9 dicembre forconi: 09/10/16

sabato 10 settembre 2016

Finanziamenti Italia-UE: per il Belpaese saldo negativo di 5,4 miliardi, ma è anche colpa nostra

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La corte dei Conti ha pubblicato la Relazione annuale 2015 al Parlamento su “I rapporti finanziari con l’Unione Europea e l'utilizzazione dei fondi comunitari” che mette sulla bilancia i contributi economici che l’Italia versa all’Unione e i soldi che Bruxelles versa, invece, all’Italia per progetti di sviluppo e occupazione.

PUBBLICATO il  su 

Secondo la Corte dal 2008 al 2014, la casse italiane registrano un saldo negativo di 39 miliardi, che rappresenta quindi la differenza tra quanto abbiamo dato e ricevuto in quel periodo di tempo.

Soltanto nel 2014 l’Italia ha versato 5,4 miliardi in più di quanto abbiamo ricevuto come finanziamenti.

Su questi calcoli si alzano le voci di protesta contro i burocrati di Bruxelles, contro l’UE brutta e cattiva che complotta contro l’Italia. Ma in realtà, il fatto che l’Italia versi più di quanto riceve è fatto noto da tempo, da quanto sono in vigore le modalità di calcolo dei contributi dovuti dai Paesi membri all’UE. Il dato interessante che, però, la Corte dei Conti aggiunge alla discussione è che la responsabilità delle minori entrate rispetto alle uscite è anche nostra, perché non sappiamo spendere i finanziamenti provenienti dall’UE.
Come si finanzia l’UE
Basta andare sul sito dell’Unione Europa per verificare le modalità con cui si finanzia l’UE. La fonte principale è il contributo dei Paesi membri calcolato in circa lo 0,7% del reddito nazionale lordo. “I principi di base – si spiega - sono la solidarietà e la capacità contributiva, ma se ne risulta un onere eccessivo per determinati paesi, si procede ad aggiustamenti”. Un’altra parte dei soldi arriva dall’IVA di ciascun Paese (circa lo 0,3%) e dai dazi all'importazione sui prodotti provenienti dall'esterno dell'UE.

Per quanto riguarda il 2014, ultimo dato disponibile, la Corte dei Conti indica un saldo (negativo per l’Italia) di 5,4 miliardi di euro.

Il contributo italiano è diminuito del 7,5% rispetto all’anno precedente a fronte, però, di una flessione degli accrediti ricevuti dall’Unione per la realizzazione di programmi europei del 15,1%.
Inoltre, sottolinea la Corte, l’Italia continua a farsi carico insieme ad altri Paesi di una quota dei rimborsi al Regno Unito per la correzione dei suoi “squilibri di bilancio” (circa 1,2 miliardi di euro nel 2014, con un incremento di circa il 29% rispetto all’anno precedente).  Le contribuzioni di Danimarca, Irlanda e Regno Unito sono ridotte rispetto agli altri Paesi perché non partecipano a certe politiche nel settore della giustizia e degli affari interni e quindi gli altri membri devono compensare versando a loro parte dei contributi.
Questi i grafici pubblicati sul sito dell'Unione Europea che indicano i fondi dati e ricevuti dall'Italia nel 2014.
Spese UE in ItaliaContributi al bilancio UEevoluzione bilancio UE-Italia
Le responsabilità italiane del saldo negativo
Ma se la notizia dei contributi italiani maggiori dei finanziamenti non è nuova, risulta interessante il dato evidenziato dalla Corte dei Conti sulla gestione italiana dei soldi provenienti dall’UE.
L’analisi della Corte ha evidenziato che “per far fronte ai ritardi nell’utilizzo di tali fondi ed evitare perdita di risorse comunitarie, le Autorità italiane, d’intesa con la Commissione Europea, hanno ridotto la quota di cofinanziamento nazionale, attraverso le riprogrammazioni definite nell'ambito del Piano di Azione Coesione”.
L’Italia da una parte non impiega soldi per i confinanziamenti con l’UE e dall’altra utilizza male i fondi accreditati dall’Unione. La Corte sottolinea il capitolo delle frodi e delle irregolarità per i contributi illeciti che continuano a crescere di anno in anno, tanto da raggiungere quota 142,2 milioni in salita rispetto agli 82 milioni di un anno prima. Questo dato di fatto non solo ci fa perdere in termini di credibilità internazionale, ma anche in termini economici veri e propri.
Formazione, occupazione, imprenditoria e agricoltura sono i settori maggiormente coinvolti nelle frodi e nelle truffe con i soldi europei.
“Un fenomeno che desta allarme” e che porta spesso alla “mancata realizzazione delle attività finanziate, soprattutto con riguardo ai contributi pubblici”. Insomma miliardi che partono dall’Europa, finiscono nella casse italiane che le impiega per opere o attività fantasma.
Ma ormai la programmazione dei finanziamenti europei 2007-2013 è andata, ma siamo ancora in tempo per cercare di recuperare quella in corso, 2014-2020. A riguardo la Corte osserva che “l’Accordo di Partenariato tra l’Italia e la Commissione europea, del novembre 2014, prevede che le criticità dei cicli precedenti vengano superate attraverso una programmazione più trasparente e verificabile, un monitoraggio permanente ed un supporto all’attuazione, anche grazie alla Agenzia per la coesione territoriale, i piani settoriali nazionali di riferimento nonché i piani di rafforzamento amministrativo per le Amministrazioni centrali e per le Regioni”. Speriamo che la trasparenza sia sufficiente a contrastare il malaffare tutto italiano.
Insomma, il saldo tra soldi ricevuti e versati dall’UE resta anche nel 2014 negativo, ma non per un accanimento dell’Unione nei confronti dell’Italia, ma perché è l’Italia stessa che continua a dimostrarsi bravissima nel darsi la tappa sui piedi da sola. E poi addossare la colpa agli altri.

MA POTREMMO FAR DI MEGLIO, MANDARE TUTTA LA UE A QUEL PAESE E CHIUDERE QUELL'IGNOBILE TEATRINO PER FALLIMENTO E RISPARMIARE LE SOMME RELATIVE AL SUO INUTILE MANTENIMENTO!!!!

Fonte: qui

I COLOSSI USA DI MORGAN STANLEY E GOLDMAN SACHS PREVEDONO BOCCIATURA PER IL REFERENDUM BY RENZI: "I NO AL 65%"

COSI' PIU' DIFFICILE IL SALVATAGGIO DI MONTEPASCHI, TARGATO JP MORGAN 

"NON HA UN PIANO INDUSTRIALE", DICONO GLI INVESTITORI (TRADUZIONE: LA BANCA NON HA FUTURO) 

PASSERA STA ALLA FINESTRA

Giovanni Pons per “La Repubblica”

lloyd blankfein goldman sachs

LLOYD BLANKFEIN GOLDMAN SACHS

Le nubi che si stanno addensando sull’autunno- inverno delle banche italiane sono plumbee. In soli due giorni due merchant bank di standing mondiale come Goldman Sachs e Morgan Stanley hanno prodotto ricerche per fornire la loro previsione sul referendum costituzionale che avrà luogo in Italia tra fine novembre e i primi di dicembre. Come mai?

In effetti l’esito del referendum e il conseguente destino del governo di Matteo Renzi possono avere una notevole influenza sul sentiment degli investitori internazionali verso l’Italia. 

Se poi si aggiunge che al voto del referendum è legata anche la ricapitalizzazione da 5 miliardi del Monte dei Paschi, in cui si stanno impegnando JP Morgan e Mediobanca, si capisce perchè le principali banche d’affari Usa abbiano preso carta e penna per mettere in guardia i loro clienti.

James Gorman ceo Morgan Stanley

JAMES GORMAN CEO MORGAN STANLEY

«I nostri economisti vedono una probabilità del 65% di rigetto del referendum costituzionale», scrivono gli analisti di Morgan Stanley specializzati sul settore bancario, «se sarà così vi sarà un periodo di incertezza, con ricadute sulla fiducia e sulla crescita del Pil». 

E la conseguenza sulle banche e su Mps sarà inevitabile. 

«Più importante, noi pensiamo che una vittoria del “No” andrà a influenzare le banche italiane, creando difficoltà al piano di ristrutturazione di Mps e un rischio di contagio per tutto il settore bancario europeo»(LA VITTORIA DEL "NO" AL REFERENDUM CREEREBBE PIU' DI QUALCHE PROBLEMA AGLI USURAI E AGLI SPECULATORI FINANZIARI!!!).

Insomma, ciò che i più acuti osservatori temevano ora si sta verificando. E il cambio in corsa del numero uno del Monte annunciata ieri è la prima conseguenza di una situazione che si sta progressivamente complicando. Quali sono le possibili soluzioni?

Il governo, che attraverso il ministero dell’Economia è anche il primo azionista di Mps con il 4%, per non dover intervenire attraverso una procedura di risoluzione si è affidato mani e piedi alla soluzione prospettata da JP Morgan e Mediobanca. E cioè vendita di 27 miliardi di sofferenze lorde al fondo Atlante e successiva ricapitalizzazione da 5 miliardi da effettuarsi sul mercato. 

Ma questo piano è entrato ben presto in difficoltà per una serie di motivi ben precisi.


jpmorgan dimon renzi padoan

JPMORGAN DIMON RENZI PADOAN

L’ammontare dell’aumento è troppo elevato, il prezzo a cui verranno offerte le azioni Mps sarà al di sopra della media a cui quotano le banche italiane, l’ad aveva già chiesto al mercato 8 miliardi dicendo che erano gli ultimi, non c’è un piano industriale a supporto dell’operazione che per l’appunto risente del rischio referendum. La prossima sostituzione dell’ad risolve uno di questi problemi ma gli altri rimangono sul tavolo inclusa una accesa rivalità tra banche d’affari che impedisce di trovare altre vie d’uscita.

Finora non è stata infatti presa in considerazione l’opzione Passera-Ubs, il cui piano di risanamento non è stato esaminato da Siena. Nella sua versione più aggiornata il piano dell’ex ad di Intesa Sanpaolo prevede 2,5 miliardi di aumento di capitale per Mps che sarebbe già coperto da investitori istituzionali americani.

passera moglie

CORRADO PASSERA E SUA MOGLIE

Dunque non si passerebbe dalle forche caudine del mercato e si sterilizzerebbe l’effetto referendum. La bad bank con 30-32 miliardi di sofferenze lorde verrebbe gestita con più calma e le azioni della “good” e della “bad” verrebbero distribuite agli azionisti. Un miliardo arriverebbe dalla conversione volontaria di bond e gli utili dei prossimi due anni sarebbero destinati a riserva. Senza pagare commissioni esagerate per il prestito ponte. Si vedrà nei prossimi giorni se il cda del Monte vorrà esaminare questa soluzione.


Fonte: qui