LA DROGA ERA NASCOSTA IN BORSONI ALL’INTERNO DI UN CONTAINER (VIDEO)
BLITZ ANTI DROGA GIOIA TAURO
Hanno utilizzato la tecnica del “rip-off”: borsoni e trolly da viaggio nascosti vicino al portellone del container e contenenti panetti di cocaina purissima che dovevano essere recuperati dai trafficanti nel porto di Gioia Tauro.
BLITZ ANTI DROGA GIOIA TAURO
Gli otto borsoni, però, sono stati recuperati dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria e dai funzionari dell’agenzia delle dogane che, con i cani antidroga, sono riusciti a intercettare il container proveniente partito da Seattle negli Stati Uniti, con transito a Panama e destinazione finale Ancona. Questa volta, la cocaina era nascosta tra fogli di plastica e rulli: 271 panetti di sostanza stupefacente pari e 308 chili di droga pronta per essere immessa nelle piazze italiane.
BLITZ ANTI DROGA GIOIA TAURO
Secondo gli uomini del colonnello Flavio Urbani, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, la droga sequestrata avrebbe fruttato, una volta tagliata e messa in commercio, oltre 65 milioni di euro.
BLITZ ANTI DROGA GIOIA TAURO
Dall’inizio dell’anno, sono circa due le tonnellate di cocaina sequestrate dalla guardia di finanza nel porto di Gioia Tauro che avrebbero fruttato alle organizzazioni criminali milioni di euro e che, secondo gli inquirenti, una volta reinvestiti e riciclati, sono in grado di inquinare pesantemente i circuiti legali dell’economia.
BLITZ CONTRO IL CLAN DEI RINZIVILLO – LE ESTORSIONI E LE MINACCE AL PROPRIETARIO DI UN NOTO LOCALE DI VIA VENETO
“IL MONDO È CORROTTO E RESTERÀ COSÌ”; DICEVA IN UN COLLOQUIO INTERCETTATO RINZIVILLO, LA REPLICA DEL PROCURATORE DI ROMA GIUSEPPE PIGNATONE...
VIA VENETO
La mafia è tornata in via Veneto. Non più la 'ndrangheta che voleva mettere le mani sul Cafè de Paris per riciclare i suoi soldi, ma la mafia siciliana, un pezzo importante di Cosa nostra legato al clan Madonia e ai Corleonesi di Totò Riina. È successo due anni fa, nel giugno 2015, quando un signore si presentò al Caffè Veneto, noto locale della strada che fu il simbolo della «dolce vita» romana, e recapitò un biglietto al proprietario, Aldo Berti: «Siamo giunti ad avere ogni tuo movimento sul tuo conto, chiama chi hai fottuto e fai il piano di rientro, perché possiamo arrivare pima dei calabresi. Credevi di passarla liscia?».
Qualche giorno dopo arrivò una telefonata, dove l' interlocutore dall' accento siciliano ribadì al proprietario: «Fai il rientro con Santino». Entrambi sapevano di chi e di che cosa parlavano: un presunto credito vantato da tale Santo Valenti con le nipoti del proprietario del bar, le sorelle Cinzia e Alessia Berti, eredi di un' attività all' ingrosso nel Centro agroalimentare romano, che s' erano viste recapitare carichi di frutta mai ordinata, o in eccesso, o a prezzi più alti di quelli concordati.
Forniture effettuate dalla ditta di Valenti il quale, scrive il giudice delle indagini preliminari che ieri l' ha fatto arrestare, «per ottenere un ingiusto vantaggio si avvale di un soggetto mafioso dalle fondamenta, in quanto pluricondannato per associazione mafiosa e come tale noto tra gli operatori del Car di Roma».
BLITZ CONTRO CLAN RINZIVILLO
Il mafioso è Salvatore Rinzivillo, scarcerato nel 2013 e fratello di Antonio e Crocifisso, ergastolani rinchiusi al «carcere duro», entrambi esponenti della cosca che comanda a Gela, in provincia di Caltanissetta, per conto di Cosa nostra. Un clan che da tempo s' è trasferito e fa affari a Roma, e in questo caso aiutava Santino Valenti (anche lui gelese trapiantato nella capitale) a recuperare il presunto credito: in realtà un' estorsione da 180.000 euro nei confronti delle sorelle Berti e dello zio proprietario del Caffè Veneto, secondo la ricostruzione della Procura di Roma, che insieme a quella di Caltanissetta ha coordinato la maxioperazione in cui sono stati arrestati Rinzivillo, Valenti e altre 35 persone. «Una delle più importanti degli ultimi anni», annuncia il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.
Tra gli arresti ci sono l' avvocato romano Giandomenico D' Ambra, accusato di «concorso esterno» perché sospettato di aver ripetutamente collaborato con Rinzivillo nei suoi traffici illeciti, e due carabinieri - uno transitato ai servizi segreti e l' altro in forza al Ros - inquisiti per accesso abusivo alle banche dati delle forze dell' ordine, con l' aggravante di agevolare i mafiosi; prendevano notizie riservate e le passavano agli uomini legati al boss, anche sul conto del titolare del bar di via Veneto.
ARRESTI CLAN RINZIVILLO
«Il mondo è così, è nato corrotto e corrotto morirà, nessuno riesce a sistemare il mondo», diceva in un colloquio intercettato Rinzivillo, e il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone commenta: «È un principio che noi rigettiamo totalmente. La corruzione, come la mafia, può e deve essere combattuta e sconfitta, oggi ci siamo noi a contrastare l' una e l' altra, domani ci saranno altri».
Uno dei due carabinieri è sospettato di aver partecipato anche ad attività utili a portare a termine l' estorsione al bar di via Veneto, poi sequestrato e chiuso per altre vicende giudiziarie. Dopo la prima minaccia, Berti chiamò un suo cliente, l' ex mafioso palermitano ed ex collaboratore di giustizia Baldassarre Ruvolo, che provò a mediare. Ma l' unico risultato fu un secondo pizzino, ancor più minaccioso: «Senti brutto sbirro, tu e quel palermitano se entro venti giorni non si presenta tu verrai abbattuto, i soldi non contano più nulla». Le trattative proseguirono con altre intimidazioni e un incontro dell' ex pentito con un siciliano armato di pistola che ribadì l' ordine di «togliere i debiti con Santino». Per il giudice, questa e altre vicende dimostrano l' applicazione del «metodo mafioso».
CLAN RINZIVILLO
L' espansione del clan Rinzivillo, stando alle indagini condotte da polizia, carabinieri e Guardia di finanza, non s' è fermata alla capitale. È arrivata fino in Lombardia e poi in Germania, dove il boss Salvatore avrebbe stabilito contatti, finalizzati al traffico di droga, con il latitante di 'ndrangheta Antonio Strangio, gestore del ristorante dove dieci anni fa avvenne la strage di Duisburg.
Con i fratelli rinchiusi al «41 bis», Salvatore Rinzivillo riusciva a concordare le «scelte strategiche dell' organizzazione» durante i colloqui in cui utilizzava «un linguaggio criptico e cifrato».
MAXI OPERAZIONE CONTRO IL CLAN MAFIOSO DEI RINZIVILLO, EGEMONE A GELA
37 PERSONE SONO STATE ARRESTATE IN CINQUE REGIONI ITALIANE E IN GERMANIA
SEQUESTRATI BENI E SOCIETA’ PER 11 MILIONI DI EURO
IN MANETTE ANCHE DUE CARABINIERI E UN AVVOCATO
1 - MAFIA: BLITZ CONTRO CLAN RINZIVILLO, 37 ARRESTI
CLAN RINZIVILLO
(ANSA) - Una maxi operazione contro il clan mafioso Rinzivillo e' stata fatta ieri in Italia e Germania. Uomini della Guardia di Finanza, della Polizia e dei Carabinieri ed hanno eseguito 37 provvedimenti di custodia cautelare nei confronti di altrettanti presunti appartenenti al clan egemone a Gela. Gli arresti sono scattati in Sicilia, Lazio, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna in Italia, e in Germania. Sequestrati anche beni e societa' per 11 milioni.
L'indagine delle Dda di Roma e Caltanissetta è stata coordinata dalla procura nazionale antimafia e antiterrorismo e ha visto la partecipazione della Polizia criminale tedesca che, a Colonia, ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari.
POLIZIA
I 35 provvedimenti eseguiti in Italia hanno invece visto impegnati oltre 600 tra finanzieri e carabinieri del comando provinciale di Roma e poliziotti della questura di Caltanissetta.
2 - MAFIA: ARRESTATI AVVOCATO E DUE CARABINIERI
(ANSA) - Ci sono anche un avvocato romano e due carabinieri tra i 37 arrestati nell'operazione contro il clan Rinzivillo. Nei confronti dei due militari l'accusa è di accesso abusivo alle banche dati delle forze dell'ordine: in sostanza avrebbero passato notizie riservate ai membri del clan, da sempre alleato dei Madonia e con i corleonesi. L'avvocato sarebbe invece il trait d'union tra i mafiosi e i professionisti.
TRA LE PERSONE FERMATE NELL'OPERAZIONE "METAUROS" C'È L'EX SINDACO DI VILLA SAN GIOVANNI, ROCCO LA VALLE, IN CARICA DAL 2010 AL 2015
SAREBBE STATO L'UNICO INTERLOCUTORE DELLE COSCHE "BENEFICIARIE" DELLE ESTORSIONI IMPOSTE ALLE SOCIETÀ CHE HANNO GESTITO NEL TEMPO IL TERMOVALORIZZATORE
(ANSA) - Tra le persone fermate nell'operazione "Metauros" c'è l'ex sindaco di Villa San Giovanni, Rocco La Valle, in carica dal 2010 al 2015. La Valle sarebbe stato l'unico interlocutore delle cosche "beneficiarie" delle estorsioni imposte alle società che hanno gestito nel tempo il termovalorizzatore. In manette anche l'avvocato Giuseppe Luppino, ex presidente della società "Piana Ambiente" e consulente esterno dell'ufficio legale del commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Calabria.
ROCCO LA VALLE
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