9 dicembre forconi: 09/01/18

sabato 1 settembre 2018

ECCO COME IL SOLITO PRODI HA REGALATO A DE BENEDETTI E CRAGNOTTI LA SME, CHE RIUNIVA TUTTE LE ATTIVITÀ AGROALIMENTARI DELL’IRI

DA QUELLA SVENDITA (CHE LO STESSO GIORGIO NAPOLITANO DEFINÌ UN FURTO) SONO DERIVATI I DUE PIÙ GRANDI SCANDALI FINANZIARI DELLA REPUBBLICA: IL CRAC DI PARMALAT E CIRIO, CHE HANNO MESSO SUL LASTRICO 100MILA RISPARMIATORI CON UN BUCO DI OLTRE 4 MILIARDI  

Carlo Cambi per “la Verità”

ROMANO PRODIROMANO PRODI
Gira in Rete il filmato di una ragazza saggia, per quanto arrabbiata, che apostrofa Romano Prodi: «Non possiamo dimenticare che lei, come presidente dell' Iri, ha svenduto il patrimonio economico italiano. Lei partecipò in prima persona alla nascita dell' euro, come premier e come presidente della Commissione europea.

Lei ha svenduto il nostro futuro in cambio di cosa? Abbiamo ottenuto la libertà di andare all' estero a fare i camerieri o di vivere una vita di precarietà e miseria. Le chiedo che riconosca i suoi errori e magari ci chieda anche scusa».

Vale più di un trattato sulle privatizzazioni il grido di «Cristina, di Rethinking economics di Bologna» perché questa è tutta la verità sul disastro che Romano Prodi, con l' ottima compagnia di Mario Draghi, Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi e Mario Monti, ha provocato all' Italia.

cragnottiCRAGNOTTI
La svendita dell' agroalimentare dell' Iri è però un capitolo a parte: è la summa del disastro e una tavola ben apparecchiata per gli amici degli amici: Unilever, Benetton, De Benedetti, passando per tutto il sottobosco affaristico prima Dc e poi ulivista.

Il caso Sme è la plastica rappresentazione dell' incapacità di quelli che sono diventati personaggi dal sapere economico mitologico, «prenditori» protetti da Confindustria e foraggiati da un sistema bancario complice, in azione dal 1985 al 1994.

All' ombra della Sme - un agglomerato che andava da Motta a Cirio, da Bertolli ad Autogrill, dai surgelati ai supermercati, che nel 1985 fatturava oltre 800 miliardi di lire e dava utili consistenti - si sono consumate vendette, scontri tra cooperative e industrie, il tutto in un turbinare di carte bollate che hanno seguito - in Italia la giustizia va così - il corso degli eventi politici.

fratelli benettonFRATELLI BENETTON
Più si consolidava l' idea dell' Ulivo con Prodi conducator, più i tribunali si occupavano non del disastro prodotto dal Professore, ma di chi lo aveva contrastato. Dalla svendita Sme sono derivati i due più grandi scandali finanziari della Repubblica italiana: il crac di Parmalat e Cirio, che hanno messo sul lastrico oltre 100.000 risparmiatori, con un buco di oltre 4 miliardi di euro, dando un colpo mortale alla credibilità internazionale del sistema finanziario italiano.

de benedetti 2DE BENEDETTI 2



I risparmiatori saranno i veri pelati di Stato, altro che le conserve che Prodi ha svenduto a Sergio Cragnotti, senza passare dal via. Ma ovviamente oggi nessuno ne parla più perché protagonisti di quei casi furono Sergio Cragnotti e Calisto Tanzi, protettissimi dalla Dc e molto amati da Prodi.

Complice ne fu Cesare Geronzi, il padrone di Banca di Roma (abbiamo visto ieri che fu creata apposta per fare da pronta cassa per le svendite prodiane) condannato a 4 anni al termine di un processo durato 15 anni. Dalla disgraziata svendita della Sme è derivata la perdita di centralità del nostro agroalimentare.

CALLISTO TANZICALLISTO TANZI
Ed è bene sapere che se c' è il caporalato al Sud, se chi produce latte non ce la fa a tirare avanti, se la grande distribuzione è diventata intoccabile e strozza gli agricoltori, se Francia e Spagna hanno fatto banco sulle nostre eccellenze agroalimentari, tutto questo va sul conto di questa operazione.

La storia è complessa e ci vide lungo Bettino Craxi che al di là della damnatio memoriae costruita dagli ultimi epigoni del Pci, diventati improvvisamente liberisti, ebbe a dire nel 1997 dall' esilio di Hammamet: «Si presenta l' Europa come una sorta di paradiso terrestre; l' Europa per noi, nella migliore delle ipotesi, sarà un limbo, nella peggiore sarà un inferno.
geronzi cucciaGERONZI CUCCIA

La cosa più ragionevole era pretendere la rinegoziazione dei parametri di Maastricht. Perché se l' Italia ha bisogno dell' Europa, l' Europa ha bisogno dell' Italia e l' Italia è un grande Paese».

Sembra la chiosa alla protesta di Cristina e Craxi fu colui che impedì che Prodi regalasse a Carlo De Benedetti tutto l' agroalimentare italiano per una cifra quattro volte inferiore al valore poi realizzato (probabilmente meno della metà del valore reale).

Tutto ebbe inizio nell' aprile del 1985 quando Bruno Visentini, repubblicano, viene avvertito da Giancarlo Elia Valori (il grande capo della Sme irizzata) che Prodi, arrivato a presiedere l' Iri già dal 1982, voleva fare un regalo a Carlo De Benedetti e battezzò l' affare come «quel pasticciaccio brutto di via Veneto».
CIRIOCIRIO

C' era il leit motiv alimentato bene da Prodi che comprava pubblicità sui giornali: lo Stato non può né sfornare i panettoni né fare i pelati, nonostante Pietro Armani, vicepresidente dell' Iri in quota Pri, e Giancarlo Elia Valori dimostrassero, bilanci alla mano, che la Sme si avviava a produrre buoni utili.

Ma nel frattempo Carlo De Benedetti con la Cir si era comprato la Buitoni-Perugina per 160 miliardi. Un anno dopo la rivenderà alla Nestlé per 1.600 miliardi e si guadagnerà il soprannome di CoBaVe che sta per Compra baratta e vendi. Che il gruppo Buitoni-Perugina sia stato poi spolpato non interessa più a nessuno.
CARLO DE BENEDETTICARLO DE BENEDETTI

Prodi ha in testa il modello tedesco e per inseguirlo distruggerà l' economia italiana. Così vuole dare la Sme a De Benedetti per costruire un solo polo dell' agroalimentare. I due si mettono d' accordo in gran segreto - Prodi avvertirà solo Clelio Darida, allora ministro dc delle Partecipazioni statali -per una cifra ridicola: De Benedetti offre meno di 1.100 lire ad azione quando la quotazione è di 1.270.

Il 29 aprile del 1985, nelle stanze di Mediobanca, Prodi e De Benedetti firmano, presente Enrico Cuccia, il preliminare d' acquisto: la Buitoni-Perugina rileva dall' Iri il 31% di Sme per 397 miliardi e un ulteriore 13% di azioni viene valutato 100 miliardi.

craxiCRAXI
Giorgio Napolitano, allora comunista, fa il diavolo a quattro e parla di furto, Craxi si mette di traverso e blocca tutto. Si organizza una cordata alternativa composta da Silvio Berlusconi, Ferrero e Barilla. La vendita sfuma e ne nasce un contenzioso che va avanti 13 anni e su cui si incardinerà anche il famoso «processo Sme» che terrà il Cav imputato per quasi 10 anni.

Secondo la Procura di Milano aveva comprato le sentenze per impedire il trasferimento della Sme a De Benedetti. Cesare Previti e il giudice Renato Squillante furono condannati, Berlusconi completamente assolto. Ma nessuno ha invece indagato sulla seconda vendita di Sme. Si materializza nel 1993 quando alla presidenza dell' Iri c' è Franco Nobili che ha deciso di vendere a pezzi: Italgel, Gs e Autogrill, Cirio-Bertolli-DeRica.
NAPOLITANO SENATONAPOLITANO SENATO

Scoppia Tangentopoli, Antonio Di Pietro arresta Nobili, che resta in galera due mesi e poi viene completamente scagionato, ma tanto basta per far tornare all' Iri Romano Prodi.
E lui, trovandosi lo spezzatino preparato da Nobili, si bea della vendita della Sme. Ma fa colossali errori ed enormi favori.

Il primo favore è per la Nestlè: gli dà Italgel per 680 miliardi quando Nobili aveva già concordato 750. Il secondo lo fa ai soliti Benetton. Ci sono in ballo gli Autogrill e i veneti, che già pensano ad Autostrade e si portano a casa i ristoranti insieme ai supermercati Gs. Ai Benetton vanno anche i ristoranti Ciao, il marchio Pavesi e proprietà immobiliari.
AUTOGRILL 3AUTOGRILL 3

Tutto per 740 miliardi. Rivenderanno i supermercati al gruppo francese Carrefour - di fatto aprendo le porte dell' Italia alla grande distribuzione d' Oltralpe per 5.000 miliardi di lire.
Secondo due procure, Perugia e Salerno, ai Benetton alla fine sono rimasti in tasca poco meno di 5.000 miliardi di lire e la rete Autogrill. Ma lo scandalo vero è la privatizzazione della Cdb (Cirio-Bertolli-De Rica).

Prodi la mette a bando per un valore di 380 miliardi, la metà di quello stimato dagli advisor.
Si fa avanti subito la Granarolo (Legacoop), ma Prodi sa già a chi vuole vendere. Il Pci cerca d' impallinarlo ma lui resiste: i pomodori sono per Cragnotti, il latte per Tanzi, ma serve un intermediario per non farla troppo sporca.

PRODI PRETEPRODI PRETE
Compare così Carlo Saverio Lamiranda di Acerenza, pupillo di Ciriaco De Mita. La sua cooperativa Fisvi raggruppa produttori di pomodori e ha un capitale sociale di 50 milioni di lire. Eppure Prodi prosegue con Lamiranda, che si fa dare da Cesare Geronzi una fideiussione da 50 miliardi.

Prodi assegna alla Fisvi le quote e prima che la finanziaria delle coop agricole lucane abbia pagato una sola lira Lamiranda gira la Bertolli (il più prestigioso marchio di olio d' Italia) alla Unilever per 253 miliardi. Unilever, di cui Prodi è stato consulente fino a poco prima di tornare all' Iri, rivenderà poi agli spagnoli guadagnandoci un centinaio di miliardi.

CRAGNOTTICRAGNOTTI
Con i soldi di Bertolli, Lamiranda paga la prima tranche all' Iri, poi costituisce con Cragnotti la Sagrit girandogli la Cirio. L' affare viene fatto, presente Prodi, nell' ufficio di Cesare Geronzi, che di fatto presta a Cragnotti, via Lamiranda, i soldi per comprare la Cirio e il latte. Cragnotti poi girerà a Parmalat il latte, realizzando una plusvalenza fittizia che è alla base del crac di Cirio e Parmalat.

luciano giuliana gilberto benettonLUCIANO GIULIANA GILBERTO BENETTON



Lamiranda resta con pochi spiccioli, ma soprattutto finirà processato: il classico pesce piccolo che paga per tutti. Il 24 febbraio del 1996 Prodi riceve un mandato di comparizione dal pm romano Giuseppe Geremia per abuso d' ufficio.

Geremia a novembre chiederà il rinvio a giudizio, ma di quel procedimento si sono perse le tracce. Come nessuno ha mai indagato su quanto denunciato dal Telegraph. Secondo il quotidiano britannico nel 1994 Unilever fece un bonifico di 4 miliardi alla società di studi economici Asa di Romano Prodi e della moglie Flavia, via Goldman Sachs. Perché? A nessuno è interessato saperlo.

i meme sui benetton e il crollo del ponte di genovaI MEME SUI BENETTON E IL CROLLO DEL PONTE DI GENOVA
Come a nessuno è interessato sapere che dalla privatizzazione a spezzatino inventata da Nobili lo Stato incassò più di 2.000 miliardi: dieci anni prima Prodi voleva dare la Sme a De Benedetti per una cifra quattro volte inferiore.

Ma soprattutto a nessuno interessa che, smembrata la Sme, la grande distribuzione oggi non è più italiana: la Parmalat è di Lactalis e la Bertolli è degli spagnoli. E tutti lucrano sui nostri agricoltori. Ha ragione Cristina: «Hanno svenduto il futuro in cambio di che cosa?».

Fonte: qui

'OPEN ARMS' CESSA I SALVATAGGI DEI MIGRANTI AL LARGO DELLA LIBIA E SI RITIRA IN SPAGNA: “SIAMO STATI CRIMINALIZZATI"


NON RESTA NESSUNA ORGANIZZAZIONE NON GOVERNATIVA PER I SALVATAGGI NEL MEDITERRANEO CENTRALE

open armsOPEN ARMS
La ong spagnola Open Arms ha annunciato che cessa i salvataggi dei migranti al largo della Libia e si ritira in Spagna, denunciando una “criminalizzazione delle ong” nel Mediterraneo centrale. “Nel corso delle prossime settimane, Proactiva Open Arms si unirà alle operazioni di salvataggio nello Stretto di Gibilterra e nel Mare di Alboran” che separano Marocco e Spagna, che sono coordinate dalla guardia costiera spagnola, ha annunciato la ong in un comunicato.

“Le intense campagne di criminalizzazione delle ong nel Mediterraneo centrale e l’avvio di politiche disumane hanno provocato non solo la chiusura dei porti di Italia e Malta, ma la paralisi di numerose organizzazioni umanitarie di salvataggio, come pure l’aumento del flusso migratorio verso il sud della Spagna”, scrive la ong per motivare la sua decisione. La missione di Proactiva Open Arms, che comincerà nelle prossime settimane, si prolungherà “finché la pressione migratoria durerà nel sud della Spagna e finché sembrerà necessario”, aggiunge. 
PROACTIVA OPEN ARMSPROACTIVA OPEN ARMS


Superando Italia e Grecia, la Spagna è diventata quest’anno la prima porta di accesso all’Europa per i migranti che rischiano la vita in mare. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), circa 28mila sono arrivati da gennaio a bordo di imbarcazioni di fortuna, cioè più o meno tanti quanti erano arrivati via terra e via mare in Spagna nell’intero 2017. Il nuovo governo italiano, composto da Movimento 5 Stelle e Lega, nel corso dell’estate ha chiuso i porti italiani alle navi delle ong attive nel Mediterraneo centrale per portare soccorso ai migranti. Ragion per cui Proactiva Open Arms ha dovuto, per tre volte, fare sbarcare i migranti salvati al largo della Libia in porti spagnoli, cioè Barcellona, Palma di Maiorca e Algesiras.

Fonte: qui

NUOVE BORDATE DALLE CARTE SEQUESTRATE AL POLITECNICO DI MILANO DALLA FINANZA: IL SISTEMA DI SENSORI DI CONTROLLO DELLA STABILITÀ DI PONTE MORANDI PROGETTATO DALL’UNIVERSITÀ MILANESE FU RIFIUTATO DAI BENETTON, CHE NE PREFERIRONO UNO PIÙ SEMPLICE (E MENO EFFICACE) E RIMANDARONO L’INSTALLAZIONE A…

Giacomo Amadori per “la Verità”

QUEL CHE RESTA DEL PONTE MORANDI VISTO DAL QUARTIERE DEL CAMPASSO A GENOVAQUEL CHE RESTA DEL PONTE MORANDI VISTO DAL QUARTIERE DEL CAMPASSO A GENOVA
Nelle carte sequestrate al Politecnico di Milano dagli uomini del Primo gruppo della Guardia di finanza di Genova arriva un' altra bordata per la società Autostrade per l' Italia.

Nell' autunno 2017 Aspi non commissionò all' università meneghina solo uno studio sullo stato dei tiranti del ponte Morandi, ma anche la progettazione di un sistema di sensori per controllarne la stabilità.

il crollo del ponte morandi a genovaIL CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA




L' università propose un congegno sofisticato che tra strumentazione e gestione sarebbe costato circa 800.000 euro e disse ad Autostrade che andava installato prima, e non solo durante, i lavori di miglioria, previsti per settembre-ottobre 2018.

Ma, secondo quanto sta emergendo dalle indagini, Aspi non solo decise di puntare su un apparato meno complesso di quello proposto dal Politecnico (su commissione di Autostrade), ma rimandò l' installazione al momento dell' inizio degli interventi, con il risultato che tutti conoscono.
il ponte morandi a genovaIL PONTE MORANDI A GENOVA

Una scoperta, quella della Procura di Genova guidata da Francesco Cozzi, che rende ancora più complicata la posizione dei manager di Aspi.

Ma se i sequestri documentali stanno dando i primi risultati, altri se ne attendono. Le Fiamme gialle stanno cercando mail e carte in cui qualcuno, chiunque esso sia, proponga un' interruzione del traffico sul ponte Morandi o la sua riduzione, magari in vista degli interventi di ristrutturazione dei tiranti che hanno ceduto il 14 agosto.

i meme sui benetton e il crollo del ponte di genovaI MEME SUI BENETTON E IL CROLLO DEL PONTE DI GENOVA


Ma per ora di segnalazioni in tal senso non c' è traccia. Dunque nessuno sembra aver vaticinato nei mesi scorsi, per iscritto, il crollo, né aver suggerito soluzioni drastiche come il blocco della circolazione. Qualcuno, quasi per provare ad «assolvere» Autostrade, nei giorni scorsi ha estratto una mail del dirigente di Aspi Michele Donferri, il quale, nel febbraio 2018, scriveva al Mit per sollecitare il decreto di approvazione dei lavori, paventando lo slittamento dell' esecuzione delle opere nella seconda metà del 2019 o l' inizio del 2020 e ripercussioni sull'«incremento di sicurezza necessario sul viadotto Polcevera».

Frasi che hanno fatto evidenziare a diversi cronisti la lentezza del Mit. Ma la rappresentazione dei giornali di un dicastero che sapeva e che ha nicchiato, mentre Autostrade segnalava il pericolo, non sembra combaciare con il quadro investigativo che sta emergendo, in particolare dal carteggio tra Aspi e Mit sequestrato dai finanzieri guidati dal colonnello Ivan Bixio.
fratelli benettonFRATELLI BENETTON

Infatti secondo chi indaga questa lettera di sollecito si inserisce in un iter amministrativo normale, rientra nella dialettica abituale tra Stato e privato. In definitiva il classico gioco delle parti.

E quindi? La verità è che se Autostrade aveva la percezione di un concreto pericolo, di fronte a un problema di sicurezza, poteva adottare, oltre ai solleciti, misure urgenti immediate.
genova ponte morandiGENOVA PONTE MORANDI

«Non erano obbligati ad aspettare il decreto di autorizzazione se pensavano di avere questo tipo di problemi» è il ragionamento degli inquirenti. In quest' ottica il carteggio tra Aspi e Mit, viene definito da qualcuno «mascherato», nel senso che i dirigenti di Aspi sembrano aver contezza di una situazione critica e quindi dell' urgenza dell' intervento, ma non lo dicono o non lo possono dire esplicitamente.
genova ponte morandiGENOVA PONTE MORANDI



Aspi avrebbe cercato solamente di forzare i tempi burocratici, rimanendo all' interno della regolare procedura, quando in realtà avrebbero potuto, a fronte di una situazione di criticità, comunque avviare tutta una serie di lavori così come ha indetto la preselezione per la gara senza attendere l' autorizzazione del ministero.

A proposito di questo c' è una lettera, datata 26 marzo 2018, considerata dagli inquirenti molto importante e firmata nuovamente da Donferri. Richiama i pregressi solleciti e ricorda la strategicità dell' opera, ma soprattutto comunica al ministero che Autostrade, al fine di contrarre i tempi, in attesa della conclusione dell' iter approvativo, avrebbe provveduto, a partire dal 16 aprile, all' avvio delle attività preliminari di prequalifica per la gara.

la lettera di febbraio accusa Autostrade e MinisteroLA LETTERA DI FEBBRAIO ACCUSA AUTOSTRADE E MINISTERO
E in effetti il 28 aprile il bando è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, con l' annuncio di un concorso a procedura ristretta (in cui possono presentare un' offerta solo le imprese invitate dalla stazione appaltante) per accelerare ulteriormente i tempi.

Insomma Autostrade, quando ha voluto, ha preso l' iniziativa, senza che il ministero ponesse veti o paletti. Non è finita. Nel bando del 28 aprile, Autostrade aveva previsto una durata dei lavori di 784 giorni a partire dall' aggiudicazione dell' appalto. In sostanza ipotizzava 2 anni di interventi per sistemare la campata che è crollata, mentre oggi si parla di 8 mesi per la ricostruzione dell' intero ponte collassato.

autostrade benettonAUTOSTRADE BENETTON

Dunque sembra che, quattro mesi fa, la fretta e gli allarmi fossero solo sulla carta e servissero probabilmente a snellire le endemiche lungaggini burocratiche. Un' ipotesi che sembrerebbe avvalorata dalla decisione di non installare con urgenza il sistema di sensori proposto dal Politecnico. La settimana prossima sono attese le prime iscrizioni sul registro degli indagati e allora i magistrati potranno chiedere ai manager di Aspi il perché di quella tragica scelta.

Fonte: qui

IL PREFETTO DI BOLOGNA NON FA IN TEMPO A ESSERE NOMINATA DA SALVINI CHE GIÀ È TRAVOLTA DALLE POLEMICHE PER UN’INTERCETTAZIONE CON PASQUALE AVERSA, INDAGATO PER LE IRREGOLARITÀ NELLA GESTIONE DEGLI HUB VENETI DI MIGRANTI

“NE ABBIAMO FATTE DI PORCHERIE, QUANDO LE POTEVAMO FARE…” 
LEI SI DIFENDE: “PAROLE DECONTESTUALIZZATE E TRAVISATE”, MA…

patrizia impresaPATRIZIA IMPRESA
Appena nominata dal ministro Matteo Salvini prefetto di Bologna, Patrizia Impresa è già travolta dalla bufera e dalle polemiche le frasi intercettate, con il suo vice, durante l'incarico a Padova: «È vero che ne abbiamo fatte di porcherie, però quando le potevamo fare», diceva il 14 aprile 2017 in un dialogo con l'allora vice prefetto vicario, Pasquale Aversa, indagato nell'inchiesta sulle presunte irregolarità nella gestione degli hub veneti. Impresa, certa della correttezza del proprio operato, si dice «amareggiata e vittima di un malinteso». Aggiunge: «Parole decontestualizzate e travisate».

L'INCHIESTA
pasquale aversaPASQUALE AVERSA
Tra gli indagati, oltre ad Aversa, figurano l'ex funzionaria prefettizia Tiziana Quintario e tre vertici della coop Ecofficina, ora Edeco, Simone Borile, Sara Felpatti e Gaetano Battocchio. Non c'è invece Impresa.

La conversazione è stata intercettata dai carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dal pm Federica Baccaglini, e fa parte degli atti dell'inchiesta in cui si ipotizzano la turbata libertà degli incanti, la frode nelle forniture pubbliche, la corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio.

Saviano vs Salvini - migrantiSAVIANO VS SALVINI - MIGRANTI
Le indagini riguardano la coop Ecofficina Educational, poi Edeco che, grazie all'accoglienza dei migranti ha visto aumentare il proprio fatturato.

La coop gestisce, tra gli altri, i Cpt di Bagnoli e Cona, e in una intercettazione i responsabili rimarcano ai funzionari prefettizi la necessità di «far quadrare i conti». In una conversazione precedente, sul sovraffollamento del Cpt di San Siro di Bagnoli (ottobre 2016) e sulle pressioni da Roma per alleggerirlo, Impresa avrebbe detto ad Aversa: «anche se dobbiamo fare schifezze Pasquà, eh... no...schifezze...noi ci dobbiamo salvare Pasquà... perché, non possiamo farci cadere una croce che..». Nelle intercettazioni emergono altri episodi della contestata gestione di Bagnoli e Cona. Quando c'è da risolvere il problema di sovraffollamento, il tenore è questo: «Anche se andiamo a metterli da qualche parte dove non possiamo, qualche cosa la dobbiamo pur fare».
patrizia impresa prefetto bolognaPATRIZIA IMPRESA PREFETTO BOLOGNA

LE REAZIONI
«Se qualche funzionario ha sbagliato è giusto che paghi», commenta Salvini, ma poi attacca l'ex maggioranza: «Il governo di centrosinistra negava l'emergenza sbarchi, ma poi scaricava il problema sui prefetti e li costringeva a spostare i clandestini da un Comune all'altro per non irritare sindaci del Pd, ministri in visita o presidenti Anci del Pd».

«Parole offensive e ingenerose nei confronti dei Comuni che si sono prodigati nell'accoglienza», replica il presidente dell'Anci Antonio Decaro, mentre Galeazzo Bignami (Fi) chiede la rimozione del prefetto da Bologna.

Fonte: qui

"I MERCATI FINANZIARI CI STANNO FACENDO LA GUERRA ALLE SPALLE"


IL TIMORE DEI PENTALEGHISTI È DI TORNARE ALL'AUTUNNO DEL 2011, QUANDO L'ITALIA RISCHIÒ IL BARATRO 

IL TENTATIVO DI TROVARE UNO SCUDO PER PROTEGGERSI NEL CASO DI TEMPESTA FINANZIARIA È PERO’ UN DESIDERIO IRREALIZZABILE

Nicola Lillo per La Stampa

Alla chiusura della Borsa lo spread supera la soglia critica dei 290 punti base. È a questo punto che una fonte di governo del Movimento 5 Stelle ammette: «Ci stanno facendo la guerra alle spalle. Anche Fitch con il suo giudizio sul rating. Ci stanno valutando senza ancora sapere nulla su ciò che faremo, basandosi solo sulle parole».

La preoccupazione nel governo Lega-M5S è molto alta. Il timore è di tornare all' autunno del 2011, quando l' Italia rischiò il baratro. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, in quel periodo era presidente della commissione Bilancio. Il braccio destro del leader della Lega conosce bene i mercati e gli operatori, ha un rapporto personale con il presidente della Bce Mario Draghi, e se oggi evoca quella fase parlando con i colleghi di governo («Si respira l' aria del 2011», avrebbe detto) significa che tra le sale di Palazzo Chigi c' è un vero e proprio terrore.
giancarlo giorgettiGIANCARLO GIORGETTI

Il problema però - spiegano dai Cinque Stelle - non è il deficit sopra o sotto al 3% in vista della legge di Bilancio, né lo scontro con Bruxelles: «Se per assurdo il commissario europeo Pierre Moscovici dovesse concederci il 5% di deficit, i mercati comunque non si placherebbero. Il problema della sostenibilità del nostro debito rimarrebbe».

Ciò che preoccupa di più il M5S sono i mercati finanziari, in poche parole lo spread e la fuga degli investitori. È per questo che il governo ha messo in piedi un piano diplomatico su più fronti, in attesa che il ministro dell' Economia Giovanni Tria possa incontrare gli investitori internazionali quando la linea per la manovra sarà finalmente chiara, cosa che però appare ancora lontana.
DRAGHI TRIADRAGHI TRIA

Tre le mosse dell' esecutivo nelle ultime settimane, tutte collegate tra loro: l' incontro negli Stati Uniti tra il premier Giuseppe Conte e Donald Trump; la visita a Draghi del ministro Paolo Savona; il viaggio in Cina di Tria. Due potenze mondiali e la Banca centrale europea che non devono per forza «aprire il portafogli. Ai mercati basta che loro aprano la bocca e dicano parole di fiducia nei confronti dell' Italia.

Il tentativo in realtà è di trovare uno scudo per proteggersi nel caso di tempesta finanziaria. Il problema però è che il piano del governo è un desiderio irrealizzabile su tutti e tre i fronti. Un aiuto da parte degli Stati Uniti sarebbe complicato. La Federal Reserve infatti non risponde ai desiderata del presidente Trump. La Banca centrale europea invece non può comprare i titoli italiani, lo prevedono lo statuto e i trattati europei: l' unica possibilità sarebbe usare l' Omt (Outright Monetary Transactions), il famoso «whatever it takes» di Draghi, che però è condizionato a richieste durissime per chi ne beneficia.
giuseppe conte donald trump 10GIUSEPPE CONTE DONALD TRUMP 10

Tradotto: l' arrivo della Troika. Infine c' è la Cina, l' unica probabilmente che potrebbe agire in modo concreto avendo tremila miliardi di dollari di riserve valutarie: ma a quale prezzo politico? Al di là comunque dei desideri e dei progetti dei Cinque Stelle, la manovra sarà decisiva per la stabilità finanziaria.

Eppure nel governo non c' è una linea chiara. Il ministro Tria punta a un deficit intorno all' 1,5% - comunque più alto rispetto allo 0,8% programmato - mentre Lega e Cinque Stelle vogliono fare di più, eventualmente sfondando il limite del 3%.

DANNA LEZZIDANNA LEZZI
Per questo la prossima settimana è in programma un incontro a Palazzo Chigi tra il premier, i due vice e i ministri economici per tentare di mettere le cose in chiaro e decidere una linea comune, anche sul fronte comunicativo. Non sarebbero piaciute alcune esternazioni dei ministri, come le proposte di sgravi per il Sud del ministro Barbara Lezzi: anche perché le priorità restano la «flat tax» e il reddito di cittadinanza, già di per sé molto costosi e difficilmente realizzabili. 

Fonte: qui


L'AFFONDO DEGLI USURAI

LA VACANZA E' FINITA! I POTERI FORTI DICHIARANO GUERRA, FITCH : “IL GOVERNO CADRÀ"

"TROPPO DEBITO, RIFORME COSTOSE, GOVERNO DIVISO E INCAPACE DI COMPROMESSI, GELO CON L'UE, CON LO SPREAD SOPRA QUOTA 290: C'E' RISCHIO DI VOTO ANTICIPATO" (A GENNAIO?)

VITTORIO FELTRI: “TAGLIO SCONSIDERATO DELLE "PENSIONI D'ORO", REDDITO DI CITTADINANZA E QUELLA BOIATA DI FLAT TAX. TEMO CHE LA COALIZIONE PENTALEGHISTA NON ABBIA FUTURO E POSSA SALTARE SUI CONTI PUBBICI. LA LEGISLATURA NEI PROSSIMI MESI SARÀ IN PERICOLO”

LA DURA ANALISI DELL' AGENZIA: «GOVERNO DIVISO, GELO CON L' UE E PROGETTI INCOERENTI»
Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

spreadSPREAD
Non è questa o quella di un deficit destinato a salire, non solo quella almeno. Non è neppure questa o quella prospettiva di riduzione del debito, che Fitch vede per i prossimi anni sei anni come minima o pressoché inesistente: nel 2023 potrebbe ancora essere (di nuovo in aumento) sopra il 130% del prodotto interno lordo.

No, è un insieme di fattori a monte che ha indotto ieri sera la terza delle grandi agenzie di rating, quelle sulle quali basano le loro scelte grandi investitori in tutto il mondo e la stessa Banca centrale europea, ad alzare una bandiera di allarme sull' Italia.
FITCHFITCH

Le «prospettive negative» che ha messo Fitch sul suo giudizio quanto alla tenuta del debito pubblico alla fonte hanno un elemento che li spiega tutti: la credibilità politica e la percezione che questa oggi in Italia sia seriamente intaccata.

Sia nelle dinamiche interne del governo, diviso e incapace di compromessi, sia per una un' ostilità verso l' euro e l' Unione europea di parti della maggioranza che - nota Fitch - sta già costando cara per l' aumento degli interessi sul debito che essa comporta.
SALVINI DI MAIOSALVINI DI MAIO

Dover pagare per questo veri miliardi in più di questi oneri già l' anno prossimo, come minaccia di accadere, comporta un trasferimento di ricchezza sul modello Robin Hood alla rovescia.

Da chi ha di meno a chi ha di più: dall' intera platea dei contribuenti - inclusi i redditi più bassi - alle banche, alle assicurazioni, ai fondi esteri e agli italiani più abbienti che detengono i due terzi di quei titoli di Stato.

Così gli squilibri finanziari e i fragili equilibri del governo si sovrappongono, nel giudizio di Fitch. Il comunicato con il quale l' agenzia accompagna la sua decisione lascia ben pochi dubbi.

Non c' è solo la previsione «di una certa quantità di allentamento del bilancio che può rendere l' altissimo livello di debito pubblico dell' Italia più esposto a potenziali choc».
Né solo il lentissimo e incerto calo del debito o il rischio di tornare indietro sulle riforme già fatte. C' è, soprattutto, un' analisi della situazione politica e dei rischi di elezioni anticipate dall' anno prossimo.
SALVINI DI MAIO CONTESALVINI DI MAIO CONTE

Fitch spiega il peggioramento delle sue previsioni sui conti dell' Italia anche con «la natura nuova e in gran parte non sperimentata del governo e le notevoli differenze politiche fra i partner della coalizione».

Quanto a queste ultime, l' agenzia parla di «marcate differenze ideologiche e politiche fra M5S e la Lega», le quali «probabilmente creeranno tensioni crescenti per la coesione della coalizione».

Di conseguenza, dato che la maggioranza in Senato è di appena 12 seggi e la Lega può guardare di nuovo a un' alleanza di destra-centro, Fitch formula una previsione: «Non ci aspettiamo sia un governo di legislatura, vediamo possibilità crescenti di elezioni anticipate dal 2019».

Gli analisti dell' agenzia devono aver passato molto tempo a esaminare le dinamiche politiche del Paese, perché vanno ancora più a fondo.

Scrivono: «Il rischio, o la strategia, di elezioni anticipate complicherà per entrambi i partiti scendere a compromessi che scontentino la loro base, mentre la realtà dei conti rende difficile mantenere le promesse elettorali».

Questa è una vulnerabilità dell' Italia a trazione giallo-verde che Fitch sottolinea: l' agenzia parla di «incoerenze fra i costi elevati di attuazione degli impegni del contratto di governo e l' obiettivo dichiarato di ridurre il debito».
salvini di maioSALVINI DI MAIO

Vi è poi almeno un' altra contraddizione che sta facendo salire i tassi d' interesse e peserà presto sui conti. Scrive Fitch: «L' antipatia di parti del governo verso la Ue e l' euro presenta un' ulteriore rischio di ribasso (del rating, ndr), anche se la probabilità che il governo porti avanti politiche che minaccino l' uscita o una moneta parallela sono basse», si legge.

Ma già solo la retorica anti-euro costa cara ai contribuenti: «Essa contribuisce a indebolire l' interesse degli investitori, dunque porta a spread costantemente più alti e a una maggiore volatilità di mercato, anche senza nuovi eventi politici sostanziali». Così le crepe della maggioranza e le frasi a effetto dei politici finiscono per diventare problemi finanziari, di cui gli italiani dovranno farsi carico.

SUI CONTI PUBBLICI POSSONO SALTARE DI MAIO E IL GOVERNO
Vittorio Feltri per “Libero Quotidiano”

vittorio feltriVITTORIO FELTRI
La materia economica non eccita il pubblico vasto che ignora i meccanismi dei conti pubblici, per cui chiedo scusa se lo infastidisco con un ragionamento tecnico. Tra pochi giorni si ricomincerà a parlare a livelli romani di manovre, un tempo definite leggi finanziarie.

Dopo i casini del decreto dignità, la riapertura del Parlamento coinciderà con l' inizio delle discussioni riguardo alla legittima difesa, al taglio sconsiderato delle pensioni (incluso quello relativo alla reversibilità) e al varo del reddito di cittadinanza.

matteo salvini con mojitoMATTEO SALVINI CON MOJITO


Sorvoliamo sulla flax tax, altra boiata almeno stando a come è stata concepita. Qui si tratta di saccheggiare le casse piangenti del Paese e di grattare il fondo del barile, già secco. Salvini è riuscito a sfondare il muro della popolarità assumendo iniziative efficaci per disciplinare la immigrazione selvaggia che ci affligge da anni.

E si è garantito la stima popolare: chiunque non sia scemo lo affianca in questa operazione difficoltosa. Matteo insomma ha convinto gli elettori di essere l' uomo giusto in questo momento di emergenza.

Mentre il povero Di Maio, dopo essersi sputtanato nella gestione dell' Ilva, ora si trova nella necessità di reperire i fondi allo scopo di dare le palanche promesse mensilmente agli sfigati del Sud che lo hanno votato proprio per essere mantenuti. Dove andrà a prendere i capitali necessari? I denari non ci sono e non sono reperibili. E qui le cose si complicano.

PAOLO SAVONA GIANCARLO GIORGETTI GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINIPAOLO SAVONA GIANCARLO GIORGETTI GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
Di Maio può ricorrere all' aumento del debito? Cioè pagare i suoi aficionados con quattrini inesistenti e pertanto prelevati da forzieri vuoti? Mi sembra improbabile. Se poi egli intende falcidiare le pensioni di chi ha versato i contributi per sovvenzionare coloro che non hanno mai lavorato, scatenerà una lotta micidiale a livelli sociali.

Una sorta di battaglia fratricida dai destini incerti. D' altronde per i 5 Stelle non mantenere le promesse fatte in campagna elettorale significa perdere consensi e andare alle europee incontro a una sonora sconfitta.

GIOVANNI TRIAGIOVANNI TRIA




Se poi consideriamo che i grillini sono contrari alla realizzazione delle cosiddette grandi opere, le sole che possano spingere l' economia, il conflitto tra gli interessi di Di Maio e Salvini rischiano di essere insanabili e di sfociare in una esiziale rottura. Le alleanze tra i componenti della maggioranza o vivono di compromessi o muoiono. Tertium non datur.

Ecco perché temo che la coalizione giallo-verde non abbia futuro. Prima o poi i contrasti tra le fazioni si acuiranno per ovvie ragioni e il governo rischierà di spezzarsi. Non è ammissibile che partiti con posizioni radicalmente diverse su punti importanti quanto quelli citati, siano in grado di collaborare a lungo. La legislatura nei prossimi mesi sarà dunque in pericolo. Infatti Lega e Cinquestelle sono gruppi eterogenei e inconciliabili. È inammissibile che Salvini accetti le teorie balzane di Di Maio e viceversa. 

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