9 dicembre forconi: 12/09/16

venerdì 9 dicembre 2016

“NAPOLITANO E’ LA VERA ANOMALIA ITALIANA”

... UN PESANTE E SACROSANTO ATTACCO AL VECCHIO PARASSITA DEL QUIRINALE

“THE ITALIAN DISASTER” – L’ANOMALIA ITALIANA NON È BERLUSCONI, MA NAPOLITANO! UN SAGGIO INGLESE FA A PEZZI RE GIORGIO (IL TESTO INTEGRALE)

Lo storico britannico Perry Anderson analizza la crisi europea dalla parte dell’Italia, e si concentra su Napolitano, “studente fascista, poi il comunista favorito di Kissinger”, che mise la firma sul Lodo Alfano, entrò in guerra con la Libia violando leggi e trattati e tramò con Monti e Passera per sostituire Berlusconi…

22 Maggio 2014

1. IL SAGGIO INTEGRALE DI PERRY ANDERSON: “THE ITALIAN DISASTER”
Dalla "London Review of Books", leggi qui

2. THE LONDON REVIEW OF BOOKS: “NAPOLITANO, ANOMALIA ITALIANA”

Caterina Soffici per “il Fatto Quotidiano”

La vera anomalia italiana? Giorgio Napolitano. Sulla prestigiosa London Review of Books, lo storico britannico Perry Anderson analizza la crisi europea in un lungo saggio dal titolo: The Italian Disaster. Non c’è bisogno di traduzione ed è interessante che per parlare del futuro dell’Europa e delle falle nel sistema della democrazia del vecchio continente, si parli del disastro italiano, raccontato con la secchezza degli storici inglesi: una sequenza di fatti, date, pochi commenti e molti argomenti.

Quello che Denis Mack Smith ha fatto con i suoi saggi sul Risorgimento e la nascita del fascismo, Anderson, storico di formazione marxista, lo fa con gli anni recenti della storia patria. Secondo Anderson è il capo dello Stato la vera minaccia della democrazia italiana. Visto in patria come il salvatore, “la roccia su cui fondare la nuova Repubblica”, Napolitano è invece una vera pericolosa anomalia, un politico che ha costruito tutta la carriera su un principio: stare sempre dalla parte del vincitore.

Così da studente aderisce al Gruppo Universitario Fascista, poi diventa comunista tutto d’un pezzo: nel 1956 plaude l’intervento sovietico in Ungheria, nel 1964 si felicita per l’espulsione di Solgenitsyn, sostenendo che “solo i folli e i faziosi possono davvero credere allo spettro dello stalinismo”. Fedele alla linea del più forte, vota sì all’espulsione del Gruppo del Manifesto per i fatti di Cecoslovacchia e negli anni Settanta diventa “il comunista favorito di Kissinger”, perché il nuovo potere da coltivare sono ora gli Stati Uniti.

Gli Usa e Craxi sono i nuovi fari di Napolitano e dei miglioristi (la corrente era finanziata con i soldi della Fininvest) e nel 1996 il nostro diventa ministro degli Interni (per la prima volta uno di sinistra), garantendo agli avversari che “non avrebbe tirato fuori scheletri dall’armadio”.

Ma il meglio Napolitano lo dà da presidente della Repubblica: nel 2008 firma del lodo Alfano, che “garantisce a Berlusconi come primo ministro e a lui stesso come presidente l’immunità giudiziaria”, dichiarato poi incostituzionale e trasformato nel 2010 nel “legittimo impedimento”, anch’esso dichiarato incostituzionale nel 2011.

E poi una gragnuola di fatti: il mancato scioglimento delle Camere nel 2008, l’entrata in guerra contro la Libia del 2011 (scavalcando costituzione, senza voto parlamentare, violando un trattato di non aggressione), le trame con Monti e Passera per sostituire Berlusconi, modo – secondo Anderson – “completamente incostituzionale”.
Per non parlare della vicenda della ri-elezione al secondo mandato (“a 87 anni, battuto solo da Mugabe, Peres e dal moribondo re saudita”) e delle ultime vicende, con il siluramento del governo Letta. Napolitano, che dovrebbe essere “il guardiano imparziale dell’ordine parlamentare e non interferire con le sue decisione”, scrive lo storico britannico, rompe ogni regola. 

La corruzione negli affari, nella burocrazia e nella politica tipiche dell’Italia sono adesso aggravate dalla corruzione costituzionale”.

E poi il caso Mancino e la richiesta di impeachment contro il presidente da parte di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso, e l’invocazione della totale immunità nella trattativa Stato-mafia, che Anderson definisce “Nixon-style”, termine che evoca scandali come il Watergate. Ma gli esiti italiani sono stati diversi, come ben sappiamo.


FONTE: qui

Mps rifà i conti sull'opa. Dalla Bce un mese in più per l'AdC

La banca ha pubblicato un'errata corrige sull'esito dell'opa su 11 bond. Oggi pomeriggio pre consiglio del Supervisory Board a Francoforte e cda di Mps a Milano. Il burden sharing prende corpo: il Tesoro potrebbe comprare tutti i bond subordinati

M.F. 
07/12/2016

Mps ha rifatto i conti ieri sull’esito dell’opa lanciata su 11 bond subordinati per un controvalore nominale complessivo di 4,3 miliardi di euro. E ha scoperto che le adesioni sono leggermente superiori. Nello specifico si tratta di 1.028.911.232 euro e non 1.028.811.231 euro come invece comunicato in precedenza.
Queste obbligazioni subordinate saranno convertite in capitale nell’ambito dell’operazione di aumento da 5 miliardi di euro a patto che avvengano due condizioni: si trovino soci che aderiscano all’aumento e venga ceduto l’intero pacchetto di npl per 27 miliardi di euro.
Intanto ieri l’ad di Mps Marco Morelli, nel lungo incontro in Bce, al quale avrebbe partecipato il presidente del Consiglio di Vigilanza Danièle Nouy, avrebbe ottenuto da Francoforte un mese di tempo in più oltre il 31 dicembre per attendere la formazione del nuovo governo in Italia e poter delineare un piano di salvataggio per la banca.
Oggi pomeriggio dovrebbe riunirsi a Francoforte il pre consiglio del Supervisory Board (domani il meeting) che dovrebbe discutere, stando a indiscrezioni di stampa (Il Messaggero), non solo del futuro della banca senese ma anche delle good bank italiane e della trattativa in corso di Ubi per rilevarle. Attesi all'incontro anche il vicedirettore generale di Bankitalia Fabio Panetta e Carmelo Barbagallo, responsabile della Vigilanza.
Intanto il Tesoro non sta a guardare. Secondo quanto scrive oggi MF-Milano Finanza in edicola, è in preparazione un piano B da presentare entro il fine settimana che prevede di far scattare l'opzione del burden sharing come già accaduto in Italia alle 4 bad bank. E' una forma di aiuto di Stato che non fa scattare il bail-in ed è disciplinata dalla direttiva Brrd sulla risoluzione delle banche. Per applicare l'articolo 32 occorre che un istituto sia bocciato agli stress test, come nel caso di Siena che lo scorso luglio, nello scenario avverso, ha accusato un Cet1 negativo del 2,23%. La banca, comunque, deve essere solvibile. Mps, alla data del 30 settembre scorso, deteneva un patrimonio di 9 miliardi di euro.
Secondo MF, il Tesoro, che oggi detiene il 4% di Mps, comprerebbe tutti i bond junior della banca per trasformarli in azioni. L'operazione dovrebbe coinvolgere sia gli investitori istituzionali, sia il retail, anche se per i risparmiatori pare siano previste forme di ristoro attraverso specifici strumenti finanziari. I contatti con il governo per lo scudo statale su Mps sono giunti intanto dal vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis.
Oggi l'ad Morelli dovrebbe aggiornare il board in una riunione che prenderà il via nel primo pomeriggio a Milano. Il sostegno del fondo del Qatar alla ricapitalizzazione resta per ora sullo sfondo, assieme all'underwriting delle otto banche guidate da JP Morgan e Mediobanca che costituiscono il consorzio per l'aumento.
LE DIFFERENZE NEI CALCOLI. Per il titolo €500.000.000 Subordinated Floating Rate Notes due 2017 emesso da Mps, i dati complessivi relativi all’ammontare aggregato in termini di valore nominale in circolazione a seguito delle offerte Lme sono pari a 342.693.000 euro e non 342.793.000 euro, come comunicato ieri.
Nel caso del titolo €2.160.558.000 Tasso Variabile Subordinated Upper Tier II 2008 –2018 emesso da Mps, i dati complessivi sull'ammontare aggregato in termini di valore nominale in circolazione a seguito delle offerte Lme sono pari a 1.964.111.663 euro e non 1.964.713.163 euro.
Le adesioni complessive all’offerta e all’offerta istituzionale Lme sono pari 1.028.841.000 euro i non 1.028.741.000 euro, le adesioni complessive all’offerta pubblica di acquisto volontaria sono pari a 229.672.000 e non 229.572.000 euro. Quindi l’aumento di capitale Lme è di 1.028.911.232 euro e non 1.028.811.231 euro, incluso il corrispettivo dovuto per i titoli conferiti nell’ambito dell’offerta istituzionale Lme.
Il corrispettivo aggregato è di 226.363.049 euro per i titoli conferiti nell’ambito dell’offerta e non di 226.263.049 euro.