9 dicembre forconi: BELPIETRO: ‘PER UN AMMANCO DI POCHE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO SEQUESTRANO 49 MILIONI, IL VERDETTO CONTRO BOSSI NON È DEFINITIVO MA IL DANNO IRREVERSIBILE’

lunedì 10 settembre 2018

BELPIETRO: ‘PER UN AMMANCO DI POCHE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO SEQUESTRANO 49 MILIONI, IL VERDETTO CONTRO BOSSI NON È DEFINITIVO MA IL DANNO IRREVERSIBILE’


LE ASSURDITÀ DELLA SENTENZA ANTI LEGA
Maurizio Belpietro per ‘la Verità

Per comprendere perché la decisione di sequestrare i fondi della Lega sia abnorme e grave bisogna partire dalla legge.
Non quella che i giudici hanno invocato per ordinare alla Guardia di finanza di bloccare i conti del partito di Salvini, ma quella che fino a qualche anno fa consentiva a ogni gruppo politico che si fosse presentato alle elezioni, e fosse riuscito a superare la soglia dell' 1 per cento, di ottenere un rimborso spese parametrato ai voti ottenuti.

SALVINI E MARONISALVINI E MARONI
In base a quella legge, tutti i partiti hanno ricevuto una montagna di quattrini e li hanno utilizzati per finanziare le loro attività e qualche volta anche per farsi i fatti propri. La legge non chiedeva di rendicontare le spese con scontrini o fatture: stabiliva un tot a voto e poi allo Stato toccava aprire il portafogli. Il sistema era sbagliato e consentiva abusi? È vero, ma questa è la regola che il Parlamento si era dato e che fino a un certo punto è rimasta in vigore.

Tale sistema, che ripetiamo essere sbagliato, ha consentito spesso a chi voleva di riempirsi le tasche. Il caso del tesoriere della Margherita è noto: per anni dirottò il denaro del partito sui propri conti correnti.

Quando Luigi Lusi fu beccato, i giudici lo fecero passare direttamente da Montecitorio alla cella, ma a nessun tribunale venne in mente di ordinare il sequestro dei fondi della Margherita. Anzi, al partito di Francesco Rutelli fu restituito il denaro di cui il cassiere si era indebitamente appropriato e se poi questi fondi sono stati restituiti allo Stato fu per libera scelta degli organi della Margherita, non per ordine di un magistrato. Altri casi?

luigi lusiLUIGI LUSI
Quanti ne volete. A Genova, proprio dalla stessa Procura che ora ha disposto il sequestro dei conti correnti della Lega, a un certo punto furono scoperte le spese pazze di alcuni esponenti dell' Italia dei Valori. Con i soldi della Regione, il vicepresidente della giunta ligure, il capogruppo, un ex parlamentare e l' ex tesoriere avevano pagato vini, parrucchieri, cibo per animali e perfino mutandine di pizzo. Il tribunale condannò tutti, ma non mandò la Guardia di finanza a requisire le disponibilità liquide, presenti o future, del partito di Antonio Di Pietro. E lo stesso accadde con l' altro esponente dell' Idv che a Roma si giocava i soldi alle slot machine.

Insomma, le ruberie sui fondi stanziati per finanziare i partiti ci sono sempre state, ma a nessuno è mai venuto in mente di farsi restituire il denaro non da chi ha commesso l' eventuale illecito, bensì da chi in linea di principio ne è stato vittima.
Nel caso della Lega, invece, si è prodotto questo rovesciamento dei ruoli. La distrazione dei soldi, il cui utilizzo ripetiamo non doveva essere rendicontato, se c' è stata risale a parecchi anni fa e a commetterla, nel caso, sarebbero stati il segretario e il tesoriere dell' epoca, ossia Umberto Bossi e Francesco Belsito, i quali sono stati processati e hanno subito una condanna in primo grado.

salviniSALVINI
Davanti ai giudici ci sono Bossi e Belsito, non Matteo Salvini. E sul banco degli imputati non c' è mai stata la Lega, ma solo chi a quel tempo aveva in mano cordoni della borsa. Bossi e Belsito sono accusati (fino a sentenza definitiva nessuno può essere ritenuto colpevole) di aver distratto alcune centinaia di migliaia di euro, non 49 milioni, che sarebbero l' intera cifra ottenuta dalla Lega nell' arco del periodo in cui sarebbero stati commessi gli illeciti.
E però la Procura ritiene che, essendo stata usata a scopi privati una parte minima della cifra ricevuta a titolo di finanziamento, i bilanci della Lega siano falsi e dunque tutti e 49 milioni debbano essere restituiti allo Stato

Che cosa c' entrano però i rimborsi delle spese elettorali di svariati anni con la distrazione di alcune centinaia di migliaia di euro? Niente, ma per i magistrati tutto deve essere sequestrato. Non a Bossi e Belsito, che quei soldi non li hanno anche se gli si svuotano le tasche, ma al partito. In pratica, con questa logica, per aver acquistato le mutande di pizzo con i soldi della Regione, la consigliera dell' Idv non sarebbe stata tenuta al rimborso, ma ad aprire il portafogli per ridare tutti i soldi ricevuti dal partito avrebbe dovuto essere Antonio Di Pietro o per lo meno il soggetto politico da lui fondato.

salviniSALVINI
Vi pare possibile? Eppure è il fatto abnorme e grave che sta avvenendo, un fatto che rischia di far chiudere il partito che oggi rappresenta, secondo i sondaggi, la maggioranza degli elettori.

Riassumendo: la Lega non è sotto processo, ma vittima. La sentenza che condanna Bossi e Belsito è di primo grado e potrebbe essere ribaltata. I soldi fatti sparire sono alcune centinaia di migliaia di euro su quasi 50 milioni che la Lega aveva ricevuto lecitamente

L' esame dei bilanci dimostra che il partito di Salvini ha usato i fondi per l' attività politica. In altri casi di distrazione di denaro nessun tribunale ha ravvisato la necessità di far sequestrare preventivamente i conti presenti e futuri di un partito.

Nonostante tutto questo, però, la Lega deve chiudere e morire. E Sergio Mattarella, colui che presiede il Consiglio superiore della magistratura ed è garante della Costituzione, non ha nulla da dire? Lui che parla di accoglienza un giorno sì e l' altro anche, può accogliere anche le legittime proteste di chi pensa che i partiti non possano essere chiusi per via giudiziaria?

Ps. Matteo Renzi e Maria Elena Boschi cercano di approfittare della faccenda. Ma prima di parlare dovrebbero far restituire dal partito in cui militano i soldi pagati dagli italiani per coprire i debiti dell' Unità. Quelli, infatti, non sono mai stati sequestrati da nessun pm.

PRIMA GLI ITALIANI
Estratto dall’articolo di Marco Travaglio per ‘il Fatto Quotidiano

Siccome Salvini è un tipo fin troppo sveglio, si esclude che non capisca.
marco travaglioMARCO TRAVAGLIO
Perciò l' unica spiegazione è che finga di non capire, sperando che i suoi numerosi elettori e fan non capiscano un fatto molto semplice: la Lega Nord, col suo ex tesoriere Francesco Belsito, il suo ex segretario Umberto Bossi e i suoi tre ex "revisori dei conti" (ahahah), ha rubato 51 milioni di euro al Parlamento, cioè ai cittadini. Ha presentato carte false per farsi rimborsare tutti quei quattrini per spese e investimenti privati e personali (diamanti in Tanzania, lauree taroccate in Albania ecc.) spacciati per esborsi politico-elettorali.

La stessa cosa, per importi inferiori, han fatto consiglieri regionali e comunali di FI , Pd, Lega &C. con le truffe sui rimborsi dei gruppi consiliari che, dopo le inchieste e le sentenze, han visto gli indagati e i condannati candidati ed eletti in questo Parlamento (il che rende ridicoli i moralismi di Renzi &C. in casa d' altri). Dei 51 milioni rubati dalla Lega, il Tribunale di Genova che ha condannato in primo grado Belsito, Bossi e i tre sedicenti revisori (tutti e cinque per truffa e il primo pure per appropriazione indebita) è riuscito a sequestrarne solo 2: gli altri 49 sono spariti. Che siano stati spesi, come sostiene la Lega, o dirottati su conti segreti, come sospettano i pm, poco importa.
UMBERTO BOSSI E BELSITOUMBERTO BOSSI E BELSITO

Il derubato, cioè il Parlamento, cioè noi, si è costituito parte civile e il Tribunale gli ha riconosciuto il sacrosanto diritto di riavere indietro la refurtiva.
La legge non solo consente, ma impone il sequestro preventivo dei beni equivalenti al bottino sottratto anche prima che la sentenza diventi definitiva: altrimenti il condannato in primo grado che sa di perdere i quattrini dopo il terzo, li fa sparire subito e, quando arriva la Cassazione con la confisca definitiva, la vittima resta con un pugno di mosche.

(…)

E cambiare nome servirà a poco.
FRANCESCO BELSITO E RENZO BOSSI jpegFRANCESCO BELSITO E RENZO BOSSI JPEG
Salvini ha già levato "Nord" dal logo senza riuscire giuridicamente a distaccarsi dalla pesante eredità del passato. Anche perché la Lega maroniana si costituì parte civile contro Belsito, ma poi Salvini fece marcia indietro e ritirò la richiesta di danni all' ex tesoriere: temeva che sapesse qualcosa di compromettente? O solo di riaprire la piaga della penosa vicenda umana e politica di Bossi, della sua malattia e del suo cerchio magico? Dovrebbe spiegarlo, anziché attaccare i giudici che obbediscono alla legge.

(…) Salvini e i suoi preferiscono prendersela con chi non ha colpe: i pm e i giudici che non hanno "attaccato la Costituzione", ma - repetita iuvant - obbedito a un obbligo. E l' hanno scritto nella sentenza: "Esiste una precisa disposizione di legge che impone la confisca addirittura come obbligatoria nel caso in esame, senza quindi consentire al giudice alcuno spazio di disapplicazione della norma stessa per i dirigenti pro tempore di un partito politico che commettano reati rispetto alle posizioni di qualunque altro imputato", anche perché "non esiste alcuna norma che stabilisca ipotesi di immunità per i reati commessi dai dirigenti dei partiti politici".
bossi salvini maroniBOSSI SALVINI MARONI

(…) [S]enza il bottino di Belsito &C., la Lega bossiana, maroniana e salviniana avrebbe avuto 51 milioni in meno per le campagne elettorali successive alla grande rapina. Che l' ha avvantaggiata per anni, fino al 4 marzo: ora i voti ottenuti anche grazie a quei soldi se li può tenere, ma il bottino deve restituirlo. Prima gli italiani. O no?

Fonte: qui

LA PROCURA DI GENOVA HA SCELTO LA LINEA SOFT PER I 48,9 MILIONI: NESSUN BLITZ MA RATEIZZARE. MA SALVINI È DRASTICO: ''IMPOSSIBILE, DI SOLDI NON NE HO'' 

IL PEGGIO DEVE VENIRE: GENOVA LAVORA ANCHE SU UN ALTRO FRONTE. SI TRATTA DELL'INDAGINE PER RICICLAGGIO E PRESTO GLI INQUIRENTI ANDRANNO IN LUSSEMBURGO...

Andrea Pasqualetto per il Corriere della Sera

MATTEO SALVINIMATTEO SALVINI
Sequestri sì ma senza mettere a repentaglio la sopravvivenza del partito. La Procura di Genova ha scelto la linea soft per rendere esecutiva l' ordinanza del tribunale del Riesame che ha disposto «il sequestro preventivo delle somme riferibili alla Lega Nord fino alla concorrenza di 48,9 milioni di euro».

Nessuna ricerca coattiva di denaro, dunque, nessun blitz di finanzieri nelle sedi del Carroccio. Si va verso una soluzione transattiva, della quale hanno discusso ieri i legali del partito, Giovanni Ponti e Roberto Zingari, con il procuratore aggiunto Francesco Pinto.

STEVE BANNON SALVINISTEVE BANNON SALVINI
L' idea è quella di preservare dignità politica e posti di lavoro della Lega e nel contempo recuperare il contante, considerato dal tribunale di Genova il frutto di una truffa allo Stato: rimborsi elettorali ottenuti da Camera e Senato nel triennio 2008-2010 grazie a rendicontazioni fasulle, cioè basate anche su spese che esulavano dall' attività politica.

Era la Lega di Umberto Bossi e del tesoriere Francesco Belsito, entrambi condannati in primo grado il 24 luglio del 2017 (con tre ex revisori dei conti) a risarcire in solido il Parlamento. Ma sull' ipotesi di «diluire» la restituzione dei fondi, la reazione di Salvini è drastica: «Macché rateizzazione, non posso rateizzare quello che non ho».

marcello foa salviniMARCELLO FOA SALVINI
Dopo vari ricorsi, la caccia ai soldi è ora diventata esecutiva. Per evitare il blocco del partito, si è pensato dunque a una sorta di rateizzazione del «dovuto», che fissi tempi e importi da versare, fino al raggiungimento dei 48,9 milioni di euro. «Ogni tre mesi, ogni sei mesi, non si sa ancora, è tutto da concordare», fanno sapere gli inquirenti. Il denaro finirà nel Fondo unico della giustizia, dove confluiscono le somme sotto sequestro.

MARCELLO FOAMARCELLO FOA
Un recupero che potrebbe durare anni, sul quale pende il processo d' appello che è in corso a Genova. Se ci sarà un' assoluzione le somme verranno restituite e tutto cadrà.
Se ci sarà una conferma della condanna si proseguirà con le acquisizioni. Non si tratta di una procedura speciale, nessuno sconto alla Lega, sottolineano in Procura. Questo tipo di transazione viene concordata spesso con le società private, per garantire gli stipendi dei dipendenti e altro, nel rispetto dei diritti garantiti dalla Costituzione.
bossi salvini maroniBOSSI SALVINI MARONI

Ora la palla passa alla segreteria politica della Lega.
Dopo l' approccio con i magistrati, gli avvocati sono tornati in via Bellerio per studiare una proposta concreta. E per preparare il ricorso contro l' ordinanza del Riesame. «Lo presenteremo in settimana», ha preannunciato l' avvocato Ponti. L' atto che intendono impugnare è quello dello scorso 5 settembre, quando i giudici hanno deciso di accogliere in pieno il principio dettato in precedenza dalla Cassazione: «Sequestrare (i 49 milioni, ndr) ovunque e presso chiunque siano custoditi».

UMBERTO BOSSI E BELSITOUMBERTO BOSSI E BELSITO
Fin qui, la vicenda sequestri legati ai procedimenti in corso. Ma Genova sta lavorando anche su un altro fronte, legato alle somme incassate «indebitamente». Si tratta dell' indagine per riciclaggio nata da una denuncia di Stefano Aldovisi, uno dei revisori dei conti condannati con Bossi e Belsito, che suggeriva di indagare su certi flussi di denaro che avrebbero svuotato le casse del partito. Presto gli inquirenti andranno in Lussemburgo. Ad attenderli c' è il fondo Pharus Management, nel quale pare siano finite delle somme provenienti dalla Sparkasse di Bolzano, banca che aveva rapporti con la Lega dell' epoca Maroni.

Fonte: qui

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