fianco di un noto miliziano assassino che, a dicembre, avrebbe arso vivo il pilota giordano Muad El Kasasbeah, paracadutato dal suo aereo colpito dai proiettili e infine catturato. Bilel Zeddini era invece morto nel luglio 2015, forse in un' azione suicida.

cassazioneCASSAZIONE
Uomini pronti a colpire, con un odio profondo nel cuore contro gli «infedeli». E con una organizzazione logistica alle spalle di notevole spessore. Come quando, intercettati, raccontano con cognizione episodi di terrorismo avvenuti in Libia e in altri teatri di guerra. Il Tribunale della Libertà ha deciso che devono andare in carcere. Si spera in un rapido intervento della Cassazione.

Fonte: qui

Bill Blain: "Stock Markets Don't Matter; The Great Crash Of 2018 Will Start In The Bond Market"

The Great Crash of 2018? Look to the bond markets to trigger Mayhem!
I had the impression the markets had pretty much battened down for rest of 2017 – keen to protect this year’s gains. Wrong again. It seems there is another up-step. After the People’s Bank of China dropped $47 bln of money into its financial system (where bond yields have risen dramatically amid growing signs of wobble), the game’s afoot once more. The result is global stocks bound upwards. Again. It suggest Central Banks have little to worry about in 2018 – if markets get fraxious, just bung a load of money at them.
Personally, I’m not convinced how the tau of monetary market distortion is a good thing? Markets have become like Pavlov’s dog: ring the easy money bell, and markets salivate to the upside.
Of course, stock markets don’t matter.
The truth is in bond markets. And that’s where I’m looking for the dam to break. The great crash of 2018 is going to start in the deeper, darker depths of the Credit Market.
I’ve already expressed my doubts about the long-term stability of certain sectors – like how covenants have been compromised in high-yield even as spreads have compressed to record tights over Treasuries, about busted European regions trying to pass themselves off as Sovereign States (no I don’t mean the Catalans, I mean Italy!), and how the bond market became increasingly less discerning on risk in its insatiable hunt for yield. Chuck all of these in a mixing bowl and the result is a massive Kerrang as the gears of finance explode!
Well.. maybe..
I’m convinced bond markets are the REAL bubble we should be watching. 
I’m convinced it’s going to start in High Yield.. so let’s start by talking about Collateralised Loan Obligations – the CLO market. Did you know that since the Global Financial Crisis (GFC) in 2008 only 20 out of 1392 deals have seen their riskiest tranches default? (I pinched the numbers from a Bloomberg article.) When I quoted these numbers in the office everyone was surprised.. Surely losses were greater?
Of course not.
It wasn’t just banks that benefitted from Too-Big-To-Fail. (TBTF) Most CLOs did very well. In 2008 smart credit funds realised they would benefit on the back of TBTF and did exceeding well out buying cheap CLOs from panicked sellers. As the GFC unfolded in the wake of Lehman’s default, the global financial authorities pulled out the stops to stop contagion. Banks were unwilling to realise further losses, interest rates plummeted, meaning the highly levered companies issuing the debt backing CLOs survived and were better able to repay their existing debt.

The 2008 GFC was about consumer debt – triggered by mortgages. We still have consumer debt crisis problems ahead (in credit cards, autos and student loans). There is also the fact Consumers have suffered most these past 10-yrs as massive income inequality has left them paid less and paying more for everything – which is most definitely going to come back and haunt markets at some point.
But, I do think the next Financial Crisis is likely to be in Corporate debt, and will be an credit market analogue to the consumer debt crisis of 2008. The Hi-yield market is the likely source - as markets recovered banks started lending again, and low rates forced investors out the credit-risk curve to buy returns. The funds who used to buy nothing but AAAs are now buying speculative single B names. Such is the demand for assets, these companies have been able to lever up and refinance, increase leverage and refinance further, at ever faster rates.
It’s been exacerbated by private equity fuelling returns through debt.  As demand has increased exponentially, borrowers have been able to slash Covenants, making it easier and simpler for over-indebted companies to raise more and more dosh.
Where does it end?
As rates rise we’re going to see the “Toys’R’us” moment repeated on a grand scale. The rise of and fall of Zombie companies that simply can’t meet debt payments is bound to contage not just the rest of the credit market, but also stocks. 
More immediately, the realisation a crisis is coming feels very similar to June 2007 when the first mortgage backed funds in the US started to wobble. (The first few pebbles rolling down the hill before the landslide?) It explains why we’re seeing the highly levered sector of the Junk bond markets struggle, and companies correlated to struggling highly levered consumers (such as health and telecoms) also in trouble.
Basically, the very little is really fixed since the 2008 financial crisis. 10-years later, here we are with the next bubble about to burst. Corporate debt watch out.
Which leads us to the UK Housing Sector…
A few days I commented on how UK house prices have risen 50% over the last 5-years – a period which has seen incomes stagnate. The result is its practically impossible for anyone on a normal salary to even contemplate ever affording their own house – a very good article in the FT yesterday saw the author explain he’d have to save 20% of his gross income for 60 years to be able to put down a deposit on the bed-sit he lives in!
In short, the great myth of the Thatcher generation is dead. The dream of home ownership in the UK won’t happen for our children’s generation.. They will be forced to rent, and that’s a very expensive market here in London. At the moment a mortgage is far cheaper than renting – but as rates rise that will correct a little. 
Somehow we have to create decent rental accommodation at a cost comparable or below mortgages. After all, if you own a house you save money on accommodation, and you get all the upside from appreciation of the asset. Historically, housing has been a better performing asset to own than even stocks - so perhaps there is even a tax angle there, but one no sane politician would date to broach. 
To make it happen we need to encourage public and private landlords with the where-with-all to build new quality rentals - and surprisingly this may be possible under current government polices announced yesterday such as privatising the Housing Associations. As this point regular readers will be in shock – “Blain praising the government? Pass the smelling salts”!
Insurance and pension funds will fund the assets - they know house are literally "safe as houses"!  There is a clear role for Housing Associations to become even more important quality providers of rental/social accommodation.
The big risk is some political fool will decide to enhance their electoral prospects with some ill-conceived "right-to-buy" policy which will simply fuel expectations, drive up consumer borrowing, and fuel a boom market once more putting property out of reach for the masses. 
Meanwhile, I suppose we should be worrying about the fact Merkel still can’t put a government together, the fact it’s now pay to get out of jail in Saudi, and all the other noise. Will anyone be listening to Theresa Maybe in Brussels today?

Blain's Morning Porridge, Submitted by Bill Blain of Mint Partners

"IL SACCHEGGIO DEL RISPARMIO" E' L' IDEONA DELLA BCE ...

PER EVITARE LE CRISI BANCARIE E LE CORSE ALLO SPORTELLO A FRANCOFORTE PENSANO DI CONGELARE I DEPOSITI 

ANCHE QUELLI SOTTO I 100 MILA EURO CHE, PER LEGGE (BAIL IN), NON DOVREBBERO PARTECIPARE AL SALVATAGGIO DEGLI ISTITUTI 

PARE CHE LA FURBATA("IL PROGETTO DEL SACCHEGGIO") VENGA DALLA GERMANIA…

Antonio Grizzuti per La Verità

MERKEL MURALES DI FRONTE ALLA BCE FRANCOFORTEMERKEL MURALES DI FRONTE ALLA BCE FRANCOFORTE
C' è un documento, pubblico ma nascosto tra le pieghe della Rete, che potrebbe cambiare il volto del sistema bancario europeo e riservare cattive sorprese (tanto per cambiare) ai correntisti italiani. La vicenda parte a febbraio di quest' anno, quando il Consiglio dell' Unione europea e il Parlamento europeo chiedono alla Banca centrale europea un parere sulla modifica di alcune normative bancarie.

Tra queste vi è la Bank recovery and resolution directive (Brrd), la procedura che disciplina la gestione delle crisi bancarie, oggetto di revisione entro il prossimo anno. La Brrd prevede che in caso di dissesto o rischio di dissesto di un istituto l' autorità di risoluzione possa ricorrere al bail in (salvataggio interno). Una procedura che chiama, in ordine di proprietà, azionisti, obbligazionisti e correntisti della banca a rimetterci di tasca propria per coprire le perdite della banca stessa.

CODE SPORTELLO BANCARIOCODE SPORTELLO BANCARIO
Fino a oggi, la normativa ha messo al riparo i titolari di depositi inferiori ai 100.000 euro dal bail in e da qualsiasi altro tipo di intervento coatto. Una tutela sancita dalla stessa Brrd, che riconosce a questa tipologia di risparmi una funzione sociale ed economica. Proteggere questa classe di risparmi è «un dovere e una responsabilità degli organi sociali delle banche», ha affermato durante un convegno svoltosi lo scorso anno all' Università La Sapienza di Roma il direttore dell' Unità di risoluzione e gestione delle crisi di Banca d' Italia, Stefano De Polis.

«La crisi finanziaria ha confermato, inequivocabilmente, come carenze di governance possano tradursi in situazioni di crisi in grado di pregiudicare la stabilità», ha quindi puntualizzato il dirigente, mettendo il focus sulla necessità di una vigilanza improntata al «buon funzionamento del sistema bancario e finanziario a cui è strettamente funzionale la protezione del risparmio».
SIMBOLO EURO FRANCOFORTE BCESIMBOLO EURO FRANCOFORTE BCE

Nella pratica però, quando si tratta di salvare il sistema, le belle parole di De Polis vanno a farsi benedire. 

Nel testo firmato dal governatore Mario Draghi e titolato Opinione della Bce sulle modifiche al quadro di gestione delle crisi bancarie dell' Unione, datato 8 novembre scorso e e scaricabile qui (https://goo.gl/reSxMh), si paventa infatti l' introduzione di una sorta di pre bail in, un periodo straordinario e limitato nel tempo (si parla di cinque giorni lavorativi) durante il quale tutti gli sforzi sono concentrati a «prevenire il grave deterioramento del bilancio di un istituto di credito».

Secondo la Bce la moratoria dovrebbe servire a dare tempo alle autorità competenti per definire la procedura di risoluzione e prendere delle decisioni formali. Durante questo periodo transitorio, al fine di massimizzare l' efficacia degli interventi, la Bce si attribuisce dei «super poteri», compreso quello di «autorizzare il prelievo di importi limitati ai titolari dei depositi garantiti».

SPORTELLO BANCARIOSPORTELLO BANCARIO
Da questa morsa non si salverebbero dunque nemmeno i correntisti i cui risparmi versati in banca sono oggi protetti dalle leggi nazionali e comunitarie. Scorrendo il testo la Bce spiega come intende agire a livello normativo. Per prima cosa suggerisce di emendare l' articolo 2(1)(101) della Brrd introducendo espressamente la possibilità da parte dell' autorità competente di «esercitare il potere di sospendere taluni pagamenti». 

Successivamente, all' articolo 30a(3), Francoforte stralcia dall' elenco dei rapporti esclusi da tale sospensione proprio i depositi garantiti, cioè quelli inferiori ai 100.000 euro.

Nella parte riservata ai commenti, la Bce osserva che si potrebbe obiettare che un' eventuale «corsa agli sportelli da parte dei correntisti titolari dei depositi garantiti non dovrebbe provocare un danno alla banca perché essi risultano protetti dalla tutela». «Tuttavia», si legge nel documento, «in pratica è possibile che dal momento in cui il fallimento dell' istituto risulti imminente, un cospicuo numero di correntisti decidano di prelevare i propri fondi immediatamente, per evitare l' incorrere in possibili interruzioni nel servizio bancario o semplicemente perché hanno perso fiducia nel meccanismo di garanzia dei depositi».

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Qualora si decidesse di escludere i depositi garantiti, gli interventi preventivi rischierebbero di risultare controproducenti. «Il tentativo di evitare una corsa agli sportelli produrrebbe al contrario proprio questo effetto», spiega la Bce, dal momento che l' attivazione della moratoria «metterebbe in guardia i depositanti tutelati circa la forte possibilità che la banca fallisca o sia in procinto di fallire». Una circostanza, che penalizzerebbe soprattutto gli istituti più grossi.

sabine lautenschlaegerSABINE LAUTENSCHLAEGER
L' introduzione di una moratoria piace soprattutto alla Germania e non serve un grosso sforzo di fantasia per immaginare che dietro al testo della Bce si nascondano forti pressioni tedesche. Il consigliere esecutivo della Bce, Sabine Lautenschlaeger, ha guarda caso difeso proprio l' introduzione di questo strumento, dichiarandosi stupita «da quante persone ne sono così spaventate». L' esponente tedesca del direttorio ha concordato sull' opportunità di un tale provvedimento sui pagamenti con Elke Koenig, anch' essa tedesca e presidente del Single resolution board, che ha criticato le eccezioni applicate ai depositi quando si tratta di bloccare una fuga di capitali da una banca: «O si tratta di uno strumento con ampia copertura oppure non serve».

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Secondo Marco Zanni, eurodeputato membro del gruppo Enl, «se non ci sarà opposizione da parte delle governo italiano e di Bankitalia, le norme sono destinate a diventare legge nel silenzio generale». 

Il tentativo da parte della Bce di stendere la sua longa manus sui depositi garantiti non può fare a meno di sollevare dubbi di legittimità su più fronti. Lampante la contraddizione con le norme in vigore che tutelano i depositi inferiori ai 100.000 euro e che rappresentano una conquista importante per i consumatori. Ma non si tratta solo di questo.

In gioco c' è anche la difesa della proprietà privata e del diritto di poter disporre dei propri soldi. Che fine farebbero infatti la «sana e prudente gestione» sbandierata dalla Banca d' Italia e la tutela del risparmio sancita dalla Costituzione?

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