TRUMP: “AVEVO GIURATO DI PORTARE A CASA UN ACCORDO E L’HO FATTO”
JUNCKER HA NICCHIATO POI QUANDO HA CAPITO CHE A RISCHIARE ERA SOPRATTUTTO L’UE (E LA GERMANIA) HA CEDUTO
Maria Giovanna Maglie per “Dagospia”
“Questo è un gran giorno, veramente un gran giorno”. All'inizio sembrava uno scherzo. Ma come, poco più di un'ora di colloquio, ed eccoli nel Giardino delle Rose ad annunciare un accordo che sembrava impossibile, che non significa solamente che non ci sarà la temuta guerra dei dazi tra Europa e Stati Uniti, ma che l'Europa si rimangia la sua politica protezionistica dopo aver promesso ritorsioni tremende per 20 miliardi di dollari l'anno, pur di non rinunciarvi?
Dopo mesi di articoli furibondi dei giornali sull'incompatibilità dei due mondi, sui modi opposti di far politica? Dopo le dichiarazioni di Tajani, come “Trump faccia un passo indietro, il vero nemico è la Cina”, dopo gli altolà di Francia e Germania “Trump si fermi o l'Europa si difenderà?” Dopo il ricorso urgente all'Organizzazione per il Commercio Mondiale?
La verità è che i leader europei hanno tentato di non farlo fino all'ultimo un accordo e solo quando hanno accettato la realtà che l'America faceva sul serio, quando Angela Merkel ha capito che rischiava la testa con i dazi su acciaio e alluminio e il blocco sulle automobili tedesche, si sono decisi ad accettare, un passo dopo l'altro, gradualmente, quel che era stato proposto molti mesi fa.
All'inizio sembrava uno scherzo, anche perché parlava solo Donald Trump e Jean Claude Juncker taceva, ma poi ha gonfiato il petto e ha detto: “Avevo giurato di portare a casa un accordo e l'ho portato. La volontà è di arrivare a zero tariffe sui beni industriali”.
Questo è quel che è stato annunciato nel pomeriggio di ieri, ora di Washington, e nelle parole dei protagonisti.
Trump: Stati Uniti e Unione Europea si sono accordati di lavorare insieme verso zero tariffe, zero barriere, zero sussidi, su tutti i prodotti industriali che non siamo automobili.
L'Europa comincerà quasi immediatamente a comprare più semi di soia dagli Stati Uniti. Vuole anche importare grandi quantità di gas naturale liquido dagli Stati Uniti per diversificare le sue forniture di energia.
Stati Uniti e l'Unione Europea si accordano per avviiare un dialogo intenso sugli standard necessari per facilitare il commercio e ridurre la burocrazia.
Gli Stati Uniti sono d'accordo di rinunciare a imporre nuove tariffe all'Unione Europea su acciaio e alluminio, l'Unione Europea rinuncia a qualsiasi ritorsione su prodotti americani come motociclette, bourbon e altri prodotti alimentari.
Le due parti si impegnano anche a ridurre le barriere nel commercio transatlantico di servizi, prodotti chimici, farmaceutici e medici. Infine collaboreranno per riformare le regole dell' Organizzazione per il Commercio Mondiale.
Chiarisce il presidente Juncker che “fintanto che avrà luogo la negoziazione, a meno che una delle parti non decida di ritirarsi dai negoziati, è bloccata qualunque tariffa ulteriore”’.
I due presidenti hanno ritenuto di evitare di nominare la questione delle tariffe delle automobili nelle loro dichiarazioni, ma sarà al centro del negoziato.
Come verrà raccontato ora un accordo che è in ogni caso definibile storico, anche perché mette fine a un pericoloso braccio di ferro tra un’Europa che si sente intitolata a prendere senza dare in sicurezza difesa e commercio, e un'America che non ne vuole più sapere?
Il mercato unico europeo è uno dei più chiusi e protetti, le barriere non tariffarie, quelle regolatorie, su automotive e altri prodotti, frenano le esportazioni Usa in Europa.
Il mercato unico europeo è uno dei più chiusi e protetti, le barriere non tariffarie, quelle regolatorie, su automotive e altri prodotti, frenano le esportazioni Usa in Europa.
Gli europei si dichiarano amici e alleati dell’America, si lamentano se vengono trattati come avversari e concorrenti, ma non aprono il loro mercato ai prodotti Usa mentre quello americano è aperto ai prodotti Ue.
Sulle auto made in Usa esportate in Europa grava un dazio del 10 per cento, su quelle europee esportate negli Usa del 2,5 per cento.
Trump non ha mai detto di voler alzare le barriere degli Stati Uniti ma solo di cercare un abbassamento reciproco che porti a uno scambio equo. Quando in Quebec ha tirato fuori la proposta di abolire tutte le tariffe, non si capisce perché i giornaloni hanno gridato alla provocazione, termine usato fino a ieri.
Eppure pare che sia proprio quella provocazione la direzione intrapresa alla fine, per decisione sicuramente di Angela Merkel, ma obtorto collo anche di Macron.
L'italia, sulla quale il presidente americano punta, nel senso che crede nella sintonia col nuovo governo, per ora ha taciuto, anche perché gli incarichi importanti sono ancora in mano a rappresentanti dell'opposizione, come Federica Mogherini e Antonio Tajani.
Tra gli esperti e sedicenti tali di finanza e di economia italiani sono stati alti i lamenti su quel che l'Italia per colpa del cattivone Trump avrebbe rischiato di perdere insieme alla Germania.
Intendiamoci, la gran parte del deficit commerciale Usa con l’Europa è dovuta all’eccesso di export tedesco, un terzo dei prodotti siderurgici europei acquistati dagli Stati Uniti proviene dalla Germania.
Trump era pronto a imporre dazi anche sulle auto di lusso europee, anzi a chiudere il mercato Usa ai costruttori tedeschi , lo ha ribadito anche a Juncker e al suo seguito, composto dal decisivo segretario generale, Martin Selmayr, uomo di fiducia della Merkel, e dal commissario al commercio Cecilia Malmstrom, capace in questi mesi solo di fare un improbabile ricorso al WTO.
Su Angela Merkel l'Amministrazione americana è preparatissima, dalla mancata istituzione degli eurobond ad aver tenuto le casse di risparmio tedesche fuori dei controlli europei obbligatori per tutte le banche degli altri Paesi, fino alla concessione di ingresso a immigrati scelti rigorosamente tra siriani laici, di buona educazione e alto livello economico, e all'incredibile arbitrio grazie al quale nonostante sia previsto che non solo i deficit ma anche i surplus dei bilanci nazionali non debbano superare il 3%, la Germania ha continuato a mantenere bassa la spesa pubblica accumulando eccedenze annuali superiori al 7%.
Sicuri, ha detto Trump a Juncker e agli altri, compreso l'attento orecchio tedesco, che in queste condizioni già di esasperazione, con in più la guerra dei dazi, la Germania continuerebbe a ottenere la solidarietà di altre nazioni, che non sarebbe “Unione Europea addio”?
Ecco fatto, ha commentato da Londra il perfido Nigel Farage, “ha ottenuto più in due ore Trump dall'Unione Europea che Theresa May in un anno. E’ che ci vuole un leader”.
Fonte: qui
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