9 dicembre forconi: 05/02/19

giovedì 2 maggio 2019

I MICROBI RESISTENTI AI FARMACI CAUSANO LA MORTE DI 700MILA PERSONE NEL MONDO OGNI ANNO

IN ASSENZA DI AZIONI PER CONTRASTARE IL FENOMENO, ENTRO IL 2050 I DECESSI COLLEGATI ALLE INFEZIONI RESISTENTI AGLI ANTIBIOTICI SONO DESTINATI A RAGGIUNGERE QUOTA 10 MILIONI L'ANNO, DIVENTANDO LA PRIMA CAUSA DI MORTE AL MONDO…
Antonio Grizzuti per “la Verità”

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C' è un' emergenza sanitaria che non può più attendere e non stiamo parlando del morbillo, ormai vera star mediatica in grado di guadagnarsi un giorno sì e l' altro pure le pagine dei quotidiani nazionali e internazionali.

Le conseguenze di questa malattia pur grave e pericolosa, specie perché a farne le spese sono in larga misura i bambini, impallidiscono di fronte ai disastri provocati dall' antimicrobico resistenza, la specifica capacità da parte dei microrganismi di resistere ai farmaci progettati per annientarli. Un killer più subdolo rispetto al morbillo ma allo stesso tempo molto più letale. Il quadro dipinto nel report pubblicato lunedì dall' Interagency coordination group on antimicrobial resistance, una task force di esperti creata ad hoc dall' Onu e dall' Organizzazione mondiale della sanità, non lascia spazio all' immaginazione.

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Ogni anno nel mondo i patogeni resistenti ai farmaci causano la morte di 700.000 persone, ben 230.000 delle quali sono imputabili alla tubercolosi multiresistente.
Se da soli questi numeri non fossero abbastanza spaventosi, sono gli scenari dipinti dallo studio a togliere il sonno: in assenza di azioni per contrastare il fenomeno, entro il 2050 i decessi collegati alle infezioni antimicrobico resistenti sono destinati a raggiungere quota 10 milioni l' anno.
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Solo nei Paesi a più alto reddito, i morti stimati dal 2015 al 2050 sono pari a 2,4 milioni, quasi il doppio degli abitanti di Milano. Nel caso le previsioni dovessero rivelarsi corrette, la resistenza agli antibiotici si trasformerebbe nella prima causa di morte al mondo.

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Una classifica guidata oggi dalla cardiopatia ischemica (9,4 milioni di decessi l' anno), seguita dall' infarto (5,8 milioni) e dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva (3 milioni). Tanto per fare un paragone, a livello globale le morti causate da morbillo nel 2017 sono state circa 110.000 (un sesto rispetto a quelle legate all' antimicrobico resistenza) mentre in Italia i decessi nel 2018 stati 8 su poco più di 2.500 casi.
Le conseguenze sul piano economico si preannunciano tragiche: il danno potrebbe essere paragonabile a quello causato dalla crisi economica del 2008, costringendo 24 milioni di persone in condizioni di povertà.
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L' antimicrobico resistenza a detta degli stessi esperti dell' Istituto superiore di sanità ha preso la piega di una «vera e propria priorità di sanità pubblica a livello mondiale non soltanto per le importanti implicazioni cliniche (aumento della morbilità, letalità, durata della malattia, possibilità di sviluppo di complicanze, possibilità di epidemie), ma anche per la ricaduta economica delle infezioni da batteri antibiotico-resistenti, dovuta al costo aggiuntivo richiesto per l' impiego di farmaci e di procedure più costose, per l' allungamento delle degenze in ospedale e per eventuali invalidità».
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Ma allora perché l' argomento fatica a decollare a livello di opinione pubblica, mentre l' emergenza vaccini è sempre sulla cresta dell' onda mediatica? Forse perché nel caso dell' antimicrobico resistenza non ci sono no vax da additare e «somari» (come ama definirli il professor Roberto Burioni) da catechizzare, e di conseguenza il tema risulta molto meno spendibile.

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Qualche mese fa aveva fatto discutere la pubblicazione di uno studio sulle conseguenze della resistenza agli antimicrobici da parte di un team di ricercatori dello European center for disease control, l' agenzia dell' Unione europea che ha come obiettivo il monitoraggio e la difesa nei confronti delle malattie infettive. Nello studio si calcola che nel 2015 per colpa dell' antimicrobico resistenza siano morte in Europa più di 33.000 persone, un terzo delle quali (10.700) solo nel nostro Paese.

antibiotici pillole pasticcheANTIBIOTICI PILLOLE PASTICCHE
Ma il clamore provocato dal documento si esaurì nel giro di pochi giorni. Gli esiti del monitoraggio per il periodo 2012-2016, pubblicati dall' Iss ai primi di aprile, evidenziano che in Italia «la resistenza agli antibiotici per tutti i patogeni sotto sorveglianza si mantiene elevata, generalmente superiore alla media europea». La situazione più complessa riguarda la resistenza ai carbapenemi da parte del batterio Klebsiella pnemuoniae (responsabile della polmonite, ma anche di infezioni del tratto urinario e delle ferite) con picchi del 35% rispetto a una media europea del 7,4%.

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Nel documento, la task force auspica un' azione energica e coordinata per fronteggiare il problema. Le cinque linee guida espresse dagli esperti vanno da un' accelerazione nell' elaborazione dei programmi nazionali, a maggiori investimenti nella ricerca, passando per l' impegno verso soluzioni più sostenibili dal punto di vista economico e ambientale. Non ci sono solo le misure essenziali per contrastare il propagarsi delle infezioni (rispetto delle norme igieniche, accesso ai farmaci, disponibilità di acqua pulita), ma anche e soprattutto l' abuso di antimicrobici nel campo della salute umana e veterinaria e in agricoltura.

morti causate da batteri resistenti agli antibioticiMORTI CAUSATE DA BATTERI RESISTENTI AGLI ANTIBIOTICI
Comportamenti tipici dei Paesi industrializzati che da qui a qualche decennio potrebbero condurci sull' orlo della più grave emergenza sanitaria dai tempi dell' epidemia di influenza spagnola.

Fonte: qui

AMERICANI E GIAPPONESI SONO ALLA RICERCA DISPERATA DEL VELIVOLO MISTERIOSAMENTE PRECIPITATO IL 9 APRILE NELLE ACQUE NIPPONICHE

LA PERDITA DI ANCHE SOLTANTO UNO DI QUESTI VELIVOLI PREOCCUPA GLI ALLEATI DI WASHINGTON, ITALIA COMPRESA, INTERESSATI ALL'ACQUISTO 
IL RISCHIO È LEGATO ALL'IPOTESI DI UN RITROVAMENTO DEL RELITTO, CON FURTO DI TECNOLOGIA, DA PARTE DI RUSSIA E CINA
Francesco Sassi per https://www.ilfattoquotidiano.it

Quella in corso da circa 20 giorni, al largo delle coste giapponesi, è una delle operazioni navali congiunte più imponenti che si ricordi fra la Marina americana e la Forza di Autodifesa Marittima, ciò che in termini concreti rappresenta la marina militare di Tokyo. L’obiettivo della missione è il recupero dei resti di un F-35A, di cui si sono perse le tracce lo scorso 9 aprile. Le cause dell’incidente sono ufficialmente avvolte nel mistero.

f35 volo rovesciatoF35 VOLO ROVESCIATO
La perdita di anche soltanto uno di questi velivoli lancia un segnale molto negativo agli alleati di Washington interessati all’acquisto in massa di questo mezzo d’avanguardia, compresa l’Italia. Assai più minaccioso sarebbe invece lo scenario, poco plausibile ma pur sempre possibile, in cui lo scafo e l’equipaggiamento a bordo venissero recuperati e analizzati da altre forze militari.

L’esercitazione di una squadriglia composta da quattro F-35, decollati dalla base aerea di Misawa, nella provincia settentrionale di Aomori, ha preso una piega drammatica e inaspettata. Circa mezzora dopo il decollo degli aerei, uno dei piloti avrebbe lanciato il segnale che determina l’interruzione immediata dell’esercitazione. Dopo aver perso il controllo, per cause tuttora non chiare, l’aereo sarebbe scomparso dai radar nella serata del 9 aprile, a circa 135 chilometri di distanza dalla costa.

f35 e f16F35 E F16
Il luogo sarebbe in acque internazionali ma all’interno della zona economica esclusiva giapponese. I soccorsi avrebbero ritrovato soltanto alcune parti della coda dell’aereo, unica prova concreta resa nota al pubblico che testimonia il suo inabissamento. Il pilota, il maggiore 41enne Acinosi Hosomi, è ancora disperso.

L’F-35 è uno degli assi nella manica nella nuova strategia militare degli Stati Uniti in Asia orientale e un tassello determinante dell’apparato di difesa degli alleati nella regione, fiore all’occhiello della Lockheed Martin. Circa un anno fa, il Pentagono aveva stimato l’intero costo dello sviluppo e acquisto dell’F-35 in circa 406 miliardi di dollari, rendendolo così il programma il più costoso nella storia militare americana.

Il comandante delle forze americane nel Pacifico, il generale Charles Brown, prevede che entro il 2025 vi saranno oltre 200 F-35 a disposizione di Usa e alleati nel Pacifico, la maggior parte dislocati in Giappone, Corea del Sud e Australia. Soltanto Tokyo sta pianificando di acquistarne 147, di cui la maggior parte F-35A, lo stesso modello protagonista dell’incidente.

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Anche l’Italia è storicamente interessata al programma F-35 e ad oggi sono 90 gli aerei che ufficialmente dovrebbero entrare a far parte dei mezzi dell’aeronautica italiana. Il proposito è quello di avere già entro il 2023 almeno 48 nuovi caccia, 32 dei quali sarebbero proprio F-35A, il medesimo esemplare che è andato perso nel Pacifico.

Il recupero di scafo e scatola nera sono così fondamentali per determinare cosa sia avvenuto ed evitare il futuro ripetersi di simili episodi. Già nel 2018 un F-35 (modello B) si era schiantato nella Carolina del Sud, durante un addestramento. D’altronde, con un costo che si aggira attorno ai 100 milioni l’uno (il prezzo subisce variazioni anche importanti in base a modello e luogo di assemblaggio), qualsiasi problema nella fabbricazione e sicurezza del caccia stesso ridurrebbe contestualmente l’interesse dei paesi partner ad importarne un così alto numero.

Così, mentre l’intera flotta giapponese di F-35 è stata temporaneamente messa a terra, fremono invece le ricerche per mare e cielo. La forza di autodifesa giapponese e il comando americano hanno fornito alcuni fra i mezzi più avanzati a loro disposizione per questa missione. Il destroyer americano Uss Stethem, equipaggiato con il radar Aegis, lo stesso di cui Tokyo vorrebbe fornirsi per implementare la propria sicurezza minacciata dal programma balistico della Corea del Nord è stato impiegato nell’analisi dei fondali marini mentre diversi B-52, decollati dalla base americana di Guam, nell’Oceano Pacifico, avrebbero sorvolato la zona.
f 35 in voloF 35 IN VOLO

Una priorità sinora mai vista prima per il recupero di un singolo mezzo disperso. Lo scontro che uccise sei membri dell’equipaggio di un F/A-18 e un aereo da rifornimento KC-130 Hercules al largo del Giappone, nel dicembre scorso, non portò a una simile mobilitazione.

Il 23 aprile scorso la Kaimei, un vascello di proprietà del Ministero della Scienza e Tecnologia giapponese e dotato di ecoscandagli in grado di sondare gli oceani fino a 3mila metri di profondità, è stato ingaggiato per partecipare alle ricerche dell’F-35 scomparso. Il Ministro della Difesa giapponese ha ammesso che gli Stati Uniti hanno assoldato anche la Van Gogh, un’imbarcazione privata dotata di gru capaci di raggiungere i fondali marini dove si troverebbero i resti dell’aereo.

cabina di un f 35CABINA DI UN F 35
Sia il Pentagono che le autorità nipponiche escludono categoricamente che forze navali di paesi terzi si possano impossessare di ciò che rimane dell’F-35. Il timore, espresso da più parti ma escluso categoricamente attraverso le fonti ufficiali, è che Russia e Cina, che dispongono di centinaia di mezzi aerei e navali nel Pacifico settentrionale, possano adoperarsi per il recupero del relitto e mettere così le mani su quello che sarebbe un bottino enorme in termini di tecnologie belliche.

Lo schianto di un F-35 nell’Oceano Pacifico rappresenta la prima vera opportunità per gli avversari di Washington di impossessarsene materialmente. Un annuncio del ritrovamento dell’F-35 da parte delle forze americane è stato poi smentito dalle stesse nella giornata del 30 di aprile scorso, il tutto in poche ore.

Una missione di recupero sui fondali marini di tecnologia militare, organizzata da rivali, ha almeno un precedente storico, risalente alla Guerra Fredda. Dai documenti rilasciati dalla CIA, si è appreso che l’agenzia organizzò dal 1968 al 1974 una massiccia operazione al largo delle Hawaii. L’obiettivo fu il recupero di un sottomarino sovietico, affondato sul finire degli anni ’60, non lontano delle isole vulcaniche. Senza che Mosca se ne accorgesse, dopo 6 anni e centinaia di milioni di dollari spesi, Washington riuscì a recuperare alcuni manuali del sottomarino stesso e due siluri armati con testate atomiche.

Fonte: qui

“LA VERITÀ” INSISTE: LA REGISTRAZIONE “CI È COSTATO 30MILA EURO” NON ESISTE.

SECONDO IL QUOTIDIANO DIRETTO DA BELPIETRO IL SOTTOSEGRETARIO INDAGATO HA PORTATO LE CARTE DELL’INCHIESTA ALL’INCONTRO CON GIUSEPPE CONTE 
“ANCHE IL PREMIER AVREBBE CONSTATATO PERSONALMENTE CHE LA CHIACCHERATA INCRIMINATA È PIÙ FUMOSA E IPOTETICA DI QUANTO RIPORTATO DAI GIORNALI”
Giacomo Amadori per “la Verità”

SIRI CONTESIRI CONTE
La versione autentica dell' intercettazione che sta facendo tremare il governo, a quanto risulta alla Verità, è stata sottoposta dal sottosegretario Armando Siri, indagato per corruzione dalla Procura di Roma, all' esame del premier Giuseppe Conte, il quale, da avvocato d' esperienza, ha potuto verificare la differenza tra quanto uscito sui giornali («Ci è costato 30.000 euro», lasciando intendere che l' uomo in vendita fosse il politico leghista) e la versione originale trascritta nelle carte.

IL CORRIERE E L'INTERCETTAZIONE SU ARMANDO SIRIIL CORRIERE E L'INTERCETTAZIONE SU ARMANDO SIRI
Lunedì in tarda serata il premier avrebbe visionato con attenzione la documentazione che il sottosegretario aveva portato con sé in vista dell' incontro, potendo appurare che la chiacchierata incriminata era decisamente più fumosa e ipotetica di quanto riportato dai quotidiani. Però il premier in questa fase della sua vita non è solo un uomo di legge, ma è soprattutto un politico e avrebbe spostato il discorso sull' opportunità, politica appunto, di lasciare Siri al suo posto. Lo stesso presidente del Consiglio avrebbe spiegato al suo interlocutore di essere pressato da più parti e che la decisione sul futuro del leghista non spetta solo a lui.
FEDERICA GUIDI SI DIMETTEFEDERICA GUIDI SI DIMETTE

I più fidati consiglieri e i difensori di Siri, dopo aver letto gli atti, hanno consigliato al politico genovese di non dare le dimissioni. Qualcuno gli ha ricordato il caso dell' ex ministro Maurizio Lupi che fece un passo indietro dopo essere stato azzannato dagli stessi giornalisti che hanno modificato il virgolettato dell' intercettazione di Siri. Eppure sia Lupi che la collega Federica Guidi lasciarono i loro posti senza nemmeno essere indagati. Lo stesso era accaduto a Josefa Idem.
ARMANDO SIRI MATTEO SALVINIARMANDO SIRI MATTEO SALVINI








Eppure i 5 stelle sono determinati a ottenere le dimissioni di Siri e solo Matteo Salvini potrà salvare il suo sottosegretario o quanto meno congelarne le dimissioni sino al giorno dell' interrogatorio.

I grillini dopo aver fallito l' assalto a Claudia Bugno, la consulente del ministro dell' Economia Giovanni Tria, stanno provando a far risventolare la stropicciata bandiera dell' onestà issandola sulla testa di Siri. Assalti politici a parte, l' inchiesta sul sottosegretario resta al momento puramente indiziaria e il virgolettato farlocco pubblicato sui quotidiani, paradossalmente, ha fatto il gioco dell' indagato.

REPUBBLICA E L'INTERCETTAZIONE SU ARMANDO SIRIREPUBBLICA E L'INTERCETTAZIONE SU ARMANDO SIRI
Anche Conte avrebbe constatato personalmente che la chiacchierata incriminata è decisamente più fumosa e ipotetica di quanto riportato dai giornali. Stiamo parlando della lunga conversazione tra l' imprenditore Paolo Arata e il figlio Francesco che i magistrati avrebbero depositato anche con degli omissis. Un discorso spezzettato da interruzioni, difficile da seguire anche logicamente. «Io sinceramente ci ho capito poco», ci ha detto chi l' ha letta.
ARMANDO SIRIARMANDO SIRI

Non solo non vi si trova la frase «questo affare ci è costato 30.000 euro» riferita a Siri, ma nella trascrizione non ci sarebbero neanche sinonimi come «ho dato» oppure «ho offerto» o «ho promesso». Dal testo non emergerebbe né un' offerta, né una dazione a Siri. E allora di che cosa stiamo parlando? La difesa del politico leghista non l' ha ancora capito. Per questo l' avvocato del sottosegretario, Fabio Pinelli, ha ottenuto che il suo assistito sia sentito dopo Arata, il quale, quindi, avrà l' onere di spiegare che cosa intendesse dire con quel discorso bofonchiato al figlio.
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L' indagato dovrà spiegare perché abbia fatto riferimento a 30.000 euro da investire per qualcuno o qualcosa.

In ogni caso nell' intercettazione non si parla di pagamenti effettuati, né di soldi richiesti, come invece lasciavano intendere le libere interpretazioni che i giornali hanno dato delle parole captate dalle cimici. Nell' audio non ci sarebbe la prova di nessun accordo tra Arata e Siri e questo risulta chiaramente anche dal decreto di perquisizione con cui gli uomini della Dia hanno sequestrato apparecchi elettronici e documenti ad Arata. Alla fine alcuni quotidiani rischiano di rimanere impiccati alla loro ardita ricostruzione dell' intercettazione a cui hanno provato a inchiodare il sottosegretario Siri. Il virgolettato «Ci è costato 30.000 euro», non è mai esistito.

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Quella frase così perentoria, e quasi definitiva, nella lunga intercettazione depositata davanti al Tribunale del riesame non c' è, esattamente come ha scritto La Verità. Sarà per questo che ieri, sempre il Corriere, temendo che la trascrizione corretta potesse uscire nuda e cruda su qualche giornale senza la sua esegesi o sintesi maliziosa, ha messo le mani avanti: «Nessuno può escludere, visto il clima che si è creato di attacco all' inchiesta, che ci sia una "manina" pronta a far filtrare parte degli atti proprio per avvelenare ulteriormente il clima».

maurizio lupiMAURIZIO LUPI
In sostanza quando il Corriere pubblica un' intercettazione apocrifa è giornalismo investigativo, se, invece, la conversazione doc dovesse finire su un altro quotidiano allora ci troveremmo di fronte a un complotto contro la Procura. La cosa divertente è che sul Messaggero, uno degli altri due giornali che ha sparato «il virgolettato che non c' è», hanno ipotizzato che ad aver interesse a rendere pubbliche le carte giudiziarie possa essere «quella parte del governo che non vuole rimuovere il caso Siri»: «È probabile che lo stesso premier Giuseppe Conte chieda al sottosegretario di potere avere accesso agli atti che lo riguardano.

giuseppe conte armando siriGIUSEPPE CONTE ARMANDO SIRI






E i documenti potrebbero cominciare a circolare» ha scritto il quotidiano della capitale. Insomma da una parte sostengono che a veicolare gli atti della Procura sui giornali potrebbero essere i nemici dell' inchiesta, dall' altra i suoi tifosi. La realtà è che le uniche manine che hanno operato in questa vicenda sono quelle che hanno manipolato l' intercettazione autentica, spacciandola ai lettori come una condanna definitiva. Ma di chi è la colpa? È stato un inquirente a indurre in errore i giornalisti di Corriere, Repubblica e Messaggero, propinandogli una mezza patacca, oppure i cronisti hanno rielaborato liberamente una frase generica di un pm o di un investigatore, schiaffandola poi tra virgolette, come se fossero le vive parole di Arata? Tra poco avremo tutte le risposte. Fonte: qui

PRIMO MAGGIO, TENSIONE ALLE STELLE A PARIGI: SCONTRI TRA GILET GIALLI E POLIZIA. FERMATE 330 PERSONE, LANCIATE PIETRE E BOTTIGLIE CONTRO GLI AGENTI, CHE HANNO RISPOSTO CON I LACRIMOGENI.

ASSALTATO CON LE MOLOTOV UN COMMISSARIATO 

IL SINDACATO CGT PROTESTA: "REPRESSIONE INAUDITA" 


IN ITALIA TAFFERUGLI A TORINO TRA 'NO TAV' E POLIZIA: 3 FERITI


scontri gilet gialli polizia parigiSCONTRI GILET GIALLI POLIZIA PARIGI
Primo maggio di tensione e scontri a Parigi. Decine di migliaia di persone, tra cui iscritti ai sindacati, gilet gialli e black bloc, hanno manifestato in Francia sfilando nei cortei della Festa dei lavoratori. La gran parte delle iniziative si è svolta pacificamente, mentre quella nella capitale è stata segnata da scontri tra manifestanti radicali e forze dell'ordine.

Dati diffusi dai media e non confermati dalle autorità hanno parlato di almeno tre poliziotti feriti, di cui uno ricoverato per trauma cranico dopo esser stato colpito da sampietrini. Anche alcuni manifestanti sarebbero rimasti feriti, ma non esistono cifre.  Attaccato un commissariato di polizia  Nel 13esimo arrondissment, i black bloc hanno preso d'assalto un commissariato, lanciato due molotov e altri oggetti contro la polizia e saccheggiato un'agenzia assicurativa Macif. 

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Con un intenso uso dei lacrimogeni, la polizia ha tentato di fermare le violenze. Incendio in una banca Altri scontri si sono verificati in serata, mentre il corteo del sindacato, malgrado le tensioni, proseguiva nella calma il suo percorso verso place de l'Italie. I pompieri sono dovuti intervenire per spegnere un principio d'incendio in un'agenzia bancaria. Gli scontri già prima dei cortei. Oltre 330 fermi Verso mezzogiorno, un paio d'ore prima dell'inizio dei cortei, centinaia di militanti radicali con il volto coperto erano già radunati nel centro di Parigi e hanno cominciato a scandire slogan contro la polizia, bersagliando gli agenti con lanci di sassi, bottiglie e altri oggetti. I poliziotti hanno risposto con granate stordenti e lacrimogeni. 

scontri gilet gialli polizia parigiSCONTRI GILET GIALLI POLIZIA PARIGI
Poi il corteo dei sindacati è partito, ma in assenza, alla sua testa, del segretario generale della Cgt Philippe Martinez. Questi è stato infatti costretto ad andarsene a causa degli scontri tra black-bloc e polizia. Ha raggiunto in seguito la testa della manifestazione, arrivata a place de l'Italie con nuovi disordini e lanci di lacrimogeni intorno alle 16. Scontri ci sono stati anche nell'est di Parigi, con vetrine di negozi distrutte e incendi. Il ministero dell'Interno ha dispiegato più di 7.400 poliziotti e gendarmi. Alle 18 le persone fermate erano 330, dopo controlli preventivi su 17.700 presenti.  
I numeri delle manifestazioni
La mobilitazione sindacale parigina, convocata dalla sigla Cgt, ha raccolto 40mila dimostranti secondo il gruppo Occurence, mentre la Cgt ha parlato di 80mila e la prefettura di 16mila. Per il sindacato i dimostranti in tutto il Paese sono stati 310mila, per la polizia 150mila. Nel resto della Francia la giornata di cortei è trascorsa con più calma, ma sempre sotto alta sorveglianza della polizia.

scontri gilet gialli polizia parigiSCONTRI GILET GIALLI POLIZIA PARIGI
Varie prefetture hanno impedito le manifestazioni nei centri delle città, ta cui a Lione. Qui i dimostranti sono stati circa 6.200, mentre 2.400 a Montpellier, 7.700 a Bordeaux, 20mila a Tolosa, secondo la polizia. Tra gli slogan più comuni "Niente giustizia, niente pace", "Il popolo detesta Macron", o ancora "Grazie per Notre Dame ma non dimenticate i Miserabili".

Il sindacato CGT: "Repressione inaudita"
Durissimo comunicato della CGT, il sindacato di sinistra il cui segretario, Philippe Martinez, ha annullato oggi il punto stampa dopo essersi trovato nel cuore dei disordini. La Cgt denuncia "le violenze in corso a Parigi" dove c'è stata "una repressione inaudita e senza discernimento" in seguito "alle violenze di alcuni. I nostri compagni, e il nostro segretario, si sono visti piovere gas lacrimogeni e granate assordanti". Per la CGT si tratta di una situazione "scandalosa e mai vista prima, inammissibile nella nostra democrazia". 


SCONTRI A TORINO


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Un'Europa dei diritti e del lavoro: è la richiesta partita dagli oltre 30mila manifestanti riuniti a Bologna la cui piazza è tornata, dopo 17 anni, ad ospitare la manifestazione nazionale dei sindacati Cgil, Cisl e Uil indetta per il primo maggio. Una festa del lavoro scandita dalle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha ribadito la centralità del lavoro come diritto, e dall'appello del leader della Cgil Maurizio Landini all'unità sindacale e ai valori dell'antifascismo.

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Tensioni invece al corteo del primo maggio a Torino tra forze dell'ordine e un gruppo di No Tav. 

Scontri e tafferugli in seguito ai quali due manifestanti e un poliziotto sono rimasti feriti, non gravemente, mentre altre persone sono rimaste contuse o lievemente ferite. Ma tensioni e scambi di accuse tra Pd e M5s hanno caratterizzato una buona parte del corteo torinese. «Un gruppo di manifestanti No Tav, tra cui consiglieri comunali e regionali del M5S hanno aggredito verbalmente e fisicamente esponenti e militanti del Pd prima di essere allontanati dalle forze dell'ordine», accusa Davide Gariglio, deputato Pd presente alla manifestazione nel capoluogo piemontese. Mentre di 'vergognosa carica a freddò parla Damiano Carretto, consigliere comunale dei 5 Stelle di Torino, che è stato colpito alla testa e a una mano durante gli scontri fra la polizia e i manifestanti No Tav. Fonte: qui

A Parigi, sempre Più Europa. E Macron non è Maduro.

Manifestazione Primo Maggio a Parigi.   La polizia  ha l’ordine di confiscare tutti i gilet gialli dei  manifestanti,  altrimenti non li lasciano uscire da Place d’Italie dove hanno pacificamente dimostrato.

Paramedici sono stati arrestati, ammanettati, identificati , il loro materiale medico sequestrato.

Non è  Caracas


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