“L’OSPEDALE HA FINITO I CATETERI, COMPRATEVELI”,
COSA HA GENERATO IL CAOS?
LA RISPOSTA DISARMANTE: "ISTRUTTORIA IN CORSO"
Fabio Amendolara per la Verità
Ai pazienti oncologici che ogni tre mesi dovranno continuare a cambiare i tubicini al loro catetere tocca aspettare: dieci giorni, probabilmente una quindicina. O forse anche di più. Non si sa.
Oppure, se non vorranno rischiare pericolosissime infezioni, saranno costretti a procurarseli da soli, pagando di tasca propria. Le prime vittime del prevedibile caos innescato dai nuovi Lea (letteralmente Livelli essenziali di assistenza), che erano stati propagandati come il «passaggio storico per la sanità italiana» dal ministro della Salute del governo guidato da Matteo Renzi, la vaccinatrice seriale Beatrice Lorenzin, sono i pazienti oncologici che hanno necessità di «dispositivi medici per persone incontinenti e stomizzate» del Policlinico Umberto primo di Roma.
La segnalazione all' Urp è partita dalla famiglia Giuliani qualche giorno fa, dopo la spiacevole scoperta: il catetere, benché di uso corrente, non è nelle disponibilità dell' ospedale. Ci sarà stato un picco di pazienti, oppure un semplice ritardo nella richiesta di fornitura. O, forse, come sospetta la famiglia Giuliani, è vero quello che le è stato riferito nel reparto, ossia «che non c' era la possibilità di reperirli per l' assenza di fondi».
«Richiameremo noi appena tubicini e cateteri arriveranno», dicono i sanitari. Ma non si sa quando. E, se il paziente non può più aspettare, «si può sempre adoperare per comprarli». Debora, la figlia del signor Giuliani, se l' è sentito ripetere dalle infermiere. Le scorte sono finite e per quei prodotti, afferma un' infermiera a telefono, «bisognerà aspettare anche dieci, 15 giorni».
Debora, molto preoccupata per quelle risposte troppo vaghe, a quel punto ha chiesto di poter parlare con il direttore sanitario. La risposta è stata: «Per queste cose c' è l' Urp, l' ufficio relazioni con il pubblico». E armata di pazienza, la signora Debora ha chiesto a sua figlia di segnalare l' accaduto tramite il sito web della struttura ospedaliera: dal momento dell' arrivo al pronto soccorso del Sant' Eugenio, Asl Roma due, «dove i cateterini», racconta la signora Debora, «sono saltati fuori solo dopo aver minacciato l' intenzione di rivolgermi alla stampa», fino ai «niet» ricevuti al Policlinico. Nel modulo elettronico del sito (nella sezione Reclami) è stato inserito proprio tutto. L' unico feedback che i Giuliani hanno ricevuto è stata una risposta generata dal sito internet in modo automatico, indicante che la segnalazione è stata affidata a un generico «back office».
«La privacy ci impedisce di divulgare informazioni ma abbiamo preso in carico la segnalazione ed è in corso un' istruttoria», risponde, alla Verità, Sofia Capozzi dall' Urp del Policlinico. E dall' ufficio stampa, invece, Manuela Astrologo, nonostante la questione sia saltata fuori nel giorno di Ognissanti, precisa: «Risponderemo al più presto e, comunque, come facciamo sempre, nei 30 giorni. L' Urp è qui per questo. Le segnalazioni ci aiutano a intervenire sulle eventuali criticità». La premessa è che nel giro di poche ore e in un giorno di festa è impossibile ottenere una relazione precisa sull' accaduto. E l' assenza dei cateteri per malati oncologici, come segnalata dalla famiglia Giuliani, quindi, non è verificabile velocemente.
In linea di massima, però, è possibile ricostruire cosa potrebbe essere accaduto: «Con le gare centralizzate», spiega Astrologo, può capitare che si resti senza qualche dispositivo medico ma generalmente, nei casi urgenti, basta chiedere ad altre aziende sanitarie e nel giro di poco il problema è risolto». E infatti, in questo caso, il Policlinico avrebbe dovuto approvvigionarsi da qualche altro ospedale (restituendo poi l' articolo richiesto una volta ottenuto il rifornimento). Come da protocollo. E invece, svela ancora la signora Debora, «mi è stato detto che se avessi voluto, avrei dovuto chiedere io».
La solita infermiera del reparto, riferendosi ad altri pazienti nella stessa condizione, le ha anche detto: «Qualcuno che non poteva più aspettare lo ha fatto, ha fatto anche questo... se riuscite a reperirli nelle sanitarie (...) sono venute già diverse persone, almeno una decina». Quello della signora Debora, insomma, non è un caso isolato. E ogni giorno si aggiunge qualche paziente.
«Aspettate un' altra decina di giorni», chiosa l' infermiera, «poi ci ricontattate e se sappiamo qualcosa di più certo glielo diciamo, sennò, poi, se non può più aspettare si adopererà per comprarli».
Dal giorno del ricovero al Sant' Eugenio a quello della segnalazione all' Urp del Policlinico sono passati quattro mesi. E in questo arco temporale, denuncia la famiglia Giuliani, «sembra che questi cateteri siano spariti dagli ospedali di Roma».
Non tutti i pazienti, d' altra parte, possono fruire dell' identico dispositivo medico.
Ma con il vecchio nomenclatore tariffario bastava una semplice prescrizione specialistica per ottenere una sacca, un pannolone o, appunto, un catetere. E siccome si tratta di dispositivi considerati «vitali» per malati di quel tipo, si ottenevano anche velocemente: al massimo entro cinque giorni lavorativi. Ora, invece, i pazienti devono accontentarsi tutti dello stesso prodotto, quello comprato in modo centralizzato dalle stazioni appaltanti. Senza alcuna possibilità di scelta.
Le aziende sanitarie, invece, devono accontentarsi delle quantità stabilite. Terminata la fornitura bisogna preparare una nuova gara. I nuovi Lea, insomma, hanno reso il tutto molto più complicato. E a pagarne le conseguenze, come dimostra questo caso, sono sempre i pazienti.
Fonte: qui
Le aziende sanitarie, invece, devono accontentarsi delle quantità stabilite. Terminata la fornitura bisogna preparare una nuova gara. I nuovi Lea, insomma, hanno reso il tutto molto più complicato. E a pagarne le conseguenze, come dimostra questo caso, sono sempre i pazienti.
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