sabato 7 ottobre 2017
A ROMA UN 35ENNE BRUCIA IL VISO DELLA NONNA CON IL MINESTRONE BOLLENTE
IL MOTIVO? LA POVERA DISGRAZIATA NON VOLEVA DARGLI I SOLDI PER LA DROGA
IL RAGAZZO L’HA COLPITA CON UNA SERIE DI PUGNI AL VOLTO, L’HA SCARAVENTATA SUL LETTO, LE HA PREMUTO IL CUSCINO SUL VISO E POI…
Le ha ustionato il volto con il minestrone bollente, furibondo per i "no" della nonna che già altre volte aveva minacciato pretendendo soldi per comprare stupefacenti. Sono stati gli agenti del commissariato Prenestino ad intervenire ieri pomeriggio in via Ceprano per la segnalazione di una persona in escandescenze in un appartamento. A chiamare le forze dell'ordine la madre del 35enne. Quando i poliziotti sono arrivati, ad aprire loro la porta è stata un'anziana signora che, spaventata e con il volto tumefatto, ha raccontato di essere stata aggredita dal nipote.
L'uomo, consumatore di stupefacenti, intorno alle 14 era entrato in casa e, alla ricerca di denaro, prima aveva messo a soqquadro l'intera abitazione, e poi, al rifiuto della nonna di dargli i soldi, l'aveva afferrata per i capelli, colpendola con pugni al volto. Quando questa aveva iniziato a chiedere aiuto, dopo averle serrato la bocca con una mano, l'aveva scaraventata sul letto. Non soddifatto, aveva continuato a minacciarla premendole un cuscino sul volto e, non avendo ottenuto ciò che desiderava, prima le aveva gettato sul voltoo del minestrone bollente e poi, le aveva puntato al collo il frammento di un piatto. Al sopraggiungere dei poliziotti l'uomo, si era nascosto sotto un letto dove è stato «scovato» e bloccato.
Durante il controllo nell'abitazione, i poliziotti hanno rinvenuto e sequestrato un coltello nascosto sotto un cuscino. Dai successivi accertamenti, gli agenti della Polizia di Stato, hanno scoperto che G.M.A., romano di 35 anni, con vari precedenti di polizia, in passato era stato già denunciato dai familiari per i continui maltrattamenti e, il Tribunale oltre all'obbligo di firma, gli aveva imposto il divieto di avvicinamento nei confronti della nonna. Accompagnato negli uffici di polizia, è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia e rapina.
Fonte: qui
A BRESCIA UN 43ENNE ISTRUTTORE DI KARATE E’ ACCUSATO DI ABUSI SESSUALI NEI CONFRONTI DI MINORENNI
ALMENO SEI LE VITTIME CHE, PER GLI INQUIRENTI, “VENIVANO PLAGIATE E MANIPOLATE DA UN INDIVIDUO MANIACALE E INSAZIABILE”
IL DRAMMATICO RACCONTO DI UNA MADRE E DELLA FIGLIA 16ENNE INNAMORATA DEL CARNEFICE
Mara Rodella per il Corriere della Sera
Le faceva sentire donne. Le esortava a lavorare duramente con gli attrezzi e i pesi, perché «nella vita bisogna sempre puntare in alto per raggiungere i propri obiettivi», a partire dalla forma fisica. Le convinceva che potevano bastare a se stesse: sole e sfrontate. Ma una aveva appena 12 anni. Tanto c' era lui, al loro fianco («e ci sarò sempre» scriveva loro su Facebook). E il mondo poi era tutto lì: in una palestra sul Garda, in provincia di Brescia. Con la musica a palla e le luci strobo. Dove l' infermeria diventava un' alcova per consumare il peggiore dei mali: «Va tutto bene, sarà bellissimo». Avrebbe dovuto tutelarle, le sue allieve.
E invece per violenza sessuale aggravata o di gruppo, atti sessuali con minorenni e detenzione di materiale pedopornografico (le filmava, le «sue ragazze») è finito in manette C. C., un istruttore di karate di 43 anni, sposato e titolare della palestra che tutte frequentavano assiduamente. Altri tre complici, che agli abusi avrebbero partecipato su suo invito, sono stati iscritti nel registro degli indagati dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani, titolare del fascicolo. Le indagini hanno riavvolto il nastro addirittura fino al 2003.
Almeno sei le vittime (anche se un caso risulta prescritto e in un altro la querela è stata depositata oltre i termini): ragazze molto spesso plagiate, manipolate da una figura che gli inquirenti definiscono maniacale e che secondo il gip che ne ha firmato l' ordinanza di custodia cautelare in carcere «mostrava un' assoluta noncuranza per le conseguenze della sua condotta, passando da una ragazza all' altra in modo insaziabile». In alcuni casi si è presentato anche a casa, dai genitori (disperati): «Sono innamorato di vostra figlia. Farei di tutto per lei. Non posso farci nulla se più grandi non mi piacciono». Dicono pure che la moglie sapesse.
Una delle allieve, tra le prime «prede» ad aver subito violenze nel 2008 e ormai maggiorenne, nei mesi scorsi ha trovato il coraggio di parlare e denunciare: prima confidandosi con il fidanzato, poi confermando tutto alla magistratura. «L' ho visto appartarsi con una ragazzina, è minorenne», ha detto. «Non deve fare ad altre ciò che ha fatto a me: quell' uomo mi ha rovinata. E va fermato», lo sfogo disperato. Non era l' unica, però. Le ragazze sono state convocate in Procura e interrogate. Le più grandi hanno (a fatica e grazie a un difficile percorso psicologico) maturato la consapevolezza di essere state «vittime»: «Di chi ha rubato loro l' adolescenza e la dignità convincendole che fosse tutto normale», commenta l' avvocato di parte civile Michela Marchesi, che ne assiste tre.
Non tutte, però. L' ultima in ordine di tempo, abbordata l' anno scorso quando ancora non aveva compiuto 16 anni, non parla quasi più con sua madre: «Mi avete tolto l' uomo della mia vita, lui era il meglio per me, voi non lo capite». Sotto sequestro sono finiti anche i suoi pc, tablet e telefonini (c' erano 75 mila messaggi). La mamma si logora, ma non ha alcuna intenzione di arrendersi. «Ho visto mia figlia cambiare, allontanarsi da tutto. Un giorno mi chiamò un' altra ragazza, un po' più grande, che frequentava la palestra: "La porti via da lì, non voglio che le succeda quello che è capitato a me. Quell' uomo mi ha rovinata". E così ho fatto. Ma è una battaglia durissima, spero solo si renda conto prima o poi di cosa è successo». Perché lei è ancora una ragazzina. E non la donna che lui, il suo allenatore, le diceva di essere per adescarla.
“MI DICEVA TI AMO E MI SENTIVO BELLA MA LUI HA ABUSATO DI ME”
IL DRAMMATICO RACCONTO DI UNA DELLE VITTIME DELL’ISTRUTTORE DI KARATE, 43ENNE, ACCUSATO DI VIOLENZA SU MINORI
“L'HO VISTO APPARTARSI CON UNA RAGAZZINA, ANCHE LEI MINORENNE. QUELL' UOMO MI HA ROVINATA”
Ferruccio Pinotti per il Corriere della Sera
Francesca - ti chiameremo con un nome di fantasia per ovvie ragioni processuali e di protezione della tua identità - come hai trovato la forza per denunciare l' istruttore di karate che ha abusato di te e di altre ragazze?
«È stato un percorso difficile e doloroso, iniziato a gennaio. Soltanto a dicembre dell' anno scorso ho smesso di frequentare quella palestra dell' orrore e ho trovato il coraggio di parlare e di denunciare: prima confidandomi con il mio fidanzato, poi con la mia famiglia, quindi con una psicologa e con la onlus Prometeo per la lotta alla pedofilia, infine raccontando tutto alla magistratura».
Qual è stata la molla ?
«L' ho visto appartarsi con una ragazzina, anche lei minorenne. E allora mi sono detta: non deve fare ad altre ciò che ha fatto a me: quell' uomo mi ha rovinata. Va fermato. L' ultima sua vittima aveva 15 anni, ci assomigliavamo sia fisicamente che psicologicamente. Ho iniziato a dirmi: cosa sta succedendo? Ho cominciato a rendermi conto, a ricordare. Il cammino è stato difficile, ero titubante. Poi tutte queste persone mi hanno convita ad andare dai magistrati».
L' argomento decisivo?
«Una frase molto semplice, la stessa che ripeterò a ogni ragazza che incontrerò: pensa se succedesse a tua figlia».
Con quale tecnica l' istruttore ha coinvolto te e le altre ragazze?
«Aveva molta confidenza con me e con molte ragazzine che frequentavano la palestra. Inizialmente ti faceva sentire più forte e più bella, poi diventava morboso».
A che età sono iniziati gli abusi su di te?
«Ci siamo conosciuti quando avevo dodici anni, abbiamo avuto i primi rapporti quando ne avevo tredici e sono andati avanti fino a diciassette. Con me e le altre ragazzine usava tecniche di manipolazione raffinata, a ognuna faceva credere che era innamorato, diceva che si era separato dalla moglie. Era abile e pericoloso: anche quando ha smesso di abusare di me ha mantenuto un rapporto di amicizia, davo una mano in palestra. Solo nel dicembre scorso mi sono staccata da quell' ambiente».
Ti è capitato, come avviene a tante vittime di abusi, di rimuovere i fatti, di nasconderli in un angolo della tua coscienza?
«Sì, mi è successo spesso. Quando provavo a ricordare avevo dei buchi. Alcune cose mi tornavano in mente ma mi venivano crisi pesanti, piangevo a lungo. Poi riaffioravano altri ricordi o ritrovavo una foto. Altri episodi sono emersi perché li sognavo e così ne prendevo coscienza. Era come un puzzle, ricostruito con lentezza».
Come hai capito che altre ragazzine erano cadute nella sua trappola?
«Mi ha raccontato lui di un' altra ragazzina della palestra. Poi ha detto: mi sono innamorato di lei, ha quindici anni».
La sua era una specie di tecnica per irretirvi?
«Persone così ti fanno sentire speciale, sostituiscono i genitori, ti allontanano da loro e dagli amici, giocano sui sensi di colpa. Se uscivo con gli amici, me lo faceva pesare».
Una delle ragazze abusate dopo di te ancora lo difende. L' ultima in ordine di tempo, abbordata l' anno scorso quando ancora non aveva compiuto sedici anni, non parla quasi più con sua madre: «Mi avete tolto l' uomo della mia vita».
«Anche a me diceva che ero la prima e l' unica, mi faceva sentire importante ma intanto mi isolava da famiglia e amici. Una manipolazione terribile, sottile ma efficace».
Che rapporti avevi con i tuoi genitori, in quegli anni di abusi?
«Mi vedevano strana, ma non avevano modo di capire. Più mi chiedevano che cosa avessi e più diventavo cattiva con loro. Tornavo a casa dopo gli abusi e piangevo. Ma non mi aprivo. A peggiorare le cose c' era il fatto che lui aveva creato un rapporto di fiducia con la mia famiglia. Uno schema che penso abbia ripetuto anche con altre. Purtroppo non avevo la forza per parlare, ero come impietrita, prigioniera di un incubo che non finiva mai».
Come convivi con il dolore?
«Ho le mie crisi, dei momenti di debolezza.
Anche i miei genitori vivono un forte senso di colpa. Ma ci sono. E spero che insieme sapremo recuperare».
Il tuo istruttore è stato definito dagli inquirenti un uomo «dalla totale assenza di freni inibitori e incapace di contenere l' impulso sessuale». È emerso che ha coinvolto anche altri uomini. È stato così anche per te?
«Purtroppo sì».
Odi gli uomini, ora?
«No. Certo, non è stato facile ma ho superato. Se ce l' ho fatta io se ce la possono fare altre. Mi ha sostenuto anche la onlus Prometeo. Ho contattato il suo presidente Massimiliano Frassi su Facebook e mi ha subito aiutata. Mi ha dato un fantastico supporto. Quando le indagini e la vicenda processuale saranno in una fase più avanzata collaborerò con Prometeo, farò conferenze per aiutare altre persone a denunciare».
Nonostante questa brutta esperienza sei ottimista?
«Dopo aver denunciato ho ricominciato a vivere. Sono sempre stata positiva. Non voglio essere quella che si piange addosso, non voglio far pesare la mia storia. Voglio invece aiutare altre ragazze come me, dopo il processo. Sarà il mio impegno».
Fonte: qui
IL PAUROSO APPROCCIO ALLA PISTA DI UN GIGANTESCO AIRBUS A380 ALL’AEROPORTO DI DUSSELDORF
IL PAUROSO APPROCCIO DI UN GIGANTESCO AIRBUS A380 ALL’AEROPORTO DI DUSSELDORF, COLPITO DA FORTISSIME RAFFICHE DI VENTO: ‘I PILOTI SONO STATI INCREDIBILI. HANNO DOVUTO USARE ANCHE LA CODA PER RIALLINEARSI ALLA PISTA’
DAGONEWS
Martin Bogdan è un appassionato di aviazione, che ha un seguitissimo canale Youtube (Cargospotter). ‘Ho ripreso migliaia di atterraggi con vento forte in diversi aeroporti europei negli scorsi anni, ma questo dell’Airbus A380 dell’Emirates in arrivo a Dusseldorf era estremamente difficile e straordinario. All’inizio sembrava un normale atterraggio con venti laterali, ma dopo aver toccato terra i piloti hanno dovuto faticare per allineare il velivolo con la pista.
Non ho mai visto una reazione così incredibile di un aereo dopo il touchdown. Si vede che i piloti hanno usato anche il timone di coda per allinearlo alla pista e per fortuna ha funzionato. Il filmato è una dimostrazione delle incredibili capacità dei piloti. Anche con una raffica imprevista dopo che le ruote hanno toccato terra, sono riusciti a completare l’atterraggio. Un lavoro incredibile! Ora vorrei tanto sapere cosa hanno pensato i passeggeri che erano a bordo…’
Fonte: qui
CIRIO: CONDANNA DEFINITIVA PER GERONZI, 4 ANNI
CIRIO: INVECE PER CRAGNOTTI SI DOVRÀ RIFARE IL PROCESSO DI APPELLO. ‘RISULTATO STRAORDINARIO’ PER I SUOI AVVOCATI, MA BRINDANO PURE I RISPARMIATORI CHE PUNTANO AL RISARCIMENTO
1.CRAC CIRIO: 4 ANNI A GERONZI, SENTENZA DEFINITIVA
(ANSA) - Per il crac Cirio, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a quattro anni di reclusione per il banchiere Cesare Geronzi. Tre anni sono coperti da indulto. La sentenza è definitiva.
2.CRAC CIRIO: CASSAZIONE, NUOVO PROCESSO PER CRAGNOTTI
(ANSA) - Nuovo processo per l'ex patron della Cirio Sergio Cragnotti: la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna per il crac della società in relazione al capo d'accusa più grave (la vicenda 'Bombril') per il quale aveva avuto una pena di sette anni di reclusione, diventati otto anni e otto mesi per gli altri reati contestati. Per Cragnotti "è un risultato straordinario", ha detto il difensore Massimo Krogh.
3.CRAC CIRIO:OLTRE A GERONZI CONDANNE DEFINITIVE A 6 IMPUTATI
(ANSA) - La Cassazione ha confermato quasi totalmente il verdetto del 10 aprile 2015 dalla Corte d'Appello di Roma per il crac Cirio. Solo Sergio Cragnotti ha ottenuto "l'annullamento con rinvio alla Corte d'Appello di Roma per nuovo esame del capo I lettera 'E' relativo alla vicenda 'Bombril' per la quale aveva riportato 7 anni di reclusione divenuti poi 8 anni e 8 mesi con gli altri reati".
Bombril, ha spiegato l'avvocato Massimo Krogh difensore di Cragnotti "è il capo fondamentale dal quale partivano i 7 anni di pena base, per questo è un risultato molto positivo". Definitiva invece la condanna a 4 anni di reclusione per l'ex banchiere Cesare Geronzi, per lui 3 anni sono coperti dall'indulto.
Definitive inoltre le condanne per il figlio di Cragnotti, Andrea, che aveva 2 anni e 4 mesi di reclusione coperti da indulto e confermata la prescrizione per bancarotta preferenziale per gli altri due figli di Cragnotti Elisabetta e Massimo che in appello avevano ottenuto l'assoluzione per le altre imputazioni.
La Cassazione inoltre ha confermato la condanna a 3 anni e 10 mesi di reclusione per Filippo Fucile, genero di Cragnotti (anche per lui 3 anni coperti da indulto), confermata anche la condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione per Ettore Quadrani, consigliere di Cirio (anche per lui 3 anni coperti da indulto). Sentenza irrevocabile di condanna a 2 anni di reclusione, coperti da indulto, anche per gli ex funzionari della Banca di Roma Pietro Celestino Locati e Antonio Nottola.
4.CRAC CIRIO: DIFESA RISPARMIATORI, È GIORNO RIVINCITA
(ANSA) - "E' una sentenza molto equilibrata ed è il giorno della rivincita morale e materiale per centinaia di migliaia di risparmiatori traditi che hanno perso tutto nel crac Cirio e che oggi ricevono giustizia dallo Stato". Lo sottolinea l'avvocato Claudio Coratella che rappresenta centinaia di piccoli risparmiatori che sono arrivati fino in Cassazione rifiutando la strada delle transazioni.
"La sentenza della Cassazione prevede immediatamente l'esecutività del risarcimento per il 5% delle somme perse da ciascun risparmiatore danneggiato nel crac Cirio e per ottenerla sarà necessario aspettare il deposito delle motivazioni del verdetto. Poi si aprirà la strada, davanti al giudice civile, per chiedere il risarcimento integrale di tutti i danni subiti e lo chiederemo a tutti gli imputati che sono stati condannati", ha proseguito l'avvocato Coratella.
Inoltre, ha spiegato il legale dei piccoli risparmiatori, "il verdetto della Cassazione consente anche ai risparmiatori che hanno già chiuso con una transazione l'accordo con Unicredit e i funzionari della Banca di Roma, di chiedere al giudice civile il risarcimento danni agli altri imputati del crac Cirio che hanno ricevuto la condanna definitiva. Il popolo dei truffati dal crac dei bond con il marchio dei pomodori pelati ammonta a circa 30-40 mila risparmiatori, alcuni dei quali avevano anche acquistato azioni Cirio dai promoter bancari. Solo una parte di loro ha chiuso accordi transattivi con Unicredit.
5.CRAC CIRIO: DIFESA CRAGNOTTI, APPELLO RIESAMINERÀ TUTTO
(ANSA) - "E' un risultato molto positivo per Cragnotti e i suoi famigliari. Come difensori siamo molto soddisfatti perché la Corte d'Appello dovrà rivalutare tutta la vicenda a partire dal capo principale". Così l'avvocato Massimo Krogh che ha difeso Sergio Cragnotti e i suoi famigliari insieme ai legali Luigi Panella e Nicoletta Piergentili ha commentato il verdetto della Suprema Corte. "Dal verdetto non deriva alcun pregiudizio per i figli di Cragnotti", ha aggiunto Piergentili.
Fonte: qui
BATTISTI CESARE – LA TRAGEDIA DI UN ASSASSINO CHE HA SAPUTO INCANTARE I SINISTRATI DA SALOTTO
NON È UN RIVOLUZIONARIO, NÉ UN INTELLETTUALE: È SOLO UN CINICO CHE SI CREDE PIÙ FURBO DI TUTTI
GUIDO SALVINI, L’ULTIMO GIUDICE A INDAGARE SU DI LUI: "UN CRIMINALE DI INEDITA FEROCIA. IL BRASILE DEVE ESTRADARLO, SENZA DUBBI”
Stenio Solinas per Il Giornale
Si dice sempre che una giustizia in ritardo trova un uomo diverso da quello che, a suo tempo, avrebbe dovuto giudicare. Un quarto di secolo è un quarto di vita, spesso è un' altra vita e, se vissuta cercando di emendarsi dalle colpe del passato, invita alla clemenza. Nella vicenda di Cesare Battisti, pluriomicida in fuga dal 1981 e ora, sembra, in predicato per essere estradato nel nostro Paese, non c' è però niente di tutto questo, ma la maschera tragica di un piccolo rapinatore di provincia riciclatosi a vittima di un' idea.
Guerrigliero nobile e idealista nell' Italia degli opposti estremismi, Che Guevara de noantri costretto a prendere le armi contro lo Stato fascista delle «stragi di Stato», esule politico che nell' esilio scopre una vocazione di scrittore e a essa vorrebbe consacrarsi, non fosse che quello Stato fascista si ostina nella sua caccia all' uomo e quindi nella sua persecuzione...
Questa è la favola che Battisti ha raccontato in quell' arco di tempo in cui scappava dalla condanna all' ergastolo (per quattro omicidi), ma anche da se stesso, il mediocre rapinatore che era stato, l' omicida ideologico prezzolato che era diventato, sempre e soltanto guidato dal suo istinto per la sopravvivenza e dal cinismo dozzinale di chi non mette mai in conto le vite degli altri. Gli anni Settanta, di cui di fronte al mondo beota degli intellettuali parigini si era fatto emblema e vittima sacrificale, Battisti in realtà li aveva presi per la coda, il biennio '78-79 dei Pac, i Proletari armati per il comunismo, e si erano conclusi con il suo arresto prima ancora che finissero. Poi, nel 1981, c' era stata l' evasione dal carcere e da allora quella favola era divenuta la sua ragione di vita e insieme la sua assicurazione sulla vita: negare tutto, anche l' evidenza.
Romanziere mediocre, melenso nel suo atteggiarsi a eroe stanco, tradito da tutti, ma in pace con se stesso, Battisti sapeva benissimo che nell' aver ammazzato un gioielliere e un macellaio non c' era epica, e che non c' era nessuna giustizia proletaria alle spalle nell' aver fatto fuori una guardia carceraria e un poliziotto. Era soltanto la scheggia impazzita e indottrinata frettolosamente in carcere che aveva preso il posto del piccolo malavitoso degli esordi, ma ammetterlo avrebbe significato il dover rispondere di ciò che aveva fatto e Battisti, da piccolo borghese quale in realtà era, alla sua pelle ci teneva.
Se non ci fosse la lunga striscia di sangue che si è lasciato dietro, la sua sarebbe la tragedia di un uomo ridicolo: il velleitarismo da artista, il millantato credito ideologico-rivoluzionario, uno status di «fuggitivo» zeppo di avvocati a disposizione, di intellettuali pronti a credergli (non c' è intellettuale più cretino dell' intellettuale francese quando fa di un assassino, purché abbia scritto un romanzo, un santo), la connivenza di leader politici vanesi e/o pasticcioni.
È anche per questo che, pur giungendo in ritardo, quando e se la giustizia italiana riuscirà a prenderlo in consegna, troverà esattamente la stessa persona che quasi trent' anni prima l' aveva beffata. Un imbroglione omicida, a cui il tempo trascorso non ha insegnato niente se non la perpetuazione e il raffinamento della menzogna, un delinquente a sangue freddo che non ha mai avuto il coraggio privato e pubblico di guardarsi in faccia e di guardare in faccia i parenti delle sue vittime.
Gli anni Settanta in Italia sono stati terribili per il loro impasto di violenza e di messianismo ideologico, una sorta di «guerra santa» in cui estrema destra e estrema sinistra, corpi separati dello Stato, funzionari e civil servant esemplari si sono ritrovati immersi. Proprio per questo possono essere ricordati come «il lungo inverno del nostro scontento», quando spesso sembrò fosse impossibile vedere la luce in fondo al tunnel della dissoluzione di uno Stato e di una comunità nazionale.
Proprio per questo è vergognoso che per tutto il trentennio di Battisti «en cavale», in fuga, ci sia chi si è bevuto la sua storia di martire di una causa nobile nonostante la sconfitta.
Non c' è stato mai nulla di nobile in Battisti, così come non c' è mai stata nessuna causa dietro di lui che valesse un quarto di nobiltà. C' è stato, semplicemente, un assassino che l' ha fatta a lungo franca, che non si è mai pentito, che si è sempre creduto più furbo di tutti. Un uomo senza dignità e che non ha mai mostrato di sapere cosa fosse la pietà.
2 - «UN CRIMINALE DI INEDITA FEROCIA»
Luca Fazzo per Il Giornale
«Battisti? Un personaggio indifendibile anche nello stesso panorama della lotta armata. Lui e quelli dei Pac (i Proletari armati per il comunismo, ndr) erano così spietati che neanche le Brigate Rosse volevano avere niente a che fare con loro».
Guido Salvini è stato l' ultimo giudice istruttore, nel 1986, a indagare su Cesare Battisti, scavando sulla parte più prosaica delle imprese dei Pac: le rapine per autofinanziamento, che in realtà andavano a rimpinguare soprattutto le tasche dei militanti. Ma quella attività, ricorda ora Salvini, era figlia legittima dell' estrazione sociale dei Pac.
Da dove spuntavano Battisti e i Pac?
«Battisti nasce come delinquente comune, privo di un retroterra politico. E tutta l' esperienza dei Pac aveva come terreno di coltura il modo del sottoproletariato criminale. Puntavano a politicizzare i comuni sia dentro che fuori le carceri e farne militanti rivoluzionari».
Con quale successo?
«Quasi nullo, fortunatamente. Alla fine della loro esperienza, i Pac avevano raccolto poche decine di militanti. Si trattò di una esperienza breve, un paio d' anni in tutto. Ma in quel periodo diedero prova di una ferocia inedita, anche nella scelta degli obiettivi. Il tentativo di reclutare militanti nel sottobosco criminale era stato fatto anche dai Nuclei armati proletari, che però colpivano solo rappresentanti delle istituzioni. I Pac invece scelsero di colpire anche cittadini comuni, colpevoli solo di avere difeso i propri negozi dalle rapine».
Che ruolo svolgeva Battisti?
«Un leader indiscusso e riconosciuto: anche per motivi anagrafici, perché era più anziano di buona parte dei militanti. Lui ha sempre negato questo ruolo, ma c' erano testimonianze concordi di militanti dell' organizzazione, che dopo essere stati arrestati si erano pentiti e dissociati quasi tutti».
Solo un capo o anche un operativo da gruppo di fuoco?
«Voglio ricordare che Battisti si diede alla fuga proprio per evitate di esser emesso a confronto con il suocero di una delle sue vittime, che aveva assistito al delitto e che era stato convocato per riconoscerlo».
Come giudica il suo comportamento in questi anni?
«Mi limito a osservare che da parte sua non è mai arrivata mezza parola di rincrescimento e nemmeno di umana pietà per le vittime delle sue azioni».
E adesso? Quali sono le possibilità di vederlo in Italia a scontare i suoi ergastoli?
«Il Brasile deve estradarlo, su questo non ci sono dubbi possibili. Nelle ultime occasioni per rifiutarne la consegna si è ipotizzato addirittura che in Italia fosse a rischio la sua incolumità fisica.
Non mi risulta che nelle carceri italiane i detenuti spariscano o vengano torturati. Un tema che si porrà è l' ergastolo, che non è contemplato dalla legge brasiliana. L' Italia potrebbe vedersi costretta a impegnarsi ad applicargli una pena più lieve».
Fonte: qui
A ROMA UNA DONNA DI 61 ANNI FINISCE SOTTO UN TRAM, VICINO VILLA BORGHESE
LA PRONTEZZA DI RIFLESSI DEL CONDUCENTE DEL MEZZO LE HA SALVATO LA VITA: HA FRENATO PRIMA CHE LE RUOTE LA DILANIASSERO
Un attimo di distrazione che poteva costarle la vita. E’ successo questa mattina in via Aldrovandi, vicino a Villa Borghese, quando una donna di 61 anni, caduta sulle rotaie del tram in arrivo, per poco non è stato investita. Fondamentale la prontezza di riflessi del conducente del mezzo, riuscito a frenare prima che le ruote raggiungessero la donna incastrata tra i binari e il marciapiede. Liberata dai vigili del fuoco, è stata trasportata al pronto soccorso del Santo Spirito in codice rosso e non è in pericolo di vita.
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