9 dicembre forconi: 03/11/19

lunedì 11 marzo 2019

Calunnia, chiesto il rinvio a giudizio di Danilo Calvani



Calunnia, chiesto il rinvio a giudizio di Danilo Calvani
Calunnia. Questa l’accusa con cui la Procura della Repubblica di Latina ha chiesto il rinvio a giudizio di Danilo Calvani, leader del Movimento dei Forconi, da anni impegnato a denunciare a livello nazionale il malcostume della politica e di recente in contatto, come da lui dichiarato, con il movimento francese dei Gilet Gialli.
Secondo gli inquirenti, sette anni fa Stefania Raponi, di Pontinia, Gianni Muraro, di Latina, e Lauretta Segala, di Latina, avrebbero messo a segno una truffa, realizzando una falsa scrittura privata datata 30 luglio 2006, nella quale facevano figurare falsamente l’emissione di 34 assegni, per un valore complessivo di quasi 58mila euro, e con la quale simulavano la prosecuzione del contratto di affitto relativo a un fondo rustico di proprietà di Muraro e Segala a favore della Raponi, già stipulato il 20 luglio 2004.
Tutto per riconoscere a Raponi un inesistente diritto di godimento ultranovennale grazie al quale, depositando tale atto al giudice dell’esecuzione presso il Tribunale di latina, ottennero la sospensione del provvedimento di trasferimento emesso il 7 luglio 2010, nell’ambito di una procedura esecutiva, a favore di una srl, la Terra Solari, arrecando un notevole danno alla titolare della società.
Due anni dopo ecco entrare in scena Calvani. Sempre secondo gli inquirenti, il leader dei Forconi, insieme a Raponi, con cui conviveva e con cui insieme gestiva l’azienda agricola “La Fenice”, con due denunce-querele accusò la legale rappresentante della Terra Solari di averli indicati come responsabili di truffa nella comparsa di costituzione e nella risposta prodotta all’udienza della procedura esecutiva relativa all’azienda di Muraro e Segala, pur sapendo che l’imprenditrice era innocente.
Per i quattro è stato così ora chiesto il rinvio a giudizio e a decidere sarà il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario.
Calvani in passato è stato mandato a giudizio anche per violenza e minaccia, per impedire a un’altra imprenditrice di prendere possesso di un’azienda agricola di Pontinia acquistata all’asta, e lo scorso anno è stato indagato con l’accusa di istigazione a delinquere.
10/12/2018 
Fonte: qui

LATINA, UNA STORIA DI PRESUNTE TRUFFE

Chiesto il processo per il leader dei forconi accusato di calunnia


Calunnia. Questa l’accusa con cui la Procura della Repubblica di Latina ha chiesto il rinvio a giudizio di Danilo Calvani, leader del Movimento dei Forconi, da anni impegnato a denunciare a livello nazionale il malcostume della politica e di recente in contatto, come da lui dichiarato, con il movimento francese dei Gilet Gialli. Secondo gli inquirenti, sette anni fa Stefania Raponi, di Pontinia, Gianni Muraro, di Latina, e Lauretta Segala, di Latina, avrebbero messo a segno una truffa, realizzando una falsa scrittura privata datata 30 luglio 2006, nella quale facevano figurare falsamente l’emissione di 34 assegni, per un valore complessivo di quasi 58mila euro, e con la quale simulavano la prosecuzione del contratto di affitto relativo a un fondo rustico di proprietà di Muraro e Segala a favore della Raponi, già stipulato il 20 luglio 2004. Tutto per riconoscere a Raponi un inesistente diritto di godimento ultranovennale grazie al quale, depositando tale atto al giudice dell’esecuzione presso il Tribunale di latina, ottennero la sospensione del provvedimento di trasferimento del fondo emesso il 7 luglio 2010, nell’ambito di una procedura esecutiva, a favore di una srl, la Terra Solari, arrecando un notevole danno alla titolare della società. Due anni dopo ecco entrare in scena Calvani. Sempre secondo gli inquirenti, il leader dei Forconi, insieme a Raponi, con cui conviveva e con cui insieme gestiva l’azienda agricola “La Fenice”, con due denunce-querele accusò la legale rappresentante della Terra Solari di averli indicati come responsabili di truffa nella comparsa di costituzione e nella risposta prodotta all’udienza della procedura esecutiva relativa all’azienda di Muraro e Segala, pur sapendo che l’imprenditrice era innocente. Per i quattro è stato così ora chiesto il rinvio a giudizio e a decidere sarà il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario. Calvani in passato è stato mandato a giudizio anche per violenza e minaccia, per impedire a un’altra imprenditrice di prendere possesso di un’azienda agricola di Pontinia acquistata all’asta, e lo scorso anno è stato indagato con l’accusa di istigazione a delinquere.

Fonte: qui

OGNI ANNO NEL MONDO SI CONSUMANO 93 MILIARDI DI TONNELLATE DI MATERIE PRIME E SOLO IL 9% VENGONO RIUTILIZZATE


LA GABANELLI: L’ECONOMIA CIRCOLARE È LA SOLA ALTERNATIVA PER SALVARE LE RISORSE NATURALI E SOLO IN ITALIA POTREBBE CREARE 575MILA POSTI DI LAVORO 
ALLORA PERCHÉ NON FUNZIONA? COSTA TROPPO E MANCA UNA NORMATIVA DI SISTEMA



Milena Gabanelli e Francesca Gambarini per il “Corriere della Sera - Dataroom"

gabanelli economia circolare 4GABANELLI ECONOMIA CIRCOLARE
Ogni anno l' economia mondiale consuma quasi 93 miliardi di tonnellate di materie prime tra minerali, combustibili fossili, metalli e biomassa. Di queste, solo il 9% sono riutilizzate. Il consumo di risorse è triplicato dal 1970 e potrebbe raddoppiare entro il 2050. Secondo il Global Footprint Network, per mantenere l' attuale stile di produzione e di vita, un solo Pianeta non ci basta, ne servirebbe 1,7, ovvero un' altra Terra.

Nel 2018, il giorno in cui abbiamo consumato tutte le risorse naturali che il Pianeta è in grado di rigenerare in un anno, è caduto il primo agosto: mai così presto. È come finire lo stipendio al 20 del mese, ma nessuno ti fa credito per gli altri 10 giorni. E i mutamenti climatici sono legati anche all' utilizzo di materie prime.
raccolta differenziataRACCOLTA DIFFERENZIATA

Il 62% delle emissioni di gas serra (escluse quelle provocate dal consumo del suolo) avviene durante il processo di estrazione e lavorazione delle materie prime, mentre solo il 38% in fase di consegna o utilizzo dei prodotti.

Che succederà fra 30 anni, quando saremo 9 miliardi di persone e il riscaldamento globale più su di un altro grado e mezzo? Onu, Ocse e governi sono d' accordo: l' unica alternativa per salvare il pianeta è l' economia circolare. A Davos, a gennaio, ne è stato stimato il valore potenziale: 3.000 miliardi di dollari nel mondo; 88 miliardi solo in Italia, con un bacino di 575 mila occupati, secondo l' ultimo bilancio del Conai, il consorzio nazionale degli imballaggi.

gabanelli economia circolare 5GABANELLI ECONOMIA CIRCOLARE
Vuol dire che si può crescere cambiando modello di sviluppo. L' economia circolare in concreto «chiude il cerchio» del ciclo di vita dei prodotti, incrementando il loro riutilizzo, favorendo i risparmi energetici, e diminuendo gli sprechi in ogni settore.

DIFFERENZIATA CON CHIPDIFFERENZIATA CON CHIP






Qualche esempio: oggi in Europa un' auto rimane parcheggiata in media per il 92% della sua «esistenza»; il 31% del cibo viene sprecato lungo la catena del valore, gli uffici in una giornata sono mediamente utilizzati per il 35%-40%, mentre la durata dei manufatti delle nostre industrie non supera i 9 anni.
gabanelli economia circolare 2GABANELLI ECONOMIA CIRCOLARE

Uno dei più autorevoli studi del settore, il rapporto «Growth Within» stilato da McKinsey e Fondazione MacArthur, ha calcolato quanto costa al Vecchio Continente la somma di questi sprechi: 7,2 trilioni di euro. Quanto potenziale ci sia nell' economia circolare lo dimostra il mondo sempre più numeroso delle startup e delle aziende che innovano sui prodotti esistenti e sulla loro modalità di produzione.

arte del ricicloARTE DEL RICICLO

Solo rimanendo in Italia, c' è per esempio il filo in nylon riciclato prodotto da Aquafil e usato anche da Adidas per i suoi costumi. Le traverse ferroviarie realizzate con pneumatici dismessi e plastica da rifiuto urbano di GreenRail. Il lanificio Bellucci di Prato utilizza lana 100% rigenerata, e proprio a Prato, dove si lavorano stoffe da oltre mille anni, già nel secolo scorso era stato lanciato il primo (e inconsapevole) modello di produzione sostenibile con la lana rigenerata: materia prima che scarseggiava e che quindi veniva «stracciata» per poi essere recuperata nella produzione di nuovi abiti.

L' azienda bergamasca Grifal produce il cartone ondulato, totalmente riciclabile e così resistente da poter sostituire il polistirolo o altri materiali chimici da imballaggio. Lo scorso giugno l' azienda si è quotata all' Aim, e dopo un solo mese il valore delle sue azioni ha registrato un più 160%. C' è la Novamont, l' azienda italiana che ha creato la plastica biodegradabile, utilizzata sia per le buste della spesa che in agricoltura: i teli per la pacciamatura si «compostano» nel terreno senza lasciare residui nocivi.
gli asini che fanno la differenziata a riaceGLI ASINI CHE FANNO LA DIFFERENZIATA A RIACE

Contro l' obsolescenza programmata, un' azienda olandese ha progettato lo smartphone Fairphone, costruito per essere riparato: è modulare e ogni pezzo può essere sostituito facilmente. Costa 399 euro e le materie prime non provengono da zone di conflitto. È chiaro che per invertire direzione, l' industria globale dovrebbe riconvertirsi. Ma quanto costa? Gli studi non lo dicono. Alcuni Stati hanno provato a calcolarlo: il Regno Unito stima un costo pari al 3% del suo Pil.

gabanelli economia circolare 7GABANELLI ECONOMIA CIRCOLARE
Eppure i cittadini apprezzano e sostengono le produzioni sostenibili. Secondo l' analisi realizzata da PwC con Centromarca e Ibc, nel 2019 i consumatori di tutto il mondo cercheranno sempre più alternative salutari e naturali e i valori etici influenzeranno le decisioni d' acquisto. I numeri: il 37% del campione vuole prodotti con packaging eco-friendly, il 41% dichiara di evitare il più possibile l' uso di contenitori di plastica, più di due terzi dei consumatori è disponibile a pagare un prezzo più alto per prodotti a km zero; il 42% pagherebbe di più per prodotti ecosostenibili; il 44% è attento all' origine e vuole sapere se il bene è stato prodotto eticamente.
l'arte del riciclo 11L'ARTE DEL RICICLO

E allora perché, oggi, solo il 9% della produzione è «circolare?» Cosa resta, a conti fatti, degli studi e delle proiezioni economiche? Ci sono le certificazioni e i premi per i prodotti più «virtuosi» come quella Cradle to Cradle , «dalla culla alla culla» per prodotti progettati in alternativa al modello «dalla culla alla tomba», che identifica prodotti ad alto spreco e zero riutilizzo. C' è una direttiva europea, la 2014/95/UE, in Italia recepita a fine 2016, che ha introdotto per gli enti di interesse pubblico (società quotate, banche, assicurazioni e altri intermediari finanziari) con più di 500 dipendenti l' obbligo di rendere note le loro politiche di sostenibilità ambientale, sociale, catena di fornitura, gestione delle diversità e dei rischi. Il tutto secondo il principio del Comply or explain : chi non fa nulla deve spiegare il perché. Esistono poi dei programmi come il CE100 della Ellen MacArthur Foundation, che riuniscono le aziende più impegnate sul fronte degli obiettivi ambientali e le promuovono. Ma alla fine una normativa di sistema non c' è, e la maggior parte dei prodotti sono progettati per durare il meno possibile.

gabanelli economia circolare 3GABANELLI ECONOMIA CIRCOLARE
Nel campo delle energie rinnovabili il motore trainante è l' Europa, la nostra Enel è leader nel mondo, e nel mercato sono entrati i pannelli riutilizzabili, ma oggi pesano solo per un quinto della produzione globale di energia. Un esempio su tutti racconta come continua a girare il mondo: l' Arabia Saudita aveva annunciato il più grande impianto di energia solare del pianeta. L' obiettivo del programma da 109 miliardi di dollari era quello di generare - da solare - un terzo del fabbisogno energetico del Paese entro il 2032. Erano sei anni fa, nulla è stato fatto.
gabanelli economia circolare 6GABANELLI ECONOMIA CIRCOLARE 

Perché? Quando nel 2016 il barile era sceso a 27 dollari, per il regno saudita la transizione alle rinnovabili sembrava ormai imprescindibile, ma appena il prezzo del petrolio è salito, l' urgenza è svanita. L' unica vera pressione, oggi, arriva dalla consapevolezza degli adolescenti di tutto il mondo, che chiedono di avere un futuro abitabile... mentre i loro padri glielo stanno cucinando a fuoco lento.

Fonte: qui

DOPO LA CATTURA DI MARCO DI LAURO, RESTANO IN CIRCOLAZIONE MATTEO MESSINA DENARO, GIOVANNI MOTISI DETTO “U PACCHIUNI”, IL CARCERIERE DI SOFFIANTINI ATTILIO CUBEDDU E ADRIANO GIACOBONE, UNO DEI CRIMINALI PIÙ RICERCATI DEL MONDO PER REATI AMBIENTALI, BRACCONAGGIO, COMMERCIO DI SPECIE ANIMALI PROTETTE, SMALTIMENTO DI RIFIUTI TOSSICI…


CON L'OMICIDIO DELLA DONNA DI UN ALTRO BOSS, AMMAZZATA DAL MARITO IERI MATTINA(1 Marzo 2019) A COLPI DI PISTOLA. LUI VA A COSTITUIRSI E…

LA SUA VITA IN QUESTI ANNI: NON A DUBAI A FARE IL GAGÀ, MA A CHIAIANO A MANGIARE LA PASTA CON DUE GATTI E LA FIDANZATA, SPARITA PURE LEI QUANDO UN GIORNO ''F4'' SI DICHIARO'

Giuseppe Crimaldi per ''il Mattino''

L' operazione scatta alle 15,58.
arrestato marco di lauroARRESTATO MARCO DI LAURO
Con il codice di massima urgenza 150 uomini tra poliziotti, carabinieri e finanzieri vengono mobilitati per un' operazione speciale. Il loro obiettivo è catturare Marco Di Lauro. La presenza del superboss di Secondigliano - primula rossa da ben 14 anni e nella classifica dei più pericolosi latitanti italiani stilata dal Viminale, secondo solo a Matteo Messina Denaro - viene data per sicura in via Emilio Scaglione, a metà strada tra Chiaiano e Marianella.

LA CATTURA
Ed è proprio lì, al piano rialzato del civico 424, in quella palazzina color ocra che si nasconde il figlio 39enne di Ciruzzo o milionario, l' uomo che riuscì a trasformare Secondigliano e Scampia nella succursale del narcotraffico sull' asse Sud America-Italia e nel più imponente supermercato dello spaccio di droga. Si parte a sirene spiegate ma si giunge sul posto senza segnali acustici. Con un' operazione da manuale le forze dell' ordine accerchiano il fabbricato: in quattro si arrampicano raggiungendo un terrazzino, una ventina di loro sale le scale ed entra nel covo.

Marco Di Lauro è senza scampo. Ha appena il tempo di capire che la corsa è arrivata a capolinea: gli agenti lo ammanettano mentre è ancora seduto a tavola, dove ha appena consumato un piatto di spaghetti al pomodoro, a due passi da un angolo adibito a palestra domestica (con tanto di panca, bilanciere e pesi). Non è armato, non ha documenti, ma - soprattutto - non è protetto da guardaspalle e tanto meno da impianti di videosorveglianza. Con lui c' è una ragazza bruna in vestaglia rosa, la sua compagna. «Pensate ai miei gatti, fate che non restino da soli stanotte», è la raccomandazione che rivolge a poliziotti e carabinieri. Fine della latitanza.

L' INDAGINE
l ultimo nascondiglio di marco di lauroL ULTIMO NASCONDIGLIO DI MARCO DI LAURO
Ma come si è arrivati alla svolta inattesa e improvvisa? Chi o che cosa ha incastrato il superlatitante? A fornire un dettaglio importante sarà lo stesso questore di Napoli, Antonio De Iesu, che in conferenza stampa illustra un particolare importantissimo. Premessa: intorno a mezzogiorno di ieri a Melito si verifica un terribile fatto di sangue. Un ex sorvegliato speciale considerato tra gli uomini più fidati del clan Di Lauro - il 40enne Salvatore Tamburrino - già coinvolto nella prima faida di Scampia - uccide a pistolettate la moglie. Poi, poco dopo, va a costituirsi in Questura con l' avvocato. A questo punto accade qualcosa.

Dichiara il questore: «Nel primo pomeriggio (e cioè subito dopo il femminicidio, ndr) c' è stata una inusuale fibrillazione dell' attività investigativa che ci ha consentito di fare degli intrecci per arrivare all' abitazione dove si nascondeva Marco Di Lauro. Vi posso dire solo questo». Ciò potrebbe voler significare che dopo l' omicidio si è scatenato un vortice forsennato di telefonate tra affiliati alla cosca, che si sarebbero passati la notizia; e poiché nel giro di persone intercettate da polizia e carabinieri c' erano almeno una quarantina di soggetti considerati potenziali fiancheggiatori di Marco, il cerchio si sarebbe chiuso.

l ultimo nascondiglio di marco di lauroL ULTIMO NASCONDIGLIO DI MARCO DI LAURO
È corsa anche voce che potrebbe essere stata una telefonata compiuta dallo stesso uxoricida a far restringere il cerchio intorno a Di Lauro, mentre si verifica l' ipotesi che un paio di ore prima della sua cattura Marco sarebbe transitato a bordo di un' auto che avrebbe percorso i Colli Aminei e Capodimonte, prima di giungere nel rifugio di via Scaglione.

FACCIA D' ANGELO
Al momento della cattura appariva solo più stempiato rispetto alle foto segnaletiche che lo ritraevano, fino a ieri, con un volto da adolescente. Una «faccia d' angelo», la sua, che gli avrebbe anche garantito di confondersi per anni rimanendo per lo più sempre nei dintorni del villino natìo, Mmiezo all' Arco, nel cuore della Secondigliano antica. Ora - come hanno spiegato il questore e il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Ubaldo Del Monaco - scattano altre indagini: quelle tese a ricostruire la fitta rete di complicità che hanno garantito all' uomo di sottrarsi per tanto tempo ai conti con la giustizia; a suo carico pende una condanna definitiva a 11 anni e 4 mesi per associazione a delinquere e un' ordinanza di custodia cautelare per traffico di droga. Anche la Guardia di Finanza proseguirà a concentrarsi sugli aspetti investigativi patrimoniali.

I COMPLIMENTI
Soddisfazione per l' arresto Di Lauro è stata espressa dal presidente della Camera, Fico, dal premier Conte, dai ministri dell' Interno Matteo Salvini e della Giustizia Alfonso Bonafede, oltre che dal presidente della Commissione antimafia Nicola Morra, dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris e dal governatore della Campania Vincenzo De Luca.


LA VITA IN FUGA DI MARCO DI LAURO
Daniela De Crescenzo per ''il Mattino''

MARCO DI LAURO ARRESTATOMARCO DI LAURO ARRESTATO
Lo chiamano F4 e la sua è stata una vita in fuga. Marco Di Lauro, il quarto dei nove figli di Paolo Di Lauro, che Luigi Giuliano ironicamente soprannominò Ciruzzo O milionario, è diventato latitante a 25 anni. Per quattordici anni è stato un fantasma, ricercato dalle polizie di tutto il mondo, anche se l' accusa più terribile nei suoi confronti, quella di essere il mandante dell' omicidio di Attilio Romanò, vittima innocente della prima faida di Scampia, non è stata confermata dalla Cassazione: condannato in primo e in secondo grado, è adesso in attesa di un nuovo processo che si terrà alla terza sezione d' Assise davanti alla quale la suprema corte lo ha rinviato.

Difeso prima dall' avvocato Vittorio Giaquinto e poi da Sergio Cola, dovrebbe per ora scontare solamente 8 anni di galera per una sentenza passata in giudicato. Ma dovrà affrontare ancora molti procedimenti dall' esito incerto: il futuro che dovrà affrontare non sembra certo luminoso.

VITA NEL MISTERO
Nato nel 1980 diventò latitante nel 2005, e dal 2006 lo ricercavano le polizie di tutto il mondo. La sua è stata una vita avvolta nel mistero: fino a ieri, quando sono riusciti finalmente ad arrestarlo e a interrogarlo, gli inquirenti ritenevano che avesse un figlio a cui avrebbe dato il nome del nonno, Paolo. Poi lui e la sua compagna, Cira Marino, che era presente in casa al momento dell' arresto, hanno spiegato che quel bambino non era mai esistito.

Non ha avuto figli, il boss di Scampia. E non è nemmeno mai andato via dal suo quartiere.
Nei lunghi anni della latitanza c' è stato chi giurava fosse a Dubai, chi lo dava in Sud America, e invece lui abitava a pochi chilometri da Cupa dell' Arco, la casa di famiglia dove vive tuttora la madre, Luisa.

Marco Di LauroMARCO DI LAURO
Una cortina di fumo lo ha dunque circondato per quindici anni, probabilmente perché il suo destino è stato segnato nel giro di pochi mesi, quando, arrestati il padre e il fratello maggiore, Cosimo, morto il terzogenito, Domenico, in un incidente di moto, furono lui e Vincenzo (poi finito in manette e successivamente scarcerato per fine pena) a dover prendere le redini di un clan in guerra. A Vincenzo toccarono gli affari, a Marco la gestione delle piazze e dei soldati. Era il 2004, F4 era poco più di un ragazzino, quasi sconosciuto agli inquirenti, anche a quelli che, come la narcotici napoletana, i Di Lauro li seguono da sempre, ma per gli affiliati di Ciruzzo F4, era già un capo.

LA FAIDA
Il giovanissimo boss si era infatti trovato a gestire una situazione drammatica e a fronteggiare la coda della più sanguinosa tra le faide recenti: la prima battaglia di Scampia che costò più di cento vite, e molte vittime innocenti. Nel 2004, nella premiata società Amato-Di Lauro, capace di inondare di droga l' intero Mezzogiorno, si era aperta una crepa importante. Fino a quel momento l' impresa era stata gestita come una Spa con sette soci (Paolo Di Lauro, Raffaele Amato, Rosario Pariante, Raffaele Abbinante, Patrizio De Vitale, Antonio Leonardi, Enrico D' Avanzo) che investivano capitale per comprare e vendere direttamente la cocaina dai narcotrafficanti.

ARRESTO DI MARCO DI LAURO IL QUESTORE DI NAPOLIARRESTO DI MARCO DI LAURO IL QUESTORE DI NAPOLI
Dalla fine degli anni Novanta, in scena entrò Raffaele Imperiale, il booker della cocaina latitante a Dubai, l' uomo che ha consegnato due tele di Van Gogh rubate al museo di Amsterdam: Lelluccio Ferrarelle, come lo chiamano i suoi, comprava droga da uno stoccatore, Erich Van de Bunt, e riforniva uno degli azionisti (Amato) che da quel momento cominciò a governare un canale in proprio creando una holding capace di dominare il mercato facendo fuori tutti i concorrenti.

COSIMO
Paolo Di Lauro, uomo d' affari d' esperienza, si accorse presto che i conti non quadravano: qualcosa si era inceppato nel meccanismo accuratamente costruito in anni e anni di traffici e morti ammazzati. Per mettere Amato nell' angolo chiese di cambiare la composizione societaria della Droga Spa creando una quota per il figlio Cosimo, poi fu costretto alla latitanza per un mandato di cattura e la gestione del business di famiglia passò proprio al primogenito. F1 tentò di trasformare i soci del padre in dipendenti.

E scoppiò la guerra. Con gli arresti del padre e del fratello e la fine delle ostilità, a Marco toccò gestite un clan sempre più in difficoltà, colpito dai pentimenti, le diserzioni, i sequestri dei beni, l' ultimo proprio qualche giorno fa. Di lui si dice che non abbia una mente imprenditoriale come Vincenzo, ma che non sia nemmeno una testa calda come Cosimo.

F4 ha vissuto in fuga, ma Carlo Puca, nel libro Il Sud deve morire, racconta che non si è mai rassegnato alla solitudine. Un giorno a casa della fidanzata Cira Marino, si presentarono tre plenipotenziari del boss per farle un discorso chiarissimo: «Il tuo uomo ti ama, vuole vivere per sempre con te, solo che il suo futuro è segnato: resterà latitante per il resto dei suoi giorni. Sei pronta a nasconderti da tutto e da tutti?». La ragazza disse sì e da quel giorno sparì pure lei. Fino a ieri quando gli agenti sono entrati dalla finestra in un appartamento di via Scaglione.
MARCO DI LAUROMARCO DI LAURO



DOPO DUE FAIDE E 69 MORTI AMMAZZATI SECONDIGLIANO È IL REGNO DEI «GIRATI»
Giuseppe Crimaldi per ''il Mattino''


LO SCENARIO
Quattordici anni, eppure sembra ieri. Nella storia che racconta la ferocia criminale di una camorra nera, spietata, servirebbero più capitoli per ricostruire il ruolo del clan Di Lauro. Fino alla fine degli anni 90 Secondigliano e Scampia sono sotto il saldo dominio di Paolo, il capostipite, l' uomo che dietro le attività commerciali di pellame celava lo scettro del numero uno dei narcotrafficanti a Napoli, e non solo a Napoli. Abile, scaltro, Ciruzzo o milionario commise forse un solo errore strategico: quello di consentire a suo figlio Cosimo gli affari di famiglia.
Quelli illeciti, ovviamente.

LA MATTANZA
SECONDIGLIANOSECONDIGLIANO
Il resto è storia Tristemente nota. Con l' esplosione di una terrificante guerra di camorra dichiarata dagli «scissionisti», un tempo fedeli servitori dei Di Lauro, i quali decisero che al banchetto degli affari di droga un posto a capotavola spettasse anche a loro. Ne scaturì un bagno di sangue, con tanto di omicidi che colpirono anche degli innocenti. Due faide a distanza di poco tempo. Omicidi, ma non solo. Per riconquistare una piazza di spaccio, gli scissionisti della prima ora usarono le bombe, le micidiali «ananas», armi in dotazione agli eserciti della ex Jugoslavia, Armi che avrebbero potuto provocare una strage.

Stando alla ricostruzione fatta dalla Dda di Napoli, in tutto erano sei gli ordigni a disposizione del cartello formato dagli Abete-Abbinante-Notturno, per dare inizio alla riconquista della piazza del Lotto G nelle case celesti. In meno di dieci anni furono 69 gli omicidi.

I «GIRATI»
RIONE TERZO MONDO SECONDIGLIANO NAPOLIRIONE TERZO MONDO SECONDIGLIANO NAPOLI
Parliamo di un decennio perché nell' ottobre del 2010, quando cioè i Di Lauro apparivano relegati nella enclave del «Rione dei Fiori» ad un ruolo quasi marginale rispetto ai nemici scissionisti, scoppia la seconda faida di Scampia. Inizialmente vi fu una guerra interna tra gli scissionisti: gli Amato-Pagano da un lato, e gli Abete-Abbinante-Notturno-Aprea dall' altro.

La nuova faida vide quindi contrapposto il cartello degli scissionisti a una sua fazione interna, i cui componenti vennero ribattezzati i «Girati» (cioè traditori). Ed ecco comparire il gruppo della Vannella Grassi (dal nome della zona di Secondigliano dove il neonato clan aveva il suo quartier generale). Con il tempo i boss della compagine criminale - Petriccione, Magnetti e Mennetta - fecero una scelta di campo, alleandosi con i Di Lauro. Alla fine, gli scissionisti furono costretti ad abbandonare le Vele di Scampia riparando su Melito.

Sarebbero dunque i Girati, a gestire gli affari sporchi - droga ma anche racket - nei quartieri della periferia nord di Napoli. A riprova di ciò, proprio due giorni fa, la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Napoli ha sequestrato al solo Magnetta beni per oltre 400mila euro.

Ragazzi a SecondiglianoRAGAZZI A SECONDIGLIANO
Le indagini patrimoniali proseguono. E adesso - dopo la cattura di Marco Di Lauro - c' è chi si chiede chi comanderà a Secondigliano e Scampia.

2 Marzo 2019

Fonte: qui

LO CERCAVANO IN ASIA, MA ERA A SOTTO CASA: ARRESTATO A NAPOLI IL SUPERLATITANTE MARCO DI LAURO, AL SECONDO POSTO TRA I RICERCATI DOPO MESSINA DENARO 
VIDEO: IL SUO ULTIMO COVO E LA FOLLA DI CURIOSI 
FIGLIO DEL BOSS  PAOLO DI LAURO, DETTO CIRUZZO 'O MILIONARIO, ERA IN FUGA DAL 2004. SUL SUO CAPO PENDE UN ERGASTOLO PER OMICIDIO


arrestato marco di lauroARRESTATO MARCO DI LAURO
Asia, Sudamerica ed Europa: lo hanno cercato dovunque ma alla fine era a Napoli in un'abitazione di Chiaiano, in via Emilio Scaglione 424, a pochi chilometri dalla sua roccaforte di Secondigliano. Cosi è finita la latitanza di Marco Di Lauro, inserito nell'elenco dei ricercati del ministero dell'Interno al secondo posto subito dopo Matteo Messina Denaro.

Oggi ha 38 anni ma era solo un ragazzo quando fece perdere le sue tracce, 14 anni fa nel corso della «notte delle manette» quando mille uomini dello Stato invasero i quartieri Scampia e Secondigliano coadiuvati dagli elicotteri ed eseguirono 53 ordinanze. Ricercato anche in campo internazionale, secondo gli inquirenti, Marco Di Lauro avrebbe intrapreso la ricostruzione del clan guidato dal padre Paolo Di Lauro detto Ciruzzo 'o Milionario.

Quarto figlio del boss Paolo Di Lauro, era latitante dal 7 dicembre 2004, quando sfuggì al maxi blitz nella notte delle manette: sul suo capo pende un ergastolo per l'omicidio dell'innocente Attilio Romanò, ucciso per errore nel gennaio del 2005 nell'ambito della prima faida di Scampia.

Di Lauro non era armato e non ha opposto resistenza», ha detto il questore di Napoli, Antonio De Iesu, sceso dai suoi uffici per accogliere i suoi uomini che, insieme all'Arma dei carabinieri e alla Guardia di Finanza, hanno condotto l'operazione nel pomeriggio. Soddisfatto anche il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, colonnello Ubaldo Del Monaco, che ha evidenziato che l'azione si è svolta sotto il coordinamento della Dda di Napoli guidata dal procuratore Melillo. «Siamo contenti», ha aggiunto Del Monaco. 

MARCO DI LAURO ARRESTATOMARCO DI LAURO ARRESTATO
Di Lauro è arrivato in questura a bordo di un'auto civetta della polizia, mentre dall'alto un elicottero sorvegliava la zona. «Bravi, bravi» è l'incitamento che si è levato dai presenti, un centinaio di persone, mentre alcuni degli agenti che hanno partecipato all'operazione si sono abbracciati manifestando soddisfazione per il lavoro svolto. 


TRE I SUPERLATITANTI RIMASTI OLTRE DI LAURO
 (ANSA) - Marco Di Lauro, latitante dal 2004, dopo un maxi blitz che passerà alla storia come la "notte delle manette" e a cui Di Lauro scampò, era tra i quattro superlatitanti di massima pericolosità inseriti in una lista redatta dal Gruppo integrato interforze per la ricerca dei latitanti più pericolosi (GIIRL) della Direzione centrale della polizia criminale e inseriti nel sito del ministero dell'Interno.

Marco Di LauroMARCO DI LAURO
Ora la lista - che fino a pochi anni fa contava numerosissimi esponenti di mafia, camorra, 'ndrangheta, Sacra Corona Unita - si è assottigliata fino a riportare solo tre nomi: per Cosa Nostra quello di Matteo Messina Denaro, ricercato dal 1993, che deve scontare l'ergastolo e di Giovanni Motisi, anche lui destinatario dell'ergastolo e ricercato dal 1998. Per l'anonima sequestri è ancora ricercato Attilio Cubeddu, latitante dal 1997, che deve scontare 30 anni in via definitiva. Curbeddu non fece rientro, al termine di un permesso, nella Casa Circondariale di Badu è Carros (NU), dove era ristretto, per sequestro di persona, omicidio e lesioni gravissime.

Tra gli arrestati "eccellenti", catturati in questi anni e inseriti nella lista dei latitanti di massima pericolosità, spiccano i nomi di Michele Zagaria, arrestato per camorra nel 2011, di Antonio Iovine, arrestato nel 2010 a Casal di Principe e anch'egli boss di camorra; di Giovanni Strangio, esponente della 'ndrangheta arrestato nel 2009 nei Paesi Bassi, di Giuseppe Bellocco, catturato nel 2007 in Calabria e appartenente alla 'ndrangheta, di Giuseppe Morabito, preso nel 2004 in Calabria. Tra i superlatitanti c'era ovviamente anche il nome di Salvatore Riina, ricercato dal 1969 e arrestato nel 1993. E' morto nel novembre 2017.

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DOPO LA CATTURA DI MARCO DI LAURO, RESTANO IN CIRCOLAZIONE MATTEO MESSINA DENARO, GIOVANNI MOTISI DETTO “U PACCHIUNI”, IL CARCERIERE DI SOFFIANTINI ATTILIO CUBEDDU E ADRIANO GIACOBONE, UNO DEI CRIMINALI PIÙ RICERCATI DEL MONDO PER REATI AMBIENTALI, BRACCONAGGIO, COMMERCIO DI SPECIE ANIMALI PROTETTE, SMALTIMENTO DI RIFIUTI TOSSICI…

Grazia Longo per “la Stampa”

MARCO DI LAUROMARCO DI LAURO
Due mafiosi di «Cosa nostra», un criminale sardo dell'«Anonima sequestri» e uno piemontese specializzato in reati ambientali e traffico di rifiuti tossici. Dopo l'arresto del camorrista Marco Di Lauro, la top 5 dei latitanti più ricercati d' Italia si è ridotta a quattro.

Il boss dei boss, il più pericoloso della lista della Direzione centrale per la polizia criminale è senza ombra di dubbio Matteo Messina Denaro. È l'unico italiano a essere stato annoverato dalla rivista Forbes, nel 2011, tra i dieci fuggitivi più ricercati al mondo. Carabinieri e polizia lavorano assiduamente per trovarlo e secondo alcuni è lui il capo assoluto di Cosa Nostra dopo l' arresto di Bernardo Provenzano del 2006.

messina denaroMESSINA DENARO
La figura di Messina Denaro - 57 anni, noto come «u siccu», «il magro», sparito nel nulla nel '93, l' anno delle bombe a Milano, Firenze e Roma - è circondata da un alone di leggende. Alcuni collaboratori di giustizia, per esempio, sono convinti che il mafioso nato in provincia di Trapani si muova indisturbato proprio nella sua terra, la Sicilia.

E c' è persino chi giura di averlo notato allo stadio Barbera mentre assisteva alla partita Palermo-Sampdoria. Mentre qualcun altro lo ha avvistato al mare in Grecia insieme alla compagna Maria. Per non parlare delle ipotesi su interventi di chirurgia estetica facciale per cambiarne i tratti fisiognomici, e di plastica sostitutiva dei polpastrelli per cancellare le impronte digitali. Secondo altri, poi, Messina Denaro si sottoporrebbe a costanti sedute di dialisi a causa di gravi problemi ai reni.

GIOVANNI MOTISI DETTO U PACCHIUNIGIOVANNI MOTISI DETTO U PACCHIUNI
Dal '98 è invece ricercato il palermitano sessantenne Giovanni Motisi, «u pacchiuni», «il grasso». Contro di lui accuse di omicidio, dal 2001 per associazione di tipo mafioso e dal 2002 per strage. Tre anni fa è stato inserito nella lista dei criminali più ricercati dall' Europol e pare sia scappato in Francia. Killer di fiducia di Totò Riina, è ritenuto tra coloro che parteciparono al primo incontro per decidere di ammazzare il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Attilio CubedduATTILIO CUBEDDU

L' ultimo bandito dell' Anonima Sequestri, Attilio Cubeddu, 72 anni, è latitante da 22 anni. Dopo aver preso parte in Toscana ed Emilia Romagna ai rapimenti di Cristina Peruzzi, Ludovica Rangoni Machiavelli e Patrizia Bauer, venne arrestato e condannato a 30 anni. Ma dopo un permesso premio, nel '97, non rientrò in carcere. E durante la fuga riprese a fare il sequestratore. Fu lui il custode dell' ostaggio Giuseppe Soffiantini.
Adriano GiacoboneADRIANO GIACOBONE



Chiude l' elenco della Criminalpol Adriano Giacobone, nato a Tortona in provincia di Alessandria 62 anni fa. È uno dei criminali più ricercati del mondo per reati ambientali, bracconaggio, commercio di specie animali protette, smaltimento di rifiuti tossici. È accusato anche di bancarotta fraudolenta, detenzione illegale di armi da fuoco, rapimento, furto e violenza. Si sono perse le sue tracce a metà degli Anni 80.

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La marina israeliana pronta a "bloccare" il transito del petrolio iraniano. Netanyahu minaccia Teheran


A parte l'incidente del mese scorso in cui il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato tramite Twitter che sta cercando "guerra con l'Iran", i nuovi commenti rilasciati questa settimana rappresentano la dichiarazione più aggressiva di quanto Israele sia disposto a contrastare l'Iran nella regione.
Facendo eco al desiderio dell'amministrazione Trump di portare a zero le esportazioni iraniane attraverso le sanzioni, Netatyahu ha detto oggi che sta valutando di ordinare alla Marina di Israele di prendere di mira le petroliere iraniane per impedire loro di vendere petrolio all'estero . Questo come un numero di altri firmatari dell'accordo nucleare P5 + 1 hanno promesso di continuare ad acquistare nonostante le sanzioni statunitensi e minacciato ripercussioni da Washington.
"L'Iran sta cercando di eludere le sanzioni attraverso il contrabbando di petrolio sotto copertura sulle rotte marittime, e nella misura in cui questi tentativi si allargano, la marina avrà un ruolo più importante nel bloccare queste azioni iraniane ", ha detto Netanyahu .
Certamente quello che il primo ministro israeliano chiama "contrabbando di petrolio coperto", l'Iran vede invece semplicemente il suo diritto a condurre spedizioni valide e legali come un potere economico sovrano. Ma dato il restringimento del cappio economico e l'espansione della presenza navale statunitense nelle acque internazionali, secondo quanto riferito, l'Iran avrebbe interrotto i transponder sulle sue navi e altre misure per nascondere il traffico marittimo (usando "navi fantasma" per far cadere le sanzioni statunitensi), anche nomi alteranti di navi o registri di bandiera. 
Netanyahu ha continuato, come riportato da Reuters , "Chiedo all'intera comunità internazionale di fermare i tentativi dell'Iran di eludere le sanzioni via mare e, naturalmente, con qualsiasi (altro) mezzo ". 
Sembra che Netanyahu stia preparando il terreno per una sorta di escalation israeliana contro i beni iraniani all'estero e sull'acqua, anche se secondo la  Reuters  , "Non era chiaro come Israele avrebbe fermato tali attività di spedizione o se avrebbe rischiato lo scontro diretto in mare con Navi iraniane ". Soprattutto perché "La marina israeliana, le cui navi più grandi sono corvette missilistiche e una piccola flotta di sottomarini, è principalmente attiva nel Mediterraneo e nel mar Rosso".
Forse più probabilmente le parole di Netanyahu, come molti altri discorsi prima, erano rivolte a un pubblico di uno   rivolte alla Casa Bianca nella speranza che Trump potesse essere disposto a intraprendere azioni più dirette per impedire al petrolio iraniano di raggiungere l'Europa o la Cina .

Se Israele potesse ottenere che le operazioni di trasporto petrolifero iraniano fossero comunemente dichiarate quali "contrabbando" dagli Stati Uniti e dagli alleati internazionali, ciò potrebbe giustificare future intercettazioni e azioni navali dirette, che a loro volta innescano un grave incidente che porta alla guerraMa come Netanyahu ha indicato il mese scorso in un tweet (ma in seguito ha tentato di ritrattare le parole), questo potrebbe portare alla "guerra con l'Iran" sperata che ha detto che Israele sta cercando. 
7 Marzo 2019
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