9 dicembre forconi: 01/18/19

venerdì 18 gennaio 2019

GIAMPIERO MUGHINI SBROCCA SULLA FATTURA ELETTRONICA

ALTRO CHE ''I FORCONI O I GILET GIALLI'', NOI CITTADINI ITALIANI CON LA PARTITA IVA AVREMMO IL PIENO DIRITTO DI MINACCIARE E SQUASSARE VETRINE E AUTO E CASSONI DELLA MONNEZZA. 

RAZZA DI BASTARDI, PERCHÉ VENITE A RUBARMI ORE DEL MIO TEMPO, A RENDERMI TUTTO PIÙ DISPERANTE E PIÙ COSTOSO DELLA MIA VITA E DELLA MIA PROFESSIONE E DEL MIO REDDITO

Giampiero Mughini per Dagospia

mughiniMUGHINI
Caro Dago, credo tu sappia o stai sperimentando in prima persona la situazione umana e professionale di un comparto fra i cittadini italiani che dal 1° gennaio 2019 sta subendo un’aggressione selvaggia dall’Ente il più imbelle, il più barbaro, il più esente dalle regole che esista nel nostro Paese. I cittadini italiani cui mi riferisco sono i circa tre milioni di partite Iva, gente che ogni giorno arranca a conquistarsi la sua porzione di reddito a forza di fatica e di talento. L’Ente cui mi riferisco è lo Stato italiano, il démone che assedia così tante ore e giornate della nostra vita.

Altro che i ”gilets gialli” francesi, noi cittadini repubblicani italiani con la partita Iva avremmo il pieno diritto di minacciare e squassare vetrine e auto e cassoni della monnezza, a dire i modi con cui “il popolo” fa politica oggi.

FATTURA ELETTRONICA SIRIFATTURA ELETTRONICA SIRI
Su di noi partite Iva pesa difatti un diktat mostruoso, ossia che se vuoi campare del tuo lavoro devi prima emettere una fattura elettronica secondo criteri e tecnologie sino a ieri sconosciute da noi tutti, fatture da inviare a un destinatario che devi prima riuscire a identificare e che non è così facile da identificare. Una barbarie mostruosa, architettata dalla razza la più belluina e incapace di tutte, quelli dell’amministrazione pubblica.

Tutto ciò dovrebbe battere in breccia l’evasione dell’Iva, che pare sia molto alta in Italia e naturalmente non mi sfugge che questo è un fatto grave. Solo che io con questa evasione non ho niente ma proprio niente a che fare, non per miei meriti morali o perché io sia un lettore del “Fatto”.  Bensì perché nel mio lavoro – che ha per committenti case editrici, giornali, canali televisivi, assessorati alla cultura – io non posso sfuggire di un euro alla mannaia del fisco.
FATTURA ELETTRONICAFATTURA ELETTRONICA

Se non fatturo con tutti i crismi del caso alla Rai – e tanto per fare un esempio – è assolutamente impossibile che dopo tre o quattro mesi io venga pagato. Fatturo, mi assicuro che la fattura gli sia arrivata o non se la siano persa, e a quel punto vengo pagato.

Che cazzo volete da me, signori della fattura elettronica? Razza di bastardi, perché venite a rompermi i coglioni, a rubarmi ore del mio tempo, a rendermi tutto più disperante e più costoso della mia vita e della mia professione e del mio reddito, di cui già approfittate del 50 per cento e passa? Razza di bastardi, che ci voleva a mettere un tempo intermedio tra l’inizio e la necessità della fattura elettronica, in modo che tutti noi ci adeguassimo e imparassimo le maledizioni di questo sistema di fatture e pagamenti affidato alla glaciale idiozia di un server?

Sono stato dal mio (bravissimo) commercialista ieri pomeriggio per fare la fattura numero uno del 2019. Relativa a una prestazione professionale fatta il 30 novembre nei dintorni del comune di Cormons, una località italiana al confine con la Slovenia, e da Roma ci vogliono sei ore per andare e sei ore per tornare. Razza di bastardi, è così che lavora una partita Iva prima di consegnarvi il 50 per cento del frutto della sua fatica e del suo talento.

Nello studio del mio commercialista ci siamo messi in tre per riuscire a fare una fattura, non meno di un’ora di tentativi. Alla fine eravamo esausti. La fattura numero uno del 2019 è stata inviata. Oggi al mio commercialista è arrivata la notifica che il comune di Cormons aveva respinto la fattura perché “errata”. Il mio commercialista e la sua collaboratrice si sono messi a ispezionare il corpo del delitto. Era successo che avevamo fatto un clic prima di un altro, e siccome il computer è un idiota, a lui il tutto appariva fuori dalle regole. Mezz’ora di lavoro e la fattura è stata reinviata. Speriamo bene.
FATTURAZIONE ELETTRONICAFATTURAZIONE ELETTRONICA

Adesso sto cominciando a preparare  la seconda fattura del 2019, quella a Dagospia. A tutta prima il server mi ha respinto o perché non mi conosceva o perché mi conosceva a troppo. Ho chiamato il mio commercialista. Mi ha fornito un altro link. Ho ricominciato. Solo che i dati fiscali di Dagospia che avevo e con i quali ho già fatto tre o quattro fatture al server non bastavano o non piacevano.

Sbagliato, errato, incompleto, la mail non è quella giusta. Passano i minuti e mentre nel mio studio risuonano solo le mie bestemmie. Telefono a Dagospia, che mi fornisca lui i dati che mancano. Ore della vita impiegate a fare in modo che il tuo lavoro sia pagato. Ore della tua vita buttate.E ancora sono alla fattura numero due.

La fattura numero tre la farò a Mediaset, un’azienda puntualissima nei pagamenti. Ma riuscirò a farla senza che quell’idiota di computer si metta di mezzo? Epperò io ci devo vivere con quei soldi, ho lavorato e faticato per averli. Se non la faccio la fattura elettronica, non mangio. Delinquenti, bastardi, idioti, ladri del nostro tempo e della nostra vita. Altro che la furia dei “gilets gialli”. 





P.S. "mamma mia ..." che bello al caldo in studio, eh ...

LA FATTURA ELETTRONICA? È GIÀ DIVENTATA UNA TASSA 
I COMMERCIALISTI NON LA COMPILANO GRATIS E CHI È OBBLIGATO A EMETTERLA SCARICA IL COSTO SUI CLIENTI 
AD ESEMPIO I BENZINAI STANNO CHIEDENDO AI CLIENTI UNA CIFRA EXTRA NEL CASO IN CUI RICHIEDANO FATTURA…
Antonio Signorini per www.ilgiornale.it

Un servizio aggiuntivo che il cliente paga, anche se non sa bene perché. Tra gli intoppi della fattura elettronica non poteva mancare lo scarico sui consumatori del costo del nuovo adempimento.

FATTURAZIONE ELETTRONICAFATTURAZIONE ELETTRONICA
Le segnalazioni circolano da tempo in rete e ieri il Gazzettino di Venezia è entrato nello specifico e ha dato conto di più casi di benzinai che stanno chiedendo ai clienti una cifra extra nel caso in cui richiedano fattura, che è elettronica per forza. Non uno sol caso, ma un epidemia. C'è chi chiede un euro, tariffa fai da te più diffusa tra gli esercenti, chi si limita a 50 centesimi, ma anche chi ha chiesto ai clienti due euro per il disturbo.

Fai da te nordestino per fare fronte all'ennesimo adempimento fiscale. La fattura elettronica per le grandi aziende può essere solo un costo in più da mettere a bilancio, per un commerciante o un artigiano significa sottrarre tempo al lavoro. «Ce lo vedi un piccolo allevatore o un falegname delle nostre parti mettersi al computer e compilare il modulo per ogni vendita? Semplicemente aumenterà il nero», spiega un artigiano trentino.

Le piccole aziende segnalano da tempo i problemi legati all'avvio della fattura elettronica. Anche dai commercialisti è arrivato l'allarme. «Il momento più difficile sarà da inizio febbraio», ha spiegato il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Massimo Miani ad un recente forum dedicato alla e-fattura. «Stiamo migliorando, la struttura pubblica tiene, ma sul campo ci sono grossi problemi - ha rincarato il Consigliere delegato per la Fiscalità Maurizio Postal -: le attività commerciali, gli hardware sui territori sono sotto stress».

FATTURAZIONE ELETTRONICAFATTURAZIONE ELETTRONICA
Ma tra i costi extra che sta comportando l'avvio della e-fattura c'è anche quello dei professionisti. Commercialisti e ragionieri arrivano a chiedere 100 euro extra per compilare le fatture elettroniche. Dall'inizio del mese la protesta è arrivata anche sui social media. «Il Commercialista chiede (giustamente) ad artigiani suoi clienti un compenso (14, tanto o poco? Non so) per emettere per loro conto le fatture elettroniche.

Artigiani si lamentano del costo. Commercialista: fate più nero», twitta Dario Stevanato, professore di Diritto tributario. Mirko posta la foto di uno scontrino non fiscale con scritto a penna «Inviare fattura elettronica». E spiega: «Siamo appena usciti dal locale dove pranziamo, ecco cosa si ottiene con la fattura elettronica: lo scontrino non valido a fini fiscali e una promessa con stretta di mano. Tranquillo, più avanti ti mando la fattura. Forse».

Braccio aggiunge un aneddoto: «Ristoratore col sistema impallato per il cliente precedente. Mi guarda con una punta di panico: anche a lei serve la #FatturaElettronica?. Io: guardi, mi hanno fatto talmente girare i coglioni che non voglio nemmeno lo scontrino. Stretta di mano, sipario».

Fonte: qui

Movimento 5 stelle, trovato il vademecum di Casalino: ecco il kit su “cosa dire alla stampa”

 
Cosa dire alla stampa. Come dirlo. Quali parole usare e quali spunti comunicativi per difendersi o attaccare. Il “vademecum” di Rocco Casalino ai parlamentari del Movimento 5 stelle doveva restare segreto. Ma un deputato distratto ha lasciato su uno dei divani di Montecitorio il “kit”. E Repubblica ne è entrata in possesso. [Scarica qui il documento completo]
Il titolo recita: “Spunti comunicativi per la settimana 12-18 gennaio”. Sei pagine con un vero e proprio manuale in cui viene dettata la linea sui temi caldi del momento, con tanto di come e quando lanciare frecciate agli alleati leghisti.
I temi sono divisi per paragrafi: Carige; tasse; Enti locali; referendum propositivotrivelleTav; Ires terzo settore; reddito di cittadinanzapensione di cittadinanza; elezioni europee. E, ciliegina sulla torta, addirittura “Buche-Roma-Esercito”.
In molti dei paragrafi, in grassetto, è evidenziata la frase “Cosa hanno fatto i governi Pd”, con i contenuti da usare in caso di critiche, con l’obiettivo di spostare l’attenzione sulle responsabilità di chi ha preceduto il governo Lega-Movimento 5 stelle.
Ma, come detto, nel vademecum di Rocco Casalino c’è anche quando e come lanciare attacchi alla Lega e a Matteo Salvini. Ad esempio, alla voce “trivelle”, il consiglio è di ricordare al Carroccio “del fatto che fino all’altro ieri Salvini indossava le magliette ‘no trivellazioni’ e faceva campagna per il No al referendum”. 
Come attaccare? Domandando: “Ora cosa è successo, la Lega è diventata a favorevole all’inquinamento e contraria alla creazione di più posti di lavoro attraverso le fonti rinnovabili?”.
Molti i riferimenti – ovviamente quando utile alla causa del Movimento – al contratto di governo. È il caso della Tav: “Come scritto nel contratto di governo siamo impegnati a ridiscutere il progetto con la Francia”. Perché “parliamo di un’opera progettata 30 anni fa e che vedrebbe la luce tra più di 20 anni, per un costo che supera i 20 miliardi”. La linea: attendere la fine dell’analisi costi-benefici.
E anche qui sono spiegate le risposte da dare a Matteo Salvini quando dice che “l’opera è a metà”, quindi “meglio non fermarsi”. “Non è stato scavato nemmeno un centimetro del tunnel di base e chi dice il contrario o non sa nulla o mente per coprire altri interessi”. 
La linea delle Europee è quella mostrata pubblicamente da Di Maio: alleanza con le forze politiche “giovani” (e poco importa che queste siano in alcuni casi chiaramente ultraconservatrici come il caso di Kukiz’15 in Polonia) ed appoggio ai gilet gialli. 
Le buche a Roma sono un’emergenza? No problem. La risposta è “esercito”. Ma che, sia chiaro, “gli interventi del genio militare per il rifacimento del manto stradale è previsto non per rifare le buche” ma “per intervenire senza fare una gara d’appalto su strade con particolare livello di mortalità”. 
E che sia chiaro: “È stato presentato come un emendamento per Roma ma prevede qualcosa che può avvenire in tutta Italia e non solo nella capitale”.
Fonte: qui

LA MAFIA NIGERIANA GESTISCE (IN ITALIA) IL TRAFFICO DEGLI ORGANI


TUTTI I SEGRETI DEL NUOVO ORRENDO BUSINESS SU CUI STA INDAGANDO PURE L'FBI 

IL CENTRO È A CASTEL VOLTURNO. PARLA UNA TESTIMONE: “LÌ FANNO GLI ESPIANTI...” 

NEL MIRINO UN TIZIO CHE SI FA CHIAMARE "PAPA GIOVANNI" CHE GESTISCE UN PUNTO DI SELEZIONE DI "VITTIME POTENZIALI"..

Fabio Amendolara per “la Verità”

Le prime riunioni si sono svolte la scorsa estate a Roma, all' ambasciata Usa, luogo in cui un magistrato di collegamento per le questioni internazionali e un funzionario dell' Fbi hanno incontrato un sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia e il pool napoletano che indaga sulla criminalità organizzata nigeriana. In quelle occasioni è avvenuto un primo scambio di notizie riservate, senza però scoprire troppo le carte.

mafia nigerianaMAFIA NIGERIANA
Gli statunitensi hanno chiesto informazioni sugli affari della mala nera nel litorale Domizio, terra di camorra e di mafia nigeriana, e gli investigatori napoletani hanno appreso che un flusso di denaro, proveniente con molta probabilità da un traffico internazionale di droga, faceva andata e ritorno con i money transfer e con i più occulti sistemi finanziari del deep web tra Castel Volturno e Gaeta e le metropoli Usa di Atlanta, New York City e Chicago. Con qualche passaggio, tutto ancora da approfondire, il denaro transitava anche in Canada. Un bel po' di bigliettoni verdi che passavano fra le mani dei boss dei gruppi più noti della mafia nigeriana: quelli dei Vicking, degli Eiyes e dei Black axe, tutti attivi anche in Italia, soprattutto in quell' area della Campania.

mafia nigerianaMAFIA NIGERIANA
Di incontri successivi ce ne sono stati diversi. A luglio anche a Napoli, in Procura, nell' ufficio del capo, Giovanni Melillo. È il procuratore in persona a coordinare l' indagine, in attesa che dal Csm arrivi la nomina di un nuovo aggiunto, il terzo che nella Direzione distrettuale antimafia andrà ad affiancare Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli, magistrati di lungo corso nel contrasto alla criminalità organizzata.

UN'IPOTESI SPAVENTOSA
Qui, in via Grimaldi, a un passo da Poggioreale, chiusi negli uffici dei pm, ci sono, sotto chiave, i documenti dell' inchiesta giudiziaria sulla nuova mala nigeriana che tiene in scacco Castel Volturno e il litorale Domizio. E tra verbali e informative del Servizio centrale operativo della polizia di Stato e delle squadre mobili che ricostruiscono gli affari tradizionali, traffici di droga e di esseri umani e sfruttamento della prostituzione, è spuntato un racconto che ha tracciato una nuova pista: una nigeriana ha parlato di vendita di organi. Di mattatoi veri e propri: a Gazzanise, Villa Literno e Sant' Antimo.

Una zona descritta dallo scrittore Sergio Nazzaro come «il più grande esperimento sociale libero da ogni regola». Un' area geografica multiculturale e multirazziale senza Stato e nella quale camorra e mala nigeriana hanno assunto il pieno controllo. Il posto migliore per nascondere una delle «cliniche degli orrori», come le ha definite la donna nigeriana parlando con Mary Liguori, cronista del Mattino da sempre in trincea contro la camorra che per prima ha raccontato dell' esistenza dell' indagine.
AFFILIATI ALLA MAFIA NIGERIANAAFFILIATI ALLA MAFIA NIGERIANA

La nigeriana è ben inserita a Castel Volturno, paese del litorale in cui, stando alle stime ufficiali, vivono 1.236 nigeriani, ai quali bisogna aggiungere i clandestini, e aveva un marito criminale che la sfruttava. Poco più di un anno fa ha avuto il coraggio di denunciarlo e l' ha fatto arrestare. È stata lei a svelare di quei ragazzi, almeno tre, alcuni dei quali suoi conoscenti, che per 5.000 euro hanno venduto un rene. E ha indicato una delle improvvisate cliniche, in viale Fiume Oglio a Castel Volturno, nella quale ora non c' è più nulla ma che, a dire della testimone, fino a qualche tempo fa ospitava un medico esperto in trapianti.

In giro ormai su questa storia c' è molto chiacchiericcio. Anche tra le forze dell' ordine (dove c' è pure chi sostiene che la donna, alla quale pare piacciano le telecamere, sia in cerca di visibilità). Ma è una coincidenza inquietante che qualcuno, confermando quella ipotesi, dica che lì prima ci abitava un egiziano. E si sa che gli espiantatori professionisti di organi siano proprio al Cairo. In Egitto, dove il commercio di organi è proibito, la situazione è ben nota anche alle autorità.

mafia nigerianaMAFIA NIGERIANA
In un articolo del luglio 2018 la Reuters riportava questa notizia: il Tribunale criminale del Cairo ha condannato 37 persone per traffico d' organi. Era una banda di medici, infermieri e procacciatori di vittime e clienti, molti dei quali con regolare licenza, sgominata nel 2016 grazie a un' inchiesta su cliniche e ospedali privati. Nell' operazione erano stati sequestrati anche milioni di dollari. Ma quella dell' egiziano al civico 7 di via Fiume Oglio a Castel Volturno potrebbe essere anche solo una mera coincidenza.

Il racconto dell' orrore che parte dal litorale si arricchisce ogni giorno di nuovi particolari. Giampiero Casoni, cronista giudiziario esperto dei meccanismi mafiosi dell' area aversana per averli raccontati per anni sulle agenzie di stampa dell' Alto Casertano, scrive addirittura di un «centro di cernita» per gli sventurati candidati all' espianto. E lo localizza a Lago Patria, dove, al centro delle attenzioni degli inquirenti, secondo fonti interne a chi sta indagando, ci sarebbe la figura di un certo Abu, che in Italia avrebbe anche adottato un curioso nom de guerre a metà fra lo ieratico e il paradossale: «papa Giovanni».
Inutile cercare conferme in questure o tra i magistrati.

L' indagine sul traffico di organi è top secret. Il capo della Direzione nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, al momento non si sbottona, ma ammette: «Sebbene non ci siano ancora riscontri completi in serie giudiziaria, terremo alta la guardia anche su questo inquietantissimo sospetto, da non sottovalutare».
MAFIA NIGERIANAMAFIA NIGERIANA
Parole sibilline per dire che il racconto è credibile, ma che la magistratura ci sta ancora lavorando.

SALTO DI QUALITÀ
Fatto sta che questa storia ha messo in luce una nuova inquietante realtà: la mafia nigeriana ha fatto un salto di qualità. Gli espianti sono sempre esistiti nel loro ambiente. È un fenomeno diffuso, legato a pratiche religiose e magiche che in Nigeria stanno provando a contrastare anche con la legislazione.

Ora, però, i boss africani sembrano aver capito che c' è un business e che si può lucrare anche sugli organi. E così, oltre alla prostituzione e al traffico di droga, la mafia nigeriana, che stando alle stime della Procura antimafia, dopo Cosa nostra, 'ndrangheta, camorra e Sacra corona unita (ossia le mafie tradizionali), si è attestata come quinta mafia, pare sia entrata a gamba tesa anche nel mercato degli espianti.

AFFILIATI ALLA MAFIA NIGERIANAAFFILIATI ALLA MAFIA NIGERIANA
È dal 2016 che l'Fbi sta lavorando su una segnalazione: un sospetto impiego di organi di dubbia provenienza in ospedali americani. I federali sono partiti dai rapimenti di ragazzini tra i 14 e i 17 anni, spesso orfani, da avviare alla prostituzione. Epicentri le periferie di Lagos e Benin City. D'altra parte, a Lagos, la più popolosa città della Nigeria, la polizia nigeriana ha trovato più volte donne segregate e costrette a mettere al mondo figli poi destinati al traffico di bambini, al mercato del sesso o alla compravendita di organi. Individuati i protagonisti del traffico e seguendo i flussi economici, i federali si sono imbattuti in un gruppo di nigeriani che ha scelto come domicilio Castel Volturno e che, paradosso, si trova in Italia con i documenti in regola.

«Gente arrivata dalla Nigeria molti anni fa e che sarebbe in contatto con i boss neri delle città statunitensi», ricostruisce la giornalista del Mattino. È in questo punto che si annodano l' indagine americana e quella dell' antimafia napoletana. «È vero», sottolinea il procuratore Cafiero de Raho, «a Castel Volturno la mafia nigeriana fa affari sporchi, soprattutto con lo sfruttamento della prostituzione, del lavoro nero e con lo spaccio di droga». Il traffico di organi lo tiene fuori. Per ora.

Fonte: qui