9 dicembre forconi: 02/26/18

lunedì 26 febbraio 2018

L'indice di miseria smonta i falsi miti su euro e Ue

Il 15 febbraio 2018 Bloomberg ha pubblicato l’indice di miseria che classifica 66 paesi del mondo, facendo emergere un aspetto interessante dell’Europa. PAOLO ANNONI
Lapresse
Lapresse

Il 15 febbraio 2018 Bloomberg ha pubblicato l’indice di miseria che classifica 66 Paesi “sommando” il tasso di inflazione e l’indice di disoccupazione
In questa singolare classifica si è confermato saldamente al primo posto il Venezuela seguito dal Sud Africa e dall’Argentina. Tra i primi dieci, in compagnia di Paesi come Ucraina o Turchia e Brasile, un tempo economie in via di sviluppo, fanno il capolino la Grecia al quinto posto sotto l’Egitto e a pari merito con la Turchia che “guadagna” una posizione, e la Spagna, confermata all’ottavo posto appena sotto l’Ucraina. È davvero singolare trovare due Paesi “del primo mondo” e dell’Europa ai primi posti di una classifica di Paesi che siamo abituati ad associare a povertà e miseria.
Sicuramente si rimane perplessi di fronte a una pubblicazione, che con i suoi limiti, cozza con l’immagine di un Paese il cui debito “non è più un problema”, la Grecia, e uno che “è in ripresa”, la Spagna. In realtà l’indice di Bloomberg fotografa una situazione difficile con la Grecia al 21% di disoccupazione e la Spagna al 17%. La disoccupazione giovanile che in Grecia negli ultimi mesi è risalita dipinge una situazione ancora più drammatica con la Grecia al 41% e la Spagna al 37%. 
Chi non è europeo e legge questi dati non può non farsi alcune domande: cosa sta succedendo in Europa? 
Perché parte dell’Europa sta diventando un’economia in via di sviluppo? 
Questo andamento è destinato a continuare o si invertirà? La realtà è molto diversa dall’immagine consolidata di un continente ricco e florido; oppure la realtà è più complessa dell’immagine semplificata che passa sulla maggioranza di giornali e tv.
Allo stesso modo è consolidata la convinzione che fuori dall’euro e dall’Europa sarebbe comunque peggio: inflazione, debito, svalutazione renderebbero l’economia molto peggiore di quella attuale. Si dovrebbe però cominciare a prendere in considerazione l’ipotesi, se il trend non si inverte, che l’economia da Paese del terzo mondo si raggiunge comunque, all’interno dell’euro, anche se più lentamente. A questo punto, sempre per onestà intellettuale, bisognerebbe chiedersi perché nell’euro, toccato il fondo, ci dovrebbero essere più possibilità di risalita che fuori. Qualsiasi cosa si pensi dell’euro e dell’Europa non si può non fare i conti con “gli indici Bloomberg” e i loro parenti stretti secondo cui la periferia europea si sta impoverendo a un tale livello da avere punti di contatto che le economie in via di sviluppo; con la differenza che spesso queste economie “salgono” mentre la periferia europea scende.
Rimane sospesa questa domanda: le tensioni e le conflittualità, “i populismi”, all’interno dei singoli Paesi europei e tra Paesi europei che relazione hanno con l’attuale struttura economico-politica europea? 
Se l’euro e l’Unione europea sono un bene perché la realtà sbaglia? L’assunto secondo cui l’euro e l’Unione europea agiscono in senso centripeto e diminuiscono le conflittualità fino a che punto può essere difeso? Infine l’Europa coincide con l’euro e l’Unione europea? Si può essere amici senza l’euro? 
Sono domande con cui l’indice di Bloomberg ci obbliga a fare i conti; soprattutto perché, esclusi i paradisi fiscali, in fondo all’indice, dove si sta meglio, ci sono Danimarca e Norvegia, due paesi europei senza l’euro. Con una sola aggiunta: un’inversione a questo punto deve arrivare in fretta, prima che le differenze diventino così grandi da provocare conseguenze politico-economiche traumatiche. 17 FEBBRAIO 2018 PAOLO ANNONI

Le conseguenze della bellezza

Alcuni sostengono che in Italia ci sia il 60% dell’arte mondiale. 

Non mi pronuncio, ma tutte le volte che vado in giro per l’Italia trovo sempre qualcosa da visitare o che ho visitato. 

Quindi lasciando perdere le percentuali di cose belle ce ne sono tante. Se poi vado a vedere i flussi turistici degli amanti dell’arte mi accorgo che gli italiani non sono proprio al primo posto. 

E mi domando: come é possibile se noi nel bello ci siamo nati? 

Unica risposta plausibile é un conto é nascere vicino al mare un altro é saper nuotare. 

Noi il bello non lo pratichiamo, forse perché vedere cose belle fa porre domande su tutte le cose brutte che ci circondano e noi più che circondati siamo assediati dal brutto. 

Il brutto sociale (tutti contro tutti e sicuramente contro il diverso sia per sesso che per razza). 

Il brutto economico (poco lavoro, grandi scandali, troppe ruberie). 

Il brutto politico (nei partiti comandano sempre i peggiori).

Immersi in questa palude perdiamo qualsiasi interesse per la ricerca del bello

Siamo come chi nelle sabbie mobili non si muove per non affondare più velocemente, ma se non si fa niente prima o dopo si soccombe e allora aspettiamo. Cosa? Mah, una volta il miracolo. 

Oggi in questa società laica  il salvatore, non quello con la esse maiuscola, no, la peggior copia, quindi neppure l’uomo forte o l’uomo della provvidenza. Semplicemente un nostro alter ego cioccapiatti che ci racconta come se oggi é così domani con lui sarà l’opposto e che saremo tutti più ricchi (e quindi più felici) e che magari sia sempre lo stesso uomo a promettercelo a noi non interessa, perché non ci interessa la faccia o la credibilità delle promesse, no, ormai ci interessano solo le promesse in sé. Siamo libellule, viviamo pochi giorni e in quelli vogliamo la carezza di un momento di felicità. 
Come un sogno felice di un moribondo terminale. 
É dura da accettare, ma questa é la nostra condizione. Più della metà degli elettori vota da più di 30 anni. 

E nel 1988 esistevano ancora il PCI, la DC e il PSI. Per 43 anni fecero la storia del paese, poi, sotto la spinta della storia e non solo, si sono squagliati come neve al sole, ma non é nato niente di nuovo dalle loro ceneri, soltanto “rassembramenti” nuovi  solo per chi voleva comandare ed é andato avanti così in questi 25 anni
. Come in sud America si facevano i colpi di stato, da noi le congiure. 

Chi vinceva veniva “ucciso” dai suoi alleati . Alle elezioni successive nuove sigle, vecchie facce e promesse ancora più spinte. I giovani che si affacciavano alla scena politica questo copione hanno sempre seguito. Però se date un’occhiata alle liste elettorali, di vecchi istrioni ne trovate ancora tanti e le mani di tanti “giovani” hanno sospette macchie. Ma consolatevi, ormai il nostro metodo é diventato un esempio accettato anche da molti altri. Magari innamorati delle nostre bellezze.

Fonte: qui

Perché l’abolizione del contante non serve contro l’evasione e la criminalità(ma è l'ennesimo servile favore alle banche)

Il concetto è sempre quello: il contante favorisce la criminalità e l’evasione fiscale. Dunque aboliamo il contante, per contrastare sia l’una che l’altra. Del resto, questo è il pensiero che traspare dalle parole di Grasso: “Possiamo discutere tempi di attuazione e modalità ma idealmente la strada del futuro è l’abolizione del contante” sia “per combattere l’evasione fiscale” sia “per contrastare l’economia criminaleMA SOPRATTUTTO PER FARE L'ENNESIMO FAVORE SERVILE AL SISTEMA/CARTELLO BANCARIO (ANSA).
Peccato che il contante non favorisca la malavita organizzata non più di quanto la danneggi. La verità è che i criminali 4.0 usano mezzi molto più sofisticati per fare i loro sporchi affari, che sovente sfruttano proprio la moneta elettronica se non anche quella virtuale. La malavita, del resto, cerca di dissimulare le proprie attività criminose in attività legali, che le permettano di riciclare i guadagni illeciti, e dunque qualsiasi elemento di tracciabilità per loro è utile onde ostentare legalità, soprattutto quando poi la tracciabilità – nella catena dei bonifici, delle fideiussioni e dei giroconti – si dissolve in società di comodo, magari nate nei paradisi fiscali, dove le indagini vanno a sbattere contro il muro dell’omertà internazionale.
Considerare dunque il contante come foriero di attività criminali è solo un pregiudizio nei confronti del contante. E d’altro canto, non serve nemmeno per combattere l’evasione fiscale, e questo perché oggi l’evasione vera e propria viene commessa attraverso il gioco delle residenze (para)fiscali all’estero, dei prestanome, o – pure peggio – attraverso i sistemi dell’elusione e della sottrazione, che non necessariamente coinvolgono direttamente l’uso del contante. Sappiamo infatti che l’elusione e la sottrazione mirano a utilizzare i buchi della legislazione fiscale per ottenere vantaggi fiscali indebiti o sottrarre l’imponibile alla tassazione. Dunque, molto spesso hanno poco a che vedere con i pagamenti in contante.
In ogni caso, ammesso anche che una parte dell’evasione o delle attività criminali si realizzi con l’uso del contante, non è questa una ragione legittima per vietarne l’uso, perché tale divieto alla fine si risolve con due conseguenze:

a) la compressione della libertà di tutti i cittadini;

b) l’asservimento dei cittadini agli interessi delle banche, che oggi sono i monopolizzatori della moneta elettronica, e che con essa, attraverso le commissioni e le spese bancarie di varia natura, fanno gli affari più lucrosi, imponendo un ulteriore costo nella circolazione delle merci e dei servizi (uno prodotto, pagato più volte con la moneta elettronica, genera un profitto bancario sulla transazione che con il contante non esiste).
La verità è invece un’altra ed è una verità che pochi vogliono sentire o peggio ammettere: la criminalità organizzata e l’evasione si combattono con sistemi mirati e non comprimendo la libertà di tutti i cittadini.

Fonte: qui

Striscia, spari contro Brumotti e troupe allo Zen di Palermo

Palermo, 25 febbraio 2018  - Vittorio Brumotti e la sua troupe di "Striscia la Notizia" ancora bersaglio di spacciatori e drogati, e questa volta qualcuno ha anche sparato. L'aggressione è avvenuta a Palermo, nel quartiere Zen. Brumotti tentava di documentare come viene gestito lo spaccio di stupefacenti, quando lui e i suoi collaboratori sono stati aggrediti da ungruppo di abitanti della zona che hanno scagliato sassi, seguiti da con un colpo di pistola che ha perforato la portiera dell'auto.
Erano le 16.00, l'inviato di Striscia e la troupe erano appena usciti dalla vettura, quando sono stati insultati, minacciati di morte e aggrediti con lancio di sassi. Brumotti e compagni hanno subito riparato in auto, che è blindata, per sfuggire agli aggressori, quando all'improvviso il tettuccio è stato sfondato da un pesante blocco di cemento, lanciato da un piano alto di una casa. Poi la portiera è stata perforata da un colpo di arma da fuoco. Sono stati polizia e carabinieri a trarre in salvo gli inviati di Striscia la Notizia, che manderà prossimamente in onda il servizio registrato.
Brumotti contro lo spaccio (Mediaset)
Fonte: qui