di Paolo Becchi e Cesare Sacchetti su Libero, 16/10/2017

Le istituzioni finanziarie globali hanno da tempo individuato il nemico numero uno: il contante. Su questo possiamo affermare senza timori di smentite che l’Europa è in prima linea in questa guerra. All’inizio dell’anno, la Bce ha preso la decisione di non emettere più le banconote con il taglio da 500 euro per combattere il riciclaggio di denaro sporco e altri traffici illeciti. La Francia ha stabilito una soglia massima di utilizzo del contante non superiore ai 1000 euro, esempio seguito per breve tempo anche dall’Italia prima che il limite fosse riportato agli attuali 3000, e la Spagna ha vagliato una legge che fissa tale soglia a 2500 euro. Solo in Germania l’uso del contante è ancora totalmente libero. La quasi totalità degli economisti mainstream sostiene che la graduale dismissione del contante come mezzo di pagamento a favore di strumenti elettronici (la cosiddetta moneta elettronica) sopprimerà definitivamente i reati legati all’uso di contante e porterà considerevoli benefici al sistema economico.
DIVIETO INCOSTITUZIONALE
L’argomento torna puntualmente d’attualità al consueto appuntamento annuale sulle misure da inserire nella legge di bilancio. Proprio su questo Maria Elena Boschi si è espressa duramente contro chi ancora detiene soldi liquidi, facendo addirittura riferimento alla necessità di «aggredire il contante nelle case». Qualche osservatore ha osservato ironicamente che il governo Gentiloni per risolvere l’annoso problema, potrebbe spingersi ad entrare nelle case delle vecchiette per prelevare i soldi sotto la mattonella. Ma c’è da chiedersi perché i governi che si sono succeduti continuano costantemente a guardare con diffidenza coloro che ancora decidono di conservare i propri risparmi in forma liquida, piuttosto che affidarsi al conto corrente bancario. I sostenitori di questa scelta, sono convinti che l’abbandono del contante porti indubbi vantaggi alla salute dell’economia sotto molti aspetti, oltreché eliminare definitivamente i reati collegati all’utilizzo del denaro cash.
Per ciò che riguarda i vantaggi per l’economia, si fa riferimento ad un recente studio pubblicato dall’economista del Fmi Alexei Kireyev, intitolato «La macroeconomia priva di contante», nel quale si sostiene che un sistema economico privo di contante renderebbe più efficienti le leve a disposizione della politica monetaria, compresa la possibilità di ampliare su larga scala l’utilizzo di tassi di interesse negativi sui depositi per favorire l’aumento dei consumi. Secondo Kireyev, con l’obbligo di fatto per i risparmiatori di utilizzare un deposito bancario, le banche sarebbero spinte ad aumentare il credito nei confronti delle imprese dando un’ulteriore spinta alla crescita economica.
Ma le conclusioni dell’economista russo, prima ancora che un problema di loro effettiva dimostrabilità, presentano un problema di legalità costituzionale non indifferente. Difatti l’obbligo di conservare il risparmio nell’esclusiva forma di un deposito bancario confligge apertamente con la lettera dell’art. 47 della Costituzione, il quale recita che «la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme», e tra queste c’è anche quella del contante. Prima ancora di parlare dei supposti benefici dell’abbandono di questa forma di risparmio, occorre rilevare che essa presenta nel nostro ordinamento un profilo di incostituzionalità. Se anche venisse aggirato questo profilo, e passassimo all’esame dei “benefici” di un’economia priva di denaro cartaceo, sarebbe impossibile non rilevare come le affermazioni di Kireyev si basino su mere supposizioni.
Riguardo alla possibilità che i tassi di interesse negativi sui depositi favoriscano l’aumento del credito e conseguentemente del consumo, sarebbe sufficiente ricordare che la Bce ha già sperimentato questa soluzione applicando tassi negativi alle banche europee, ma non si è registrato nessun consistente aumento del credito né tantomeno un significativo aumento dei consumi. Coloro che chiedono l’abolizione del contante ribattono che comunque i reati collegati al suo utilizzo si ridurrebbero considerevolmente. A questo proposito, è utile citare uno studio realizzato da una fonte al di sopra di ogni sospetto, la Deutsche Bank, intitolato «Contante, libertà e crimine: uso e impatto del contante in un mondo digitale», nel quale la banca tedesca contribuisce a smontare alcuni falsi miti riguardo a questo. Se da un lato l’abolizione del contante ha ridotto considerevolmente le rapine nelle banche, dall’altro ha aumentato esponenzialmente le rapine informatiche ai danni delle banche stesse.
L’esempio più clamoroso di questo viene riportato dalla società di sicurezza informatica Kaspersky Lab, secondo la quale un gruppo di hacker specializzato nella rapine cibernetiche ha sottratto a banche e istituzioni finanziarie la cifra di un miliardo di dollari. L’avanzare degli strumenti tecnologici non ha quindi eliminato le operazioni criminali, ne ha soltanto cambiato la forma. Sul piano invece dei reati terroristici e la possibilità di rendere più difficoltosa la loro realizzazione attraverso l’abolizione del contante, occorre ricordare che il 75% degli attentati viene finanziato con cifre inferiori ai 10mila euro; somme che anche se movimentate attraverso carte di credito o moneta elettronica non desterebbero sospetti.
L’altro argomento spesso utilizzato contro il contante riguarda la possibilità di ridurre definitivamente i reati di riciclaggio di denaro sporco. L’alternativa della moneta elettronica, secondo quanto argomentato dai suoi sostenitori, eliminerebbe questo rischio. La moneta elettronica si divide sostanzialmente in due categorie: carte che contengono un determinato ammontare di denaro elettronico; denaro elettronico trasferito attraverso Internet. È un falso mito quello di ritenere impossibili reati di riciclaggio attraverso questo strumento. Secondo una ricerca pubblicata dall’Eag, il gruppo eurasiatico fondato nel 2004 per analizzare forme di contrasto al riciclaggio di denaro sporco e al finanziamento del terrorismo, la moneta elettronica non è affatto immune dal rischio di riciclare capitali di provenienza illecita. Al contrario, questo strumento consente di trasferire ingenti somme di denaro molto velocemente aggirando i canali di tracciamento più sorvegliati del sistema bancario.
ECONOMISTI A SENSO UNICO
Argomenti simili sono stati portati a difesa della moneta elettronica anche dall’economista Joseph Stiglitz quando affronta l’ipotesi di un’uscita della Grecia dalla moneta unica. Stiglitz sostiene che di fronte ad un simile scenario, la Grecia non sarebbe in grado di stampare la sufficiente quantità di carta-moneta e per questo sarebbe meglio ricorrere alla moneta elettronica. Su questo però il premio Nobel non fornisce nessuna spiegazione, e non si comprende perché mai la banca centrale greca non sarebbe in grado di stampare il necessario quantitativo di contante per le transazioni. Se si considera che il limite massimo per le transazioni in contante nel paese è stato abbassato alla somma di 500 euro, tale compito dovrebbe essere ancora più facile. La banca centrale greca potrebbe iniziare a stampare dracme con il dovuto anticipo senza arrivare impreparata all’appuntamento dell’uscita. L’altro argomento è il fatto che ormai sono in pochi a non disporre di un conto corrente bancario. In realtà, secondo i dati a disposizione pubblicati dalla Federal Deposit Insurance Corporation, la percentuale di americani priva di un conto corrente bancario è del 28,9%. Se ci si sposta in realtà diverse, come l’India o il Messico, la percentuale supera il 50%.
Il contante resta uno strumento fondamentale per non essere esclusi dal sistema finanziario e tutela il diritto costituzionale dei risparmiatori di scegliere la forma con la quale detenere i propri risparmi. Chi lo vuole eliminare vuole togliere una libertà e inserire un controllo in più nella nostra vita.
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