Il default del Venezuela?
Non esiste per Manuel Quevedo, il nuovo uomo forte del petrolio, appena insediato alla guida del ministero del Petrolio e della compagnia statale Pdvsa: «Abbiamo sempre pagato e continueremo a farlo», assicura il generale, avvicinato dal Sole 24 Ore alla prima uscita internazionale, a pochi giorni dalla nomina da parte del presidente Nicolas Maduro.
Fino all’ultimo minuto non era chiaro se Quevedo avrebbe partecipato al vertice Opec di venerdì scorso a Vienna. E quando è arrivato al quartier generale dell’Organizzazione, direttamente dall’aeroporto, è stata una sorpresa: niente divisa militare, ma un elegante completo blu di taglio sartoriale, camicia celeste e cravatta rosso-arancio.
Quevedo non si è risparmiato i prevedibili slogan politici, denunciando «manipolazioni» e «cospirazioni» (ovviamente con regia statunitense) all’origine della gravissima crisi del Venezuela. Ma le sue accuse appaiono comunque circostanziate e confermano le informazioni raccolte dal Sole 24 Ore presso fonti di Euroclear, la camera di compensazione europea, secondo cui Caracas avrebbe in effetti pagato tutte le cedole (comprese quelle per cui è andata in default), ma i fondi non sarebbero stati trasferiti agli obbligazionisti perché «invischiati in un meccanismo finanziario farraginoso».
«Ogni volta che c’e stata una scadenza abbiamo reso subito disponibile il denaro – assicura Quevedo –. Ma tutte le volte che si avvicina la data, allora comincia la cospirazione per far si che i pagamenti siano ritardati, comincia tutto un maneggio per far vedere che noi non stiamo pagando puntualmente».
«Noi abbiamo disponibilità di risorse, flussi di cassa sufficienti e produzione per pagare», insiste il generale, riferendosi alla compagnia Pdvsa, che – pur tra mille difficoltà – è ancora operativa.
«Quando avviamo il trasferimento del denaro però la banca, per ordine degli Stati Uniti, inizia una operazione di blocco. Dicono che non l’hanno ricevuto, informano i creditori che il Venezuela andrà in default e così inizia un’ondata di rumor sulla nostra patria».
Quevedo accusa anche le agenzie di rating internazionali, come Standard & Poors’ e Fitch, che dopo il mancato pagamento di circa 400 milioni di dollari hanno dichiarato il «default selettivo» sul debito sovrano e su quello di Pdvsa. «Il rischio è manipolato per ragioni politiche e non valuta la salute finanziaria di Pdvsa – protesta il generale –. Pdvsa funziona, ha di che pagare e lo facciamo, non abbiamo mai saltato una volta, ma se il rischio è manipolato, è chiaro che subiamo una diminuzione del rating».
Quevedo non nega i problemi di Pdvsa, la cui produzione di greggio a causa della crisi è crollata ai minimi da trent’anni sotto 2 milioni di barili al giorno.
«Abbiamo la capacità di produrre anche un milione di barili al giorno in più – assicura – ma a patto che la nostra industria sia moderna ed efficiente. È per questo che abbiamo deciso di ristrutturare Pdvsa: per renderla efficiente».
Proprio durante il vertice Opec è arrivata la notizia dell’arresto dei due funzionari che un tempo ricoprivano gli incarichi assegnati a Quevedo: Eulogio Del Pino, che era ministro del Petrolio, e Nelson Martinez, che guidava Pdvsa. Entrambi avevano goduto di grande fiducia, prima da parte di Hugo Càvez, morto nel 2013, poi da parte di Maduro. Ma anche loro sono finiti in disgrazia, coinvolti nell’inchiesta anti-corruzione che ha già portato in carcere almeno altri 60 dirigenti della compagnia petrolifera: secondo gli oppositori del regime, si tratta di una purga politica, che tra l’altro avrebbe colpito anche un altro potentissimo ex ministro del Petrolio, Rafael Ramirez, che fonti Reuters sostengono sia stato rimosso dall’incarico di ambasciatore Onu.
«C’era un piano orchestrato», spiega Quevedo, intervistato prima che fosse reso noto l’arresto di Del Pino e Martinez. «Volevano che si ripetesse quello che era già successo in Venezuela nel 2002-03, un golpe contro il presidente Chavez. Stavolta c’era un piano per far declinare la produzione, ma sono stati scoperti».
Del Pino è accusato di malversazioni relative a Petrozamora, joint-venture tra Pdvsa e Gazprombank, che secondo gli inquirenti avrebbero causato la perdita di 15 milioni di barili di greggio e danni patrimoniali per mezzo miliardo di dollari. Anche l’Eni è presente in Venezuela attraverso varie jv». Ma Quevedo rassicura: «La nostra alleanza prosegue nel modo migliore, il lavoro coordinato nelle imprese miste sta funzionando. C’erano degli infiltrati nella parte venezuelana, ma per adesso non è emerso nulla. Ogni volta che facciamo alleanze strategiche internazionali ci sabotano immediatamente. Ma gli investimenti in Venezuela sono sicuri e sono protetti dalla legge in caso di contenzioso».
5 Dicembre 2017
Fonte: qui