9 dicembre forconi: LA CONSOB AUTORIZZA MONTEPASCHI AGLI SCAMBI A PIAZZA AFFARI. ERA FUORI DALLA BORSA DAL 22 DICEMBRE, DOPO IL FALLIMENTO DELL’AUMENTO DI CAPITALE DA 5 MILIARDI

mercoledì 25 ottobre 2017

LA CONSOB AUTORIZZA MONTEPASCHI AGLI SCAMBI A PIAZZA AFFARI. ERA FUORI DALLA BORSA DAL 22 DICEMBRE, DOPO IL FALLIMENTO DELL’AUMENTO DI CAPITALE DA 5 MILIARDI


LE AZIONI ORDINARIE VERRANNO SCAMBIATE A 4,28 EURO: LA PERDITA PER IL TESORO E’ DI CIRCA UN MILIARDO

Marco Ferrando per il Sole 24 Ore

MARCO MORELLIMARCO MORELLI
Il semaforo verde di Consob si è acceso, inaspettatamente, questa mattina all'alba: con un provvedimento rilasciato nella notte l'autorità di vigilanza sul mercato ha autorizzato il Monte dei Paschi a tornare agli scambi in Piazza Affari con le sue azioni e tutti gli altri titoli in precedenza quotati. L'appuntamento è per domattina, dopo dieci mesi di pausa forzata disposta sempre da Consob il 22 dicembre scorso, quando l'aumento di mercato da 5 miliardi era fallito e si prospettava l'ingresso dello Stato, poi materializzatosi in estate.

Con l'ok della Consob, è stato pubblicato il nuovo documento di registrazione della banca (in cui si riportano tutti i rischi della “nuova” Mps e conseguentemente di chi vi investe) ma anche tempi e modalità dell'offerta di bond senior per i risparmiatori che avevano bond subordinati convertiti in azioni in occasione dell'ingresso dello Stato: il periodo di adesione avrà inizio alle 8,30 del 30 ottobre e terminerà alle 16,30 del 17 novembre (sempreché venga effettuato un altro passaggio formale tra banca, Mef e Consob).

GLI NPL E LO SPETTRO DELLA RISOLUZIONE
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Nella documentazione pubblicata oggi si dà conto della situazione attuale e prospettica della banca, con particolare riferimento al tema dei crediti deteriorati. Riportando l'interlocuzione avuta nei mesi passati con la Bce e la Commissione europea, la banca ricorda che al momento lo stock di sofferenze - pari a circa un terzo del totale dei crediti totali - è superiore alla media delle altre grandi banche italiane (Intesa, UniCredit, BancoBpm e Ubi), pertanto risulta fondamentale il buon esito della maxi cartolarizzazione da 27 miliardi di Npl imbastita insieme a Quaestio e al fondo Atlante: l'operazione procede come da programma ma senza di essa, si legge nella documentazione pubblicata oggi, resta il rischio di “interventi straordinari”, compresa la risoluzione e dunque il bail in.

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I RISCHI LEGALI E LA REDDITIVITÀ MODESTA
Ci sono anche altre questioni sollevate sempre dalla Bce alla banca, in particolare nell'ambito del processo di vigilanza continua dello Srep. E in parte, paradossalmente, si tratta delle conseguenze della terapia d'urto disposta proprio dalle autorità di vigilanza. Sta di fatto che Francoforte ravvisa una situazione di debolezza legata al «modello di business, con particolare riferimento al persistere della bassa redditività della Banca e all’insufficiente capacità di creazione di capitale interno», e in particolare, «viene evidenziata la non completa capacità di implementare ed eseguire le strategie individuate dal Consiglio di Amministrazione, ad esempio tramite azioni commerciali efficaci, ciò anche in relazione a una evoluzione meno favorevole delle condizioni macroeconomiche rispetto a quelle previste».
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La Bce punta poi il dito sul «sistema di governo dei rischi e aspetti organizzativi giudicati ancora non del tutto adeguati, in attesa di valutare le attività di mitigazione già implementate», sul «rischio di mercato in relazione ad alcuni aspetti di dettaglio legati alla misurazione del rischio di tasso di interesse del banking book» e sul «rischio operativo in relazione alla numerosità delle cause legali in corso e al consolidamento, ritenuto ancora debole seppure in graduale miglioramento, della reputazione del Gruppo». In particolare, il petitum complessivo per le cause in corso supera i 4,2 miliardi.

Dei 4,2 miliardi, 3,9 sono relativi allo svolgimento dell'attività ordinaria e 272 milioni alle «cause promosse dagli azionisti nell'ambito degli aumenti di capitale 2008, 2011, 2014 e 2015» . Non è possibile escludere che i contenziosi aumentino, viene aggiunto, «anche in considerazione dei procedimenti penali pendenti» e «delle operazioni straordinarie».
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IL RITORNO IN BORSA
Dimenticati i 15,08 euro a cui era avvenuto l'ultimo contratto, Banca Mps «ha prudenzialmente valorizzato, al 30 settembre, le proprie azioni ordinarie a 4,28 euro, sia per le posizioni in proprietà che per le posizioni della clientela», si legge nella nota informativa di Rocca Salimbeni. Se la Borsa dovesse confermare questi valori, per lo Stato si tratterebbe di una perdita potenziale di oltre un miliardo, anche se non è costretto a vendere immediatamente e quindi i conti si faranno più avanti.


Il valore, spiega la Banca, deriva dal valore implicito «espresso dal recovery rate dei Cds aventi come sottostante le proprie obbligazioni subordinate lower Tier 2», come risultato dall'asta dello scorso 21 settembre scaturita dall'intervento dello Stato che ha fatto appunto scattare il diritto al pagamento dei Credit Default Swap. In ogni caso, la Banca avverte che il prezzo delle azioni che si determinerà sul listino al riavvio delle negoziazioni «potrebbe discostarsi anche sensibilmente rispetto a tale valore».

Intanto la banca ha ufficializzato che i conti del terzo trimestre saranno approvati non il 27 ottobre, come inizialmente previsto, ma il 7 novembre, quando potrebbe anche essere convocata l'assemblea per il rinnovo del consiglio.

Fonte: qui

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