9 dicembre forconi: 04/08/18

domenica 8 aprile 2018

TRUMP TOWER – UN INCENDIO È DIVAMPATO AL 50° PIANO: UN MORTO E DI QUATTRO FERITI

LA VITTIMA È TOSS BRASSNER, MERCANTE D’ARTE E AMICO DI ANDY WARHOL 

ALL'ULTIMO PIANO VIVE LA TRUMP FAMILY 

FUGGI FUGGI DALL’EDIFICIO, MENTRE I TURISTI SCATTAVANO FOTO DEL GRATTACIELO IN FIAMME

VIDEO: INCENDIO ALLA TRUMP TOWER


indendio alla trump tower 21INDENDIO ALLA TRUMP TOWER 
Un uomo è morto nell'incendio al 50° piano della Trump Tower di New York e quattro vigili del fuoco sono rimasti feriti sembra non in maniera grave. Le fiamme si sono sviluppate intorno alle 18 locali e hanno completamente distrutto l'appartamento. Il fumo e il fuoco hanno scatenato il fuggi fuggi degli inquilini, con i turisti che da bordo strada scattavano le foto al grattacielo di proprietà del presidente degli Stati Uniti e funge da quartier generale per l'organizzazione di Donald Trump. L'ultimo piano, l'attico, ospita la famiglia Trump con il presidente degli Stati Uniti che però in quel momento era a Washington.

todd brassnerTODD BRASSNER
Il proprietario dell'appartamento era un mercante d'arte, Todd Brassner, amico del celebrato Andy Warhol, di cui secondo il  New York Daily News aveva venduto anche alcune opere. E' stato trovato privo di vita quando i vigili del fuoco sono riusciti a domare le fiamme e a entrare nella casa. Durante le operazioni quattro vigili del fuoco sono rimasti feriti.

L'incendio è scoppiato in una appartamento residenziale. Lo ha twittato Eric Trump, secondogenito del presidente. Il grattacielo ospita appartamenti e uffici.

indendio alla trump tower 14INDENDIO ALLA TRUMP TOWER 
Fonte: qui

I DIPENDENTI DEL COLOSSO WEB CHIEDONO AI VERTICI DI MOUNTAIN VIEW DI RITIRARSI DAL PROGETTO “MAVEN”, UN PROGRAMMA PILOTA DEL PENTAGONO CHE RIGUARDA LE APPLICAZIONI TECNOLOGICHE IN CAMPO MILITARE

“GOOGLE NON DEVE ENTRARE NEL BUSINESS DELLA GUERRA” 

IN GIOCO CI SONO 7,4 MILIARDI DI DOLLARI CHE PREVEDE L’USO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER…

Sara Mauri per “il Giornale”

google intelligenza artificialeGOOGLE INTELLIGENZA ARTIFICIALE
«Noi crediamo che Google non dovrebbe entrare nel business della guerra». Inizia così la lettera di ammutinamento dei dipendenti di Mountain View, che chiedono alla loro azienda di ritirarsi dal Progetto Maven, un programma pilota del Pentagono che riguarda le applicazioni tecnologiche in campo militare. Sebbene questa sia considerata dai più come una posizione idealistica e non viene condivisa da tutti i dipendenti, la disponibilità di Google a collaborare con il Pentagono ha suscitato indignazione.

google chromeGOOGLE CHROME
La lettera, consegnata nelle mani di Sundar Pichai, ad di Google, ha già raccolto più di 3.100 firme e annovera tra i firmatari anche diversi ingegneri senior della società. Il progetto Maven, secondo il Wall Street Journal, avrebbe un budget molto alto: in gioco ci sarebbero 7,4 miliardi di dollari e si basa su tecnologie avanzate, in grado di analizzare migliaia di immagini per isolare, identificare e confrontare immagini simili nelle aree di conflitto e permettere l'individuazione di veicoli o individui attraverso immagini aeree.

GOOGLE E IL PROGETTO MAVENGOOGLE E IL PROGETTO MAVEN
Si tratta di fornire al Pentagono l' accesso a TensorFlow, un sistema di apprendimento che utilizza l' intelligenza artificiale per analizzare le immagini video e che potrebbe portare innovazioni e miglioramenti nelle tecniche che aiutano a pianificare gli attacchi dei droni e a individuare i bersagli militari, rendendo i droni più precisi e progettare attacchi chirurgici. I dipendenti di Mountain View non vogliono partecipare a quello che definiscono come «business della guerra».

Ma anche in Corea del Sud è in corso una rivolta simile: 50 scienziati di tutto il mondo, guidati da Toby Walsh, professore di AI dell' Università del Galles, hanno chiesto di boicottare i robot killer progettati al Kaist, l'istituto avanzato di scienza e tecnologie della Corea del Sud.

SUNDAR PICHAISUNDAR PICHAI
Secondo gli scienziati, l'università coreana starebbe lavorando con un' azienda della difesa su una ricerca su armi autonome, chiamate killer robot. L'annuncio dell' apertura di un centro di ricerca sulle applicazioni dell' intelligenza artificiale in collaborazione con l' azienda di difesa Hanwa Systems, sarebbe stato dato a febbraio.

Queste armi, secondo gli scienziati, avrebbero la potenzialità di diventare armi del terrore e «se dovessero cadere in mani di despoti o terroristi, potrebbero essere utilizzate contro la popolazione, senza controllo né etica».

Il presidente del Kaist ha negato le accuse, dicendo che l'università non ha intenzione di sviluppare «sistemi di armi letali e autonome o robot assassini» e che «come istituzione accademica, poniamo i diritti umani e gli standard etici ad un livello molto alto. Le ricerche di Kaist servono a servire meglio il mondo». Nonostante le proteste, c' è da dire che la tecnologia e gli utilizzi della tecnologia a fini militari non sono certo cosa nuova: basti pensare che lo stesso internet nasceva proprio con scopi militari.

Fonte: qui

OSTIA - LICENZA REVOCATA AL BAR DI ROBERTO SPADA

A POCHI PASSI DAL CAFFÈ SORGEVA ANCHE LA PALESTRA DOVE IL 43ENNE, LO SCORSO NOVEMBRE, HA AGGREDITO A TESTATE E BASTONATE GLI INVIATI DELLA RAI 

DETENUTO NEL CARCERE DI MASSIMA SICUREZZA DI TOLMEZZO, SPADA DEVE RISPONDERE DI LESIONI E ASSOCIAZIONE A DELINQUERE

Valeria Costantini per il “Corriere della Sera – Roma”

Licenza revocata, chiude il bar di Roberto Spada. Serrande abbassate a Nuova Ostia per il locale di via Francesco Storelli, nel cuore del quartiere feudo del clan. A pochi passi dal caffè sorgeva anche la palestra gestita dal 43enne, il luogo davanti al quale lo scorso novembre ha aggredito a testate e bastonate gli inviati della Rai.

roberto spada di silvio triassiROBERTO SPADA DI SILVIO TRIASSI
Spada è oggi detenuto nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, in provincia di Udine. Il fratello del boss Carmine deve rispondere di due diverse accuse: da un lato per lesioni e violenza aggravate dal metodo mafioso, dall' altro per associazione per delinquere (sempre con il 416bis) per la gestione degli affari criminali a Ostia. Droga, minacce, estorsioni, fino all' omicidio, la famiglia di origine sinti, imparentata con i Casamonica, per la procura di Roma dominava con violenza e senza scrupoli su ampie fette sociali ed economiche del litorale della Capitale.
ROBERTO SPADAROBERTO SPADA

«Mina l' ordine e la sicurezza pubblica»: questa la motivazione del provvedimento con cui il questore Guido Marino ha ordinato la revoca della licenza e quindi la chiusura del «Bar Music». Ieri gli agenti della divisione di polizia amministrativa e sociale, insieme ai colleghi del commissariato Lido, hanno apposto i sigilli. Il locale, dopo l' aggressione ai giornalisti, era già stato oggetto a dicembre di un' ordinanza di sospensione dell' attività per 45 giorni perché frequentato da pregiudicati, tra i quali anche un sorvegliato speciale.

Per di più durante l' ispezione erano stati trovati fori di proiettile sullo stipite della porta di ingresso, nascosti da nastro adesivo; dietro il bancone invece erano custoditi una spada, un' accetta e un bastone. Scaduti i termini della misura il bar aveva poi riaperto, ma la polizia non aveva mai interrotto i controlli.
ROBERTO SPADA PICCHIA DANIELE PIERVINCENZIROBERTO SPADA PICCHIA DANIELE PIERVINCENZI

L' area di Nuova Ostia del resto è stata costantemente monitorata da un vasto dispiegamento di forze: i blitz e i posti di blocco hanno permesso negli ultimi mesi ulteriori arresti e sono proseguite le indagini per scoprire i nuovi equilibri criminali dopo la decapitazione dei clan più importanti, Spada ma anche Fasciani. Gli agenti hanno quindi accertato come il bar continuasse a essere frequentato da pregiudicati, ma non solo: di fatto chi lo gestiva era privo di autorizzazioni e anche di un regolare contratto di lavoro, pur affermando di essere alle dipendenze degli Spada.

Il provvedimento è stato ritenuto urgente dalla Questura, visto «il delicato contesto ambientale, connotato da una particolare incidenza criminale, in cui è inserito il locale che ha generato ad oggi una situazione di gravissimo disagio per la collettività».
palestra roberto spadaPALESTRA ROBERTO SPADA

Un allarme sociale legato, in particolare, proprio alla figura di Roberto Spada, che con il bar poteva vantare ancora un presidio di potere: per due anni di seguito gli erano state chiuse due palestre a Nuova Ostia - per abusi e illeciti vari - poi puntualmente riaperte. Inoltre è di pochi giorni fa la conferma in Cassazione della custodia cautelare in carcere (oltre a quella dell' aggravante mafiosa): un provvedimento che, ai sensi del vigente codice antimafia, rende Spada comunque incompatibile con licenze o autorizzazioni in campo commerciale.

Fonte: qui

BRONCOS JUNIOR – UN TIR TRAVOLGE IL BUS DELLA SQUADRA CANADESE DI HOCKEY

QUATTORDICI VITTIME, QUASI TUTTI FRA 16 E 20 ANNI 

IL PREMIER TRUDEAU: "UNA TRAGEDIA TREMENDA…" 

LA FOTO DEI SOPRAVVISSUTI

Sara Gandolfi per il Corriere della Sera
broncosBRONCOS

Il team degli Humboldt Broncos viaggiava sulla Highway 35, il termometro segnava -20°, la strada era ghiacciata, la pianura intorno sepolta dalla neve. Quattordici persone, allenatore e giocatori di una squadra di hockey giovanile, sono morte venerdì in Canada quando il loro pullman è stato investito lateralmente da un camion. Altri quindici sono in ospedale.

Erano quasi arrivati a destinazione, a Nipawin, dove avrebbero giocato il quinto game dei playoff; lo schianto si è portato via le vite di quei ragazzi, fra i sedici e vent' anni, che forse sognavano un futuro di gloria in un college americano o nella National League. «Non riesco a immaginare cosa stiano passando i genitori, il mio cuore è vicino a tutti coloro che sono stati colpiti da questa tremenda tragedia», ha twittato il premier canadese Justin Trudeau.

Humboldt è un placido paesotto agricolo di cinquemila abitanti, adagiato nella grande prateria di Saskatchewan.

broncos sopravvissutiBRONCOS SOPRAVVISSUTI
E' lontano oltre 7.000 chilometri dall' Italia. Eppure la notizia di quei corpi fra le lamiere di un pullman sventrato è anche nostra. Come ha scritto Heather Persson sul giornale locale, il Saskatoon StarPhoenix , «il dolore dei sopravvissuti, delle famiglie e degli amici è inimmaginabile, ma molti stanno facendo proprio questo: pensare quella sofferenza. Mettersi nei loro panni è questione di un attimo».

Venerdì, nella notte, sono iniziati ad arrivare i dettagli via twitter. La sorella dell' allenatore dei Broncos, Darcy Haugan, ha annunciato: «Mio fratello non ce l' ha fatta ...».
Poi la conferma che 14 dei 29 occupanti del bus erano morti, tra cui il capitano della squadra, il ventenne Logan Schatz. Da Humboldt quella sensazione di perdita insopportabile si è diffusa rapidissima in tutto il Canada, ed oltrefrontiera negli Stati Uniti - perfino il Wall Street Journal ha scritto commosso di quei giovani e Trump ha twittato le condoglianze - e poi più lontano, sino in Europa.

broncosBRONCOS
Una squadra sportiva è stata annientata. Ricorda la tragedia di Superga del 1949, quando l' aereo con a bordo i calciatori del Grande Torino si schiantò contro il muraglione della basilica. Morirono in 31.

E due anni fa in Colombia, un jet precipitò con tutta la squadra Chapecoense della serie A brasiliana: 71 vittime. Stavolta, però, è diverso. Torna in mente l' incidente stradale che nel 2016 in Catalogna cancellò il futuro di 13 studentesse del programma Erasmus, fra cui sette italiane. Il peggior incubo per milioni di genitori.
Viaggiavano per conoscere l' Europa, in Canada per sport.

Quante mamme e quanti papà affidano i propri figli ad un «coach», anche in Italia, e li salutano mentre salgono sul pullman che li porta all' ennesima partita. Qui è il calcio e in misura minore basket, pallavolo, atletica. In Canada è soprattutto l' hockey, lo sport che unisce una nazione. La trafila, però, non cambia: in casa si lavano le divise, si prepara la sacca, si fanno le raccomandazioni di rito e via, il figlio è «on the road». Poi si cerca di non pensare a quello che potrebbe capitargli lontano dal nido. In Canada è anche peggio: le distanze sono enormi, le condizioni meteo difficili. Ma il campionato non si ferma per un po' di ghiaccio sulla strada. Lo stesso ghiaccio che quei ragazzi dominano giocando.

Michelle Straschnitzki è riuscita a parlare al telefono con il figlio Ryan, 18 anni: «È in ospedale, non sente più le estremità. Sto impazzendo».
Tanti genitori ieri hanno ricordato le ore trascorse sugli spalti di un palazzetto. A fare il tifo, a tenere il fiato sospeso per quel punto in più che non entra, ad annoiarsi perfino. I Broncos erano ragazzoni forti e in salute. È bastato un attimo di disattenzione.

Fonte: qui

PARIGI-ROUBAIX - ARRESTO CARDIACO PER IL BELGA GOOLAERTS IN GARA

IL CICLISTA E’ STATO RIANIMATO E PORTATO IN OSPEDALE - VIDEO



goolaertsGOOLAERTS
Grave incidente per il belga Michael Goolaerts, caduto a terra nel secondo settore di pavè. Secondo le prime notizie avrebbe avuto un arresto cardiaco in bicicletta, finendo poi a terra.

IN ELICOTTERO — E' stato rianimato con il defibrillatore e dopo essere stato intubato è stato portato in ospedale. Il 23enne ciclista belga è stato portato via in elicottero, la caduta è accaduta nel settore numero 28 di pavé, fra Viesly e Briastre. Le immagini della tv francese hanno mostrato i medici che gli hanno effettuato un massaggio cardiaco ai margini della carreggiata.

goolaertsGOOLAERTS
PARLA IL MANAGER — Mentre la squadra mantiene il massimo riserbo sulle sue condizioni, secondo la televisione olandese Nos e la televisione belga Sporza, Goolaerts non sarebbe rimasto vittima di una caduta ma di un malessere e di un arresto cardiaco. Il manager del team Veranda Willems Crelan, Michiel Elijzen avrebbe parlato alla tv olandese di "arresto cardiaco e perdita temporanea di coscienza".

SOSPETTO ATTACCO CHIMICO A DOUMA, ROCCAFORTE DEI RIBELLI SIRIANI: ALMENO 40 VITTIME, MOLTI I BAMBINI

GLI USA CHIEDONO AI RUSSI DI ABBANDONARE ASSAD. E MOSCA DIFENDE DAMASCO…



siria dumaSIRIA DUMA
Almeno 40 persone sono rimaste uccise in un attacco chimico a Douma, roccaforte dei ribelli siriani nella Ghouta orientale, alle porte di Damasco. I servizi di emergenza e assistenza medica accusano le forze di Bashar Al Assad di aver utilizzato armi chimiche. Accusa che il governo siriano respinge in modo netto.

La vicenda si trasforma subito in un caso di politica internazionale, con gli Usa che chiedono ai russi di abbandonare Assad. E Mosca che replica negando che a Douma siano state usate armi chimiche.

duma siriaDUMA SIRIA
Quel che è certo è che il regime siriano ha ripreso i suoi raid aerei su Douma, alla caccia degli ultimi ribelli. Lo annuncia l'Osservatorio siriano sui diritti umani. 

La ripresa degli attacchi si è verificata nonostante un annuncio del gruppo ribelle in questione, Jaish al-Islam, e un comitato incaricato dei negoziati per una possibile tregua e una ripresa dei colloqui sul destino di Douma, l'ultima città che sfugge al regime nella vasta regione della Ghouta orientale.

Già dal due aprile gli ultimi ribelli anti-Assad - miliziani del gruppo Jaish al-Islam accompagnati dai loro familiari - avevano cominciato a lasciare la città di Douma, l'ultima roccaforte ribelle vicino Damasco. 

White Helmets, un gruppo di soccorritori che opera in aree controllate dall'opposizione in Siria, hanno affermato che la maggior parte delle vittime sono donne e bambini, intere famiglie sterminate dai gas nelle loro case e nei rifugi. L'Osservatorio siriano per i diritti umani parla di 80 vittime, 40 delle quali morte per soffocamento. E un'altra organizzazione fissa il bilancio a 150 morti.
bashar al assadBASHAR AL ASSAD

Al Jazeera riferisce che Moayed al-Dayrani, un abitante di Douma e medico volontario, ha detto che il bilancio delle vittime dovrebbe aumentare. "Al momento stiamo affrontando più di mille casi di persone che hanno difficoltà a respirare dopo che una bomba al cloro è stata sganciata sulla città e il numero di morti probabilmente salirà ancora", ha affermato.
Venerdì una tregua durata dieci giorni era finita a causa delle divergenze sull'evacuazione dei combattenti antigovernativi. Le forze di Assad e i loro alleati avevano lanciato una massiccia offensiva di terra su Douma, l'ultima roccaforte ribelle vicino alla capitale.

Fonti del governo di Damasco hanno liquidato la notizia di attacco con armi chimiche come un tentativo dei ribelli del gruppo Jaish al-Islam di fermare l'avanzata dell'esercito.

Fonte: qui

MORIRE A 4 ANNI, A BRESCIA, PER UNA OTITE ...

DOPO CHE I MEDICI PER DUE VOLTE SI ERANO RIFIUTATI DI RICOVERARLA 

IL TRAGICO PRECEDENTE DELL’ANNO SCORSO A BRESCIA 

MELANIA RIZZOLI per Libero Quotidiano
otite bambina mortaOTITE BAMBINA MORTA

Insieme ai comuni raffreddori le otiti, ovvero le infezioni dell' orecchio, sono le malattie pediatriche più comuni e diagnosticate con maggior frequenza nei Paesi occidentali.
L' otite media è un' infiammazione che si verifica tra la membrana del timpano e l' orecchio interno, ed è in genere causata da batteri che provocano un accumulo di liquido sieroso dietro il timpano.

I bambini sono più suscettibili degli adulti a contrarla, e cinque su sei la sviluppano almeno una volta entro il terzo anno di vita, tanto che questa patologia è uno dei principali motivi di ricorso al pediatra. La maggior parte di queste infezioni otorine si verificano prima che il bambino sappia parlare o riferire i sintomi caratteristici, e solitamente il medico specialista non ha difficoltà a riconoscerle basandosi su alcuni segni, come il dolore attorno alla zona auricolare, la presenza di febbre, la fuoriuscita di liquido dall' orecchio, la mancanza di reazione ai suoni, o la presenza di problemi di equilibrio.

melania rizzoliMELANIA RIZZOLI
L' otite in genere inizia in seguito ad un mal di gola, un raffreddore o una allergia che colpisca le vie aeree superiori, e se l' infezione è di origine batterica si diffonde spesso all' orecchio medio, e se non curata a dovere quella stessa infezione prolifera indisturbata, e le complicanze possono essere particolarmente gravi, perché dall' orecchio l' infiammazione può divenire purulenta ed infiltrarsi nell' osso circostante (mastoidite), nell' orecchio interno (labirintite) ed arrivare fino alle membrane protettive che circondano il cervello e il midollo spinale (meningite).

Fortunatamente la maggior parte dei casi di otite media guariscono nel giro di pochi giorni, ma se i sintomi non scompaiono o si aggravano, il bambino va sottoposto ad esami strumentali specifici per evitare le complicanze più probabili e temibili, va coperto da terapia antibiotica combinata, e se necessario va ricoverato per monitorare quotidianamente il decorso della patologia. Molti pediatri nel dubbio prescrivono quasi sempre un antibiotico, proprio per evitare peggioramenti della situazione clinica e calcolando i fattori di rischio, poiché anche se il bambino sembra migliorare dopo pochi giorni, l' infezione non sempre risulta debellata e può recidivare con più aggressività, soprattutto in coloro che hanno altri problemi del sistema immunitario, o che sono soggetti ad otiti recidivanti.
otite-351x185OTITE

MALATTIA ACUTA Questo è quello che deve essere accaduto alla bambina morta a Brescia, Nicole di Gottolengo, la quale era stata accompagnata in un mese per ben due volte in ospedale, e per due volte non è stato ritenuto opportuno un suo ricovero, perché sicuramente non è stata sospettata la diffusione della sua malattia, che invece era rimasta acuta, proseguiva il suo decorso ed era particolarmente aggressiva. La piccola vittima in pratica non era mai migliorata completamente, e quando le sue condizioni si sono aggravate, al terzo accesso in ospedale lei non è sopravvissuta alla grave infezione che non le ha lasciato scampo.

Al Civile di Brescia i sanitari hanno tentato l' impossibile per rianimarla, certamente memori di un tragico precedente accaduto lo scorso anno, quando un bimbo di 6 anni è deceduto tra le loro mani sempre a causa di un' otite purulenta che era stata trattata con rimedi omeopatici. Quel caso però non è paragonabile a quello di Nicole, anche se lei, esattamente come l' altro sfortunato bambino, aveva sviluppato un ascesso nella fossa cranica posteriore, ovvero un accumulo di pus e batteri attivi che hanno invaso il piccolo cervello, che è stato operato, senza la possibilità di eradicarlo completamente perché ormai diffuso a tutte le meningi e al cervello stesso.

Le linee guida della American Academy of Pediatrics raccomandano ai medici un attento monitoraggio e controllo dei bambini con infezioni dell' orecchio, e nei casi di diagnosi incerta consigliano di iniziare da subito la terapia antibiotica, assicurandosi che il piccolo paziente assuma la dose farmacologica per la durata prescritta. Negli Usa le otiti purulente sono drasticamente crollate dopo una campagna di vaccinazione contro l' influenza consigliata ed attuata in età pediatrica, proprio per evitare tragiche conseguenze mortali come quella della piccola Nicole.

Fonte: qui

Bimba morta per otite, indagati tutti i medici



Ansa
Con la fissazione dell'autopsia, che sarà eseguita all'ospedale di Brescia con consulenti non locali, la Procura di Brescia iscrive nel registro degli indagati tutti i medici che hanno preso in cura in un mese la bambina di quattro anni, Nicole, morta a Brescia a causa di un'infezione partita da un'otite.
Tra i medici iscritti nel registro degli indagati ci sono il primo pediatra che l'aveva visitata un mese fa, i medici dell'ospedale di Manerbio, quelli della Clinica Poliambulanza e infine quelli degli Spedali Civili, dove la bambina è morta. L'iscrizione è un atto dovuto come garanzia nei confronti degli stessi medici, essendo l'autopsia un atto irripetibile.

PEDOPORNOGRAFIA IN VATICANO! ARRESTATO L'EX FUNZIONARIO DELLA NUNZIATURA DI WASHINGTON MONSIGNOR CARLO ALBERTO CAPELLA

L'ACCUSA È DI POSSESSO DI INGENTE MATERIALE PORNOGRAFICO AVENTE PER OGGETTO ANCHE SOGGETTI MINORI

Franca Giansoldati per www.ilmessaggero.it
vaticanoVATICANO

Il Vaticano ha (finalmente) disposto l'arresto di monsignor Carlo Alberto Capella, il numero tre della nunziatura a Washington fino al settembre dell'anno scorso, quando era stato richiamato a Roma in fretta e furia per impedire che l'FBI lo arrestasse. Questa mattina, su proposta del Promotore di Giustizia, il Giudice Istruttore del Tribunale ha emesso un mandato di cattura. L’imputato ora è detenuto in una cella a disposizione dell’autorità  giudiziaria. L’arresto giunge al termine di un’indagine interna per possesso di ingente materiale pedo-pornografico.
gendarmeriaGENDARMERIA

Nel settembre scorso il Vaticano lo aveva sottratto alla giustizia americana e alla polizia canadese che aveva spiccato un mandato di arresto. Il monsignore durante una vacanza in Canada, ospite di una parrocchia, aveva scaricato e condiviso parecchio materiale pedo-pornografico. Le accuse contro di lui erano pesanti. Negli Usa e in Canada la legge a tutela dei minori è particolarmente severa.

In questi mesi in Vaticano monsignor Capella viveva nello stesso appartamento che era stato abitato dal nunzio apostolico polacco, Wielosowski, un altro prelato arrestato e sotto processo per una storia di abusi su minori nella Repubblica Dominicana. Capella aveva ampia libertà di movimento tanto che è stato visto uscire diverse volte dallo Stato Vaticano.

Il mandato di arresto emesso a suo carico da parte delle autorità canadesi si riferiva  a fatti avvenuti nel dicembre 2016, a Windsor, in Ontario. Proprio la polizia di Windsor è titolare di un'inchiesta su un colossale giro di pedopornografia su Internet, in seguito a una segnalazione del Centro nazionale di coordinamento contro lo sfruttamento dei bambini. Secondo le accuse della polizia di Windsor, Capella avrebbe utilizzato il computer della chiesa locale per scaricare e diffondere materiale pedopornografico.

Fonte: qui

Brasile, Lula a migliaia di sostenitori: "Non ho paura, andrò in carcere". Folla blocca la sua auto

Luiz Inaçio Lula da Silva sconterà in carcere la condanna a 12 anni inflittagli per corruzione. Dopo giorni e giorni di incertezza e sfide in tribunale, l'ex presidente del Brasile lo annuncia davanti a migliaia di suoi sostenitori con un'arringa che dà la misura di quella che molti considerano una sua vittoria politica. "Io non mi nascondo, non ho paura di loro. Rispetterò il loro mandato" d'arresto, afferma dopo aver partecipato a San Paolo a una messa in memoria di sua moglie, scomparsa l'anno scorso, portato fisicamente in trionfo dalla folla. E sempre la gente, in serata, ha bloccato l'auto dell'ex presidente che stava andando a consegnarsi alla polizia.
Lula portato in trionfo dai suoi sostenitori a San Paolo
© Fornito da La Repubblica Lula portato in trionfo dai suoi sostenitori a San Paolo
Lula parlando alla folla ha ribadito la sua innocenza ed è tornato ad accusare la magistratura di aver smentito. 'Lula, guerriero del popolo brasiliano', lo ha acclamato la folla. Lui, vestito con una semplice t-shirt scura, ha risposto con gesti e saluti, scambiando abbracci e gesti d'intesa con gli altri politici e i sostenitori sul palco. L'ex presidente è tornato ad accusare la polizia federale e l'ufficio del procuratore: "Hanno mentito - ha detto - e quello non possono perdonare è che hanno trasmesso alla società l'idea che io sia un ladro".
I giudici avevano stabilito che Lula dovesse costituirsi alla polizia federale di Curitiba entro le 17 ora locale di ieri, ma l'ex presidente è rimasto trincerato nella sede del sindacato dei metalmeccanici a San Paolo, "protetto" da centinaia di militanti, mentre i suoi legali negoziavano i termini dell'arresto.  La polizia sarebbe già pronta a prelevarlo con una macchina per portarlo all'aeroporto di Congonhas. Da lì, l'ex presidente sarebbe trasferito a Curitiba in un jet della polizia. La sede del sindacato è tuttora circondata da simpatizzanti di Lula e secondo i quotidiani brasiliani la tensione è altissima e c'è preoccupazione per eventuali incidenti.
Fonte: qui

AGGIORNAMENTO - LULA SI CONSEGNA ALLA POLIZIA: “IN CARCERE A TESTA ALTA, SONO INNOCENTE” 
L' EX PRESIDENTE PORTATO IN TRIONFO DAI SUOI SOSTENITORI E LUI GRIDA ALLA PERSECUZIONE, ALLA VENDETTA DELLE ÉLITES ECONOMICHE: "HANNO AVUTO FASTIDIO DI VEDERE I POVERI MANGIARE LA CARNE TUTTI I GIORNI, E PRENDERE L' AEREO!"

Rocco Cotroneo per www.corriere.it

lulaLULA
«Mi consegno, a testa alta. Proverò la mia innocenza e mi chiederanno scusa». È finita in un trionfo, trascinato sulle spalle dei suoi fedelissimi, sudato, paonazzo, senza voce. Tutto quello che Lula voleva prima di entrare in prigione: un bagno di folla, l' attenzione dei media di tutto il mondo, una diretta tv. Politico di razza come pochi, ha studiato l' uscita di scena con perizia e cinismo, giocando sul filo dello sberleffo alla giustizia. La scusa di una cerimonia religiosa per ricordare la moglie scomparsa è la base di una trattativa con la polizia per guadagnare un giorno prima di consegnarsi. Ma poi non c' è alcuna diplomazia: in un discorso arrabbiato di poco meno di un' ora, la rivendicazione di innocenza è decisa, l' attacco ai giudici e ai media è durissimo. E il finale è ancor più spettacolare. L' auto viene bloccata dal manifestanti, non vogliono che Lula lasci il bunker degli ultimi due giorni per consegnarsi. Arriva un ultimatum della polizia: mezz' ora o arriviamo noi. Alla fine Lula esce a piedi, attraversa un cortile e raggiunge una volante della polizia. È finita.

Mezzo Brasile festeggia, l' altra metà è in lacrime.
Per Lula tutto quello che sta succedendo in queste ore è persecuzione, vendetta delle élites economiche, protagonismo dei giudici. Il suo obiettivo è mantenere alta la tensione dei militanti, ma soprattutto ritagliarsi una presenza virtuale nel silenzio che inevitabilmente dovrà mantenere per qualche tempo. In vista ci sono le presidenziali di ottobre e la speranza di dirottare la sua popolarità su un candidato amico. È un fatto invece che non ci sono segnali di alcuna rivolta popolare in Brasile a causa della prigione di Lula, come era stato immaginato o minacciato dai suoi negli ultimi mesi. Lula è stato condannato a 12 anni e 1 mese per aver ricevuto in regalo un attico al mare da una impresa di costruzioni, alla fine del suo mandato. Per i giudici fu corruzione. Ma secondo molti osservatori potrebbe passare molto meno tempo nella sede della polizia di Curitiba, dove è stata allestita una cella speciale.

lulaLULA
Davanti al sindacato dei metalmeccanici dove Lula ha passato i suoi ultimi giorni di libertà, c' è una scenografia consolidata da decenni di comizi. Un camion sostiene un palco e gli altoparlanti per la musica. Arriva un religioso, don Bernardino, già vescovo, compagno di strada del partito di Lula, e inizia una cerimonia che assomiglia vagamente a una messa in ricordo di Marisa Leticia, con preghiere e canzoni amate dalla ex primeira dama scomparsa. Ma quando Lula sale sul camion, in maglietta e pantaloni blu e l' eterna bottiglietta di acqua in mano contro la raucedine, il prete inizia a parlare a vuoto. Lula abbraccia tutti, accenna alla folla, saluta a pugno chiuso, legge i bigliettini che gli vengono consegnati. Lascia passare un po' di tempo, poi prende la parola. A fianco c' è l' altra ex, Dilma Rousseff.

In un gioco retorico di ritorno al passato, nelle strade degli inizi, Lula racconta la sua parabola di operaio e gli scioperi che hanno accelerato la fine della dittatura militare.
lulaLULA
Ricorda aneddoti per ognuno dei fedelissimi che lo circondano, molti dei quali sono stati al governo con lui o con incarichi importanti a Brasilia. Ma l' obiettivo è arrivare ad oggi. «Hanno voluto togliere di mezzo l' unico presidente senza titolo scolastico che più ha fatto per i poveri di questo Paese, che più ha aperto le porte dell' università a chi prima non poteva permettersela.

Hanno avuto fastidio di vedere i poveri mangiare la carne tutti i giorni, e prendere l' aereo!».
Non c' è nulla nel processo che abbia senso, attacca Lula. «Vi sfido a un dibattito e smonterò quelle che voi chiamate prove, quell' appartamento non è mio», dice Lula rivolto al pm e al giudice di Curitiba. Ma poiché «le idee non muoiono, e io ormai sono un' idea», il popolo può andare avanti senza il suo profeta.

Fonte: qui

LA DRAMMATICA RESISTENZA DELL'EX PRESIDENTE DEL BRASILE CONDANNATO A 12 ANNI DI CARCERE 
E’ CHIUSO NELLA SEDE DEL SINDACATO, CIRCONDATO DA MILITANTI CON LE BANDIERE ROSSE 
SI CONSEGNERA’ ALLA POLIZIA SOLO DOPO LA MESSA IN SUFFRAGIO DELLA MOGLIE - PRONTA UNA CELLA DELUXE: STANZA SPECIALE DI 15 MQ E SENZA SBARRE
Rocco Cotroneo per www.corriere.it

Il bunker della resistenza finale è una brutta palazzina di quattro piani circondata da altro cemento, nella periferia di una delle più sterminate metropoli del mondo. Ma la sua insegna è un pezzo di storia del Brasile, ed è qui che Lula decide di ignorare i giudici e rendere drammatico il suo ultimo giorno di libertà.

La sede del sindacato metalmeccanici di San Paolo è la culla della storia politica dell’ex tornitore che ha perso un dito sotto una pressa, poi ha sfidato la dittatura da leader operaio e molti anni dopo è diventato presidente del suo Paese.

È circondata da militanti con le bandiere rosse, oltre che giornalisti e fotografi. Sono poche migliaia i fedelissimi, non il cordone umano che potrebbe proteggerlo dalla «giustizia ingiusta e serva delle élites», come nella narrativa di parte di questa lunga vicenda giudiziaria. Non le decine di milioni di brasiliani che lo hanno votato in cinque occasioni. Ma in qualche modo la scenografia ottiene il suo scopo: a fronte di una persecuzione c’è un martire rinchiuso in un luogo simbolico di lotta.

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Lula dunque non si è consegnato spontaneamente entro le 17 ore locali di ieri (le 22 in Italia), come il giudice Sergio Moro gli aveva suggerito. Avrebbe dovuto presentarsi a Curitiba, sede dell’inchiesta giudiziaria che l’ha travolto, e in cambio ottenere un trattamento di favore.

Niente manette e telecamere, e come cella una specie di ufficio al quarto piano della sede della Polizia federale: 15 metri quadrati, con bagno privato, letto e un tavolo di lavoro. Era un dormitorio per agenti in trasferta, non ci sono sbarre: il giudice Moro ha ammesso l’eccezione in considerazione del ruolo svolto in passato dal leader brasiliano e chiesto alla polizia di preparare una stanza speciale.

Lula prigioniero avrà diritto a due ore d’aria al giorno e una visita di familiari e amici per settimana. Nessun contatto con gli altri detenuti, come il suo ex ministro dell’Economia, Antonio Palocci, o il costruttore che gli aveva regalato il famoso attico al mare, Leo Pinheiro. La pena da scontare è lunga, 12 anni e un mese, anche se sulla durata effettiva della detenzione di Lula fioccano previsioni di ogni tipo. Anche poche settimane, sostiene qualcuno, conoscendo i meandri del sistema giudiziario brasiliano.
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Saputo dell’ordine di arresto, Lula ha scelto di passare la notte tra giovedì e ieri nella sede del sindacato, con amici e avvocati, dormendo poche ore nella stanza della presidenza senza tornare a casa. Poi è cominciata una giornata lunghissima. Un elicottero della tv ronzava sulla palazzina, i manifestanti fuori, i giornalisti in maratone davanti alle telecamere e alcuni momenti curiosi, come l’arrivo di un furgone con casse di birra, carne e sacchi di carbonella, come per ogni «churrasco» (grigliata) che si rispetti. In strada due camion-palco, dai quali militanti del partito e dei movimenti sociali si alternano a parlare per ore e ore, strappando applausi via via più annoiati.
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Nel corso della giornata, la polizia concede a Lula di presentarsi, sempre entro le 17, nella sede di San Paolo, da dove poi un aereo l’avrebbe immediatamente portato a Curitiba. Mentre gli avvocati giocavano le ultime disperate carte per trovare un giudice di una istanza più alta in grado di sospendere la detenzione: due le nuove istanze, entrambe respinte.

Passato l’ultimatum, senza alcun segnale che Lula intendesse lasciare la sede del sindacato, la polizia ha fatto sapere di escludere un blitz per andarlo a prendere con la forza. Troppi rischi di scontri con i manifestanti, un eccesso di drammaticità evitabile. Ma la previsione ieri sera era che la consegna fosse ormai imminente, secondo un accordo già raggiunto tra polizia e legali di Lula.

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