9 dicembre forconi: 03/05/19

martedì 5 marzo 2019

“NEL 1993 IL SISDE VOLEVA FAR EVADERE TOTÒ RIINA”

E’ LA RIVELAZIONE DEL PENTITO PASQUALE NUCERA AL PROCESSO “’NDRANGHETA STRAGISTA” CHE DESCRIVE UN PIANO STILE “EL CHAPO”: LA ’NDRANGHETA AVREBBE DOVUTO ASSOLDARE MERCENARI SERBI E UN PILOTA DI ELICOTTERO. CI SAREBBE STATA ANCHE UNA RIUNIONE, A MONTECARLO DOVE PEZZI INFEDELI DELLO STATO SI SAREBBERO INCONTRATI CON UN AGENTE LIBICO, IL FIGLIO DEL BOSS MICO LIBRI E VITTORIO CANALE, STORICO AMBASCIATORE DELLA COSCA DE STEFANO IN COSTA AZZURRA…

barillari toto' riinaBARILLARI TOTO' RIINA
Attraverso le cosche calabresi, il Sisde voleva fare evadere Totò Riina sei mesi dopo la sua cattura a Palermo nel gennaio 1993. A riferirlo è il pentito Pasquale Nucera, sentito ieri nel processo “’ndrangheta stragista” che vede imputati i boss Giuseppe Graviano e Rocco Filippone, accusati dell’attentato ai carabinieri Fava e Garofalo rientrante nelle “stragi continentali”.

Rispondendo alle domande del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, il collaboratore di giustizia descrive un progetto di evasione stile “El Chapo”: la ’ndrangheta avrebbe dovuto assoldare mercenari serbi e un pilota di elicottero.
TOTO RIINATOTO RIINA

Ci sarebbe stata anche una riunione, a Montecarlo dove pezzi infedeli dello Stato, già coinvolti nell’inchiesta sullo scandalo dei fondi neri del Sisde, si sarebbero incontrati con un agente libico, il figlio del boss Mico Libri e Vittorio Canale, storico ambasciatore della cosca De Stefano in Costa Azzurra. A quella riunione Pasquale Nucera non partecipò ma accompagnò proprio Vittorio Canale che, in quel periodo, lo stava ospitando a Nizza, nell’hotel “Panoramic”, “una vera e propria base per ‘ndrangheta e Cosa nostra”.

GIUSEPPE GRAVIANOGIUSEPPE GRAVIANO
Sono passati più di vent’anni da quando Nucera ha deciso di saltare il fosso facendo trovare, a largo delle coste calabresi, la nave militare “Laura C”, affondata agli inizi del Novecento con tonnellate di tritolo diventato poi l’arsenale della ’ndrangheta. Alcuni nomi non li ricorda. Altri invece ce l’ha impressi nella mente come quello di Licio Gelli conosciuto a Roma in un incontro organizzato per discutere dell’appalto sul doppio binario che collegava Reggio Calabria a Saline ioniche.

Quando il pm lo incalza rivive tutte le situazioni e incastra le circostanze come aveva già fatto davanti ai magistrati di Palermo e Firenze. Era il luglio 1993 quando – dichiara il pentito – si svolse una riunione in un albergo di Montecarlo”. A quell’incontro “c’era un agente libico e c’era Broccoletti, uomo dei servizi deviati”. Il nome di battesimo non lo fa, ma il riferimento è a Maurizio Broccoletti, l’ex direttore amministrativo del Sisde, allontanato nel 1991 dagli apparati di sicurezza e coinvolto nello scandalo dei fondi neri.
Maurizio BroccolettiMAURIZIO BROCCOLETTI

L’agente libico, invece, per il pentito Nucera è un personaggio che, “fino a 4 o 5 anni fa lavorava con il petrolio, la benzina di contrabbando che veniva venduta a parecchi distributori gestiti dalla ’ndrangheta e da cosa nostra”. “Ho accompagnato Vittorio Canale a quell’incontro in cui Broccoletti e l’agente libico lo avevano incaricato di organizzare l’evasione di Salvatore Riina dal carcere. – dichiara Nucera – Gli avevano dato una prima rata di acconto di 100mila dollari. Forse di più. Soldi che dovevano servire ad assoldare un gruppo di 20 mercenari e un pilota di elicottero”.

Questo compito spettava proprio a Pasquale Nucera perché era in contatto con i mercenari che nel 1991 avevano combattuto la guerra del Golfo. In Iraq, infatti, c’era pure il pentito: “Sono stato lì 22 giorni”. È per questo che – aggiunge – a me diedero l’incarico di gestire i rapporti con i mercenari che servivano per l’evasione di Riina”. Nucera fornisce i loro nomi: “Sono andato a Belgrado. Dovevano essere serbi. Gli dovevo presentare alcuni mercenari di Milosevic come Vinco, Machilla, Luis e Alain”.
Antonino ScopellitiANTONINO SCOPELLITI

I rapporti tra le cosche calabresi e quelle siciliane stanno dietro pure all’omicidio del giudice Antonino Scopelliti consumato nel 1991. La decisione di uccidere il magistrato, che in Cassazione avrebbe dovuto rappresentare l’accusa nel maxi-processo a Cosa Nostra, fu presa in un summit a Villa San Giovanni dove i boss calabresi incontrarono “il commercialista di Riina, Mandalari”, e un tale “Santoro”. In realtà, quest’ultimo era “Leoluca Bagarella”. Non ha dubbi il pentito Nucera: “’Ndranghetisti e massoni hanno deciso di eliminare il giudice Scopelliti”.

Fonte: qui

NON FATE SENTIRE AI NON LAUREATI DI MAIO E SALVINI QUELLO CHE HA DETTO IL CAPO DELLO STATO AD ALCUNI RAGAZZI IN VISITA AL QUIRINALE

“LE SCELTE POLITICHE SONO IMPEGNATIVE, COMPLESSE, NON POSSONO ESSERE ADOTTATE IN MANIERA APPROSSIMATIVA, SENZA APPROFONDITA PREPARAZIONE E STUDIO, NON POSSONO ESSERE PRESE PER ‘SENTITO DIRE’”

(ANSA) - "La politica è un'attività fortemente impegnativa che richiede una dedizione alle volte completa, perché le scelte politiche in un grande Paese come l'Italia sono impegnative, complesse, non possono essere adottate in maniera approssimativa, senza approfondita preparazione e studio, non possono essere prese per 'sentito dire'".

salvini mattarellaSALVINI MATTARELLA
Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella incontrando al Quirinale alcuni studenti delle scuole medie. Incontrando questa mattina al Quirinale alcune scolaresche delle scuole secondarie di primo grado il presidente Mattarella ha risposto ad alcune domande. Alla domanda: "Che cosa significa precisamente dire di una persona che è un politico?

DI MAIO SALVINI MATTARELLADI MAIO SALVINI MATTARELLA
Quali caratteristiche bisogna avere per intraprendere la carriera politica?", il capo dello Stato ha risposto: "la politica non è un mestiere. Se voi mi chiedeste qual è il mio mestiere, la mia professione, risponderei che ormai sono pensionato ma la mia professione è insegnare diritto all'università. Quello è il mio mestiere, il mio lavoro. L'impegno politico è una cosa in più, è un impegno aggiuntivo a quella che è la propria dimensione nella vita sociale. Non voglio dire che chi si impegna nell'attività politica, e quindi assume ruoli elettivi, possa farlo nei ritagli di tempo".
luigi di maio e matteo salviniLUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI

Perchè, ha aggiunto, "la politica è un'attività fortemente impegnativa che richiede una dedizione alle volte completa, perché le scelte politiche in un grande Paese come l'Italia sono impegnative, complesse, non possono essere adottate in maniera approssimativa, senza approfondita preparazione e studio, non possono essere prese per 'sentito dire'".

Fonte: qui



IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO NON HA CAMBIATO UNA COSA: LE SPESE! 
CONSULENTI E COLLABORATORI DELL'ESECUTIVO CONTE COSTANO CIRCA 7 MILIONI DI EURO, QUASI COME IL GOVERNO GENTILONI. SE NON FOSSE CHE MANCA ALL'APPELLO L'INTERO STAFF DI TONINELLI, CHE SEBBENE SIA UN GRANDE FAN DELLA TRASPARENTE, NON HA UN ELENCO CON GLI EMOLUMENTI. 
E POI C'È CHI NAVIGA IN ZONE GRIGIE…
Michele Sasso e Raphaël Zanotti per www.lastampa.it

Alla fine, il governo del cambiamento, non ha cambiato poi molto. Almeno dal punto di vista della spesa ministeriale. Consulenti e collaboratori dell’esecutivo Conte costano in totale qualcosa come 7 milioni di euro. Cifra non molto distante dagli 8 milioni del precedente governo Gentiloni. All’appello, però, manca l’intero staff del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli il quale, seppur esponente del M5S grande sostenitore della trasparenza, a nove mesi dall’insediamento è l’unico ministro a non avere un elenco facilmente accessibile di consulenti e collaboratori con relativi emolumenti.

Ci sono però anche ministeri con collaboratori che navigano in zone grigie più che trasparenti. Professionisti il cui compenso verrà individuato in un secondo tempo con apposito atto amministrativo (mai arrivato o mai pubblicato), consulenti per cui è indicato il trattamento fondamentale ma manca quello accessorio, compensi attribuiti genericamente ad altri settori della pubblica amministrazione senza che ne sia indicato l’ammontare. Insomma, a volte il palazzo di vetro appare piuttosto opaco.

Chi sono questi collaboratori dei ministri e come vengono scelti? Il loro curriculum è adatto al livello di competenza che viene loro richiesto per il ruolo che ricoprono? E come è possibile che ci siano ministeri che spendono più in comunicazione che in altri settori utili a far funzionare un ente complesso come un ministero? Abbiamo fatto un’analisi nel dettaglio. La prima puntata è dedicata ai due vicepremier vera anima dell’attuale governo: Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

Al Viminale grazie al Capitano
di maio e toninelli davanti all air force renziDI MAIO E TONINELLI DAVANTI ALL AIR FORCE RENZI
Con il loro leader Matteo Salvini al Viminale, Luca Morisi Andrea Paganella hanno dismesso i panni di imprenditori per indossare quelli di funzionari pubblici: il primo è consigliere strategico per la comunicazione mentre il secondo è capo della segreteria e della segreteria particolare del ministro. Salvini ha scoperto Morisi all’epoca della sua nomina a segretario della Lega, a dicembre 2013, e non avendo idea delle potenzialità del web si è affidato a lui che l’ha fatto diventare un fenomeno della comunicazione politica sui social con oltre 3 milioni di fan su Facebook.

Morisi e Paganella erano promesse della Lega. Negli Anni 90 furono eletti consiglieri provinciali a Mantova. Crescendo, il duo ha fatto della passione per il mondo di Internet e dei social network una professione ben retribuita: sono infatti titolari della piccola società, la Sistemaintranet, che lavora anche con la sanità lombarda. Nell’aprile del 2016 la nuova azienda sanitaria della Franciacorta le ha affidato la realizzazione del sito per 38.500 euro.
Alla guida dell’Asst (Azienda socio sanitaria territoriale) c’è Mauro Borelli, manager pubblico con tessera leghista in tasca che a dicembre 2011 avvertiva via mail gli altri direttori con lo stesso orientamento politico di effettuare un versamento di seimila euro al Carroccio. Non è però l’unica corsia preferenziale.

LUCA MORISILUCA MORISI
Nel 2011 sempre Borelli viene nominato direttore generale dell’Asl di Mantova e per la società di Morisi e Paganella i contratti diventano sempre più sostanziosi. Sotto la voce «implementazione e canone manutenzione software» ecco che i canoni schizzano da 17 mila euro del 2009 a 136 mila euro del 2015, un’impennata che moltiplica per otto gli introiti. Solo a Mantova, Sistema Intranet.com ha incassato appalti per 536.387 euro in sei anni. L’asse con la Sistema Intranet è così forte che in ogni Asl di assegnazione per Borelli c’è un appalto: per 3 anni a Lecco e anche qui c’è un contratto: «Affidamento sito internet» nel 2009 e poi negli anni successivi un canone per l’assistenza per un totale di 46.030 euro.

Ma non è tutto. Nella Asl di Cremona grazie al contratto «implementazione e canone manutenzione software» vengono versati quasi 260 mila euro. Alla guida c’è un altro manager leghista: Gilberto Compagnoni. Dall’Asl della Val Camonica appalti per altri 41.500 euro, da Monza e Brianza 78 mila euro in 8 anni. Una pioggia di denaro pubblico per Morisi e Paganella: dal 2010 al 2016 la società in nome collettivo (che non ha obbligo di bilancio) ha incassato un assegno da oltre 1 milione di euro. Tutto senza alcun bando di gara: sono tutti in affidamento diretto perché sotto la soglia dei 40 mila euro.

SALVINI LUCA MORISISALVINI LUCA MORISI
Grazie a Sistema Intranet arriva al Viminale anche Leonardo Foa, il figlio 24enne del presidente della Rai Marcello Foa. E’ in questa società che muove i primi passi nel 2017 come social media strategist fino al grande balzo nei palazzi della politica di Roma. Il sistema di propaganda di Salvini è perfettamente oliato. E ben retribuito. Il ministero dell’Interno spende 256 mila euro per l’ufficio stampa, quasi il doppio di quanto spendeva quando al dicastero c’era Marco Minniti. Curiosità: due dei tre collaboratori dell’area comunicazione di Minniti sono oggi con Salvini, anche se nella sua segreteria. Si tratta di Cristina Pascale Giuseppe Benevento.

Ma è tutto il dicastero a costare di più: 677mila euro con Salvini, 402mila con Minniti. Il ministro leghista ha meno uomini, ma meglio retribuiti. Non sembrano avere incarichi particolari se non collaborazioni, mentre con Minniti troviamo consiglieri per le tematiche relative al terrorismo e alla criminalità organizzata o per la cyber security assenti nello staff di Salvini. Nella squadra di quest’ultimo, ma questa volta a Palazzo Chigi come vicepremier, si trova anche Claudio D’Amico, consigliere per le attività strategiche internazionali.
leonardo foa salviniLEONARDO FOA SALVINI

L’ex parlamentare leghista ora assessore a Sesto San Giovanni (Milano) è la mente dell’avvicinamento di Salvini al partito di Putin «Russia Unita» nel 2014. Con questo ruolo, insieme al presidente dell’associazione Lombardia Russia, Gianluca Savoini, ha fondato la Orion, una società di Mosca che si occupa di consulenza alle imprese, come raccontato dalla Stampa. Pagati dalla presidenza del Consiglio si trovano anche Alessandro Amarodi,Lorenzo BernasconiSusanna CeccardiIva Garibaldi Paolo Visca. Non è dato sapere, per ora, quale sia il loro compenso.

Un milione e trecentomila euro per lo staff Di Maio
Nell’elenco dei 12 collaboratori del ministro per lo sviluppo economico Luigi Di Maio compare anche il nome di Sergio Bramini diventato famoso per un servizio Tv che l’ha fatto conoscere come «l’imprenditore fallito nonostante 4 milioni di euro mai pagati dallo Stato e sgomberato da casa».

SUSANNA CECCARDI E SALVINISUSANNA CECCARDI E SALVINI
Una vicenda nazionale che ha visto schierarsi a favore di Bramini anche Salvini e i parlamentari grillini e della Lega. Con il governo del cambiamento ecco che l’imprenditore brianzolo attivo nel settore dei rifiuti e nella costruzione di discariche è stato nominato «esperto per il supporto alla segreteria del ministro per questioni di deburocratizzazione della Pubblica amministrazione e supporto normativo con attenzione a piccole e medie imprese». Peccato che il fact-checking del mensile Altreconomia abbia raccontato una storia di imprenditore più complessa di quella della narrazione che ne hanno fatto i partiti al Governo. Bramini oggi percepisce 46.800 euro l’anno.

ENRICO ESPOSITOENRICO ESPOSITO
A ricoprire un ruolo nel delicato ufficio legislativo Di Maio ha scelto l’amico e compagno di Università Enrico Esposito che però, come raccontato dall’Espresso si è distinto per i tweet omofobi e sessisti che compiano sul suo profilo:

«Vladimir Luxuria? Dovrebbe stare in galera». Micaela Biancofiore? «Una mignotta in quota rosa». E poi una lunga sequenza di affermazioni sull’omosessualità di Dolce e Gabbana, sulla moralità della showgirl Melissa Satta e alcune tecniche per distinguere i veri uomini dai « ricchioni». La bufera che si è abbattuta su Esposito non sembra aver spaventato i due ex compagni di università. Entrato come vicecapo dell’ufficio legislativo, Esposito guadagnava 65.000 euro l’anno. Da qualche giorno è stato promosso a capo dello stesso ufficio. Tweet compresi.

enrico espositoENRICO ESPOSITO

Come vicecapo di gabinetto Di Maio ha scelto l’ex parlamentare Giorgio Girgil Sorial. Nato a Brescia, è figlio di genitori egiziani, tanto che è stato definito il deputato di seconda generazione. Nel 2014 ha accusato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di essere «un boia che ha messo una tagliola (voleva dire una taglia?) sulle opposizioni». A Montecitorio si è distinto per i suoi attacchi alle lobby e all’odiato Pd, tanto che sulla legge elettorale al grido di «Porcellini del porcellum che votate lo schifo della legge di stabilità: raccontate fregnacce». E’ in procinto di diventare l’uomo che curerà per il Mise tutte le crisi aziendali del Paese. Sul suo curriculum Sorial dichiara una laurea in ingegneria dell’informazione con un master in business administration al Trinity College di Dublino. Parla italiano e arabo. Compenso: 110.000 euro.
giorgio sorialGIORGIO SORIAL

Il Mise di Di Maio costa qualcosa di più di quello di Calenda: 485.000 euro contro 445.000. Anche il Lavoro ha una spesa maggiore: 311.000 euro contro i 147.000 dell’ex ministro Poletti. Di Maio può inoltre contare su 510 mila euro per i cinque collaboratori che lo aiutano come vicepremier. In tutto gli staff del leader politico dei Cinque Stelle valgono 1,3 milioni di euro. (CONTINUA)

Fonte: qui