9 dicembre forconi: 03/21/19

giovedì 21 marzo 2019

SI ROMPE LA SCALA MOBILE DELLA FERMATA BARBERINI A ROMA, E LA STAZIONE VIENE CHIUSA: È L'UNICO MODO PER ACCEDERE AI BINARI

Metro A, Barberini chiusa: scala mobile accartocciata. Ira passeggeri. Aperta un'inchiesta


Si rompe un'altra scala mobile in servizio nella metropolitana di Roma: sono così due le stazioni della metro, entrambe centralissime, ad essere chiuse per lo stesso problema. Per gli utenti è così sempre più difficile raggiungere il centro della capitale con questo mezzo di trasporto. Il guasto si verifica in mattinata nella stazione Barberini della linea A dove un gradino della scala in uscita (ovvero in salita) cede e si 'accartoccià generando, fortunatamente, solo paura tra gli utenti trasportati: nessuno di loro, infatti, rimane ferito, il meccanismo si blocca immediatamente e i passeggeri vengono invitati a scendere. In giornata la procura di Roma apre un fascicolo di indagine, al momento senza ipotesi di reato.

Da ottobre è ancora chiusa un'altra stazione centrale della stessa metro, Repubblica, per un incidente sulla scala mobile nella quale rimasero feriti alcuni tifosi del Cska di Mosca. In quella circostanza la dinamica fu diversa: il problema si verificò sulla scala in entrata (in discesa) che, poi, stando alle immagini circolate, prese velocità. Da allora la stazione rimase chiusa, sotto sequestro dell'autorità giudiziaria e poi in attesa di pezzi di ricambio su misura: la riapertura è attesa per la metà di maggio. 

Ma, dopo quest'ultimo episodio, la sindaca Virginia Raggi sbotta e bolla come «inaccettabili i tempi di attesa per i pezzi di ricambio e le anomalie che si sono verificate in questi mesi sulle scale mobili. Andrebbe valutata - dice ai suoi collaboratori - la revoca del contratto che Metro Roma ha con l'azienda che si occupa della manutenzione delle scale mobili». Poi, a stretto giro, convoca l'assessore alla Mobilità Linda Meleo e il presidente di Atac Paolo Simioni per avere un quadro preciso della situazione. 
È proprio Meleo a fare un sopralluogo alla stazione Barberini subito dopo il guasto. «C'è stata la rottura di un gradino delle scale mobili. Abbiamo visionato, sia con Metro Roma, l'azienda che si occupa della manutenzione effettiva di queste scale mobili, sia con Atac, tutta la situazione. Vogliamo andare a fondo a questa vicenda e monitoreremo passo dopo passo tutte le attività poste in essere dall'azienda Metro Roma e da Atac. Il nostro obiettivo è ridare il servizio ai cittadini nel più breve tempo possibile». Intanto, per ora anche la stazione Barberini è chiusa e i treni vi transitano senza fermarsi.
«Nella terza città più grande d'Europa si accede alla metro rischiando la pelle», sottolinea un cittadino. Mentre un altro sostiene: «È una vera fortuna che non si sia fatto male nessuno». L'opposizione parte all'attacco. FdI chiede «le dimissioni dei vertici Atac e dell'assessore Meleo, divenuta ormai 'assessore all'immobilità». Rincara la dose il Pd secondo cui «il crollo delle scale mobili della stazione metro A di piazza Barberini mostrano un sistema di trasporto locale sempre più fragile e pericoloso. La situazione si è aggravata con il concordato fallimentare di Atac. I pezzi di ricambio non arrivano e la sfiducia dei fornitori verso Atac sempre più tangibile». 
Fonte: qui
METRO BARBERINI SCALA MOBILEMETRO BARBERINI SCALA MOBILE

E’ MORTO DOPO 2 GIORNI DI AGONIA UMBERTO RANIERI, L'ARTISTA COLPITO CON UN PUGNO IN STRADA A ROMA, A LARGO PRENESTE

ANCORA DA STABILIRE SE DIETRO L’AGGRESSIONE CI SIANO MOTIVI PRIVATI O UNA LITE ESTEMPORANEA 
IL "GAY CENTER" PAVENTA IL MOVENTE DELL'OMOFOBIA 
IL PADRE DEL 53ENNE UCCISO: CHI SA, PARLI…
umberto ranieriUMBERTO RANIERI
Non ce l'ha fatta Umberto Ranieri, l'artista 53enne di origini abruzzesi colpito domenica sera con un pugno al volto a Largo Preneste, alla periferia di Roma. È morto stamattina, dopo due giorni di agonia, all'ospedale San Giovanni dov'era stato portato in condizioni disperate e ricoverato in coma irreversibile. La salma é stata messa a disposizione dell'autorità giudiziaria per l'esame autoptico.

Intanto proseguono le indagini dei carabinieri della compagnia Casilina per fare luce sulla vicenda e risalire al ragazzo che quella sera lo ha centrato con un pugno in pieno volto facendolo cadere sull'asfalto dove ha sbattuto violentemente la testa. Gli investigatori stanno raccogliendo testimonianze anche per ricostruire il motivo dell'aggressione che, al momento, non sembra essere preordinata. Ancora da stabilire se dietro quel pugno ci siano motivi privati o una lite estemporanea.

umberto ranieriUMBERTO RANIERI
I carabinieri sono al lavoro per dare un volto e rintracciare i ragazzi con cui la vittima parlava l'altra sera. Erano 4 o 5 di cui due donne. Tra loro c'era anche l'aggressore che, improvvisamente, lo ha colpito. Nato a Paglieta, in provincia di Chieti, Umberto Ranieri era diplomato all'Accademia delle Belle Arti di via di Ripetta e apprezzato per le sue opere esposte in diverse occasioni nella Capitale.

Ad esprimere vicinanza alla famiglia dell'artista c'è anche Fabrizio Marrazzo, portavoce Gay Center, paventando il movente dell'omofobia, ha sottolineato: «Ci stringiamo al dolore dei suoi cari e della famiglia, saremo presenti ai funerali in segno di solidarietà». «Ad oggi - ha aggiunto - sappiamo ancora poco sui fatti, ma chiediamo che venga fatta piena luce sul caso dagli inquirenti. Non si può morire stando seduti su una panchina nei giardini sotto casa, oggi la nostra comunità perde un amico a molti caro. Questa storia ci ricorda una delle tante storie irrisolte degli omicidi che la nostra comunità ha subito tra gli anni 90 e 2000» ha concluso.

largo preneste aggressioneLARGO PRENESTE AGGRESSIONE
La vicenda di Umberto Ranieri ricorda il terribile pestaggio del musicista 29enne Alberto Bonanni, ridotto in fin di vita da un gruppo di ragazzi la notte del 26 giugno 2011 nel rione Monti, nel cuore di Roma e morto dopo oltre tre anni di coma. Un violenta aggressione scattata in una delle zone della movida romana per alcuni schiamazzi dei quali furono accusati Alberto e i suoi amici.

Fonte: qui

IL RAPTUS? PER LA MEDICINA NON ESISTE

"GLI IMPULSI INCONTROLLATI E IRRAZIONALI SONO UN’INVENZIONE 

GLI PSICOLOGI CONFERMANO: NELLE PERIZIE PSICHIATRICHE CHE VENGONO RICHIESTE NEI CASI DI OMICIDI, SOLO IL 5% DEI SOGGETTI RISULTA AFFETTO DA INCAPACITÀ DI INTENDERE E DI VOLERE, MENTRE NEL RESTANTE 95% SI TRATTA DI PERSONE NORMALI”

Melania Rizzoli per “Libero quotidiano”

raptusRAPTUS
Diciamolo una volta per tutte: il raptus non esiste. Nel linguaggio comune con questo termine si intende un impulso improvviso ed incontrollato (dal latino raptus: rapimento) di forte entità, che porta il soggetto ad episodi violenti ed aggressivi verso gli altri o verso se stesso.

Il giornalismo italiano usa e si ostina ad usare questo termine avvicinandolo al concetto di momentanea incapacità di intendere e e di volere che, per il nostro ordinamento (art.85 codice penale), esclude la sussistenza del reato e rende il soggetto autore della violenza non punibile.

La psichiatria internazionale però ha sempre escluso con fermezza l' esistenza del raptus, poiché non se ne trova traccia nella patologia mentale, e lo considera un concetto obsoleto ed inesistente dal punto di vista medico e scientifico, che non va confuso con nessuna condizione psicopatologica in grado di ridurre la capacità di giudizio. Il raptus quindi per la medicina non esiste, non è un deficit episodico del cervello, ma troppo spesso sotto il cappello del "raptus omicida" si prova a giustificare l' azione di grande violenza e ad attenuare la colpa di chi la commette, mascherando di fatto la malvagità d' animo di individui che covano cattiveria ed inaudita crudeltà, solo apparentemente imprevista ed impulsiva, che trova il momento culminante nell' assassinio, operato in genere su soggetti più fragili, deboli, su persone indifese e quindi più esposte.

Ultime sentenze 

Le recenti sentenze di Bologna e Genova, che hanno alimentato polemiche e clamore, hanno dimezzato la pena a due imputati rei-confessi di femminicidio, adducendo attenuanti quali le "tempeste emotive" o "raptus di follia", ed hanno usato tali termini ad uso giustificazionista ed assolvente, offrendo l' impressione di legittimazione della brutalità, della violenza emotiva e del possesso, e concretamente depotenziando la gravità del fatto e la responsabilità del crimine.

Il termine raptus infatti, viene in genere usato dall' informazione mediatica per attribuire la causa di un reato ad un fatto inspiegabile, irrazionale e misterioso, imputandolo ad una momentanea infermità mentale, e viene descritto come una soluzione "narrativa" efficace nelle cronache di sangue, come a giustificare l' efferatezza del delitto, dandogli la parvenza dell' impeto incosciente e mortificando il lungo iter criminoso che invece è sempre presente.

Nelle aule di giustizia da decenni non vi è più nessun riferimento forense o scientifico al termine raptus, né con riguardo all' imputabilità, né con riguardo agli stati emotivi e passionali, e nelle perizie psichiatriche che vengono richieste nei casi di omicidi, solo il 5% dei soggetti risulta affetto da incapacità di intendere e di volere, mentre nel restante 95% si tratta di persone normali da un punto di vista clinico, mentalmente sane, niente affatto immerse nella follia od accecate dai fantomatici raptus, fatti passare sovente come fulmini a ciel sereno o lampi di pazzia.

L' improvviso atto distruttivo costituisce uno dei capitoli più controversi della psichiatria clinica e forense, e spesso si fa un ricorso del tutto inappropriato ad una condizione mentale che da un punto di vista psico-patologico non esiste, e non esiste nemmeno alcuna connessione scientifica tra il raptus e il femminicidio, perché semplicemente ci sono uomini che odiano le donne, che sono sopraffattori, prevaricatori e violenti, e quando una persona diventa per loro un peso insopportabile, come si fa con i pesi, loro la eliminano. È semplicemente quella che viene definita la banalità del male.

Alcol e droga 

L''alcol e la droga sono elementi che possono aumentare il rischio delittuoso, perché possono di sicuro aumentare l' impulsività e diminuire la razionalità, ma deve necessariamente coesistere anche una base di odio, di livore stratificato che si accumula e cresce in modo latente nell' individuo, e che è in grado di far esplodere la violenza, senza la presenza di alcuna patologia mentale o psichiatrica. La depressione è l' altra condizione che spesso viene chiamata in causa nei fatti di cronaca nera, ma le persone depresse, la cui caratteristica principale è la paura del rapporto con gli altri, non sono assolutamente più esposte a compiere alcun tipo di crimine, anzi spesso sono loro a compiere del male verso se stessi, senza alcun raptus. Sicuramente ogni condizione di grave sofferenza fisica o psichica può comportare momenti di grande sconforto, ma le manifestazioni aggressive in corso di depressione sono quasi inesistenti.
E poi ci sono le statistiche.

Gli uomini che fanno male ai propri figli hanno tendenzialmente un' età tra i 30 e i 45anni, ed utilizzano quasi sempre un coltello o una pistola, a differenza delle donne che commettono invece infanticidi usando oggetti casuali trovati in casa, a volte per soffocamento od annegamento, e questi assassini non colpiscono mai in preda a un raptus di follia, e, cosa più grave, chi gli vive accanto non riesce quasi mai a cogliere i segnali di un eventuale pericolo.

Molte persone sane di mente usano il termine raptus per autoassolversi da un gesto rabbioso, violento o crudele, camuffando la propria malvagità come una responsabilità del cervello che li ha resi per un momento incoscienti, senza riconoscere che la coscienza è un bene prezioso e sempre vigile, una voce silenziosa che ci parla e ci guida, ma che, una volta obnubilata dalla rabbia, o ignorata appositamente, è incapace di fermare la mano ingiuriosa venendo prevaricata dalla volontà omicida. Nelle crisi acute di angoscia in cui concomitano turbamento emotivo intenso, emergenze impulsive, dismnesie e soppressione dell' affettività, non si è mai in presenza dell' incapacità di intendere e di volere, e non si può parlare di raptus inteso come turba episodica nemmeno in senso lato, perché l' atto criminale è solo il gesto violento messo in pratica da una persona in pieno possesso delle proprie facoltà mentali, rendendo quindi il soggetto pienamente imputabile.

raptusRAPTUS
L' uso improprio ed imprudente del termine raptus, genera nel grande pubblico, poco esperto di questioni psicopatologiche, una certa confusione, dovuta principalmente al fatto che viene veicolato un messaggio errato dal punto di vista clinico, per cercare di dare un senso all' indefinibile, e di fronte a tutto quello che appare difficile da comprendere, descrivere e spiegare, spesso il giornalista compie l' errore di produrre un' informazione sbagliata, e di indurre il lettore o lo spettatore ad una conoscenza irreale che appresa dal giornale o dal telegiornale, nella sua mente diventa realtà, come nel caso del raptus, che è divenuto nella percezione comune una verità scientifica.

TERAPISTI italiani 

La Società Italiana di Psichiatria (Sip), a nome dei suoi iscritti, ha offerto alla pubblica opinione una nota stampa per evitare di fornire, in nessun modo, una pur minima sponda agli atti criminali attribuiti ignorantemente ad episodi di "raptus", dimostrando che in oltre 400 casi di omicidio esaminati, solo tre degli assassini risultavano portatori di una malattia mentale, accertata e certificata,e che nessuno dei crimini aveva nulla a che fare con il raptus. E se è scesa in campo la Sip per demolire eventuali dubbi ed inquietanti compromessi nella individuazione di cause alla base di comportamenti violenti, noi aggiungiamo che nessuno può più permettersi superficialità nel descrivere condotte che non hanno alcuna giustificazione psicopatologica, che non hanno fondamento scientifico, perché, lo ripetiamo, il raptus non esiste, si tratta sempre di un vero e proprio gesto aggressivo, di un atto odioso e criminale che può condurre a morte, e che la nostra società deve imparare a conoscere come tale.

Fonte: qui