9 dicembre forconi: 12/30/17

sabato 30 dicembre 2017

SECONDO IL “NEW YORK TIMES”, GLI ORDIGNI CHE L’ARABIA SAUDITA SGANCIA SUI CIVILI IN YEMEN SONO PRODOTTE IN SARDEGNA DALLA TEDESCA RWM

VENGONO USATE NEI RAID CHE L’ONU CONDANNA COME “INDISCRIMINATI” E LE ESPORTAZIONI, VIETATE VERSO I PAESI IN GUERRA, SONO AUMENTATE IN MODO MASSICCIO

Giampaolo Cadalanu per “la Repubblica”

Le bombe che straziano le città yemenite, sganciate dai caccia sauditi, sono prodotte in Italia, dalla Rwm Italia, una fabbrica sarda di Domusnovas di proprietà della tedesca Rheinmetall. Tutto legale?
LE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMEN - IL CARICO ALL AEROPORTO DI CAGLIARILE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMEN - IL CARICO ALL AEROPORTO DI CAGLIARI

Secondo il New York Times, no. Il quotidiano americano ha ricostruito la storia degli ordigni MK, raccogliendone i resti, identificando la provenienza e dimostrando che sono stati usati contro civili nei raid che l'Onu condanna come « indiscriminati ». Nel 2017 queste esportazioni sono aumentate in modo massiccio: secondo il Nyt il governo italiano autorizza vendita di armi per quasi 500 milioni di euro, di cui oltre 400 milioni per le bombe.

Ora il giornale accusa: l'esportazione a paesi in guerra è vietata dagli accordi internazionali, e la legge italiana 185 del 1990 non solo conferma il divieto di vendita ai Paesi sottoposti a embargo internazionale, ma lo estende anche a quelli in conflitto armato.

LE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMEN - I CONTAINER PER L IMBARCOLE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMEN - I CONTAINER PER L IMBARCO
Ma in Italia nessuno sembra deciso a chiarire o a smentire. La vicenda della Rwm è nota, le Camere sono sciolte, il palleggio della responsabilità è fin troppo facile, anche di fronte alla tragedia yemenita, con quasi novemila morti, 50 mila feriti e oltre cinque milioni di sfollati. Alla Difesa vige il silenzio assoluto: la ministra Roberta Pinotti ha incassato le sue critiche per un viaggio dell' ottobre 2016 in Arabia Saudita, che i pacifisti definivano " propagandistico", e non replica al Nyt perché la decisione sull' esportazione di armamenti spetta al ministero degli Esteri, in particolare all' Unità per le autorizzazioni di materiali d' armamento.

Ma nella valutazione va tenuto conto, per legge, dei pareri tecnici dei vari ministeri, fra cui la Difesa. Diverso è stato il caso dell' invio di armi ai combattenti curdi contro l' Isis, per il quale la stessa Pinotti aveva chiesto il parere delle commissioni: si trattava di armi di proprietà della Difesa o provenienti da sequestri.

LE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMEN - IL CARICO NEL PORTO DI GEDDALE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMEN - IL CARICO NEL PORTO DI GEDDA
La Farnesina ricorda che « la valutazione per autorizzazioni a Paesi extra-Ue e Nato coinvolge diversi ministeri». Come dire: non abbiamo deciso da soli. Il ministero degli Esteri ricorda che «l' Italia si adegua sempre alle prescrizioni dell' Onu o dell' Unione europea » , che l' export di armi verso Riad è inferiore a quello di altri Paesi Ue e che al momento « l' Arabia Saudita non è soggetta ad alcuna forma di embargo, sanzione o altra misura restrittiva internazionale o europea ». In altri termini: le perplessità sono politiche, la decisione è stata anch' essa politica.

Con Riad il nostro Paese ha un accordo di cooperazione militare dal 2007, che può facilitare anche le forniture di armi. Ma soprattutto, ricorda un esperto, Italia e Arabia Saudita fanno parte della coalizione anti- Daesh, l' alleanza di 74 paesi nella lotta all' Isis: è ovvio che fra alleati le forniture militari sono previste e autorizzate. Resta da chiarire se l' adesione a questa alleanza permetta o no il superamento della legge 185 senza espressa volontà parlamentare.

LE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMENLE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMEN
Il dubbio era sorto anche quando, nel febbraio 2016, l' Europarlamento aveva chiesto un embargo totale all' export di armi verso Riad per le gravi violazioni del diritto internazionale. La Camera dei Deputati ha respinto l' invito, auspicando uno sforzo comune europeo ma di fatto evitando un impegno preciso italiano. A poco sono servite le denunce dei pacifisti, che oggi ribadiscono con Francesco Vignarca, portavoce di Rete Disarmo: « Da tempo denunciamo che le autorizzazioni della Farnesina sono illegittime. Vogliamo davvero continuare a essere complici dei bombardamenti su civili e della più grave crisi umanitaria oggi in corso?».

Fonte: qui

Italian Bonds Slide As Market Realizes ECB Has Been The Only Buyer

In an otherwise calm market, Italian bonds have been sold off today, breaking away from the broader bullish sentiment amid the European bond market, with the yield on 10Y BTPs rising as much as 5bps, above 2% for the first time since October 26.
btps
While there has been no specific catalyst, some traders are starting to factor in the potential political confusion that could result after the Italian elections due in just over 2 months. As a reminder, on March 4, voters in eurozone’s third-largest economy will head to the polls amid dwindling support for the ruling pro-EU centre-left Democratic party and rising support for the Eurosceptic opposition.
According to the FT, the likely scenarios after the vote range include a hung parliament, a grand coalition or a populist government with a much more confrontational attitude towards Brussels, including the most troubling outcome: plans to question Italy’s membership of the single currency.
As the FT notes correctly points out, "None of the outcomes heralds greater stability for a country that, from an economic and financial point of view, remains the weak link in the 28-member bloc."
The biggest flashpoints in the race are expected to be Italy’s lacklustre economy and the migration crisis, which has brought more than 620,000 asylum seekers to the country from across the Mediterranean Sea over the past four years.
But analysts say the political wrangling so far has been focused more on the personalities of the party leaders than the huge challenges facing Italy.
“For the moment it’s looking like a very ugly and chaotic campaign,” says Giovanni Orsina, a professor of political science at Luiss university in Rome. “It’s concentrated on personal attacks, provocations and jokes that have nothing to do with real platforms.”
In an attempt to mitigate concerns, Citigroup recently wrote that its economists see a centre-right victory as marginally the most likely outcome, but concede that longer-term, big question marks remain over which individual party will dominate within the bloc and the true depth of ostensible EU-scepticism.
And while a grand coalition over the middle also remains a possibility, albeit a fading one, with the M5S still gaining in many polls at the expense of a struggling PD, their involvement in a future coalition of the left remains a reasonable probability. Although M5S has certainly shifted its stance on the EU significantly, with its candidate for PM declaring he wants to stay in the EU and toning down his party’s opposition to the euro, other of their desired reforms would likely be seen as negative by the market. A less likely coalition between M5S and a party on the right, like Lega Nord, could potentially be more confrontational and even less market-friendly.
Politics aside, there could be a far bigger problem for BTP demand in the coming months: the reason - uncertainty and the expected reduction in ECB purchases.
And here is a startling observation from Citi, which notes that one could argue that private investors fell out of love with BTPs quite some time ago.
As illustrated in the chart below, just about every other major investor type has  become a net seller (to the ECB) or a non-buyer of BTPs over the last couple of years. 
Said differently, for well over a year, the only marginal buyer of Italian bonds has been the ECB!

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To change that behaviour, Citi thinks it is pretty likely that there will need to be an adjustment in prices.  And some other thoughts on what a decline in ECB purchases may mean for the price of BTPs:
As our rates strategists have pointed out, the ECB could counteract this through an “Italian Operation Twist” (lengthening the maturity of their BTP holdings), but such a response might not come immediately, given the ECB’s reluctance to favour individual countries, unless associated with the conditionality that comes with an economic adjustment programme.
To our minds, this remains one of the most significant political risks to € credit in 2018. Most likely the spillover on credit would be concentrated on Italian and other periphery names, banks in particular. The scenario of a full-on  funding crisis is a much lower probability in our view, but would obviously have more systemic implications across the € credit market.
Translation: with the investing community having largely forgotten about Italian bonds in the past 3 years since the launch of the ECB's QE, for an advance warning whether Europe's period of artificial stability is finally starting to unravel - as many expect once the ECB begins tapering - look no further than BTP yields, and specifically if today's unexpectedly selloff persists into the new year and certainly if it accelerates.
Fonte: qui

AIUTIAMOLI A CASA LORO. MA PRIMA L’OCCIDENTE RESTITUISCA ALL’AFRICA LE RICCHEZZE RUBATE

E’ chiaro che la frase di Matteo Renzi sull’aiutiamoli a casa loro abbia un obiettivo tutto elettorale. Sulla questione dei migranti si deciderà infatti il voto alle politiche del 2018 e l’ex premier intende inseguire Lega Nord e Forza Italia sul loro terreno. Renzi, che non è uno stupido, l’ha capita insomma benissimo l’importanza di lanciare messaggi di pancia agli italiani su un tema così delicato.  Peccato che anche in questo caso,  l’originale sia sempre meglio della copia sbiadita. Del resto, la destra, sui profughi sono anni che mena duro e con precisione chirurgica.
Il nuovo corso renziano, sempre più di destra, tenta dunque di rubare voti a quelli che potrebbero diventare tra qualche mese i suoi alleati. Una maionese impazzita, che di giorno in giorno rischia di impazzire sempre di più. Intendiamoci: in sè e per sè aiutare sudanesi e yemeniti, siriani e somali a casa loro, non è un concetto sbagliato. Chiunque, potendo scegliere tra una vita decorosa che affondi le proprie radici nei posti in cui è nato e i maledetti viaggi della speranza nei quali si va incontro all’ignoto, non avrebbe dubbi: sceglierebbe di starsene tra le quattro mura domestiche. Peccato che quella casa, per molti migranti,  non esista più: distrutta da guerre e carestie, provocate da  rapaci multinazionali occidentali, principalmente americane, tedesche, francesi, inglesi.
Per dire: l’avidità e il calcolo politico  di Sarkozy in Libia, nel 2011, lo stiamo pagando ancora con gli interessi. L’obiettivo riuscito era mettere in ginocchio l’economia italiana.  E dunque quella miseria endemica che vivono le popolazioni africane ha un solo colpevole: il mondo occidentale, che nei secoli ha depredato le enormi ricchezze del continente nero. Per cui, va bene ed è giusto ripeterlo, aiutarli a casa loro. Ma innanzitutto il mondo occidentale dovrebbe restituire con gli interessi quanto rubato finora. E allora sì che con quel denaro, montagne di denaro, davvero si  potrebbero aiutare gli africani e il mondo arabo più povero a raddrizzare economie e società guidate da governi fantoccio al soldo delle multinazionali.
Certo, adesso la Germania, dopo aver costretto alla fame la Grecia, parla di aiuti concreti , di cooperazioni internazionali, parla di investimenti seri per sviluppare un mondo che si sta riversando in massa in Europa. Si: investimenti seri, in tutta L’Africa, dice la Merkel. Continente sul quale anche i cinesi hanno messo gli occhi addosso, puntando sui prodotti del sottosuolo e dell’agroalimentare. Ma per fermare questo esodo biblico ormai è decisamente tardi. Serviranno generazioni per invertire la rotta. L’Africa è in macerie e dare una mano per far diventare competitive le sue nazioni, non conviene certo alle multinazionali che da secoli  considerano il continente nero popolato solo da bingo bongo, cioè braccia a costo zero o quasi da trasferire nel mondo più progredito. Il tutto per abbassare il costo dei salari , scatenando così una guerra tra poveri, proprio come hanno protestato pacificamente in questi giorni centinaia di migliaia di persone al G20 di Amburgo.
Già, perchè uno dei nodi cruciali è proprio questo. Dopo aver depredato e  creato volutamente il caos, le multinazionali occidentali hanno deciso che il passo successivo sarebbe stato quello di alimentare il mercato degli schiavi. Prova ne sia che, se a piccole e grandi aziende si imponessero per i migranti veri contratti di lavoro,  identici salari indirizzati verso l’alto e lotte sindacali senza cedimenti, nessuno proverebbe più ad incentivare questi esodi di massa. Scafisti e organizzazioni mafiose poi, che sul mercato degli schiavi hanno costruito un solido business, a partire dai centri di accoglienza, perderebbero  tutto l’entusiasmo per l’operazione .
Renzi dice: “Dobbiamo avere uno sguardo d’insieme uscendo dalla logica buonista e terzomondista per cui noi abbiamo il dovere di accogliere tutti quelli che stanno peggio di noi. Se qualcuno rischia di affogare in mare, è ovvio che noi abbiamo il dovere di salvarlo. Ma non possiamo accoglierli tutti noi” .Caro Renzi, qui non si tratta di essere buonisti. Si tratta di essere concreti e gestire al meglio l’ accoglienza. Assodato che fermare questa massa di persone è praticamente impossibile, l’unica è trovare un accordo serio con la pallida copia dell’Europa unita. Se davvero nel 2014 l’Italia ha accettato di accogliere migranti in cambio di un occhio di riguardo sullo sforamento del 3 per cento, allora ci siamo fregati con le mani nostre. Se invece cosi non fosse, l’Italia deve battere i pugni sul tavolo di Bruxelles e trovare con la decrepita Europa  una soluzione condivisa. Riaprire il corridoio dei balcani , ad esempio, e distribuire i migranti in maniera equa. A costo anche di azioni eclatanti. Perché la Ue  e il mondo Occidentale non possono lavarsene le mani.  Stiamo parlando di esseri umani, non di numeri. E il valore della solidarietà non si può vendere al  cinico mercato della politica.  Lo dobbiamo alle migliaia di bambini che sbarcano sulle nostre coste. Avrebbero tutto il diritto di chiedere una sacrosanta redistribuzione della ricchezza, dopo secoli di furti in casa loro. Si accontentano di sognare almeno un futuro migliore, in casa dei loro aguzzini.
LUCIO GIORDANO

9 Luglio 2017
Fonte: qui

UNA VALANGA E 3 TIR SENZA CATENE METTONO IN GINOCCHIO LA PERLA DELLE DOLOMITI, LA STATALE VIENE CHIUSA PER ORE, MOLTI TURISTI DORMONO IN AUTO

IL SINDACO BACCHETTA I VACANZIERI INDISCIPLINATI 

POLEMICA PER L’ASSENZA DI MEZZI SPARGISALE



Michela Nicolussi Moro per il 
Corriere della Sera

cortinaCORTINA
Non è esattamente l' immagine della cartolina natalizia quella che in queste ore ritrae Cortina sotto una coltre di 60 centimetri di neve (64 a Malga Losch, 75 a Sappada, 152 a Frassenè, 153 ad Alleghe). La località che nel 2021 ospiterà i Mondiali di sci è di nuovo in panne, dopo la grande nevicata del dicembre 2013 che l' aveva lasciata senza luce e con la viabilità in tilt. Stavolta niente blackout, ma una valanga e tre tir senza catene ieri mattina hanno bloccato la statale 51 Alemagna (chiusa per ore), fermando la circolazione fino a sera dentro e fuori la Regina delle Dolomiti.
Per scendere a valle invece della solita mezz' ora ci sono volute 5-6 ore.

In via Battisti, a pochi passi dal centrale corso Italia, un camion proveniente dall' Austria e guidato da un autista ungherese è rimasto fermo tutta la notte, perché senza gomme termiche. L' autista ha spalato fino allo sfinimento, per poi dormire in cabina e riprendere ieri mattina. Hanno trascorso la notte nelle loro auto anche molti turisti non attrezzati di catene per i pneumatici, mentre una famiglia barese atterrata all' aeroporto di Treviso e diretta a Dobbiaco è stata lasciata al «Bar Trampolino» di Zuel, alle porte di Cortina, dal tassista, che si è rifiutato di affrontare l' ingorgo senza fine.

CortinaCORTINA
Moglie, marito e due ragazzini hanno dovuto aspettare quattro ore la navetta inviata dall' albergo che li ospita. «Tutto è partito dai tre camion rimasti in panne sull' Alemagna perché sprovvisti di catene, benché obbligatorie dal 15 novembre - spiega il sindaco Gianpietro Ghedina - voglio capire perché non siano stati fermati prima. E poi i mezzi pesanti non dovrebbero circolare sulla statale nel periodo di Natale, lo avevamo già detto. La stessa imprudenza riscontrata in molti turisti indisciplinati, partiti senza montare le catene, ha aggravato la situazione, provocando altri ingorghi e rallentamenti. Senza contare che più di qualcuno ha parcheggiato in strada, impedendo l' accesso ai mezzi spargisale e alle ambulanze».

A proposito di spargisale, polemiche sono scoppiate sulla loro «latitanza», nonostante il Comune assicuri: «Hanno lavorato 16 ore filate, a partire dalle 4 di mercoledì». Conferma Silvano Vernizzi, ad di Veneto Strade: «Sono all' opera 120 mezzi e 200 nostri uomini. Sulle strade regionali non ci sono problemi di circolazione, sui Passi stiamo lavorando con priorità precise (chiusi ieri mattina, in serata sono stati in parte riaperti, ndr ). Sono stati sparsi tremila quintali di sale e altrettanti saranno utilizzati nei prossimi giorni».
cortinaCORTINA
Quanto al mancato rispetto dell' obbligo di pneumatici da neve, l' assessore regionale alla Protezione civile, Gian Paolo Bottacin, tuona: «I trasgressori dovrebbero pagare non solo la sanzione ma anche i danni provocati dalla loro negligenza. Vigili, pompieri, poliziotti e carabinieri hanno faticato giorno e notte per aiutarli a montare le catene, così da evitare incidenti e disagi».

29 Dicembre 2017

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CHE CI FANNO I MILITARI ITALIANI IN NIGER, A DIFENDERE GLI INTERESSI FRANCESI SENZA UN CHIARO TORNACONTO?

CHIEDERE A GENTILONI, CHE PUNTA A UN’ALLEANZA CON MACRON PER METTERE RADICI NEL PALAZZO, PER SMARCARSI DALLA MERKEL CHE CI HA RIFILATO LA FREGATURA DI GIRARE L'AGENZIA DEI FARMACI AD AMSTERDAM (E NON A MILANO)

DAGONEWS

GENTILONI MACRONGENTILONI MACRON
Che ci fanno i militari italiani in Niger, a difendere gli interessi francesi senza un chiaro tornaconto per il nostro Paese? Bisogna chiedere lumi a Gentiloni, che come tutti quelli che scoprono il potere, ci ha preso gusto, e intende mettere radici nel Palazzo.

La strada potrebbe essere proprio l’asse con Macron, visto che quello con la Merkel ci ha portato solo sventure. Ultima, l’assegnazione dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ad Amsterdam invece che a Milano, grazie al voto determinante degli spagnoli, manovrati proprio da Angelona.

MACRON MERKELMACRON MERKEL
In quell’occasione, la Germania si era impegnata a dirottare i suoi alleati sull’Olanda in cambio dei voti per portare a Francoforte l’Autorità Bancaria Europea (EBA). Se ci fosse riuscita, avrebbe creato con la BCE, il Comitato per il rischio sistemico (ESRB) e l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA) il più importante polo finanziario (e dunque politico) del continente.

L’EBA invece è finita a Parigi, con bruciante sconfitta per il colosso tedesco, che ha comunque onorato i patti e lavorato per far vincere Amsterdam in barba a Milano. A quel punto è stato chiaro al governo Gentiloni che doveva inserirsi in questa frattura per ottenere un briciolo di leva sulla governance europea. E come moneta di scambio, come al solito, ci finiscono i contingenti militari italiani…

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L'ITALIA E' IN BALÌA DEI LADRI: UN FURTO OGNI DUE MINUTI

BOLOGNA, MILANO, TORINO E ROMA LE CITTÀ PIÙ INSICURE 

IL 36% DEI REATI COMMESSO DA STRANIERI

Fabrizio Boschi per il Giornale

E poi c' è chi come lei, la presidentessa della Camera, Laura Boldrini, nega il fatto che in Italia, da tempo, ci sia un allarme sicurezza. Soprattutto durante le vacanze di Natale, i furti in casa sono all' ordine del giorno.

E guarda caso ai primi posti delle città maggiormente insicure (un furto ogni due minuti) e martoriate dai ladri (la maggior parte immigrati) ci sono i comuni amministrati dal Pd come Bologna e Milano e dal M5s come Torino e Roma.

Un trend in continuo aumento anche a livello nazionale con un incremento generale sul 2016 del +30%.
Questo dato riguarda solo le denunce ufficiali in quanto in molti casi le famiglie che subiscono furti nei garage o nelle cantine sono talmente demotivate dal fatto che nella maggior parte dei casi i responsabili non verranno acciuffati o se arrestati resteranno in galera pochi mesi, da non darne comunicazione alle autorità.

ladro furto casaLADRO FURTO CASA
Secondo una recente analisi elaborata da Confabitare (associazione proprietari immobiliari), guidata da Alberto Zanni, e riferita all' anno 2017 a confronto con il 2016, Bologna (Merola, Pd) è al top della classifica con un balzo del +32,3%, seguita da Milano (Sala, Pd) con un +31%, Torino (Appendino, M5s) con un +28,2% e Roma (Raggi, M5s) con un +27,3%. A seguire ci sono Firenze (Nardella, Pd) +24,8%, Venezia (Brugnaro, Forza Italia) +22,5%, Genova (Bucci, Forza Italia) +22 %, Cagliari (Zedda, ex Sel) +19,5%, Padova (Giordani, Pd) +18,7%, Napoli (De Magistris, Democrazia Autonomia) +17,3%, Catania (Bianco, Pd) +16,5%, Palermo (Orlando, Movimento per la Democrazia - La Rete) +15,4%. Fanalino di coda è Bari (Decaro, Pd) con un 14% in più. Nove comuni guidati dal centrosinistra, due dal Movimento cinquestelle e due dal centrodestra.

Malgrado questi dati, solo una faccia di bronzo come il segretario del Pd Matteo Renzi, avrebbe la spudoratezza di affermare il contrario. Ecco che ieri in un' intervista su La Stampa ha avuto la sfacciataggine di sostenere che «l' Italia è più sicura se guidata dal Pd: non è tempo di apprendisti stregoni che si qualificano come nuovi o del ritorno di chi ha fatto schizzare lo spread a livelli record. È tempo di solidità e di forza tranquilla». Non comprendendo che qua, in tutto questo marasma politico, l' unico stregone (apprendista) è proprio lui. Non lo batte nemmeno la Boldrini in questo sport.
ladro furto casaLADRO FURTO CASA

Perché inutile continuare a negare l' evidenza come fanno Renzi o la Boldrini. La maggior parte dei furti nelle case è commessa da bande di immigrati, siano questi nordafricani, albanesi o rumeni. La maggiore causa va ricercata nella generale situazione di crisi economica, mentre il 36% delle denunce per reato è da attribuirsi a stranieri senza permesso di soggiorno.

Il maggiore incremento ovviamente nelle grandi città: nello specifico possiamo parlare di un furto ogni due minuti con la media a livello nazionale di ottanta abitazioni su mille e di ben 25 furti in casa ogni giorno in ogni grande città. Ma l' allarme sicurezza non esiste.

Fonte: qui

VINCENZO VISCO AFFERMA CHE: “LA GERMANIA DOVEVA FARE DA TRAINO E INVECE SI È MESSA A FARE POLITICHE MERCANTILISTE, NAZIONALISTE E ISOLAZIONISTE A SCAPITO DELLA CRESCITA DELL'EUROPA

BERLINO CRESCE A SPESE NOSTRE, PERCHÉ C'È UN MARCO SVALUTATO CHE È L'EURO. 

E LORO INVECE DI ESPANDERE L’ECONOMIA CONTINUANO AD ACCUMULARE AVANZI SULL'ESTERO…”

Fabio De Ponte per “la Stampa”

vincenzo viscoVINCENZO VISCO
«Mi ricordo tutta la dinamica dei mesi in cui dovevamo entrare nell' euro, con Ciampi che faceva l' incantatore dei serpenti con il ministro tedesco Theo Waigel. C'era il collega olandese Gerrit Zalm che non ci poteva vedere e si dovette ammansire pure lui. Ma quando andavamo alle riunioni a Bruxelles ci guardavano tutti con molto rispetto.
E' stato forse uno dei pochi periodi in cui l' Italia non suscitava riserve».

carlo azeglio ciampi sullo yacht di merloniCARLO AZEGLIO CIAMPI SULLO YACHT DI MERLONI
Vent' anni dopo quel fatidico 1997, in cui il governo Prodi varò la manovra che valse all'Italia l'ingresso nell'euro, l'allora ministro delle Finanze Vincenzo Visco, uno dei grandi protagonisti di quella stagione, ricorda quei giorni con nostalgia. Il Tesoro era nelle mani di Carlo Azeglio Ciampi, che poi sarebbe diventato presidente della Repubblica. La manovra consentì di agganciare un rapporto deficit/Pil al 2,7%, al di sotto della soglia del 3% prevista dai trattati di Maastricht.

Eravate sicuri di farcela?
vincenzo viscoVINCENZO VISCO
«Ripensandoci adesso, la situazione era strana. Non eravamo ovviamente sicuri, perché bisognava vedere se tutto andava per il verso giusto. Però non eravamo neanche preoccupati, né ansiosi o angosciati. Avevamo fatto tutto quello che si doveva fare».

Qual era la strategia?
«Ci fu una gestione molto consapevole e anche, se vogliamo, astuta. Il nostro punto, in particolare di Ciampi e mio, era quello di rendere chiaro ai mercati che l'Italia stava facendo ogni sforzo per entrare nell'euro subito e che ci sarebbe entrata.
CARLO AZEGLIO E FRANCA CIAMPICARLO AZEGLIO E FRANCA CIAMPI

Questo automaticamente avrebbe provocato una convergenza dei tassi di interesse verso i tassi tedeschi. Avevamo allora uno spread di oltre 500 punti base. Con una manovra abbastanza modesta, a parte l'eurotassa che poi restituimmo, e senza sacrifici spaventosi siamo riusciti a fare un aggiustamento una tantum in cambio di una riduzione permanente dei tassi di interesse».

A distanza di vent'anni molto è cambiato.
«Sì, l' Europa è andata tutta da un' altra parte. La Germania doveva fare da traino a tutta l'operazione e invece si è messa a fare politiche mercantiliste, nazionaliste e isolazioniste a scapito della crescita dell' Europa».
Merkel Schaeuble-1MERKEL SCHAEUBLE-1

E questo cosa ha provocato?
«Quella che è avvenuta negli ultimi dieci anni, dopo la crisi, a causa delle politiche della Germania in qualche modo avallate dalla Bce, è una artificiosa rinazionalizzazione dei diversi euro, e quindi dei diversi tassi di interesse. E quindi la moneta unica funziona male e a scartamento ridotto».

Loro però restano la locomotiva d' Europa.
«La Germania continua a crescere a spese nostre, perché c'è un marco svalutato che è l'euro. E loro invece di espandere l' economia continuano ad accumulare avanzi sull'estero».

MARIO DRAGHIMARIO DRAGHI
Cosa dovrebbero fare?
«Per esempio non hanno mai voluto risolvere il problema delle banche, con l'assicurazione dei depositi. Insomma insieme con la moneta unica ci si sta se si condividono i rischi. La condivisione dei rischi è l'unico modo di evitare i rischi.
Prenda il "Whatever it takes" di Draghi. Quello fu un messaggio agli speculatori. Fece capire che avrebbe messo su una linea di fuoco talmente forte da spuntarla su ogni speculatore. La speculazione si fermò. E Draghi non ha speso una lira. Quella è una forma di condivisione dei rischi».

EUROPA DIVISAEUROPA DIVISA
Oggi si parla anche di un referendum sull'euro che potrebbe promuovere il M5S. Che ne pensa?
«Non ci credono nemmeno loro. Ma il problema c'è, nel senso che per come si è venuta costruendo la politica monetaria ed economica dell' Ue è autolesionistica. Non funziona. Funziona parzialmente solo per la Germania».

Fonte: qui