[…] via dei Lucani […] è il posto dove si possono tenere prigioniere per ore un paio di ragazze, drogarle, stuprarle in gruppo, lasciarne una moribonda dentro un falansterio, uscire e andarsene sicuri che nessuno denuncerà. È la via che conta, sempre negli stessi 300 metri, 88 appartamenti offerti in affitto a prezzi stracciati dai residenti in fuga. È il tratto in cui, solo nel 2018, si sono registrati una dozzina di fatti di sangue, compresa la gambizzazione del figlio del titolare di un' antica fabbrica di ombrelli, che pochi giorni dopo ha chiuso l' attività e amen.
«Non può essere un evento fortuito, non è possibile che un' intera via al centro della Capitale diventi zona franca, all' improvviso, solo per una catena di casualità» dice Valerio Veltroni, amministratore della Tundra Orange Immobiliare, proprietaria del civico 22 in cui è morta Desirée Mariottini. Il ministro dell' Interno Matteo Salvini ieri lo ha chiamato in causa, quasi a suggerire una responsabilità dei proprietari nel collasso dell' area. In realtà, chi vive in via dei Lucani sospetta altro. Le connessioni tra le bande autoctone dello spaccio e gli ultimi arrivati, gli stranieri, sono chiare a tutti.
LO STRAZIO DELLA MAMMA: NON SI DROGAVA MA NEGLI ULTIMI TEMPI ERA CAMBIATA
SALVINI DEPONE UNA ROSA PER DESIREE, LA 16ENNE MORTA A SAN LORENZO
«L'ultima a parlare con Desy è stata la nonna». E' piegata su se stessa Barbara Mariottini, l' orrore di via dei Lucani le ha portato via sua figlia, la sua bambina di 16 anni, capelli colorati in un corpo ancora bambino. Piange, solo l'abbraccio della piccola Dalia, la sorellina di 5 anni di Desirée, riesce a darle conforto. Piange in continuazione, ripete come una litania: «Quando torna? Non è vero quello che dicono, non è vero. Rivoglio la mia bambina».
LA MORTE DI DESIREE MARIOTTINI VIA DEI LUCANI
Non riesce a parlare. L'avvocato Valerio Masci è al suo fianco, è con lei dal momento della scomparsa. «Mercoledì sera (il 17 ottobre, ndr) erano le otto - il racconto di Barbara Mariottini - forse poco più tardi, Desirée ha chiamato la nonna con un numero privato, una cosa strana, non lo faceva mai. Ha detto che aveva perso i mezzi e che restava a dormire da un' amica. Ma la nonna si è insospettita: dove sei? da dove chiami? Desy non ha risposto, ha riagganciato dopo un frettoloso ciao ciao».
LE RICERCHE
LA MORTE DI DESIREE MARIOTTINI VIA DEI LUCANI
La famiglia si preoccupa subito e cerca di rintracciarla, inutilmente. La ragazza aveva detto alla nonna che la mattina dopo si sarebbe andata a iscrivere a scuola, al liceo Artistico di Latina. Ma la mattina dopo non è tornata a casa, continuano le ricerche e nel pomeriggio viene denunciata la scomparsa. Poche ore dopo, la notizia che uccide tutte le speranze, Desirée è stata trovata senza vita in quello stabile maledetto. Il regno dello spaccio.
Ma la mamma continua a ripetere: «Non faceva uso di droghe». Però c'è un episodio avvenuto pochi giorni prima che desta sospetto. «Un paio di settimane fa due ragazze - è la spiegazione che la mamma e l' avvocato forniscono - sono state fermate a Latina dai carabinieri perché trovate in possesso di due pasticche di Rivotril, uno psicofarmaco. I militari gli hanno chiesto da chi le avessero preso e loro hanno fatto il nome di Desirée. Era lì anche lei, alle autolinee di Latina, è stata perquisita, non aveva nulla, né addosso, né nello zaino, né pasticche, né soldi».
DESIREE MARIOTTINI 8
Come si spiega la famiglia il fatto che Desirée fosse nella Capitale? «E' stata una grande sorpresa per tutti» ammette l' avvocato. La madre assicura che «non ci era mai stata da sola, speriamo che abbiamo acquisito i video delle telecamere delle stazioni di Cisterna e Termini, almeno possiamo capire con chi era. Desy frequentava Cisterna, Latina, a volte Sezze... Quella mattina doveva essere a Latina, iscriversi al liceo Artistico, non si era trovata bene all'Agrario lo scorso anno, e poi era bravissima a dipingere, aveva una buona mano, ha anche vinto un premio».
Di quella notte a Roma Barbara Mariottini non sa praticamente nulla, ha rivisto la sua bambina solo il giorno dopo, per il riconoscimento, dove è andata insieme all' avvocato Masci. «Abbiamo visto solo il volto, pulito, sereno, sembrava stesse dormendo. Non aveva tumefazioni e, a quanto pare, nemmeno segni di violenza esterni sul corpo. Era vestita, aveva la borsa ma non il tablet e nemmeno il cellulare».
DESIREE MARIOTTINI
Sono momenti strazianti. La memoria della mamma va indietro, agli ultimi mesi, soprattutto nell' ultimo periodo si era preoccupata, Desirée non era più la stessa, non era più puntuale come prima, non aveva voglia di studiare, tanto che la decisione di iscriversi all' Artistico era stata accolta con enorme sollievo da tutta la famiglia visto che l'anno scolastico è iniziato da oltre un mese.
Il padre di Desirée, Gianluca Zuncheddu, ha un passato turbolento, è stato arrestato per droga e attualmente è ai domiciliari. Non si dà pace. Vive nel quartiere San Valentino a poca distanza dalle abitazioni dei Mariottini. La madre e i nonni di Desirée da due giorni sono barricati in casa, non credono alle cose che hanno letto sui giornali. «Non sappiamo niente - conferma l' avvocato - neppure se ci sia stata violenza.
DESIREE MARIOTTINI
Ci dicono che Desirée è stata trovata vestita, non mancava nessun indumento, era rannicchiata su un materassino come se stesse dormendo. Mancavano solo tablet e cellulare. Aspettiamo che venga depositato il referto del medico legale, siamo convinti che la Procura stia lavorando egregiamente e che ci saranno a breve delle novità».
L'ASSALTO
L'abitazione dei Mariottini ieri è stata presa d'assalto dai cronisti. La nonna Patrizia, dipendente del Ministero di Giustizia, alla notizia della morte della nipote ha accusato un malore, distrutto anche il nonno, Ottavio Mariottini, una vita spesa nel sindacato. L'unico a parlare, con un filo di voce, è suo fratello Armando, lo zio di Barbara: «Sono così addolorato da non avere più le forze. Se i fatti saranno confermati auguro a quei balordi la galera eterna. E spero che chi ha visto parli, non si può vivere con il rimorso di non aver aiutato la giustizia a far luce sulla morte di una ragazzina, di un angelo. Il mio angelo»
UN'ADOLESCENTE TIMIDA CHE SI SOGNAVA ARTISTA. L'AMICA: POTEVO SALVARLA
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Desirée che vive quasi senza genitori ed esplora, arrangiandosi come può, la sua età delicata. Desirée che è affidata alla nonna, alla quale però mente nella sua ultima notte. Desirée che amava l'arte e i quadri e oggi è un rimpianto per chi si chiede se quello poteva salvarla. A Cisterna c' è un' altra ragazza di 16 anni che sta molto male e si imbottisce di pillole per dormire, si chiama Chiara ed era la sua amica del cuore.
Da qualche giorno discute con la madre Liliana, che insiste per evitarle altra sofferenza, perché lei invece vorrebbe assolutamente parlare con gli inquirenti: «Capisci, mamma, io li ho visti in faccia!». La ragazzina racconta di aver accompagnato Desirée un paio di volte a Roma negli ultimi tempi e sempre per lo stesso motivo: «Sua madre voleva a tutti i costi che recuperasse il telefonino che lei aveva ceduto a quei ragazzi di San Lorenzo - dice Chiara - ma quelli non ne volevano sapere».
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Sono i presunti carnefici, i pusher che avrebbero accettato lo smartphone in cambio di droga. «Io li ho visti in faccia - ne è certa la ragazza - e ho sempre impedito a Desirée di entrare in quel posto. Perciò adesso vivo con un senso di colpa tremendo, perché anche quella notte lei mi telefonò ma io non le risposi. Magari l' avrei salvata». La mamma di Chiara, però, pensa che se sua figlia fosse entrata pure lei nel rudere di San Lorenzo, a quest' ora forse sarebbe qui a piangerla.
Barbara, la madre di Desirée, dipendente della Regione Lazio, è invece da giorni al centro di molte voci su una situazione famigliare difficile. «Sono state dette tante cose ingiuste su di noi - ribatte la donna - . Eravamo molto unite e lei circondata da affetto». Martedì Barbara ha raccontato sua figlia ai magistrati e ora chiede il silenzio come tutti i famigliari. «Desirée era una ragazza solare, un' artista, un animo sensibile» ripete a chi le è vicino. Ha 35 anni, la signora, e quella sera discusse con la figlia. «Dicono che abbiamo litigato, ma non è una lite se una mamma chiede: "dove vai, a che ora torni, avverti nonna?"».
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La nonna è Patrizia, 64 anni, dirigente amministrativa del tribunale di Latina, che col marito Ottavio aveva in affidamento Desirée dopo la separazione dei suoi genitori. È l' ultima ad averla sentita. Una telefonata da un numero privato che la mette subito in allerta. «Desirée mi ha detto che andava da un' amica, mi sono un po' arrabbiata perché lo scoprivo solo in quel momento. E mi sono inquietata perché non usava il suo cellulare».
La signora Patrizia riaggancia e prova a rintracciare lo smartphone dal tablet.
Nessun segnale e parte la ricerca nelle vie di Cisterna e poi di Latina, perché Roma non è un' ipotesi. «Non potevo immaginare che sarebbe successa questa tragedia», dice ora in lacrime. Da agosto Desirée era in cura al Sert. Ai primi di ottobre, quando due ragazze della cittadina pontina vengono fermate con alcune pasticche di Rivotril, indicano lei come la persona che gliele ha cedute.
DESIREE' MARIOTTINI
La 16enne viene perquisita e ne esce pulita. Parte però la segnalazione ai servizi sociali anche per la difficile situazione famigliare. «Una spacciatrice? Falso. Così come è falso che prendesse psicofarmaci», assicura Valerio Masci, avvocato della madre.
In via Procida, quartiere popolare di San Valentino, intorno alla casa dei nonni materni tutti hanno un ricordo delicatissimo di questa ragazza che il papà, Gianluca Zuncheddu, cercava disperatamente di salvare da quando, un anno fa, l' aveva vista frequentare cattive compagnie tra la stazione ferroviaria di Cisterna e quella dei pullman a Latina.
L'EDIFICIO OCCUPATO DOVE E' MORTA LA 16ENNE DESIREE'
«Ragazzi di colore avevano cominciato a farle provare qualche cannetta», racconta Jennifer, una ragazza del vicinato. Anche per questo peggiorano i rapporti tra madre e padre. E l' uomo (che ha una nuova compagna), viene denunciato per stalking con l' imposizione di non avvicinarsi. Poi finisce ai domiciliari. Desirée ne soffre in silenzio, come pure si tiene dentro il disagio per la lieve malformazione a una gamba che la fa sentire «diversa» dalle amiche. Frequentava l' istituto agrario ma pensava d' iscriversi all' artistico. «Era chiusa, timidissima - conclude Jennifer - e il suo amore più grande è stato sicuramente quello per la sorellina, Dalila, che ha solo 4 anni e non credo sappia che ora Desirée non c' è più».