9 dicembre forconi: 05/19/16

giovedì 19 maggio 2016

IL GOVERNO RIDUCE I FONDI PER LE VISITE FISCALI (DA 70 A 20 MILIONI) E I FURBI FANNO FESTA.

big-visita-fiscale-madia-799362ISPEZIONI DIMEZZATE, ALTRO CHE LA LOTTA AI FANNULLONI STROMBAZZATA DALLA MADIA!

I CONTROLLI PERMETTEVANO DI RECUPERARE 100 MILIONI L’ANNO

La spending review si abbatte sui medici fiscali dell’Inps e i furbacchioni possono gioire. L’ultimo caso: un carabiniere si frattura un dito e si mette in malattia per 152 giorni.
Ma durante questo periodo, partecipa a quattro maratone con la mano intatta

Franco Bechis per “Libero Quotidiano
L' ultimo caso noto alle cronache è avvenuto in Trentino. Un carabiniere in servizio durante una colluttazione si frattura un dito, il quinto metacarpo della mano destra. È il 10 agosto dell' anno scorso. Il militare si mette in malattia e rientra l' 8 gennaio 2016, dopo 152 giorni di malattia.
Solo casualmente, e per invio di ampia rassegna documentaria e fotografica anonima, si è scoperto che il malato aveva partecipato nel frattempo anche con buoni risultati a quattro maratone. E la rassegna fotografica faceva vedere la mano destra intatta, senza medicazioni e fasciature, mostrando un malato sanissimo.
Non è un caso particolare, purtroppo accade assai spesso in Italia. Molto più spesso nel settore pubblico. Ma rispetto al passato i malati immaginari la fanno franca nella stragrande maggioranza dei casi. Ma come? Non è stata avviata una rivoluzione proprio dal governo in carica, con la riforma della pubblica amministrazione che avrebbe fatto piazza pulita di furbetti del cartellino, assenteisti cronici e malati immaginari?
MARIANNA MADIA GIULIO NAPOLITANO 3
MARIANNA MADIA GIULIO NAPOLITANO
Sulla carta è quel che ha promesso Marianna Madia, addirittura ventilando il carcere per chi fosse stato pizzicato in queste situazioni (e non accadrà mai). Ma in pratica molti decreti attuativi di quelle norme devono ancora essere varati, e quindi assai poco è effettivamente in vigore.

E soprattutto la spending review nel frattempo ha tagliato e non poco i fondi tradizionali a disposizione per i controlli dei medici fiscali Inps.

Loro se ne lamentano e da qualche giorno una delegazione è davanti al Parlamento per cercare di sensibilizzare deputati e senatori sui fondi che mancano e rendono impossibili i controlli.
In origine un decreto ancora in vigore aveva stanziato 70 milioni di euro, che venivano poi divisi per pagare i costi dei controlli dei medici fiscali Inps su base regionale.
Poi si è deciso di accentrare quella funzione e costituire un polo unico nazionale. Forse si pensava di spendere un pizzico meno così. Il fatto è che nel frattempo sono intervenute le forbici della spending review proprio su quel capitolo. E i 70 milioni sono evaporati in gran parte.
Oggi i fondi si aggirano fra 18 e 20 milioni di euro, e con questa cifra si fa davvero poco. Ed è un problema anche economico. Perché secondo le stime degli anni precedenti il recupero di danno erariale effettuato attraverso quei controlli era superiore ai 100 milioni di euro l' anno. Quindi più che un costo per lo Stato quel servizio era una risorsa economica, oltre che uno strumento per fare funzionare correttamente e con senso di giustizia i posti di lavoro pubblici.
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INPS ISTITUTO NAZIONALE DI PREVIDENZA SOCIALE
Anche la Corte dei Conti ha segnalato nella sua relazione sul bilancio dell' Inps 2013-2015 come la mancanza di fondi abbia inciso fortemente sui controlli effettuati per scoprire gli assenteisti ingiustificati. Le visite fiscali sono diminuite del 49% in media, e quelle disposte di ufficio addirittura del 62,2%. Gli statali furbetti brindano, convinti di farla franca una volta in più. E le grandi riforme restano solo sulla carta, come spesso è accaduto in questi anni.
Fonte: qui

BANCHE, LA RISERVA FRAZIONARIA È LEGALE, MA ANCHE ILLEGITTIMA

 

bankdisegno“Se fallisce un supermercato, lo chiudi e un altro apre. Se fallisce una banca, è molto improbabile che ne apra un’altra, è più probabile che quella accanto cominci ad avere problemi”.

Quanto affermato da Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, è vero.
E’ per questo motivo che il maldestro tentativo di avvicinare a regole di mercato la risoluzione delle crisi bancarie mediante la direttiva BRRD (che prevede, tra le altre soluzioni, il famigerato bail-in) ha peggiorato, alla sua prima applicazione, le condizioni di quasi tutte le banche. 
Di certo alcune hanno avuto in prima battuta dei benefici, intercettando raccolta in uscita dalle banche messe peggio, ma a voler raccontare le cose come stanno occorre precisare che chi va vantando solidità patrimoniali significative lo deve al fatto di avere un portafoglio crediti di dimensioni marginali (o inesistente) rispetto al totale dell’attivo.

In buona sostanza, dato che il problema principale delle banche italiane è il significativo ammontare di crediti deteriorati, va da sé che se di crediti in bilancio non ce ne sono (o ce ne sono pochi), saranno pochi o inesistenti anche i crediti deteriorati.

Ben inteso, non è che limitarsi a fare gestione del risparmio sia sbagliato, ma non è per forza indice di maggiore virtù avere una migliore solidità patrimoniale se ci si confronta con banche commerciali che fanno credito, soprattutto dopo anni di crisi.
Ciò premesso, se le banche commerciali, pur essendoci differenze tra esse, rischiano di contagiarsi a vicenda, al contrario di quanto accade in altri settori, la cosa più sensata da fare è cercare di capire perché. Spesso si sente sostenere che la fiducia dei depositanti è un elemento essenziale per la stabilità del sistema bancario.

Più che di vera e propria fiducia credo si tratti spesso di ignoranza sul reale funzionamento delle banche, e in particolare del meccanismo della riserva frazionaria. Che, si badi bene, rende le banche sempre potenzialmente insolventi qualora, appunto, vi sia un calo di fiducia da parte dei depositanti.

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Il fatto che la stessa somma di denaro sia formalmente a disposizione del depositante (legittimo proprietario) ma sia legalmente possibile per la banca concederla in prestito, fa sì che più soggetti abbiano il diritto di disporre a vista di quel denaro.

La riserva che la banca è obbligata a tenere presso la banca centrale per far fronte alle richieste di liquidità di chi è titolare del diritto di disporre a vista del denaro non è, evidentemente, sufficiente se non a far fronte a pochi deflussi. Questo, assieme alla carenza di mezzi propri, alla trasformazione delle scadenze e alla illiquidità di gran parte dell’attivo (crediti), rende le banche fragili.

Il meccanismo della riserva frazionaria, pur essendo legale, è illegittimo, violando il diritto di proprietà del depositante.

E’ vero che l’articolo 1834 del codice civile prevede che la somma depositata, anche se prelevabile a vista, diventa di proprietà della banca; è altrettanto vero, però, che se il depositante può richiedere quella somma di denaro in qualsiasi momento ne rimane, in sostanza proprietario.
Poco importa se, da un punto di vista formale, la banca non è tenuta a restituire quelle stesse banconote (nel caso di denaro elettronico neppure si pone il problema), bensì una quantità fungibile. Se quella somma di denaro è resa disponibile a un altro soggetto, in sostanza la possibilità di chiederne l’utilizzo a vista è subordinata al fatto che la banca abbia una riserva sufficiente, ossia che vi sia un limitato numero di richieste da parte di depositanti e affidatari.

In pratica, con la riserva frazionaria il denaro viene moltiplicato, il che equivale a contraffarlo.

Dato che questo meccanismo di contraffazione legalizzata è utilizzato da tutte le banche, è evidente il rischio di contagio in caso di calo di fiducia da parte dei depositanti. Occorre tenere presente, tra l’altro, che le banche sono interconnesse anche per via del funzionamento dei sistemi di pagamento.
La direttiva BRRD ha tra gli obiettivi anche quello di contenere l’azzardo morale da parte delle banche, il che è condivisibile. Ma senza una rimozione del meccanismo di riserva frazionaria non ci si deve stupire se l’applicazione della BRRD provochi crisi sistemiche. Il fatto è che il superamento della riserva frazionaria avrebbe, tra le altre conseguenze, la minore disponibilità di credito, oltre a un maggior costo dello stesso. Due cose considerate come vere e proprie sciagure sia da coloro che regolano le banche, sia da coloro che addebitano alle stesse tutti i mali del mondo.

In sostanza, se si vuole che le banche non si contagino a vicenda, si deve essere disposti a un cambiamento radicale del loro funzionamento.

Dubito che ciò sia desiderato, se non da una minoranza di persone, per lo più considerate folli quando sostengono cose come quelle che ho appena scritto.
MATTEO CORSINI
Fonte: qui

Le pensioni d'oro degli ex onorevoli: chi guadagna di più (cifre da capogiro)

1323850690085Tito Boeri ha lanciato l'allarme: "I vitalizi dei parlamentari sono quasi il doppio di quanto sarebbe giustificato alla luce dei contributi versati".

Si risparmierebbero circa 76 milioni l'anno se si portassero le pensioni dei parlamentari a valori normali, applicando il sistema contributivo si avrebbe un risparmio di circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni (oltre 100 milioni all' anno). Il meccanismo dovrebbe essere applicato non solo ai parlamentari ma anche ai consiglieri regionali.

L'elenco - Il quotidiano Il Tempo in edicola oggi, pubblica di queste pensioni d'oro, fa i nomi e i cognomi dei parlamentari super fortunati. Luciano Violante percepisce un vitalizio di 9.363 euro al mese, Giuliano Amato arriva a 31.411 euro al mese, Walter Veltroni ogni mese incassa 5.373, Massimo D' Alema appena 90 euro in meno del suo storico rivale.
Marco Pannella porta a casa una pensione da 5.691 euro al mese. Percepisce il vitalizio anche l' ex presidente della Camera Gianfranco Fini (5.614 euro). Poi Prodi (2.864), Rodotà (4.684) e Franco Marini (5.800  Irene Pivetti dal 2013, ovvero da quando aveva solo 50 anni, percepisce 6.203 euro al mese. Alfonso Pecoraro Scanio, deputato dal 1992 al 2008, riceve 8.836 euro al mese da quando aveva 49 anni. A Vittorio Sgarbi per essere rimasto in carica per 4 legislature riceve 8.455 euro. Rosa Russo Iervolino, parlamentare per oltre 20 anni e più volte Ministro, riceve mensilmente il suo assegno da circa 5400 euro netti. Pensionata a 41 anni e con un assegno di 8.455 euro: accade a Claudia Lombardo, definita Miss Vitalizio d' oro. Gianni De Michelis, percepisce 5.800 euro netti al mese.

Fonte: qui