9 dicembre forconi: 06/06/19

giovedì 6 giugno 2019

QUOTA CENTO: CALANO LE DOMANDE PER I NUOVI PENSIONAMENTI. SOLO 15MILA NELL'ULTIMO MESE.

LA MAGGIOR PARTE DELLE RICHIESTE ARRIVA DA LAVORATORI DIPENDENTI (51.644), A SEGUIRE QUELLI PUBBLICI (46.099), GLI ARTIGIANI (12.408), I COMMERCIANTI (11.965), GLI ISCRITTI AI FONDI SPECIALI (7.036) I COLTIVATORI DIRETTI (2.883)

INPS QUOTA 100INPS QUOTA 100
Sono poco più di 142mila le domande presentate al 3 giugno all’Inps per quota 100, l’uscita anticipata dal lavoro con 62 anni di età e 38 anni di contributi. Nell’ultimo mese ne sono arrivate circa 15mila. Rispetto a febbraio, il primo mese in cui furono presentate un quarto del totale delle domande attese (circa 77mila su un totale di 290mila previste per il 2019) il rallentamento è evidente. Se a marzo - mettendo sotto la lente i “bollettini” dell’Inps su quota 100 - risultano presentate circa 33mila domande, le richieste sono drasticamente calate ad aprile (circa 18mila) e poi a maggio (circa 15mila, come detto in precedenza).

La maggior parte delle richieste arriva da lavoratori dipendenti (51.644), a seguire quelli pubblici (46.099), gli artigiani (12.408), i commercianti (11.965), gli iscritti ai fondi speciali (7.036) i coltivatori diretti (2.883) e in misura più marginale iscritti alla gestione separata e lavoratori dello spettacolo e sport.

Sono 50.164 le domande arrivate da persone con meno di 63 anni e 63.578 le richieste di persone tra i 63 e i 65 anni.
pasquale tridico 1PASQUALE TRIDICO 


Si conferma poi la prevalenza di richieste da parte di uomini con il 74% delle domande rispetto al 26% di quelle inviate da lavoratrici.

Sul territorio le province che hanno registrato il maggior numero di domande, in valore assoluto, sono Roma (10.784), Milano (6.444), Napoli (5.968), Torino (4.999), Palermo (3.458). All’opposto troviamo Vibo Valentia (354), Isernia (321), Aosta (307), Fermo (300) e Sondrio (283). Fonte: qui

SE IL 9 LUGLIO L’ECOFIN DECIDE DI PUNIRE L’ITALIA CON LA PROCEDURA D’INFRAZIONE PER DEBITO SONO GUAI SERI


LE SANZIONI SONO TRE: UNA MULTA (E VABBÈ), MA SOPRATTUTTO LA FINE DELL’ACQUISTO DEI TITOLI DI STATO ITALIANI DA PARTE DELLA BCE, IL CONGELAMENTO DEI FONDI STRUTTURALI E IL BLOCCO DELL’ACCESSO ALLA BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI 

CI SCRIVE LA BEI: ''NON C'E' NESSUN AUTOMATISMO: IL CONSIGLIO UE, AL TERMINE DELLA LUNGA PROCEDURA, PUO' INVITARE LA BEI A 'RICONSIDERARE' LA SUA POLITICA DI PRESTITI VERSO LO STATO MEMBRO''

Riceviamo e pubblichiamo:

“Il riferimento alla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) nell’articolo “Preparate i fazzoletti” sugli effetti per l’Italia della possibile procedura di infrazione da parte dell’Unione europea, e’ errato. Non si prospetta nessun “blocco dell’accesso alla BEI” per gli investitori italiani.

L’articolo 126, comma 11 del Trattato UE non menziona questa possibilità. Indica invece una ben più generica facoltà del Consiglio UE, al termine della lunga procedura prevista dai commi 3-6 dello stesso articolo, di invitare la Banca europea per gli investimenti a riconsiderare la sua politica di prestiti verso lo Stato membro in questione.
Marco Santarelli
Responsabile Comunicazione Italia- BEI


CHE SUCCEDE CON LA PROCEDURA D’INFRAZIONE PER DEBITO?
 
Hai voglia a dire, come fa Matteo Salvini, che “con i tagli, le sanzioni e l’austerità sono cresciuti il debito, la povertà e la disoccupazione” e per questo bisogna fare il contrario. Intanto la letterina di Moscovici e Dombrovskis è arrivata e non promette niente di buono per l’Italia. La data da segnarsi nel calendario è il 9 luglio: è quello il giorno dello showdown, quando cioè l’Ecofin, il consiglio composto dai ministri dell’economia di tutti i paesi Ue, dovrà prendere la decisione finale sulla procedura d’infazione. Da oggi fino a quel giorno, Tria e Conte dovranno convincere l’Europa a essere clemente con noi, magari promettendo una manovra correttiva da (almeno) 3-4 miliardi.

Cosa succede con la procedura d’infrazione?
Premessa: la procedura d’infrazione per debito è l’arma da fine del mondo della Commissione europea uscente, che spera di sderenare Salvini e costringerlo, con le lacrime e il sangue, ad abbassare la cresta. Ma è un processo inesplorato, visto che non è mai stato portato a termine per nessun paese, e potrebbe portare a una sorta di commissariamento de facto dei conti del nostro paese.

MOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANAMOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANA
La procedura d’infrazione prevede in sostanza tre sanzioni: una multa, proporzionata al Prodotto Interno Lordo del Paese che ha violato le regole (e sarebbe la parte meno dannosa) e soprattutto il blocco dei fondi strutturali e dell’accesso alla Bei, la Banca europea degli investimenti. Per capire l’impatto di questa “punizione” basta pensare che all’Italia spettano circa 70 miliardi di fondi strutturali, con cui ad esempio si provvede ai finanziamenti per i progetti di sviluppo regionali in tutta Europa. Soldi che servono per finanziare o co-finanziare le infrastrutture, e senza i quali molte regioni, soprattutto nel Meridione, si troverebbero a gambe all’aria. Dopo il bye bye alla Bei ci sarebbe anche la fine  dell’acquisto dei titoli di stato italiani da parte della BCE. Con tanti saluti allo spread e al “governo del cambiamento”

ECCO LE CONSEGUENZE DI UNA PROCEDURA SUL DEBITO ECCESSIVO (MAI APPLICATA FINORA)
Dino Pesole per www.ilsole24ore.com

Quella che la Commissione Ue ha deciso di “raccomandare” ai ministri (e dunque alla valutazione politica dei governi) è tecnicamente una procedura per disavanzo eccessivo causato dal mancato rispetto della regola del debito.


 E le cifre sono queste: nel 2018 il debito è stato pari al 132,2%, rispetto al 131,4% del 2017, nel 2019 si attesterà al 133,7% e nel 2020 raggiungerà il 135,2%.
Il criterio del debito, così come codificato nel Fiscal Compact e nelle sue ulteriori declinazioni (in particolare il Two Pack) non è dunque rispettato poiché prevede che il debito vada ridotto di un ventesimo l’anno e comunque proceda con sufficiente velocità verso l’obiettivo del 60% del Pil. La violazione dunque – stando alle regole (che si possono e forse devono cambiare ma che fino a quando sono in vigore vanno rispettate) – è evidente.
FONDI EUROPEIFONDI EUROPEI

Ad aggravare il quadro, nel 2018 non vi è stata alcuna riduzione del deficit strutturale, che è il parametro fondamentale in quanto fotografa l’andamento del deficit al netto delle una tantum e delle variazioni del ciclo economico. Il governo si era impegnato un anno fa a ridurlo dello 0,3%.
MARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIAMARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIA

Nel calcolo cumulato 2018-2019 si arriva a uno scarto dello 0,7% tra Roma e Bruxelles, vale a dire 11/12 miliardi. Non è questa l’entità della correzione che viene richiesta, ma una manovra correttiva tra lo 0,2 e lo 0,3% del Pil (da 3,6 a 4,8 miliardi) da varare entro l’anno potrebbe certo costituire un segnale per evitare di finire nel girone dei “sorvegliati speciali”.

Intanto vediamo quali sono le prossime scadenze e quali le conseguenze qualora a luglio l’Ecofin aprisse formalmente la procedura.

La Commissione “raccomanda”, i governi decidono. Con la raccomandazione che la Commissione Ue ha deciso di approvare, di fatto si chiede ai governi europei di esprimersi sulla necessità di avviare nei confronti dell'Italia una procedura di infrazione sul debito. Il primo step prevede che su tale richiesta si pronunci il Comitato economico e finanziario, vale a dire l'organismo tecnico che raggruppa gli “sherpa”, i direttori generali dei rispetti ministeri delle Finanze. Poi la palla passerà all'Eurogruppo convocato per il 13 giugno a Lussemburgo, che a sua volta girerà l'intera “pratica” all'Ecofin del 9 luglio.

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTELUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
Ed è questa la sede in cui verrà presa la decisione finale: avvio formale della procedura oppure rinvio o infine sospensione in presenza di eventuali impegni aggiuntivi prospettati dal governo. Un percorso a ostacoli che può anche prolungarsi per anni.

Finora la procedura di infrazione per disavanzo eccessivo causato dalla violazione del criterio dei debito non è mai stata applicata per nessun paese europeo. Questa sarebbe la prima volta e scatterebbe nei confronti del nostro paese una sorta di sorveglianza rafforzata, con un stretto monitoraggio (ogni tre/sei mesi) per verificare se le azioni correttive richieste per rientrare dalla “deviazione significativa” evidenziata siano effettivamente poste in essere.
jean claude juncker giuseppe conte 3JEAN CLAUDE JUNCKER GIUSEPPE CONTE 

Manovre correttive che rischiano di essere anche molto pesanti poiché inevitabilmente comporterebbero aumenti delle tasse e tagli alle spese e ai servizi sociali. In sostanza viene definita una sorta di calendario per l'adozione delle misure di correzione richieste.
 
Il monitoraggio riguarda sia i tempi di attuazione degli interventi che la “qualità” delle misure correttive. Per questo si può prevedere che un'apertura di infrazione sul debito possa dispiegare i suoi effetti su un orizzonte quanto meno triennale, se non oltre. Qualora i piani di rientro predisposti non fossero ritenuti sufficienti a riportare il debito su una traiettoria di progressiva discesa, arriverebbe da Bruxelles un secondo invito ad adottare un nuovo piano di rientro.
 
Se anche quest'ultimo fosse valutato negativamente, allora potrebbe essere imposto l'obbligo di un deposito infruttifero pari allo 0,2% del Pil (3,6 miliardi), con possibilità che possa essere ridotto o incrementato, e che comunque verrebbe convertito in ammenda nel caso in cui la raccomandazione di correggere il disavanzo eccessivo non fosse rispettata. E potrebbe scattare in questo caso anche un’ulteriore e più pesante sospensione dei fondi di coesione europei. La sanzione sarebbe poi ulteriormente incrementata in caso di persistente inosservanza della raccomandazione. 

SAPETE CHE LE 203 NAVI DA CROCIERA IN EUROPA INQUINANO VENTI VOLTE DI PIÙ DI TUTTE (TUTTE) LE AUTO DEL CONTINENTE, CHE SONO 260 MILIONI

IL PORTO DI VENEZIA È IL PIÙ INQUINATO IN ITALIA, E OGNI VOLTA CHE UNA NAVE ENTRA NELLA LAGUNA CREA UNO TSUNAMI CHE HA DEVASTATO I FONDALI: LE FOTO DEL CNR


VENEZIA, COS’ LE GRANDI NAVI HANNO MODIFICATO I FONDALI DELLA LAGUNA

Sandro Orlando per www.corriere.it

cnr i disastri delle grandi navi sui fondali di venezia 3CNR I DISASTRI DELLE GRANDI NAVI SUI FONDALI DI VENEZIA 
Ogni volta che una nave lunga oltre 300 metri entra dalla bocca di Malamocco, con la sua stazza a volte anche superiore alle 100 mila tonnellate, sui fondali della laguna si scatena un mini tsunami. Un maremoto che solleva montagne di sedimenti e detriti, sospingendoli in tutte le direzioni e lasciandoli in parte in sospensione, prima che le maree le buttino fuori dalla laguna, in mare aperto.

Gli effetti di queste navigazioni sono ora visibili nelle immagini che l’Ismar, l’Istituto di scienze marine del Cnr di Venezia, ha «scattato» nelle profondità della laguna servendosi di un ecoscandaglio ad alta risoluzione. «Fotografie acustiche», pubblicate dalla rivista Scientific Reports (Nature), che descrivono con precisione quale sia l’impatto sull’ecosistema lagunare di questo traffico marittimo: con un migliaio di grandi navi da crociera che ogni anno transitano davanti al bacino di San Marco, per poi costeggiare Punta della Dogana e infilarsi nel canale della Giudecca – in manovre complicatissime, come ha confermato per l’ennesima volta la collisione domenica scorsa della Msc Opera con un battello in prossimità del molo di San Basilio; oltre a più di tremila navi cargo che vanno su e giù per il cosiddetto canale dei Petroli tra Malamocco e Marghera, e un numero imprecisato di vaporetti, barche e barchini.
cnr i disastri delle grandi navi sui fondali di venezia 2CNR I DISASTRI DELLE GRANDI NAVI SUI FONDALI DI VENEZIA 

Il risultato sono fondali martoriati da crateri, buche e solchi scavati da chiglie o eliche, come se la laguna fosse stata sottoposta a massicci bombardamenti. Ma il danno peggiore è costituito dalla continua erosione dei fondali, ormai ridotti a una piastra inerte e senza vita, sempre più profonda. Perché le onde supersoniche generate dal passaggio di questi grattacieli del mare in acque profonde a volte appena una decina di metri – spiega l’oceanografo Andrea Bergamasco, del Cnr di Venezia – smuovono dai fondali masse enormi di sedimenti, che poi le maree spingono nell’Adriatico. Così che ogni anno almeno un milione di metri cubi di materiali vengono trascinati fuori dalla laguna; e con la profondità aumenta anche la forza di maree e correnti.
cnr i disastri delle grandi navi sui fondali di venezia 1CNR I DISASTRI DELLE GRANDI NAVI SUI FONDALI DI VENEZIA 

E come se non bastasse poi ci sono i rifiuti. Fabio Trincardi, direttore dell’Ismar-Cnr, parla di «una terra dei fuochi subacquea» emersa dai rilevamenti effettuati con l’ecoscandaglio: «Sul fondo dei canali abbiamo trovato di tutto, vecchie barche, copertoni, rottami ed elettrodomestici. Per incuria, dolo o inconsapevolezza c’è ancora chi pensa alla laguna come ad una discarica, tanto non si vede. Ora invece possiamo vedere tutto».


2. GRANDI NAVI, UNA SCIA DI SMOG: VENEZIA PORTO PIÙ INQUINATO
Estratto dall'articolo di Paolo Berizzi per ''la Repubblica''
Qui l'integrale:

Una scia nera, nerissima. Sparsa nei mari d'Europa e che si addensa ad ogni attracco in porto, oppure, come a Venezia - terza tra le 50 città europee portuali più inquinate e teatro dell'incidente della Msc - , quando i camini dei bestioni galleggianti violentano i canali spargendo i loro fumi tossici. (…) mentre i passeggeri a bordo se la spassano, gli abitanti delle città dove approdano i giganti del turismo marittimo respirano gas che causano tumori: ossidi di zolfo, azoto, particolato. Una bomba ambientale che passa sotto silenzio, offuscata dal business delle vacanze in nave.
quanto inquinano le grandi naviQUANTO INQUINANO LE GRANDI NAVI

Per capirci: 203 navi da crociera in Europa inquinano 20 volte più di tutte le automobili - sono 260 milioni - che circolano nel continente. Se poi si parla dell'Italia, i nodi vengono al pettine: siamo, insieme alla Spagna, il Paese europeo più colpito dalle emissioni delle grandi navi. Tra le 50 città di porto più inquinate d'Europa, 10 sono italiane. Al terzo posto c'è l'intasatissima Venezia, preceduta solo da Barcellona e Palma di Maiorca. A radiografare le esalazioni del turismo galleggiante - pochi giorni dopo l'incidente di Venezia - è un rapporto pubblicato da Transport & Environment e diffuso dall'associazione "Cittadini per l'aria". Repubblica ne anticipa i dati. Allarmanti.

Fonte: qui