9 dicembre forconi: 11/04/18

domenica 4 novembre 2018

DIETRO L'''APOCALISSE'' IN VENETO C'È ANCHE LA SCELTA DI PIANTARE TUTTI ABETI ROSSI DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE

LO SPIEGAVA ANCHE MARIO RIGONI STERN: ECCO PERCHÉ LA MONOCOLTURA HA PEGGIORATO I DANNI DEL VENTO E DELL'ACQUA 

CINQUEMILA FAMIGLIE ISOLATE, DIGHE PIENI DI TRONCHI, NON SI CONTANO LE FRANE 

I VIDEO DALL'ELICOTTERO E DAL DRONE DEI VIGILI DEL FUOCO
Maltempo in Veneto: la devastazione dal drone dei Vigili del Fuoco



Maltempo in Veneto: la devastazione dall'elicottero dei Vigili del Fuoco 





«IN VENETO SITUAZIONE APOCALITTICA». CINQUEMILA FAMIGLIE ISOLATE E AL BUIO
Giusi Fasano per il ''Corriere della Sera''

Tre parole che dicono tutto: «Situazione pesante, apocalittica». Il capo della Protezione civile Angelo Borrelli ha descritto così le aree venete colpite dal maltempo che ha visitato ieri assieme al presidente della regione Luca Zaia. È ormai da quasi una settimana che si contano i danni dell' acqua e del vento in Veneto, in Trentino Alto Adige e in Friuli. Ma è in provincia di Belluno che la situazione resta molto critica.

veneto una diga piena di fango e alberiVENETO UNA DIGA PIENA DI FANGO E ALBERI
E basta elencare le singole difficoltà per capire il senso di quella parola, «apocalittica».
Nell' Agordino ci sono aree molto ampie nelle quali l' energia elettrica arriva solo grazie ai generatori portati con gli elicotteri dall' esercito, e comunque sono ancora circa cinquemila le famiglie isolate e al buio. La situazione delle strade è drammatica specie nelle parti più alte delle vallate, con centinaia di alberi a ostruire il passaggio che non sarà né semplice né veloce rimuovere.

Non si contano gli smottamenti e ci sono frane riattivate dalle piogge che fanno paura (per esempio quella del Tessina, ai Chies d' Alpago, e della Busa del Cristo, a Perarolo di Cadore). A Rocca Pietore l' acquedotto non esiste più, spazzato via dalla furia di vento e acqua. Il prefetto di Belluno, Francesco Esposito, invita a non bere, o far bollire per qualche minuto, l' acqua torbida che esce dai rubinetti.
I boschi, visti dall' alto, sembrano un immenso tavolo con mucchi di fiammiferi sparsi qua e là: decine di migliaia di ettari abbattuti che nessuno sa dire con precisione a quante singole piante corrispondano.

Le stime più prudenti dicono un milione e duecentomila alberi, quasi sempre conifere, ma Coldiretti e Federforeste ne ipotizzano fino a 14 milioni. Ci sono centinaia e centinaia di case che hanno subito danni, anche gravi, e l' inverno in arrivo renderà molto più complicati, se non impossibili, i lavori di risistemazione.

veneto un fiume di abeti in provincia di bellunoVENETO UN FIUME DI ABETI IN PROVINCIA DI BELLUNO
La stagione turistica invernale è alle porte ed è già partita la corsa contro il tempo per rimettere in funzione la rete elettrica in gran parte collassata proprio nella fascia montana delle richiestissime Dolomiti. Nella sola zona di Alleghe - fra le più devastate assieme a Rocca Pietore e Livinallongo del Col di Lana - ci sono 80 km di piste del comprensorio sciistico del Civetta: prima di aprire gli impianti sarà necessario fare verifiche su ogni pilone, ogni tratto di funivia e seggiovia. E c' è un problema con la copertura della rete telefonica perché il vento ha sradicato i ripetitori oltre a piegare tralicci come fossero fuscelli.

È venuta giù così tanta acqua e con tale violenza da stravolgere la rete idrografica, così anche piccoli torrenti possono aver smosso sassi enormi o aver reso instabili grossi massi in bilico su zone di passaggio.

veneto maltempoVENETO MALTEMPO
Perciò si dovrà controllare ogni crinale e scarpata a bordo strada, valle dopo valle: un lavoro che probabilmente non sarà possibile finire prima delle nevicate. E, non ultimo, c' è chi guarda con preoccupazione alla prossima estate: con il caldo il numero impressionante di alberi morti potrebbe essere il terreno di coltura ideale per parassiti che potrebbero infestare anche la parte sana delle foreste. Insomma: un disastro. Che, stando a una prima stima, costerebbe un miliardo di euro di danni.

In val Saisera, in Friuli, come in val di Fiemme nel Trentino, sono andate distrutte le foreste di abeti rossi con cui si fanno gli Stradivari. In Veneto fanno tristezza le fotografie delle dighe che in superficie non hanno una distesa d' acqua ma di tronchi (come la diga del Comelico). «Mi si stringe il cuore» dice il vicepremier Salvini che oggi sarà sul posto, mentre il presidente Mattarella parla di «dolore per le immagini della devastazione». Riassume bene uno dei tanti ragazzi del Soccorso Alpino che lavorano senza sosta da una settimana: «Vedere le nostre montagne così è come vedere una ferita che sanguina».


IL PECCATO ORIGINALE DEGLI ABETI ROSSI AMATI DA RIGONI STERN - L' ERRORE DI PIANTARNE TROPPI DOPO LA GRANDE GUERRA
veneto franeVENETO FRANE
Gian Antonio Stella per il ''Corriere della Sera''

Immensamente più forte e rabbioso del «vento Matteo» narrato ne Il segreto del Bosco Vecchio da Dino Buzzati («tutti ne avevano grande terrore. Quando si avvicinava, gli uccelli smettevano di cantare, le lepri, gli scoiattoli, le marmotte e i conigli selvatici si rintanavano, le vacche emettevano lunghi muggiti...»), il vento furente di lunedì sulle montagne venete ha lasciato devastazioni apocalittiche.

Non trova altre parole, il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, per descrivere lo scenario di vaste aree prealpine dagli altipiani al Trentino alla Carnia: «Situazione apocalittica, boschi spazzati via, strade devastate, tralicci piegati come fuscelli».

veneto alberi abbattutiVENETO ALBERI ABBATTUTI
Certo, appena hanno potuto uscir di casa, tra case scoperchiate e tetti volati via e alberi sparpagliati a terra come grissini, Giorgio e Giuliano e Giovanni e Thomas e sua moglie Mara, invece che invocare l' arrivo degli elicotteri, dei caterpillar o dell' esercito erano già fuori con le motoseghe per liberare la strada che dalla contrada di Caracoi (Rocca Pietore) cala a valle. Forse trecento abeti rossi segati, agganciati col «zapìn» e rimossi. In cinque.
Fino all' arrivo dei primi soccorsi.
E con loro sono accorsi centinaia e migliaia di volontari. Da tutta Italia. Prova formidabile di professionalità, di dedizione, di generosità.

Un incoraggiamento ad affrontare un disastro mai visto. Che chiederà molti soldi («forse un miliardo, ipotizza Luca Zaia»), molti anni, molte fatiche.
Decine di migliaia di persone senza elettricità , senza acqua, senza collegamenti telefonici. Ponti crollati. Strade franate. Case e tabià danneggiati. Enormi ammassi di pietre e sassi scivolati a valle.

Torrenti e fiumi in piena stracolmi di alberi alla deriva. Laghi e bacini coperti da distese di tronchi di abeti rossi scortecciati, come nel caso della diga nel Comelico. E sullo sfondo l' incubo d' una stagione sciistica con le piste e gli impianti qua e là rovinati proprio alla vigilia dell' apertura delle funivie.

Certo non si è trattato di un fenomeno unico al mondo.
maltempo venetoMALTEMPO VENETO
Basti ricordare la «Tempesta Lothar» che nel '99 colpì l' Europa centrale causando 137 morti e abbattendo milioni di alberi dalla Francia alla Foresta Nera tedesca. O le distruzioni del 2015 in Toscana fatte da venti a 209 chilometri orari. Tutta colpa della Natura?
In larga parte sì. Ma non solo.

Mario Rigoni Stern, i cui boschi asiaghesi sono stati ora devastati dalla tempesta, amava il peccio, o abete rosso: «È l' albero che è sempre stato presente e mi accompagna nella vita. Nella casa dove sono nato e ho trascorso la mia giovinezza, i mobili, le suppellettili, i pavimenti, le scale, le grandi e geometriche capriate del tetto, tutto era stato ricavato dai pecci dei nostri boschi: erano alberi feriti dalla guerra che per necessità di coltura, tra il 1919 e il 1922, si dovette abbattere.

Da ragazzi, alla festa degli alberi, erano sempre piantine di peccio che mettevamo a dimora nelle ampie chiarie causate dai combattimenti; come sempre di peccio erano centinaia di migliaia le piantine che i miei compaesani piantavano appena la neve liberava il terreno».

Lui stesso però, già ventisette anni fa, riconobbe che dopo l' annientamento dei boschi dovuto alla Grande Guerra, «fu un errore impiantare boschi puri di peccio: la monospecie e la coetaneità hanno un equilibrio molto fragile perché parassiti di ogni genere, malattie fungine, insetti e inclemenze stagionali possono in breve tempo rendere vani lavoro e capitale».
veneto alberi abbattutiVENETO ALBERI ABBATTUTI

Vale per l' Altopiano dei Sette Comuni, spiega Marco Borghetti, uno dei massimi esperti italiani, docente di silvicoltura ed ecologia forestale, ma vale anche per gran parte dei boschi demoliti: «È bellissimo l' abete rosso. Bellissimo. È un albero che può arrivare a 48 metri d' altezza ma riesce a crescere, grazie a radici che non affondano troppo, anche su "suoli sottili", rocciosi, con poco spessore. Non ha le radici del larice, però. E quando viene giù, magari in un bosco molto folto e poco curato o addirittura lasciato a se stesso da anni, può abbattere uno sull' altro i pecci più vicini. È un problema, aver troppi abeti rossi, tutti abeti rossi».

«Chissà che i boschi che saranno ripiantati siano diversi: non solo pecci ma più larici, faggi, aceri, magari ciliegi selvatici», spera Daniele Zovi, generale della Forestale, autore di Alberi sapienti, antiche foreste dove scrive delle piante non come oggetti ma come «esseri sensibili che comunicano fra di loro». Esseri capaci di provar dolore: «Cos' è, l' odore della resina di questi giorni se non un urlo di dolore?» Come ricorda Rigoni Stern in Arboreto selvatico, l' albero ha sempre «esercitato sugli uomini sensazioni di mistero e di sacro e il bosco è stato il primo luogo di preghiera».

mario rigoni sternMARIO RIGONI STERN
Tanto che Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia, dice che «non meno degli Dei, non meno dei simulacri d' oro e d' argento, si adoravano gli alberi maestosi delle foreste». Lo sapevano, i nostri vecchi che si prendevano cura dei boschi dal Pollino alla Garfagnana, dalla Mesola al Cadore: i boschi dovevano avere un equilibrio.

E più ancora lo sapeva la Serenissima Repubblica, la cui vita stessa dipendeva da quei boschi. Per le palafitte su cui posa Venezia, per il marginamento delle isole protette da fittissime palizzate, per la legna delle fornaci di Murano, per l' arsenale che ai tempi in cui era il più grande cantiere navale del mondo e divorava abeti (per gli alberi) e roveri (per l'«anima» delle navi) e faggi (per i remi) e querce al punto che Iseppo Paulini, compilò nel 1608 perfino un manuale illustrato per mostrare come le piante vanno potate e come il diboscamento vada fatto per settori, creando un ciclo continuo che permetta la salvaguardia della foresta.
mario rigoni stern nei boschiMARIO RIGONI STERN NEI BOSCHI

E guai a chi attentava a questo equilibrio perché, dice un documento del Seicento, «el dito desboscar è causa manifesta del far atterrar questa nostra laguna, non avendo le pioge et altra inundation alcun ritegno ne obstaculo, come haveano da essi boschi, a confluir in esse lagune». Chi segava alberi senza permesso finiva per anni «in una galea de condanati a vogar il remo con ferri ai piedi».

E tutto per evitare nuove inondazioni come quella del 1686 ricordata in una poesia: «Torna, amigo, el deluvio universal / piova continua e l' aqua sempre cresse / Venessia è deventada un gran canal / dove i cocai va a becolar el pesse».

Fonte: qui

IL LIBRO DELL’ONCOLOGO MICHELE MAIO SULL’IMMUNOTERAPIA: “RACCONTA LA NUOVA FRONTIERA DELLA CURA DEI TUMORI, LE GRANDI SPERANZE E I GRANDI RISULTATI”

Melania Rizzoli per “Libero Quotidiano”

immunoterapiaIMMUNOTERAPIA
È una nuova cura contro il cancro, completamente diversa dalla tradizionale chemioterapia, perché questi nuovi farmaci non vanno affatto ad uccidere le cellule cancerose, ma sono predisposti per riattivare i linfociti addormentati del paziente, cioè quelle cellule di difesa immunitaria che si erano bloccate, per stimolarle a riconoscere e distruggere il tumore e tutte le sue metastasi, ovunque esse si trovino.

È un nuovo e geniale approccio che sfrutta le infinite risorse del nostro organismo, che ricarica cioè le armi naturali e biologiche che circolano nel nostro sangue e che risultano inceppate, per fornirle di proiettili mirati ad aggredire il cancro alle spalle e disarmarlo, seguendo una nuova via di attacco, non più frontale, ma con un meccanismo d' azione opposto ai chemioterapici tradizionali, e che si sta dimostrando in molti casi vincente.

MELANIA RIZZOLI CON IL PROFESSORE MICHELE MAIOMELANIA RIZZOLI CON IL PROFESSORE MICHELE MAIO
Vi sto parlando della Immunoterapia Oncologica, ovvero degli anticorpi monoclonali, l' unica vera grande scoperta scientifica e farmacologica degli ultimi trent' anni, quei "farmaci intelligenti" che dall' anno 2.000 hanno già rivoluzionato la cura dei tumori maligni del sangue, che vanno ad annientare solo ed esclusivamente le cellule in replicazione tumorale, risparmiando quelle sane, portando a guarigione migliaia e migliaia di malati di leucemie, mielomi e linfomi, e i quali farmaci, ora, modificati, modulati e potenziati nella loro azione, sono arrivati alla loro seconda generazione e vengono testati su malati considerati senza speranza, quelli con melanomi o adenocarcinomi metastatici ed inoperabili, molti dei quali hanno visto sparire dal proprio corpo la loro malattia, come fosse un miracolo.

PREMIO NOBEL JAMES ALLISON TASUKU HONJOPREMIO NOBEL JAMES ALLISON TASUKU HONJO




E invece qui non si tratta di una grazia divina, ma di scienza, di ricerca e di intuizioni illuminate che quest' anno sono state premiate con il Nobel della medicina, andato a due scienziati, James Allison e Tasuku Honjo, uno americano e l' altro giapponese, che in Italia collaborano e si scambiano dati con il Centro di Immuno-Oncologia dell' Ospedale Universitario Le Scotte di Siena, il più importante d' Europa in questo settore, diretto dal Prof. Michele Maio, e che insieme a lui sono considerati i pionieri di questa nuova tecnica terapeutica.

FACCIA A FACCIA
immunoterapia 3IMMUNOTERAPIA
"Il cancro ha già perso" (ed. Piemme) è il titolo del libro che il prof Maio ha pubblicato in queste settimane, scritto dal giornalista Giovanni Minoli in un "faccia a faccia" incalzante e spietato, nel quale l' oncologo italiano racconta la nuova frontiera della cura dei tumori, le grandi speranze e i grandi risultati, offrendo in quelle pagine le testimonianze dirette di una ventina di pazienti dati per spacciati, e che invece sono tornati alla vita grazie a lui ed alla sua equipe di ricercatori.

MICHELE MAIO GIOVANNI MINOLI IL CANCRO HA GIA' PERSOMICHELE MAIO GIOVANNI MINOLI IL CANCRO HA GIA' PERSO
Come è noto, ognuno di noi durante la vita sviluppa continuamente nel proprio organismo cellule degenerate in senso tumorale, che si formano per varie cause, ma il sistema immunitario riesce puntualmente ad individuarle, senza che noi ce ne accorgiamo, e ad eliminarle, evitando così che si sviluppi il cancro. A volte però i meccanismi di difesa non funzionano, si bloccano, non percepiscono più queste cellule come difettose o degenerate, e la neoplasia ha così modo di formarsi, di attecchire, di crescere e di diffondersi, perché le cellule tumorali sono infide, trovano il modo di mascherarsi, di ingannare il sistema immunitario, e quindi di non farsi riconoscere e distruggere.
L' immunoterapia ha appunto questo scopo, ed in pratica fa regredire il tumore perché letteralmente rieduca il sistema immunitario e i suoi linfociti a svolgere la funzione di sorveglianza della degenerazione neoplastica cellulare, a contrastare la progressione della malattia, e la sfida attuale è quella di estendere queste nuove terapie a più forme tumorali possibili.
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Nel centro di Siena del prof. Maio infatti, i risultati più straordinari si sono avuti con il melanoma invasivo ed il tumore del polmone metastatico, ma si stanno testando molte altre forme neoplastiche come il cancro del colon, del pancreas, del seno e dell' ovaio. La prossima sfida è capire perché l' onco-immunologia funziona benissimo sui tumori maligni del sangue e su alcuni tipi di neoplasie piuttosto che su altre, ma la strada ormai è tracciata, e su quel solco si sta lavorando alacremente nei laboratori scientifici e farmacologici di tutto il mondo.


L' immunoterapia è quindi la nuova arma contro i tumori, una realtà oggi già consolidata che entra di diritto nelle nuove strategie della lotta al cancro, e il più grande appuntamento mondiale dedicato all' oncologia clinica, il congresso Asco di Chicago, è stato dedicato appunto a questo innovativo approccio terapeutico.

CURE CLASSICHE
Naturalmente la classica chemioterapia resta tuttora la cura di base per le neoplasie, perché la immunoterapia viene attualmente usata non come prima scelta, ma come supporto nella regressione di malattia curata con la medicina tradizionale, oppure quando i farmaci chemioterapici hanno fallito, e non tutti i pazienti neoplastici sono ritenuti idonei a questo tipo di somministrazione farmaceutica, che pure ha i suoi effetti collaterali.

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Ma i risultati eccezionali ottenuti su ammalati considerati spacciati accendono grandi speranze, e fanno prevedere una svolta epocale nel trattamento del male del secolo. Tuttavia molti sono gli oncologi che dissentono, che obiettano, che storcono il naso, che si trovano in difficoltà di fronte agli oltre 150mila pazienti che muoiono ogni anno in Italia a causa del cancro, e soprattutto di fronte a quei malati terminali che iniziano a chiedere della immunoterapia, che vogliono provarla come ultima speranza, e che si domandano se nel loro caso è stato sbagliato qualcosa, o se sono stati commessi errori di valutazione o terapeutici.

PROTEINA TUMOREPROTEINA TUMORE
Ma questo succede regolarmente quando vengono sintetizzate nuove molecole più efficaci ed incisive delle vecchie, e che, pur essendo in fase clinica sperimentale, dimostrano effetti più efficaci e mirati, e che soprattutto promettono regressioni di malattia o guarigioni una volta ritenute impossibili.

È doveroso sottolineare che il prof Michele Maio nel suo libro dal titolo così forte, tiene a precisare che il cancro ha già perso molte battaglie ma che non ha ancora perso la guerra, aggiungendo però che la immunoterapia è il futuro, che tecnicamente è un concetto semplice quanto rivoluzionario, perché sfruttare e pilotare il sistema immunitario del paziente ammalato affinché esso stesso possa rispondere in modo adeguato alla presenza di un agente estraneo come il cancro è la strada maestra, oggi spianata e confortata dai tanti casi clinici liberati dalle metastasi letali, che vedono allungare la loro sopravvivenza di oltre dieci anni.
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E la "chiacchierata" dello scienziato Maio con Giovanni Minoli si conclude con l' augurio di ritrovarsi tra qualche anno ancora insieme per una nuova intervista, o magari per un nuovo libro, del quale il professore immagina e suggerisce al giornalista già il titolo: "C' era una volta la chemioterapia del cancro".

Fonte: qui

SAVONA - INTELLIGENCE, FINANZA, POTERI FORTI, UN PASSATO AMERICANO E UN PRESENTE FILO-RUSSO, DA PERFETTO BURBERO NON ORTODOSSO

Pino Corrias per Il Fatto Quotidiano

E poi c' è Paolo Savona. In mezzo ai tanti cartonati del nostro sgangherato luna park politico, finalmente un personaggio vero. Uno che ha costruito l' Europa con l' inchiostro dei numeri, ma anche quello delle polemiche.
GIUSEPPE CONTE PAOLO SAVONAGIUSEPPE CONTE PAOLO SAVONA

Economista non del tutto ortodosso e persino antitedesco: "Non esiste una Europa, ma una Germania circondata da pavidi". Nazionalista fervente e persino filo russo: "Le sanzioni che gli Usa hanno imposto all' Europa di infliggere a Mosca sono ingiuste e nuocciono alla nostra economia".

Collezionista d' alti incarichi - dalla Banca d' Italia al Fondo Interbancario, da Confindustria a Gemina, passando per Impregilo, Unicredit, Bnl - mai disdegnando gli ingaggi, i benefit, gli uffici sontuosi. Di larga fede repubblicana, senza smentire quella massonica. Ministro dell' Industria nel governo Ciampi, anni '93 e '94.

PAOLO SAVONA E GIANCARLO ELIA VALORIPAOLO SAVONA E GIANCARLO ELIA VALORI
Esperto di intelligence, con tutto quello che ne consegue, compresa la delicata manutenzione delle connessioni internazionali, coltivate tra i velluti dell' Aspen Institute e altre segrete cose. Pieno di amici, compreso il burattinaio Gian Carlo Elia Valori, espulso dalla P2, ma anche di nemici, talvolta cominciando da se stesso, colpa del cattivo carattere. E di certe intemperanze, anche nella vita privata, ultima la denuncia alla Rinascente che, nel centro di Roma, gli ha costruito due piani proprio davanti alle finestre del suo ufficio, cancellandogli la vista e il buon umore.
I BANCHIERI DI DIO PAOLO SAVONA ETTORE GOTTI TEDESCHII BANCHIERI DI DIO PAOLO SAVONA ETTORE GOTTI TEDESCHI

Un sardo di Sardegna con massima considerazione di sé e con molte vite alle spalle, visti i suoi 82 anni, il più anziano ministro d' Europa in carica, dicastero degli Affari europei, conquistato arretrando da quello dell' Economia, suo primo incarico fortissimamente voluto da Matteo Salvini, il sovranista, ma sgradito al presidente Sergio Mattarella che quando vuole sa essere loquace. E specialmente a Mario Draghi, l' atermico sacerdote dell' euro, da cui lo divide una ruggine ben coltivata già nei primissimi corridoi della Banca d' Italia per temperamenti e orizzonti incompatibili.

CARLO JAN CON PAOLO SAVONACARLO JAN CON PAOLO SAVONA
Ai bei tempi coccolato da Guido Carli, il Governatore, e poi da Francesco Cossiga, il Presidente, le due sole maiuscole della sua carriera, iniziata nell' Italia a stelle e strisce del Dopoguerra, tutto da ricostruire, l' industria, le banche, la scuola, le élite destinate a governare la rinascita. E naturalmente a predisporre le transenne al comunismo che minacciava neve sul sole della Repubblica. "Sono un soldato", disse una volta a consuntivo della sua storia. Ed è vero anche nel dettaglio.

FIGLIA COSSIGA SALUTA PAOLO SAVONAFIGLIA COSSIGA SALUTA PAOLO SAVONA
Il dettaglio è il mare di Cagliari, l' acqua dondolante del porto, dove il padre, maestro d' ascia, fabbricava barche da pesca, sotto l' arco capovolto della Sella del Diavolo. Tutto pregevole, ma angusto. E dunque, dopo la laurea con lode, la traversata dell' Atlantico per la specializzazione in Economia monetaria al Mit di Boston, dove insegna Franco Modigliani.

Ma prima il servizio militare nel Reggimento Leoni di Liguria con esercitazioni siglate OP , ordine pubblico, nella zona calda, cioè rossa, di Genova. "Il nostro compito - ebbe a raccontare - era liberare la sede della tv pubblica, nell' ipotesi di un attacco eversivo".
EX COSSIGA BOYS PAOLO SAVONA E RICCARDO RICCARDIEX COSSIGA BOYS PAOLO SAVONA E RICCARDO RICCARDI

Siamo dalle parti di Gladio, cioè in quel doppio fondo della Repubblica, opportunamente segreto fino ai giorni del crollo del Muro di Berlino, a cui era ancorata l' Italia, con tutte le conseguenze del caso, i misteri, le affiliazioni. I segreti che selezionano i loro titolari e li conducono, spalla a spalla, lungo una strada comune, anche molto al di là delle apparenze.
PAOLO SAVONAPAOLO SAVONA





La strada di Savona, dopo la prima cattedra universitaria, è l' Ufficio studi della Banca d' Italia, anno 1963 - "sono arrivato primo al concorso, tra duemila candidati" - dentro la grande ombra di Guido Carli. Molte analisi, molti libri, la messa a punto del primo "modello econometrico" della economia italiana, che trasforma le ipotesi degli andamenti statistici in numeri e i numeri in interventi di programmazione.

Segue Carli in Confindustria, dove diventa direttore generale. Partecipa alla fondazione della Luiss. A fine Anni Settanta è convinto gli spetti il trono da Governatore, ma perde la corsa con Carlo Azeglio Ciampi, una delusione che negli anni crescerà come una ferita, come un rancore.
PAOLO SAVONAPAOLO SAVONA

Probabile gli abbia nuociuto il legame troppo stretto con Francesco Cossiga, sardo di opposta latitudine, sassarese. Eppure complementare: il suo secondo mentore, all' epoca già ministro dell' Interno con la kappa, poi penitente nel dopo Moro, al punto da somatizzarne in solitudine il dolore che non lo avrebbe abbandonato anche negli anni della risalita, ostinata fino al punto più alto della Repubblica, il Quirinale, dove esercitò il suo dominio prima in silenzio, poi con l' eccesso di parole, senza mai più trovare pace.

PAOLO SAVONA,VINCENZO VISCO,GIACOMO VACIAGO,TOMMASO PADOA SCHIOPPA E GIULIO TREMONTIPAOLO SAVONA, VINCENZO VISCO, GIACOMO VACIAGO, TOMMASO PADOA SCHIOPPA E GIULIO TREMONTI
Savona faceva parte - con Giuliano Amato, Luigi Zanda e pochi altri - della sua cerchia più ristretta. Consigliere per l' economia, prima di tutto, in qualità di plenipotenziario del Credito Industriale Sardo.

Ma anche membro, con Franco Bernabè e il generale Carlo Jean, di un comitato per la riforma dei Servizi di sicurezza, il ricorrente dettaglio della sua storia. Arruolato da Cossiga in quel "corpo speciale delle élite" che agisce trasversale ai partiti, alle istituzioni, seleziona incarichi, li incassa, ma sempre nell' interesse della Nazione.

Che talvolta non esclude il proprio. Come negli anni fastosi in cui Savona asseconda le avventure economiche di Cesare Romiti, di suo figlio Piergiorgio, in Impregilo, il colosso delle costruzioni, e finirà indagato per i bilanci che non tornano, cavandosela con la prescrizione del reato di aggiotaggio. Ma intanto vivendo alla grande, ricchi emolumenti, estati in villa a Porto Cervo, proprio lui che per formazione e understatement, le passava in famiglia - una moglie, un figlio designer, una figlia archeologa - nelle barraccas, le case di legno, canne e fascine di fiume, costruite davanti al mare di Sinis, golfo di Oristano.
paolo savona lorenzo fontanaPAOLO SAVONA LORENZO FONTANA

Gli piace definirsi un "Ulisse legato all' albero della nave", dunque curioso di ogni nuova traversata. Ma in pochi si aspettavano che proprio lui, incarnazione dei poteri forti fino all' ultimo bottone delle sue giacche troppo chiare, avrebbe compiuto l' azzardo di salpare a bordo con chi ha dichiarato guerra a quei poteri. La nave dei barbari, anzi dei pirati, che d' abitudine neanche nomina, chiamandoli "queste nuove forze popolari". Attribuendosi il compito di "incanalarle verso la cautela, la prudenza la serietà".

luigi di maio, giuseppe conte, lorenzo fontana e paolo savonaLUIGI DI MAIO, GIUSEPPE CONTE, LORENZO FONTANA E PAOLO SAVONA



Offrendo in pegno (persino) il suo ravvedimento operoso dal fondo speculativo Euklid, basato a Londra, dove deteneva 50 mila azioni, oltre alle funzioni di vertice. E dichiarando di possedere 1,3 milioni di euro in un conto in Svizzera, i maledetti euro di cui l' Italia potrebbe sbarazzarsi secondo il suo famoso "piano B", ma pur sempre buoni per vivere nell' attuale piano A. Tutto legale, ma sommamente inopportuno per un ministro euroscettico. Specie se a scoprirlo è il Corriere della Sera a cui però ha negato ogni commento.

Nella sua autobiografia - Come un incubo, come un sogno - dice che il piano B per uscire dall' euro è solo un' arma pronta per il negoziato, migliorare il cappio di Maastricht, non per fare fuoco. Ci mancherebbe. E a riprova delle sue quiete intenzioni aggiunge di sentirsi "il nonno di questo governo". Bruxelles per il momento gli crede, ma non distoglie gli occhi, sapendolo assai più imprevedibile dei suoi nipoti.

Fonte: qui

''TRUFFATI DAL SALVABANCHE'' - DI MAIO: ''ABBIAMO STANZIATO 1,5 MILIARDI, I GIORNALI VOGLIONO AVVELENARE I POZZI''


VITTIME SALVA BANCHE LATERINAVITTIME SALVA BANCHE LATERINA


Il governo Conte in materia di rimborsi ai cosiddetti “truffati” dalle banche non ha fatto “niente di diverso da quello che ha fatto e che ha detto il Pd“. Lo scrive l’Associazione delle vittime del Salvabanche ricordando che erano state diverse le “cose promesse in campagna elettorale”. “Hanno preso un sacco di voti – si legge nella nota dell’associazione – promettendo che avrebbero ridato a tutti, indistintamente, l’intero ammontare del loro investimento perduto, e finalmente, dopo mesi di chiacchiere e slogan, arriva la norma di legge del governo M5S-Lega, sui rimborsi”.

A rispondere ai truffati è stato il vicepremier Luigi Di Maio, secondo il quale “nella manovra abbiamo stanziato 1 miliardo e mezzo“, ovvero “15 volte di più se paragonato all’elemosina di 100 milioni del vecchio governo”. In una nota su Facebook, il leader M5s scrive: “Noi siamo sempre stati dalla vostra parte, ma ora c’è chi gioca a metterci gli uni contro gli altri avvelenando i pozzi. Non mi presto a questo giochino dei giornali. L’associazione delle vittime del salva banche è un interlocutore. Questo giovedì ci vedremo, assieme alle altre associazioni e comitati”.

DI MAIO RENZIDI MAIO RENZI
Il riferimento dell’Associazione è a un rimborso parziale (solo nella misura del 30 per cento) che verrà dato agli azionisti che “hanno subito un danno ingiusto, riconosciuto con sentenza del giudice o con pronuncia dell’arbitro”. In questo senso per le vittime del Salvabanche si tratta di un provvedimento identico a quanto deciso dai governi guidati dal Partito Democratico. “Per gli obbligazionisti con rapporto negoziale diretto sia delle quattro banche che delle banche venete – continua la nota – Praticamente non si è fatto nulla di nuovo perchè si applicano semplicemente gli strumenti che aveva messo in piedi il vecchio governo”.
BANCHE SALVATE 8b3BANCHE SALVATE 

Per gli obbligazionisti con rapporto negoziale indiretto, “quelli esclusi dai rimborsi dal precedente governo, rimangono esclusi anche dal nuovo”. Per gli azionisti sono previsti ristori parziali del 30 per cento nella misura massima di 100mila euro, a cui poi andranno decurtati tutti i dividendi storicamente percepiti. “Questo – si legge ancora  – contribuirà ad abbassare sensibilmente il valore del rimborso, ma non solo: accettando queste cifre rinunceranno automaticamente a qualunque altra pretesa di rimborso di quanto perso in seguito ai crack”. Si conferma, conclude l’associazione, “l’onere della prova” e si fa cadere, il mantra delle “restituzioni totali“.

Fonte: qui

LA BONGIORNO STRONCA LA RIFORMA DELLA PRESCRIZIONE, MA BONAFEDE NON ARRETRA: ''CAMBIEREMO I PROCESSI, NESSUNO SI SALVERÀ GRAZIE AI CAVILLI. ASSUMEREMO NUOVO PERSONALE''


BONGIORNO, PRESCRIZIONE È BOMBA NUCLEARE SU PROCESSI
giulia bongiornoGIULIA BONGIORNO
 (ANSA) - "La sospensione della prescrizione" al primo grado di giudizio "è una bomba nucleare sul processo. Sono molto preoccupata" . Così il ministro della P.A. Giulia Buongiorno a SkyTg24 sull'emendamento al ddl anticorruzione.

BONGIORNO, CON BONAFEDE TUTTO BENE, SU PRESCRIZIONE RIFORMA
 (ANSA) - "Con Bonafede i rapporti sono ottimi" e "credo che sulla prescrizione, il governo troverà un accordo". Così Giulia Bongiorno intervistata da Maria Latella su Sky Tg24 aggiungendo che a suo giudizio "sulla prescrizione serve una riforma. Come è scritto oggi l'emendamento non posso accettarlo. Così come ai tempi di Berlusconi mi sono battuta contro la prescrizione breve, ora sono contraria a quella che è la cancellazione prescrizione. La prescrizione ha un'etica non si può tenere in ostaggio un imputato tutta la vita".

GIUSTIZIA: BONAFEDE, PIANO ASSUNZIONI E CAMBIO IL PROCESSO
giulia bongiorno giovanni tria matteo salviniGIULIA BONGIORNO GIOVANNI TRIA MATTEO SALVINI
 (ANSA) - "Voglio un sistema giudiziario con le spalle larghe. Capace cioè di reagire in tempi rapidi. Se un cittadino chiede giustizia lo Stato deve dare una risposta celere. E su questo dobbiamo essere tutti d'accordo". Lo dice il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, intervistato dalla Stampa. Bonafede annuncia un piano record di assunzioni e l'intenzione di cambiare il processo penale. E sulla prescrizione, davanti ai dubbi della Lega, tira dritto. E' importante fermarla dopo il primo grado "perché il sistema deve recuperare credibilità agli occhi dei cittadini.

 Non possiamo pensare che un processo passato attraverso spese, indagini e sentenze, si risolva a tarallucci e vino prima del giudizio definitivo. E poi la prescrizione esiste solo in Italia", occorre "farla finita con il grande equivoco italiano che consente ad alcune categorie protette di salvarsi grazie ai cavilli". I 500 milioni previsti in manovra "basteranno": "Visito i tribunali a sorpresa quasi ogni giorno. E tutti mi dicono la stessa cosa: ci manca personale. Faremo un ampliamento della pianta organica che questo paese non ha mai visto".

ALFONSO BONAFEDE MATTEO SALVINIALFONSO BONAFEDE MATTEO SALVINI
Per vedere i benefici serviranno "un paio di anni. La riforma sulla prescrizione entrerà in vigore con la nuova legge e non sarà retroattiva. Ma stiamo anche preparando una riforma chirurgica del processo penale", della quale però il ministro non anticipa i contenuti. "Questo governo - assicura - ha rimesso la giustizia in testa alle priorità. E non si fa tirare per la giacchetta da nessuno. Basta con i dibattiti politici". Lo ha spiegato alla Lega? "Non ce n'era bisogno. È tutto scritto sul contratto".

ANTICORRUZIONE, EMENDAMENTO LEGA: “VIA LA NORMA SU TRASPARENZA FONDI AI PARTITI”. MA BONAFEDE: “NESSUN PASSO INDIETRO”

La Lega ha presentato un emendamento al ddl Anticorruzione che propone di eliminare l’articolo 9, ovvero quello che introduce norme in materia di trasparenza dei finanziamenti a partiti e fondazioni. Non c’è solo la prescrizione a creare tensioni tra Carroccio e Movimento 5 stelle. Se nelle scorse ore Matteo Salvini e i suoi hanno chiesto più tempo per analizzare la norma che prevede il “blocco dei tempi del processo dopo la sentenza di primo grado”, ora viene messa in discussione anche la misura che vorrebbe rendere pubblici i nomi dei donatori delle formazioni politiche. La richiesta di stralcio è spuntata in queste ore e porta la prima firma del capogruppo leghista in commissione Igor Iezzi.
ALFONSO BONAFEDE NEGLI ANNI '90 QUANDO FACEVA IL VOCALIST ALL'EXTASYALFONSO BONAFEDE NEGLI ANNI '90 QUANDO FACEVA IL VOCALIST ALL'EXTASY

Il primo a darne notizia era stato lo stesso Luigi Di Maio: “Se la Lega ha dei problemi interni non mi interessa”, ha detto in una diretta Facebook a metà giornata, “ho visto che sono stati presentati addirittura emendamenti soppressivi alla trasparenza dei partiti e delle fondazioni che è nella legge ‘spazza-corrotti”. E a dimostrazione che l’ipotesi è sul tavolo, è intervenuto poco dopo lo stesso ministro della Giustizia M5s Alfondo Bonafede per dare garanzie che sul tema non intendono mediare: “Sulla trasparenza ai partiti nessun passo indietro”, ha detto.

“Qualcuno forse pensava scherzassimo, che fosse un vuoto annuncio come nelle migliori tradizioni della vecchia politica e quindi ecco spuntare emendamenti soppressivi laddove si dispone la pubblicazione obbligatoria di ogni contributo ricevuto dai partiti e il divieto di riceverne dall’estero”. Ma “su questo non faremo alcun passo indietro, neanche di un millimetro”. Un avvertimento chiaro ai soci di governo, alla vigilia di una settimana in cui la maggioranza dovrà affrontare, tra le altre cose, anche il voto sul decreto Sicurezza che tanti malumori sta creando dentro il Movimento 5 stelle.


alfonso bonafede giovanni legniniALFONSO BONAFEDE GIOVANNI LEGNINI
Mentre i riflettori erano puntati sulla manovra e sui provvedimento leghisti che meno piacciono a una parte del Movimento, un altro fronte si è aperto per quanto riguarda il decreto Anticorruzione. In particolare la Lega (con un emendamento a firma Iezzi, Bordonali, De Angelis, Giglio Vigna, Invernizzi, Maturi, Stefani, Tonelli, Vinci), ora vorrebbe che fosse tolto l’articolo 9 del ddl voluto dal ministro Bonafede. E in particolare quindi che si stralciasse la parte dove si prevede che “i contributi, le prestazioni gratuite o altre forme di sostegno elargite” a partiti e movimenti politici “debbano ricevere la più ampia pubblicità, quanto all’identità dell’erogante, all’entità del contributo o al valore della prestazione o di altra forma di sostegno nonché alla data dell’erogazione”.

Non solo. I medesimi deputati del Carroccio propongono anche un colpo di spugna dell’articolo 10, che prevede sanzioni per chi, appunto, non dichiara le donazioni destinate a partiti e fondazioni. Un modo, per la Lega, anche per mantenere vivo l’asse con Forza Italia, fortemente critica nei confronti del ddl Bonafede. Fonti M5s alla Camera, interpellate da ilfattoquotidiano.it, ribadiscono: “Sia la prescrizione che la norma sulla trasparenza dei finanziamenti ai partiti sono nel contratto di governo Lega-M5s, quindi non sono in discussione”.

SALVINI DI MAIOSALVINI DI MAIO
 Il concetto è che sul punto i 5 stelle non intendono accettare compromessi e, soprattutto dopo le tensioni degli ultimi giorni, il clima di sospetto è cresciuto da entrambe le parti: “Vogliamo garantire ai cittadini la massima trasparenza su tutto quello che riguarda la cosa pubblica e l’attività politica”, ha detto Francesco Forciniti, deputato M5s tra i relatori del ddl Anticorruzione. “La norma in questione è contenuta nel contratto di governo ed è il coronamento di una battaglia che il Movimento porta avanti da sempre. Per questo la riteniamo intoccabile”.

Non è la prima polemica che riguarda il disegno di legge. Nelle scorse ore è stata diffusa la notizia che la misura del carcere per gli evasori, già annunciata da Luigi Di Maio durante la discussione della manovra, è stata inserita come emendamento al provvedimento. Secondo i capigruppo delle opposizioni in commissione Affari costituzionali, nessuno ne era a conoscenza e sarebbe l’ennesimo segnale di rottura interna all’esecutivo.

Fonti M5s però garantiscono che “la richiesta di modifica è stata consegnata insieme alle altre”. Tra i primi a intervenire c’è stato il capogruppo Pd in commissione Alfredo Bazoli: “Oggi attraverso i mezzi d’informazione abbiamo appreso che di emendamento al testo anticorruzione che sarebbe stato presentato alla chetichella dai relatori, che rivoluzionerebbe il trattamento sanzionatorio dei reati fiscali.

Un emendamento descritto nel dettaglio dalla stampa, e che pure al momento non risulta nel fascicolo a nostra disposizione, e che rappresenterebbe, dopo il grave episodio sulla prescrizione, un ulteriore inaccettabile oltraggio alle prerogative della commissione Giustizia e del parlamento. Anche in questo caso, infatti, si tratterebbe di argomento del tutto estraneo all’Anticorruzione e mai trattato in commissione, e l’ennesimo episodio di un malcostume della maggioranza che attraverso questi emendamenti scritti da strane ‘manine’ scarica le proprie tensioni interne sul buon funzionamento del parlamento”.
francesca businaroloFRANCESCA BUSINAROLO

Una versione smentita dai 5 stelle che invece assicurano che l’emendamento è nella lista insieme agli altri già depositati. “Facciamo un po’ di chiarezza”, ha detto in serata la prima firmataria dell’emendamento Francesca Businarolo (M5s). “L’emendamento al ddl Anticorruzione in materia di reati tributari esiste, l’ho firmato io come relatrice e prevede un inasprimento delle pene per alcuni reati tributari ed altre modifiche in materia. Non so se possa essere successo qualcosa nella trasmissione materiale del fascicolo.

Tra l’altro, il contenuto dell’emendamento era già nella disponibilità degli organi di stampa. Verificherò di persona con i funzionari addetti che tutto sia andato a buon fine”. Chi rimane fermo sulla linea dell’opposizione totale alla misura è Forza Italia: “Si metta l’anima in pace Luigi Di Maio. Non ci sarà alcuno stop alla prescrizione così come sognato dal Movimento 5 stelle”, ha scritto su Twitter Mariastella Gelmini. “Logiche manettare e giustizialiste non avranno la meglio sul garantismo”.

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