9 dicembre forconi: 01/06/18

sabato 6 gennaio 2018

SACCHETTI: NON BISOGNA ESSERE POPULISTI PER CREDERE CHE LA LEGGE SIA UNA BOIATA

IL GIURISTA ED ECONOMISTA DARIO STEVANATO SI CHIEDE PERCHÉ OBBLIGARE I CLIENTI A COPRIRE I COSTI DEGLI IMBALLAGGI CHE FINO A IERI RICADEVANO SUI SUPERMERCATI. 

UNA RISPOSTA LOGICA NON C’È ...

RIVALSA OBBLIGATORIA DEL PREZZO DEI SACCHETTI PER LA SPESA: NON È UNA TASSA MA A CHE SERVE?
Dario Stevanato il suo blog, dariostevanato.blogspot.it

* Professore Ordinario di diritto tributario all'Università di Trieste e avvocato. Lauree in Economia (Venezia) e Giurisprudenza (Parma), Dottorato di ricerca (Roma La Sapienza)

sacchetti bio per la spesa 5SACCHETTI BIO PER LA SPESA 5
Contrariamente a quanto affermato da molti mezzi di informazione, quella sui sacchetti biodegradabili per l’ortofrutta non è una tassa o una misura tributaria, semmai una “prestazione imposta in base alla legge” (art. 23 Cost.).

Non è infatti prevista una destinazione dell’introito all’ente pubblico o il suo utilizzo per servizi pubblici: il prezzo dei sacchetti, da riaddebitare obbligatoriamente ai consumatori, va a formare i ricavi del rivenditore e non deve certo essere riversato all’erario.

E’ appunto un caso di prestazione patrimoniale imposta non avente natura tributaria: i consumatori rimangono incisi dalla rivalsa del prezzo dei sacchetti, subendo una decurtazione patrimoniale, ma lo scopo non risiede nel finanziamento della spesa pubblica né sta a fronte di un servizio pubblico reso al singolo (come appunto accade nelle “tasse”). Si tratta semmai di una componente del prezzo dei beni acquistati dai consumatori di alimenti, che anziché essere lasciata al funzionamento delle logiche del mercato è oggetto di una norma imperativa.

L’art. 9-bis della L. 123/2017 opera in due direzioni.
SACCHETTI DI PLASTICA BIODEGRADABILISACCHETTI DI PLASTICA BIODEGRADABILI
Da un lato vieta l’utilizzo dei normali sacchetti di plastica per confezionare gli alimenti, consentendo soltanto l’uso di sacchetti ultraleggeri di plastica biodegradabile per la pesatura di frutta, verdura, pane, etc.
Dall’altro vieta però ai rivenditori di distribuire gratuitamente i sacchetti biodegradabili (gli unici utilizzabili dal 1.1.2018) e impone che gli stessi siano pagati dai consumatori, visto l’obbligo di rivalsa che dovrà risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti imballati.

Curiosamente, non si prevede la rivalsa sui consumatori del “costo” di acquisto dei sacchetti sopportato dal rivenditore, ma la separata indicazione del "prezzo di vendita per singola unità”, il che rende legittima sia l’applicazione un ricarico che - direi - una vendita dei sacchetti sottocosto (che non sarebbe equivalente a una "distribuzione a titolo gratuito”).
DARIO STEVANATODARIO STEVANATO

Ma qual è la finalità della norma? Pare sia quella di sensibilizzare i consumatori sui “costi sociali” dell’utilizzo di materiali inquinanti (anche i sacchetti biodegradabili contengono plastica e comportano costi di smaltimento), ma logica vorrebbe che la prospettiva del pagamento inducesse i consumatori a usare materiali alternativi per gli imballaggi, ipotesi che appare per ora abbastanza incerta (uso di imballaggi in carta? o che altro?), e comunque non facilmente gestibile da rivenditori e consumatori.

Il pagamento dei sacchetti di plastica da parte dei consumatori avrebbe un senso se servisse a scoraggiare l’uso di materiali inquinanti, per favorire altri materiali più ecosostenibili, ma fino a quel momento appare una misura davvero singolare, utile solo a irritare l’opinione pubblica, che ha la sensazione di pagare un balzello aggiuntivo.

Far pagare le esternalità negative delle produzioni o dei consumi inquinanti, come nelle imposte pigouviane, ha un senso quando l’onere è posto a carico di chi è responsabile dell’inquinamento, ma nel caso dei sacchetti per gli alimenti i consumatori non sono responsabili di alcunché, non avendo alternative plausibili di confezionamento né trattandosi di consumi voluttuari o superflui da cui ci si può astenere.

SACCHETTI DI PLASTICA BIODEGRADABILISACCHETTI DI PLASTICA BIODEGRADABILI
Inoltre, la rivalsa ha il solo effetto di manlevare dal costo i rivenditori di alimenti (integrando i loro ricavi), cioè proprio i soggetti che esercitano l’attività lucrativa che impone oggettivamente l’uso dei sacchetti per la spesa, e che potrebbero ricevere un indebito arricchimento dalla rivalsa, nella misura in cui il costo dei sacchetti fosse già compreso nei prezzi delle merci, che dubito saranno ritoccati al ribasso per tener conto dell’obbligo di rivalsa analitica in vigore dal 1° gennaio.

Questa misura non è invece di per sé in grado - come si è sospettato -  di favorire le imprese operanti nel settore dei sacchetti biodegradabili, che semmai sono favorite dall’aver messo fuori legge i sacchetti di plastica tradizionali o altri materiali non consentiti: la produzione di queste imprese sarebbe infatti attivata allo stesso modo anche senza obblighi di rivalsa sui consumatori dei costi dei sacchetti della spesa, cioè anche qualora questi costi restassero a carico dei rivenditori (salvo comunque traslarli a valle inglobandoli forfettariamente nei prezzi al dettaglio delle merci).

sacchetto bioSACCHETTO BIO
La singolarità e le perplessità sugli effetti della misura mi sembrano infine accentuate da un’altra considerazione: perché introdurre una norma dirigistica che interviene in un rapporto interprivatistico, riguardante le decisioni dei supermercati e rivenditori in genere di traslare sul prezzo dei prodotti il costo di un particolare tipo di imballaggi (sacchetti ultraleggeri per il confezionamento di alimenti sfusi da pesare), peraltro poco inquinanti e tendenzialmente privi ad oggi di plausibili alternative, quando invece nel caso dei numerosissimi prodotti già confezionati che utilizzano imballaggi in plastica il costo ad essi relativo non è separatamente evidenziato e dunque il consumatore non ne è consapevole?

Fonte: qui

TAGLIO DEL NASTRO DELLA METRO C NEL GIORNO DELLE ELEZIONI!


COSÌ PUÒ AGGIRARE IL SILENZIO ELETTORALE E FARE UN SPOT AL MOVIMENTO 

DOPO LA RICHIESTA DEL RITO IMMEDIATO PER ALLUNGARE IL SUO PROCESSO, UN’ALTRA MOSSA DA FURBA POLITICA PRIMA REPUBBLICA: HA ORDINATO A ROMA METROPOLITANE DI SBRIGARSI, A TUTTI I COSTI

Giovanna Vitale per  http://roma.repubblica.it/

Un bel taglio del nastro proprio il 4 marzo. A urne appena aperte. È l’ultima trovata della sindaca Virginia Raggi per tirare la volata al “ suo” Movimento. Un gigantesco spot elettorale per dimostrare alla città e al mondo, specie quello grillino chiamato a votare in massa, che l’amministrazione di Roma è tutt’altro che inefficiente.
virginia raggi in metroVIRGINIA RAGGI IN METRO

E così, dopo il giudizio immediato chiesto per evitare ai 5S di scalare Palazzo Chigi con la zavorra della sindaca- simbolo alla sbarra per falso, l’inquilina del Campidoglio ha fatto un’altra pensata: inaugurare la stazione San Giovanni della metro C, una delle grandi incompiute d’Italia, la prima domenica di marzo. Nel giorno fissato per rinnovare Regione e Parlamento. 

Un altro tassello del piano Casaleggio- Di Maio: utile stavolta a smentire le accuse d’incapacità che gravano sulla giunta comunale.

La corsa è già cominciata, la scommessa — vista la ristrettezza dei tempi — ha il sapore dell’azzardo. Ma la sindaca, insieme all’assessora alla Mobilità Linda Meleo, non vogliono sentire né ragioni né scuse. E hanno ordinato a Roma Metropolitane, la società in house che funge da stazione appaltante e ha per mission proprio la realizzazione della linea verde, di fare l’impossibile per centrare l’obbiettivo. Anche a costo di lavorare giorno e notte, di rinunciare a ferie e riposi, di fare straordinari, pressioni e carte false.

virginia raggi in metroVIRGINIA RAGGI IN METRO
L’idea è balenata il 2 gennaio, allorché il Consorzio Metro C ha ufficialmente comunicato a Roma Metropolitane di aver completato tutte le attività a carico dei costruttori. In quel momento da Palazzo Senatorio è partito l’input a fare in fretta, a scegliere ogni scorciatoia praticabile per confezionare il prezioso regalo elettorale. E pazienza se questa estate la sindaca aveva annunciato l’apertura della stazione prima per l’autunno, poi per fine anno, infine per metà febbraio: ora l’essenziale è non tardare un giorno di più.

virginia raggi in metroVIRGINIA RAGGI IN METRO
Perciò gli uomini di Roma Metropolitane si sono messi all’opera: hanno trasmesso tutti i documenti alla Commissione Sicurezza ( presso il ministero dei Trasporti) per la verifica tecnico- gestionale della tratta e l’emissione dell’obbligatorio nulla-osta di sicurezza. Un lavoro complesso che, salvo esame sprint, non si concluderà prima di fine mese. Nel frattempo, però, per bruciare i tempi, verrà chiesta alla Commissione di Collaudo presieduta da Andrea Monorchio la consegna anticipata della tratta.

Solo una volta che il nulla-osta sarà arrivato Atac potrà avviare il pre- esercizio: passaggio necessario per testare che tutto funzioni per il meglio. Finora questa attività non è mai durata meno di 45 giorni. Ma così si rischierebbe di sforare la fatidica data. Allora ecco l’ultima forzatura: accorciare, fino a dimezzarli, la durata del pre- esercizio Atac. E poco importa se dopo il servizio ne risentirà. Il regalo a Di Maio, per Raggi, è più importante.

Fonte: qui


Metro C slitta alla seconda metà di marzo 2018 l’apertura di San Giovanni

E un'autorizzazione mancante dal Comune rischia di compromettere l'apertura già slittata

Redazione - 18 dicembre 2017
La fermata San Giovanni della metro C non aprirà prima della seconda metà di Marzo. La notizia era nell’aria da tempo, anche perché l’assessore alla Mobilità del Comune di Roma, Linda Meleo, aveva annunciato l’apertura della stazione a dicembre 2017. A dicembre ci siamo ma la stazione non aprirà, come ci dimostra il fatto che ormai la consegna dell’infrastruttura ad ATAC ha abbondantemente superato la data prevista del settembre 2017  con il rischio serio ed assurdo che la stazione entri in funzione ad un anno esatto dall’apertura straordinaria al pubblico del primo aprile 2017. Un anno intero per aprire una stazione completa, considerata “quasi finita” già nel 2015.

È bene rifare qualche passo indietro: nel settembre del 2015 Paolo Omodeo Salé, allora amministratore di Roma Metropolitane, affermò che l’apertura di San Giovanni per “il cronoprogramma è nel 2018, se poi la politica vorrà dare opportunità di aprire san Giovanni prima noi ci adegueremo”. Salè si riferiva all’opportunità di poter aprire la stazione anche senza il tronchino del pozzo di via Sannio, che si prevedeva sarebbe stato completato proprio nel 2018, permettendo alla linea di fornire una frequenza a 6”, un minuto in meno di quella prevista senza il tronchino. Frequenza comunque sia impossibile da raggiungere per l’esiguità del parco rotabile. Da allora si sono avvicendate decine di dichiarazioni su possibili attivazioni precedenti al 2018, in ultima battuta quelle dell’amministrazione grillina, che dichiarava trionfante l’apertura della stazione nell’ottobre di quest’anno. Dichiarazioni avventate.

Più stupefacente ancora è che il tronchino di via Sannio è lungi dall’essere completato: quindi si è raggiunto il 2018 per aspettare un tronchino che nel 2018 non sarà completato! Perciò la linea sarà aperta senza il tronchino, e di conseguenza verrà aperta nello stesso identico modo con cui si sarebbe potuta aprire fin dai primi mesi del 2016, con frequenze non inferiori ai 7 minuti nella tratta Alessandrino-San Giovanni e 14 minuti sulla Pantano-San Giovanni. Di tutto ciò trarrà vantaggio esclusivo il contraente generale, che ha potuto allentare il ritmo lavori sulle rifiniture di San Giovanni e delle prove funzionali, che hanno costretto il 16 ed il 17 dicembre 2017, all’ennesimo stop della linea nonché ad un ulteriore prosecuzione al 23 dicembre della chiusura anticipata alle 20:30.
Pasquale Cialdini, durante l’audizione del 15 dicembre 2017 alla commissione Mobilità di Roma Capitale ha informato: “È in corso il collaudo statico della stazione di San Giovanni, e quello parallelo della stazione della linea A. Sono poi in corso i collaudi specifici di vario genere. Abbiamo fatto un patto di acciaio per aprire tra fine febbraio e inizio marzo. Ma l’apertura dipende anche da Ustif, commissione sicurezza e Regione Lazio”.“
Un’autorizzazione mancante dal Comune che rischia di compromettere l’apertura già slittata
Secondo quanto riporta “La Repubblica”, “per aprire la stazione di San Giovanni occorre completare il collaudo tecnico-amministrativo della linea che parte da Montecompatri. Per ottenerlo, bisogna che il quadro economico sia quello finale, comprensivo di tutti gli aggiustamenti intervenuti in corso d’opera”. Ma qualcosa ancora manca. “E’ da fine luglio che il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) sollecita Virginia Raggi ad autorizzare la rimodulazione delle risorse all’interno del quadro economico per la costruzione della metro C, già a suo tempo approvato per consentire il completamento dei lavori sino al Colosseo. E sono cinque mesi che dal Campidoglio tutto tace”.
“Lo Stato, che finanzia l’opera per il 70%, attraverso il ministero delle Infrastrutture ha detto sì; idem la Regione; da Palazzo Senatorio invece nessuna risposta. Un silenzio che rischia di allungare i già biblici tempi di realizzazione della linea. E persino di compromettere l’apertura della stazione San Giovanni, già slittata da fine anno a metà marzo e a questo punto tornata in forse”.
 Per procedere, infatti, è necessario l’ok di tutti e tre gli enti finanziatori: se ne manca uno, non se ne fa nulla. Risultato? “L’amministrazione 5S – vuoi per immobilismo, vuoi per disattenzione, vuoi per faide interne sull’infrastruttura tra le più strategiche per la città – rende di fatto impossibile questo passaggio fondamentale, che avrebbe scongiurato un ormai probabile blocco dei cantieri”.
In cosa consiste la rimodulazione delle risorse? Si tratta di un’operazione che “a saldo zero, che non comporta alcun aggravio di costi, bensì un semplice spostamento di somme in precedenza accantonate e poi però non spese. Ad esempio quelle relative agli imprevisti, che magari su una tratta non si sono più verificati come invece programmato, facendo “avanzare” importi per decine di milioni da impiegare su altre tratte più complesse. Una procedura persino banale, che tuttavia senza l’ok del Campidoglio non si può approvare”.

Fonte: qui

MA QUALE INTELLIGENZA ARTIFICIALE ...

NON SOLO IL CAPO DI INTEL HA VENDUTO AZIONI PER 24 MILIONI BEN SAPENDO DELLA FALLA DEI SUOI PROCESSORI (IERI IL TITOLO È CROLLATO DEL 5,5% QUANDO SI È DIFFUSA LA NOTIZIA), MA PER ANNI HA USATO METÀ DEGLI UTILI PER RICOMPRARE AZIONI PROPRIE, POMPARNE IL VALORE E COPRIRE I MANAGER DI STOCK OPTION 

ECCO CHE FARE COI VOSTRI TELEFONI, MAC E PC

1. LE STRANE VENDITE DEL MANAGER INTEL
Federico Fubini per il Corriere della Sera

Il mese scorso Forbes ha messo in copertina Brian Krzanich, per una buona ragione: Intel, l' azienda della quale è amministratore delegato dal 2013, era stata selezionata come la più «giusta» degli Usa. Fra le motivazioni «il rispetto dei clienti, la qualità del prodotto e altre priorità del pubblico» (fra le quali l' attenzione per gli azionisti).

il ceo di intel brian krzanichIL CEO DI INTEL BRIAN KRZANICH
Anche questo mese invece Forbes si è occupato di Krzanich, ma per un altro motivo: il manager ha venduto azioni e stock option di Intel per 24 milioni di dollari a novembre, sapendo bene che stava per emergere un problema molto serio sui suoi microchip. Ieri poi quando il caso è esploso, Intel sul mercato di New York ha perso fino al 5,5%. L' azienda ha difeso il suo amministratore delegato: l' operazione era già programmata e comunicata formalmente da ottobre, per evitare i sospetti di insider trading; ma anche allora Krzanich sapeva da mesi ciò che milioni di azionisti e miliardi di clienti di Intel hanno scoperto solo ieri.

La Securities and Exchange, il regolatore di Borsa americano, per il momento non commenta. Krzanich è un ingegnere chimico californiano di 58 anni, entrato in Intel quando ne aveva 24 per lavorare in una fabbrica di microprocessori. È un appassionato di elettronica senza eccessi conosciuti, una famiglia stabile, e un certa dose di coraggio civile: l' estate scorsa ha sostenuto i diritti dei transgender prima e dopo che Donald Trump li bandisse dall' esercito; soprattutto, in agosto è stato uno dei primi capi-azienda americani a dimettersi dal Consiglio pe r l' industria della Casa Bianca quando il presidente ha evitato di condannare chiaramente un corteo di razzisti e neonazi a Charlottesville, in Virginia.

BRIAN KRZANICH INTELBRIAN KRZANICH INTEL
Deciderà la Sec se Krzanich ha violato la legge per aggiungere qualche milione (o centinaia di migliaia di dollari) al suo compenso annuo da 19,1 milioni. Già molto chiaro però è che Intel, e le scelte del suo manager, sono un sintomo dei tempi in un senso più ampio e forse più sconcertante.

Questa azienda che ieri ha dovuto ammettere uno scompenso in un suo prodotto di base, è la stessa che ha speso 24,7 miliardi di dollari nel riacquisto di azioni proprie negli ultimi cinque anni (2017 escluso). In altri termini, per tenere artificialmente alto il prezzo del titolo (e il valore delle stock option dei manager) ha bruciato una somma pari a quasi metà degli utili netti dello stesso periodo: finanza impiegata per la finanza.

Nessuno oggi può dire se il gruppo avrebbe reso i suoi microchip più sicuri, se solo avesse investito di più in ricerca e sviluppo e qualcosa di meno per tenere alto il proprio stesso titolo in Borsa. Di certo però maggiori risorse dedicate al prodotto - anziché alle stock option - avrebbero ridotto le probabilità del fallimento tecnico colossale emerso ieri. 

Per ora ne pagheranno le conseguenze i miliardi di utilizzatori di computer o smartphone che non sanno più se possono fidarsi dei loro strumenti.

microprocessore intel microchipMICROPROCESSORE INTEL MICROCHIP
Del resto anche in Intel è molto visibile un aspetto del legame perverso, per niente raro a Wall Street, fra riacquisti di azioni e compensi dei manager: quei 24,7 miliardi spesi per eliminare azionisti dal mercato, premiando così i soci esistenti con dividenti più alti, non è servito poi a molto. È stato certo un propellente per la corsa sui listini, con l' esplosione del 112% del titolo dal 2013 malgrado un utile netto stabile un po' in calo. Eppure quell' operazione ha ridotto il numero delle azioni in circolazione di poco più della metà di quanto sarebbe stato lecito attendersi, data la spesa.

La ragione è che nel frattempo ne sono state emesse in numero enorme per remunerare il consiglio, l' intera struttura di vertice e l' amministratore delegato. Salito del 30% quest' anno, il compenso annuo di Krzanich oggi vale 207 volte quello medio di un ingegnere di software dell' azienda e 393 volte quello di un operaio specializzato. Ma più di 10 miliardi in riacquisto delle azioni sono andati a nutrire questo ingranaggio piramidale fondato sulle stock option. Il resto, inclusa la più grossa falla informatica della storia, viene dopo.


2. FALLA PROCESSORI, APPLE E MICROSOFT CORRONO AI RIPARI
microchip amdMICROCHIP AMD
 (ANSA) - Dopo la notizia sulla vulnerabilità che affligge i processori, Apple e Microsoft corrono ai ripari. Microsoft ha aggiornato Windows 10 e sta lavorando per proteggere anche i tablet a marchio Surface. Apple ha già aggiornato il sistema operativo di computer e iPhone, e ora si prepara a tutelare il browser di navigazione Safari. In una pagina di supporto del suo sito, Apple spiega di aver risolto il problema "Meltdown", cioè una delle due falle scovata dai ricercatori, che si annida solo nei processori Intel.

La protezione è stata distribuita agli utenti con le ultime versioni dei sistemi operativi di iPhone e iPad, computer Mac e Apple Tv, mentre l'Apple Watch, dice la compagnia, non è coinvolto. Gli aggiornamenti, evidenzia, "non hanno comportato riduzioni misurabili delle performance" dei dispositivi. Per l'altra falla, "Spectre", che interessa anche i chip di Amd e Arm, "nei prossimi giorni rilasceremo un aggiornamento di Safari", dice Cupertino.

Ma le contromisure non finiscono qui: "Continueremo a sviluppare mitigazioni all'interno del sistema operativo per Spectre, e le distribuiremo nei prossimi aggiornamenti" dei sistemi operativi, incluso quello di Apple Watch. Microsoft, da parte sua, dopo aver aggiornato Windows 10 ha annunciato l'arrivo di update volti a proteggere i dispositivi Surface da Meltdown e Spectre. Martedì prossimo, inoltre, dovrebbe arrivare l'aggiornamento per i sistemi operativi più vecchi, Windows 7 e 8.


3. FALLE NELLA SICUREZZA DEI PROCESSORI A RISCHIO COMPUTER E SMARTPHONE
arm processoreARM PROCESSORE
Carola Frediani per la Stampa

Due grosse falle di sicurezza sono rimaste per anni nascoste nel modo in cui sono progettati i processori della maggior parte dei computer.

Due vulnerabilità diffuse su un numero enorme e non facilmente quantificabile di pc, smartphone e server, che potenzialmente permettono a un attaccante di accedere a password o altri contenuti sensibili conservati nella memoria di sistema del dispositivo. Il 2018 è iniziato così, coi ricercatori di sicurezza tirati giù dal letto per cercare di mettere una pezza su una delle crisi informatiche più ampie degli ultimi tempi. In realtà le aziende interessate ci stavano lavorando da mesi in gran segreto, dopo le prime segnalazioni ricevute. Ma la notizia è trapelata prima del tempo: di qui la corsa degli ultimi giorni.

Così, dopo anni a parlare di svariate vulnerabilità a livello software, l' hardware si è preso la sua rivincita, mostrando come una falla a livello di progettazione dei processori possa diventare una voragine. Perché i sistemi vulnerabili sono innumerevoli.

Perché queste falle sono lì latenti da anni. Perché l' hardware complica tutto. Per dirla con le indicazioni di uno degli organi di risposta alle emergenze informatiche negli Usa, il Cert del Software Engineering Institute, il vero rimedio è uno solo: la sostituzione dei processori. Verdetto brutale, anche contestato, ma per dire che la situazione è complessa.

MICROCHIPMICROCHIP
Difficilmente vedremo un richiamo di milioni di computer da parte dei produttori. Che anzi fino a ora nicchiano e minimizzano.

Mentre chi produce software e sistemi operativi sta cercando di sfornare aggiornamenti in grado di chiudere o aggirare alcuni di questi problemi. Ma andiamo con ordine. La prima vulnerabilità, battezzata Meltdown da Google, dalla società Cyberus e dall' Università di Graz, è presente su gran parte dei chip Intel a partire dal 1995. 

La seconda, definita Spectre (trovata da Google e vari ricercatori universitari), su quasi tutti i processori Intel, Amd, Amr, e in generale su quasi ogni moderno processore degli ultimi anni. La dimensione del problema è enorme, ma c' è almeno un dato positivo: le falle più sfruttabili (Meltdown) si possono chiudere con aggiornamenti software; mentre quelle che non si risolvono a breve (Spectre) non sono così facili da usare.

Insomma, gli attacchi sono seri, ma come scrive il ricercatore Martijn Grooten, il loro impatto futuro è difficile da prevedere.
iphone xIPHONE X
Perché sicuramente nelle prossime settimane ci sarà chi troverà modi nuovi per sfruttare queste vulnerabilità. E tuttavia, leggere pezzi arbitrari di memoria, come permesso da queste falle, non si traduce così automaticamente in un' arma; soprattutto è difficile farlo su larga scala. A rischio per ora sembrano essere soprattutto le infrastrutture che offrono servizi cloud.

Per gli utenti normali, l' attacco più preoccupante potrebbe avvenire tramite browser. La fondazione Mozilla ha infatti confermato che Meltdown e Spectre possono essere sfruttate attraverso alcune righe di codice (JavaScript) inserite in un sito web.

Per cui basta che un utente col computer vulnerabile visiti quelle pagine ed ecco che un attaccante potrebbe estrarre informazioni riservate che siano elaborate in quel momento dal suo pc. Per questo chi sviluppa browser è corso subito ai ripari. Mozilla ha mitigato l' attacco in Firefox, così come Microsoft con Edge e Internet Explorer 11. Chrome, il browser di Google, conterrà un importante aggiornamento a partire dal 23 gennaio. Poi ci sono i sistemi operativi: Microsoft ha già una «pezza» per Windows 10, altre versioni saranno aggiornate il 9 gennaio. MacOS di Apple dovrebbe avere avuto già alcuni aggiornamenti. Le distribuzioni Linux stanno correndo ai ripari.
Agli utenti dunque per ora non resta che aggiornare.

Fonte: qui

ROMA, SOSPESO IL PROFESSORE DEL LICEO TASSO, LA STUDENTESSA CHE LO HA DENUNCIATO PER MOLESTIE SESSUALI

"CREDO VOLESSE METTERSI CON ME. E' ARRIVATO A SCRIVERMI 200 SMS IN UN GIORNO. SE NON MI FACEVO VIVA IMPAZZIVA: "COSA STAI FACENDO, PERCHÉ NON RISPONDI?" 

“NEI MESSAGGI PARLAVA DI SESSO, ORGASMI E VIAGRA” 

STUDENTI IN RIVOLTA: NON LO VOGLIAMO PIÙ

Valentina Santarpia per il Corriere della Sera

Messaggi inequivocabili, atteggiamenti inaccettabili, al punto che all' ufficio scolastico regionale nel leggere quelle pagine hanno pensato che il prof fosse «impazzito»: anche la relazione ispettiva del ministero dell' Istruzione non lascerebbe dubbi sul comportamento di Maurizio Gracceva, il professore di filosofia e storia del liceo Tasso di Roma indagato per molestie nei confronti delle sue allieve.

Tant' è vero che il docente è stato sospeso dal servizio: il provvedimento cautelativo, notificato tra ieri e oggi, entro 10 giorni dovrà essere confermato dal dirigente dell' Ufficio scolastico regionale (Usr) del Lazio, Gildo De Angelis. Che anticipa: «Certo che lo confermerò. Andrò avanti, non mi sembra ci siano dubbi su quello che è successo».

Nonostante lo sdegno per le segnalazioni arrivate già a settembre, De Angelis e il suo staff sono stati attenti a seguire la procedura corretta per evitare che un giudice potesse poi ricusare il provvedimento. Così, in attesa dell' ispezione del Miur, il dirigente scolastico Paolo Pedullà ha spostato il prof in un' altra sezione.

A novembre l' ispettrice - è stata scelta una donna per facilitare i contatti con le ragazze coinvolte - ha iniziato a raccogliere testimonianze, e il 20 dicembre ha consegnato una fitta documentazione al direttore dell' Ufficio scolastico regionale. La stessa allegata al provvedimento di sospensione. «Ho letto quello che raccontano le ragazze, le trascrizioni dei messaggi... impossibile credere che una persona così rispettabile, di una certa età, sposato, abbia fatto tutto questo», commenta De Angelis. A lui toccherà portare avanti la delicatissima questione nei prossimi mesi.

SCUOLA PROFESSORE FILOSOFIA 1SCUOLA PROFESSORE FILOSOFIA 1
Dopo la conferma della sospensione, il professore potrà presentare le sue controdeduzioni e il direttore avrà 120 giorni per stabilire la sanzione disciplinare: si va dal richiamo al licenziamento, ma in questo caso l' iter sembra chiaro. «Se non si dimetterà per andare in pensione dal 1° settembre, come sembra intenzionato a fare, dovrò licenziarlo», annuncia. La strada che preferirebbe seguire l' Usr è quella della moral suasion : evitare clamori, anche per le famiglie coinvolte, e accompagnarlo alla pensione. Nonostante studenti e famiglie non lo vogliano più a scuola, il professore ha anticipato che il 12 gennaio, quando sarà ascoltato dal pm Francesca Passaniti, spiegherà che si è trattato di un «grande equivoco». Preoccupato Mario Rusconi, Associazione presidi: «Serve un codice deontologico per chi opera a scuola».

2. LA PRIMA A DENUNCIARE
Erica Dellapasqua per il Corriere della Sera

MESSAGGI SMSMESSAGGI SMS
«Le alunne coinvolte sono almeno una decina. Mi mostrava i loro messaggi: già prima del Tasso, in altre scuole, aveva avuto storie, incontri e non solo parole».
È maggiorenne ma, comprensibilmente, vuole restare anonima la ragazza che per prima ha denunciato Maurizio Gracceva, il professore di storia e filosofia dello storico liceo Tasso adesso accusato di molestie.

Al Tasso chi lo sapeva?
«Il mio migliore amico ha stampato tutti gli sms che mi aveva inviato e li ha portati al preside. Lo sapevano anche gli insegnanti: era già stato richiamato anche prima della mia denuncia, gli altri prof lo controllavano».

Perché alunne e professore si scambiano il numero di cellulare?
«Per motivi scolastici, c' era la scusa di condividere un libro. Diceva "ti lascio il mio numero così stasera mi ricordi che domani devo portartelo" e cominciava la conversazione. Lui si è sempre vantato di avere un rapporto amichevole coi suoi alunni, aperto. È convinto che lo adoriamo e per questo anche dopo aver saputo della denuncia, ha avuto la faccia tosta di ripresentarsi a scuola».

messaggi hot sui cellulariMESSAGGI HOT SUI CELLULARI
Quando hai avvertito che stava superando il confine?
«È un uomo colto, dai modi affascinanti, forse all' inizio io ho sbagliato a dargli corda ma pensavo mi volesse bene, c' era anche la prospettiva di scrivere un libro a quattro mani e non volevo rovinare tutto.

Poi ha cominciato a fare battute pesanti. Nei messaggi parlava di sesso, orgasmi e viagra. E quelli erano i suoi modi. Chiamava le ragazze alla cattedra e le faceva sedere vicine a lui. Se non gli stavi simpatica dava brutti voti: con me è successo, dopo il mio rifiuto raccontava anche agli altri prof che non ero più brava come prima».

Due anni così?
MESSAGGINIMESSAGGINI
«No, quando è arrivato io e le mie amiche, che adesso sono anche le mie testimoni, eravamo in prima liceo, non capivamo davvero quel genere di atteggiamenti. La situazione cambia tra maggio e luglio (del 2017, ndr ), 2.600 messaggi che adesso sono a disposizione della Procura. E se non mi facevo viva impazziva, alzava i toni: "Cosa stai facendo, perché non rispondi?". Ad agosto, durante la pausa estiva, ha cominciato a tartassare una mia amica perché voleva che tornassi a rispondergli ai messaggi, diceva che l' avevo illuso, credo volesse mettersi con me, era capace di inviare duecento sms in un giorno. Poi a settembre, col rientro a scuola, la situazione è precipitata».

Che cosa è successo?
«Io ho sempre avuto la media del 9 e invece non andava più bene niente. Diceva "quanto sei peggiorata". Ho sostenuto un' interrogazione su Kant di due ore mentre lui continuava a farmi perdere il filo. E fuori dalla classe fissava me e il mio ragazzo in modo inquietante. A quel punto l' ho detto al mio migliore amico e il caso è scoppiato: abbiamo mostrato i messaggi al preside e il 12 ottobre ho presentato denuncia».

Perché parli di un caso non isolato?
«Perché lui stesso mi raccontava delle altre sue ragazze, alunne anche di altre scuole. Le sceglieva fragili, timide, forse per evitare che parlassero. Faceva tanti regali: libri, un disegno, una collana».

messaggi hot sui cellulariMESSAGGI HOT SUI CELLULARI
Se tornasse a scuola?
«Se prova a mettere piede al Tasso ci saranno le barricate».

Fonte: qui

IL TRIBUNALE DI ROMA ACCOGLIE LA RICHIESTA DI GIUDIZIO IMMEDIATO AVANZATA DALLA SINDACA DI ROMA E FISSA LA PRIMA UDIENZA DEL PROCESSO AL PROSSIMO 21 GIUGNO

NICCOLÒ GHEDINI: “SE HA RINUNCIATO ALL’UDIENZA NON DEV’ESSERE MESSA BENE. SE SEI CONVINTO DI AVERE L’EVIDENZA DELL'INNOCENZA FAI L’UDIENZA PRELIMINARE, TI GIOCHI LE TUE CARTE E PUNTI A ESSERE PROSCIOLTO…”

1 - IL TRIBUNALE ACCOGLIE LA RICHIESTA DELLA RAGGI
virginia raggiVIRGINIA RAGGI
Edoardo Izzo per www.lastampa.it

Il tribunale di Roma ha accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi ed ha fissato la prima udienza del processo al prossimo 21 giugno. Un risultato importante per il Movimento 5 Stelle in chiave elettorale: la Raggi infatti non sarà costretta a presentarsi in aula il prossimo 9 gennaio all’udienza preliminare e soprattutto non si ritroverà alla sbarra come imputata durante le prossime elezioni politiche previste per il 4 marzo. 

la sindaca di roma virginia raggi (3)LA SINDACA DI ROMA VIRGINIA RAGGI (3)
Ed è stato proprio quest’ultimo punto a pesare più di tutti sulla scelta processuale della Raggi e dei suoi legali, gli avvocati Alessandro Mancori e Emiliano Fasulo, che - di concerto con lo staff dei 5 Stelle - hanno preferito allungare i tempi per non favorire gli avversari politici di Luigi di Maio, candidato premier del Movimento. Altro vantaggio sarà inoltre diversificare la posizione della sindaca da quella di Raffaele Marra che sarà invece in aula il 9 gennaio prossimo. 

La Raggi è accusata di falso documentale: mentì all’Anticorruzione del Comune di Roma - secondo la procura di Roma - riguardo al caso di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele. Marra senior da vigile urbano graduato fu promosso a capo del dipartimento turismo del Comune con un incremento di stipendio pari a 20 mila euro. 

RAFFAELE MARRARAFFAELE MARRA
E l’accusa alla Raggi è relativa precisamente alle dichiarazioni all’Anac comunale, in cui il ruolo di Raffaele Marra era definito «di mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte, senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisionali». 

Una ricostruzione che secondo il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Francesco Dall’Olio contrasta con il contenuto delle chat finite agli atti. Per questo il 28 settembre scorso i pm avevano chiesto il rinvio a giudizio sia per Raggi sia per Raffaele Marra (accusato di abuso d’ufficio). 

Ora il gup Raffaella De Pasquale ha accolto l’istanza di immediato giudizio della sindaca rinviando il procedimento a un giudice monocratico. La stessa scelta era stata fatta dai giudici di Milano nel processo a carico del primo cittadino Giuseppe Sala per i fatti legati all’Expo 2015. 

2 - NICCOLÒ GHEDINI: «SE HA RINUNCIATO ALL' UDIENZA NON DEV' ESSERE MESSA BENE»
Simone Canettieri per “il Messaggero”

GHEDINIGHEDINI
Onorevole Niccolò Ghedini, da parlamentare di Forza Italia e soprattutto da avvocato di Silvio Berlusconi come giudica la mossa di Virginia Raggi?
«Non è una strategia difensiva molto efficace, quella di chiedere il giudizio immediato perché si perde la garanzia dell' udienza preliminare».

E quindi?
«Solitamente se sei convinto di avere l' evidenza dell' innocenza fai l' udienza preliminare, ti giochi le tue carte e punti a essere prosciolto. E' capitato perfino a Berlusconi...».

Ci ricordi quando.
PIER SILVIO BERLUSCONI CON GHEDINI.PIER SILVIO BERLUSCONI CON GHEDINI.
«Certo, con il lodo Mondadori e con i diritti Mediatrade, in cui invece andò a processo suo figlio Pier Silvio. Quindi in teoria l' udienza preliminare è un momento sia di garanzia che di possibilità di proscioglimento immediato».

E invece Raggi ha scelto un' altra strada: secondo lei è un motivo più politico che di strategia?
«E' un modo per evitare il rinvio a giudizio perché temevano il rinvio a giudizio. E' una scelta esclusivamente politica».

Il M5S, come dice Carlo Nordio, scopre i diritti dell' imputato?
«Certo, anche se è una lettura fin troppo benevola».

Una nemesi politica per i grillini?
«Eh sì».

Quante volte ha sentito attaccare Berlusconi dai grillini anche sull' uso dei tempi giudiziari?
«Eh! Tutti i giorni! Lasciamo perdere, dai. Comunque loro utilizzano un escamotage processuale che io non avrei mai adottato».

VIRGINIA RAGGIVIRGINIA RAGGI
Ma l' obiettivo era scavallare le elezioni del 4 marzo.
«E allora? Avrebbero potuto cercare di far durare di più l' udienza preliminare portando nuove prove, nuova documentazione, difendendosi in udienza preliminare.
In maniera normale, a volte anche combattiva, come abbiamo fatto spesso con Berlusconi, cercando di ottenere il risultato».

Quale idea si è fatto dell' inchiesta in cui è coinvolta Virginia Raggi?
MAZZILLO E VIRGINIA RAGGIMAZZILLO E VIRGINIA RAGGI
«Io non conosco la situazione processuale della sindaca, ma evidentemente il suo avvocato deve averla ritenuta non brillante».

Quando ha letto questa notizia cosa ha pensato?
«A me le disgrazie giudiziarie dispiacciono sempre, facendo questo mestiere. E devo dire che, tutto sommato, la vicenda della sindaca mi sembra di una gravità non straordinaria. Oggi fare l' amministratore è il mestiere più pericoloso del mondo: si ha sempre la magistratura sul collo per qualsiasi cosa.
Ma non conosco nel merito la vicenda».
VIRGINIA RAGGI ATACVIRGINIA RAGGI ATAC

Anche i grillini sono diventati realisti oltreché garantisti?
«Certo, finalmente hanno sdoganato gli indagati. Purtroppo, però, a loro la Costituzione piace solo quando torna comoda».

Qual è la morale della vicenda?
«Diciamo che la prossima volta prima di attaccare gli altri sui i loro processi dovranno pensarci un attimo in più».

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