9 dicembre forconi: 10/06/17

venerdì 6 ottobre 2017

Il capo della Bundesbank si lascia scappare cosa vogliono i tedeschi dall’Italia


Dev’essere proprio un mondo schifoso quello che mi costringe a dare ragione ad Enrico Letta. Eppure, dichiarando che sarebbe un disastro se il capo della Bundesbank Weidmann dovesse sostituire Draghi, l’ex premier ha perfettamente ragione. Da qualche tempo i tedeschi hanno fatto trapelare l’ipotesi e l’interessato stesso non ha smentito questa possibilità nell’intervista appena rilasciata alla Rai.  Già il fatto che l’unica intervista rilasciata da Weidmann sia stata ai media italiani la dice lunga sull’avanzamento del progetto e infatti Weidmann ha lanciato un messaggio piuttosto chiaro su cosa dovrebbe essere fatto nei nostri confronti.

E cosa diamine avrà mai il presidente della Bundesbank che non va? 

Se fosse solo per queste cosucce non sarebbe tanto diverso da un Brunetta qualsiasi, il guaio è che Jens Weidmann conserva dell’Italia l’immagine stereotipata trasmessa dai film americani degli anni Cinquanta (pizza, mafia e mandolino), ma soprattutto non si capacita di come questi cialtroni mediterranei possiedano una ricchezza privata media superiore a quella di un tedesco. Weidmann lo dice col sorriso tirato tipico dei primi della classe, ma lo dice chiaramente e proprio nell’intervista messa in onda ieri da RaiUno nella trasmissione di Lucia Annunziata.

«Sa che è stata fatta una ricerca tra i paesi dell’area euro nella quale si evidenzia che le famiglie italiane hanno più patrimonio delle famiglie tedesche? Non penso però che qualcuno auspichi un trasferimento di patrimoni dall’Italia alla Germania…»

Così ha detto Weidmann all’intervistatrice, sfoggiando un bel sorriso sarcastico. I passaggi dell’intervista sono piuttosto lunghi e numerosi e tutti i giornalisti, in queste ore, si stanno soffermando sulle dichiarazioni del Presidente della Bundesbank con riferimento al quantitative easing di Mario Draghi, che per Weidmann è stato un fallimento, o sulla necessità che l’Italia provveda quanto prima a ridurre il debito pubblico. Invece, il punto chiave è quello evidenziato dal sottoscritto: 

LE FAMIGLIE ITALIANE HANNO PIU’ PATRIMONIO DI QUELLE TEDESCHE!

E’ di assoluta evidenza, per uno studioso del fenomeno capitalistico, che l’ultracapitalismo non può reggersi a lungo quando consente alla maggior parte della popolazione di tutelarsi attraverso il risparmio. Se ci facciamo caso, i paesi maggiormente capitalistici, come gli Stati Uniti, promuovono la spesa dei privati tramite carte di credito, tramite i “pagherò”, ma non certo tramite il risparmio. E persino la prima casa è molto più tassata che in Italia. Lasciamo perdere le faraoniche idiozie che ha raccontato Berlusconi per anni, la verità è che nei paesi capitalistici i patrimoni sono riservati ai ricchi e che anche gli alti stipendi della middle class vengono puntualmente sputtanati in tasse, assicurazioni e cianfrusaglie da comprare (tipo il suv coi rostri per i bufali, anche se abiti a New York City).

Per gli americani avere una casa di proprietà (e non essere in affitto) vuol dire veramente avercela fatta nella vita. Difatti, a parte i ricchi ricchi, praticamente nessuno ne ha un’altra, la famosa seconda casa. 

Bene, ora guardatevi un po’ attorno: quanti impiegati e operai conoscete, in Italia, che hanno una seconda casa? Io abito in Veneto e oserei dire, almeno una famiglia su tre. Ma al di là delle impressioni personali, quel che è certo, è che i tedeschi non sono nelle nostre stesse condizioni e non si capacitano del perchè, nonostante il loro efficentismo e i loro (ex) alti stipendi, siano più poveri degli italiani come beni rifugio accumulati. Ma Weidmann lo sa (welfare e tasse basse sul patrimonio) ed è lì che andrà a picchiare se diventerà il nuovo inquilino della Bce a Francoforte. Con Weidmann al posto di Draghi il debito italiano non avrà più alcuna copertura e diventerà facile occasione di vendite allo scoperto per gli speculatori. 

Il governo italiano, qualsiasi esso sia, dovrà porvi rimedio attraverso alte tasse sui patrimoni della classe media italiana, trasferendo di fatto quella ricchezza alle banche tedesche, finalmente monopolio del board della Bce

Se c’è una cosa bella dei tedeschi è che non sanno mentire. Purtroppo, troppi italiani non capiscono e non sanno trarre le conclusioni politiche dalle confessioni d’oltralpe.

Fonte: Micidial

Massimo Bordin


Tratto da: comedonchisciotte

IL GENERALE HAFTAR ALLA SCADENZA DEGLI ACCORDI INTERNAZIONALI SULL’ASSETTO POLITICO, VUOLE PRENDERE IL CONTROLLO DEL PAESE SFRUTTANDO LE DIVISIONI INTERNE

Francesco Semprini per “la Stampa”

IL GENERALE HAFTARIL GENERALE HAFTAR
Tutt'altro che conciliante è stato il generale Khalifa Haftar durante gli incontri di Roma del 26 settembre, quando su invito di Marco Minniti, ha visto lo stesso capo del Viminale e il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, con alcuni alti ufficiali dello Stato maggiore. L'uomo forte della Cirenaica, invitato nell'ambito di quell' allargamento del dialogo con tutti gli attori libici, pensato come funzionale al processo di pacificazione del Paese, sarebbe stato davvero perentorio nelle sue dichiarazioni, tanto da lasciare i suoi interlocutori davvero spiazzati.
minniti haftarMINNITI HAFTAR

Haftar ha detto chiaramente che il 17 dicembre, ovvero alla scadenza degli accordi di Skhirat, l'intesa quadro sulla quale è stata strutturato l'assetto istituzionale della Libia attuale con il Consiglio presidenziale e il Governo di accordo nazionale guidato da Fayez al Sarraj, sostenuto dall' Organizzazione delle Nazioni Unite, sarà un momento di rottura piena, secondo quanto riferiscono fonti vivine al dossier a «La Stampa».

MACRON SERRAJ HAFTARMACRON SERRAJ HAFTAR
«In quella data il popolo libico si solleverà» dinanzi al totale fallimento del progetto avviato dalla comunità internazionale. «Continuate con incontri, roadmap, emendamenti agli accordi vigenti, in quella data, ci sarà la sollevazione, interverrà l'Esercito nazionale libico al quale il popolo chiederà aiuto, ed io alla testa dei militari prenderò il controllo della Libia. A quel punto sarò l'unico vero interlocutore credibile del Paese».

haftar serrajHAFTAR SERRAJ
Le affermazioni di Haftar nascono dalla sua profonda convinzione che gli attori politici dell' attuale fase di governo della Libia, a partire dalla leadership tripolitina, sono «corrotti e incapaci» di assicurare un futuro al Paese.

La posizione, lontana da quell'atteggiamento di disponibilità raccontato da alcuni, non facilitano certo il processo di normalizzazione del Paese già alle prese con difficoltà interne dovute alle divisioni intestine (basti guardare gli scontri a Sabratha per la spartizione del potere) alla piaga del traffico di esseri umani e a una ripresa delle pulsioni terroristiche con lo Stato islamico che è tornato a insediarsi in alcune zone dell' entroterra desertico.
libia divisione cirenaica tripolitania fezzanLIBIA DIVISIONE CIRENAICA TRIPOLITANIA FEZZAN

Lo dimostrano i recenti raid delle forze aeree di Africom che, nei giorni passati, hanno colpito alcune postazioni delle bandiere nere a Sud di Sirte dove si stavano riorganizzando campi di addestramento e check point per gestire i loro affari. Le attività del Comando Usa in Africa proseguono da oltre un anno ininterrottamente, dapprima per ordine di Barack Obama e poi con Donald Trump che ha intensificato gli sforzi.

Come i raid compiuti in Somalia contro le forze al-Shabaab, e le operazioni «fantasma» compiute nell' ambito del «Trans-Sahara Counterterrorism Partnership», ovvero in coordinamento con forze speciali dei Paesi interessati specie in Algeria, Burkina Faso, Camerun, Ciad, Mauritania, Marocco, Niger, Nigeria, Senegal, e Tunisia.

KHALIFA HAFTARKHALIFA HAFTAR
Nell' ambito di queste, tre militari dei berretti verdi sono stati uccisi due giorni fa, e altri due feriti in un blitz compiuto in Nigeria. A dimostrazione di come le difficoltà operative in quella parte del pianeta siano elevatissime per stroncare la lotta al terrorismo e le sue commistioni nelle tante attività illecite. Sforzi per cui il contributo e la stabilità degli Stati interessati rappresentano una condizione essenziale. A partire da quello di una Libia stabilizzata che appare più che mai cruciale.

Fonte: qui

GRAZIE AD UN PASTORE ADDESTRATO, LA GUARDIA DI FINANZA SCOPRE UN TRAFFICO DI COCAINA A GIOIA TAURO

LA DROGA ERA NASCOSTA IN BORSONI ALL’INTERNO DI UN CONTAINER (VIDEO) 

  

Lucio Musolino per il Fatto Quotidiano

blitz anti droga gioia tauroBLITZ ANTI DROGA GIOIA TAURO
Hanno utilizzato la tecnica del “rip-off”: borsoni e trolly da viaggio nascosti vicino al portellone del container e contenenti panetti di cocaina purissima che dovevano essere recuperati dai trafficanti nel porto di Gioia Tauro.

blitz anti droga gioia tauroBLITZ ANTI DROGA GIOIA TAURO
Gli otto borsoni, però, sono stati recuperati dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria e dai funzionari dell’agenzia delle dogane che, con i cani antidroga, sono riusciti a intercettare il container proveniente partito da Seattle negli Stati Uniti, con transito a Panama e destinazione finale Ancona. Questa volta, la cocaina era nascosta tra fogli di plastica e rulli: 271 panetti di sostanza stupefacente pari e 308 chili di droga pronta per essere immessa nelle piazze italiane.
blitz anti droga gioia tauroBLITZ ANTI DROGA GIOIA TAURO

Secondo gli uomini del colonnello Flavio Urbani, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, la droga sequestrata avrebbe fruttato, una volta tagliata e messa in commercio, oltre 65 milioni di euro.

blitz anti droga gioia tauroBLITZ ANTI DROGA GIOIA TAURO
Dall’inizio dell’anno, sono circa due le tonnellate di cocaina sequestrate dalla guardia di finanza nel porto di Gioia Tauro che avrebbero fruttato alle organizzazioni criminali milioni di euro e che, secondo gli inquirenti, una volta reinvestiti e riciclati, sono in grado di inquinare pesantemente i circuiti legali dell’economia.

Fonte: qui

BLITZ CONTRO IL CLAN DEI RINZIVILLO – LE ESTORSIONI E LE MINACCE AL PROPRIETARIO DI UN NOTO LOCALE DI VIA VENETO  
“IL MONDO È CORROTTO E RESTERÀ COSÌ”; DICEVA IN UN COLLOQUIO INTERCETTATO RINZIVILLO, LA REPLICA DEL PROCURATORE DI ROMA GIUSEPPE PIGNATONE...
Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera

VIA VENETOVIA VENETO
La mafia è tornata in via Veneto. Non più la 'ndrangheta che voleva mettere le mani sul Cafè de Paris per riciclare i suoi soldi, ma la mafia siciliana, un pezzo importante di Cosa nostra legato al clan Madonia e ai Corleonesi di Totò Riina. È successo due anni fa, nel giugno 2015, quando un signore si presentò al Caffè Veneto, noto locale della strada che fu il simbolo della «dolce vita» romana, e recapitò un biglietto al proprietario, Aldo Berti: «Siamo giunti ad avere ogni tuo movimento sul tuo conto, chiama chi hai fottuto e fai il piano di rientro, perché possiamo arrivare pima dei calabresi. Credevi di passarla liscia?».

Qualche giorno dopo arrivò una telefonata, dove l' interlocutore dall' accento siciliano ribadì al proprietario: «Fai il rientro con Santino». Entrambi sapevano di chi e di che cosa parlavano: un presunto credito vantato da tale Santo Valenti con le nipoti del proprietario del bar, le sorelle Cinzia e Alessia Berti, eredi di un' attività all' ingrosso nel Centro agroalimentare romano, che s' erano viste recapitare carichi di frutta mai ordinata, o in eccesso, o a prezzi più alti di quelli concordati.

Forniture effettuate dalla ditta di Valenti il quale, scrive il giudice delle indagini preliminari che ieri l' ha fatto arrestare, «per ottenere un ingiusto vantaggio si avvale di un soggetto mafioso dalle fondamenta, in quanto pluricondannato per associazione mafiosa e come tale noto tra gli operatori del Car di Roma».
BLITZ CONTRO CLAN RINZIVILLOBLITZ CONTRO CLAN RINZIVILLO

Il mafioso è Salvatore Rinzivillo, scarcerato nel 2013 e fratello di Antonio e Crocifisso, ergastolani rinchiusi al «carcere duro», entrambi esponenti della cosca che comanda a Gela, in provincia di Caltanissetta, per conto di Cosa nostra. Un clan che da tempo s' è trasferito e fa affari a Roma, e in questo caso aiutava Santino Valenti (anche lui gelese trapiantato nella capitale) a recuperare il presunto credito: in realtà un' estorsione da 180.000 euro nei confronti delle sorelle Berti e dello zio proprietario del Caffè Veneto, secondo la ricostruzione della Procura di Roma, che insieme a quella di Caltanissetta ha coordinato la maxioperazione in cui sono stati arrestati Rinzivillo, Valenti e altre 35 persone. «Una delle più importanti degli ultimi anni», annuncia il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.

Tra gli arresti ci sono l' avvocato romano Giandomenico D' Ambra, accusato di «concorso esterno» perché sospettato di aver ripetutamente collaborato con Rinzivillo nei suoi traffici illeciti, e due carabinieri - uno transitato ai servizi segreti e l' altro in forza al Ros - inquisiti per accesso abusivo alle banche dati delle forze dell' ordine, con l' aggravante di agevolare i mafiosi; prendevano notizie riservate e le passavano agli uomini legati al boss, anche sul conto del titolare del bar di via Veneto.
ARRESTI CLAN RINZIVILLOARRESTI CLAN RINZIVILLO

«Il mondo è così, è nato corrotto e corrotto morirà, nessuno riesce a sistemare il mondo», diceva in un colloquio intercettato Rinzivillo, e il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone commenta: «È un principio che noi rigettiamo totalmente. La corruzione, come la mafia, può e deve essere combattuta e sconfitta, oggi ci siamo noi a contrastare l' una e l' altra, domani ci saranno altri».

Uno dei due carabinieri è sospettato di aver partecipato anche ad attività utili a portare a termine l' estorsione al bar di via Veneto, poi sequestrato e chiuso per altre vicende giudiziarie. Dopo la prima minaccia, Berti chiamò un suo cliente, l' ex mafioso palermitano ed ex collaboratore di giustizia Baldassarre Ruvolo, che provò a mediare. Ma l' unico risultato fu un secondo pizzino, ancor più minaccioso: «Senti brutto sbirro, tu e quel palermitano se entro venti giorni non si presenta tu verrai abbattuto, i soldi non contano più nulla». Le trattative proseguirono con altre intimidazioni e un incontro dell' ex pentito con un siciliano armato di pistola che ribadì l' ordine di «togliere i debiti con Santino». Per il giudice, questa e altre vicende dimostrano l' applicazione del «metodo mafioso».
CLAN RINZIVILLOCLAN RINZIVILLO

L' espansione del clan Rinzivillo, stando alle indagini condotte da polizia, carabinieri e Guardia di finanza, non s' è fermata alla capitale. È arrivata fino in Lombardia e poi in Germania, dove il boss Salvatore avrebbe stabilito contatti, finalizzati al traffico di droga, con il latitante di 'ndrangheta Antonio Strangio, gestore del ristorante dove dieci anni fa avvenne la strage di Duisburg.

Con i fratelli rinchiusi al «41 bis», Salvatore Rinzivillo riusciva a concordare le «scelte strategiche dell' organizzazione» durante i colloqui in cui utilizzava «un linguaggio criptico e cifrato».
Fonte: qui
MAXI OPERAZIONE CONTRO IL CLAN MAFIOSO DEI RINZIVILLO, EGEMONE A GELA 
37 PERSONE SONO STATE ARRESTATE IN CINQUE REGIONI ITALIANE E IN GERMANIA 
SEQUESTRATI BENI E SOCIETA’ PER 11 MILIONI DI EURO 
IN MANETTE ANCHE DUE CARABINIERI E UN AVVOCATO
1 - MAFIA: BLITZ CONTRO CLAN RINZIVILLO, 37 ARRESTI
CLAN RINZIVILLOCLAN RINZIVILLO
(ANSA) - Una maxi operazione contro il clan mafioso Rinzivillo e' stata fatta ieri in Italia e Germania. Uomini della Guardia di Finanza, della Polizia e dei Carabinieri ed hanno eseguito 37 provvedimenti di custodia cautelare nei confronti di altrettanti presunti appartenenti al clan egemone a Gela. Gli arresti sono scattati in Sicilia, Lazio, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna in Italia, e in Germania. Sequestrati anche beni e societa' per 11 milioni.

L'indagine delle Dda di Roma e Caltanissetta è stata coordinata dalla procura nazionale antimafia e antiterrorismo e ha visto la partecipazione della Polizia criminale tedesca che, a Colonia, ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari.

POLIZIAPOLIZIA
I 35 provvedimenti eseguiti in Italia hanno invece visto impegnati oltre 600 tra finanzieri e carabinieri del comando provinciale di Roma e poliziotti della questura di Caltanissetta.

2 - MAFIA: ARRESTATI AVVOCATO E DUE CARABINIERI
(ANSA) - Ci sono anche un avvocato romano e due carabinieri tra i 37 arrestati nell'operazione contro il clan Rinzivillo. Nei confronti dei due militari l'accusa è di accesso abusivo alle banche dati delle forze dell'ordine: in sostanza avrebbero passato notizie riservate ai membri del clan, da sempre alleato dei Madonia e con i corleonesi. L'avvocato sarebbe invece il trait d'union tra i mafiosi e i professionisti.

Fonte: qui



TRA LE PERSONE FERMATE NELL'OPERAZIONE "METAUROS" C'È L'EX SINDACO DI VILLA SAN GIOVANNI, ROCCO LA VALLE, IN CARICA DAL 2010 AL 2015 
SAREBBE STATO L'UNICO INTERLOCUTORE DELLE COSCHE "BENEFICIARIE" DELLE ESTORSIONI IMPOSTE ALLE SOCIETÀ CHE HANNO GESTITO NEL TEMPO IL TERMOVALORIZZATORE
ROCCO LA VALLE(ANSA) - Tra le persone fermate nell'operazione "Metauros" c'è l'ex sindaco di Villa San Giovanni, Rocco La Valle, in carica dal 2010 al 2015. La Valle sarebbe stato l'unico interlocutore delle cosche "beneficiarie" delle estorsioni imposte alle società che hanno gestito nel tempo il termovalorizzatore. In manette anche l'avvocato Giuseppe Luppino, ex presidente della società "Piana Ambiente" e consulente esterno dell'ufficio legale del commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Calabria.
ROCCO LA VALLE
Fonte: qui



ATTIVO AD AVEZZANO E A L'AQUILA IL “PARTITO NAZIONALE 9 DICEMBRE FORCONI – PER LA SOVRANITÀ”

Avezzano – Si comunica che ad Avezzano è presente ed attivo il “Partito Nazionale 9 dicembre Forconi – per la sovranità” e responsabili per la zona della Marsica e della provincia di L’Aquila sono stati nominati l’Avv. Gabriele Catarinacci ed il Sig. Donato Ippoliti. Per ogni informazione si potranno contattare i seguenti numeri telefonici: 347 3387469 – 366 2059415. Presto saranno organizzate iniziative e sarà avviata la campagna di tesseramento. I seguenti sono i cd. 8 punti ai quali il movimento si ispira:
Gli Otto punti del 9 Dicembre Forconi
  1. Non ci riconosciamo in questo potere finanziario, illegittimamente costituitosi che, subdolamente, si è sostituito alle nostre istituzioni democratiche, ci ha accompagnato alla fame, ha distrutto l’identità di un Paese, ha annientato il futuro di intere generazioni e ha cancellato il diritto di un lavoro dignitoso per tutte le persone oneste.
  2.  Scioglimento delle camere. Nel pieno rispetto dei dettami costituzionali in materia di rappresentatività della volontà popolare.
  3. Immediate dimissioni del Presidente della Repubblica.
    Finalizzato al pieno rispetto dei dettami costituzionali in materia di rappresentatività della volontà popolare.
  4.  Ritorno alle urne con sistema elettorale di tipo proporzionale senza sbarramento.
    Finalizzato al pieno rispetto dei dettami costituzionali in materia di rappresentatività della volontà popolare.
  5. Ripristino e rispetto della Costituzione e di tutte le sovranità a partire da quella monetaria, popolare e territoriale.
  6. Disconoscimento dei fondi finanziari di salvataggio europei e di tutti i trattati internazionali firmati dall’Italia a partire dal 2006. Finalizzato al pieno rispetto dei dettami costituzionali in materia di Sovranità popolare.
  7. Inserimento nella Costituzione del referendum propositivo e vincolante.
  8. Che siano perseguiti a norma di legge ed interdetti a vita da qualsiasi incarico pubblico tutti coloro del mondo politico, economico, industriale ed istituzionale che hanno distrutto la nostra economia e permesso che il Popolo Italiano venisse ridotto in schiavitù.
Fonte: qui

L’INCHIESTA-BOMBA DELLE ‘IENE’ SULLA MORTE DI DAVID ROSSI, CAPO DELLA COMUNICAZIONE MPS, ‘CADUTO’ DAL 3° PIANO DELLA BANCA DOPO AVER DETTO DI VOLER PARLARE COI PM


I SEGNI SUL CORPO, L’OROLOGIO CHE CADE ACCANTO AL CORPO MEZZORA DOPO, IL PORTIERE CHE NON VEDE IL CADAVERE, L’OMERTÀ DEI COLLEGHI: PARLANO LA MOGLIE E LA FIGLIA

ANTONINO MONTELEONE È RIUSCITO PURE A FAR PARLARE L’EX PRESIDENTE MUSSARI, DOPO 5 ANNI DI SILENZIO: ‘QUELLO CHE FA LA MOGLIE PER ME È VANGELO. SE LEI RITIENE DI ANDARE AVANTI SU QUELLA STRADA, E' QUELLA GIUSTA’. E INVECE AMATO SBEFFEGGIA IL GIORNALISTA

ALESSANDRO DI BATTISTA VUOLE PORTARE MOGLIE E FIGLIA ALLA CAMERA E FARLE PARLARE ALLA STAMPA

L'inchiesta delle 'Iene' su David Rossi - I parte

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VIDEO - IL SERVIZIO DI ANTONINO MONTELEONE SU DAVID ROSSI E MPS



antonella tognazzi moglie di david rossiANTONELLA TOGNAZZI MOGLIE DI DAVID ROSSI



In prima serata su Italia 1, a “Le Iene Show”, l’inviato Antonino Monteleone si è occupato del caso di David Rossi, responsabile della Comunicazione di Monte dei Paschi di Siena precipitato da una finestra della sede della banca a Rocca Salimbeni, nel capoluogo toscano, la sera del 6 marzo 2013. In quelle stesse settimane, MPS è al centro di una grande inchiesta basata sull’acquisizione di Antonveneta.
l orologio che cade accanto a david rossi mezzora dopo il voloL OROLOGIO CHE CADE ACCANTO A DAVID ROSSI MEZZORA DOPO IL VOLO

Nel luglio 2017, il gip ha disposto l’archiviazione del fascicolo d’indagine aperto con l’ipotesi di reato d’istigazione al suicidio, accogliendo la richiesta avanzata dalla procura senese e respingendo così la richiesta avanzata – nel novembre 2015 – dai legali della famiglia Rossi, da sempre convinti che si sia trattato di omicidio.
Si tratta della seconda archiviazione dell’indagine: la prima era avvenuta nel marzo 2014.
           

La Iena intervista Antonella Tognazzi (la moglie di David Rossi) e la figlia della donna Carolina Orlandi, da anni impegnate per far sì che si continui a indagare sulla morte dell’uomo.
Antonino Monteleone raggiunge anche Giuseppe Mussari, ex Presidente del MPS ed ex Presidente dell'ABI, Associazione Bancaria Italiana. Da quando è stato indagato e travolto dalle polemiche per l’acquisizione di Antonveneta da parte di MPS, non ha più parlato: né delle vicende bancarie, né della morte di Rossi.
il corpo di david rossiIL CORPO DI DAVID ROSSI
Infine, l’inviato intervista Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio dei ministri, ex Ministro dell’Interno e ora Giudice costituzionale.

Di seguito alcuni stralci delle interviste ad Antonella Tognazzi e a Carolina Orlandi:

Orlandi: David era molto amico di Mussari, Mussari è stato il primo volto di tutto questo disastro, quindi molte persone hanno pensato che David potesse centrare qualcosa, solo per questo.
Iena: Tu lo escludi?
Orlandi: Io lo escludo ma sono pronta a cambiare idea... se qualcuno mi spiegasse perché è morto, magari mi spiegherebbe anche tante altre cose che io non so.

autopsia david rossi colpi in facciaAUTOPSIA DAVID ROSSI COLPI IN FACCIA
Orlandi: Non mi spiego le ombre che si vedono all'interno del vicolo per quasi tutta la durata della registrazione, quindi da prima che David cadesse a dopo che David ha esalato l'ultimo respiro. Ci sono delle persone, delle ombre là: non sappiamo chi siano. Ci sono dei fari di una macchina che vengono proiettati nel muro opposto, questa macchina se ne va dopo che David muore ma c'era già da prima.






L'inchiesta delle 'Iene' su David Rossi - II parte

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Iena: Giancarlo Filippone che rapporto aveva con David?
Orlandi: Erano molto amici con David fin da quando erano ragazzi, erano della stessa contrada, poi lavoravano insieme. Mia mamma era molto amica anche della moglie.
Iena: Questo evento ha rafforzato il vostro legame familiare? Le vostre famiglie sono rimaste in contatto?

Orlandi: Purtroppo no, purtroppo non sentiamo più nessuno più o meno da quando è successo. Giancarlo è sparito, non ci ha più chiamato o contattato in alcun modo. A volte lo troviamo per strada e abbassa la testa, non lo so perché.
Iena: Come te la spieghi questa cosa?
giuseppe mussari antonino monteleoneGIUSEPPE MUSSARI ANTONINO MONTELEONE
Orlandi: Non me la spiego. Non voglio di certo accusarlo di niente, diciamo che certe domande me le sono fatte.

Tognazzi: Sicuramente è successo qualcosa, sicuramente David è stato picchiato. Non so da chi, ovviamente, però è stato picchiato. Quei segni sono riconducibili a percosse. È scandaloso perché non esiste che in ufficio una persona venga picchiata.

Orlandi: Ci sono delle ecchimosi, però nessuno ci ha mai spiegato come ha fatto a farsele.
Iena: E l'inguine?
Orlandi: La prima cosa da fare per mettere k.o. un uomo lo sappiamo tutti qual è.

L'inchiesta delle 'Iene' su David Rossi - III parte

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Orlandi: Posso garantire che è molto più semplice accettare che in quel momento David si sia gettato in preda a un qualcosa…
autopsia david rossi il segno dell orologioAUTOPSIA DAVID ROSSI IL SEGNO DELL' OROLOGIO
Iena: Che non abbia retto alla pressione…
Orlandi: È molto più semplice accettare questo piuttosto che accettare che David abbia avuto una colluttazione dopo la quale è stato gettato dalla finestra, è rimasto 22 minuti agonizzante… questo non si può accettare
Iena: Tu hai ancora la speranza che venga fuori una verità diversa?

giuliano amato antonino monteleoneGIULIANO AMATO ANTONINO MONTELEONE
Orlandi: Magari quando certi equilibri si romperanno e qualcuno avrà da guadagnare e qualcun altro non avrà più niente da perdere, magari verrà fuori qualcosa. Penso che ci siano tante persone che hanno anche semplicemente visto qualcosa che non tornava: io vorrei, e lo chiedo da anni, che chiunque sappia qualcosa su quello che è successo quella sera, che abbia visto anche un particolare che non gli torna, un qualcosa di sospetto… qualunque cosa può aiutare. Vorrei che si rompesse questo muro di omertà che si è formata intorno a questa storia. Vorrei che tutti si facessero un esame di coscienza e che si facessero avanti anche solo per aiutarci a scoprire qualcosa in più.
Iena: Chi sa, parli.
Orlandi: Assolutamente. Chi sa deve parlare, come fanno a guardarsi allo specchio la mattina?

Di seguito, alcuni stralci dell’intervista a Giuseppe Mussari:

Iena: Lei è convinto del suicidio?
giuseppe mussari antonino monteleoneGIUSEPPE MUSSARI ANTONINO MONTELEONE
Mussari: Guardi, come le ha detto Antonella, io non parlo...
Iena: Ha visto questa foto delle braccia di David?
Mussari: Per carità di Dio, io non le voglio vedere

Mussari: Per me David è un enorme dolore, come ho spiegato ad Antonella. Parlare mi fa venire da piangere, lasciami perdere.
Iena: Lei è convinto che sia stato un suicidio?
Mussari: Non lo so. Guarda, io sono per Antonella, quello che crede Antonella lo credo io, però lasciami in pace, per cortesia… per cortesia…
Iena: Però è fondamentale il suo pensiero…

Iena: Su David ha visto che ci sono quei segni sul corpo che sono impressionanti?
Mussari: Tesoro mio, non voglio… Te l'ho spiegato prima, non mi far piangere. Cioè, se io ti potessi dire…
Iena: Qualcuno potrebbe averlo picchiato e lanciato dalla finestra in banca…
giuliano amato antonino monteleoneGIULIANO AMATO ANTONINO MONTELEONE
Mussari: Ma io se ti potessi dire una cosa che so, te la direi. Io in banca non c’ero più quando è successo. È giusto?

Iena: Ma ha visto quante anomalie in questa benedetta inchiesta?
Mussari: Io non ho letto le carte, ti ripeto. Quello che fa Antonella per me è Vangelo, d'accordo? Cioè, se lei ritiene di andare avanti su quella strada, quella è la strada giusta, perché lei ha letto tutto, è la moglie e tutto il resto. Ma io non ne so niente.
Iena: Non si sono lasciati scappare qualcosa di fondamentale per risalire alla verità?
Mussari: Non ne ho idea.

Iena: Un ragazzo che vola dalla finestra in quel modo…
Mussari: Non ne ho idea.
Iena: 50 anni…
Mussari: Non ne ho idea e ti prego, parlarne mi addolora enormemente.
Iena: Ha mai avuto paura per la sua incolumità, avvocato Mussari?
Mussari: No, io mai.
giancarlo filippone antonino monteleoneGIANCARLO FILIPPONE ANTONINO MONTELEONE

Iena: Ma perché non avete fatto la fusione anziché comprarla Antonveneta?
Mussari: Lascia perdere…
Iena: Perché?
Mussari: Vedi, vedi qual è il problema?
Iena: Però è un po' strano..
Mussari: Il tema poi è… senti a me…
Iena: Non mi capita tutti i giorni di incontrarla, Mussari.
Mussari: Ho capito che non ti capita tutti i giorni, è roba passata, ci sono i processi, chiariranno i processi. C’è il processo a Milano, risponderà a tutte le domande.
Iena: Ma quelle sono le verità giudiziarie, secondo la verità giudiziaria David Rossi si è suicidato…
Mussari: Guarda, da me non puoi avere nulla di quello che chiedi, quindi non mi braccare come… cioè… come una lepre. Capisci? Non sono una lepre.

Iena: Mi dice perché avete fatto zompare ‘sta banca?
Mussari: No, che zompare, io non ho fatto zompare niente, dammi retta.
Iena: Però la storia le va contro, il giudizio storico…
Mussari: Tu quando vai a letto, vai a letto tranquillo?
david rossiDAVID ROSSI
Iena: Io sì.
Mussari: Bene.
Iena: Lei quando va a letto?
Mussari: Uguale.

Mussari: Ci sono i processi, i processi verranno fatti.
Iena: Ma lei si fida così tanto di questi processi?
Mussari: Sono un cittadino della Repubblica italiana e mi fido della Giustizia italiana.
Iena: Ma come ha fatto a finire Presidente dell'Associazione bancaria italiana, ‘ché quando è uscito avrebbe detto: “Io non ci capivo niente di banche, il mio lavoro era l'avvocato”?
Mussari: Non ho mai detto questo.
Iena: Come no? Come ha fatto a diventare presidente dell'ABI?
chiamata alla poliziaCHIAMATA ALLA POLIZIA
Mussari: (Ride).
Iena: È vero che l’ha sponsorizzata Giuliano Amato per quell'anno?
Mussari: No, assolutamente no. Stai bene!

Di seguito, alcuni stralci dell’intervista a Giuliano Amato:
Iena: Secondo diverse fonti, David Rossi veniva a trovarla spesso quando lei era Ministro dell’Interno al Viminale.
Amato: Non è così.
Iena: Smentisce questa circostanza?
Amato: Assolutamente.

Iena: Presidente Amato, solo una domanda sul povero David.
Amato: Non lo conoscevo.

carolina orlandiCAROLINA ORLANDI
Iena: Perché sponsorizza Giuseppe Mussari che era un avvocato alla Presidenza dell’ABI, che poi ha dichiarato di non aver proprio nessuna competenza in tema di banche?
Amato: Lei ha le sue domande, io non ho risposte da darle. Se lei è gentile, smette; se non è gentile, continua a tormentarmi e io mi domando per quale ragione un giovane in Italia, per guadagnarsi da vivere, deve fare la parte che sta facendo lei.
Iena: Cioè fare domande sulla morte di un collega, l’ex Capo di un ufficio Comunicazione, e su una vicenda bancaria…?
Amato: Continui, continui…

Amato: Il giorno in cui lei mi farà domande, mi viene a trovare…
Iena: Al Palazzo della Consulta, posso venire?
Amato: … lo fa gratis, nel senso…
Iena: Che vuol dire “gratis”? Uno non deve essere pagato per il lavoro che fa? Ma proprio lei mi parla di “gratis”?
carolina orlandi figliastra di david rossiCAROLINA ORLANDI FIGLIASTRA DI DAVID ROSSI
Amato: Sì, io parlo di “gratis”.
Iena: Dovrei lavorare gratis? Io faccio il giornalista, faccio delle domande, dovrei lavorare gratis?
Amato: No, io le sto dicendo che lei non sta facendo il giornalista.
Iena: Le ho chiesto perché ha sponsorizzato Mussari ai vertici dell’ABI…
Amato: Io a lei non rispondo.

Iena: E allora non mi dica “se viene a farsi una chiacchiera, rispondo”, perché è un tema scivoloso.
bernardo mingroneBERNARDO MINGRONE
Amato: No, il tema non è scivoloso, ma io non voglio essere usato da lei.
Iena: Ma come “usato”? Lei è un protagonista.
Amato: Ora basta, le ho dato fin troppo del mio tempo. […] Io continuerò a guardarla e a domandarmi perché un giovane, oggi, debba fare una parte così orribile come quella che lei sta facendo per guadagnarsi da vivere. Lei è lo specchio della crisi italiana in questo momento. Mi dispiace per lei, la saluto.

Fonte: qui

‘IL SUICIDIO IMPERFETTO’ 
IL PM CHE INDAGAVA SULLA MORTE DI DAVID ROSSI FU ‘PROMOSSO/RIMOSSO’ DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA PROPRIO MENTRE LA SUA INCHIESTA ENTRAVA NEL VIVO: ORA IL LIBRO DI DAVIDE VECCHI SVELA LE CARTE PROCESSUALI CON TUTTO QUELLO CHE NON TORNA: 
PERCHÉ FURONO DISTRUTTI I REPERTI? 
CHE FINE HA FATTO IL DNA? 
E L’OROLOGIO LANCIATO MEZZORA DOPO LA SUA CADUTA?



davide vecchi il suicidio imperfetto di david rossiDAVIDE VECCHI IL SUICIDIO IMPERFETTO DI DAVID ROSSI
Il 6 marzo 2013, dopo aver avvisato la moglie che stava rientrando a casa, David Rossi, il capo della comunicazione di Mps e da dieci anni braccio destro di Giuseppe Mussari, viene trovato morto nel vicolo sotto la finestra del suo ufficio. Per i magistrati di Siena titolari del fascicolo, Nicola Marini e l’aggiunto Aldo Natalini, è sin da subito un suicidio. Due anni dopo una nuova inchiesta, avviata dal pm Andrea Boni, ha reso evidenti tutte le falle, le carenze, i buchi della prima indagine con atti ritenuti dagli stessi periti nominati dalla procura al limite della sciatteria.

Il libro “Il caso David Rossi, il suicidio imperfetto” (in libreria da giovedì 12 ottobre per Chiarelettere) ricostruisce l’intera vicenda proprio attraverso le carte delle inchieste per scoprire che il suicidio, come ipotizzato dai magistrati, non è l’unico scenario plausibile. Sono troppe le cose che non tornano nella ricostruzione compiuta dalla magistratura. Sia per quanto riguarda il prima, sia il durante sia il dopo la morte di David Rossi.

Reperti spariti o addirittura distrutti dagli stessi magistrati prima ancora di analizzarli, elementi fondamentali come tabulati e video registrati dalle 12 telecamere mai acquisiti, persone presenti in Mps non convocate né sentite, analisi scientifiche nell’ufficio e nel vicolo dove è stato trovato il cadavere mai compiute.
davide vecchiDAVIDE VECCHI


L’elenco è lungo. Persino l’unico filmato sequestrato (quello della telecamera posta nel vicolo) è stato prima smarrito e poi miracolosamente ritrovato da Boni. Un video (pubblicato in anteprima da ilfattoquotidiano.it il 6 marzo 2016) fondamentale perché da questo sia i periti dei familiari di Rossi sia quelli nominati dalla procura, hanno potuto individuare numerosi elementi utili alle indagini. O meglio: elementi che sarebbero stati utili alle indagini ma che non sono stati presi in considerazione subito dopo la morte del capo della comunicazione di Mps, ma solamente alla riapertura della nuova inchiesta, due anni dopo, quando ormai le tracce si erano cancellate, i possibili testimoni dileguati, la ricerca della verità sfumata.

Dal libro “Il caso David Rossi, il suicidio imperfetto” riportiamo uno dei tanti elementi individuati e diventati veri e propri misteri: quello relativo alla cassa dell’orologio del manager di Mps. Nel video si vedono gli ultimi tre metri di caduta di Rossi e l’impatto al suolo alle ore 19.43. Dopo venti minuti si vede cadere un oggetto d’acciaio che finisce ben distante dal corpo di David: dalla parte opposta del vicolo. Secondo quanto ricostruito dai periti si tratta della cassa dell’orologio Sector che Rossi portava al polso.

david rossi il corpoDAVID ROSSI IL CORPO
Già il cadere venti minuti dopo il manager lascia pensare che qualcuno fosse nel suo ufficio. E di fatto c’è chi usa il suo cellulare mentre lui è già sul selciato, ma questo è ancora un altro elemento. Restiamo sul Sector. I primi a intervenire sul corpo di David sono i medici del pronto intervento chiamati solamente alle 20.41. Tentano di rianimare Rossi, inutilmente. Così chiamano il medico legale che arriva insieme agli inquirenti e lasciano il vicolo perché il loro lavoro è finito: altri, ora è che cadavere, se ne devono occupare.

Quando dopo le 22 arriva anche la polizia scientifica per fare i rilievi fotografici, la cassa dell’orologio, caduta a metri di distanza dal cadavere, compare magicamente sopra la testa di Rossi. Agli atti sono allegate due foto che immortalano due posizioni diverse della cassa: la prima è inserita nelle immagini del medico legale e lo ritrae sul punto dove è caduto, sulla parete opposta a dove si trova il cadavere, la seconda invece – compiuta dalla scientifica e indicata come reperto numero “3” – lo mostra vicino a Rossi. Qualcuno l’ha spostato? Chi? E perché?

l orologio di david rossi nel vicolo lontano dal corpoL OROLOGIO DI DAVID ROSSI NEL VICOLO LONTANO DAL CORPO
Il cinturino, addirittura, viene ritrovato accanto al piede di David (reperto numero 1). Eppure, come si vedrà, nessuno di quanti sono intervenuti inizialmente sul posto lo hanno visto e difficilmente nelle operazioni di primo soccorso avrebbe potuto rimanere lì, attaccato al corpo. Sul polso, inoltre, il manager ha un segno di compressione di forma identica alla cassa.

Eppure nella caduta David atterra con il bacino e non sbatte mai i polsi a terra: nei venti drammatici minuti di video in cui si vede Rossi in agonia, le braccia sono gli unici arti che riesce a muovere. Non solo, ma le maniche della camicia sono allacciate e quindi, se l’avesse perso nell’impatto, la cassa sarebbe rimasta al loro interno. Tutte considerazioni degli stessi periti nominati da Boni tant’è che il magistrato, nonostante siano passati ormai più di tre anni, cerca di ricostruire quanto accaduto. Anche all’orologio.

l orologio che cade accanto a david rossi mezzora dopo il voloL OROLOGIO CHE CADE ACCANTO A DAVID ROSSI MEZZORA DOPO IL VOLO
Boni non rinuncia e usa tutti gli strumenti a sua disposizione per reperire il maggior numero di informazioni possibili. Per fare il suo mestiere: individuare la realtà, qualunque essa sia. Così dà mandato ai Carabinieri della polizia giudiziaria di individuare e sentire «il personale tutto del servizio 118 al fine di cercare di chiarire se al momento del loro intervento la camicia del Rossi era o meno lacerata, se – prima di girare il corpo – si resero conto se i pantaloni del Rossi fossero sporchi o meno, se ebbero a rendersi conto delle condizioni delle punte e delle suole delle scarpe e circa l’aver visto o meno il cinturino e la cassa dell’orologio del Rossi».

Poi cerca i reperti che dagli atti risultano sequestrati. Ma dopo i video e i vestiti emerge che pure i fazzoletti di carta sporchi di sangue trovati nell’ufficio di David sono andati distrutti, insieme alle linguette dei cerotti e ad altro materiale. Sono stati analizzati? Si sa di che sangue si tratta? No. Nessuna analisi scientifica è stata compiuta. A forza di scoprire che mancano reperti fondamentali Boni fa richiesta ufficiale alla polizia giudiziaria per chiederle di accertare quali reperti effettivamente siano ancora disponibili e non siano andati persi o distrutti.
inchiesta delle iene su david rossi 2INCHIESTA DELLE IENE SU DAVID ROSSI 2

Ciò che rimane è al dipartimento di medicina legale dell’università. Qui sono custoditi frammenti di organi inclusi in paraffina, sangue e urine di David congelati, nonché un campione di muscolo. Il 15 aprile, prima che vadano persi o distrutti pure questi, il pm si premura di sequestrarli, «ritenuta la necessità di evitare che tali campioni di organi e liquidi biologici possano andare dispersi in quanto risultano indispensabili».

giuseppe mussari antonino monteleoneGIUSEPPE MUSSARI ANTONINO MONTELEONE
Le nuove indagini, pur tra mille difficoltà, portano ad alcuni punti fermi. Intanto sulla camicia di David: i medici del 118 ricordano che è stata strappata da loro per tentare di rianimarlo; che le maniche non erano alzate, bensì abbottonate; che non vi erano sui polsini macchie di sangue; né alcuno si ricorda della presenza dell’orologio. Elisabetta Pagni, il medico del 118 che per primo intervenne sul cadavere di Rossi, afferma «con assoluta certezza che nelle immediate vicinanze del corpo non notai la presenza di nulla, né tantomeno di un orologio o di una sua parte».
DAVID ROSSIDAVID ROSSI

I verbali dei primi soccorritori si rivelano molto utili, nonostante siano ormai passati quasi quattro anni. Appare chiaro che i fazzoletti sporchi di sangue trovati nell’ufficio non erano serviti a David per tamponare i tagli superficiali che aveva sul polso (come sostenuto nella prima indagine), altrimenti i polsini della camicia sarebbero stati trovati macchiati. È chiaro inoltre che la forte pressione della cassa dell’orologio è avvenuta prima della caduta e che quindi l’orologio, come ipotizzato da Scarselli (perito della famiglia, ndr), è stato gettato dopo il corpo di Rossi. Anche perché, con il polsino abbottonato, il quadrante, impattando al suolo, sarebbe rimasto dentro la manica o comunque nelle vicinanze.

Anche gli altri tre componenti della squadra del 118 guidata dalla dottoressa Pagni confermano quanto da lei detto: la camicia venne strappata per effettuare il massaggio cardiaco, e dell’orologio nessuna traccia. Gianluca Monaldi aggiunge altri dettagli sull’abbigliamento: «Tutto era impeccabile, i pantaloni stirati perfettamente e le scarpe sembravano nuove tanto erano pulite». Stessa annotazione la fa anche un altro componente della squadra, Maria Coletta. Che aggiunge un altro tassello importante: «Nelle immediate vicinanze del corpo non c’era nulla».
antonino monteleoneANTONINO MONTELEONE

Coletta è sicura. «Lo ricordo perché, quando la dottoressa ci disse di riporre tutta l’attrezzatura nello zaino e di raccogliere tutto quello che potevamo aver lasciato a terra, facemmo attenzione alla zona circostante il cadavere.» L’orologio lì non c’era. Forse allora hanno ragione i periti a sostenere che è stato gettato dalla finestra in un secondo momento e lontano dal corpo. Infatti nel video lo si vede cadere distintamente. Ma gettato da chi?

Se fossimo in un romanzo giallo sarebbe il momento di ipotizzare i possibili aggressori. Ma siamo nella realtà. E vale la pena rimanerci. Perché le indagini proseguono. Boni non sembra avere alcuna intenzione di rallentare o rinunciare. Appare talmente determinato da chiedere una ulteriore proroga delle indagini un mese prima che scadano i termini: avrebbe tempo fino al 17 maggio, ma si porta avanti e l’11 aprile 2016 presenta la richiesta.

antonella tognazzi moglie di david rossiANTONELLA TOGNAZZI MOGLIE DI DAVID ROSSI
Il giudice, Roberta Malavasi, autorizza la proroga appena tre giorni dopo. Per Antonella e i legali dei famigliari di Rossi è un ottimo segnale, ciò che cercavano da anni: la giustizia, nella quale hanno sempre creduto, sta tentando di accertare la verità. (…) Le indagini sembrano andare spedite. Ma il 21 aprile Andrea Boni riceve la comunicazione del suo trasferimento, ad appena un anno dal suo arrivo a Siena. Un notevole avanzamento di carriera: il ministero di Giustizia lo nomina procuratore capo di Urbino e lì dovrà prendere servizio a fine giugno. Il fascicolo su David Rossi deve passare di mano.

Fonte: qui


morte di david rossi l uomo che si sporge per vedere se e mortoMORTE DI DAVID ROSSI L'UOMO CHE SI SPORGE PER VEDERE SE E' MORTO