9 dicembre forconi: 11/30/19

sabato 30 novembre 2019

PROSTITUZIONE CHOC NEL CAMPO ROM A NAPOLI NEL QUARTIERE DI POGGIOREALE


"30 EURO E FAI SESSO COI BIMBI".

DIVERSI I RESIDENTI CHE RACCONTANO DI SCENE DI SESSO ALL’APERTO TRA RAGAZZINE E ANZIANI.

UNA TESTIMONE DICHIARA DI AVER ASSISTITO A UNA TRATTATIVA TRA TRE BAMBINI E UN PRESUNTO PEDOFILO: “ERANO TRE RAGAZZINI CHE AVEVANO 10-11 ANNI. LORO VOLEVANO 30 EURO E LUI, IL RAGAZZO, CHIEDEVA..."

Agata Marianna Giannino per il Giornale

“A Gianturco si prostituiscono anche i bambini”. È una testimonianza scioccante quella che arriva da Napoli.
In una zona dove è dilagante la prostituzione su strada, tra i residenti c’è chi lancia l’allarme. Tra via Gianturco, i vicoli del rione Luzzatti e via Taddeo Sessa a vendere il proprio corpo sono principalmente donne originarie di Paesi dell’Est Europa.
Calcano i marciapiedi anche alla luce del sole, in un’area durante il giorno solitamente trafficata per il viavai dal vicino Centro direzionale. In questo contesto di degrado, dove i residenti da tempo urlano l’abbandono e i disagi che ne conseguono, si affaccia una realtà devastante, quella della prostituzione minorile.

 "Qui si prostituiscono i bambini": la testimonianza
Nel quartiere c’è chi riferisce di ragazzine impegnate a consumare rapporti sessuali all’aperto. Cristina dichiara di aver assistito a una trattativa tra tre bambini e un presunto pedofilo. “Erano tre ragazzini che avevano 10,11 anni. Loro volevano 30 euro e lui, il ragazzo, chiedeva 10”, racconta oggi. Ha assistito alla contrattazione dalla finestra di casa sua, circa un anno fa. “Alla fine mi sono messa urlare per farlo allontanare. Non ho mai denunciato perché lo feci scappare e non riuscì a prendere il numero di targa”, spiega. 

Quell’episodio non sarebbe isolato.

prostituzione campo rom napoli
I residenti raccontano che non è raro vedere scene di sesso all’aperto tra ragazzine e anziani. “Loro (i minori) escono e trovano le macchine nel viale sulla Decima, dove non c’è nessuno”, racconta Cristina, che rivela di aver visto personalmente dei ragazzi giovanissimi consumare rapporti con persone anziane. 

“Una ragazzina - dice - stava facendo sesso orale con un uomo anziano e tre ragazzini stavano facendo sesso, sempre con un uomo anziano, in una macchina grande”. “Qui non passa mai nessuno e si mettono qua sotto”, spiega, indicandoci il punto, proprio sotto la finestra di casa sua. Cristina vive in un parco con accesso da via Gianturco. Il marciapiede dirimpetto è coperto da una distesa di preservativi usati. Di fronte vivono decine di famiglie.

L’idea di qualche residente è che a prostituirsi siano alcuni dei bambini che vivono nel vicino campo rom. “E chi può essere? – sbotta Cristina - Solo loro. Perché, qui, i bambini nel rione di sera non escono, c’è il coprifuoco”. Un dramma nel dramma, se fosse così, che decreterebbe il fallimento delle politiche di inclusione sbandierate dal sindaco De Magistris e che richiederebbe un intervento urgente per dare fine a quella che, secondo i racconti dei testimoni, sembra essere un’infanzia violata a cielo aperto.

Fonte: qui

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA SBLOCCA LE RICHIESTE DI CONDONO NELLA ZONA ROSSA DEL VESUVIO: ACCORDO BIPARTISAN TRA DE LUCA E FORZA ITALIA


CI SONO ALMENO 30MILA DOMANDE SOSPESE PER CASE E EDIFICI COSTRUITI SULLE PENDICI DEL VULCANO, CHE ORA SARANNO CONDONATE. 

IN BARBA ALLE INTERPRETAZIONI DEL TAR, ALLA SCIENZA E SOPRATTUTTO AL BUON SENSO




Claudia Osmetti per “Libero Quotidiano”

case sotto il vesuvio 4CASE SOTTO IL VESUVIO 
Qui di condonato c' è anzitutto il buonsenso. Il Consiglio regionale della Campania ha deciso di riaprire il rubinetto delle sanatorie nella zona rossa del Vesuvio. Lì, sulle pendici del vulcano più famoso della storia, quello che ha messo in ginocchio i romani e riempito di lava Pompei, al momento ci sono almeno 30mila domande sospese: riguardano case, abitazioni e appartamenti che sono stati costruiti dove non si poteva costruire e in una fascia di terreno che non ci vuole un esperto geologo per capire che di sicuro c' ha ben poco.

Eppure niente, la giunta dem guidata da Vincenzo De Luca, per una volta a braccetto con i colleghi di Forza Italia, ha sbloccato lo sbloccabile e ha bollato un via libera al condono. In barba a tutto, tra l' altro. Alle interpretazioni del Tar partenopeo, per esempio: che negli anni passati aveva ribadito il vincolo edile. In barba a una legge regionale del 2003, che aveva vietato nuove edificazioni in quella striscia di terra. E pure in barba alla logica, visto che l' emendamento salva-furbetti-del-mattone è sbucato fuori quasi per caso tra i faldoni campani.

cavillo bipartisan
case sotto il vesuvio 3CASE SOTTO IL VESUVIO 
Perché il cavillo bipartisan rosso-azzurro non faceva parte della nuova normativa urbanistica, macché. Quella deve ancora essere discussa. Lo hanno infilato, invece, nelle pieghe di un regolamento «per la riduzione dell' incidenza della plastica sull' ambiente». Come a dire, oltre al danno anche la beffa. Da un lato si scervellano (giustamente) per difendere ogni sussurro di ecologismo sfrenato, dall' altro chiudono un occhio (e forse tutti e due) sugli scempi edilizi.

vesuvio 2VESUVIO 
Non fa una piega. Se non fosse che, così, con tre righe e un tratto di penna, se ne va al macero anche una proibizione di buonsenso: «Il divieto», dice l' emendamento in questione, «non si applica agli edifici residenziali per i quali risultino pendenti procedimenti per il rilascio di permesso di costruire in sanatoria delle leggi del 1985 e del 1994». Si tratta di altri due condoni decisi dallo Stato che riguardano decine di migliaia di casi: un numero che oscilla tra le 30mila e le 40mila unità. Altroché.

vesuvio 3VESUVIO 
Vero è che l' ultima volta che il Vesuvio ci ha ricordato la sua presenza era il lontano 1944, ma l' incolumità di interi agglomerati urbani (la zona rossa, che si estende per oltre 356 chilometri quadrati, comprende 25 Comuni e 700mila abitanti) non si conquista mica a suon di decenni fortunati. Contasse quello, saremmo a posto.

L' analisi scientifica
case sotto il vesuvioCASE SOTTO IL VESUVIO
Chiariamo subito che ci auguriamo tutti che non succeda proprio nulla di nulla da quelle parti. Che ognuno di noi spera che il magma del vulcano resti sepolto dentro il suo cratere per sempre. E però l' eventualità deve essere presa in considerazione, per correre ai ripari prima che sia troppo tardi. Invece la Campania (spiega un report di Legambiente del 2017) vince la classifica nazionale dell' abusivismo: a Napoli e dintorni il 50,6 per cento degli immobili è fuorilegge. Significa che una casa su due ha qualche bega con l' ufficio urbanistica.

zona rossa del vesuvioZONA ROSSA DEL VESUVIO
Ai piedi del Vesuvio i procedimenti penali per abuso edilizio sono almeno 27mila, 2mila dei quali dentro l' area del Parco omonimo: di contro, le sentenze passate in giudicato sono appena 192 e le demolizioni eseguite solo 55. Che in ballo ci sia la tranquillità di interi borghi e municipi, è pacifico. Lo capirebbe anche un bambino senza laurea, ma per competenza lo sostiene la New York University: l' autunno scorso il professore statunitense Flavio Dobran ha testato il suo "simulatore vulcanico globale" nella baia di Napoli.

alba sul vesuvioALBA SUL VESUVIO
Ecco, analizzando il magma del complesso e con una serie di equazioni e algoritmi da scienziato consumato, Dobran ha chiarito che in caso di ipotetica futura eruzione del Vesuvio assisteremmo a «uno scenario apocalittico» e che l' unico modo per evitarlo è «riorganizzare l' intero territorio del Napoletano». Già. Invece la politica locale sembra fare l' esatto opposto, condona e arrivederci. Gli unici a saltare sulla sedia, va riconosciuto, sono gli esponenti del Movimento 5 Stelle che parlano di «illegittimità incostituzionale» e di «un' interesse superiore da tutelare, quello della pubblica incolumità». Appunto.

Fonte: qui

Stanziati 3,7 per monitorarli. Ma le Province: i casi più urgenti sono trecento, soldi da trovare

Milano, 28 novembre 2019 -  «Priorità 1» è il termine istituzionale che traduce «massima urgenza». Lo si trova scritto 334 volte nel dossier lombardo sullo stato di salute di ponti e viadotti. Un documento che l’Unione delle province ha fornito al Governo dopo il crollo del ponte Morandi, a Genova. Quindici mesi dopo, i conti non tornano ancora. In Italia, solo per risolvere le urgenze «servono 2,9 miliardi di euro». In Lombardia, dove si concentrano 877 ponti a rischio di cui più di uno su tre è un malato grave, la Regione ha stanziato 3,7 milioni per i monitoraggi. «Ne servono 600» (solo per le urgenze) spiega il presidente della provincia di Pavia, Vittorio Poma, da quasi un anno presidente dell’Unione delle province lombarde (Upl) e responsabile delle infrastrutture dell’Unione delle province italiane (Upi).

Primato triste, questa volta, quello lombardo?
«I numeri vanno analizzati. In Lombardia abbiamo 10mila chilometri di strade, in Emilia Romagna meno della metà. La situazione è poco incoraggiante ovunque».

Esiste una via d’uscita?
«Esiste nella misura in cui la manutenzione straordinaria viene programma per evitare l’emergenza. Non dopo».

Questione economica o culturale?
«Indubbiamente il Paese deve iniziare a pensare in modo diverso: serve programmare interventi sistemici. Ci stiamo concentrando sullo stato delle strade, ma non possiamo dimenticare che in Lombardia ci sono aree di dissesto idrogeologico: se non si pensano interventi di insieme, si rischia che le azioni occasionali, post emergenza, vengano vanificate da successive frane o esondazioni. Poi ci sono i conti».

Che non tornano, dite.
«La riforma Delrio ha tolto risorse alle Province. Quando si sono accorti che gli enti non potevano chiudere i bilanci, allora lo Stato dava qualcosa per arrivare al pareggio. Tutto questo spiega lo scenario attuale: le Province sono vittime. Non possiamo fare mutui, come si può programmare un’opera straordinaria?». Fonte: qui
Maltempo e infrastrutture, quasi 900 ponti lombardi a rischio
Sono quasi 6.000 i ponti che necessiterebbero di interventi strutturali urgenti, con Lombardia e Piemonte al primo posto soprattutto per le situazioni piu' gravi, di priorita' 1. E' quanto si evince dal monitoraggio effettuato dall'Unione Province Italiane all'indomani della tragedia del Ponte Morandi, nell'agosto 2018. I ponti per i quali l'analisi e' stata gia' svolta e sono considerati a rischio in tutta Italia sono 5.931: di questi, 877 sono in Lombardia, 728 in Puglia , 632 in Toscana, 545 in Emilia Romagna.

Quanto ai ponti considerati a rischio piu' concreto, quindi di priorita' 1, sono 1.918 in tutto, e il report ne conta 334 in Lombardia e 328 in Piemonte. Regioni dove non a caso vengono previsti i costi piu' ingenti per gli interventi necessari: 471,1 milioni in Piemonte e 394,2 milioni in Lombardia. In totale, i lavori urgenti chiesti dall'Upi sui 6.000 ponti avrebbero un costo di 2,4 miliardi.

Altro capitolo, quello dei ponti che in tutto il Paese avrebbero bisogno di attento monitoraggio, per valutarne la stabilita': secondo il rapporto Upi sono 14.089 in tutto, e in questo caso spicca l'Emilia Romagna con 2.095 strutture da verificare, seguita dalla Lombardia con 1.522 monitoraggi e dalla Campania con 1.390. Il costo dei monitoraggi e' stimato in 566 milioni, portando il totale necessario, secondo l'Upi, a mettere in sicurezza le strutture a circa 3 miliardi di euro. Fonte: qui

SCOTLAND YARD CONFERMA CHE L’ASSALTO DELL’UOMO A LONDON BRIDGE È UN ATTENTATO: ERA ARMATO DI COLTELLO E INDOSSAVA UNA FINTA CINTURA ESPLOSIVA

HA INIZIATO A COLPIRE LE PERSONE A CASACCIO, FINCHÉ LA POLIZIA NON GLI HA SPARATO 
PRIMA CHE INTERVENISSERO GLI AGENTI, UN PASSANTE-EROE È RIUSCITO A STRAPPARGLI L’ARMA DALLE MANI 
VIDEO CHOC: IL MOMENTO DELL'UCCISIONE DELL'ATTENTATORE


londra, il momento in cui la polizia ha sparato all'assaltatore del london bridge 1LONDRA, IL MOMENTO IN CUI LA POLIZIA HA SPARATO ALL'ASSALTATORE DEL LONDON BRIDGE

un uomo a terraUN UOMO A TERRA
Un "incidente rilevante" a London Bridge, nel pieno centro di Londra, ha rigettato la capitale britannica nella paura del terrorismo. Secondo una prima ricostruzione, un uomo avrebbe assalito alcune persone con un coltello e sarebbe stato poi colpito e ucciso dagli spari della polizia. Indossava una cintura esplosiva. L'aggressore sarebbe stato bloccato da alcuni civili prima dell'intervento della polizia, di cui uno avrebbe strappato il coltello dalle mani dell'assalitore.

spari al london bridge 16SPARI AL LONDON BRIDGE 
Scotland Yard ha confermato che si tratta di un attentato terroristico. Nel 2017 proprio London Bridge era stato scenario dell'ultimo attentato nel Regno Unito, con un furgone lanciato sulla folla e poi un assalto a coltellate. Morirono 6 persone, i feriti furono decine. In quel caso si trattava di un commando composto da tre assalitori. Le immagini mostrano almeno due ambulanze sul posto e un camion bianco messo di traverso sul ponte. Molte auto della polizia sono state dispiegate nella zona.
londra, il momento in cui la polizia ha sparato all'assaltatore del london bridgeLONDRA, IL MOMENTO IN CUI LA POLIZIA HA SPARATO ALL'ASSALTATORE DEL LONDON BRIDGE

Un giornalista della Bbc ha nei primi minuti parlato di una sparatoria e che alcuni testimoni parlavano di una serie di uomini che hanno attaccato una singola persona, con tutta probabilità agenti di polizia intervenuti sul posto. Mikael McKenzie, giornalista del Daily Express, parla di 5-6 colpi di arma da fuoco e che le persone in fuga dal ponte parlavano di un uomo con un coltello.
spari al london bridge 4SPARI AL LONDON BRIDGE 4

l'uomo che ha tolto il coltello all'assalitore di london bridgeL'UOMO CHE HA TOLTO IL COLTELLO ALL'ASSALITORE DI LONDON BRIDGE
"La gente correva nel panico tra le urla, subito è arrivata la polizia che ha bloccato ed evacuato il Borough Market pieno di gente e turisti, le persone si sono barricate all'interno dei negozi. Siamo ancora tutti in attesa di indicazioni", racconta un giornalista dell'Ansa che si trova nel Market.

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Una testimone oculare, Kirsten Jones, ha detto alla Bbc che l'assalitore indossava una speci di cintura esplosiva. "Stavo su un autobus diretto a sud sul London Bridge quando si è fermato improvvisamente perché c'erano persone che attraversavano la strada. Sembrava che ci fosse uno scontro in corso: diverse persone che litigavano tra loro. Poi mi sono resa conto che la polizia stava lottando con un uomo alto e con la barba. Ho sentito due rumori forti e un taser puntato sull'uomo, che era sdraiato per terra.Il presunto assalitore ha spostato il cappotto e mi sembra di aver visto una specie di giubbotto sotto ... La polizia si è quindi spostata indietro rapidamente". Fonte: qui