9 dicembre forconi: “FRANKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG” ED “ECONOMIST” MASSACRANO IL GOVERNO CONTE E I SUOI DANTE CAUSA - "IL BUE CHE DA' DEL CORNUTO ALL'ASINO!"

venerdì 25 maggio 2018

“FRANKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG” ED “ECONOMIST” MASSACRANO IL GOVERNO CONTE E I SUOI DANTE CAUSA - "IL BUE CHE DA' DEL CORNUTO ALL'ASINO!"

“FRANKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG” ED “ECONOMIST” MASSACRANO IL GOVERNO CONTE E I SUOI DANTE CAUSA

AD ESSERE BENEVOLI, DICONO CHE L’ALLEANZA PENTALEGHISTA FA FARE UN SALTO NEL VUOTO ALL’ITALIA (E ALL’EUROPA)

TUTTO CIO' PER NASCONDERE CHE LORO NON HANNO PROBLEMI ... A COMINCIARE DALLA DEUTSCHE BANK CHE NUOVAMENTE SULL'ORLO DEL COLLASSO!!!

Raffaello Binelli per Il Giornale

FAZFAZ
Un'Ape furgonata, con la bandiera italiana, precipita in un burrone. Ci vedono così i tedeschi, almeno secondo il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung. Il titolo dell'inserto settimanale è eloquente "Mamma mia!". E nella scritta sotto si legge: "Perché l'Italia è la grande bambina preoccupata dell'Europa". Sullo sportello dell'Ape si nota due simboli: quello della lega e del Movimento 5 Stelle. E dal finestrino sporge il braccio del guidatore, proteso verso l'alto, in segno di disperazione per il salto nel vuoto. No, anzi, a guardare meglio quell'uomo che sta guidando fa il gesto dell'ombrello (all'Europa?).

CONTE SALVINI DI MAIOCONTE SALVINI DI MAIO
Non è la prima volta che i tedeschi ci giudicano e ci criticano, dall'alto verso il basso. L'immagine della pistola adagiata su un piatto di spaghetti, con sullo sfondo un vetro crivellato di colpi e la scritta "Vacanze in Italia", è rimasta scolpita nella memoria collettiva. Durissimi e sprezzanti i tedeschi, al di là di ogni limite. Noi italiani non siamo stati da meno nel rispondere per le rime ai "crucchi". In un'eterna sfida che non si gioca solo sui campi di calcio, ma va oltre, anche sul piano della politica.


GIUSEPPE CONTE COME ARLECCHINO SERVO DI DUE PADRONI LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI THE ECONOMISTGIUSEPPE CONTE COME ARLECCHINO SERVO DI DUE PADRONI LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI THE ECONOMIST
Eppure stavolta c'è di più. Quella del Frankfurter Allgemeine non è solo una critica contro l'Italia nel suo complesso. Con quella copertina viene espresso un giudizio sulla pericolosa politica che hanno in mente i due alleati, grillini e leghisti, e sulla loro voglia di rompere del tutto con l'Europa. Tesi che molti condividono anche in Italia.

LE ALTRE CRITICHE DELLA STAMPA ESTERA
Il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, per l'Economist è come Arlecchino nella commedia di Carlo Goldoni "Il Servitore di due padroni". Con un’irriverente vignetta che ritrae Conte con gli abiti di Arlecchino tra Di Maio e Salvini che discutono. Il settimanale britannico sottolinea che quello che sta per nascere in Italia è "il primo governo tutto populista dell’Europa occidentale".

CONTE EUROPACONTE EUROPA
Ancora più forte la vignetta della Suddeutsche Zeitung, che immagina l’Italia come un malato nelle mani dei dottori Peste e Colera. Un paziente italiano in un letto di ospedale, curato dal "Dottor Peste" Di Maio e dal "Dottor Colera" Salvini. "I medici Luigi di Maio e Matteo Salvini" è la didascalia che accompagna la vignetta di Pepsch Gottscheber.

Fonte: qui





Perché Deutsche Bank è la banca più pericolosa al mondo

"Il problema di Deutsche Bank sono gli assodati 48 mila miliardi di euro - 14 volte il Prodotto interno lordo della Germania - in pancia all'istituto".

Crollo di utili e valore. Taglio di 10 mila dipendenti. Pressing di Fmi e Bce sul record mondiale di derivati. Agenzie di rating pronte a declassarla. E feroci regolamenti di conti. 

La bomba è disinnescabile?

Il problema numero uno per Angela Merkel, che in merito non smette di gettare acqua sul fuoco, è disinnescare a breve la bomba globale dei derivati di Deutsche Bank. Niente affatto nuova: nel 2016, in occasione degli stress test della Federal reserve americana falliti dal primo istituto bancario tedesco che aveva diverse pendenze legali negli Usa, il Fondo monetario internazionale definì Deutsche Bank «fonte dei maggior rischi sistemici tra le banche al mondo». La situazione, nonostante i ripetuti cambi al vertice, non è da allora cambiata e non è neanche più prorogabile: esploderà? Alle strette, scatta il maxi piano di risanamento contenuto e dilazionato nel tempo, con migliaia di nuovi esuberi a bilancio per il 2018. Mentre i 4.500 azionisti, in riunione il 24 maggio 2018, chiedono sempre più insofferenti nuove teste ai vertici.

REGOLAMENTO DI CONTI INTERNOÈ appena saltato l'amministratore delegato, due anni in anticipo dalla scadenza, il britannico John Cryan, e si vuol far fuori l'austriaco Paul Achleitner, dal 2012 presidente del Consiglio di sorveglianza accusato di aver avallato scelte strategiche sbagliate. Le agenzie di rating incalzano il colosso tedesco che dalla crisi del 2007 sta perdendo sempre più terreno, scavalcato in Europa dai grandi gruppi francesi e inglesi e in rosso dal 2015, quando scattarono blitz e perquisizioni finanziarie. Fitch, che a settembre 2017 ha declassato Deutsche Bank da A- a BBB+, ammonisce sul riassetto «lento e insufficiente». Standard & Poor's deve esprimersi sul downgrade, Moody's è scettica sui dettagli delle strategie future dell'istituto e anche Dbrs non nasconde previsioni negative.

Ormai è una corsa contro il tempo. Ma per i guru della finanza neanche i tagli più estremi (dal comunicato aziendale gli assunti devono scendere dagli oltre 97 mila attuali a «chiaramente sotto i 90 mila», secondo il Wall Street Journal fino a 10 mila posti sono in bilico, per risparmi fino a 800 milioni di euro nel 2018) sono sufficienti.
Perché il problema di Deutsche Bank sono gli assodati 48 mila miliardi di euro lordi - 14 volte il Prodotto interno lordo della Germania - in pancia all'istituto. Dall'istituto tedesco fanno notare come i derivati vadano considerati sul valore netto, poco più di 20 mila miliardi per Deutsche Bank, «non di più delle americane Goldman Sachs o Jp Morgan», e che i derivati non siano tutti prodotti a rischio.

NUOVA RICAPITALIZZAZIONE NEL 2019? Ma è un dato che la forte esposizione per la gestione all'americana del gruppo, unita ai miliardi finiti in spese legali, risarcimenti e patteggiamenti nei veri processi e procedimenti legali negli Usa, abbiano affossato la credibilità internazionale dei banchieri delle lussureggianti torri gemelle di Francoforte. Deutsche Bank risparmia (è avviata dal 2015 la ristrutturazione per 9 mila dipendenti tagliati) e non macina utili da anni: ancora un tonfo secco del 79% nel trimestre 2018 (120 milioni di euro), rispetto ai 575 milioni dei primi tre mesi del 2017. Per l'investitore che previde il crollo finanziario e immobiliare del 2008, l'americano gestore di hedge fund Steve Eisman, «Deutsche Bank ha problemi di redditività. Non investe in tecnologia da moltissimo tempo e probabilmente è sottocapitalizzata».

Le perquisizioni nel 2015.


Servirebbe insomma per Eisman una «nuova raccolta di capitali nel 2019» - dopo l'aumento di capitale di 8 miliardi nel 2017 - e una pezza potrebbe essere la fusione, ventilata da tempo ma mai conclusa, con il secondo istituto bancario tedesco Commerzbank(altra "bagnarola bucata" tedesca ... insomma una fusione fra cessi bancari!). Con una fusione importante si ammortizzerebbero alcuni costi e affluirebbero capitali. Ma senza ripulire davvero - e rapidamente - tutto il marcio del settore dell'investment banking, che dalla sede centrale di Londra ha lanciato e gestito una massa di operazioni spericolate, il matrimonio presenta enormi rischi. Tra alti e bassi Commerzbank tiene, ma i suoi conti non fanno certo faville e risanare Deutsche Bank è un'impresa che potrebbe trascinare a picco. Già nei primi Anni 2000 The Economist dipingeva le due torri di Francoforte come un «gigantesco contenitore di hedge fund».


NESSUNO HA INVERTITO IL TREND. Le speculazioni in espansione sotto la lunga era dello svizzero Josef Ackermann, amministratore delegato dal 2002 al 2012, avrebbero reso Deutsche Bank la prima cassaforte di derivati al mondo. Da allora nessun nuovo capo è riuscito a invertire davvero corso. Sotto il primo successore di Ackermann, l'anglo-britannico Anshu Jain, i derivati si erano ulteriormente impennati al record di 75 mila miliardi. Il giovane neo amministratore delegato Christian Sewing ha messo nero su bianco, nell'urgente piano di riassetto, un drastico ridimensionamento del vituperato settore, così da ridurre l'esposizione e l'accumulo di titolo tossici. Il bilancio opaco di Deutsche Bank è sotto la lente anche della Banca centrale europea, che ad aprile 2018 ha chiesto all'istituto di calcolare i costi di un'eventuale liquidazione delle attività di trading. E da gennaio le azioni della società hanno perso il 32%. Un trend drammatico per diversi osservatori.

Fonte: qui

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