venerdì 22 febbraio 2019
NEONATO DI DUE SETTIMANE MUORE DI POLMONITE FULMINANTE IN OSPEDALE A TORINO
NEONATO DI DUE SETTIMANE MUORE DI POLMONITE FULMINANTE IN OSPEDALE A TORINO.
TRE GIORNI PRIMA DEL DECESSO I GENITORI L’AVEVANO PORTATO AL PRONTO SOCCORSO E L’AVEVANO DIMESSO: È SOLO RINITE
SECONDO L’AUTOPSIA IL LATTE MATERNO GLI AVREBBE CAUSATO UNA BRONCOPOLMONITE, MA NESSUN MEDICO SE N’È ACCORTO
“L’HANNO DIMESSO PRESCRIVENDO L’AEROSOL”
Floriana Rullo per https://torino.corriere.it/
IL REFERTO DELL'AUTOPSIA SUL NEONATO MORTO A TORINO
«Nostro figlio Giacinto aveva appena due settimane quando è morto. Vogliamo giustizia». Non si danno pace i genitori del neonato morto poco dopo essere arrivato all’ospedale Maria Vittoria di Torino di polmonite fulminante. Era il 2 febbraio e il piccolo nato a metà gennaio aveva poco meno di 15 giorni. «Stava male e così l'abbiamo portato al pronto soccorso - raccontano la mamma di 29 anni e il papà, 40 anni, seguiti dagli avvocati Enzo Pellegrin e Federico Milano - L'hanno visitato e poi dimesso prescrivendo l'aerosol».
Il bimbo con la madre
«Abbiamo fatto tutto ciò che ci è stato detto ma la mattina del 2 febbraio nostro figlio ha girato gli occhi, ha perso i sensi. Abbiamo chiamato il 118: i medici hanno cercato di rianimarlo per quasi un'ora. Poi l'hanno portato in ospedale, ma quando siamo arrivati ci hanno detto che Giacinto non ce l'aveva fatta. Ora continuiamo a guardare le sue foto: è tutto ciò che ci rimane di lui».
Attacchi di tosse e svenimenti
IL NEONATO MORTO A TORINO INSIEME ALLA MADRE
La Procura di Torino ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti a seguito della morte. Il piccolo era stato visitato all'ospedale Maria Vittoria per forti attacchi di tosse e svenimenti. Rifiutava il latte, continuava a tossire e dormiva praticamente tutto il giorno, quando i genitori, dopo essersi rivolti al pediatra, la notte del 31 gennaio l'hanno portato all'ospedale. I medici l'hanno visitato, gli hanno prescritto un aerosol e lo hanno dimesso.
Tornati a casa, la mattina del 2 febbraio il bimbo è svenuto. I genitori hanno così chiamato il 118, ma il piccolo è morto poco dopo essere arrivato all'ospedale. Sul corpo del bambino, dopo l’esposto consegnato in Procura, è stata disposta l'autopsia eseguita dal medico legale Francesco Bison. L'esito: bambino morto per polmonite fulminante.
IL FOGLIO DI DIMISSIONI DEL NEONATO MORTO A TORINO
«Il latte materno ha causato broncopolmonite»
Per stabilire le cause del decesso saranno necessari gli esiti delle analisi. «Nessuno ci ha detto che avesse la broncopolmonite - continuano i genitori -. Ci hanno prescritto aerosol e clenil. Secondo l’autopsia il latte materno gli avrebbe causato la broncopolmonite che poi avrebbe determinato la morte. Ma nessuno ce lo ha detto. Ora vogliamo solo capire come è morto il nostro Giacinto».
Fonte: qui
FINALMENTE UNA PISTA CREDIBILE PER LA STRAGE DI ERBA?
VIDEO: UNA VENDETTA CONTRO AZOUZ MARZOUK PER I SUOI SCREZI CON LA 'NDRANGHETA. LE ''IENE'' E L'INTERCETTAZIONE TELEFONICA TRA MEMBRI DELLE 'NDRINE: ''QUELLI NON HANNO SCRUPOLI, VENGONO E PRENDONO I PICCOLINI, E FANNO TUTTI A PEZZI''. LA MOGLIE DEL CUGINO DI AZOUZ PARLA SOLO OGGI PERCHÉ AVEVA PAURA. LUI NEGA TUTTO E DICE…
Da
Ieri, martedì 19 febbraio, in prima serata su Italia 1, a “Le Iene Show”, Antonino Monteleone torna a occuparsi del processo per la Strage di Erba, nella quale l’11 dicembre 2006 vennero uccisi Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini; il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, fu gravemente ferito. Per la strage sono stati condannati in via definitiva i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, vicini di casa delle vittime.
Nel nuovo capitolo dell’inchiesta, verranno presentate le inedite affermazioni di Marta Calzolaro, compagna del cugino di Azouz Marzouk, in merito a possibili piste alternative sui responsabili della strage. La donna sostiene che questa potrebbe essere stata compiuta come vendetta nei confronti del tunisino. Il compagno le avrebbe infatti confidato di screzi tra Azouz e alcuni affiliati della ‘Ndrangheta durante il periodo di reclusione nella casa circondariale di Como.
Marta Calzolaro afferma inoltre di aver confessato queste informazioni all’allora vice comandante dei Carabinieri di Erba Luca Nesti, chiedendogli però espressamente di non formalizzare le dichiarazioni: “A verbale non è stato preso tutto (…) perché io avevo paura di quello che stavo raccontando. Le indagini erano state fatte male”. Marta Calzolaro avrebbe a suo dire chiesto a Nesti di non trascriverle: “Ti prego, perché ho paura. Se veramente è una cosa così capisci che io sono lì da sola a casa con la mamma, mettiti nei miei panni”. La donna dichiara anche che Nesti avrebbe cercato “di fare delle indagini per capire cosa c’è di vero e cosa no, senza però dire il vero motivo…”.
Antonino Monteleone, inoltre, parla nuovamente con l’Avvocato difensore Fabio Schembri, che rivela il contenuto di una conversazione tra affiliati alla ‘Ndrangheta intercettata nel corso dell’inchiesta “Infinito”. I due, riferendosi alla banda di albanesi rivale per il controllo dello spaccio di droga, si mostrano preoccupati sulle conseguenze di un affare finito male. Uno dei due pronuncia una frase che potrebbe avere una corrispondenza con le dinamiche della strage di Erba: “Ma ci rendiamo conto che ci stiamo mettendo contro gente che, questi qua, non hanno scrupoli, questi qua vengono, vi prendono i piccolini e li fanno pezzi pezzi…”.
Di seguito, il primo colloquio con Marta Calzolaro:
Iena: Tutto quello che sapevi l’hai detto ai Carabinieri? È stato messo tutto a verbale?
Marta Calzolaro: A verbale non è stato preso tutto all’interno della caserma, perché io avevo paura di quello che stavo raccontando. Quindi da una parte ce lo avevano detto i Carabinieri a noi, che potrebbero essere stati i vicini, noi ci siamo rimasti un po’ di m***a, perché comunque non pensavo ai vicini di casa, pensavo a una vendetta trasversale da parte però di Azouz. Arrivano alle sei di mattina (la mattina dopo la strage, ndr), quindi citofonano i Carabinieri, tra cui Nesti, Vice comandante che già conoscevo bene. Mi ricordo guarda, erano davanti qua: “Allora per voi chi sono stati?”.
Io e mia mamma ci guardiamo e io rifletto. Al momento non dico niente e poi dopo un po’ dico: “Vabbè io forse in mente ho qualcosa ma qua così non lo dico. Voglio parlarne semmai in separata sede con uno di voi”.
Infatti dopo poco mi fanno uscire dalla caserma perché io comunque avevo paura, perché in quel momento dicendo quello che ho detto - se usciva fuori il mio nome e se veramente era stata gente collegata alla ‘Ndrangheta per una vendetta trasversale per Azouz perché in carcere sapevo che aveva fatto “cose schifose” - come avevano massacrato Raffaella, potevano farlo anche con me.
Io di fuori gli dico: “Guarda, io so perché me l’ha detto Bisha - però è Borhen di nome, Bisha era il soprannome”. Comunque gli dico: “So che ha avuto delle liti pesanti perché aveva rapporti con dei ragazzini in carcere, ragazzini maggiorenni, però noi avevamo pensato visto che mica che aveva toccato qualche figlio di qualche calabrese importante”.
Iena: Ma tu per rapporti che intendi?
Marta Calzolaro: In carcere non è così difficile perché se sei m***a… Se conosci Azouz, Azouz è uno schifoso. Poi l’ho detto a Nesti, lui ha detto “C***o, potrebbe essere allora, perché una cosa così violenta…”. Perché lui a me l’aveva confidato, mi fa: “Guarda Marta che in tanti anni di lavoro, una cosa così efferata così violenta, tutto quel sangue, io non l’ho mai vista”.
Iena: Tu come ne sei venuta a conoscenza?
Marta Calzolaro: lo sapevo perché quando andavo ai colloqui con Borhen al carcere di Bergamo, mi ha detto “C***o sono preoccupato perché m’ha scritto”. Quindi ci devono essere anche delle lettere in arabo, ma poi gli sbirri hanno fatto tutto questo iter di andare nelle carceri a parlare con i celerini, per vedere… E in effetti ci sono state delle liti con degli affiliati della ‘Ndrangheta, quindi io non so se la pista è stata seguita a sufficienza, io quello che sapevo l’ho detto quindi la coscienza ce l’ho a posto, quindi dico anche che a me sembra allucinante che siano stati loro.
Era preoccupato (Borhen, ndr) perché Azouz gli scrive delle lettere, che riceve delle minacce da parte di un clan di ‘Ndrangheta.
Iena: Ti ricordi il nome del clan?
Marta Calzolaro: Io non me lo ricordo.
Lui (Borhen, ndr), come sempre, mi dice: “Perché Azouz è un testa di c***o”. Anche tra di loro litigavano perché era il più casinista e con quello che facevano era meglio evitare, no? Poi comunque era già sposato con Raffaella, ogni tre per due ne portava una a casa, la riempiva di corna. Infatti Raffaella veniva qua a piangere perché: “Ecco, mi ha rimesso le corna, è stato fuori…” e mia mamma “Dai c***o però Raffaella, apri gli occhi…”, “No ma è colpa dei cugini, è colpa del fratello, è colpa…” lei dava sempre la colpa a tutti tranne che ad Azouz.
Iena: Da vera innamorata.
Marta Calzolaro: Quando ha fatto il test di gravidanza, che l’ha fatto qua con noi sapevamo che andava a star male, però lei: “Ecco, io col bambino metto apposto tutto, vedrete, come sono poi, gli arabi adorano i bambini...”.
Iena: Quindi fammi capire bene, quando vai a trovare il tuo ex in carcere cosa ti racconta di Azouz?
Marta Calzolaro: Dice solo che ha rotto i c******i forse a qualcuno a cui non doveva e che adesso riceve delle minacce, eh che ha avuto dei rapporti con dei ragazzi. Probabilmente quando aveva voglia di… Aveva qualcuno con cui andava. Magari se tocchi un figlio di uno che è della ‘Ndrangheta…
Iene: E non ti ha detto altro?
Marta Calzolaro: Ha detto solo che è una testa di c***o e che sono cose che non si fanno, che neanche loro che sono tunisini devono fare ste cose, che è una cosa schifosa, che non si possono toccare le altre persone così, che Azouz è sempre stato un po’ così. Secondo me non erano omosessuali. Se uno è più debole dell’altro e… È così no? È la legge del più forte, se uno c’ha voglia di e se magari è più grande e grosso e vuoi fare il figo prendi e lo porti in bagno.
Iene: Che non erano rapporti consenzienti te l’ha riferito il cugino di Azouz oppure è una tua supposizione?
Marta Calzolaro: No, lui lo dice perché dice che poi lui riceve delle minacce da parte di qualcuno di un clan. Lui me lo fa capire, dicendomi: “È una testa di c***o, quelle cose non si fanno, mi fa schifo avere un cugino così”. Io mi ricordo che mi diceva queste frasi: “La vergogna della nostra famiglia”.
Iene: Questa cosa che ci stai raccontando è stata mai messa a verbale dai Carabinieri di Erba?
Marta Calzolaro: Non è scritta perché io chiedo a Nesti, vice comandante della stazione di Erba, “Ti prego, perché ho paura. Perché se veramente è una cosa così, capisci io son lì da sola a casa con la mamma, mettiti nei miei panni”. Lui cerca di fare delle indagini per capire cosa c’è di vero cosa non c’è di vero, senza però mettere il vero motivo.
Marta Calzolaro: C’era anche un’altra macchina familiare che lei (Raffaella Castagna, ndr) aveva detto sia a me che a mia mamma, che una volta l’ha seguita. Una macchina, una berlina. Una macchina lunga, non mi ricordo bene.
Iene: Era preoccupata Raffaella?
Marta Calzolaro: Sì, quello sì.
Iene: Ma lei aveva paura di qualcosa che avesse a che fare con i giri di Azouz?
Marta Calzolaro: Lei vabbè… Paure di cose di soldi. Tipo che lui magari aveva lasciato cose di soldi in giro da pagare eccetera, perché poi ti dico la verità. Allora, appena conosciuto lui, è stato il mio ex marito a mantenerli tutti e due per tipo il primo anno di matrimonio. Perché lui spacciava lì in piazza Mercato fumo, cocaina, quel che è, e Raffaella veniva una volta al giorno verso le sei e visto che era della famiglia lui le lasciava i soldi per fare la spesa.
Iene: Oltre a questa storia dei rapporti omosessuali in carcere, hai mai sentito parlare di problemi con gli albanesi per il controllo del territorio?
Marta Calzolaro: Il capodanno prima che io lo conoscessi (Bisha,ndr)… Uno, due, tre, quattro coltellate, proprio i segni si vedono bene se si alza la maglietta. In piazza Rovere hanno avuto un regolamento di conti con degli albanesi e si sono presi a coltellate... E c’ha i suoi segni sul dorso. Quindi è vero, con gli albanesi sì, erano in lite ancora. Li hanno cercati e accoltellati.
Iena: Ma sei proprio sicura di questa storia che ti racconta tuo marito mentre era in carcere?
Marta Calzolaro: Lui in un colloquio, mi aveva detto: “Ecco, quello schifoso. Adesso pure coi maschi no”, che gli aveva dato del “nibum” che in tunisino vuol dire “culattone”, perché si vergognava di avere un cugino così. Cioè, quando è successo tutto il casino ho rimesso insieme i pezzi e ho ricordato.
Comunque in carcere avevano litigato. E lo avevano anche cambiato di sezione, c***o anche i Carabinieri sono andati dopo a controllare. Sapevo che c’era stato un, non so se era stato un rapporto sessuale, un rapporto orale quel che è, qualcosa c’era stato.
Di seguito, l’intervista ad Azouz Marzouk in merito alle piste alternative:
Iena: Non hai mai pensato per un attimo che potesse essere una vendetta nei tuoi confronti, della tua famiglia?
Azouz: No, nonostante i miei fratelli hanno spacciato e i miei cugini quello che è, non hanno mai fatto uno sgarro a nessuno. Questo te lo garantisco, perché li conosco.
Iena: Però è chiaro, cioè se io fossi stato il magistrato dell’epoca e non fosse arrivata la confessione avrei indagato anche la pista della vendetta nei tuoi confronti.
Azouz: Ma che vendetta, di cosa si tratta scusa un attimo?
Iena: Non lo so.
Azouz: Ascoltami, o indaghi e tratti tutti quanti uguale? Come hai fatto con Olindo e Rosa, mettendo intercettazioni ambientali di qua di là, hai capito? Hai messo nel registro degli indagati anche Pietro Castagna, giusto?
Iena: Non l’hanno indagato ma iniziarono a lavorarci.
Azouz: La prima cosa che devi fare, cosa usava quella sera, quella macchina famosa della mamma, la Panda. Prima cosa chiedi della Panda, la porti, la analizzi come hai fatto con il mio furgone. L’hanno portato, hanno fatto tutto e non c’è niente. Ha fatto così anche con l’auto dell’Olindo e Rosa.
Iena: Tu escludi una vendetta nei tuoi confronti?
Azouz: Io non ho niente. Va bene, mettiamo che sia una vendetta contro di me. Sono stato in Italia quanto? Tre anni, perché niente mi era successo? Sai una cosa?Azouz non ha commesso sgarro a nessuno, neanche la sua famiglia ha commesso degli sgarri a qualcuno.
Iena: Si dice che tu in carcere abbia avuto un diverbio molto forte con un esponente della ’Ndrangheta che era detenuto nel tuo stesso penitenziario.
Azouz: Ma cos’è? Battibecchi normali, tra carcerati, succede. Se apriamo questo argomento delle carceri, ogni giorno ne succedono migliaia nelle carceri in Italia.
Iena: Però se tu mi dici con uno della ‘Ndrangheta è un po’ più.
Azouz: No, nel senso che io non temo nessuno, io non temo nessuno.
Iena: Nemmeno dopo quello che ti è successo?
Azouz: Nessuno, nessuno. Io non ho paura di niente e di nessuno
Iena: Ma secondo te, se in quel periodo tu fossi stato in Italia, avrebbero ammazzato anche te?
Azouz: Nessuno si poteva avvicinare ai miei familiari, questo te lo garantisco. Mi trovava a casa o eravamo di rientro tutti.
Iena: Cioè tu mi stai dicendo che la strage è avvenuta in quel periodo proprio perché tu… Azouz: Non ero lì.
Iena: …Non eri in Italia…
Di seguito, il secondo colloquio, realizzato via Skype, con Azouz Marzouk in merito alle dichiarazioni di Marta Calzolaro:
Iena: Noi abbiamo parlato con una persona che ci riferisce che nel periodo in cui tu eri detenuto a Como, al di là di quello che già si sa, la discussione per la spesa, tu eri rimasto coinvolto in una discussione molto animata, non so se in questo momento sei da solo, puoi parlare liberamente, se…
Azouz: Parla. Non ho niente da nascondere, parla.
Iena: Dice: “In quel periodo il mio familiare era in carcere e c’era anche Azouz e si parlava del fatto che Azouz fosse rimasto in un giro di rapporti sessuali consumati all’interno del carcere”
(Azouz ride, ndr)
Iena: Chi ce l’ha detto, lo ha detto con tono molto grave e aggiunge: “All’epoca c’erano persone preoccupate perché questa cosa avrebbe avuto ripercussioni all’esterno del carcere”.
Azouz: Non è vero niente, boh.
Iena: Niente?
Azouz: Questa cosa che mi hai detto, preferisco non commentarla perché mi ha fatto ridere. Come all’epoca quando ho visto il video di Rosa che mi accusava di averla violentata, quindi non ho niente da dire. Solo da ridere guarda, mi viene solo da ridere.
Iena: L’ipotesi che quindi tu sia stato coinvolto in consumazione di rapporti omosessuali mentre eri detenuto è una cosa che tu smentisci?
Azouz: Mentono al 100%, non al 1000, al più infinito per cento. Va contro la mia religione, va contro i miei principi, va contro tutto.
Iena: Però tu una birra te la sei bevuta in Italia, due sigarette le hai fumate, anche quello va contro.
Azouz: Ho fatto tutto ma ci sono dei limiti. Ci sono dei limiti, ci sono delle cose che Dio ti può perdonare ma altre no. Hai capito? Io rispetto tutti quanti i figli omosessuali finché non tocca a me, ok? Noi siamo amici, siamo eh… a posto. Però se ci provi con me non funziona e non va bene te lo faccio capire. Guarda che io sono così non sono un tipo che… Se non lo capisci poi basta, chiudo con te.
Iena: Ma potrebbe essere stato qualcosa del tipo in una forma punitiva, nel senso che tu hai avuto una discussione con qualcuno poi l’avete preso in bagno e gliel’avete fatta pagare?
Azouz: Mai è successa questa cosa qua.
Iena: Che è una cosa che in carcere succede però, le cronache un po’ ce lo insegnano.
Azouz: Le persone che vengono punite sono gli infami, sono persone che uccidono bambini e femmine. Le persone che violentano sono quelli che vengono puniti, capito?
Iena: Oppure succede che magari si litiga tra detenuti e qualcuno la fa pagare equindi si prende qualcuno e viene abusato sessualmente perché deve pagare uno sgarro.
Azouz: Guarda a me, per quello che ho vissuto io in carcere, non l’ho mai sentita, né vista, né vissuta sulla pelle.
Iena: Chi ha parlato con noi dice: “Questo c***o di Azouz Marzouk, un giorno l’ha messo nel c**o al figlio di uno e non doveva farlo, perché avevano avuto una discussione”. Questa cosa ha creato una serie di ripercussioni a catena.
Azouz: Ma secondo te sono il tipo che va… Stiamo scherzando? Te l’ho detto, va contro tutti i miei principi, contro la mia religione, contro tutto. Io non sono un uomo che va con gli uomini, punto.
Iena: No, ma non è una cosa che rende omosessuali, è una cosa.
Azouz: Non lo potevo fare quello, guarda!
Iena: Una pratica tribale, diciamo.
Azouz: A parte che io non lo posso fare nemmeno per cattiveria.
Iena: Ok.
Azouz: Lo proibisco io per me come me lo proibisce Dio, hai capito? È una cosa intoccabile quella.
Iena: Ma è possibile che questa cosa l’abbia riferita un tuo familiare?
Azouz: Cosa?
Iena: È possibile che questa cosa l’abbia riferita tuo cugino a un’altra persona? Bisha? Potrebbe essere stato lui a dire questa cosa?
Azouz: È impossibile, impossibile.
Iena: Anche se i rapporti tra voi sono un po’ deteriorati, un po’ scaduti?
Azouz: È impossibile.
Iena: Impossibile?
Azouz: È impossibile.
Iena: Ma perché lui a un certo punto non vuole più stare in cella con te?
Azouz: Chi?
Iena: Bisha.
Azouz: Mio cugino?
Iena: Sì.
Azouz: Sono stato io a non voler creare dei casini, capito?
Iena: Ma perché lui dice che si sentiva in pericolo?
Azouz: Perché io quando ho litigato con queste persone qua italiane, nel carcere no?
Iena: Questi calabresi?
Azouz: Sì. Dopodiché sono stato trasferito alla quarta sezione dove c’era mio cugino no?
Allora è girata la voce in carcere: “No, Azouz non deve stare qui, ok?” per questo pure. Quando sono arrivato viene giù un giorno, mi ha detto: “Azouz guarda, io non posso fare nulla, se vuoi vai adesso, io ti garantisco che non ti picchia nessuno, non vogliamo casini e niente con gli italiani” e da lì sono stato trasferito a Cremona.
Iena: Questa storia ce l’ha raccontata Marta che è formalmente è ancora moglie di tuo cugino. Ma perché si è inventata questa storia?
Azouz: Boh, non lo so. Mi sto meravigliando di credere perché è stata lei a inventare questa cosa qua. Non ha nessun motivo per raccontare una balla del genere.
Iena: Non ha nessun motivo per raccontare una bugia, quindi la storia è vera?
Azouz: Non ha motivo per sparare questa gran cazzata. Non ho capito perché l’ha detta, boh.
Iena: Cioè diciamo questa litigata con i calabresi. Tu la minimizzi perché dici “No, niente di particolare” però qualcosa di particolare doveva essere sennò non ti trasferivano.
Azouz: No, no. Io non potevo più stare lì, sono stato io a chiedere il trasferimento. Io ho scritto di trasferirmi.
Iena: Tu escludi che qualche detenuto o qualcuno appartenente alla ‘Ndrangheta avesse la necessità di fartela pagare?
Azouz: A che? A cosa? A farmi pagare cosa?
Iena: Ma scusami, è tuo cugino che non vuole stare in cella con te o sei tu che non vuoi tuo cugino in cella con te?
Azouz: No, io sono stato trasferito nella quarta sezione, sono entrato, abbiamo parlato mi ha detto: “Azouz, guarda che tutti quanti vogliono picchiarti. Visto che sanno che siamo cugini sono venuti ad avvisarmi, digli di trasferirsi, sennò “Appena lo becchiamo guarda che lo massacriamo, lo massacreremo di botte””.
Iena: Ma perché ti volevano picchiare?
Azouz: Senti, io ho picchiato il loro coso, nella seconda sezione. Quando loro hanno voluto picchiarmi mi hanno picchiato e ho picchiato, non sono stato picchiato come volevano loro. Perché mi sono difeso, so difendermi bene io e ho fatto anche dei danni a due o tre di loro. Perché a uno di loro addirittura i denti gli ho fatto cadere, comunque… Io infatti sono stato tradito dopo nella stessa sezione quando ci sono stato mandato. Ero dal barbiere a farmi i capelli mi hanno preso di colpo con lo sgabello in testa, dopodiché mi hanno fatto una faccia così perché io non lo sapevo. Da dietro sono venuti, mi hanno picchiato con lo sgabello dietro, solo il resto mi hanno picchiato.
Iena: Beh l’avevi fatta grossa?
Azouz: No. Perché io ho picchiato e dovevo essere picchiato basta, e lì ho chiesto io di essere…
Iena: Ma perché?
Azouz: Adesso te lo dico. C’era un marocchino che doveva lavorare come porta vitto e questa è la storia come è nata.
Iena: Come porta…?
Azouz: Vitto, che porta il mangiare.
Questo marocchino non ha nessuno. È arrivato il suo turno per lavorare come porta vitto, loro hanno fatto uno sciopero, sciopero dei carrelli , gli italiani non volevano più prendere il mangiare dal carrello. Non mangiamo dalle mani degli arabi di m***a, sporchi, schifosi, di là e di qua. Io mi sono offeso. All’inizio ho parlato, gli ho detto: “Non si fa così, siamo tutti detenuti, lui poverino deve…”, “No noi non mangiamo, non mangiamo”. Il secondo giorno hanno iniziato tutti quanti a sbattere a urlare: “Arabi di m***a, schifosi...”. Sono uscito io dalla cella ho fatto: “Pezzi di m***a che siete, siamo sporchi noi arabi? Siete più schifosi voi…”. E lì è nato il problema. Ci siamo incontrati in saletta hanno voluto picchiare? Ok. Quando mi hanno voluto picchiare io mi sono difeso, quando mi sono difeso li ho picchiati io invece di essere picchiato, li ho picchiati io. Loro non pensavano che sono uno che si sa difendere no? E basta, è finita lì.
Iena: Ma che gli hai fatto, hanno avuto grossi danni?
Azouz: No, uno di loro due denti e gli altri lividi, solo lividi. Poi sono intervenute le guardie. È stato di sera questa.
Iena: Ma tu la sapevi la storia del business che aveva Crivaro (Franco, ndr)? Portava gli automezzi in Tunisia e si prendevano i soldi dell’assicurazione? Facevano sparire mezzi, camioncini, macchine, furgoni.
Azouz: Io non sapevo che lui c’entrasse qualcosa con il mondo nella ‘Ndrangheta. Io l’ho conosciuto in un ristorante, sono andato a cena in un ristorante.
Iena: Quando sei andato al Coconut?
Azouz: In Italia è nata la nostra amicizia, non ho avuto niente a che fare con lui in nessun affare.
Iena: Questo Crivaro. Con Agrati (pluripregiudicato considerato dagli inquirenti legato alla cosca di ‘Ndrangheta dei Cocotrovato, ndr) , invece?
Azouz: Maurizio Agrati è difficile che è successo lì…
Iena: Come?
Azouz: È difficile che era successo lì nel carcere.
Iena: Cioè hai litigato con Maurizio Agrati?
Azouz: Era lui con queste persone qua.
Iena: Che facevano lo sciopero del…
Azouz: Eh, bravo.
Iena: Quindi diciamo è l’aver litigato un po’ con lui che ti ha messo in pericolo?
Azouz: In pericolo?
Iena: In pericolo. Che ti hanno dovuto trasferire.
Azouz: Sì, ma non è niente. Alla fine non è niente. Non è per un litigio in carcere che vanno fuori a spararti e ammazzarti. Un litigio inizia lì, è finita lì. Tu avrai picchiato, sei stato picchiato è rimasta lì, è finita. Se lui voleva ammazzarmi mi ammazzava lì quando ero dal barbiere. Stiamo scherzando? Dopodiché ci siamo incontrati io e Maurizio Agrati. Ci siamo incontrati quando sono stato arrestato l’ultima volta nel 2007. Eravamo nella stessa sezione nello stesso carcere.
Iena: Ti risultava questa cosa che tra Ponte Lambro ed Erba c’erano i calabresi che avevano litigato con gli albanesi per una partita di droga molto consistente, molto grossa?
Azouz: Non lo so.
Iena: No?
Azouz: Guarda che io non c’entro niente Antonino. Se voi volete chiedetemelo ma io non c’entro mai niente, non ci sono mai entrato nulla nel mondo della droga. Io mai, ho passato due anni e passa in carcere per cose che non ho mai commesso e non ho mai fatto e loro lo sanno benissimo. Chiedi a Gallorini e la Guardia di Finanza di Erba, tutti quanti sanno che io non c’entro nulla eppure sono stato dentro, l’ho accettato sono stato dentro e sono stato zitto ma non è che devo portarmi questo peso fino a ora mettendo in dubbio che ci sono state cose contro di me per questioni di droga. Io non c’entro nulla, giuro su Dio, giuro sui miei bambini che ho adesso, ti giuro su loro.
Di seguito, l’intervista all’avvocato Schembri in merito alla pista alternativa:
Avvocato: Insomma non è che c’è una pista di “Serie A” e una pista di “Serie B”, quando si fanno le indagini, si seguono determinate piste e poi si arriva a un punto.
Iena: La droga è una materia pericolosa nel senso che basta comportarsi male e si fa una brutta fine.
Avvocato: Risultò pure che Raffaella, quando Azouz era detenuto, aveva subito delle minacce, era stata avvicinata da una macchina di grossa cilindrata e le era stato intimato di stare attenta; si confidò anche con la direttrice del carcere di Como ed ebbe a dire che riceveva delle telefonate di minaccia, quando era in casa qualche mese prima della strage. Per altro Azouz era stato aggredito in carcere, proprio nello stesso periodo. La situazione era talmente ingestibile che venne trasferito dapprima in un reparto, ma venne aggredito pure nell’altro reparto, e poi dovettero trasferirlo in un’altra casa circondariale per evitare di arrivare a conseguenze ulteriori.
(ndr, nell’ambito dell’inchiesta “Infinito”, venne intercettata una conversazione telefonica che potrebbe avere una corrispondenza con quanto avvenuto la notte della strage di Erba. Da questa telefonata prenderebbe piede l’ipotesi di una possibile rivalità con la “banda degli Albanesi” per il controllo dello spaccio di droga)
Avvocato: Erano sorte delle problematiche tra i calabresi e gli albanesi per un quantitativo di cocaina di circa 550kg che qualcuno aveva trafugato. I calabresi avevano dei problemi con gli albanesi ed era stato richiesto un chiarimento, i calabresi erano estremamente preoccupati, diciamo, facevano questo tipo di considerazione: “Ma ci rendiamo conto che ci stiamo mettendo contro gente che questi qua non hanno scrupoli, questi qua vengono vi prendono i piccolini e li fanno pezzi, pezzi…”
Iena: Cioè questi sono i calabresi che hanno paura degli albanesi?
Avvocato: Sì, i calabresi perché dovevano andare a un appuntamento e c’era questa problematica che non si sapeva questa partita di sostanza stupefacente che fine avesse fatto, doveva approdare al porto di Gioia Tauro e prima di questo incontro…
Iena: Si parlavano, Vacca e Pedisano?
Avvocato: Sì, sì…
Iena: Cioè due pezzi grossi.
Avvocato: Beh così le sentenze…
Iena: Parlano questi albanesi talmente spietati che fare uno sgarro con loro potesse portare a conseguenze irreparabili.
Avvocato: Che non se la prendono con te sostanzialmente ma se la prendono con i bambini. Iena: Fanno i figli “pezzi pezzi”?
Avvocati: Sì.
Iena: Uno legge questa intercettazione, vede le foto della strage di Erba e dice…
Avvocato: Qui si parla chiaramente di bambini fatti a pezzi da parte degli albanesi in caso di sgarro. Che magari se la prendono, la considerazione è questa, non con noi ma con i bambini.
Di seguito, l’intervista al giornalista Felice Manti in merito alle piste alternative:
Manti: Ci sono delle piste parallele a quelle che portano a Olindo Romano e Rosa Bazzi che nel corso delle indagini non sono state percorse a sufficienza.
Allora, noi sappiamo per certo che Azouz Marzouk nella sua detenzione precedente all’indulto, aveva litigato con un detenuto calabrese appartenente alla ‘Ndrangheta. La ‘Ndrangheta a Erba faceva il bello e cattivo tempo: veniva spacciata droga, venivano nascoste delle armi, veniva gestita una latitanza di alcuni sospetti. Quindi c’è questa pista del litigio tra un detenuto e Azouz Marzouk.
Iena: Cioè la pista della vendetta contro Azouz.
Manti: Vendetta contro Azouz. Tant’è vero che la cosa avviene quando Azouz non c’è.
Iena: Alla pista della vendetta contro Azouz per qualcosa accaduto in carcere si aggiunge anche un’altra ipotesi.
Manti: C’è la pista che porta al traffico di sostanze stupefacenti, perché la Guardia di Finanza di Como rappresenta una guerra per bande tra la famiglia che fa capo ad Azouz Marzouk e un gruppo di albanesi di Ponte Lambro per il controllo del mercato della droga di quella zona lì. Mercato della droga in cui ovviamente sempre la ‘Ndrangheta la faceva da padrone. Il tema è che Azou probabilmente, capendo che stava correndo un pericolo, ha deciso di andarsene in Tunisia a vivere, perché capiva che a Erba per lui non c’era più posto. Un po’ per la questione della famiglia coinvolta nel traffico di droga, un po’ per, ipotizziamo, queste tensioni con il detenuto.
Iena: Contemporaneamente ai problemi in carcere di Azouz, Raffaella avrebbe subito delle minacce al telefono e di persona...
Manti: Neanche questa pista è stata mai battuta fino in fondo.
Iena: Quindi macchine che la seguono, telefonate mute.
Manti: Macchine che la seguono che non possono essere riconducibili a Olindo Romano e Rosa Bazzi perché sono macchine di grossa cilindrata.
C’è un uso di armi poco compatibile con il tipo di persone, c’è un tipo di ferita inferta che è tipica di alcune culture nordafricane, cioè lo sgozzamento con la lama che entra ruota ed esce. Ci sono dei precedenti penali del marito e del padre di una delle vittime che possono far pensare a una pista di vendetta/regolamento dei conti nel mondo della droga
Iena: Ma ci possiamo fidare di Azouz (che sembrerebbe negare l’ipotesi della vendetta contro di lui, ndr) che dopo il delitto va da Corona, da Lele Mora, le serate in discoteca…
Manti: Purtroppo Azouz in quel periodo aveva dei rapporti, e qui torna il discorso della ‘Ndrangheta, non proprio cristallini con un picciotto diciamo della ‘Ndrangheta che si chiama Crivaro (Franco, ndr) che in qualche modo lo utilizzava come passepartout per entrare nei locali perché Azouz Marzouk, l’uomo creduto colpevole di strage che poi diventa il marito, il vedovo, l’uomo inconsolabile che ha perso il figlio in una strage così efferata…
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