9 dicembre forconi: 01/13/18

sabato 13 gennaio 2018

ITALIA: lavoro per tutti! Ma i dati ISTAT sono tragici

Il mercato del lav
Il mercato del lavoro

Il mercato del lavoroI 

ercato del lavoro festeggia. I dati usciti ieri ci illustrano un paese quasi rinato. E di certo questa immagine verrà usata da “chi di dovere” per farsi bello in campagna elettorale.
Il mercato del lavoro festeggia. I dati usciti ieri ci illustrano un paese quasi rinato. E di certo questa immagine verrà usata da “chi di dovere” per farsi bello in campagna elettorale. I
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Il mer­ca­to del la­vo­ro fe­steg­gia. I dati usci­ti ieri ci il­lu­stra­no un paese quasi ri­na­to. E di certo que­sta im­ma­gi­ne verrà usata da “chi di do­ve­re” per farsi bello in cam­pa­gna elet­to­ra­le.


A novembre si registra il nuovo record storico degli occupati, al top da 40 anni, che aumentano di 345 mila unità. (…)

Al top di 40 anni? Mamma mia! Il nuovo miracolo economico italiano… il grafico in apertura di post è semplicemente splendido. E notate bene, è il grafico ufficiale proposto dallISTAT. Quello insomma che fa fede. Ma fa fede alla farloccata dell’anno (e siamo solo a gennaio…). Poi leggiamo bene….
Il mercato del lavoro festeggia. I dati usciti ieri ci illustrano un paese quasi rinato. E di certo questa immagine verrà usata da “chi di dovere” per farsi bello in campagna elettorale.
(…) Ma i nuovi assunti sono quasi tutti a tempo determinato. E resta al palo la fascia d’età tra i 35 e i 49 anni, quella che dovrebbe imprimere maggiore propulsione all’economia del Paese. Una buona notizia è il record storico per il tasso di occupazione femminile, che si attesta al 49,2%. (…)
Già arriva una frenata, ma non basta.
(…) Attenzione però: sul quasi mezzo milione di lavoratori dipendenti in più, 450 mila sono a termine e solo 47 mila sono a tempo indeterminato (un rapporto di quasi uno a dieci). Calano poi i lavoratori indipendenti: sono 152 mila in meno rispetto a un anno prima. (…) [Source] 
Allora, tagliamo la testa al toro e con questo grafico fotografiamo la qualità del miglioramento.

Chi ha la memoria buona, si ricorderà che già a settembre il sottoscritto vi aveva parlato di questa farloccata.
Vi riprendo l’articolo proprio per farvi capire quanto è attuale tuttora. Leggete voi stessi e poi fatemi sapere. RIPETO, è un articolo di settembre 2017.
Un paese di poveri vecchi. Più passa il tempo, più il nostro Bel Paese si sta trasformando in un paese di poveri e anche di vecchi. E proprio questi ultimi stanno diventando i protagonisti, anche sul mondo del lavoro.
Infatti chi non ha letto proprio in queste ore le note entusiastiche sull’occupazione:
(…) Passi in avanti per l’economia italiana nel secondo trimestre 2017, con il mercato del lavoro appare caratterizzato da una prosecuzione della crescita dell’occupazione e della diminuzione della disoccupazione. (…) Le ore complessivamente lavorate crescono dello 0,5% sul trimestre precedente e dell’1,4% su base annua, confermando l’elevata intensità occupazionale della ripresa in corso. Parlando del mercato del lavoro, l’ Istat rivela che dal lato dell’offerta l’occupazione presenta una nuova crescita congiunturale(+78 mila, +0,3%) dovuta all’ulteriore aumento dei dipendenti (+149 mila, +0,9%), in oltre otto casi su dieci a termine (+123 mila, +4,8%). (…) Il tasso di disoccupazione diminuisce di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,6 punti in confronto a un anno prima, con maggiore intensità per quello giovanile. (…) Le ore lavorate per dipendente crescono (+0,2%) rispetto al trimestre precedente, mentre diminuiscono su base annua (-0,7%), anche se continua la flessione del ricorso alla Cassa integrazione. (Source)
Questi sono in linea di massima i dati che ci comunica l’ISTAT, che potete anche visionare cliccando QUI .
Sembra che veramente ci sia una bella accelerata della produzione e anche del mondo del lavoro. Anche se risulterebbe evidente che tale accelerata è data dai temporanei, ovvero dagli assunti a TEMPO DETERMINATO. Dei nuovi contratti, ben 80% sono infatti a tempo determinato. Quindi si conferma (diamo a Cesare quel che è di Cesare) un aumento dell’occupazione. Ma di “bassa qualità”, anche perché il calo degli inattivi è legato proprio al fatto che, molte persone, fiduciosi di trovare OGGI un lavoro, sono passati nella categoria dei “disoccupati”.
Questi tipi di ragionamenti statistici sono apparentemente dei dettagli, ma stano a significare un miglioramento congiunturale che però non è accompagnato da un miglioramento dell’occupazione di qualità sufficiente. Ma questo è un mio parere che come sempre è discutibilissimo. Meno discutibile invece è questo grafico che prendo sempre dal sito dell’ISTAT e che è, secondo me, la chiave di tutti i ragionamenti. In altri termini, possiamo raccontarci la storia della rava e della fava. Quello che poi conta, a dire il vero, è questo. A conti fatti, udite udite, in Italia lavora solo il 38% della popolazione residente. E questo 38% si è accollato quindi tutte le magagne, oltre che la necessità di finanziare le altre categorie sociali.
Eccovi il grafico (fonte ISTAT)

E tra l’altro di questo 38%, a tempo pieno, ne troviamo solo il 30%… Spannometricamente quindi, possiamo dire che in Italia lavora un Italiano su tre.
Vogliamo parlare (nuovamente) della demografia? Vogliamo discutere su come faremo a pagare le pensioni ed il nostro debito? No, questa volta ve lo risparmio, ne abbiamo discusso già mille volte. Sintetizzo solo dicendo che la situazione è decisamente più complessa di come ci vogliono far vedere. E non credo che ci salveremo (solo) grazie al lavoro degli immigrati.
Anche perchè, ed è l’ISTAT che lo dice, ad accelerare veramente sono sempre loro: i “vecchi” che lavorano. Basi solide, cari lettori…

Oggi, come a settembre, ci stanno prendendo per fessi. E per concludere vi pubblico il glossario ISTAT che l’amica Agata mi ha segnalato. Rendetevi conto delle baggianate che compongono l’ossatura del calcolo della farloccata dell’anno.

Basta aver lavorato un’ora e l’ISTAT ti considera occupato. Anche non retribuito, nell’azienda di famiglia. Più tutto il resto che è ben descritto.
Cosa mi resta da aggiungere? NULLA, ognuno di voi può trarne le personali considerazioni. E se qualcuno è ancora così carico di entusiasmo per i dati sul lavoro, allora ricominci a leggere questo post dall’inizio.
Fonte: qui

Il Pakistan si allontana dagli Stati Uniti, l’affare è molto più serio di quanto si possa pensare


Khawaja Muhammad Asif
La decisione di Donald Trump di celebrare il nuovo anno demonizzando contemporaneamente Iran e Pakistan su twitter gli si è già ritorta contro in modo tremendo. 
Dopo le minacce che gli Stati Uniti avrebbero rifiutato gli aiuti al Pakistan, confermavano che avrebbero trattenuto 255 milioni in aiuti (diventati 900 milioni) e che stando a quanto riferito minacciano di non concederne altri 2 miliardi. “Speriamo che il Pakistan la veda come incentivo, e non punizione“, diceva ai giornalisti un funzionario del dipartimento di Stato. 
Secondo il Wall Street Journal, questa ostilità nei confronti del Pakistan non è andata bene. Il Ministro degli Esteri pakistano Khawaja Muhammad Asif dichiarava in un’intervista che gli Stati Uniti non si comportano da alleati e, di conseguenza, il Pakistan non li considera più tali. 
Se non altro, il comportamento di Washington ha solo spinto il Pakistan tra le braccia dei tradizionali rivali, Cina e Iran.
La Cina da tempo fornisce aiuto finanziario ed economico al Pakistan con progetti per espandere la partnership economica in futuro. La Cina si è già impegnata ad investire 57 miliardi di dollari nelle infrastrutture pakistane nell’ambito dell’iniziativa “Belt and Road“. 
Proprio il mese scorso, il Pakistan annunciava di prendere in considerazione una proposta per sostituire il dollaro USA con lo yuan cinese per gli scambi bilaterali tra Pakistan e Cina
A seguito dei recenti attacchi del governo Trump al Pakistan, questi confermava che l’abbandono del dollaro non era una minaccia arbitraria e immediatamente sostituiva il dollaro con lo yuan cinese. “Gli investimenti cinesi in Pakistan dovrebbero raggiungere oltre i 46 miliardi entro il 2030 con la creazione di un corridoio economico cinese-pakistano che collega il porto di Gwadar nel Baluchistan sul Mar Arabico con Kashgar, nella Cina occidentale“, affermava Harrison Akins, ricercatore all’Howard Baker Center che si occupa di Pakistan e Cina. 
A metà dell’anno scorso, fu riferito che la Cina valutava la possibilità di stabilire proprie basi navali in Pakistan. Questi rapporti riaffiorarono la settimana scorsa, anche se il Pakistan negava con veemenza che tale base navale sarà costruita (anche se gli ufficiali cinesi hanno illustrato il piano per costruire una base navale nel porto di Gwadar). Che i rapporti siano veri o no, ciò che è evidente è che il Pakistan cercherà di cooperare con la Cina economicamente e militarmente, rinunciando ad affidarsi a Washington. 
La storia dei rapporti del Pakistan con la Cina e gli Stati Uniti mostra anche che la politica del Pakistan non risponde alle maniere forti, ma a lealtà e trattamento dignitoso“, dichiarava Madiha Afzal, della Brookings, secondo CNBC. 
Inoltre, secondo Times of Islamabad, i ministri della Difesa iraniano e pakistano ebbero dei colloqui sul ruolo di Washington nella regione e indicavano una crescente strategia per la cooperazione nella difesa tra Teheran e Islamabad. Anche prima della decisione di Donald Trump di tentare unilateralmente d’isolare i due Paesi, le relazioni in espansione erano già a buon punto, molto probabilmente la ragione vera per cui l’amministrazione Trump ha preso di mira a entrambi.
Con grande disappunto di Washington, questo è solo l’inizio della fine del ruolo degli USA come superpotenza globale incontrastata. 
Asia Times riporta che Iran, Cina e Pakistan sono pronti a lanciare una “trilaterale” che sostenga lo sviluppo economico di ben 3 miliardi di persone. 
Il maggiore ostacolo a tale nesso economicamente vitale sarebbe in realtà la crescente potenza economica dell’India, non degli Stati Uniti, che sembrano poter fare ben poco se non schernire, minacciare e fare i prepotenti verso sempre più Stati riottosi. 
Senza esitazione, anche la Turchia, altro Paese che stringe legami con Russia, Cina e Iran, si unisce ad Iran e Pakistan. La Turchia è un alleato della NATO. 
Non possiamo accettare che certi Paesi, soprattutto Stati Uniti ed Israele, interferiscano negli affari interni dell’Iran e del Pakistan“, aveva detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ai giornalisti prima di un viaggio per la Francia. 
Inoltre Turchia e Iran sono venuti in aiuto del Qatar l’anno scorso, complicando ulteriormente la ristrutturazione delle tradizionali alleanze di Washington
In questa fase, Turchia e Iran potrebbero aderire all’alleanza militare cinese e russa, nota come blocco di Shanghai, con l’Iran che ha recentemente rafforzato i legami militari con la Cina. Dato che la Cina ha interessi economici e militari che vanno protetti in Pakistan, l’alleanza orientale si amplia di giorno in giorno a danno di Washington. 
Non c’è da meravigliarsi se l’Unione europea praticamente costruisca un proprio esercito, dato che i Paesi che si sentono sicuri affidandosi alla cosiddetta leadership globale degli Stati Uniti di Donald Trump sono di giorno in giorno sempre di meno. E viste le gravi implicazioni del passaggio del Pakistan nella sfera d’influenza della Cina, è curioso che questa storia non faccia notizia.
Darius Shahtahmasebi, The Antimedia 8 gennaio 2018
Traduzione di Alessandro Lattanzio

“Siamo cyborg da molto tempo, e stiamo migliorando continuamente”

Jürgen Schmidhuber è da molti considerato il padre dell’intelligenza artificiale moderna (IA). Sin dagli anni ‘90 conduce ricerche di base presso l’Istituto Dalle Molle di Studi sull’Intelligenza Artificiale (IDSIA) di Lugano. Oggi, il riconoscimento vocale e la traduzione basati su questa tecnologia funzionano su miliardi di smartphone. Schmidhuber è convinto che l’IA supererà presto l’intelligenza umana.

Swissinfo.ch: Continua a raccontare nelle interviste che vuole lavorare come scienziato fino a quando non avrà sviluppato una macchina più intelligente di lei. Da dove nasce questo sogno?

Jürgen Schmidhuber: Da ragazzo mi chiedevo come potevo massimizzare la mia influenza sul mondo. Quando ho capito che non ero molto intelligente, ho pensato che la soluzione fosse costruire una macchina che imparasse ad essere molto più intelligente di me e potesse così risolvere i problemi decisamente troppo difficili per il sottoscritto. Così il mio lavoro oggi è una naturale conseguenza di questa idea megalomaniacale e infantile.

Uno dei contributi più importanti della sua squadra alla scoperta dell’intelligenza artificiale sono le cosiddette reti neuronali ricorrenti, tra cui la “memoria a breve termine” (Long Short Term Memory – LSTM). Può spiegare brevemente questa tecnologia ad un profano?
La LSTM si ispira al cervello umano che conta circa 100 miliardi di neuroni. Ogni neurone è collegato ad altri 10’000 neuroni. Ogni collegamento ha una certa forza che racconta quanto i neuroni collegati si influenzino fortemente l’un l’altro. All’inizio, tutte le connessioni sono casuali; quindi ciò che inizialmente la rete produce non ha senso. Utilizzando un algoritmo intelligente di apprendimento, tuttavia, l’LSTM è in grado di ottimizzare nel tempo la forza di queste connessioni in modo tale che il sistema, ad esempio, possa riconoscere le lingue. Oggi, l’LSTM funziona su tre miliardi di smartphone e le cinque aziende più importanti al mondo – Apple, Google, Microsoft, Facebook e Amazon – utilizzano l’LSTM miliardi di volte al giorno per la traduzione di testi, il riconoscimento vocale e la produzione di lingue. Tuttavia, l’LSTM non è l’invenzione più importante fatta nei nostri laboratori.

Cioè?

La LSTM è un puro riconoscimento di modelli, cioè un’osservazione passiva dei dati. Lavoriamo invece da molto tempo su sistemi in grado di elaborare autonomamente i dati in entrata, proprio come facciamo da sempre noi esseri umani. Per esempio, nessuno ha bisogno di insegnare ai bambini quando e come devono muovere i muscoli per mangiare qualcosa. Lo imparano da soli, attraverso l’esercizio e l’esperienza. La vera intelligenza artificiale impara anche dall’interazione con il mondo. Si tratta di una percezione e di un’azione continua, unita alla necessità di raggiungere determinati obiettivi.

Quali sono le sfide principali all’IDSIA di Lugano?

Siamo molto interessati a sistemi che si pongono problemi e si fissano i propri obiettivi, dotati cioè di curiosità artificiale e creatività. Ci chiediamo ad esempio: come posso costruire un sistema che esplori con curiosità il mondo come lo farebbe un bambino o uno scienziato? Le mie prime pubblicazioni in questo ambito risalgono agli anni ’90. Ma solo ora abbiamo abbastanza potenza di calcolo per affrontare tali sistemi. Visto che ogni cinque anni la potenza di calcolo costa circa dieci volte di meno, presto avremo computer con la capacità grezza di un cervello umano.

Questo significa anche che le persone perderanno il controllo dell’IA?

Attualmente quasi tutte le ricerche sull’IA si concentrano sul prolungamento e sulla facilitazione della vita umana. A lungo termine, tuttavia, le intelligenze artificiali veramente intelligenti si sganceranno dagli esseri umani.

Poi cosa succederà?

I robot intelligenti si diffonderanno laddove sarà disponibile la maggior parte delle risorse sotto forma di materia ed energia, cioè nello spazio, lontano dalla Terra. Là fuori, ad esempio, ci sono miliardi di volte più luce solare che sulla nostra terra. L’IA colonizzerà prima il sistema solare poi, nel giro di pochi milioni di anni, l’intera Via Lattea. Lo spazio è fatto per le IA progettate in modo adeguato, non per noi. Visto che l’universo visibile è ancora molto giovane, e probabilmente invecchierà ancora per milioni di anni, c’è tempo più che sufficiente per le IA per colonizzare l’universo e trasformarlo completamente.

È ancora scienza o è già fantascienza?

La fantascienza tradizionale non ha capito o non ha voluto capire come l’IA si svilupperà concretamente. La fantascienza del secolo scorso era per lo più antropocentrica. Autori come Isaac Asimov progettarono imperi galattici, ma dovettero inventare delle castronerie fisiche, come gli ipersalti e sistemi super-leggeri di velocità, per rendere la breve durata di vita dell’uomo compatibile con le grandi distanze della Via Lattea. Per contro, le IA progettate adeguatamente non avranno problemi con la limitazione naturale della velocità della fisica. E anche il “Beamen” è triviale per le IA – possono muoversi alla velocità della luce tra trasmettitore e ricevitore, proprio come facciamo da tempo nei nostri laboratori.

Tre mesi fa il fondatore della Tesla, Elon Musk, ha richiamato l’attenzione del mondo dicendo che l’IA rappresenta il più grande pericolo per l’esistenza dell’umanità, presagendo una terza guerra mondiale. Cosa ne pensa?

È interessante vedere come spesso le persone che non sono esperti di IA – tra cui molti filosofi, fisici e imprenditori – prendano la parola. Elon Musk tempo fa mi ha invitato a una festa famigliare, e abbiamo parlato del tema per ore. Ogni volta che incontro persone così influenti, cerco di placare le loro paure. In realtà è chiaro che l’IA non aumenta il potenziale di autodistruzione sulla terra. La massima capacità di autodistruzione è già stata raggiunta negli anni ‘60 con la bomba a idrogeno. Ci sono diverse potenze nel mondo che hanno a disposizione questa tecnologia e possono annientare la civiltà come la conosciamo oggi entro due ore.

Si parla di armamenti controllati dagli esseri umani. Ma proprio come Elon Musk, anche voi avete previsto sistemi che in futuro decideranno da soli.

Al momento il 95% della ricerca sull’IA è molto concentrata sui bisogni dell’uomo, per rendere le persone più longeve e più sane, così come renderle più dipendenti dal loro smartphone. C’è quindi una grande necessità commerciale di costruire intelligenze artificiali in modo tale che siano vicine all’uomo e rendano la loro vita più semplice, altrimenti non verrebbero acquistate. Anche se le reti LSTM sono utilizzate per controllare tra l’altro i droni, gli usi militari però rappresentano solo una frazione della ricerca attuale.

Tuttavia lei ha firmato una lettera aperta nel 2015 con la quale più di 100 scienziati mettono in guardia il pubblico e i politici contro un uso bellico dell’IA.

Proprio come avrei firmato una lettera di questo tipo 750.000 anni fa quando l’uomo riuscì a controllare il fuoco. Allora avrei scritto: il fuoco ha grandi vantaggi, possiamo cucinare e tenerci al caldo di notte. Ma il fuoco può anche causare incendi e bruciare altre persone. Dobbiamo essere consapevoli dei pericoli e concentrarci sulla promozione degli aspetti positivi della nuova tecnologia.

Lo storico israeliano Yuval Harari predice la fusione dell’uomo con l’IA in un “Homo Deus”, un essere divino, quasi immortale. Che cosa pensa che porterà la fusione uomo-macchina?

Già da tempo siamo dei cyborg: indossiamo occhiali e orologi, recentemente abbiamo persino costruito impianti e protesi che reagiscono ai nostri segnali nervosi. Siamo in costante miglioramento grazie alla fusione con la tecnologia. Da decenni speculiamo che prima o poi si possa carpire la nostra mente dalle sinapsi del cervello e trapiantarla in un computer, per poter continuare a vivere in una simulazione, ad esempio in un paradiso virtuale, e mantenere comunque l’accesso alla realtà attraverso sensori e attuatori. Non esiste una ragione fisica oggi nota per cui ciò sia in linea di principio impossibile. Supponiamo, quindi, che questa sia la verità: così una mente tanto “caricata”, in un primo momento ancora molto umana, si troverà subito confrontata con grandi tentazioni.

A quali tentazioni sta pensando?

Ad esempio, non avere solo due occhi, ma averne un milione, inclusa una capacità visiva simile ai radar o una vista radiografica. Oppure ancora avere un udito per tutti i tipi di suoni che oggi non possiamo cogliere. Oppure aumentare di un milione di volte le capacità di calcolo del nostro cervello. Coloro che cedono a queste tentazioni diventano presto sovrumani e disumani, avvicinandosi all’intelligenza artificiale pura che non porta appresso alcuna zavorra biologico evolutiva.

Ma cosa succede se qualcuno vuole preservare la sua umanità originale?

Nell’ambito dell’espansione della sfera dell’Intelligenza artificiale, che presto si diffonderà a grande velocità dal sistema solare, lui o lei non sarà più in grado di competere con la vera IA, e l’umanità non potrà più giocare un ruolo significativo. In futuro, le decisioni saranno probabilmente prese da coloro che sapranno sfruttare tutte queste potenzialità e le nuove capacità di calcolo. In entrambi i casi, la persona convenzionale come noi oggi la conosciamo non giocherà più un ruolo importante. Tutto cambierà e la storia della civiltà dominata dall’uomo classico finirà nei prossimi decenni.
  • di Samuel Schlaefli
Chi è Jürgen Schmidhuber
Jürgen Schmidhuber ha svolto un ruolo importante nel plasmare l’intelligenza artificiale moderna (IA). È direttore scientifico dell’Istituto Dalle Molle di Studi sull’Intelligenza Artificiale (IDSIA), sostenuto dall’Università della Svizzera italiana di Lugano (USI) e dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI).
Dal 1991 pubblica lavori pionieristici sul “Deep Learning” attraverso reti neuronali artificiali profonde. Le reti neuronali sviluppate presso l’Università Tecnica di Monaco di Baviera e l’IDSIA sono oggi utilizzate per la traduzione automatica di Facebook, il riconoscimento vocale di Google, Siri di Apple e Alexa di Amazon.Vengono anche utilizzate per il riconoscimento delle immagini, compresa la diagnosi precoce del cancro.
Schmidhuber ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali ed è presidente dell’azienda luganese NNAISENSE che sviluppa nuove soluzioni IA per la finanza, per l’industria automobilistica e per l’industria pesante. A lungo termine, l’azienda vuole commercializzare un’IA universale che funzioni indipendentemente dal settore interessato
Fonte: Tv Svizzera

Il Terabyte della morte potrebbe paralizzare l’intero sistema di comando militare USA

Gli attacchi del terabyte della morte contro una infrastruttura militare potrebbero rappresentare un pericolo nel caso dovessero toccare le reti e le funzioni di comando e gestione, e quindi minare il controllo delle forze armate, ha detto il principale analista del "Centro pubblico regionale per le tecnologie di Internet" Urvan Parfentiev.
Il Pentagono ha annunciato la crescita del numero e della scala degli attacchi informatici contro il dipartimento militare statunitense. Il capo dell'Ufficio dei sistemi d'informazione della difesa del Pentagono, il tenente-generale Alan Lynn, ha detto che nel 2015 un attacco da un gigabyte era considerato "cosa seria", ma ora hanno raggiunto i 600 gigabyte, e in un prossimo futuro l'agenzia si appresterà ad affrontare mortali attacchi di diversi "terabyte". Lynn si è detto preoccupato per la potenza degli attacchi informatici, ma allo stesso tempo ha sostenuto che il Pentagono è pronto per affrontarli.
"In realtà, qualsiasi infrastruttura vitale è sempre obiettivo di attacchi. In alcuni casi, il criminale informatico in tal modo si autorealizza o lavora come rappresentante in comunità specializzate, ma spesso abbiamo a che fare con l'uso di armi informatiche che si tenta di utilizzare in condizioni di scontro reale o contro un vero nemico. Un attacco al Pentagono in questo caso potrebbe rappresentare un tentativo di mettere fuori controllo il centro di controllo principale responsabile del coordinamento delle forze armate degli Stati Uniti" spiega FBA "Ekonomika Segodnya".
Il generale Lynn aggiunge che parlando di attacchi informatici, egli non intendeva solo attacchi al punto di accesso a internet, ma anche altri "metodi unici e diversi che in precedenza non erano mai stati visti o presi in considerazione al Pentagono". Un attacco del "terabyte della morte" contro il Ministero della difesa degli Stati Uniti avverrà, è solo una questione di tempo.
Nel caso di un attacco del "terabyte della morte", bisogna prima capire di che tipo di attacco si parla. Parfentev dichiara che consiste principalmente di attacchi DDOS che semplicemente sovraccaricano il server attaccato, ma la possibilità di sovraccarico è determinata unicamente dalle sue specifiche tecniche.
"È chiaro che con il progresso della tecnologia informatica le macchine possono sostenere attacchi sempre più potenti, ma gli hacker di certo non stanno con le mani in mano, al contrario aumentano costantemente il proprio potenziale e migliorano i malware utilizzati. Nella maggior parte dei casi l'attacco viene eseguito dalle reti pubbliche, poiché in una rete chiusa, gli utenti esterni non possono entrare. Il terabyte della morte ha una natura esterna simile.
Finché l'attacco informatico non incide sulle reti e sulle funzioni di comando e controllo le sue conseguenze non sono così gravi. Se invece l'attacco mira proprio al processo di comando e di gestione, esso può facilmente generare una paralisi del sistema. In questo caso, il centro di gestione perde la capacità di trasmettere segnali per tempo, ricevere informazioni tempestivamente e di esercitare il controllo sulle forze armate" conclude il generale.
Ricordiamo che in precedenza il Washington Post ha reso nota l'approvazione da parte del presidente Obama dell'utilizzo di armi cibernetiche contro le infrastrutture russe. Gli esperti hanno definito questo segnale un "equivalente digitale di una bomba", che potrebbe essere utilizzata in caso di un peggioramento delle relazioni.
Fonte: qui

Cittadini trasparenti, tassi di interesse negativi e altre folli idee degli “esperti” in economia

Da Gefira.org, una riflessione sull’apparente follia delle teorie economiche attualmente più all’avanguardia, e sul modus operandi delle istituzioni e degli esperti economici i quali, dimostrando evidente scollamento dalla realtà e totale mancanza di empatia, insistono nel difendere e imporre misure insensate, nonostante gli esiti si dimostrino ampiamente disastrosi. In quest’ottica, finiscono con il somigliare sempre più a scienziati pazzi rinchiusi in torri d’avorio, ossessionati dai loro esperimenti al punto di volerli portare a termine anche a costo della morte del paziente.


Gefira.org, 15 dicembre 2017

In un paper pubblicato lo scorso marzo, Alexei Kireyev del Fondo monetario internazionale consiglia di abolire il denaro contante  senza informare i cittadini. Inizialmente bisognerebbe ritirare dalla circolazione le banconote di grosso taglio, quindi devono essere imposti i limiti sulle transazioni in contanti, poi il sistema finanziario mondiale deve essere informatizzato e messe sotto controllo le transazioni internazionali in contanti  e, infine, le imprese private devono essere incoraggiate ad evitare operazioni in contanti .

Kireyev si basa sulle idee dell’ex capo del FMI Kenneth Rogoff. Nel suo libro del 2016 “The Curse of Money“, raccomanda l’abolizione del contante, perché, a suo parere, ciò contribuirebbe alla lotta contro la criminalità, l’evasione fiscale e la riduzione del settore sommerso. La BCE lo ha subito sostenuto e ha promesso di non stampare la banconota da 500 euro dopo il 2018. Il governo dell’India ha fatto la stessa cosa: nel novembre 2016 ha inaspettatamente messo fuori corso, da un giorno all’altro, tutte le banconote da 500 e 1000 rupie  – un bel colpo contro l’economia in nero e la corruzione ! Il giorno seguente, sulle strade dell’India regnava il caos – folle di persone davanti a banche, sportelli bancomat vuoti – tutti volevano ritirare i propri soldi, scambiare le vecchie rupie con quelle nuove e valide, e ci sono state anche delle vittime.

Gli altri governi hanno subito seguito con entusiasmo le idee dei grandi guru dell’economia, senza curarsi di ciò che stava accadendo nelle strade indiane: l’Australia vuole ritirare dalla circolazione le sue banconote da 100, e il Venezuela ha già abolito la banconota da 100 bolivar. Francia, Italia, Spagna e Grecia hanno già dei limiti massimi per i prelievi di contante e in Germania è attualmente in discussione un tetto di EUR 5000. In alcuni paesi, l’abolizione del contante sta diventando un mezzo di lotta politica. In Polonia, il primo ministro Mateusz Morawiecki ha introdotto i pagamenti cashless al servizio  postale pubblico. Presto sarà anche possibile pagare le multe direttamente alla pattuglia della polizia. Probabilmente, non tutti i politici polacchi vanno pazzi per l’idea che i funzionari non entrino in contatto con denaro contante – ad esempio il capo della Banca nazionale polacca Adam Glapiński, che ha contemporaneamente introdotto la nuova banconota da 500 zloty.

L’abolizione del contante è solo un passo sulla strada verso una follia ancora peggiore: Kenneth Rogoff ha altre insane idee da vendere. La più assurda: ha raccomandato ai politici europei gli interessi negativi, sulla base del fatto che si renderanno comunque necessari quando verrà la prossima crisi. Ricordiamo al lettore che il tasso di interesse negativo trova il suo limite nel contante. Se l’interesse diventa troppo negativo, i risparmiatori si rifugeranno nel contante.

Quali conseguenze avrebbe la sua idea se fosse implementata? Cosa accadrebbe se fossero introdotti tassi di interesse negativi? I risparmi dai conti correnti confluirebbero verso beni tangibili, specialmente gioielli, lingotti d’oro e altri metalli preziosi. I loro prezzi salirebbero a livelli senza precedenti, così come l’inflazione guidata dalla speculazione. A ciò si aggiungerebbe l’aumento dei prezzi degli immobili, in quanto le persone preferiscono investire nelle case piuttosto che in inutili carte di credito. Il baratto e il mercato nero prospererebbero come in tempo di guerra: si otterrebbe l’opposto di ciò che si desidera. E i criminali e i politici corrotti troverebbero certamente un altro mezzo di scambio per condurre i loro affari – è noto che i commercianti di armi e i gruppi terroristici pagano con diamanti. L’abolizione del contante e l’introduzione del tasso di interesse negativo colpirebbero solo i cittadini ordinari, rendendoli in qualsiasi momento completamente trasparenti di fronte alle autorità  – dopotutto, è più facile controllare e influenzare persone assolutamente trasparenti, la cui intera vita può essere tracciata da un estratto conto.

I famosi economisti, banchieri e uomini di governo dimenticano che il contante non può essere abolito, solo la moneta stampata dalle banche centrali può essere abolita. Fanno i conti nelle loro torri d’avorio senza considerare l’oste, i cittadini ordinari. I cittadini si indigneranno e scenderanno in piazza, come hanno fatto dopo l’abolizione delle banconote in India. Alla fine troveranno delle valute alternative per condurre i loro affari, liberi dall’interferenza del governo. Ma ai guru economici non interessa – l’esperimento sulla popolazione è l’unica cosa che conta per loro, anche a costo di mietere vittime.

Fonte: qui