LE INCHIESTE SULLA CRIMEA COME SULLA SIRIA DAVANO FASTIDIO AL CREMLINO: NELLA NOTTE UNA STRANA ESERCITAZIONE DI UOMINI IN MIMETICA CON IL VOLTO COPERTO
LA VERSIONE UFFICIALE: HA PERSO L’EQUILIBRIO
Rosalba Castelletti per la Repubblica
La porta chiusa dall' interno. Nessun segno d' effrazione. Tutto farebbe pensare che la fatale caduta di Maksim Borodin dal suo appartamento al quinto piano sia stata un tragico incidente. Ma, davanti alla morte di un giornalista scomodo, Vjaceslav Bashkov, suo amico e attivista, non ci sta. «Ci sono elementi sospetti. Voglio che si faccia luce sulle circostanze della tragedia», spiega a Repubblica. Quando c' era da indagare, Borodin, giornalista d' inchiesta di Ekaterinburg, andava avanti «come un carro armato». Il conflitto in Est Ucraina, i devoti ultraortodossi dell' ultimo zar, il cerchio magico del Cremlino. Non si fermava davanti a nulla.
«Era capace di trascorrere mezza giornata dietro a un cespuglio per riprendere un funzionario corrotto», ricorda Vjaceslav. Lo scorso febbraio, mentre si rincorrevano voci su decine di vittime russe nel raid Usa su Deir ez-Zor, Borodin fu il primo a dare il nome a due caduti fantasma.
Contractor della compagnia Wagner, il cui coinvolgimento nel conflitto siriano era sempre stato negato dal Cremlino. Borodin era riuscito a costringere le autorità ad ammettere la presenza di «personale russo non militare» in Siria. Maksim è morto domenica a 32 anni. Tre giorni prima era stato ritrovato incosciente dai vicini ai piedi del suo caseggiato, una krusciovka di 5 piani. Secondo la polizia, il giornalista dell' agenzia Novyj Den è «caduto dal balcone» all' ultimo piano. «Immaginate un balcone con la ringhiera che arriva alla vita. Evidentemente fumava ed è caduto in modo accidentale», dice la direttrice di Novyj Den Polina Rumjantseva.
Escluso il suicidio. «Doveva trasferirsi a Mosca. Aveva progetti grandiosi». Una versione che a Bashkov non convince. Alla vigilia della caduta, Maksim lo aveva chiamato alle 5 del mattino raccontando di aver visto presso casa persone in mimetica e il volto coperto. Temeva che avrebbero perquisito il suo appartamento e voleva procurarsi un avvocato. Un' ora dopo si era rifatto vivo per scusarsi e spiegare che si trattava di "un' esercitazione".
È stata l' ultima volta che Vjaceslav l' ha sentito. «Desidero che un' inchiesta verifichi se la tragedia sia legata a quella telefonata mattutina. Ho forti sospetti. Perciò mi preoccupa il fatto che la polizia si interessi poco alle ultime telefonate di Maksim». Anche l' Osce vuole «un' indagine esaustiva». Julija Fedotova, legale e militante di Russia aperta, aveva conosciuto Borodin durante un processo.
«Bisogna aspettare l' esito dell' autopsia e dell' inchiesta, ma la mia impressione è che si sia trattato di un incidente», dice a Repubblica. Per Leonid Volkov, braccio destro di Aleksej Navalnyj e amico di Maksim, la storia di Borodin - ha scritto su Facebook - «non è quella di un regime che uccide un giornalista che scrive di temi scomodi. È la storia di un regime che uccide migliaia di giornalisti costringendoli a scegliere ogni giorno fra l' onore e un pezzo di pane. Ed ecco che ancora una volta un giornalista beve all' interno delle mura vuote di casa e vede la luce solo al di là del basso parapetto del balcone».
Fonte: qui
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