9 dicembre forconi: Brasile, Lula a migliaia di sostenitori: "Non ho paura, andrò in carcere". Folla blocca la sua auto

domenica 8 aprile 2018

Brasile, Lula a migliaia di sostenitori: "Non ho paura, andrò in carcere". Folla blocca la sua auto

Luiz Inaçio Lula da Silva sconterà in carcere la condanna a 12 anni inflittagli per corruzione. Dopo giorni e giorni di incertezza e sfide in tribunale, l'ex presidente del Brasile lo annuncia davanti a migliaia di suoi sostenitori con un'arringa che dà la misura di quella che molti considerano una sua vittoria politica. "Io non mi nascondo, non ho paura di loro. Rispetterò il loro mandato" d'arresto, afferma dopo aver partecipato a San Paolo a una messa in memoria di sua moglie, scomparsa l'anno scorso, portato fisicamente in trionfo dalla folla. E sempre la gente, in serata, ha bloccato l'auto dell'ex presidente che stava andando a consegnarsi alla polizia.
Lula portato in trionfo dai suoi sostenitori a San Paolo
© Fornito da La Repubblica Lula portato in trionfo dai suoi sostenitori a San Paolo
Lula parlando alla folla ha ribadito la sua innocenza ed è tornato ad accusare la magistratura di aver smentito. 'Lula, guerriero del popolo brasiliano', lo ha acclamato la folla. Lui, vestito con una semplice t-shirt scura, ha risposto con gesti e saluti, scambiando abbracci e gesti d'intesa con gli altri politici e i sostenitori sul palco. L'ex presidente è tornato ad accusare la polizia federale e l'ufficio del procuratore: "Hanno mentito - ha detto - e quello non possono perdonare è che hanno trasmesso alla società l'idea che io sia un ladro".
I giudici avevano stabilito che Lula dovesse costituirsi alla polizia federale di Curitiba entro le 17 ora locale di ieri, ma l'ex presidente è rimasto trincerato nella sede del sindacato dei metalmeccanici a San Paolo, "protetto" da centinaia di militanti, mentre i suoi legali negoziavano i termini dell'arresto.  La polizia sarebbe già pronta a prelevarlo con una macchina per portarlo all'aeroporto di Congonhas. Da lì, l'ex presidente sarebbe trasferito a Curitiba in un jet della polizia. La sede del sindacato è tuttora circondata da simpatizzanti di Lula e secondo i quotidiani brasiliani la tensione è altissima e c'è preoccupazione per eventuali incidenti.
Fonte: qui

AGGIORNAMENTO - LULA SI CONSEGNA ALLA POLIZIA: “IN CARCERE A TESTA ALTA, SONO INNOCENTE” 
L' EX PRESIDENTE PORTATO IN TRIONFO DAI SUOI SOSTENITORI E LUI GRIDA ALLA PERSECUZIONE, ALLA VENDETTA DELLE ÉLITES ECONOMICHE: "HANNO AVUTO FASTIDIO DI VEDERE I POVERI MANGIARE LA CARNE TUTTI I GIORNI, E PRENDERE L' AEREO!"

Rocco Cotroneo per www.corriere.it

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«Mi consegno, a testa alta. Proverò la mia innocenza e mi chiederanno scusa». È finita in un trionfo, trascinato sulle spalle dei suoi fedelissimi, sudato, paonazzo, senza voce. Tutto quello che Lula voleva prima di entrare in prigione: un bagno di folla, l' attenzione dei media di tutto il mondo, una diretta tv. Politico di razza come pochi, ha studiato l' uscita di scena con perizia e cinismo, giocando sul filo dello sberleffo alla giustizia. La scusa di una cerimonia religiosa per ricordare la moglie scomparsa è la base di una trattativa con la polizia per guadagnare un giorno prima di consegnarsi. Ma poi non c' è alcuna diplomazia: in un discorso arrabbiato di poco meno di un' ora, la rivendicazione di innocenza è decisa, l' attacco ai giudici e ai media è durissimo. E il finale è ancor più spettacolare. L' auto viene bloccata dal manifestanti, non vogliono che Lula lasci il bunker degli ultimi due giorni per consegnarsi. Arriva un ultimatum della polizia: mezz' ora o arriviamo noi. Alla fine Lula esce a piedi, attraversa un cortile e raggiunge una volante della polizia. È finita.

Mezzo Brasile festeggia, l' altra metà è in lacrime.
Per Lula tutto quello che sta succedendo in queste ore è persecuzione, vendetta delle élites economiche, protagonismo dei giudici. Il suo obiettivo è mantenere alta la tensione dei militanti, ma soprattutto ritagliarsi una presenza virtuale nel silenzio che inevitabilmente dovrà mantenere per qualche tempo. In vista ci sono le presidenziali di ottobre e la speranza di dirottare la sua popolarità su un candidato amico. È un fatto invece che non ci sono segnali di alcuna rivolta popolare in Brasile a causa della prigione di Lula, come era stato immaginato o minacciato dai suoi negli ultimi mesi. Lula è stato condannato a 12 anni e 1 mese per aver ricevuto in regalo un attico al mare da una impresa di costruzioni, alla fine del suo mandato. Per i giudici fu corruzione. Ma secondo molti osservatori potrebbe passare molto meno tempo nella sede della polizia di Curitiba, dove è stata allestita una cella speciale.

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Davanti al sindacato dei metalmeccanici dove Lula ha passato i suoi ultimi giorni di libertà, c' è una scenografia consolidata da decenni di comizi. Un camion sostiene un palco e gli altoparlanti per la musica. Arriva un religioso, don Bernardino, già vescovo, compagno di strada del partito di Lula, e inizia una cerimonia che assomiglia vagamente a una messa in ricordo di Marisa Leticia, con preghiere e canzoni amate dalla ex primeira dama scomparsa. Ma quando Lula sale sul camion, in maglietta e pantaloni blu e l' eterna bottiglietta di acqua in mano contro la raucedine, il prete inizia a parlare a vuoto. Lula abbraccia tutti, accenna alla folla, saluta a pugno chiuso, legge i bigliettini che gli vengono consegnati. Lascia passare un po' di tempo, poi prende la parola. A fianco c' è l' altra ex, Dilma Rousseff.

In un gioco retorico di ritorno al passato, nelle strade degli inizi, Lula racconta la sua parabola di operaio e gli scioperi che hanno accelerato la fine della dittatura militare.
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Ricorda aneddoti per ognuno dei fedelissimi che lo circondano, molti dei quali sono stati al governo con lui o con incarichi importanti a Brasilia. Ma l' obiettivo è arrivare ad oggi. «Hanno voluto togliere di mezzo l' unico presidente senza titolo scolastico che più ha fatto per i poveri di questo Paese, che più ha aperto le porte dell' università a chi prima non poteva permettersela.

Hanno avuto fastidio di vedere i poveri mangiare la carne tutti i giorni, e prendere l' aereo!».
Non c' è nulla nel processo che abbia senso, attacca Lula. «Vi sfido a un dibattito e smonterò quelle che voi chiamate prove, quell' appartamento non è mio», dice Lula rivolto al pm e al giudice di Curitiba. Ma poiché «le idee non muoiono, e io ormai sono un' idea», il popolo può andare avanti senza il suo profeta.

Fonte: qui

LA DRAMMATICA RESISTENZA DELL'EX PRESIDENTE DEL BRASILE CONDANNATO A 12 ANNI DI CARCERE 
E’ CHIUSO NELLA SEDE DEL SINDACATO, CIRCONDATO DA MILITANTI CON LE BANDIERE ROSSE 
SI CONSEGNERA’ ALLA POLIZIA SOLO DOPO LA MESSA IN SUFFRAGIO DELLA MOGLIE - PRONTA UNA CELLA DELUXE: STANZA SPECIALE DI 15 MQ E SENZA SBARRE
Rocco Cotroneo per www.corriere.it

Il bunker della resistenza finale è una brutta palazzina di quattro piani circondata da altro cemento, nella periferia di una delle più sterminate metropoli del mondo. Ma la sua insegna è un pezzo di storia del Brasile, ed è qui che Lula decide di ignorare i giudici e rendere drammatico il suo ultimo giorno di libertà.

La sede del sindacato metalmeccanici di San Paolo è la culla della storia politica dell’ex tornitore che ha perso un dito sotto una pressa, poi ha sfidato la dittatura da leader operaio e molti anni dopo è diventato presidente del suo Paese.

È circondata da militanti con le bandiere rosse, oltre che giornalisti e fotografi. Sono poche migliaia i fedelissimi, non il cordone umano che potrebbe proteggerlo dalla «giustizia ingiusta e serva delle élites», come nella narrativa di parte di questa lunga vicenda giudiziaria. Non le decine di milioni di brasiliani che lo hanno votato in cinque occasioni. Ma in qualche modo la scenografia ottiene il suo scopo: a fronte di una persecuzione c’è un martire rinchiuso in un luogo simbolico di lotta.

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Lula dunque non si è consegnato spontaneamente entro le 17 ore locali di ieri (le 22 in Italia), come il giudice Sergio Moro gli aveva suggerito. Avrebbe dovuto presentarsi a Curitiba, sede dell’inchiesta giudiziaria che l’ha travolto, e in cambio ottenere un trattamento di favore.

Niente manette e telecamere, e come cella una specie di ufficio al quarto piano della sede della Polizia federale: 15 metri quadrati, con bagno privato, letto e un tavolo di lavoro. Era un dormitorio per agenti in trasferta, non ci sono sbarre: il giudice Moro ha ammesso l’eccezione in considerazione del ruolo svolto in passato dal leader brasiliano e chiesto alla polizia di preparare una stanza speciale.

Lula prigioniero avrà diritto a due ore d’aria al giorno e una visita di familiari e amici per settimana. Nessun contatto con gli altri detenuti, come il suo ex ministro dell’Economia, Antonio Palocci, o il costruttore che gli aveva regalato il famoso attico al mare, Leo Pinheiro. La pena da scontare è lunga, 12 anni e un mese, anche se sulla durata effettiva della detenzione di Lula fioccano previsioni di ogni tipo. Anche poche settimane, sostiene qualcuno, conoscendo i meandri del sistema giudiziario brasiliano.
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Saputo dell’ordine di arresto, Lula ha scelto di passare la notte tra giovedì e ieri nella sede del sindacato, con amici e avvocati, dormendo poche ore nella stanza della presidenza senza tornare a casa. Poi è cominciata una giornata lunghissima. Un elicottero della tv ronzava sulla palazzina, i manifestanti fuori, i giornalisti in maratone davanti alle telecamere e alcuni momenti curiosi, come l’arrivo di un furgone con casse di birra, carne e sacchi di carbonella, come per ogni «churrasco» (grigliata) che si rispetti. In strada due camion-palco, dai quali militanti del partito e dei movimenti sociali si alternano a parlare per ore e ore, strappando applausi via via più annoiati.
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Nel corso della giornata, la polizia concede a Lula di presentarsi, sempre entro le 17, nella sede di San Paolo, da dove poi un aereo l’avrebbe immediatamente portato a Curitiba. Mentre gli avvocati giocavano le ultime disperate carte per trovare un giudice di una istanza più alta in grado di sospendere la detenzione: due le nuove istanze, entrambe respinte.

Passato l’ultimatum, senza alcun segnale che Lula intendesse lasciare la sede del sindacato, la polizia ha fatto sapere di escludere un blitz per andarlo a prendere con la forza. Troppi rischi di scontri con i manifestanti, un eccesso di drammaticità evitabile. Ma la previsione ieri sera era che la consegna fosse ormai imminente, secondo un accordo già raggiunto tra polizia e legali di Lula.

Fonte: qui

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