9 dicembre forconi: 08/01/18

mercoledì 1 agosto 2018

L'INVASIONE DELLE ZECCHE – DA NORD A SUD: QUEST’ESTATE CE NE SONO MOLTISSIME

MORDONO E TRASMETTONO MALATTIE: ECCO QUALI 

QUESTI PARASSITI SI RISVEGLIANO CON L'ARRIVO DELLA PRIMAVERA E RIMANGONO ATTIVE FINO ALL' AUTUNNO INOLTRATO…

Davide Michielin per la Repubblica

Non si tratterà dello scenario apocalittico dipinto da alcuni siti e amplificato dai social network, però una cosa è certa: il 2018 si sta rivelando un anno d' oro per le zecche. Sebbene il tasso di infezione delle malattie trasmesse sia rimasto pressoché costante negli ultimi vent' anni, la combinazione di temperature invernali miti e della buona piovosità quest' anno ha anticipato il risveglio di questi parassiti, la cui presenza è stata segnalata persino nelle zone di pianura, compresi i giardini pubblici di alcune città emiliane.

«Le zecche si risvegliano con l' arrivo della primavera e rimangono attive fino all' autunno inoltrato. Il periodo in cui si registra il maggior numero di segnalazioni di morsi è tra luglio e settembre ma quest' anno è iniziato un mese prima », spiega Roberto Luzzati, presidente della sezione del Triveneto della Società italiana di malattie infettive e tropicali.

ZECCAZECCA
Questi aracnidi sono diffusi lungo tutto lo Stivale. Così come le malattie che trasmettono. Seconde per efficacia solamente alle zanzare come vettore di malattie batteriche e virali, in Italia le zecche sono responsabili prevalentemente della trasmissione di tre malattie. Nelle Isole e nelle regioni tirreniche del Mezzogiorno si concentrano le segnalazioni di febbre bottonosa. Causata dal batterio Rickettsia conorii e propagata dalla zecca del cane, deve il suo nome alla tipica lesione cutanea di colore scuro che si forma attorno al morso.

ZECCA SU GAMBA UMANAZECCA SU GAMBA UMANA
Ha un periodo di incubazione di circa una settimana e provoca forti episodi febbrili associati a sintomi simil- influenzali. Il decorso della malattia è solitamente benigno e privo di conseguenze, con un corretto trattamento antibiotico. Più temibile ma poco diffusa è la cosiddetta encefalite trasmessa da zecche (Tbe), provocata dall' omonimo virus. Limitata pressoché al Friuli- Venezia Giulia e alla provincia di Belluno, «è estremamente difficile da riconoscere perché priva di sintomi specifici», chiarisce Anna Beltrame, infettivologa del Centro malattie tropicali del Sacro Cuore di Negrar. Se nella maggioranza dei casi l' infezione è priva di sintomi, in circa il 20% dei casi la malattia attacca il sistema nervoso centrale, provocando encefaliti e paralisi flaccide.

«Attualmente non esiste una terapia specifica, l' unica strada percorribile è la prevenzione continua Beltrame - come fatto in Friuli- Venezia Giulia, dove le campagne di sensibilizzazione della popolazione e la vaccinazione gratuita per i soggetti a rischio hanno fatto crollare drasticamente il numero di casi, ormai limitato a poche unità ogni anno » . La più diffusa e rilevante infezione trasmessa dalle zecche è però la borreliosi di Lyme, di cui diciamo nell' articolo in alto, per la quale esiste anche un vaccino.

Fonte: qui

A GIUGNO TORNA A SALIRE IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE E TOCCA IL 10,9%

CONTINUANO A CRESCERE I DIPENDENTI A TERMINE (+16 MILA), CHE AGGIORNANO DI NUOVO IL LORO RECORD STORICO, RAGGIUNGENDO I 3 MILIONI 105 MILA 

TRA I RAGAZZI TRA I 15 E 24 ANNI IL 32,6% NON LAVORA

A giugno sale la disoccupazione in Italia: il tasso tocca lo 10,9%, in aumento di 0,2 punti su base mensile. Dopo tre mesi di crescita, la stima degli occupati registra un calo di 49 mila unità (-0,2%). La diminuzione congiunturale dell’occupazione coinvolge soprattutto gli uomini (-42 mila) e le persone di 35 anni o più (-56 mila).

Il calo, spiega l’Istat, si concentra tra i dipendenti permanenti (-56 mila) e in misura più contenuta tra gli indipendenti (-9 mila). Continuano invece a crescere i dipendenti a termine (+16 mila), che aggiornano di nuovo il loro record storico, raggiungendo i 3 milioni 105 mila.

disoccupazioneDISOCCUPAZIONE
L’Istat fa notare come la stima delle persone in cerca di occupazione a giugno registri un aumento del 2,1% (+60 mila). Il numero dei disoccupati risulta così pari a 2 milioni e 866 mila. Invece nei dodici mesi la disoccupazione, si sottolinea, «cala lievemente», «mantenendosi sui livelli della fine del 2012».

Su base annua, a giugno si conferma la crescita occupazionale (+1,4%, +330 mila). L’espansione interessa uomini e donne e si concentra tra i lavoratori a termine (+394 mila), in lieve ripresa anche gli indipendenti (+19 mila), mentre calano i dipendenti permanenti (-83 mila). Crescono soprattutto gli occupati ultracinquantenni (+355 mila) e i 15-34enni (+119 mila) mentre calano gli occupati tra i 35 e i 49 anni (-145 mila). Al netto della componente demografica si registra un segno positivo per l’occupazione in tutte le classi di età.
disoccupazioneDISOCCUPAZIONE

MENO UNDER 25 OCCUPATI
A giugno crescono i giovani senza lavoro in Italia. Il tasso di disoccupazione tra gli under 25 è risalito, risultando pari al 32,6%, in rialzo di 0,5 punti percentuali su maggio. Sono i dati dell’Istat, che ha sottolineato che comunque il livello degli under 25 in cerca di occupazione rimane nettamente inferiore al massimo raggiunto nel marzo del 2014 (43,5%) ma ancora di 13 punti superiore rispetto al minimo toccato nel febbraio del 2007 (quando era 19,5%).

NOI E GLI ALTRI
disoccupazioneDISOCCUPAZIONE
Nella zona euro, invece, la disoccupazione a giugno è risultata all’ 8,3%, stabile rispetto a maggio 2018 ed in calo rispetto al 9,0% registrato un anno fa (dati Eurostat). Si tratta del tasso più basso registrato nell’eurozona da dicembre 2008. Nella Ue a 28 il tasso di disoccupazione è stato del 6,9% a giugno di quest’anno, ugualmente stabile rispetto a maggio 2018 ed in calo rispetto al 7,6% registrato un anno fa. Si tratta del tasso più basso registrato nell’Ue a 28 da maggio 2008. In Germania il tasso di chi non ha lavoro è fermo al 5,2%, il livello più basso dalla riunificazione del 1990 e il numero di disoccupati è diminuito di 6.000 persone nell’arco di un mese.

Fonte: qui

INNOCENT OSEGHALE HA AMMESSO DI AVERE FATTO A PEZZI IL CORPO DI PAMELA MASTROPIETRO, LA 18ENNE ROMANA UCCISA E SMEMBRATA A MACERATA IL 30 GENNAIO SCORSO

IL 29ENNE NIGERIANO, ACCUSATO DI OMICIDIO, VILIPENDIO E DISTRUZIONE DI CADAVERE, LO HA DETTO AI MAGISTRATI DELLA PROCURA DI MACERATA 

L’UOMO SOSTIENE CHE PAMELA SIA MORTA PER OVERDOSE
innocent oseghaleINNOCENT OSEGHALE
(ANSA) - "Ho fatto a pezzi il corpo di Pamela Mastropietro" ma la ragazza "era già morta per overdose dopo aver assunto eroina". A sei mesi dalla morte della 18enne romana a Macerata, arrivano le prime ammissioni choc di responsabilità di Innocent Oseghale, 29enne pusher nigeriano, in carcere da fine gennaio scorso con le accuse di omicidio volontario, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere e spaccio di droga.

Il nigeriano, tramite un interprete in lingua inglese, è stato sentito oggi per l'ennesima volta (la seconda nel carcere di Ascoli Piceno) dal Procuratore Giovanni Giorgio, presente anche un ufficiale del Ris: ha ribadito però di non aver ucciso né violentato Pamela, sostenendo di aver avuto con lei un rapporto sessuale consenziente in un sottopasso vicino ai Giardini Diaz il 30 gennaio, poco dopo averla incontrata e poche ore prima del delitto. Dopo aver constatato che il cadavere della ragazza non entrava in un trolley comprato per disfarsi del corpo, ha raccontato ancora Oseghale al Procuratore, decise di sezionarlo e di riporne alcune parti anche nel trolley blu-rosso della giovane.
E' una confessione parziale che segue una girandola di versioni fornite agli inquirenti dal 29enne per negare ogni addebito nei precedenti faccia a faccia. Ed è una ricostruzione che non collima con le risultanze degli esami autoptici e tossicologici, né con l'ipotesi degli inquirenti. Per i medici legali dell'Università di Macerata, Pamela era viva quando venne ferita con due coltellate all'altezza del fegato e non morì a causa della droga. La Procura ritiene poi che Oseghale abbia stuprato la ragazza, che si era allontanata il giorno prima dalla comunità di recupero Pars di Corridonia, approfittando dello stordimento indotto dall'assunzione di eroina nella casa di via Spalato 124 e che l'abbia uccisa e smembrata in maniera 'maniacale' per nascondere le tracce di una violenza sessuale. 

31 Luglio 2018
pamela mastropietroPAMELA MASTROPIETRO

SAPETE CHI PROTEGGE LA BIODIVERSITÀ E IL FUTURO DELL’AGRICOLTURA? I RUSSI

ALL’ISTITUTO VAVILOV DI SAN PIETROBURGO SONO CONSERVATE 300 MILA VARIETÀ DI SEMENTI DA TUTTO IL MONDO. 

L’AGRONOMO A CUI È DEDICATO MORÌ IN DISGRAZIA PER LE PURGHE STALINIANE, ORA È UN EROE NAZIONALE…



Carlo Petrini per “la Stampa”

nikolaj ivanoivc vavilovNIKOLAJ IVANOIVC VAVILOV
Guardando in basso, dalla cupola della cattedrale di Sant' Isacco, nel cuore di una San Pietroburgo tirata a lucido in occasione dei mondiali di calcio da poco finiti, da un lato si ammira la piazza del Castello, con al centro l' Hermitage, ospitato in quello che fu il palazzo d' Inverno dello Zar poi simbolo della rivoluzione d' ottobre, e dall' altro si può godere della vista sulla piazza che prende il nome dalla cattedrale stessa e che al centro è occupata da una statua dello Zar Alessandro II.

istituto vavilov 5ISTITUTO VAVILOV




Proprio su quella piazza, di fronte alla statua, si erge l' edificio, in rigoroso stile barocco, che ospita l' Istituto Vavilov, dedicato a una delle più straordinarie figure della scienza moderna, Nikolaj Ivanovich Vavilov appunto.

istituto vavilovISTITUTO VAVILOV



Genetista, botanico e agronomo, fu una delle menti più brillanti della prima metà del Novecento, durante il quale condusse e diresse numerosi studi sull' origine delle piante coltivate e raccolse una quantità enorme di sementi di diverse varietà, tutte scrupolosamente catalogate e registrate presso l' istituto di botanica applicata di Leningrado, l' attuale Istituto Vavilov di San Pietroburgo in suo onore.

Una ricchezza da rinnovare
Si può dire che Vavilov sia stato uno dei padri dello studio della biodiversità agricola, che per primo approcciò con un atteggiamento aperto, olistico e multidisciplinare. Nelle oltre 180 spedizioni tra repubbliche Sovietiche, Europa (Italia inclusa), medio ed estremo Oriente, nord America e America latina, Vavilov non ha solo compiuto un grande lavoro di ricerca botanica e genetica, ma ha anche dato molta importanza al contesto culturale, ambientale e sociale, persino linguistico.
istituto vavilov 4ISTITUTO VAVILOV

Attraversare i corridoi e le stanze dell' istituto si prova ancora oggi una grande emozione perché è possibile percepire la grandezza di un progetto che ancora sopravvive e che ospita oltre 300mila varietà di sementi da tutto il mondo. Un patrimonio che viene mantenuto, rinnovato e ampliato continuamente.

istituto vavilov 3ISTITUTO VAVILOV






A seconda del ciclo di vita dei semi, infatti, ogni due o tre anni tutte le colture sono messe a dimora in campo in una delle dodici stazioni del Vavilov sul territorio russo, per poter rinnovare la collezione con nuove sementi.

nikolaj ivanoivc vavilov 3NIKOLAJ IVANOIVC VAVILOV



E non stiamo parlando di una collezione museale e statica, si tratta piuttosto di uno strumento vivo e a disposizione di tutti. Qualche anno fa, alcuni contadini tedeschi della rete di Terra Madre, hanno fatto un lavoro di ricerca su una varietà di lenticchia coltivata tradizionalmente nella loro zona, il Giura Svevo, una regione a cavallo tra Baden-Wurttemberg e Baviera.

I risultati della ricerca furono sconfortanti, poiché risultava che tutte le sementi, e dunque le piante reperibili localmente, erano frutto di ibridazioni con varietà provenienti da altre zone per cui sembrava impossibile risalire alla coltura originaria.
nikolaj ivanoivc vavilov 1NIKOLAJ IVANOIVC VAVILOV

La varietà sembrava perduta per sempre, quando a uno di questi produttori venne in mente di fare un ultimo tentativo. La sua lettera arrivò all' Istituto Vavilov, e risultò che quell' antica varietà di lenticchia era ancora perfettamente conservata nella collezione russa. Spediti in Germania alcuni semi, oggi la lenticchia del Giura Svevo è coltivata da 70 famiglie di agricoltori ed è tornata a rappresentare l' orgoglio e l' identità gastronomica di una regione e a generare economia e possibilità per i giovani agricoltori locali.

Il tutto grazie alla visionarietà di uno scienziato russo morto in disgrazia, in un gulag, nel 1943 a causa delle sue idee non in linea con le purghe staliniane allora in corso.

istituto vavilov 7ISTITUTO VAVILOV
Assedio e resistenza
Oggi i tempi sono cambiati, e Vavilov è considerato un eroe nazionale così come il suo team di scienziati che, durante tutto l' assedio di San Pietroburgo durato 900 giorni tra il 1941 e il 1944, protessero con ogni mezzo il patrimonio dell' istituto usando la poca legna che riuscivano a reperire per mantenere una temperatura che consentisse ai semi di sopravvivere e, soprattutto, difendendola dagli attacchi della popolazione affamata.

Per capirci, durante quei novecento giorni a Leningrado morirono un milione e trecentomila russi tra civili e militari. Quattordici tra gli scienziati di Vavilov sono morti di fame pur di non intaccare la collezione.
istituto vavilov 6ISTITUTO VAVILOV



Una storia che, raccontata dalle fotografie storiche contenute ancora oggi nelle due piccole stanze adibite a museo dell' istituto, mette i brividi e che ci consegna un esempio incredibile di dedizione e di lungimiranza in un periodo di una durezza inimmaginabile. Se oggi possiamo contare su un patrimonio inestimabile di biodiversità, lo dobbiamo a questi uomini e alla loro forza d' animo.
nikolaj ivanovic vavilov 2NIKOLAJ IVANOVIC VAVILOV

Un lavoro, quello dell' Istituto, che fino alla fine dell' epoca sovietica è rimasto interamente chiuso entro i suoi pomposi uffici, senza entrare nella vita dei cittadini. Oggi la situazione non è cambiata più di tanto, tuttavia è interessante notare che la sensibilità della popolazione russa nei confronti della diversità agricola sta crescendo molto.

istituto vavilov 1ISTITUTO VAVILOV


Sia a San Pietroburgo che a Mosca, è sempre più facile trovare informazioni sull' origine di ciò che si mangia, aumentano gli orti urbani, una nuova generazione di cuochi si sta affacciando sulla scena con una proposta di altissima qualità ed estremamente attenta alla stagionalità, alla località e alla produzione di piccola scala russa.

È un processo molto lungo e non è sufficiente, ma è un bel segnale nel Paese più grande del mondo, con una varietà di etnie, culture e lingue incredibile, con molte popolazioni indigene che iniziano a trovare una sponda per riaffermare con orgoglio la propria peculiarità e la propria identità.

Anche in Russia la gastronomia sta sorgendo come strumento di consapevolezza e di cambiamento di un modello che per decenni ha cercato di applicare integralmente le logiche dell' industria a quelle dell' agricoltura, standardizzando processi e sperimentandoli su una scala più ampia possibile.

istituto vavilov 2ISTITUTO VAVILOV
Sempre di più il cibo si rivela essere la chiave per il cambiamento e, se l' intelligenza visionaria di Vavilov lo aveva capito più di cento anni fa, oggi noi possiamo almeno riprendere in mano la sua eredità. La Russia ci sta provando.

Fonte: qui

ROMA, NEL QUARTIERE SAN LORENZO, IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA COCAINA E’ UN 71ENNE E CON LUI IN CASA C’ERANO ALTRI DUE UOMINI DI 80 E 74 ANNI

ALL’ARRIVO DEI “FALCHI” UNO S’E’ GIUSTIFICATO: “SONO UN PENSIONATO, EX DIPENDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI…”

Marco Pasqua per “il Messaggero”

L'operazione movida pulita scatta mentre gli spacciatori, i camminatori, quelli che macinano ogni sera chilometri alla ricerca di potenziali clienti, hanno già iniziato ad infestare le strade di San Lorenzo. Quartiere universitario, cuore metropolitano della movida alcolica e tossica, dove i cocktail venduti dai locali anche in violazione dell'ordinanza del Comune, si sommano all' hashish e alla cocaina offerte in questo supermarket dell'illegalità a cielo aperto.

ROMA - MOVIDA E DROGA A SAN LORENZOROMA - MOVIDA E DROGA A SAN LORENZO
La Siena Monza 22 (sigla di uno dei mezzi impiegati dai Falchi, ovvero dagli uomini della Sesta sezione della Squadra mobile, quella di contrasto al crimine diffuso) lascia il cortile della Questura, in via di San Vitale, mentre un altro equipaggio è già mimetizzato tra i cacciatori di erba, in piazza dell' Immacolata.

LA SQUADRA
I Falchi, che a Roma sono guidati da Andrea Proietti, giovane dirigente proveniente dal Reparto Volanti, sono speciali anche per il look, molto street-criminal: impossibile riconoscerli in un gruppo di spacciatori/clienti. Braccia tatuate, teschi d'oro al collo, cappellini da baseball, jeans strappati: sono tra i pochi corpi ad essere dispensati, quasi sempre, dall'indossare la divisa.

ROMA - MOVIDA E DROGA A SAN LORENZOROMA - MOVIDA E DROGA A SAN LORENZO
E il motivo è scontato: devono convincere un pusher a cedere loro quella droga, che lo farà finire diretto in carcere. In via dei Marsi, attaccato al muro, c'è ancora un cartello affisso dai residenti: «Vogliamo un quartiere pulito, senza chiasso, insicurezza, schifo notturno e degrado». La movida molesta, quella delle notti insonni, è difficile da estirpare, nonostante le misure straordinarie messe in campo da Prefettura e Comune. Le forze dell' ordine, da tempo, hanno messo sotto controllo ogni vicolo di San Lorenzo, tanto che i camminatori hanno vita sempre più difficile.

I più sono guardinghi, si avvicinano provocatoriamente a chi pensano possa essere un agente in borghese: «Hai da accendere?». Ma i Falchi sanno anche che la loro prima virtù è la pazienza. Seduti ai bar ad osservare gli spacciatori, hanno sangue freddo da vendere, mentre aspettano il momento giusto per intervenire. Alcune operazioni possono durare anche giorni e notti, con appostamenti sui tetti dei palazzi, tra le auto o negli scantinati.

ROMA - MOVIDA E DROGA A SAN LORENZOROMA - MOVIDA E DROGA A SAN LORENZO
Gli spacciatori non si muovono mai soli: il camminatore è quello che prende contatto con il cliente qui a San Lorenzo quasi sempre under 30, anche minorenni -, prende il suo ordine, e poi si fa consegnare la merce da un altro pusher. In alcuni casi c'è addirittura un terzo, il cassiere. In linea di massima, gli agenti hanno imparato che chi trasporta con sé la droga quasi mai sopra i 10/15 grammi - non ha i soldi.

Un modo per depistare le forze dell'ordine, quando vengono perquisiti. Ma non è con i pusher che i Falchi vanno a dama: sono i clienti, spesso, a portarli diretti alle centrali della droga. E non solo qui, ma anche nei quartieri dove lo spaccio è la prima fonte di reddito per tanti criminali: San Basilio, Tor Bella Monaca, la Tiburtina. Questa sera è la telefonata nervosa di un ragazzo, davanti ad un cancello, a far insospettire due agenti in borghese. «Documenti, per favore», dice l'agente tatuato. Con la perquisizione, ecco spuntare fuori qualche grammo di coca. «Dove l'hai presa?», chiede il poliziotto. La risposta non si fa attendere: «In via dei Volsci», con tanto di civico. «Lì mi rifornisco da un anno: c'è un anziano che abita al piano interrato».

L'IRRUZIONE
ROMA - MOVIDA E DROGA A SAN LORENZOROMA - MOVIDA E DROGA A SAN LORENZO
Gli agenti decidono di convergere, con discrezione, sul bersaglio. Inizia l'appostamento in uno scantinato confinante con la porta blindata di accesso alla casa. «Se suonassimo o se buttassimo giù la porta, gli spacciatori avrebbero tempo di buttare via la droga», spiegano. I pusher quasi sempre, hanno preso in affitto (in nero) un appartamento, in modo da non lasciare traccia.

Solo dopo due ore di attesa, la porta si apre, nel cuore della notte: è allora che quattro agenti dei Falchi piombano nella casa e si accertano che nessuno getti via la sostanza stupefacente. Il pusher indicato dal giovane acquirente pizzicato dalla polizia, ha 71 anni, la schiena completamente tatuata. Gli agenti trovano subito un bilancino, dei ritagli sulle buste tipici del confezionamento delle dosi e la mannite, una sostanza usata per tagliare la cocaina. Gli altri due uomini trovati nella casa, hanno 80 e 74 anni.

«Ma questa la usiamo per noi», si giustifica l' inquilino. Gli agenti non gli credono e, in tasca, gli trovano i soldi proventi dello spaccio. «Sono un pensionato, ex dipendente della Camera dei deputati», spiega l' anziano spacciatore. «Oltre a chi spaccia perché ha un profilo criminale spiega Proietti ci imbattiamo, sempre più spesso, in persone che hanno un lavoro normale o in pensionati che hanno deciso di crearsi una piccola rete».
COCAINACOCAINA

Mentre gli agenti perquisiscono la casa del pusher 70enne, altri pedinano i nordafricani che presidiano le vie principali del quartiere: algerini, marocchini, tunisini, spacciano due, tre canne a cliente. E se finiscono nella rete della polizia, vengono sostituiti in meno di 24 ore. «Sono pesci piccoli, noi puntiamo a chi li comanda», spiegano i Falchi, mentre tornano in Questura pronti per pianificare il prossimo blitz nei supermarket della droga.

Fonte: qui

LA POLIZIA ENTRA NEL CAMPO NOMADI DI CASTEL ROMANO, UNO DEI PIÙ GRANDI DELLA CAPITALE, DA DOVE LA SETTIMANA SCORSA SONO STATI LANCIATI SASSI SULLE AUTO

ELICOTTERI E CANI ANTIDROGA IN AZIONE 

L’OBIETTIVO È IDENTIFICARE LE PERSONE CHE CI VIVONO


blitz al campo nomadi di castel romano 9BLITZ AL CAMPO NOMADI DI CASTEL ROMANO
Il campo nomadi di Castel Romano di nuovo ai raggi X. In mattinata è scattato un maxi-blitz della polizia e dei vigili urbani nell'accampamento tra i più grandi della Capitale.

Secondo quanto si è appreso, l'operazione, che si avvale anche di un elicottero, è volta all'identificazione e al controllo delle persone effettivamente residenti nel campo.
blitz al campo nomadi di castel romano 8BLITZ AL CAMPO NOMADI DI CASTEL ROMANO







Impiegato anche il reparto cinofili della polizia, per verificare l'eventuale presenza di droga e armi, e agenti della polstrada di Aprilia, che indagano sul lancio di sassi sulle auto avvenuto la settimana scorsa.
blitz al campo nomadi di castel romano 7BLITZ AL CAMPO NOMADI DI CASTEL ROMANO


In una nota del sindacato Ugl-pl, il coordinatore romano, Marco Milani, dice: "Per anni abbiamo denunciato le precarie condizioni di sicurezza dei caschi bianchi romani, impiegati in inutili quanto rischiosi piantonamenti, ad insediamenti che si erano nel tempo trasformati in vere e proprie enclavi di illegalitâ diffusa.

blitz al campo nomadi di castel romano 6BLITZ AL CAMPO NOMADI DI CASTEL ROMANO






Diamo atto a Comando Generale ed Amministrazione Comunale, di essere riuscito finalmente a cambiare l'approccio, demandando le attivitâ di controllo ad operazioni anche in sinergia con altre forze, finalmente efficienti e svolte in numero di operatori tali, da garantire la sicurezza e la tutela dei lavoratori impiegati.

blitz al campo nomadi di castel romano 4BLITZ AL CAMPO NOMADI DI CASTEL ROMANO
Non più meri quanto inutili piantonamenti di facciata ma efficienti interventi di ripristino di legalità e sicurezza in dei luoghi, per troppo tempo abbandonati a se stessi. Nell' auspicarci il prosieguo di tali modalità operative, non possiamo non esprimere il nostro plauso e la nostra soddisfazione per aver recepito il grido della categoria, rimasto purtroppo inascoltato per troppi anni". Fonte: qui