9 dicembre forconi: 09/10/18

lunedì 10 settembre 2018

NOAM CHOMSKY ABBATTE LA POLEMICA DESTRA-SINISTRA: ‘I DEMOCRATICI HANNO ABBANDONATO LE CLASSI OPERAIE, MA IL PARTITO REPUBBLICANO È PEGGIO ...’

‘BASTA PARLARE DI POPULISMO: IL POPOLO, ANCHE IN EUROPA, SI STA RIBELLANDO CONTRO LE ÉLITE CHE LO HANNO INGANNATO E IMPOVERITO, INCLUSI OBAMA E CLINTON CHE HANNO SABOTATO LA CANDIDATURA DI BERNIE SANDERS’

Fabrizio Rostelli per ‘il manifesto

Linguista, filosofo, accademico, teorico della comunicazione e attivista politico. Noam Chomsky non ha bisogno di presentazioni…

Negli USA e in Europa stiamo assistendo a un progressivo spostamento a desra di una grande fetta della classe lavoratrice. i media lo chiamano “populismo” ma non credo che questo sia il termine adatto. Da cosa è dipeso questo processo? Cosa dovrebbe fare la sinistra per recuperare terreno?

noam chomskyNOAM CHOMSKY
Porrei la questione un po’ diversamente. I lavoratori si stanno rivoltando contro le élite e le istituzioni dominanti che li hanno puniti per una generazione. Oggi negli Stati Uniti ad esempio i salari reali sono inferiori rispetto a quando fu portato avanti l’assalto neoliberale a partire dalla fine degli anni ’70 – intensificandosi bruscamente sotto Reagan e Thatcher – con prevedibili effetti sul declino del funzionamento di istituzioni formalmente democratiche. C’è stata una crescita economica e un aumento della produttività, ma la ricchezza generata è finita in pochissime tasche, per la maggior parte a istituzioni finanziarie predatorie che, nel complesso, sono dannose per l’economia.

In Europa è accaduto più o meno lo stesso, in qualche modo anche peggio perché il processo decisionale su questioni importanti si è spostato sulla Troika che è un organismo non eletto. I partiti di centro -destra / centro -sinistra (democratici americani, socialdemocratici europei) si sono spostati a destra, abbandonando in gran parte gli interessi della classe lavoratrice.

Ciò ha portato alla rabbia, alla frustrazione, alla paura e al capro espiatorio. Poiché le cause reali sono nascoste nell' oscurità, deve essere colpa dei poveri non meritevoli, delle minoranze etniche, degli immigrati odi altri settori vulnerabili. In tali circostanze le persone si arrampicano sugli specchi. Negli Stati Uniti molti lavoratori hanno votato per Obama, credendo nel suo messaggio di «speranza» e «cambiamento», e quando sono stati rapidamente disillusi, hanno cercato qualcos'altro.
noam chomskyNOAM CHOMSKY

Questo è terreno fertile per demagoghi come Trump, che finge di essere la voce dei lavoratori mentre li indebolisce di volta in volta attraverso le brutali politiche anti-sindacali della sua amministrazione, che rappresenta l'ala più selvaggia del Partito Repubblicano. Non ha nulla a che fare con il «populismo», un concetto con una storia mista, spesso piuttosto rispettabile.

Al tempo stesso ci sono reazioni costruttive, come le campagne di Sanders e Corbyn, avvenute sotto il rancoroso attacco delle élite dell' establishment, in particolare nel Regno Unito dove quest' ultimo è insolitamente violento. Per quanto riguarda il continente, DiEM25 (Democracy in Europe Movement 2025) è piuttosto promettente ma affronta ostacoli rilevanti.

Recentemente ha dichiarato che il Partito Repubblicano costituisce l' organizzazione più pericolosa che sia mai apparsa nella storia dell' umanità. Non crede che il Partito Democratico sia la causa principale della vittoria di Trump?

LA PRIMA PAGINA DI LIBERATION SUI POPULISTI AL POTERE IN ITALIALA PRIMA PAGINA DI LIBERATION SUI POPULISTI AL POTERE IN ITALIA
L' abbandono della classe operaia da parte dei democratici è stato un fattore significativo nella vittoria di Trump (nel collegio elettorale, con una minoranza del voto popolare), insieme ad altri fattori, come la riuscita repressione degli elettori da parte dei governi degli Stati repubblicani, che ora si sta intensificando con il sostegno della Corte Suprema più reazionaria della storia.

Ma questo non cambia il fatto molto chiaro e inequivocabile, per quanto inesprimibile possa essere, che il Partito Repubblicano sia l' organizzazione più pericolosa della storia umana. Persino Hitler non dedicò i suoi sforzi ad indebolire la prospettiva dell' esistenza umana organizzata nel prossimo futuro. E con piena consapevolezza di ciò che stanno facendo. Trump, ad esempio, crede fermamente nel riscaldamento globale.

POPULISMO - SALVINI LE PEN . PETRYPOPULISMO - SALVINI LE PEN . PETRY





Recentemente ha chiesto al governo irlandese il permesso di costruire un muro per proteggere il suo campo da golf dall' innalzamento del livello del mare, invocando i pericoli del riscaldamento globale.

Oppure prendiamo in considerazione Rex Tillerson, considerato «l' adulto della situazione», così sano di mente da non durare a lungo nel gabinetto di estrema destra di Trump. Era diventato un alto funzionario di Exxon Mobil alla fine degli anni' 80 (in seguito CEO), quando il riscaldamento globale divenne un problema pubblico con la ben pubblicizzata testimonianza di James Hansen del 1988 sulle minacce estreme. Sulla sua scrivania, Tillerson aveva i rapporti dei suoi scienziati, risalenti a molti anni prima, che avvertivano dei terribili effetti del riscaldamento globale.

bannon trumpBANNON TRUMP
Non appena le minacce hanno raggiunto l' opinione pubblica, la società ha iniziato a versare fondi nel negazionismo, continuando, al momento, a sviluppare nuovi modi per distruggere l' ambiente. Riesci a pensare ad una parola per un simile comportamento, in qualsiasi lingua? Io no. Se non per l' incapacità di vedere la situazione per quella che è.

Bernie Sanders potrebbe rappresentare un' alternativa concreta e credibile al Partito Repubblicano e ai tradizionali candidati democratici?

La caratteristica realmente degna di nota della campagna elettorale del 2016 non è stata l'elezione di un miliardario, con un' enorme quantità di finanziamenti, in particolare nelle fasi cruciali della campagna, e con un enorme supporto mediatico (Fox News è praticamente un organo dell' ala destra del Partito repubblicano, ed i talk radiofonici, con un pubblico enorme, sono stati da tempo rilevati da aziende di estrema destra).

bernie sanders hillary clintonBERNIE SANDERS HILLARY CLINTON
La caratteristica davvero degna di nota è statala campagna di Sanders, che ha interrotto oltre un secolo di storia politica americana nel quale la vittoria elettorale poteva essere prevista con notevole precisione, anche per il Congresso, considerando la semplice variabile della spesa per le campagne elettorali.

Sanders era quasi sconosciuto, è stato scartato o ridicolizzato dai media, non ha ricevuto fondi dai grandi capitali e dalla ricchezza privata, e ha persino usato la parola «socialismo», una parola spaventosa negli Stati Uniti, a differenza di altre società. In effetti, le sue politiche «socialiste» non avrebbero sorpreso il presidente Eisenhower, un conservatore vecchio stile, ma con lo spostamento a destra dello spettro politico negli anni neoliberali, sembravano rivoluzionarie, tranne che per l' opinione pubblica, che in gran parte supporta le sue politiche spesso con ampi margini, come i sondaggi regolari mostrano.

BERNIE SANDERS BARACK OBAMABERNIE SANDERS BARACK OBAMA
Sanders avrebbe potuto vincere benissimo la nomination democratica se non fosse stato per le macchinazioni dei dirigenti del partito Obama-Clinton. È emerso come la figura politica più popolare nel Paese. Le propaggini della sua campagna, combinandosi con altre, stanno diventando una forza significativa, nonostante l' ostilità dei media e la forte opposizione dei centri del potere economico, che sono solitamente decisivi nel determinare i risultati elettorali e la formazione politica, come dimostrato da un ampio lavoro accademico in scienze politiche.

La vera domanda è se gli Stati Uniti possano diventare una democrazia funzionante, che si avvicina agli slogan di uso comune: «di, da, e per le persone».
Le stesse domande possono essere poste in Europa.

Fonte: qui

FIORENTINA - UN ALTRO GIOCATORE DEGLI ANNI ’70 SE NE VA: GIANCARLO GALDIOLO, GIGANTESCO DIFENSORE CHE FU ANCHE CAPITANO, STRONCATO A 69 ANNI DOPO UNA LUNGA MALATTIA SIMILE ALLA SLA



SONO MOLTI, FORSE TROPPI I SUOI COMPAGNI MORTI O COLPITI DA MALATTIE GRAVI, TANTO DA RIACCENDERE IL SOSPETTO DEL DOPING.

PROPRIO DAL CASO DI UN GIOCATORE VIOLA PARTIRONO LE PRIME INDAGINI DI GUARINIELLO…

Lorenzo Marucci per ‘la Stampa


giancarlo galdioloGIANCARLO GALDIOLO
Un altro pezzo della Fiorentina Anni Settanta che se ne va.
Proprio quella squadra di cui tanto si è discusso in passato per le morti sospette, legate alla somministrazione di pillole, farmaci, medicine e sostanze proibite che potrebbero essere state letali.

Giancarlo Galdiolo, roccioso difensore che era stato anche capitano dei viola, se ne è andato ieri all' età di 69 anni, dopo una lunga malattia che lo aveva debilitato progressivamente togliendogli anche l' uso della parola (è stato afflitto da una demenza frontale temporale, simile alla Sla). Era malato ormai da più di otto anni e vederlo fiaccato in tutte le sue funzioni era una sofferenza per chi lo ricordava battersi sempre con vigore nei duelli con gli attaccanti avversari più pericolosi dell' epoca, da Bettega a Boninsegna, da Anastasi a Pulici.
i figli di galdioloI FIGLI DI GALDIOLO

I sopravvissuti
La sua scomparsa va ad aggiungersi a quelle di una serie di suoi compagni viola di quel periodo: Saltutti (infarto), Longoni (vasculopatia), il portiere Mattolini (insufficienza renale), Ferrante (tumore alla gola), Beatrice (leucemia). Per un linfoma si era spento pure Mario Sforzi, due stagioni nel settore giovanile viola. Morti, queste, che con quella di Galdiolo tornano a gettare un' ombra sulla Fiorentina di una quarantina di anni fa e a far parlare di decennio maledetto, caratterizzato da sospetto doping.
giancarlo galdioloGIANCARLO GALDIOLO

Senza dimenticare ciò che accadde ad altri tre calciatori di quel periodo, sopravvissuti dopo tanta paura: Antognoni fu vittima di una crisi cardiaca nel 2004, Domenico Caso fu colpito nel '95 da un tumore al fegato da cui è guarito e Giancarlo De Sisti venne operato al cervello per un ascesso frontale.

L' ambiente fiorentino, peraltro, come se non bastasse, è ancora scosso per la morte di Davide Astori, avvenuta nel marzo scorso per arresto cardiaco.
La denuncia della moglie di Beatrice - il centrocampista che morì nel 1987 a 39 anni a seguito di un massiccio uso di raggi Roentgen per curare una pubalgia - fece partire anni fa anche l' inchiesta del procuratore Guariniello, che nei suoi faldoni di indagine sulle morti sospette annotò pure i calciatori malati di Sla: da Segato - il primo a cui fu diagnosticata questa malattia nel 1968 e morto nel '73 - fino a Borgonovo. Fu un' analisi dettagliata, ma risposte certe non ne sono arrivate.
giancarlo galdioloGIANCARLO GALDIOLO

Farmaci sotto accusa
Claudio Merlo, centrocampista di quella Fiorentina, rispedisce comunque al mittente tutte le insinuazioni. E lo fa con tono deciso, perentorio: «Innanzitutto questi calciatori di cui stiamo parlando hanno giocato anche in altre squadre, non solo nella Fiorentina. Noi non ci drogavamo, altrimenti a quest' ora non ci sarebbe più nessuno di noi. E c' è anche da ricordare che ogni morte è stata causata da un male diverso. Nessuno alla Fiorentina ci imponeva di prendere pasticche o determinati farmaci, c' era ampia libertà di scelta. Il famoso Micoren (un cardiotonico che oggi è bandito in tutto il mondo, ndr)?
Non ricordo che nessuno lo abbia mai preso, almeno io non ci ho fatto caso. Ripeto, adesso si vuol collegare tutto alla Fiorentina di quegli anni ma per me è una vera... cavolata».
giancarlo de sisti intervistato da jacopo volpiGIANCARLO DE SISTI INTERVISTATO DA JACOPO VOLPI

Oltre che del Micoren si parlava all' epoca delle iniezioni di Cortex, un farmaco su cui, prima della morte, Mattolini rivelò alcuni sospetti: «Ho scoperto che questa era tra le sostanze dopanti. E oggi mi chiedo se ci sia una relazione tra quelle iniezioni e l' insufficienza renale che mi ha portato alla dialisi». Non è stato però possibile dimostrare con certezza la relazione tra la malattia e l' uso del ricostituente. Su queste ombre e su queste coincidenze il popolo del calcio continua a interrogarsi.

Fonte: qui

BELPIETRO: ‘PER UN AMMANCO DI POCHE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO SEQUESTRANO 49 MILIONI, IL VERDETTO CONTRO BOSSI NON È DEFINITIVO MA IL DANNO IRREVERSIBILE’


LE ASSURDITÀ DELLA SENTENZA ANTI LEGA
Maurizio Belpietro per ‘la Verità

Per comprendere perché la decisione di sequestrare i fondi della Lega sia abnorme e grave bisogna partire dalla legge.
Non quella che i giudici hanno invocato per ordinare alla Guardia di finanza di bloccare i conti del partito di Salvini, ma quella che fino a qualche anno fa consentiva a ogni gruppo politico che si fosse presentato alle elezioni, e fosse riuscito a superare la soglia dell' 1 per cento, di ottenere un rimborso spese parametrato ai voti ottenuti.

SALVINI E MARONISALVINI E MARONI
In base a quella legge, tutti i partiti hanno ricevuto una montagna di quattrini e li hanno utilizzati per finanziare le loro attività e qualche volta anche per farsi i fatti propri. La legge non chiedeva di rendicontare le spese con scontrini o fatture: stabiliva un tot a voto e poi allo Stato toccava aprire il portafogli. Il sistema era sbagliato e consentiva abusi? È vero, ma questa è la regola che il Parlamento si era dato e che fino a un certo punto è rimasta in vigore.

Tale sistema, che ripetiamo essere sbagliato, ha consentito spesso a chi voleva di riempirsi le tasche. Il caso del tesoriere della Margherita è noto: per anni dirottò il denaro del partito sui propri conti correnti.

Quando Luigi Lusi fu beccato, i giudici lo fecero passare direttamente da Montecitorio alla cella, ma a nessun tribunale venne in mente di ordinare il sequestro dei fondi della Margherita. Anzi, al partito di Francesco Rutelli fu restituito il denaro di cui il cassiere si era indebitamente appropriato e se poi questi fondi sono stati restituiti allo Stato fu per libera scelta degli organi della Margherita, non per ordine di un magistrato. Altri casi?

luigi lusiLUIGI LUSI
Quanti ne volete. A Genova, proprio dalla stessa Procura che ora ha disposto il sequestro dei conti correnti della Lega, a un certo punto furono scoperte le spese pazze di alcuni esponenti dell' Italia dei Valori. Con i soldi della Regione, il vicepresidente della giunta ligure, il capogruppo, un ex parlamentare e l' ex tesoriere avevano pagato vini, parrucchieri, cibo per animali e perfino mutandine di pizzo. Il tribunale condannò tutti, ma non mandò la Guardia di finanza a requisire le disponibilità liquide, presenti o future, del partito di Antonio Di Pietro. E lo stesso accadde con l' altro esponente dell' Idv che a Roma si giocava i soldi alle slot machine.

Insomma, le ruberie sui fondi stanziati per finanziare i partiti ci sono sempre state, ma a nessuno è mai venuto in mente di farsi restituire il denaro non da chi ha commesso l' eventuale illecito, bensì da chi in linea di principio ne è stato vittima.
Nel caso della Lega, invece, si è prodotto questo rovesciamento dei ruoli. La distrazione dei soldi, il cui utilizzo ripetiamo non doveva essere rendicontato, se c' è stata risale a parecchi anni fa e a commetterla, nel caso, sarebbero stati il segretario e il tesoriere dell' epoca, ossia Umberto Bossi e Francesco Belsito, i quali sono stati processati e hanno subito una condanna in primo grado.

salviniSALVINI
Davanti ai giudici ci sono Bossi e Belsito, non Matteo Salvini. E sul banco degli imputati non c' è mai stata la Lega, ma solo chi a quel tempo aveva in mano cordoni della borsa. Bossi e Belsito sono accusati (fino a sentenza definitiva nessuno può essere ritenuto colpevole) di aver distratto alcune centinaia di migliaia di euro, non 49 milioni, che sarebbero l' intera cifra ottenuta dalla Lega nell' arco del periodo in cui sarebbero stati commessi gli illeciti.
E però la Procura ritiene che, essendo stata usata a scopi privati una parte minima della cifra ricevuta a titolo di finanziamento, i bilanci della Lega siano falsi e dunque tutti e 49 milioni debbano essere restituiti allo Stato

Che cosa c' entrano però i rimborsi delle spese elettorali di svariati anni con la distrazione di alcune centinaia di migliaia di euro? Niente, ma per i magistrati tutto deve essere sequestrato. Non a Bossi e Belsito, che quei soldi non li hanno anche se gli si svuotano le tasche, ma al partito. In pratica, con questa logica, per aver acquistato le mutande di pizzo con i soldi della Regione, la consigliera dell' Idv non sarebbe stata tenuta al rimborso, ma ad aprire il portafogli per ridare tutti i soldi ricevuti dal partito avrebbe dovuto essere Antonio Di Pietro o per lo meno il soggetto politico da lui fondato.

salviniSALVINI
Vi pare possibile? Eppure è il fatto abnorme e grave che sta avvenendo, un fatto che rischia di far chiudere il partito che oggi rappresenta, secondo i sondaggi, la maggioranza degli elettori.

Riassumendo: la Lega non è sotto processo, ma vittima. La sentenza che condanna Bossi e Belsito è di primo grado e potrebbe essere ribaltata. I soldi fatti sparire sono alcune centinaia di migliaia di euro su quasi 50 milioni che la Lega aveva ricevuto lecitamente

L' esame dei bilanci dimostra che il partito di Salvini ha usato i fondi per l' attività politica. In altri casi di distrazione di denaro nessun tribunale ha ravvisato la necessità di far sequestrare preventivamente i conti presenti e futuri di un partito.

Nonostante tutto questo, però, la Lega deve chiudere e morire. E Sergio Mattarella, colui che presiede il Consiglio superiore della magistratura ed è garante della Costituzione, non ha nulla da dire? Lui che parla di accoglienza un giorno sì e l' altro anche, può accogliere anche le legittime proteste di chi pensa che i partiti non possano essere chiusi per via giudiziaria?

Ps. Matteo Renzi e Maria Elena Boschi cercano di approfittare della faccenda. Ma prima di parlare dovrebbero far restituire dal partito in cui militano i soldi pagati dagli italiani per coprire i debiti dell' Unità. Quelli, infatti, non sono mai stati sequestrati da nessun pm.

PRIMA GLI ITALIANI
Estratto dall’articolo di Marco Travaglio per ‘il Fatto Quotidiano

Siccome Salvini è un tipo fin troppo sveglio, si esclude che non capisca.
marco travaglioMARCO TRAVAGLIO
Perciò l' unica spiegazione è che finga di non capire, sperando che i suoi numerosi elettori e fan non capiscano un fatto molto semplice: la Lega Nord, col suo ex tesoriere Francesco Belsito, il suo ex segretario Umberto Bossi e i suoi tre ex "revisori dei conti" (ahahah), ha rubato 51 milioni di euro al Parlamento, cioè ai cittadini. Ha presentato carte false per farsi rimborsare tutti quei quattrini per spese e investimenti privati e personali (diamanti in Tanzania, lauree taroccate in Albania ecc.) spacciati per esborsi politico-elettorali.

La stessa cosa, per importi inferiori, han fatto consiglieri regionali e comunali di FI , Pd, Lega &C. con le truffe sui rimborsi dei gruppi consiliari che, dopo le inchieste e le sentenze, han visto gli indagati e i condannati candidati ed eletti in questo Parlamento (il che rende ridicoli i moralismi di Renzi &C. in casa d' altri). Dei 51 milioni rubati dalla Lega, il Tribunale di Genova che ha condannato in primo grado Belsito, Bossi e i tre sedicenti revisori (tutti e cinque per truffa e il primo pure per appropriazione indebita) è riuscito a sequestrarne solo 2: gli altri 49 sono spariti. Che siano stati spesi, come sostiene la Lega, o dirottati su conti segreti, come sospettano i pm, poco importa.
UMBERTO BOSSI E BELSITOUMBERTO BOSSI E BELSITO

Il derubato, cioè il Parlamento, cioè noi, si è costituito parte civile e il Tribunale gli ha riconosciuto il sacrosanto diritto di riavere indietro la refurtiva.
La legge non solo consente, ma impone il sequestro preventivo dei beni equivalenti al bottino sottratto anche prima che la sentenza diventi definitiva: altrimenti il condannato in primo grado che sa di perdere i quattrini dopo il terzo, li fa sparire subito e, quando arriva la Cassazione con la confisca definitiva, la vittima resta con un pugno di mosche.

(…)

E cambiare nome servirà a poco.
FRANCESCO BELSITO E RENZO BOSSI jpegFRANCESCO BELSITO E RENZO BOSSI JPEG
Salvini ha già levato "Nord" dal logo senza riuscire giuridicamente a distaccarsi dalla pesante eredità del passato. Anche perché la Lega maroniana si costituì parte civile contro Belsito, ma poi Salvini fece marcia indietro e ritirò la richiesta di danni all' ex tesoriere: temeva che sapesse qualcosa di compromettente? O solo di riaprire la piaga della penosa vicenda umana e politica di Bossi, della sua malattia e del suo cerchio magico? Dovrebbe spiegarlo, anziché attaccare i giudici che obbediscono alla legge.

(…) Salvini e i suoi preferiscono prendersela con chi non ha colpe: i pm e i giudici che non hanno "attaccato la Costituzione", ma - repetita iuvant - obbedito a un obbligo. E l' hanno scritto nella sentenza: "Esiste una precisa disposizione di legge che impone la confisca addirittura come obbligatoria nel caso in esame, senza quindi consentire al giudice alcuno spazio di disapplicazione della norma stessa per i dirigenti pro tempore di un partito politico che commettano reati rispetto alle posizioni di qualunque altro imputato", anche perché "non esiste alcuna norma che stabilisca ipotesi di immunità per i reati commessi dai dirigenti dei partiti politici".
bossi salvini maroniBOSSI SALVINI MARONI

(…) [S]enza il bottino di Belsito &C., la Lega bossiana, maroniana e salviniana avrebbe avuto 51 milioni in meno per le campagne elettorali successive alla grande rapina. Che l' ha avvantaggiata per anni, fino al 4 marzo: ora i voti ottenuti anche grazie a quei soldi se li può tenere, ma il bottino deve restituirlo. Prima gli italiani. O no?

Fonte: qui

LA PROCURA DI GENOVA HA SCELTO LA LINEA SOFT PER I 48,9 MILIONI: NESSUN BLITZ MA RATEIZZARE. MA SALVINI È DRASTICO: ''IMPOSSIBILE, DI SOLDI NON NE HO'' 

IL PEGGIO DEVE VENIRE: GENOVA LAVORA ANCHE SU UN ALTRO FRONTE. SI TRATTA DELL'INDAGINE PER RICICLAGGIO E PRESTO GLI INQUIRENTI ANDRANNO IN LUSSEMBURGO...

Andrea Pasqualetto per il Corriere della Sera

MATTEO SALVINIMATTEO SALVINI
Sequestri sì ma senza mettere a repentaglio la sopravvivenza del partito. La Procura di Genova ha scelto la linea soft per rendere esecutiva l' ordinanza del tribunale del Riesame che ha disposto «il sequestro preventivo delle somme riferibili alla Lega Nord fino alla concorrenza di 48,9 milioni di euro».

Nessuna ricerca coattiva di denaro, dunque, nessun blitz di finanzieri nelle sedi del Carroccio. Si va verso una soluzione transattiva, della quale hanno discusso ieri i legali del partito, Giovanni Ponti e Roberto Zingari, con il procuratore aggiunto Francesco Pinto.

STEVE BANNON SALVINISTEVE BANNON SALVINI
L' idea è quella di preservare dignità politica e posti di lavoro della Lega e nel contempo recuperare il contante, considerato dal tribunale di Genova il frutto di una truffa allo Stato: rimborsi elettorali ottenuti da Camera e Senato nel triennio 2008-2010 grazie a rendicontazioni fasulle, cioè basate anche su spese che esulavano dall' attività politica.

Era la Lega di Umberto Bossi e del tesoriere Francesco Belsito, entrambi condannati in primo grado il 24 luglio del 2017 (con tre ex revisori dei conti) a risarcire in solido il Parlamento. Ma sull' ipotesi di «diluire» la restituzione dei fondi, la reazione di Salvini è drastica: «Macché rateizzazione, non posso rateizzare quello che non ho».

marcello foa salviniMARCELLO FOA SALVINI
Dopo vari ricorsi, la caccia ai soldi è ora diventata esecutiva. Per evitare il blocco del partito, si è pensato dunque a una sorta di rateizzazione del «dovuto», che fissi tempi e importi da versare, fino al raggiungimento dei 48,9 milioni di euro. «Ogni tre mesi, ogni sei mesi, non si sa ancora, è tutto da concordare», fanno sapere gli inquirenti. Il denaro finirà nel Fondo unico della giustizia, dove confluiscono le somme sotto sequestro.

MARCELLO FOAMARCELLO FOA
Un recupero che potrebbe durare anni, sul quale pende il processo d' appello che è in corso a Genova. Se ci sarà un' assoluzione le somme verranno restituite e tutto cadrà.
Se ci sarà una conferma della condanna si proseguirà con le acquisizioni. Non si tratta di una procedura speciale, nessuno sconto alla Lega, sottolineano in Procura. Questo tipo di transazione viene concordata spesso con le società private, per garantire gli stipendi dei dipendenti e altro, nel rispetto dei diritti garantiti dalla Costituzione.
bossi salvini maroniBOSSI SALVINI MARONI

Ora la palla passa alla segreteria politica della Lega.
Dopo l' approccio con i magistrati, gli avvocati sono tornati in via Bellerio per studiare una proposta concreta. E per preparare il ricorso contro l' ordinanza del Riesame. «Lo presenteremo in settimana», ha preannunciato l' avvocato Ponti. L' atto che intendono impugnare è quello dello scorso 5 settembre, quando i giudici hanno deciso di accogliere in pieno il principio dettato in precedenza dalla Cassazione: «Sequestrare (i 49 milioni, ndr) ovunque e presso chiunque siano custoditi».

UMBERTO BOSSI E BELSITOUMBERTO BOSSI E BELSITO
Fin qui, la vicenda sequestri legati ai procedimenti in corso. Ma Genova sta lavorando anche su un altro fronte, legato alle somme incassate «indebitamente». Si tratta dell' indagine per riciclaggio nata da una denuncia di Stefano Aldovisi, uno dei revisori dei conti condannati con Bossi e Belsito, che suggeriva di indagare su certi flussi di denaro che avrebbero svuotato le casse del partito. Presto gli inquirenti andranno in Lussemburgo. Ad attenderli c' è il fondo Pharus Management, nel quale pare siano finite delle somme provenienti dalla Sparkasse di Bolzano, banca che aveva rapporti con la Lega dell' epoca Maroni.

Fonte: qui

L'ISTITUTO BRUEGEL, FONDATO DA MONTI, SANCISCE CHE LA CRISI ITALIANA È PEGGIORATA PROPRIO DURANTE IL GOVERNO DEI PROFESSORI(MARIO MONTI)

L'AUSTERITÀ DI MONTI HA AVVITATO IL PAESE IN UNA SPIRALE RECESSIVA, IN CUI PIÙ SI TIRAVA LA CINGHIA E MENO CRESCEVA L'ECONOMIA. UN'ACCUSA RIVOLTA DA ANNI DA DESTRA E SINISTRA AI FAN DEL RIGORE A TUTTI I COSTI, MA ORA ARRIVA DIRETTAMENTE DAL THINK TANK NEL CUORE DI QUELL'EUROPA MATRIGNA...

Fausto Carioti per ''Libero Quotidiano''

pier ferdinando casini mario monti (2)PIER FERDINANDO CASINI MARIO MONTI
È il mondo alla rovescia, e non perché Matteo Salvini va a Cernobbio, dove i cosiddetti poteri forti erano soliti predicare ai politici il vangelo del rigore, a dire che «la politica di austerity ha fatto aumentare il debito pubblico». Ma perché, poche ore prima, il pensatoio economico Bruegel ha sfornato uno studio sull' Italia che sostiene le stesse cose del leader leghista, tali e quali. E il Bruegel non è un posto qualsiasi, ma il tempio dove è custodita l' ortodossia europeista, nonché uno dei due o tre think tank più influenti al mondo.

Il club dove siedono quelli che dettano l' agenda alle istituzioni europee e ai governi. Qui è di casa Jean Pisani-Ferry, l' autore del programma di Emmanuel Macron, e il presidente è il francese Jean-Claude Trichet, che presiede anche la Trilaterale ed è stato il predecessore di Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea.

giorgio napolitano mario montiGIORGIO NAPOLITANO MARIO MONTI
A noi italiani interessa soprattutto perché tra i suoi fondatori - era l' anno 2005 - c' è Mario Monti, il quale è stato il primo presidente del Bruegel ed oggi ne è il presidente onorario.
La versione breve della storia è che il pensatoio di Monti dà torto a lui e ragione a Salvini e a tutti coloro che accusano il bocconiano di avere strangolato l' economia italiana e compromesso il risanamento del debito pubblico.

IL LIBRO DI MARIO MONTI E SYLVIE GOULARDIL LIBRO DI MARIO MONTI E SYLVIE GOULARD




La stroncatura delle scelte fatte dal governo dei sobri è contenuta in un documento di 14 pagine che confronta la situazione italiana e quella belga, simili nel 1999, al momento dell' arrivo dell' euro (debito pubblico attorno al 110% del Pil, analogo prodotto interno lordo pro capite) e assai diverse adesso, perché in questi anni il Belgio è migliorato mentre il nostro Paese ha perso posizioni su tutti i fronti.

E ciò, spiega il Bruegel, perché «l' Italia ha risposto all' attacco dei mercati con misure di austerità, cosa che ha peggiorato le cose, mandando la crescita del Pil in territorio negativo e aggravando il rapporto debito/Pil».

L' errore cominciò con il governo Berlusconi, che nell' estate del 2011 adottò misure «certamente non in linea» con le raccomandazioni contenute nella famosa lettera del 5 agosto firmata da Trichet e Draghi. E non perché i provvedimenti voluti dal Cavaliere fossero troppo lassisti, ma per il motivo opposto: «La lettera illustrava un pacchetto equilibrato di interventi, chiedendo sia "misure significative per accrescere il potenziale di crescita", sia "misure immediate e decise per garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche"»; Berlusconi e il ministro dell' Economia Giulio Tremonti, però, ignorarono i provvedimenti di stimolo alla crescita per concentrarsi solo sul rigore.
MARIO MONTI AL MEETING DI RIMINIMARIO MONTI AL MEETING DI RIMINI

Poca roba in confronto a quello che sarebbe successo dopo il cambio di governo, avvenuto a novembre: «Il risultato dell' inasprimento delle misure di austerità è stato un crollo del Pil, che è sceso del 2,8% nel 2012». Situazione che si è ripetuta nel 2013, «quando l' Italia ha registrato di nuovo un avanzo primario relativamente consistente e il suo Pil si è contratto ancora dell' 1,7%».

STRETTA DI MANO TRA MONTI E BERLUSCONISTRETTA DI MANO TRA MONTI E BERLUSCONI

La spremuta fiscale, in parole povere, ha consentito alle entrate dello Stato di superare le uscite, ma il sacrificio dei contribuenti è stato vanificato dalla recessione economica causata dall' eccessivo rigore. «Le misure di austerità hanno aumentato il rapporto debito/Pil dal 117% del 2011 al 129% del 2013».

L' austerità di Monti, ricorda il Bruegel, «non ha nemmeno aiutato il rating del debito italiano. Al contrario, ha condotto a ulteriori downgrade nel 2012, 2013 e 2014». A firmare queste e altre considerazioni non è l' ultimo arrivato, ma l' economista belga André Sapir, già consulente di Romano Prodi e José Barroso, all' epoca in cui furono presidenti dell' Unione europea.

Monti vede così le proprie scelte demolite dall' istituzione che lui stesso ha creato.
Uno con un ego meno ipertrofico del suo avrebbe qualche motivo per riflettere sugli errori commessi e smettere di andare in giro a vantarsi di avere salvato la patria(in realtà l'affossatore della patria!). Il documento del Bruegel dovrebbe interessare anche Carlo Cottarelli, il quale di recente ha difeso Monti, sostenendo che, se non ci fossero stati lui e la Fornero, oggi avremmo un rapporto debito/Pil più alto di 11 punti. Ci sono fior di economisti, anche nel più insospettabile dei posti, che non la pensano così. Fonte: qui
cottarelliCOTTARELLI

IN 20 ANNI 200 MILIARDI DI TASSE IN PIÙ: LA PRESSIONE FISCALE È CRESCIUTA DEL 65%, MOLTO PIÙ DELL'INFLAZIONE

Cinzia Meoni per ''il Giornale''
L'imposizione fiscale in Italia è diventata insostenibile, con una pressione al 42,5% (dal 38,3% che era nel 1990) e in costante crescita a prescindere dal colore dei governi.
Inoltre, in questo scenario, l'evasione fiscale galoppa, sottraendo alle casse dello stato 114 miliardi di euro l'anno di entrate su un gettito tributario di 502,6 miliardi, di cui oltre la meta derivanti da Irpef (sul reddito delle persone fisiche) e dall'Iva (una tassa su beni e servizi).
Lo rileva l'Ufficio Studi della Cgia secondo cui, negli ultimi vent'anni, sono stati scaricati sulle spalle dei 41 milioni di contribuenti quasi 200 miliardi di euro in più (198 per la precisione). Un dato ancora più impressionante se lo si raffronta al costo della vita: in vent'anni l'inflazione è aumentata di circa 43 punti percentuali rispetto ai 65 punti in più registrati dalle entrate tributarie. In pratica le tasse sono cresciute del 22% in più del costo della vita.
Ma «l'oppressione» fiscale non solo è pesante, ma è anche piuttosto complessa da gestire. Sono oltre cento le voci che compongono il carico tributario degli italiani: un labirinto in cui è difficile districarsi tra addizionali, bolli, canoni, contributi, diritti, imposte, ritenute. E non mancano nemmeno le «tasse sulle tasse». L'esempio più clamoroso lo subiamo quando ci rechiamo a fare il pieno alla nostra autovettura: la base imponibile su cui si applica l'Iva è composta anche dalle accise sui carburanti.
Prima conseguenza di questa complessità è il costo della burocrazia fiscale in capo agli imprenditori (obblighi, dichiarativi, certificazione dei corrispettivi, tenuta dei registri, etc.) ammonta a circa altri tre miliardi all'anno, senza considerare le tariffe applicate dai commercialisti per la tenuta della contabilità, ma solo tenendo conto di obblighi dichiarativi, certificazione dei corrispettivi e tenuta dei registri.
Non solo: i contribuenti hanno lavorato 154 giorni, fino al 2 giugno, per pagare le tasse, 9 giorni in più rispetto alla media dell'Europa a 28. Gli irlandesi, tanto per dire, festeggiano il «tax freedom day» a soli 86 giorni dall'inizio di ogni nuovo anno. Solo la Francia presenta un numero di giorni di lavoro necessari per pagare le tasse superiore a quello italiano (21 giorni in più prima di poter tirare un respiro di sollievo). Tutti gli altri, invece, hanno potuto festeggiare la liberazione fiscale con un netto anticipo.
«In nessun altro Paese d'Europa viene richiesto uno sforzo fiscale come in Italia» sostiene Renato Mason, segretario della Cgia. In effetti il rapporto tra tasse e Pil vede l'Italia al sesto posto in Europa dopo la Francia (48,7%), la Danimarca (47,3%), il Belgio (46,5%), la Svezia (44,3%) e la Finlandia (43,3%). Un salasso che costa in media ad ogni italiano 12mila euro, tenuto conto anche dei contributi previdenziali.
A giudizio di Mason tuttavia si tratterebbe di una pressione «ingiustificata» tenuto conto delle inefficienze del Paese dai temi della giustizia «lentissimi» a un sistema logistico-infrastrutturale dai «ritardi spaventosi», spese per servizi che, almeno in teoria le tasse dovrebbero supportare.
Di fronte a questa impennata delle tasse non sorprende come l'evasione abbia raggiunto il 16,3% con punte del 24,7 in Calabria, del 23,4 in Campania e del 22,3% in Sicilia. «Dimensioni economiche preoccupati» commenta Paolo Zabeo, coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia che riconduce il tasso di evasione al «carico impositivo smisurato». Fonte: qui
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