9 dicembre forconi: 12/10/17

domenica 10 dicembre 2017

DEBUTTA IL SUPERTRENO BERLINO-MONACO, E IL PRIMO GIORNO È GIÀ CAOS: TRENO IN AVARIA E DUE ORE DI RITARDO

I COSTI PER LA FERROVIA SONO SCHIZZATI, ED È PURE PIÙ LENTA DEL PREVISTO 

NEI TRASPORTI, I TEDESCHI SONO IN CRISI: SCIOPERI, RITARDI E QUELLA MACCHIA DELL'AEROPORTO DI BERLINO MAI COMPLETATO

1. FLOP DEL SUPERTRENO BERLINO -MONACO ALTA VELOCITÀ, DISFATTA NAZIONALE - AL DEBUTTO DELLA NUOVA LINEA CONVOGLIO IN AVARIA E DUE ORE DI RITARDO


Si inaugura la nuova linea superveloce Berlino-Monaco e il treno da 300 all' ora (ICE) si rompe alla prova generale. Si blocca a metà strada, e accumula oltre due ore di ritardo. Un progetto nato male.
ice treno veloce tedesco berlino monacoICE TRENO VELOCE TEDESCO BERLINO MONACO

La prima idea risale al 1991, subito dopo l' unità: avvicinare la capitale alla ricca Baviera, 623 chilometri invece dei precedenti 653, da percorrere in tre ore e 55 minuti, con punte a 330 all' ora. Una riduzione dei tempi di percorrenza del trenta per cento ma a caro prezzo: il viaggio in aereo è più economico, un biglietto costa in media 150 euro, invece di 132, un rincaro del 13,6 per cento. Sul Milano-Roma la media è di 91.

«È come una metropolitana», si entusiasma la Süddeutsche Zeitung. «Uno storico evento», esagera la Frankfurter Allgemeine. Un' opera gigantesca, 22 tunnel, 29 ponti, costo previsto dieci miliardi di euro. Ma un quarto di secolo dopo, la linea poteva essere più veloce ed è costata almeno un paio di miliardi in più. Nelle gallerie si sono incontrate difficoltà impreviste, grotte, laghi e fiumi sotterranei.

Gli ecologisti hanno imposto modifiche per salvare alberi e animali. Più costosi ancora i capricci dei politici. Di tutti i partiti. La linea non corre diritta da Nord a Sud, ma compie un' ampia curva verso ovest(variante degna della Salerno - Reggio Calabria!). All' inizio dei lavori, l' allora primo ministro della Turingia, il cristianodemocratico Bernhard Vogel, riuscì a far deviare la linea verso Erfurt, nel cuore della sua regione.

Deviazione di 90 chilometri, attraverso foreste, monti e vallate. Il costo per chilometro salì a 40 milioni di euro, invece dei 15 previsti, per un conto totale di due miliardi extra, e venti minuti di percorrenza in più rispetto al progetto originale. I verdi hanno imposto altre modifiche per proteggere la natura. Socialdemocratici e post comunisti della Linke hanno preteso interventi a nome dei loro elettori.

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Sarà un caso, ma venerdì durante la prova generale, l' ICE color argento si è rotto dalle parti di Bamberga, sulla deviazione imposta dalla politica. Il treno è rimasto bloccato in tunnel, i 150 invitati sono giunti a Monaco due ore e dieci dopo il previsto, nella notte, all' una e 25 minuti. Se non avessero viaggiato gratis avrebbero ottenuto il rimborso totale.


2. LA GERMANIA ORA IMITA L' ITALIA CROLLA IL MITO TRA SCIOPERI E FURBETTI
Roberto Giardina per ''il Giorno - la Nazione - il Resto del Carlino''

Italienische verhältinisse, si leggeva sui giornali tedeschi: situazioni all' italiana. Scioperi, corruzione, burocrazia, lavori interminabili, crisi di governo. Ma da tempo non la leggo più. Almeno si vergognano. Invece di diventare noi come loro, è avvenuto il contrario.

Quasi vent' anni fa, il 23 novembre del 1997, Le Monde usci con il titolo: L' Allemagne s' italianise. I tedeschi lo presero come un complimento: mangiavano all' italiana, si vestivano all' italiano, o almeno ci provavano. Ma hanno esagerato.
Non è solo il treno superveloce Berlino-Monaco a fare cilecca.

angela merkel ice treno veloceANGELA MERKEL ICE TRENO VELOCE
IL 26% DEGLI ICE

Costano quasi il doppio dei Frecciarossa, ma uno su quattro arriva in ritardo. Alcuni si rompono per strada, il servizio a bordo è miserabile. Lo denuncia l' Handelsblatt, il più autorevole quotidiano economico. Viene a noia citare ancora il nuovo aeroporto di Berlino. Ha già accumulato oltre duemila giorni di ritardo, prima di Natale dovrebbe essere annunciata la nuova data di apertura, probabilmente non prima del 2021. E ogni giorno costa un milione e mezzo di euro in più. Quando si aprirà, sarà già insufficiente.

L' aeroporto incompiuto ha contribuito a far fallire Air Berlin, la prima compagnia low-cost. Può capitare, non dovrebbe nella Germania prima della classe, ed Air Berlin non rimborsa i clienti che avevano già pagato i biglietti. Anni di ritardo per restaurare a Berlino la Staatsoper, l' opera del Settecento, e anni per completare la nuova filarmonica di Amburgo, con costi che raddoppiano. Il motivo? 

Capita quando di una grande opera si impicciano i politici, riconosce la Frankfurter Allgemeine, esattamente come avviene dalle nostre parti.

Streik, sciopero? Evento sconosciuto fin quasi alla fine del XX secolo. Ora scioperano i macchinisti della Deutsche Bahn, le ferrovie, scioperano i piloti della Lufthansa.

angela merkel ice treno veloceANGELA MERKEL ICE TRENO VELOCE
Il guaio è che sono seri anche quando incrociano le braccia: non la finiscono più. Corruzione, nella lingua di Goethe si dice schmiergeld, denaro per ungere. Un manager su tre lo ha già pagato, confessa il WirtschaftsWoche, il settimanale economico. «Diventano sempre di più gli impiegati pubblici corrotti, si allarma la Welt am Sonntag.

Deutschland isola della stabilità, circondata da vicini europei ballerini imprevedibili? Avevano tre partiti, i cambi della guardia erano rarissimi, otto anni al potere Helmut Schmidt, il doppio Helmut Kohl, e dodici Angela. Oggi i partiti sono sette, e per la prima volta è entrato al Bundestag, un partito dell' estrema destra. Già parlano di Weimar, l' instabile repubblica che a forza di crisi spianò la strada a Hitler. Un po' italiani, ma esagerati e pessimisti.

LAEROPORTO WILLY BRANDT DI BERLINOL' AEROPORTO WILLY BRANDT DI BERLINO
Hanno votato il 24 settembre, cede Angela, l' avversario Martin ottiene il peggior risultato di tutti i tempi con i suoi socialdemocratici. Dalla fine dell' estate alle soglie dell' inverno, ancora i tedeschi attendono un nuovo governo. Non dobbiamo andare al potere ma neanche andare all' opposizione, sermoneggia Martin, indeciso a tutto. Non solo ha imparato l' italiano, ma parla come un suo collega romano. Berlino è sempre più vicina al Mediterraneo.

Fonte: qui

BOMBA CONTRO I CARABINIERI A ROMA: LA CELLULA DEGLI ANARCHICI PORTA A TOR PIGNATTARA

INDAGINI CONCENTRATE SU UNA CASA DEL POPOLO IN CUI E’ AVVENUTO UN INCONTRO SU SANTIAGO MALDONADO, LA SIGLA DELLA RIVENDICAZIONE 

IL TIMORE CHE NELLA CAPITALE SI SIA ATTIVATO UN GRUPPO AUTONOMO

Alessia Marani per il Messaggero

La bomba davanti al portone della caserma dei carabinieri a San Giovanni nella notte, l'incontro dibattito alla Casa del popolo a Torpignattara la sera: la chiamata alle armi degli anarchici a Roma non è stata casuale, almeno seguendo la data sul calendario, 7 dicembre, giornata in cui alle 19, a poche ore dallo scoppio, in via Bordoni, ha parlato il fratello di Santiago Maldonado, Sergio, insieme con Taty Almeida, scrittrice e membro delle Madres de Plaza de Mayo e Carlos Pisoni militante di Hijos, organizzazione argentina per i diritti umanitari. Incontro dibattito sulla cui platea si sono inevitabilmente accesi anche i fari dell'intelligence dell'Arma e del Ros che indagano sull'ordigno piazzato ai piedi della caserma Caccamo da due giovani incappucciati.

Il raid era stato, infatti, rivendicato intorno alle 17 su un sito d'area, a firma della Fai, Federazione anarchica informale affiliata al Fri, Fronte rivoluzionario internazionale e per l'occasione battezzata «Cellula Santiago Maldonado», in memoria dell'attivista argentino morto in circostanze misteriose nei terreni della Patagonia dove è in atto la resistenza Mapuche all'avanzata della multinazionale Benetton. Proprio di questo si parlava giovedì. I genitori di Maldonado erano stati già ricevuti mercoledì da Papa Bergoglio. 

ANALOGIE E DIFFERENZE

L'obiettivo sarebbe stato ben studiato: la Caccamo è una delle rare caserme prive di cancellate in ferro esterne e con accesso diretto dal marciapiede. La posizione è strategica: in un'area centrale, a due passi dalla prima basilica di Roma e vicina a metro e stazioni.

bomba roma carabinieri san giovanniBOMBA ROMA CARABINIERI SAN GIOVANNI
Oltre ai controlli d'obbligo nella non distante Torpignattara, i militari che lavorano sottotraccia nei nuclei Informativo e Investigativo procedono senza sosta nell'acquisizione e nella visione di una montagna di immagini registrate dalle videocamere pubbliche e private di zona, alla ricerca del più piccolo particolare che possa tradire i due giovani incappucciati ripresi dalle telecamere della caserma mentre posizionavano l'ordigno, un thermos di metallo con dentro 1,6 kg di polvere pirica collegati con cavi a batterie a 9 volts e a un timer-sveglia, per poi dileguarsi, sempre a piedi, su via Dacia.

Allo stesso tempo si lavora su tracciati online e tabulati telefonici, nella speranza che la strategia anarco-insurrezionalista passata alla pratica sia incappata in sbavature. 

Nel mirino anche i movimenti sospetti davanti alla Caccamo nei giorni precedenti, sopralluoghi effettuati magari in notturna approfittando del bar sempre aperto dall'altro lato della strada. Intanto, a piazzale Clodio, il fascicolo aperto contro ignoti per terrorismo è stato affidato alla pm Tiziana Cugini perché lo faccia confluire nella inchiesta già avviata sulle due esplosioni di maggio all'ufficio postale di via Marmorata, a Ostiense. Tra i due episodi vi sarebbero delle analogie, a partire dalla matrice, da subito ricollegata dalla Digos alla galassia Fai; ma anche delle differenze: l'ordigno che è esploso a San Giovanni sarebbe stato confezionato da mani più esperte e per Ostiense non è mai arrivata una rivendicazione. 
ANARCHICI 1ANARCHICI 

C'è da capire se nella Capitale si sia attivata (o risvegliata) una cellula insurrezionalista strutturata e pronta a colpire di nuovo. O se a fare da detonatore sia stata la presenza dei Maldonado a Roma; striscioni di solidarietà con l'effige anarchica erano apparsi nei giorni scorsi ad Atene e Vienna. Nella lente degli investigatori anche gli attentati incendiari a un'auto del corpo diplomatico in agosto (firmato Comitiva allegri incendiari) e al car-sharing Enjoy, simbolo capitalista, il 1 dicembre a Montesacro. Sorvegliati a debita distanza restano i centri sociali Bencinvenga (qui nel 2014 trovò riparo un anarchico catalano) e Torre Maura Occupata, location comparsa nelle inchieste sugli anarchici viterbesi e sempre in prima linea nella raccolta sussidiaria per gli anarchici in prigione.

Fonte: qui

De-Dollarization Continues: China, Iran To Eliminate Greenback From Bilateral Trade

The more Washington lashes out in anger at those who will not bow to the unipolar world order, the more the rest of the world fights back. As the launch of its Yuan/Gold-settled oil futures loomsChina is escalating its de-dollarization scheme further by seeking a bilateral rial-yuan agreement with Iran.




The World Bank's former chief economist wants to replace the US dollar with a single global super-currency, saying it will create a more stable global financial system.
"The dominance of the greenback is the root cause of global financial and economic crises," Justin Yifu Lin told Bruegel, a Brussels-based policy-research think tank.

"The solution to this is to replace the national currency with a global currency."
The writing is on the wall for dollar hegemony. As Russian President Vladimir Putin said almost two months ago during the BRICs summit in Xiamen,
“Russia shares the BRICS countries’ concerns over the unfairness of the global financial and economic architecture, which does not give due regard to the growing weight of the emerging economies. We are ready to work together with our partners to promote international financial regulation reforms and to overcome the excessive domination of the limited number of reserve currencies.”
As Pepe Escobar recently noted, 'to overcome the excessive domination of the limited number of reserve currencies' is the politest way of stating what the BRICS have been discussing for years now; how to bypass the US dollar, as well as the petrodollar.
Beijing is ready to step up the game. Soon China will launch a crude oil futures contract priced in yuan, and now, as RT reportsTehran and Beijing are determined to find ways to avoid using the US dollar as a settlement currency in trade, according to a report by Iranian economic daily Financial Tribune.
The topic of de-dollarization was raised at a meeting between leading Chinese government political adviser Chen Yuan and Iranian central bank officials in Tehran.
“Rial-yuan’s bilateral monetary agreement can have a significant role in increasing the volume of trade between the two countries and in this regard, we have conducted a series of negotiations with the central bank of the Republic of China’s president,”  said the Central Bank of Iran’s Governor Valiollah Seif.
 Tehran has been pursuing the goal of eliminating the dollar in its trade, and has been trying to sign currency swap agreements with a few target countries.
Chen said that Iran and China should develop their banking links and also underlined the unfairness of the existing financial system, dominated by a few developed countries. He added, other nations would do better if the unfair system is eliminated.
“We could use the experiences of European countries in establishing the euro as a common currency between many countries, which is not exclusively controlled by a single country. But until then, we need to utilize the maximum available capacities to expand our banking relations,” he was quoted as saying by the Iranian daily.
As Federico Pieraccini previously noted, until a few decades ago, any idea of straying away from the petrodollar was seen as a direct threat to American global hegemony, requiring of a military response. In 2017, given the decline in US credibility as a result of triggering wars against smaller countries (leaving aside countries like Russia, China, and Iran that have military capabilities the likes of which the US has not faced for more than seventy years), a general recession from the dollar-based system is taking place in many countries.
In recent years, it has become clear to many nations opposing Washington that the only way to adequately contain the fallout from the collapsing US empire is to progressively abandon the dollar. This serves to limit Washington’s capacity for military spending by creating the necessary alternative tools in the financial and economic realms that will eliminate Washington's dominance. This is essential in the Russo-Sino-Iranian strategy to unite Eurasia and thereby render the US irrelevant.
De-dollarization for Beijing, Moscow and Tehran has become a strategic priority. Eliminating the unlimited spending capacity of the Fed and the American economy means limiting US imperialist expansion and diminishing global destabilization. Without the usual US military power to strengthen and impose the use of US dollars, China, Russia and Iran have paved the way for important shifts in the global order.
The US shot itself in the foot by accelerating this process through their removal of Iran from the SWIFT system (paving the way for the Chinese alternative, known as CIPS) and imposing sanctions on countries like Russia, Iran and Venezuela. This also accelerated China and Russia’s mining and acquisition of physical gold, which is in direct contrast to the situation in the US, with rumors of the FED no longer possessing any more gold. It is no secret that Beijing and Moscow are aiming for a gold-backed currency if and when the dollar should collapse. This has pushed unyielding countries to start operating in a non-dollar environment and through alternative financial systems.
For China, Iran and Russia, as well as other countries, de-dollarization has become a pressing issue.
Fonte: qui

Tensions Escalate As Indian Drone Crashes In China

Reuters said the Chinese have expressed “strong dissatisfaction” with India over the recent crash of an Indian unmanned aerial vehicle (UAV) in Chinese territory.
The Indian Army’s official statement has said the UAV was on a training mission and lost contact across the Line of Actual Control (LAC) in the Sikkim area.

According to Republic World, an Indian English-language media outlet,
The defense ministry said the Indian border security personnel, as per standard protocol, immediately alerted their Chinese counterparts to locate the UAV and they later reverted with its location.

“An Indian UAV which was on a regular training mission inside the Indian territory lost contact with the ground control due to some technical problem and crossed over (to) the LAC in the Sikkim Sector,” the defense ministry said in a statement.  
On the other hand, China’s defense ministry said in a statement the Indian UAV had crashed in “recent days” but the ministry did not give specifics..
Zhang Shuili, a military official in China’s western battle zone command, said in the ministry statement, “This action by India violated China’s territorial sovereignty. We express strong dissatisfaction and opposition.”
China and India have had deep distrust over their disputed border, which triggered a military conflict in 1962. Just recently, both sides confronted each other between the June and August timeframe this year- at one instance an all-out brawl was caught on video as troops battled each other on the heavily contested border (see: Video Emerges Showing Clashes Between Indian, Chinese Soldiers).
While details are still murky, it is believed the downed drone could have been a Searcher Mk II or a Heron – both imported from Israel. In April, India received its first Heron TP-armed drones from Isreal, giving the country the capability to carry out cross-border strikes.
Avm Manhoan Bahadur, editor of India’s The Print, explains here are four reasons why this loss is worrisome, irrespective of the type of the UAV, 
First: it is the loss of an aviation asset that is difficult to come by. The Heron/Searcher is imported from Israel and to get a new bird as a replacement would take years to process in our bureaucratic maze.

Second: while we would be one UAV less, it is the loss of a reconnaissance capability that would hurt operationally. A UAV, especially of the Heron class, brings with it high altitude transit and reconnaissance capability, which is vital in our northern borders. Flying inside national airspace, the payloads carried by the Heron can look across the border without the adversary realising that it is being snooped on; it would paint as a blip on his radar without him able to do anything about it. The closer the flight path is to the border, and if across, better is the quality of information that would be available.

Third: if it has fallen into unwanted hands, it is really worrisome. The Chinese would surely strip the payload for its technology and improve their own.

It is a well-known fact that Israeli electronics are one of the best in the world, while those of China are not. Even though Israel would not have sold their latest version of the payload to India, it would be safe to assume that the Chinese engineers would be eager to get a hand on the electronics.

The Chinese are known to aggressively pursue getting hold of western technology. They reportedly got hold of the electronics and stealth data of the F-117 shot down in March 1999 during the NATO bombing of Yugoslavia. There are reports they had a look at the American Special Forces H-60 stealth Blackhawk helicopter that crashed during the Osama bin Laden raid in Abbottabad. 
Bahadur asks the difficult question, was the UAV shot down? If so, tensions are about to heat up on the Line of Actual Control (LAC) in the Sikkim area.
Last, but most importantly, why did the ground control lose command of the UAV? If it was a link loss, then the UAV would have come back on its own due to the safety feature of ‘get back home’ logarithms that kick-in. So, if that did not happen, was it shot down from ground or by a Chinese aviation asset – fighter or helicopter? If yes, it would imply that its position was compromised by a radar/acoustic or visual signature – all things that the court of inquiry would be looking into (incidentally, an IAF Searcher was lost to a Pakistani F-16 in 2002 across Amritsar).

If this was not the case, was the control taken over by spoofing of the radio link by the Chinese, as was supposedly done by Iran’s ‘cyber warfare units’ on 4 December 2011 when an American RQ-170 Sentinel UAV was recovered by them in a fairly undamaged condition? If this was the case, it would be a very serious occurrence, as we would have to revamp and overhaul UAV SOPs for operations near the border, as also look at the electronic warfare susceptibility of the UAVs with us.

The most re-assuring news (if that can be called as such) would be that the UAV had some technical defect, like an engine fault, which made it lose height and make it unrecoverable or return home in the automatic mode. Or that it crashed so hard that its electronics were totally destroyed on impact. But that would be wishful thinking.
7 Dicembre 2017

Fonte: qui

Indice delle liberalizzazioni 2017

La Gran Bretagna è il paese più liberalizzato d’Europa, l’Italia è ottava

Nel 2017 il paese con l’economia più liberalizzata nell’Unione europea è la Gran Bretagna, con un punteggio complessivo pari a 95, seguita da Paesi Bassi (80) e Spagna (78). L’Italia occupa l’ottava posizione con 71 punti, mentre le economie meno aperte sono Lettonia (54), Cipro (55) e Lituania (56). Sono questi i risultati dell’Indice delle liberalizzazioni 2017, il rapporto annuale dell’Istituto Bruno Leoni sul grado di apertura del mercato in dieci settori dell’economia nei 28 Stati membri dell’Ue.

Per ciascun settore, sulla base di una griglia di indicatori qualitativi e quantitativi sulla pervasività della regolamentazione e le dinamiche effettive dei mercati, l’Indice attribuisce 100 punti al paese più liberalizzato, mentre il punteggio assegnato agli altri Stati membri è una misura della “distanza dalla frontiera”. I settori indagati sono: carburanti, mercato elettrico, mercato del gas, mercato del lavoro, servizi postali, telecomunicazioni, servizi audiovisivi, trasporto ferroviario, trasporto aereo e assicurazioni.

L’Italia ottiene un punteggio molto elevato nel settore delle telecomunicazioni (91 punti) e risultati positivi nel mercato elettrico (79), nei servizi audiovisivi e nel trasporto aereo (78), nel mercato assicurativo (76), nel mercato del lavoro (71) e in quello del gas (70). Sono invece inferiori i punteggi in altri ambiti dell’economia: poste (69), carburanti (52) e trasporto ferroviario (50). Rispetto al 2016, l’Italia segna un lieve avanzamento complessivo (un punto), dovuto a un miglioramento nei mercati dei carburanti, del lavoro, poste, servizi audiovisivi, trasporto aereo e assicurazioni, e arretramenti negli altri casi. In generale, tuttavia, si tratta di scostamenti di modesta entità.

Il volume è aperto da un saggio introduttivo di Michael Munger (Duke University) e relativo all’economia delle piattaforme online: secondo Munger, la “app economy” è un fenomeno di drastica riduzione dei costi delle transazioni, che consente di aumentare l’efficienza economica e promuovere la concorrenza. Proprio per questo, norme finalizzate a tutelare gli operatori tradizionali proteggendoli dalle nuove forme di competizione rischiano di danneggiare anzitutto i consumatori.

Dice Serena Sileoni, vicedirettore generale dell’IBL: “Le liberalizzazioni sono il principale strumento di politica economica che un paese come il nostro può utilizzare per promuovere la crescita(della ricchezza privata!). L’Indice mostra dei piccoli passi avanti, come ogni anno, dovuti al consolidamento di mercati che hanno assistito a un processo, anche normativo, di apertura alla concorrenza. Eppure vi sono ambiti, come il trasporto ferroviario o le poste, dove si potrebbe guardare a obiettivi molto più ambiziosi, mentre in altri, come l’energia, è necessario che le norme vengano attuate senza cedere a tentazioni conservatrici. L’Indice è uno strumento al servizio degli opinion- e dei policy-maker per aiutarli a individuare modelli di successo e comprendere quali sono le aree dove le riforme sono più necessarie e potenzialmente più produttive”.

L’Indice è compilato da un gruppo di lavoro composto da Fabiana Alias, Paolo Belardinelli, Francesco Del Prato, Andrea Giuricin e Massimiliano Trovato, e coordinato da Carlo Stagnaro.

Da: Istituto Bruno Leoni

P.S. le liberalizzazioni: uno dei modi per impoverire i popoli e concentrare le ricchezze in poche mani private! 

Mercati valutari – Turchia e Sud Africa





L’economia turca ha  registrato una performance migliore  delle attese nel 2017  e per l’intero anno la  crescita del PIL potrebbe  superare il 4% rispetto al 2016. Questo risultato  è in parte dovuto  alle misure di  stimolo fiscale varate  dopo il referendum  costituzionale, all’andamento favorevole  della domanda estera  ed alla ripresa  del turismo. La  domanda domestica  invece rimane compressa  dall’elevata inflazione e  dalle condizioni finanziarie  restrittive. Turismo  in ripresa e compressione dell’import stanno  mantenendo il deficit delle  partite correnti, una debolezza  strutturale della Turchia,  intorno al 4% del  PIL.

La Banca Centrale Turca sta  cercando di  riconquistare la  sua credibilità  con una  politica monetaria restrittiva,  ciononostante l’inflazione  rimane elevata.  I tentativi  della Banca Centrale di riconquistare la credibilità, la riduzione  del rischio politico domestico, ora che la transizione al sistema presidenziale è avviata,  ed il carry più alto tra le valute Emergenti sono  elementi di supporto per la TRY. I  rischi principali rimangono esterni, sia  geopolitici (come dimostrato dalle tensioni fra  Stati Uniti e il Paese del  mese scorso) che  legati alle condizioni finanziarie  internazionali, ma il quadro  generale è probabilmente  più stabile rispetto a  inizio anno.

Sud Africa
L’economia del  Sud Africa  rimane debole e  per l’intero  2017 la  crescita non  dovrebbe superare  l’1% rispetto al  2016. Gli  investimenti fissi sono  il principale freno, risentendo  del clima di incertezza  sia a livello politico  che di politica economica.  Dopo il fallimento  in agosto della mozione  di sfiducia nei confronti  del Presidente  Zuma,  la  tensione domestica  si  è  attenuata,  ma  è destinata  ad intensificarsi  con  l’avvicinarsi  del  congresso  dell’African  National Congress  di dicembre,  che  dovrà   nominare  il  candidato  alle  elezioni   del 2019.  L’esito  del  congresso   è  altamente  binario,  con  la  continuità   che sarebbe  recepita negativamente dai mercati,  mentre la discontinuità sarebbe premiata. Quest’incertezza sta esponendo  i conti pubblici ad un  significativo deterioramento, che rischia di attirare ulteriori tagli del rating già in novembre.  

La Banca Centrale ha avviato un moderato ciclo di taglio dei tassi in luglio per supportare  l’economia, approfittando della  dinamica favorevole dell’inflazione. L’accumularsi  di eventi politici  e di rating, il  sovraffollamento delle posizioni  degli investitori esteri  sui titoli di Stato locali, attirati dalla retorica «dovish» della Banca Centrale, e le condizioni finanziarie esterne meno favorevoli con la Fed più «hawkish» espongono tuttavia il rand a significativi rischi al ribasso.

Fonte: qui