9 dicembre forconi: 10/08/19

martedì 8 ottobre 2019

TRUMP ACCENDE LA MICCIA IN SIRIA; IL PRESIDENTE USA RITIRA LE TRUPPE E LASCIA CAMPO LIBERO A ERDOGAN

PER GLI AMERICANI, LA PRESENZA MILITARE DELLA TURCHIA E' UTILE A CONTENERE L'IRAN 
I RUSSI HANNO OTTENUTO DA ANKARA LA GARANZIA CHE ASSAD RESTI AL SUO POSTO. ANCHE L'IRAN INGOIA IL BOCCONE AMARO PUR DI VEDERE GLI USA FUORI DALLA SIRIA 
ERDOGAN VUOLE ANNETTERE UN'AREA GRANDE COME IL PIEMONTE. 
E I CURDI ORA RISCHIANO UNA PULIZIA ETNICA 
I DUBBI DEGLI ANALISTI E GLI SCENARI...
TRUMP IMPONE LA SUA LINEA AL PENTAGONO: L'AVANZATA DI ANKARA PER INDEBOLIRE L'IRAN
Flavio Pompetti per “il Messaggero”

La telefonata fra Trump ed Erdogan ha colto di sorpresa l'intero spettro politico a Washington. Ancora una volta si ha il sospetto che la decisione di ritirare, seppure parzialmente, le truppe statunitensi dai punti di monitoraggio del Nord Est della Siria sia maturata durante la conversazione notturna, ben consapevoli delle conseguenze, e dello spettro più ampio delle tensioni che agitano il medioriente.
putin erdoganPUTIN ERDOGAN

LA SCELTA
Persino il senatore Lindsay Graham, uno degli alleati più stretti di Trump in campo repubblicano, e veterano delle commissioni Difesa ed Esteri, è caduto dalle nuvole: «Devo ancora verificare se la notizia è vera ha detto subito dopo aver appreso quanto era accaduto ma se lo è, questo è un pieno disastro in via di formazione». Non è la prima volta che sulla Siria il presidente volta le spalle alle opinioni dei suoi consiglieri militari.

Jim MattisJIM MATTIS
A dicembre del 2018, quando Trump annunciò il ritiro delle truppe Usa, perse d'un colpo il segretario della Difesa Jim Mattis e l'inviato speciale per la campagna contro l'Isis Brett McGurk, entrambi dimissionari per protesta. Nei mesi successivi era tornato parzialmente sui suoi passi, e lo scorso gennaio aveva anche promesso che i marines avrebbero presidiato stabilmente una striscia di 35 km alla frontiera tra Turchia e Siria. Soltanto una settimana fa il suo attuale ministro per la Difesa Mark Esper aveva parlato dei progressi compiuti dalle rappresentanze militari Usa e di quelle turche nel pattugliare insieme il confine, e garantirne la viabilità.

ERDOGAN TRUMPERDOGAN TRUMP
È di nuovo McGurk oggi a dare voce allo spiazzamento dei ranghi dell'esecutivo: «Trump non è un comandante in capo ha scritto ieri l'ex collaboratore della Casa Bianca. Prende decisioni impulsive senza conoscere la materia, e senza una previa discussione. Fa la voce grossa, poi di fronte alla fermezza di un suo interlocutore è pronto a cedere, e a lasciare indifesi i suoi alleati».

Brett McGurkBRETT MCGURK
E ancora: «Lui non attribuisce nessun valore strategico alla Siria, e teme di alienare la Turchia in un momento in cui la politica di contenimento dell'Iran attraversa un momento critico. Erdogan l'ha costretto a scegliere tra La Turchia e l'Iran, e Trump ha scelto la Turchia». Questa chiave di lettura è condivisa da fonti interne alla Casa Bianca, che raccontano di un Trump determinato ad attirare l'esercito di Erdogan ben all'interno del confine siriano, verso la valle dell'Eufrate dove ci sono focolai dell'Isis ancora vivi e mai estirpati, nonostante la vittoria militare ad Afrin un anno e mezzo fa. La presenza militare della Turchia in Siria costringerebbe un confronto più deciso del governo di Ankara con l'Iran, alleato di Assad.

ERDOGAN TRUMPERDOGAN TRUMP
Trump avrebbe quindi deciso di abbandonare il ruolo storico degli Usa come gendarme del mondo, come da tempo aveva annunciato, per concentrarsi sul fronte che considera primario per la sua politica mediorientale: l'assedio all'Iran. Il timore dell'establishment alle sue spalle è che l'accordo con Erdogan possa distruggere la reputazione del paese presso gli alleati ai quali ha promesso supporto militare e strategico, come sta accadendo con i curdi, lasciati soli di fronte all'Operazione Sorgente di pace che l'esercito turco sta lanciando.

TEHERAN
putin erdogan rouhaniPUTIN ERDOGAN ROUHANI
Non a caso la protesta più vibrata è venuta da Teheran, dove il ministro degli Esteri Javad Zarif ha denunciato la violazione dei confini siriani in arrivo dal fronte settentrionale. «Noi abbiamo espresso la nostra posizione con chiarezza nel recente summit tripartito di Istanbul ha detto Zarf non c'è modo di difendere la sicurezza della Siria, se si attacca la sua integrità territoriale».

IL PIANO DEL SULTANO DEL BOSFORO PER ANNETTERE I TERRITORI AL CONFINE
Giordano Stabile per “la Stampa”

trump putinTRUMP PUTIN
All'inizio di settembre Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che sarebbe entrato «nel giro di un mese» nel Nord-Est della Siria. Sembrava una spacconata, un bluff, ma il leader turco ha giocato le sue carte senza sbavature. E ha messo Washington con le spalle al muro. Erdogan ha imparato la lezione del 2015, quando l'intervento russo a fianco di Bashar al-Assad ha mandato all'aria i suoi piani in Siria.

In un anno ha ribaltato la sua strategia. Da nemico acerrimo Vladimir Putin è diventato suo alleato. L'idea di rovesciare il raiss siriano è stata accantonata. Erdogan si è concentrato su un altro obiettivo. Annettere il più possibile della Siria settentrionale, da trasformare in un'altra Cipro Nord, a spese dei curdi.
putin assadPUTIN ASSAD

Il leader turco ha stretto un patto con Russia e Iran per isolare l'America. In cambio ha chiesto il via libera nella sua «zona d'influenza». Nel settembre del 2016 si è preso la prima fetta di territorio, Al-Bab, allora in mano all' Isis. Poi ha attaccato il cantone curdo di Afrin e ha sconfitto i guerriglieri delle Ypg. Quella era però una zona nell'orbita russa e il conflitto di interessi meno evidente.

Dall' inizio del 2018 in poi Erdogan ha cominciato a martellare la Casa Bianca con la richiesta di mano libera nel Nord-Est. Un proposta imbarazzante perché sono territori strappati dai curdi ai jihadisti al prezzo di 11 mila caduti. Erdogan ha interpretato in maniera corretta il desiderio di Trump di ritirarsi dalla Siria, così come dall' Afghanistan, in vista delle presidenziali del 2020.

ERDOGAN ASSADERDOGAN ASSAD
Ha ottenuto un primo sì lo scorso dicembre ma l'entourage del leader Usa lo ha stoppato. Finché l' ex segretario alla Difesa James Mattis e il consigliere alla Sicurezza John Bolton sono stati liquidati. Il presidente turco ha nel frattempo risolto con Putin e l'iraniano Hassan Rohani la questione della provincia di Idlib, ultima roccaforte dei ribelli. Sarà spartita a metà fra il regime siriano e la Turchia. A questo punto è passato al «Rojava», il Kurdistan siriano. Ha strappato al nuovo segretario alla Difesa Mark Esper una «fascia di sicurezza». Alla fine ha convinto Trump a lasciarlo fare. Lancerà nei prossimi giorni l'operazione dal nome orwelliano «Sorgente di Pace» per distruggere le Ypg.
truppe turche in siriaTRUPPE TURCHE IN SIRIA

Per Aaron Stein, direttore del Middle East Program a Washington, a questo punto c'è poco da fare. «Da anni gli Usa non hanno una politica consona ai loro interessi in Siria - spiega -. Ho parlato con molti funzionari negli ultimi mesi: nonostante conoscessero le intenzioni di Trump hanno elaborato strategie che presupponevano la permanenza delle truppe americane, per sempre. Un errore. Per i curdi la migliore opzione, ora, è un'intesa con Assad».

erdogan annette la siria del nordERDOGAN ANNETTE LA SIRIA DEL NORD
Un punto condiviso anche dall'analista Joshua Landis che teme una «pulizia etnica» da parte dei turchi. È un rischio da non sottovalutare. Erdogan punta ad annettere 10 mila chilometri quadrati nel Nord-Est della Siria e 15 mila nel Nord-Ovest, in tutto un' area come il Piemonte. Nella zona ci sono minoranze turkmene propense a essere turchizzate.

I curdi saranno diluiti dall'arrivo di masse arabo-sunnite riconoscenti al leader turco, come sta già avvenendo nel cantone di Afrin. Erdogan ha annunciato la creazione di città e villaggi dove spostare un milione di rifugiati. Ha mostrato una mappa con la sua «zona di sicurezza», lunga 350 chilometri e profonda 30, e i nuovi insediamenti.

militari turchi e americaniMILITARI TURCHI E AMERICANI
La politica di annessione strisciante alla Turchia marcia già a pieno regime nel Nord-Ovest, dove apriranno tre facoltà dipendenti dall' università di Gaziantep. Per la Russia è un precedente che le fa comodo in Crimea e nell' Est dell' Ucraina. Mentre l' Iran è disposto a far digerire l' amara pillola all' alleato Assad pur di vedere gli americani fuori dalla Siria e dalla Mesopotamia. Se ha bluffato, Erdogan lo ha fatto con parecchi assi in mano.

Fonte: qui

A MILANO UN RIFUGIATO 32ENNE DELLA COSTA D’AVORIO HA AGGREDITO UNA STUDENTESSA DI 18 ANNI ALL’USCITA DI UN LOCALE

L’UOMO HA VISTO LA RAGAZZA CHE SI ERA PERSA E PARLAVA AL TELEFONO CON UN’AMICA, L’HA SPINTONATA A TERRA, L’HA BLOCCATA, LE SI È MESSO A CAVALCIONI SOPRA CALANDOSI I PANTALONI E HA CERCATO DI VIOLENTARLA 
MA LA GIOVANE È RIUSCITA A…

Andrea Galli per "www.corriere.it"

TENTATO stuproTENTATO STUPRO
In una tasca anteriore dei pantaloni, i carabinieri hanno trovato l’iPhone di colore giallo oro che poco prima aveva rubato a una studentessa liceale di diciotto anni, appena uscita dal locale «Geko23» in via Brembo, a poca distanza dalla Fondazione Prada. Ma c’è altro, molto altro.

La presa del telefonino è stato l’ultimo atto dell’aggressione compiuta nella notte tra sabato e ieri da Mamadou T., un 32enne con residenza ufficiale in un dormitorio, quello di via San Giovanni alla Paglia, nella zona di Porta Venezia, disoccupato e dal primo agosto dell’anno scorso in possesso d’un permesso di soggiorno rilasciato per motivi umanitari.
tentato stupro TENTATO STUPRO 

L’uomo, originario della Costa d’Avorio, alle 2.30, in via Adamello, ha incrociato la ragazza, che era sola, si era persa e parlava al telefonino con un’amica, e l’ha spintonata a terra, l’ha bloccata, le si è messo a cavalcioni sopra calandosi i pantaloni, e ha cercato di stuprarla, trovando ogni volta la ferma opposizione della 18enne, fin quando il balordo ha deciso di arraffare il cellulare e scappare via.

Ancora una volta, a Milano è andata miracolosamente bene. La ragazza si è salvata, pur al netto di uno stato di choc e di una paura che chissà quanto dureranno, e il balordo è stato catturato. Decisiva la memoria della stessa studentessa, che alla prima pattuglia del Nucleo radiomobile intervenuta e prontamente in allerta — lei camminava con atteggiamento «strano» e piangendo — ha parlato di un tipo sul metro e ottanta d’altezza, muscoloso, vestito di nero, con i capelli rasati ai lati e con una cresta nel mezzo della testa.
TENTATO stuproTENTATO STUPRO

L’avvio della ricerca, con l’ausilio di altre pattuglie di carabinieri, ha permesso di trovare Mamadou T. in via Orobia all’angolo con via Vezza d’Oglio, non lontano. L’ivoriano avanzava tranquillo, come se niente fosse successo, forse convinto che la ragazza fosse talmente terrorizzata da non avere la forza di chiedere aiuto e indirizzare gli investigatori. Trasferito in galera a San Vittore su ordine del sostituto procuratore Luigi Furno, vedremo ora le prossime decisioni della giustizia.
tentato stupro TENTATO STUPRO 

Due settimane fa, sempre da queste parti, un nigeriano, appena uscito di prigione dopo aver — due giorni prima soltanto — cercato di uccidere un clochard davanti alla stazione Centrale, aveva braccato la ex e l’aveva ferita al collo con una bottiglia rotta. Le sue intenzioni erano quelle di assassinarla. Sarà soltanto una coincidenza geografica, ma rimane un dato oggettivo.

stuproSTUPRO
Ciò detto, torniamo a Mamadou T., che ha provocato alla ragazza ferite a una mano, alle ginocchia e alla fronte, tutte subito medicate al Policlinico e non gravi. Secondo quanto appreso in Procura, la studentessa ha messo a verbale che mentre stava appunto camminando, ha visto quest’uomo che la inseguiva, più e più volte gli ha detto d’allontanarsi, quello se n’è fregato, e improvvisamente la ragazza si è trovata a terra, buttata sull’asfalto dal balordo.

Pur «angosciata», anche per il fatto che «era molto, molto più forte fisicamente di me», si è messa a urlare, ha scalciato, l’ha respinto con le mani e le gambe, si è divincolata, lui l’ha ripresa, di nuovo si è sottratta, Mamadou T. le ha sfilato l’iPhone e se n’è andato, in direzione di via Lorenzini.
 stupro STUPRO

Non c’erano complici nei dintorni per prendere in «custodia» il rifugiato politico e farlo sparire; lo stesso non s’è per esempio acquattato sotto una macchina il tempo necessario di sottrarsi a un’eventuale ricerca delle forze dell’ordine, e non si è nascosto in un angolo buio. Sicuro che tanto non l’avrebbero mai cercato e men che meno stanato.

Fonte: qui