9 dicembre forconi: ITALIA: lavoro per tutti! Ma i dati ISTAT sono tragici

sabato 13 gennaio 2018

ITALIA: lavoro per tutti! Ma i dati ISTAT sono tragici

Il mercato del lav
Il mercato del lavoro

Il mercato del lavoroI 

ercato del lavoro festeggia. I dati usciti ieri ci illustrano un paese quasi rinato. E di certo questa immagine verrà usata da “chi di dovere” per farsi bello in campagna elettorale.
Il mercato del lavoro festeggia. I dati usciti ieri ci illustrano un paese quasi rinato. E di certo questa immagine verrà usata da “chi di dovere” per farsi bello in campagna elettorale. I
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Il mer­ca­to del la­vo­ro fe­steg­gia. I dati usci­ti ieri ci il­lu­stra­no un paese quasi ri­na­to. E di certo que­sta im­ma­gi­ne verrà usata da “chi di do­ve­re” per farsi bello in cam­pa­gna elet­to­ra­le.


A novembre si registra il nuovo record storico degli occupati, al top da 40 anni, che aumentano di 345 mila unità. (…)

Al top di 40 anni? Mamma mia! Il nuovo miracolo economico italiano… il grafico in apertura di post è semplicemente splendido. E notate bene, è il grafico ufficiale proposto dallISTAT. Quello insomma che fa fede. Ma fa fede alla farloccata dell’anno (e siamo solo a gennaio…). Poi leggiamo bene….
Il mercato del lavoro festeggia. I dati usciti ieri ci illustrano un paese quasi rinato. E di certo questa immagine verrà usata da “chi di dovere” per farsi bello in campagna elettorale.
(…) Ma i nuovi assunti sono quasi tutti a tempo determinato. E resta al palo la fascia d’età tra i 35 e i 49 anni, quella che dovrebbe imprimere maggiore propulsione all’economia del Paese. Una buona notizia è il record storico per il tasso di occupazione femminile, che si attesta al 49,2%. (…)
Già arriva una frenata, ma non basta.
(…) Attenzione però: sul quasi mezzo milione di lavoratori dipendenti in più, 450 mila sono a termine e solo 47 mila sono a tempo indeterminato (un rapporto di quasi uno a dieci). Calano poi i lavoratori indipendenti: sono 152 mila in meno rispetto a un anno prima. (…) [Source] 
Allora, tagliamo la testa al toro e con questo grafico fotografiamo la qualità del miglioramento.

Chi ha la memoria buona, si ricorderà che già a settembre il sottoscritto vi aveva parlato di questa farloccata.
Vi riprendo l’articolo proprio per farvi capire quanto è attuale tuttora. Leggete voi stessi e poi fatemi sapere. RIPETO, è un articolo di settembre 2017.
Un paese di poveri vecchi. Più passa il tempo, più il nostro Bel Paese si sta trasformando in un paese di poveri e anche di vecchi. E proprio questi ultimi stanno diventando i protagonisti, anche sul mondo del lavoro.
Infatti chi non ha letto proprio in queste ore le note entusiastiche sull’occupazione:
(…) Passi in avanti per l’economia italiana nel secondo trimestre 2017, con il mercato del lavoro appare caratterizzato da una prosecuzione della crescita dell’occupazione e della diminuzione della disoccupazione. (…) Le ore complessivamente lavorate crescono dello 0,5% sul trimestre precedente e dell’1,4% su base annua, confermando l’elevata intensità occupazionale della ripresa in corso. Parlando del mercato del lavoro, l’ Istat rivela che dal lato dell’offerta l’occupazione presenta una nuova crescita congiunturale(+78 mila, +0,3%) dovuta all’ulteriore aumento dei dipendenti (+149 mila, +0,9%), in oltre otto casi su dieci a termine (+123 mila, +4,8%). (…) Il tasso di disoccupazione diminuisce di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,6 punti in confronto a un anno prima, con maggiore intensità per quello giovanile. (…) Le ore lavorate per dipendente crescono (+0,2%) rispetto al trimestre precedente, mentre diminuiscono su base annua (-0,7%), anche se continua la flessione del ricorso alla Cassa integrazione. (Source)
Questi sono in linea di massima i dati che ci comunica l’ISTAT, che potete anche visionare cliccando QUI .
Sembra che veramente ci sia una bella accelerata della produzione e anche del mondo del lavoro. Anche se risulterebbe evidente che tale accelerata è data dai temporanei, ovvero dagli assunti a TEMPO DETERMINATO. Dei nuovi contratti, ben 80% sono infatti a tempo determinato. Quindi si conferma (diamo a Cesare quel che è di Cesare) un aumento dell’occupazione. Ma di “bassa qualità”, anche perché il calo degli inattivi è legato proprio al fatto che, molte persone, fiduciosi di trovare OGGI un lavoro, sono passati nella categoria dei “disoccupati”.
Questi tipi di ragionamenti statistici sono apparentemente dei dettagli, ma stano a significare un miglioramento congiunturale che però non è accompagnato da un miglioramento dell’occupazione di qualità sufficiente. Ma questo è un mio parere che come sempre è discutibilissimo. Meno discutibile invece è questo grafico che prendo sempre dal sito dell’ISTAT e che è, secondo me, la chiave di tutti i ragionamenti. In altri termini, possiamo raccontarci la storia della rava e della fava. Quello che poi conta, a dire il vero, è questo. A conti fatti, udite udite, in Italia lavora solo il 38% della popolazione residente. E questo 38% si è accollato quindi tutte le magagne, oltre che la necessità di finanziare le altre categorie sociali.
Eccovi il grafico (fonte ISTAT)

E tra l’altro di questo 38%, a tempo pieno, ne troviamo solo il 30%… Spannometricamente quindi, possiamo dire che in Italia lavora un Italiano su tre.
Vogliamo parlare (nuovamente) della demografia? Vogliamo discutere su come faremo a pagare le pensioni ed il nostro debito? No, questa volta ve lo risparmio, ne abbiamo discusso già mille volte. Sintetizzo solo dicendo che la situazione è decisamente più complessa di come ci vogliono far vedere. E non credo che ci salveremo (solo) grazie al lavoro degli immigrati.
Anche perchè, ed è l’ISTAT che lo dice, ad accelerare veramente sono sempre loro: i “vecchi” che lavorano. Basi solide, cari lettori…

Oggi, come a settembre, ci stanno prendendo per fessi. E per concludere vi pubblico il glossario ISTAT che l’amica Agata mi ha segnalato. Rendetevi conto delle baggianate che compongono l’ossatura del calcolo della farloccata dell’anno.

Basta aver lavorato un’ora e l’ISTAT ti considera occupato. Anche non retribuito, nell’azienda di famiglia. Più tutto il resto che è ben descritto.
Cosa mi resta da aggiungere? NULLA, ognuno di voi può trarne le personali considerazioni. E se qualcuno è ancora così carico di entusiasmo per i dati sul lavoro, allora ricominci a leggere questo post dall’inizio.
Fonte: qui

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