9 dicembre forconi: Ha confessato uno degli studenti americani. È lui ad aver ucciso il carabiniere Cerciello

sabato 27 luglio 2019

Ha confessato uno degli studenti americani. È lui ad aver ucciso il carabiniere Cerciello

Ha confessato l'omicidio del carabiniere Mario Rega Cerciello, ucciso la notte scorsa a Roma, uno dei due studenti americani fermati in tarda serata: si tratta del giovane con i capelli mesciati apparso in una foto e ripreso da alcune telecamere. Al termine di un interrogatorio fiume insieme al coetaneo ritenuto suo complice, il 19enne ha ammesso le proprie responsabilità affermando di essere lui l'autore materiale dell'accoltellamento del vicebrigadiere. Tra le novità emerse dalle ultime ore, inoltre, sembrerebbe come i due fermati per l'omicidio, entrambi 19 enni, non appartenessero alla John Cabot University A riferirlo sono fonti investigative. 
Il ritratto del carabiniere che faceva volontariato e voleva aiutare tutti
Chissà se quelle persone a cui dedicava il tempo libero facendo volontariato e distribuendo all'esterno di stazioni ferroviarie di Roma come Termini e Tiburtina, che sono ritrovo dei moderni 'paria' in un'Italia che fa parte dei Paesi più industrializzati al mondo, i pasti e regalando abiti ai disperati, ai senzatetto, si chiederanno perché Mario Rega Cerciello - 35 anni compiuti appena 13 giorni fa, originario di Somma Vesuviana, stipendio mensile mediamente intorno ai 1500 euro - non andrà piu' a trovarli.
Chissà se sapevano che quell'uomo sorridente e disponibile fosse un carabiniere. Una figura a cui subito si pensa come ad un rappresentante dell'Autorità. Una figura familiare per quei disperati, come lo era per quei malati che appena poteva accompagnava in pellegrinaggio a Lourdes o a Loreto, sacrificando i giorni di riposo o le ferie e coinvolgendo in questa missione anche la giovane compagna di vita, divenuta sua moglie Rosa Maria appena 43 giorni fa.
Un carabiniere, ma non solo carabiniere. Morto per 100 euro, per un borsello che qualcuno aveva rubato a Trastevere e che aveva promesso di restituire al legittimo proprietario - queste le prime ipotesi - in cambio del 'cavallo di ritorno', in questo caso per l'appunto 100 'miserabili' euro. Stabilendo che lo scambio dovesse avvenire in via Pietro Cossa, nei pressi di piazza Cavour, quartiere Prati. Mario morto accoltellato - otto fendenti inferti rapidamente sul suo corpo da un feroce assassino - per difendere la legalità, per impedire un reato. Che forse la stragrande maggioranza delle persone considererà di poco conto, qualcosa di 'spicciolo', ma che un appartenente alle forze dell'ordine - carabiniere, poliziotto o finanziere che sia - considererà sempre e comunque al pari di un reato gravissimo: perché ogni illegalità è qualcosa di gravissimo per la tenuta del tessuto sociale. E questo Mario, vice brigadiere in forza alla stazione di piazza Farnese lo sapeva.
"26 luglio giorno di lutto per l'Arma dei carabinieri", ha scritto la quarta forza armata del Paese sul proprio account ufficiale Twitter. "Nella sua nuda essenza anche la tragedia più grande è fatta di numeri", scrive L'Arma: età, da quanto tempo Mario fosse sposato, quanto tempo fosse trascorso dal suo ultimo compleanno. E poi altri numeri: 2 autori dell'aggressione, il numero di coltellate, l'entità del 'riscatto' richiesto. "Ma quei numeri non sono freddi, sono il conto di un'esistenza consacrata agli altri e al dovere, di una dedizione incondizionata e coraggiosa, di un amore pieno di speranze e di promesse. E la tragedia reca la cifra più alta: l'infinito. Il più vivo dolore per una mancanza che affligge 110 mila carabinieri". Tutto non dimenticando né rallentando le indagini per risalire ai responsabili dell'omicidio e il ferimento dell'altro carabiniere intervenuto, Andrea Varriale. E i primi risultati ci sono stati in serata, con il fermo di due americani. Uno, in tarda serata, confesserà di averlo ucciso lui, Mario.
Il cordoglio espresso al comandante generale dell'Arma, Giovanni Nistri, è collettivo nel Paese: dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai ministri della Difesa e dell'Interno, Elisabetta Trenta e Matteo Salvini, e tutti gli altri ministri; il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli; rappresentanti di enti, istituzioni. Ma anche semplici persone. Basti pensare a questi cartelli affissi da alcuni cittadini del rione Trevi sulla facciata della stazione carabinieri di Piazza Farnese: "Eroe della patria, giustizia per Mario", "I cittadini hanno fiducia nei carabinieri, i cittadini perbene hanno rispetto dei carabinieri, onore al Carabiniere Mario. Onore a te, la città di Roma ti onora", "Un uomo di Stato non può morire così. Meno politica, meno chiacchiere e più Carabinieri". 
E colpisce l'omaggio silenzioso, anzi no perché rotto dalle sole sirene, reso oggi da decine e decine di pattuglie della Polizia di Stato e della Guardia di finanza davanti alla sede del comando generale dei carabinieri, in viale Romania. E lo stesso è stato a Napoli, dove cinque volanti della Polizia sono arrivate all'ingresso laterale della caserma Pastrengo, sede del Comando provinciale dei carabinieri. Gli equipaggi hanno lasciato l'abitacolo schierati in silenzio davanti ai cancelli. I militari dell'Arma in servizio nel cortile hanno intuito e si sono fermati anche loro, gli uni di fronte agli altri, in silenzioso omaggio.
Chi fosse e come fosse Mario è il suo comandante di stazione, Sandro Ottaviani, a dirlo: "Un ragazzo buono, un carabiniere preparato che pensava sempre al prossimo, sia durante i turni di servizio sia quando non indossava la divisa". Già, anche quando non era in servizio, perché allora la sua vita era il volontariato, "i pellegrinaggi a Lourdes e a Loreto per dare una mano alle persone che soffrono, ogni settimana".
E "senza dirlo a nessuno". Il comandante è stato tra i primi a intervenire, ha provato a rianimarlo nei momenti piu' concitati, lo ha visto morire. E per lui, Mario era un carabiniere che agli ultimi donava i suoi vestiti portava loro anche la colazione, "non muore solo un valoroso carabiniere, ma un grande uomo". E può apparire assurdo sentire il comandante di stazione in lacrime affermare "Sono in servizio da 37 anni e anche oggi posso dire che fare il carabiniere è una gioia", ma è il senso di un mettersi a disposizione della collettivita'.
Quattro anni fa Mario Rega Cerciello aveva ricevuto anche un encomio per aver accompagnato una bambina in difficoltà all'Ospedale Bambino Gesù di Roma. Ma è anche la motivazione con cui l'Ordine di Malta gli ha conferito nel 2013 un'onorificenza - una medaglia di bronzo - disegnando il suo profilo: "È stato sempre partecipe agli interventi su strada programmati due volte a settimana nella tarda serata, in aree critiche Capitoline come le maggiori stazioni ferroviarie ove è più solito trovare persone bisognose ed emarginate". Lo scriveva Frà Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, allora nel ruolo di Gran Priore di Roma e che oggi da Gran Maestro dell'Ordine di Malta parla di "una perdita terribile per tutta la comunità. Perdiamo tutti un uomo generoso, leale, animato da un profondo senso di responsabilità".
Un uomo che si prodigava insieme alla compagna Rosa Maria, anche lei volontaria dell'Ordine, nell'assistenza ai malati. Forse è solo una coincidenza, ma la vita di ogni giorno ne riserva sempre una: questa sera alle 18,30 ha avuto inizio nella chiesa Santa Maria dei Pellegrini, di fronte alla stazione dei carabinieri di piazza Farnese, una Messa in ricordo del vice brigadiere ucciso, e proprio a ridosso delle 18,30 la notizia che c'erano due fermi per questo omicidio. Come a voler costituire un unico filo che metta insieme dolore e professionalità degli investigatori ed inquirenti romani. La vicenda potrebbe anche essere più complessa di quanto inizialmente valutato, lasciano filtrare in procura, ma intanto ci si chiede se è valsa la pena morire per 100 euro. Forse in tantissimi, forse la stragrande maggioranza, risponderà di no, che non è valsa la pena. Ma in realtà chi della difesa della legalità fa la sua professione di vita per la collettività risponde e risponderà sempre di si'. Anche a costo dell'estremo sacrificio. Per gli altri, non per sé. Come già faceva Mario, andando tra i derelitti per portare pasti e vestiti e facendosi carico dei viaggi della fede e della speranza dei malati. Fonte: qui
Carabiniere ucciso, volanti polizia a sirene spiegate per solidarietà (Corriere TV)

CONFESSA UNO DEI DUE RAGAZZI AMERICANI: ''HO UCCISO IO IL CARABINIERE'' (TUTTI I VIDEO)

AVREBBERO RUBATO LO ZAINO PER ''VENDICARSI'' DI UN PUSHER CHE AVEVA VENDUTO PASTICCHE FALSE. MA ALL'APPUNTAMENTO SI SONO PRESENTATI I MILITARI IN BORGHESE

DOPO L'OMICIDIO, TORNANO A DORMIRE NEL LORO HOTEL DI LUSSO A POCHI METRI DA DOVE HANNO LASCIATO MARIO CERCIELLO REGA AGONIZZANTE A TERRA. E VENGONO SVEGLIATI DA…

I DUBBI: I MAROCCHINI, IL RUOLO DELLA VITTIMA DEL FURTO, E L'AZIONE DEI CARABINIERI



LA SCENA SUBITO PRIMA DEL FURTO


I DUE SCAPPANO DOPO AVER RUBATO LO ZAINO


IL LUOGO DELL'OMICIDIO


I DUBBI
Dall'articolo di Rinaldo Frignani per il ''Corriere della Sera''

i due americani fermati per la morte di mario cerciello regaI DUE AMERICANI FERMATI PER LA MORTE DI MARIO CERCIELLO REGA
Di dubbi nella ricostruzione ce ne sono però tanti. A cominciare dai tre marocchini e dall’algerino, tutti con numerosi precedenti, inizialmente coinvolti nelle indagini, come il ruolo della stessa vittima del furto. Ma tra le cose da chiarire c’è anche la procedura seguita per portare a termine l’intervento da Cerciello e dal collega, la presenza prima accreditata e poi negata di altre pattuglie dell’Arma, sia civetta sia con i colori d’istituto, chiamate di rinforzo, le versioni discordanti fornite per l’intera giornata.


ROMA, LO SCIPPO, LA DROGA, LE COLTELLATE. CONFESSA UN GIOVANE AMERICANO: «HO UCCISO IO IL CARABINIERE»
Camilla Mozzetti e Elena Panarella per ''Il Messaggero''

«Sono stato io ad uccidere il carabiniere». Ha confessato ieri sera un turista ventenne statunitense di aver colpito con otto coltellate alle spalle, all’addome, alla schiena e al cuore Mario Cerciello Rega, carabiniere, 35 anni, di Somma Vesuviana. Il militare da anni in servizio alla Stazione di Piazza Farnese, a Roma, ha urlato, ha provato a parare i colpi che all’impazzata il ragazzo gli ha inferto giovedì notte nel pieno centro della Capitale, a pochi metri dalla Suprema Corte di Cassazione, senza riuscire tuttavia a schivarli.

omicidio cerciello - il video della fuga dei ladri della borsa a trastevereOMICIDIO CERCIELLO - IL VIDEO DELLA FUGA DEI LADRI DELLA BORSA A TRASTEVERE
Neanche la corsa disperata in ospedale e l’intervento tempestivo dei sanitari sono riusciti a salvargli la vita. Ieri mattina, poco dopo le nove, l’Arma dei carabinieri diffonde la notizia: «Un vicebrigadiere è deceduto in servizio». L’Italia intera resta basita, non riesce a credere a quello che tv e siti internet iniziano a raccontare. Ma in terra, in via Pietro Cossa – quartiere Prati – c’è quella pozza di sangue su cui i militari hanno iniziato a compiere i rilievi. È tutto drammaticamente vero.



LE INDAGINI
I carabinieri del Reparto operativo partono con la caccia all’uomo e nella tarda mattinata vengono rintracciati in un hotel, non distante dal luogo del delitto, due giovani ventenni statunitensi che vengono portati al Nucleo investigativo di via In Selci. Per ore vengono ascoltati prima dai militari e poi dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia fino a quando uno dei due crolla: «Sono stato io a pugnalarlo». è accusato insieme all’amico di omicidio, furto e tentata estorsione. A portare i militari sulle loro tracce, sono state le immagini raccolte dalle videocamere di sorveglianza di negozi, ristoranti, banche (sia nel perimetro di Trastevere che in quello di Prati) dove si è consumata l’aggressione. Ma partiamo dall’inizio e dalle certezze messe insieme dagli inquirenti per ricostruire il dramma.
mario cerciello regaMARIO CERCIELLO REGA

LA RICOSTRUZIONE
Giovedì sera nei pressi di piazza Mastai, a Trastevere, un italiano di 45 anni, calvo, viene derubato da due individui di uno zaino al cui interno c’è il cellulare e il portafogli ed altri effetti personali, tuttora al vaglio degli inquirenti. Il 45enne da un altro telefono compone il 112, numero unico per le emergenze, denunciando il furto. La chiamata viene presa in carico dalla stazione dei carabinieri di Monteverde. Quando i militari arrivano a piazza Mastai, l’uomo nel frattempo gli dice di aver chiamato al proprio cellulare e che a rispondere sono stati due individui con un accento straniero che gli avevano dato un appuntamento a via Cossa per riconsegnargli lo zaino in cambio di cento euro. Nel gergo si chiama “cavallo di ritorno”.

Cosa c’entra però in tutto questo il vicebrigadiere Cerciello Rega? All’appuntamento vanno i militari, ma non quelli di Monteverde. Interviene piazza Farnese dove Rega presta servizio. Si organizza il tutto: il vicebrigadiere e il suo collega, Andrea Varriale, si presentano in abiti civili in via Cossa, girano per un po’ sulla strada perché non trovano nessuno. Poi, non distante da una farmacia, notano due uomini con felpe e cappucci che non fanno nulla: fermi in mezzo alla strada quando ormai sono quasi le 3 del mattino. Decidono di controllarli chiedendo loro i documenti ma uno dei due estrae dalla tasca un coltello e inizia a pugnalare il vicebrigadiere. Questa è la cornice del quadro complessivo, al cui interno però ci sono molte “sfumature” emerse nel corso delle ore.
omicidio Cerciello - uno degli interrogati e rilieviOMICIDIO CERCIELLO - UNO DEGLI INTERROGATI E RILIEVI

I VENTENNI
I due ventenni che sono a Roma da qualche giorno per una vacanza arrivano giovedì sera a Trastevere per cercare qualcosa che “rallegri” la loro serata. Sarebbero dovuti rientrare negli Stati Uniti ieri sera con un volo già prenotato. Vanno banalmente a caccia di droga: un po’ di erba, qualche pasticca. A quel punto si imbattono nell’uomo, che sarà poi derubato dello zaino, e che sembra per motivi tuttora al vaglio degli inquirenti averli accompagnati o avergli indicato la persona da cui potersi rifornire. Un pusher di fatto che mette in mano ai ragazzi un po’ di pasticche “false”.

Non è droga quella e i ventenni se ne accorgono. Ma lo spacciatore non c’è già più così rintracciano l’uomo che, con lo zaino sempre al seguito, gliel’aveva indicato. Da un video ripreso nell’area di piazza Mastai si vedono i tre che percorrono insieme un pezzo di strada. Sembra che parlino senza mai venire alle mani né si fermano per discutere. Al contrario, si dileguano camminando dietro un vicolo ma passa poco tempo e gli occhi delle videocamere catturano i due statunitensi mentre scappano con lo zaino in mano. Cosa c’è dentro e perché gliel’hanno preso? Domande a cui gli inquirenti stanno provando a dare una risposta.
mario cerciello regaMARIO CERCIELLO REGA

Difficile credere, che oltre al furto uno dei due ragazzi abbia commesso l’omicidio del vicebrigadiere, ma anche in questo caso nelle mani degli investigatori ci sono le immagini delle videocamere della zona di Prati che inquadrano sempre loro due. E la confessione arriva di fronte al procuratore aggiunto dopo ore di interrogatorio. Da chiarire, dunque, la posizione della vittima, ovvero dell’uomo derubato dello zaino mentre ancora si sta cercando il pusher che avrebbe fornito la droga falsa ai due facendo scattare poi il dramma.

Si crede che uno dei due statunitensi abbia colpito a morte Rega credendolo un uomo vicino al pusher poiché a Prati il 45enne con cui si erano messi d’accordo telefonicamente, non si era presentato. Oggi intanto sul corpo del vicebrigadiere, sarà svolta l’autopsia mentre i funerali per volere della famiglia, saranno celebrati lunedì, a Somma Vesuviana. Nella stessa chiesa dove lo scorso 13 giugno il vicebrigadiere ha sposato la sua Rosa Maria.


I DUE AMERICANI TORNATI A DORMIRE NELL’HOTEL DI LUSSO DOPO L’ASSASSINIO DEL CARABINIERE
mario cercielloMARIO CERCIELLO
Rory Cappelli per ''la Repubblica''

Sono le 10 di ieri mattina quando i due ventenni americani vengono buttati giù dal letto da un nugolo di carabinieri arrivati a loro grazie alle telecamere di una banca e agli apparati di sorveglianza funzionanti della zona. Non capiscono niente, sono assonnati e stralunati da una notte di droga e follia. Alle 12.20 vengono caricati a bordo di due auto civetta e portati via.

Le macchine sgommano uscendo dal parcheggio Visconti convenzionato con l'hotel in cui i due soggiornano, LeMeridien Visconti di via Cesi. In molti, allo sfrecciare delle vetture, immaginano che i due, probabilmente africani, tunisini o marocchini, chissà (è questa la voce che circola per tutta la giornata, dando la immancabile stura sui social a commenti e chiose di un tenore vergognoso), dopo la notte di sangue culminata con la morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, si fossero rifugiati dentro il garage. Invece non solo non erano affatto nordafricani, ma erano anche clienti dell'hotel, un albergo che in questi giorni è sold out e che costa almeno 200 euro a notte: nella notte del 24 e del 25, addirittura 250 euro. E su Booking.com, il sito dove il prezzo è di solito persino migliore.
mario cercielloMARIO CERCIELLO

Intanto in albergo, mentre i ragazzi vengono trasferiti nella caserma di via in Selci dove saranno sottoposti a un interrogatorio che durerà fino a sera, fino alla confessione cioè dell'omicidio del giovane vicebrigadiere, il primo piano è occupato da cinque agenti in borghese che piantonano l'ingresso della stanza. In corridoio, di fronte alla camera, c'è un carrellino della colazione, che nessuno però riesce a portare via. All'interno è tutto un viavai di personale della Scientifica in tuta bianca.

Le cameriere, tre per piano, non sanno niente, non hanno visto niente, non si sono accorte di niente. Ma è anche vero che hanno il tassativo divieto della direzione di parlare. Solo una commenta, passando: "Vai a sapere chi sono i due che hanno fermato: il primo piano è interamente occupato da americani e forse facevano parte proprio di quel gruppo" e poi veloce se ne va.

I DUE AMERICANI PRIMA DEL FURTO A PIAZZA MASTAI TRASTEVEREI DUE AMERICANI PRIMA DEL FURTO A PIAZZA MASTAI TRASTEVERE
D'un tratto un agente della Scientifica esce con un grande sacco trasparente: dentro, in mezzo ad altri oggetti personali, è ben visibile un borsello nero. Forse è il borsello che era stato rubato allo spacciatore che poi ha chiamato i carabinieri. O forse è di uno dei due ragazzi. Sul comodino della stanza ci sono una bottiglia di birra e una boccetta di pillole, in terra sacchetti di carta di negozi di lusso. L'albergo, un quattro stelle pieno di stranieri e di business persons, non è quello dove ti aspetti che alloggino due giovanissimi che di notte si mettono alla ricerca di droga e poi si trovano coinvolti in un omicidio. È situato proprio a una cinquantina di metri dal punto in cui è stato ammazzato il vice brigadiere Mario Rega Cerciello, in via Pietro Cossa.

I DUE AMERICANI SCAPPANOI DUE AMERICANI SCAPPANO
In serata si viene poi a sapere che i due ragazzi avevano il volo di ritorno prenotato proprio per ieri sera. Sono stati descritti dal collega di Mario Cerciello Rega: uno con i capelli mesciati, che poi confesserà di essere l'autore materiale dell'omicidio, l'altro con un tatuaggio al braccio. Caratteristiche, queste, ben visibili anche nelle immagini delle telecamere di zona passate al setaccio dai militari. Che hanno portato i carabinieri dritti a quella stanza al primo piano dell'hotel di lusso, pagato proprio dal presunto killer, a good fellow appartenente a una facoltosa famiglia americana.

Fonte: qui

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